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IGIENE Lezione 2 03.03.23 Sbobinatore: Sharon Russo Controsbobinatore: Maria Palagonia L’obiettivo dell’igiene è quello di tutelare quanto più possibile lo stato di salute; ma che cos’è la SALUTE? Uno stato di benessere...

IGIENE Lezione 2 03.03.23 Sbobinatore: Sharon Russo Controsbobinatore: Maria Palagonia L’obiettivo dell’igiene è quello di tutelare quanto più possibile lo stato di salute; ma che cos’è la SALUTE? Uno stato di benessere fisico, mentale, sociale, economico. La salute ha una sua definizione, data dall’ONU in seduta plenaria nel 1948: la salute è un diritto fondamentale dell’uomo il cui rispetto deve essere assicurato dai governi di tutti i popoli mediante l’adozione di ogni misura utile. Questo non è proprio il concetto di salute, è una dichiarazione importante che sancisce un concetto fondamentale, cioè che il diritto alla salute è un diritto fondamentale di tutti i popoli; forse il più importante, uno dei pochi diritti che costituzionalmente è garantito a tutti i popoli del mondo. Se si pensa al mondo occidentale, quello più industrializzato, per esempio all’Europa, dove qualunque persona, di qualunque classe sociale, ha accesso alle cure. In Italia abbiamo un sistema sanitario nazionale che garantisce la salute a tutti, dal più ricco al più povero, tutti hanno diritto a ricevere assistenza. Il sistema americano è invece privato, parecchio diverso dal nostro, basato su assicurazioni; quindi, il lato economico qui è importante; se hai le risorse vieni curato e questo non rispecchia quanto dichiarato dall’ONU. Vedremo un excursus storico sul diritto alla salute, che nel tempo è cambiato perché anche il genere umano è cambiato, in termini di stili di vita e possibilità di cure. Fino al XIX secolo (1800) quando ancora non si era scoperta la microbiologia, ne l’eziologia delle malattie infettive, non c’erano gli strumenti che abbiamo oggi, le grandi pestilenze facevano stragi, il concetto di salute era un concetto del tipo: non sono morto, quindi sto bene. Il concetto di salute era legato all’assenza di malattia (non mi sono ammalato, quindi sto bene). Col tempo, quando arrivano le grandi scoperte della medicina, le strategie di prevenzione (vaccinazioni, antibiotici, bonifiche ambientali, smaltimento delle acque reflue), si riesce ad avere un controllo sulle malattie infettive, migliorano gli stili di vita, i luoghi di lavoro, le abitazioni, quindi si ha un’evoluzione del concetto di salute, che diventa un concetto positivo (non solo non sono morto ma sto anche bene fisicamente). Si passa da un concetto di sopravvivenza, di assenza di malattia ad un concetto di miglioramento del proprio stile di vita e, di conseguenza, del proprio stato di salute. Dalla metà degli anni 50 del secolo scorso ad oggi, quel concetto comincia a stare stretto, il mero benessere fisico non è detto che corrisponda in senso olistico ad un concetto di salute. Si arriva a quella che oggi è la definizione di salute ovvero un completo benessere fisico, psichico e sociale. Questo vuol dire che non solo si deve stare bene fisicamente, ma anche mentalmente e nella società in cui si vive (che si è evoluta in questo lasso di tempo). Si passa dunque da: assenza di malattia→benessere fisico e psichico→benessere fisico, psichico e sociale (concetto di salute olistico, onnicomprensivo). Oggi, la definizione, data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1948, è: la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto in una assenza di malattia o di infermità. La salute diventa un diritto e quindi un problema politico perché il lato sociale, dei servizi sanitari, delle cure, dell’investimento nelle strategie di prevenzione diventa una questione politica (politiche del welfare). Il concetto si evolve verso un concetto di salute di popolazione, non tanto di salute individuale. Un altro aspetto importante è quello dei determinanti di salute, cioè i fattori che determinano il nostro stato di salute. Quali sono? Un corretto stile di vita, abitazioni salubri, disponibilità economica, vaccinazioni, strategie di prevenzione, accesso alle cure, istruzione, salute ambientale, strategie politiche e tanti altri. Sono tutti fattori in grado di influenzare lo stato di benessere di un individuo e di una comunità. La salute pubblica (public health) è disciplina dell’igiene in termini di prevenzione e gestione della sanità. Quindi l’igiene ha l’obiettivo di andare ad individuare quali sono questi fattori di salute per renderli più favorevoli possibile. Ma che peso hanno? Quanta influenza hanno nel determinare il nostro stato di salute? Ci sono 3 modelli che cercano di attribuire i determinanti di salute al nostro stato di salute: 1. Modello CDC (CDC sono Centers for Disease Control and Prevention, organizzazione non governativa americana, molto importante), è il modello americano e il più semplice; 2. Modello Nord-Europeo; 3. Modello OMS o WHO, il più complicato ma anche quello più accreditato. Modello CDC I CDC di Atlanta affermano che il nostro stato di salute dipenda per il 50% da comportamento e stile di vita (quindi per la metà dipende dal fatto che si decida di fumare, bere, fare attività sportiva, mangiare sano). Un 20% dipende dall’ambiente in cui viviamo (vivere a Pechino o a Piano Battaglia cambia), dove per ambiente si intendono le matrici ambientali (qualità di aria, acqua e suolo). Un altro 20% è dato dai fattori non modificabili, cioè i fattori genetici, quindi l’eventuale predisposizione a determinate patologie. Il 10% dipende dalla possibilità e dalla capacità del sistema sanitario di potere curare la popolazione. Il modello CDC è molto semplice, però ci da una prima idea su quali strategie perseguire per raggiungere uno stato di salute soddisfacente. Secondo gli americani, si deve lavorare molto sullo stile di vita, perché influenza per il 50%, però questo modello non tiene conto del benessere psichico e sociale, quindi non si adatta bene al concetto di salute proposto dall’OMS. Dunque, non è questo il modello più accreditato. Modello Nord-Europa Gli europei propongono questo modello che richiama, in un certo senso, una cipolla tagliata trasversalmente, con degli strati concentrici tra di loro, in cui il sistema è molto più articolato. Esso parte con un core centrale dato dai fattori non modificabili (età, sesso, fattori genetici) poi ci si allontana dalla parte centrale, si va verso l’esterno, dove ci sono fattori modificabili, fattori individuali e stili di vita, rete sociale (ci sono fattori come l’ambiente, la disoccupazione, le acque, l’educazione). In questo modello cominciano ad entrare quei fattori sociali che mancavano nel modello CDC. Però anche questo schema viene ritenuto ancora troppo semplice. Modello OMS I precedenti modelli sono ritenuti troppo semplici, perché non tengono conto dei determinanti di diseguaglianza di salute, in quanto non tutti i popoli hanno le stesse possibilità. Inoltre, non si tiene conto dei possibili feedback che hanno tutti i vari determinanti tra di loro, cioè le possibili modificazioni che si inducono tra di loro. Il modello OMS introduce un concetto più complicato, introduce i fattori causali intermedi di salute, le diseguaglianze di salute, prende in considerazione tutti i vari aspetti; quindi, è quello più accreditato. Tutto è determinante di salute. Anche vivere in un luogo che offre servizi (trasporto pubblico, teatri, cinema, parchi, attività ricreative) influisce nel determinare lo stato di salute delle persone. Oppure il fatto di avere una relazione sentimentale stabile o turbolenta determina lo stato di salute di una persona. Tutto contribuisce a determinare il nostro stato di salute. Nell’ambito delle strategie che persegue l’igiene (che ha come attività principali la promozione della salute e la prevenzione delle malattie, e come obiettivo fondamentale assicurare la salute delle persone) vi è il far si che i determinanti di salute siano buoni, favorevoli. Quindi il raggiungimento del migliore stato di salute delle popolazioni è il lavoro quotidiano dell’igienista ed è obiettivo dell’igiene. I fattori che contribuiscono negativamente nel determinare il nostro stato di salute sono definiti fattori di rischio. Possiamo definire il rischio come la probabilità che, a seguito di una esposizione a un determinato fattore, ne possa conseguire un danno, un peggioramento del nostro stato di salute, una malattia. Il fumo di sigaretta aumenta la probabilità di avere un cancro ai polmoni (gli studi epidemiologici poi ci diranno di quanto) quindi lo possiamo definire un fattore di rischio. Ci sono dei fattori che influenzano il nostro stato di salute e li classifichiamo come: fattori protettivi→potenziano, aumentano il nostro stato di salute; fattori di rischio→abbassano la qualità della nostra salute. L’esito dell’esposizione ad un certo fattore (per esempio l’andare in palestra, o bere del vino) determina se quello è un fattore di rischio o un fattore protettivo. Vale anche per i fattori genetici; se si intende un fattore genetico di una predisposizione alla malattia, questo diventa fattore di rischio, se invece è un fattore che ti da un vantaggio è un fattore protettivo, ma comunque è un determinante di salute. Il determinante non deve essere inteso come qualcosa di negativo, è un qualcosa che modifica il nostro stato di salute, poi se lo modifica in positivo o in negativo lo definiremo vedendo l’esito. Quindi il fattore di rischio aumenta la probabilità di una persona di sviluppare una malattia. La definizione di Rischio è la probabilità che si verifichi un evento sanitario; noi in realtà abbiamo gli strumenti per potere capire se è un fattore di rischio oppure no, e se lo è, quantificare la relazione, l'associazione che c'è tra l'esposizione a quel fattore di rischio ed il danno che possiamo ricevere; tutto ciò verrà approfondito con l'Epidemiologia di tipo analitico che è quello strumento che ci permette di mettere in relazione l'esposizione al fattore di rischio con la malattia, e capire quanto questi due eventi siano tra loro correlati; esso verrà misurato con un numero che ci esprimerà se è associato o meno, o se è associato poco o tanto. Nel comprendere il ruolo che un fattore ha nel determinare lo stato di salute, si deve stare attenti ai fattori di confondimento (bias). Es: guardo le persone scendere le scale, e qualcuno cadrà; farò uno studio statistico su quante persone sono cadute e perché sono cadute, formulando delle ipotesi (considero la velocità della discesa fattore di rischio, ma in realtà il motivo erano i tacchi alti, questo è un bias). L’epidemiologia si basa sul metodo scientifico. Ma che cosa è il Metodo Scientifico? Si osserva un fenomeno, si avanzano delle ipotesi (perché quel fenomeno si sta verificando?), verifico attraverso l'acquisizione di dati e vado a dimostrare se la mia ipotesi era vera o falsa; ma se non riesco a dimostrare né che sia vera né che sia falsa? Se non dimostro che quella cosa è falsa, nessuno mi può dire che non sia vera anche se non ho dimostrato che è vera. Tutti i fattori la cui esposizione determina uno scadimento del nostro stato di salute saranno dei Fattori di Rischio. Di riflesso, tutti i fattori che avranno un ruolo positivo nell'aumentare lo stato di salute saranno i Fattori Protettivi. Dipende dall'esito dell'esposizione finale capire se si tratta di un fattore di rischio o di un fattore protettivo, ma intrinsecamente in sé non si può definire per assunto che è un fattore di rischio) I Determinanti di Salute alla fine diventeranno i Fattori di Rischio e i Fattori di Salute. Nello sviluppo delle malattie c'è un modello che è sempre ben preciso ed è il Modello eziopatogenico generale delle malattie Si parte da un organismo sano, interviene un determinato fattore di malattia o Fattore di Rischio (un'esposizione ad un determinato fattore) per cui mi metto in una condizione di rischio. Es: fumo di tabacco, se inizio a fumare non sono automaticamente malato ma sicuramente sono in una condizione di rischio. La condizione di rischio precede sempre l'insorgenza della malattia. Dalla condizione di rischio si possono avere 3 esiti differenti: 1. Malattia 2. Persistenza indeterminata del rischio (fumo per 90 anni, non mi ammalo, ma persisto in una condizione di rischio) 3. Remissione del rischio (allontanando il fattore di rischio). Questi hanno poi dei sotto-esiti, in quanto se finisco in una fase di malattia, da questa: posso guarire, posso cronicizzare quindi rimanere perennemente in una condizione di malattia, o posso anche avere un esito negativo, infausto (la morte). Ci sono fattori che possono influenzare il nostro stato di salute e sono suddivisibili in: Fattori associati ma non direttamente influenti sul nostro stato di salute Fattori di rischio Fattori causali Predisposizione ereditaria-genetica a seconda del peso, del ruolo e della probabilità che questi fattori hanno di esercitare una variazione dello stato di salute. Come si prende la Tubercolosi? È importante che ci sia l'agente eziologico, Mycobacterium tuberculosis, ma si trasmette solo se all'esposizione del microrganismo c'è anche una determinata condizione di salute; la tubercolosi è chiamata la “malattia dei poveri” poiché è legata allo stato sociale delle persone, è legata all'ambiente, allo stile di vita, alle difese... La Tubercolosi è il classico esempio di Fattori associati ma non direttamente influenti, perché è vero che serve il microrganismo ma questo è un fattore influente che se associato ad un altro fattore può comportare un aumento di rischio. Il Fattore causale ha un peso maggiore rispetto al fattore di rischio. Es: il fumo di sigaretta dall' Organizzazione Mondiale della Sanità è stato dichiarato Fattore Causale del cancro del polmone; causale non significa che automaticamente “se fumi ti viene il cancro al polmone” ma significa che il cancro al polmone lo potrà avere anche chi non fuma, ma chi fuma sarà più esposto, diventa causale perché gli eventi sono associati maggiormente rispetto ad un fattore di rischio, diventa un qualcosa che ha un peso maggiore nel determinare quella situazione. Un Fattore di Rischio per avviarsi verso la definizione di Fattore Causale deve possedere 5 elementi: 1. Consistenza: l'associazione di un fattore ad una determinata malattia deve essere dimostrata da più studi. Deve essere qualcosa avvalorata dal supporto scientifico di più persone, che ci sia un consenso nel ruolo di quel determinato fattore versus l'insorgenza della malattia. 2. Forza di Associazione: in statistica, significa che i due eventi -esposizione al fattore ed insorgenza della malattia- devono essere tra loro correlati da studi di correlazione con un livello di significatività statistica. Questa associazione la possiamo misurare con un numero, ed è ruolo dell'Epidemiologia Analitica stabilire i rapporti tra i fattori di rischio e le malattie ma soprattutto dare peso a questa esposizione, ed è misurabile attraverso 2 parametri: -Rischio Relativo -Odds Ratio, ovvero indici di correlazione che misurano quanto l'associazione tra due variabili è forte, più forte è e più quel fattore ha un ruolo importante nella genesi di una determinata malattia. Questi ultimi riguardano 2 studi di Epidemiologia analitica che sono: lo Studio di Coorte e lo Studio Caso- Controllo che ci permettono di quantificare le relazioni tra un’esposizione ad un fattore di rischio ed una determinata malattia. Es dei vigili urbani: il vigile che lavora in strada ed il vigile che lavora in ufficio al pc avranno la stessa probabilità di sviluppare una patologia respiratoria acuta? Intuitivamente diciamo di no, perché colui che sta in strada a respirare polveri sottili ha probabilità più alta rispetto a chi svolge il suo lavoro al pc, ma ciò deve essere dimostrato con approcci scientifici, cioè con il classico metodo scientifico. Come facciamo a dimostrare che chi lavora in mezzo alla strada ha un rischio maggiore? Prendiamo i due gruppi di vigili, aspettiamo un tempo quindi facciamo il cosiddetto “follow up”, ed alla fine di questo periodo andiamo a registrare quante persone del primo gruppo hanno sviluppato una malattia respiratoria, stessa cosa con il secondo gruppo; i due gruppi verranno messi a paragone e si fa la statistica. Questo è lo studio di coorte: valutare nell'ambito di una popolazione, i vigili urbani in questo caso, suddivisi in due coorti -gli esposti e i non esposti al fattore di rischio- secondo il modello ipotetico-deduttivo (ipotesi e raccolta dati), naturalmente il requisito iniziale è che questi soggetti siano tutti sani (altrimenti diventa un fattore di errore di selezione, di confondimento chiamato Bias), si aspetta un tempo minimo e valuto nel gruppo dei vigili che sono in strada sia gli ammalati che i non ammalati, stessa cosa per il secondo gruppo, facciamo una matrice valutando l'incidenza di malattia dei due gruppi e calcoleremo il Rischio Relativo. Si otterrà un numero che quantificherà il peso di quel fattore di rischio, o meglio ancora quantificherà l'associazione tra l'esposizione al fattore di rischio e la probabilità di insorgenza della malattia; più alto sarà e più gli eventi saranno correlati e più quello sarà un fattore di rischio, la cui esposizione determinerà un aumento di probabilità di malattia. 3. Specificità misura quanto una esposizione induce una determinata malattia che sia compatibile, plausibile. 4. Temporalità ovvero l'esposizione deve precedere la malattia. 5. Coerenza Questi 5 caratteri daranno il ruolo al fattore che sto valutando in termini di associazione con la malattia. Nell'ambito del processo eziopatologico delle malattie, un fattore di rischio può essere catalogato in: fattore necessario e sufficiente è il classico esempio della Silicosi una malattia causata in seguito all'esposizione alla silice, la silice rappresenta un fattore necessario e sufficiente senza il quale non vi sarà l'insorgenza della malattia; fattore necessario ma non sufficiente come nella TBC, in quanto il Mycobacterium tuberculosis è un fattore necessario ma non sufficiente, questo vuol dire che la malattia insorge in seguito all'esposizione al batterio ma non basta, perché servono altri fattori accessori come la deprivazione sociale, la povertà, le condizioni di vita non salubri. fattore sufficiente ma non necessario come il fumo di tabacco per il cancro al polmone, ma il cancro al polmone può anche insorgere in soggetti non fumatori per azione di altri fattori cancerogeni. In generale, per capire quale può essere il ruolo di un determinato fattore nell'insorgenza di una malattia è possibile valutarlo con una flowchart, per chiarire il percorso a cui può portare: Riscontro di una associazione ovvero viene riscontrato che tra un evento ed una determinata malattia vi è associazione. Deve essere dimostrato. L'associazione statistica viene fuori da un approccio epidemiologico. L’ epidemiologia descrittiva è la mera osservazione di un fenomeno (quantifica un fenomeno), ad esempio quanti incidenti sul lavoro ci sono stati a Palermo nel 2022, cercherò dei dati, osservo, registro e mi risulta che ci sono stati 1745 casi di infortuni sul lavoro, questa branca dell'epidemiologia risponde a 4 domande: che cosa? Quando? Dove? Chi? L'approccio descrittivo non mi risponde ad una domanda fondamentale: perché? Ma l'approccio descrittivo è il primo step, che mi permette di conoscere un evento sanitario, e poi con il metodo ipotetico-deduttivo mi permette di avere un approccio analitico e di capire il perché quell'evento è successo, questo viene studiato dall'Epidemiologia Analitica (la causa). Se l’evento è già successo avrò un approccio analitico retrospettivo (partirò dal caso di malattia per vedere cosa è successo prima, è il cosiddetto caso studio-controllo). Se invece la mia ipotesi è in avanti, quindi studio prospettico si tratta di studio di coorte. Studio epidemiologico osservazionale cioè guardo un determinato fenomeno, noto che c'è una correlazione, metto in atto il metodo ipotetico-deduttivo, vedo se la mia ipotesi è spuria (falsa) evidentemente c'è stata una valutazione errata, selezionando male le popolazioni. Laddove dimostro che la mia ipotesi era vera, per capire il ruolo di quel fattore devo andare a dimostrare gli aspetti di temporalità, plausibilità biologica, la forza di associazione e questo mi dà una certa probabilità che quello sia un fattore causale, attraverso un riscontro sperimentale, cioè la remissione del rischio: se levo il fattore di rischio, sparisce quella malattia? se si, quello diventa un Fattore causale certo, e potrò classificarlo come necessario e sufficiente, necessario ma non sufficiente, non necessario ma sufficiente. LEZIONE 3 07/03/23 EPIDEMIOLOGIA DELLE MALATTIE INFETTIVE. L’epidemiologia delle malattie infettive è un tema importante e attuale. L’evoluzione dell’uomo è stata anche condizionata dalle malattie infettive. Questa slide rappresenta uno schema dell'impatto delle malattie infettive, cioè dall’inizio del genere umano a prima della pandemia. Rappresenta l’impatto in termini di mortalità delle principali malattie infettive nel corso della storia. Per esempio la peste di Giustiniano del 541 d.C ha fatto più di 100.000.000 di morti, la peste nera 50.000.000, l'epidemia di HIV infezione da hiv/aids ha fatto finora Circa 40.000.000 di morti, l’influenza spagnola si stima 50 milioni nel 1918, l’influenza asiatica ha fatto 2.000.000 di morti nel 58, la Russia 1.000.000. Osservando il diametro delle sfere si osserva che, nel corso del tempo, il diametro si fa sempre più piccolo, cioè il prezzo pagato in termini vite umane con il passare del tempo è stato sempre più basso, questo perché abbiamo avuto delle strategie che ci hanno permesso di controllare le malattie infettive. Così è stato fino al covid che ha riportato questi numeri a valori un po' più importanti. Il sito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ci da in tempo reale, aggiornato giorno dopo giorno, qual è stato l'impatto di questa pandemia da Covid nel mondo. Qui possibile vedere un numero che rappresenta i morti di e con il Sars-COV2, non abbiamo certezza che la causa di quella morte sia stato il covid, sicuramente indica una persona che è morta e aveva il covid19. In particolare, l'OMS ci dice che ad oggi abbiamo avuto 758.390.000 casi documentati di infezione da Sars- COV2 che ad oggi hanno portato a circa 6.800.000 decessi. L’OMS stima che delle ultime 24 ore nel mondo abbiamo avuto quasi 70.000 nuovi casi. Stiamo quindi vivendo un momento in cui questa pandemia sta rallentato. Quando è arrivato omicron in Italia, quindi dicembre 2021 gennaio 2022 , in Italia c’erano 140.000 nuovi casi al giorno. Questo ci fa capire che stiamo vivendo un momento di rallentamento della pandemia. Questa rappresenta la situazione nel mondo. Si vede una scala colorimetrica: laddove l’intensità di colore è maggiore ci sarà una maggiore concentrazione di infezioni, di conseguenza di decessi; dove il colore è più chiaro , i numeri sono più bassi. Numeri più bassi si riscontrano nel continente africano dove c’è una capacità diagnostica più bassa quindi non sappiamo realmente cosa sta accadendo lì. Qualcuno stima che per avere una stima più vicina a quella reale, dobbiamo moltiplicare una serie di numeri perché abbiamo una problematica di asintomatici che non sono tracciabili ma dal punto di vista della sanità pubblica sono importanti perché contagiando contribuiscono ad aumentare la diffusione del virus. Quindi probabilmente i 758milioni di casi sono approssimativamente 2 miliardi. Ad oggi stime concrete ci dicono che 2 miliardi di persone hanno avuto l'infezione da Sars-COV2 ed è sui decessi che si ha una stima più precisa. Il sito ci dice che ci sono: 758.000.000 circa di casi confermati; quasi 7 milioni di morti; circa 13 miliardi di dosi somministrati in tutto il mondo, considerando che stiamo arrivando al secondo anno di vaccinazioni. In Italia abbiamo avuto ad oggi 25 milioni e mezzo di casi confermati (dovremmo fare almeno per 4 quindi 100 milioni circa) di casi confermati con 188 mila decessi da Sars-COV2. Se clicchiamo nello spaccato italiano viene fuori l'andamento che abbiamo avuto nella pandemia in Italia e a partire dal 31 dicembre 2019. La prima ondata fu dovuta al wild type, il tasso di mortalità fatto dal wild type è stato superiore a quello di tutte le altre varianti che si sono succedute. La seconda ondata è stata quella che è arrivata a ottobre/novembre 2021 in variante alfa a cui è succeduta la delta. C’è stato poi un periodo di relativa calma seguito dalla variante omicron. Questo virus ha manifestato una variabilità genetica molto importante. I realtà tutti i microrganismi, soprattutto i virus, mutano e si adattano. Mutano anche per una questione di statistica in quanto in ogni tot di replicazione virali interviene un errore nella sintesi della duplicazione del DNA. Quindi più virus circola, più si replica, più alta è la probabilità che ci possa essere qualche mutazione (se è una mutazione svantaggiosa il virus perde performance, se è una mutazione vantaggiosa il virus acquista qualche carattere che non aveva prima). La variante ha portato ad un aumento di performance infettive (la variante alfa rispetto al wild tape era più contagiosa, delta più contagiosa di alfa, omicron ancora più contagiosa), d’altra parte sembra un virus che abbia meno virulenza. Quindi è un virus sicuramente che acquistato caratteri di trasmissibilità perdendo probabilmente virulenza. Infatti se il wildtype avesse circolato come omicron avrebbe fatto molti più morti. I numeri di decesso della prima ondata sono il risultato di una strage generazionale perché la prima ondata ha fatto una strage di anziani, ha colpito subito i più fragili. Con Omicron è partita una classica curva epidemica, di un fenomeno esplosivo con un RT molto elevato. L’indice RT descrive ogni soggetto infetto quante altre persone può contagiare: RT=1 significa che uno contagia uno, fase stazionaria della pandemia RT>1 significa che più è maggiore di uno e più la pandemia sta diffondendo velocemente TR

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