DISPENSE PSICOLOGIA SVILUPPO E EDUCAZIONE PDF
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Università Niccolò Cusano
Micela Capobianco
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These lecture notes cover the subject of psychological development and education. It introduces the concepts of prenatal development, including the stages of embryonic and fetal development. It also discusses factors affecting fetal development.
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DISPENSE DELL’INSEGNAMENTO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E DELL’EDUCAZIONE PROF. SSA MICAELA CAPOBIANCO RICERCATORE (Lettera B) (art. 24 c.3-b L. 240/10) MODULO IV LO SVILUPPO FISICO E MOTORIO Argomenti IV. 1 SVILUPPO PRENATALE: CONCEPIMENTO,...
DISPENSE DELL’INSEGNAMENTO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E DELL’EDUCAZIONE PROF. SSA MICAELA CAPOBIANCO RICERCATORE (Lettera B) (art. 24 c.3-b L. 240/10) MODULO IV LO SVILUPPO FISICO E MOTORIO Argomenti IV. 1 SVILUPPO PRENATALE: CONCEPIMENTO, PERIODO EMBRIONALE E FETALE IV. 2 LE COMPETENZE PRENATALI IV. 3 NASCITA A TERMINE E PEMATURITA’ IV. 4 I RIFLESSI NEONATALI IV. 5. LO SVILUPPO MOTORIO: GROSSOLANO E FINE IV: LA SCALA PSICOMOTORIA “MEZZI-FINI” DI PIAGET IV. 1. LO SVILUPPO PRENATALE: CONCEPIMENTO, PERIODO EMBRIONALE E FETALE Il periodo prenatale, rappresenta la fase che precede il parto e va dal momento del concepimento ed impianto dell’uovo fino alla nascita del bambino. Lo sviluppo prenatale segue dei principi ben precisi rispetto alla Direzione (o sequenza temporale) dello sviluppo: sviluppo - legge cefalo-caudale (le parti superiori si sviluppano prima) - legge prossimo-distale (dall’interno verso l’esterno) - legge grosso-fine (perfezionamento graduale) Nel periodo prenatale (primi 4 mesi) il ritmo di sviluppo è rapidissimo, poi rallenta. Tutto si amplifica, anche l’effetto dei cosìddetti FATTORI TERATOGENI, ossia le diverse sostanze sostanze nocive che riescono in diverso modo a raggiungere zigote, embrione o il feto e a provocare dei dannni a volte irreversibili. E’, sicuramente, un periodo molto delicato nel quale si sviluppa il patrimonio genetico e dove la trasmissione da madre a figlio di sostanze chimiche, ormonali e virus, possono avere effettiimportanti sulle sequele e volutive e sui processi di acquisizione. Ad esempio se il sangue materno è carente di alcune sostanze nutritive richieste dall’organismo in crescita, lo sviluppo armonico di organi ed apparati può risultare alterato e possono verificarsi danni anche irreversibili.Lo sviluppo penatale inizia dal concepimento fino a 41 settimane di gestazione, periodo considerato a maturazione completa prima della nascita. Quindi, una gestazione normale arriva fino a 41 settimane, settimane, range tra le 37 e le 41 settimane, inferiore alle 37 settimane si parla di nascita pretermine, pretermine, ossia prima del termine perché il bambino nasce, nasce, per varie motivazioni, al di sotto della 37° settimana di gestazione. La 37° settimana è considerata l’età gestazionale minima che permette una maturazione del festo sufficientemente adeguata sul piano della maturazione biologica del cervello ad affrontare gli stimoli del contesto extrauterino. In associazione all’età gestazionale, la letteratura scientifica evidenza l’importanza di poter considerare il peso corrispondente a quella specifica età gestazionale. Fattori ambientali dovuti al Patrimonio FETO rapporto con l’organismo materno : trasmesso Nutrimento Sostanze chimiche,ormonali e virus dai genitori Lo sviluppo Agenti teratogeni prenatale In sintesi, considerando solo l’età gestazionale come parametro, un neonato (0-28 giorni) può essere classificato (Classificazione per EG ETA’ GESTAZIONALE) Pretermine < 37 A termine 37-42 settimane Post termine > 42 settimane PREMATURO: extremely preterm (less than 28 weeks) very preterm (28 to 32 weeks) moderate to late preterm (32 to 37 weeks); considerando solo il peso come parametro si può osservare Basso peso < 2500g Normopeso 2500-4000g Macrosomici > 4000g Low birth weight < 2500 g: Very low birth weight < 1500 g Extremely low birth weight < 1000 g. Se, invece, si considera il rapporto tra i due parametri PESO E ETA’ GESTAZIONALE possiamo trovare le seguenti condizioni alla nscita: AGA adequate for gestational age SGA small for gestational age LGA large for gestational age. Qui di seguito i dati normativi (espressi in centili) e distinti per genere, rispetto al rapporto tra età gestazionale e peso dalla 29° alla 41° settimana di gestazione. Ad esempio, un feto di 29 settimane di genere femminile dovrebbe pesare circa 1410 grammi (50°) affinché ci sia un rapporto adeguato tra peso ed età gestazionale. Distinguiamo 3 fasi nello sviluppo prenatale: A. CONCEPIMENTO B. PERIODO EMBRIONALE 3a-8a settimana) C. PERIODO FETALE (3° mese-parto) A. Il concepimento avviene quando si incontrano Ovulo + Spermatozoo e si forma lo ZIGOTE, la cellula contenente il genotipo (di 23+23 cromosomi). In 9 mesi lunari o meglio tra 37 e 41 settimane lo zigote si moltiplica e aumenta 200 miliardi di volte. II nucleo di ciascuna CELLULA del nostro organismo racchiude al suo interno, in uno spazio di qualche millesimo di millimetro, 23 coppie di CROMOSOMI Sui cromosomi si trovano diversi GENI. Ogni gene contiene una sequenza di coppie di basi azotate. I GENI sono sequenze di materiale biochimico, chiamato DNA (acideo deossiribonucleico), il quale contiene le “istruzioni”, il patimonio genetico, utilizzate per lo sviluppoeil funzionamento dell’organismo. Le singole “parole” (geni) e la loro posizione nella “frase” (cromosoma) rappresentano caratteristiche specifiche Il numero di cromosomi deve essere uguale in tutti gli individui di una specie Nella specie umana ci sono 23 coppie di cromosomi nel nucleo di ciascuna cellula: patrimonio di 46 cromosomi. Metà dell’una (23 cromosomi, codice genetico della madre) si combina con metà dell’altra (23 cromosomi, codice genetico del padre) e insieme formano lo zigote, zigote cellula con 23 nuove coppie di cromosomi. Lo zigote, che si duplicherà a sua volta (mitosi), contiene il codice genetico del nuovo organismo. Nel DNA, 22 coppie di cromosomi sono uguali (autosomi); 1 coppia, i cromosomi sessuali, ha caratteristiche diverse: più lungo e con più geni (cromosama cromosama X), X meno lungo e con meno geni (cromosoma cromosoma Y). Poiché il cromosoma maschile è XY, XY e quello femminile XX, XX è il padre a determinare il genere del nascituro. A volte capita che la durante la formazione dello ZIGOTE che ci sia un errore e può accadere che si vengano a strutturare un DNA con un numero inferiore o superiore di una parte o di un cromosoma intero in quella coppia.Ci sono numerose SINDROME CROMOSOMICHE conosciute in campo scientifico che vengonono individuate mediante l’esame del CARIOTIPO Con cariotipo si indica, in citogenetica, la costituzione del patrimonio cromosomico di una specie dal punto di vista numerico e morfologico. Questo esame permette di individuare eventuali anomalie, spesso riconduibili a sindromi conosciute, quali la SINDROME DI DOWN. Questa sindrome è caratterizzata dalla trisomia della coppia 21 deicromosomi. Dal punto di vista neuropsicologico i soggettI con trisomia 21 presentano una disabilità intellettiva(QI tra 40 e 70) di diversa entità, ritardo del linguaggio con particolare compromissione -rispetto all’età mentale - delle abilità di espressione verbale e fonoarticolatorie a favore di una comprensione linguistica più coerente con il funzionamento cognitivo generale, una buona capacità comunicativa e socio- relazionale. Le abilità comunicative e interattive sono mediante da un buon ultizzo dei gesti sia deittici che rappresentativi. Sul piano prettamente sensoriale, fisico e motorio i bambino con la sindrome di Down presentano generalmente, a vari livelli: ▪ Ipotonia muscolare ▪ Ingrossamento della lingua ▪ Problemi sensoriali (vista, udito, ecc.) ▪ Disturbi cardiaci ▪ Anomalie endocrine Il corredo genetico di un individuo è il GENOTIPO. L’interazione genotipo/ambiente determina il FENOTIPO, FENOTIPO ovvero l’espressione manifesta delle caratteristiche genetiche. Alcuni fenotipi (es caratteristiche fisiche, comportamenti universali di 1° tipo) sono influenzati prevalentemente dal genotipo Altri fenotipi (es caratteristiche psicologiche, comportamenti universali di 2° tipo e non universali) sono più “sensibili” alle influenze ambientali. CARIOTIPO B. PERIODO PERIODO EMBRIONALE (3a-8a (3a-8a settimana) L’embrione ha 3 strati: ENDODERMA – organi interni (apparato digestivo, respiratorio, pancreas, fegato); MESODERMA – muscoli, ossa, sistema circolatorio; ECTODERMA– pelle, capelli, unghie, SNC (midollo spinale, cervello). Il periodo embrionale va dall’inizio della terza alla fine dell’ottava settimana di gestazione. Nel corso di questo periodo l’embrione si trasforma in un feto, cioè un organismo con caratteristiche umane riconoscibili. Le cellule si differenziano dando origine alle diverse regioni corporee (testa, tronco e arti) e a tessuti specializzati, come quello muscolare e nervoso. All’inizio della quarta settimana si sviluppano le cellule del sangue, inizia la formazione del sistema nervoso e del cuore, che comincia a battere. A partire dalla quinta settimana sono riconoscibili il cervello e il midollo spinale, gli occhi, le orecchie e il naso, e si stanno già formando i reni e i polmoni. Questo periodo, in cui l’embrione diventerà feto, rappresenta il momento di sviluppo di più rapida crescita dell’intera vita umana. Alla fine del secondo mese l’embrione è lungo circa 2,5 cm. C. PERIODO FETALE (3° mese-parto) Il periodo fetale comincia con la nona settimana e si conclude al termine della gestazione. Nel corso di questo periodo la testa del feto, che fino a questo momento era grande quanto il resto del corpo, cambia in propor-zione diventando pari ad un quarto alla fine della gestazione. I diversi sistemi dell’organismo sono formati e cominciano a funzionare fin dal terzo mese. Una rete di controlli nervosi si sovrappone all’attività muscolare diffusa, integrandola e rendendo possibile un comportamento strutturato. Fin dal quarto mese la madre può avvertire i movimenti del feto, il quale apre e chiude la bocca, compie alcuni movimenti con la testa e si succhia il pollice (cfr. fig. 2.2). Fra il quarto ed il quinto mese il feto raggiunge una lunghezza di 15 cm e un peso di circa 250 g. I suoi polmoni sono ben sviluppati, ma pieni di liquido amniotico e non ancora funzionanti. Anche se completamente formato, sarebbe incapace di sopravvivere se la connessione con la placenta venisse interrotta. A 20 settimane vi è il periodo di crescita più veloce: le labbra del feto sono sensibili al tatto, si può ascoltare il battito cardiaco; il feto sembra meno attivo perché è cresciuto e ha a disposizione meno spazio per muoversi Tra la 26° e la 28°:linea di demarcazione che separa la sopravvivenza dalla morte, in caso di nascita pretermine. IV. 2 LE COMPETENZE PRENATALI Contrariamente a quanto si pensava prima, ormail in ambito scientifico si parla di competenze prenatali e neonatali a conferma del fatto che già durante lo sviluppo prenatale i piccolo dell’uomo costruisce e mostra di avere diverse competenze sensoriali, percettive e cognitive per cui alla nascita non è una TABULA RASA che inizia ad apprendere senza avere alcuna conscenza, ma al contrario il neonato affronta gli stimoli extrauterini mediante capacità peculiari sviluppate a livello prenatale. Il feto alterna periodi di sonno a periodi di attività, e nel corso del sesto mese è in grado di aprire e chiudere gli occhi i quali ben presto distinguono la luce dall’oscurità. I ritmi sonno/veglia e quiete/agitazione si regolarizzano gradualmente anche dopo la nascita. A livello prenatale si presentano i seguenti stati: Sonno quieto;sonno attivo; veglia quieta; veglia attiva. Un altro aspetto strettamente legato agli stati fisiologici a livello prenatale riguarda i movimenti prima della nascita. Grazie agli strumenti ecografici, si è appreso che il repertorio motorio è complesso fina dalle prime settimane, ha una natura spontanea e presenta fasi di attività e riposo. I primi movimenti (lente estensioni del capo) sono osservabili già alla 7° settimana di gestazione, successivamente si osservano i seguenti schemi motori: movimenti delle braccia, gambe, dita, singhiozzi e sbadigli. Prima del parto spesso la madre percepisce immobilità fetale (il feto sta maturando periodicità di movimenti di attività e riposo che si ritrova anche nel neonato). Sul piano prettamente sensoriale, anche se in misura ridotta, il feto è in grado di rispondere a tutti gli stimoli sensoriali: Suoni interni: battito cardiaco della madre, flusso ematico, digestione. Suoni esterni: attutiti dai tessuti della madre. Minore attenuazione per la voce umana. Dalla 12°settimana: discriminazione dolce/sostanze nocive. Probabilmente riconoscono l’odore della madre. Tatto : 1° senso a svilupparsi (8° settimana) : Se stimolato sulle labbra e sulle guance muove la testa in direzione dello stimolo. Nel 2° trimestre si sposta tutto verso lo stimolo. Dalla 14° settimana è reattivo in tutto il corpo tranne la parte alta e il retro della testa. Incomincia ad auto-stimolarsi portando le braccia verso la faccia. I gemelli, ovviamente, sono maggiormente soggetti a stimolazioni tattili Vista : ultimo senso a svilupparsi. Dalla 26 ^ settimana comincia a percepire i cambiamenti di illuminazione IV. 3 NASCITA A TERMINE E PREMATURITA’ Un bambino nato a termine (tra le 37 e le 41 settimane di gestazione) presenta alla nascita delle caratteristiche peculiari che èimportante individuare ed osservare attraverso una valutazione completa alla nascita. Subito dopo la nascita, infatti, uno screening delle funzioni vitali subito dopo la nascita (1 e 5 minuti di vita) è fondamentale. Una misura sempre utilizzata alla nascita da pediatri e neonatologi è l’INDICE APGAR, inventato dall’anestesista Virginia Apgar (da cui prende il nome), che considera cinque parametri alla nascita: 1. attività cardiaca, 2. attività respiratoria, 3. tono muscolare, 4. reattività agli stimoli; 5. colorito cutaneo. Nell’indice di Apgar, solitamente eseguito a distanza di 1 e 5 minuti dalla nascita, ogni parametro è valutato con un punteggio che va da 0 a 2, dove 2 è il migliore. In base al punteggio totale possiamo avere: Tra 7 e 10: condizione nella norma; Meno di 7 = condizione a rischio; Meno di 4 = condizione critica (NECESSARIO IL SUPPORTO RESPIRATORIO) POSIZIONE TIPICA DEL NEONATO A TERMINE Il neonato a termine ha un peso medio di circa 3200-3400 grammi e una lunghezza di 49-51 cm, essendo peso e lunghezza tendenzialmente maggiori nel maschio rispetto alla femmina. Le proporzioni fra le varie parti del corpo del neonato sono molto diverse da quelle del bambino nelle età successive e da quelle dell’adulto. Il capo è generalmente voluminoso, il collo è corto e tozzo, l’addome è espanso e globoso, il bacino ha una posizione verticale e forma conica, gli arti, particolarmente quelli inferiori, sono corti e tozzi rispetto al tronco. Il normale atteggiamento del neonato a termine, nato per parto eutocico (naturale), è caratterizzato dalla prevalenza del tono dei muscoli flessori sugli estensori, sia agli arti superiori sia agli arti inferiori, per cui, se il neonato è supino, presenta le mani chiuse a pugno, l’avambraccio flesso sul braccio e questo addotto al tronco, le gambe retratte. Gli stati di coscienza del NEONATO A TERMINE. I neonati dormono da 11 a 21 ore al giorno. Sonno tranquillo (non REM) Sonno attivo (REM) Sonno intermittente Sonnolenza Inattività vigile Attenzione vigile Malessere Negli ultimi anni ricercatori e clinici si sono interessati in modo più attento e sistematico alle problematiche relative alla nascita pretermine. Secondo l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della sanità), viene definito nato pretermine un bambino con un’età gestazionale alla nascita inferiore alle 37° settimane, 1 mese prima dalla data prevista a termine corrispondente alle 40-41 settimane di gestazione Questo interesse sembra essere principalmente legato all’esigenza di comprendere sempre meglio l’influenza che questa condizione di “immaturità” può avere sullo sviluppo del bambino. Dal 1960 i progressi in neonatologia hanno portato alla diminuzione marcata della mortalità neonatale, ma allo stesso tempo ad un aumento significativo sia dei bambini pretermine nati con patologie gravi permanenti (disabilità neuromotorie, neurosensoriali, lesioni cerebrali etc), sia di quelli senza un danno neurologico clinicamente accertabile. Mentre nel primo gruppo di bambini pretermine (con disabilità neurologica accertata) ci si può in qualche modo aspettare un quadro di ritardo generale delle funzioni di sviluppo, più o meno legato all’estenzione della lesione cerebrale, al contrario è più complesso fare una previsione su come procederà lo sviluppo di un bambino con un quadro di prematurità esente da danni neurologici clinicamente accertabili.Il bambino prematuro esente da danniè quel neonato che,per diverse motivazioni, nasce primadel termine,anche ad una etàgestazionale medio-bassa,come le 28-30 settimane, ma le sue condizioni cliniche, per quanto complesse, non evidenziano danni al sistema cerebrale legati ad evenuali sofferenze,traumi che in qualche modo hanno determinato un danno al cervello più o meno esteso. BAMBINI PRETERMINE CON O SENZA DANNONEUROLOGICO: SEQUELE DI SVILUPPO pretermine Quadro di ritardo psicomotorio con danno neurologico generale alla nascita più o meno legato all’entità del danno neurologico pretermine Profili disarmonici, rischio di sviluppare Esiti evolutivi diversi… senza danno neurologico alla nascita disturbi specifici dello sviluppo, come Disturbi specifici del linguaggio, dell’apprendimento, Dell’attenzione, disturbi del comportamento Dati clinici e di letteratura evidenziano che i bambini nati pretermine sembrano essere particolarmente a rischio di sviluppare Disturbi specifici dello sviluppo (Disturbi le linguaggio, disturbi di attenzione, disturbi di apprendimento, difficoltà specifiche nella memoria) a fronte di un livello cognitivo nella norma. L’età gestazione sembra avere un ruolo importante per questo rischio evolutivo, tanto più è bassa alla nascita. Per tale motivo sembra che i bambini pretermine senza danno neurologico siano a rischio primariamente per gli effetti dell’impatto che ci può essere tra “immaturità” cerebrale e ambiente fisico-sociale. L’immagine qui sotto mette in evidenza il livello di complessità del cervello di un neonato dalla nascita a termine alla prematurità più importante (20-22 settimane). SVILUPPO DEL CERVELLO DALLA 20° SETTIMANA ALLA NASCITA A TERMINE (37°-41° SETTIMANA) 5 mesi 7 mesi 20-22 sett. 28-30 sett. 6 mesi 8 mesi 23-26 sett. 31-33 sett. Nascita a termine Bahamiano e al.,1977 Come si puà notare, più è bassa l’età gestazionale alla nascita e meno matura è la struttura biologica del cervello, quindi il bambino è più a rischio di difficoltà di elaborazione, processamento dei diversi stimoli dell’ambiente (problemi di automatizzazione). Le difficoltà di processamento e automatizzazione, infatti, sono una caratteristica tipica dei soggetti con disturbi specifici dello sviluppo, dette anche “Disfunzioni cerebrali minime” alla base di non ottimali interconnessioni neuronali, complessità di connessioni sinaptiche tra parti del cervello. Tra le cause possibili di una nascita prematura ci sono i cosiddetti FATTORI TERATOGENI dello sviluppo prenatale, ossia tutti quei fattori ambientali,provocati da fattori esterni, che causano un danno congenito all’embrione o al feto e avranno effetti diversi in base alla fase dello sviluppo in cui si presentano:nutrimento insufficiente da parte della mdre, malattie come la rosolia contratta dalla madre nei primi due mesi (può causare cecità, sordità, disabiltà intellettiva), uso di sostanze da dipendenza: nicotina diretta o passiva, droghe, alcool, morfina, oppure uso di medicinali tra cui gli psicofarmaci in modo inappropriato e senza prescriione medica. Anche l’inquinamento può essere un fattore teratogeno: com eesposizione a sostanze tossiche, quali l’amianto. Lo stato psicologico della mamma: ripetuti e costanti stati di stress, ansia o depressione della madre o altri eventi traumatici producono alti livelli di CORTISOLO che possono provocare problemi di accrescimento e problemi cognitivi postnatali. Molto studiata la “Sindrome alcolica fetale” (FAS: Foetal Alchohol Syndrome) che presenta un neonatola cui mamma durante la gravisanzaha bevuto inmodo costate bevande alcoliche. Questi neonati nascono con una faces ben precisa e presentano: presentano: anomalie del cervello, del volto, disturbi cognitivi e di apprendimento, crisi di astinenza alla nascita. LA SINDROME FETO-ALCOLICA: CARATTERISTICHE FENOTIPICHE PECULIARI IV. I RIFLESSI NEONATALI IV. 4. I RIFLESSI NEONATALI I riflessi neonatali possono essere definiti come comportamenti involontari elicitati da uno stimolo, sono controllati da strutture neurali sotto il livello della corteccia. Alcuni sono funzionali solo nei primi mesi di vita, poi fisiologicamente devono ridursi, ino a scomparire.Sono importanti indicatori dell’integrità strutturale e funzionale del cervello del bambino. Qui di seguito i riflessi più importanti: 1. RIFLESSO DI CERCAMENTO Scomparsa del riflesso di cercamento a 3-4 mesi, riflesso di suzione a 10-11 mesi Il riflesso di deglutizione si scatena con il contatto dell'alimento con la parete della faringe (è incompatibile con la suzione perché quando il bimbo deglutisce non succhia), è un riflesso che non scompare perché è definitivo. 2. RIFLESSO TONICO DEL COLLO La reazione si scatena con la rotazione laterale della testa del neonato posto supino che determina un variazione del tono degli arti superiori con l'estensione dell'arto facciale e flessione di quello nucale. La sua influenza è molto forte nelle prime settimane, poi scompare 3. RIFLESSO DI FUGA Al leggero strisciamento sulla pianta del piede, la gamba viene retratta 4. RIFLESSO DI MORO Sollevando il bambino dal piano prendendolo sotto la schiena e rilasciandolo successivamente ed in modo brusco, Si scatena una risposta riflessa che si distingue in due momenti: 1. all'inizio si manifesta come una brusca estensione e abduzione delle braccia 2. in un secondo momento il bambino allarga le dita a ventaglio e gli arti superiori descrivono un arco di cerchio ( tipico abbraccio) per ritornare poi allo stato di flessione-adduzione. Scomparsa del riflesso a 6 mesi di vita. Stimolando il palmo della mano del 5. RIFLESSO PALMARE neonato con un dito o un oggetto allungato, si genera una reazione di presa a pugno senza flessione del pollice, di una certa intensità si può giungere a sollevare il bambino dal piano del letto per qualche istante. Scomparsa del riflesso verso i 9-10 mesi quando inizia la capacità di rilassamento volontario; già a 3-4 mesi la semplice stimolazione della pelle non lo scatena più ed è necessaria 5. RIFLESSO DI MARCIA una forte pressione 6. RIFLESSO DI MARCIA Tenendo il neonato sostenuto verticalmente in modo da tenere le piante dei piedi appoggiare su un piano, manifesta un riflesso d'estensione e raddrizzamento delle gambe e del tronco. Con un effetto "onda" dal basso all'alto che interessa la caviglia , il ginocchio, l'anca , il tronco ed infine alla testa. Spostando il corpo verso l’avanti, il neonato flette ed estende gli arti inferiori: marcia automatica. Scomparsa a 2-3 mesi 7. RIFLESSO DI GALANT O DELLA COLONNA VERTEBRALE Allo strisciamento sulla schiena in sede paravertebrale con andamento longitudinale, la colonna vertebrale si inarca : la concavità avviene verso il LATO stimolato Oltre a produrre una serie di risposte motorie sotto forma di riflessi, il neonato è in grado di estrarre informazioni dall’ambiente che lo circonda tramite i suoi recettori sensoriali: vista, udito, odorato, gusto e tatto. Sappiamo che il bambino alla nascita non è sordo, cieco e insen- sibile come un tempo si riteneva. Mette a fuoco con entrambi gli occhi a una distanza ottimale di circa 20 cm. Segue con gli occhi un oggetto in movimento; questa capacità non è del tutto funzionale alla nascita ma migliora rapidamente. Discrimina alcuni colori, ed è sensibile ai cambiamenti di luminosità e intensità della luce. In questo schema sintetizziamo le abilità sensoriale del neonato e dell’infante. UDITO Risponde a diversi suoni, soprattutto alla voce umana. Discrimina suoni linguistici leggermente diversi, come «pa» e «ba». Localizza la fonte sonora. Mentre piange o si agita può calmarsi sentendo suoni ritmici, ad esempio il battito cardiaco. Discrimina la voce della madre da quella di altre persone dopo pochi giorni di vita. ODORATO Reagisce ad alcuni odori, ad esempio all’ammoniaca o all’anice. Discri- mina l’odore della madre da quello di una donna sconosciuta già nella prima settimana di vita. GUSTO Discrimina il dolce e il salato. Riconosce anche l’acido e l’amaro. Prefe- risce le sostanze zuccherine e rifiuta quelle salate. TATTO Risponde alle stimolazioni tattili in quasi tutte le parti del corpo, soprat- tutto sulle mani e intorno alla bocca. IV.5 LO SVILUPPO MOTORIO: GROSSOLANO E FINE Williams (1983) definisce lo sviluppo grosso-motorio come «l’uso progressivamente sempre più abile della totalità del corpo in un’ attività che coinvolge ampi gruppi muscolari e che richiede la coordinazione spaziale e temporale del movimento simultaneo di vari segmenti corporei». Pertanto, tutte le abilità che permettono al corpo di spostarsi da un posto all’altro (correre, saltare, galoppare, ecc.) e di muovere e prendere oggetti (lanciare, ricevere, colpire, ecc.) sono abilità grosso- motorie. Dall’altra parte lo sviluppo delle abilità motorio-fini riguardano la capità di utilizzare in modo sempre più integrato e fluido la manipolazione,la prensione, l’integrazione visuomotoria, ossia l’uso funzionale ed integrato dellavista e della motricità delle mani in modo funzionale all’obiettivo. Secondo Darwin, la mano è l’organo che distingue l’uomo dagli altri primati, ma soprattutto l’organo che gli permette di raggiungere il suo posto predominante nel mondo. Le attività che vengono svolte in uno spazio ristretto (a tavolino) e impegnano una scarsa forza muscolare sono le attività manuali (motricità fine — MF). Come sottolineano A.M. Wille e C. Ambrosini (2005), queste attività richiedono concentrazione, precisione e una buona coordinazione e flessibilità dei movimenti delle dita.tra le attività strettamente legate alla motricità fine troviamo anche l’attività grafomotoria, il disegno spontaneo, l’uso funzionale degli oggetti come ilpettine, le posate per mangiare, la scrittura. Alcuni giochi richiedono particolari abilità motorio fini quali i puzzle, le costruzioni con pezzi grandi o più piccoli (come i Lego). In generale, sia per lo sviluppo grossolano che fine diventa importante anche il tono muscolare del bambino per cui si modifica nelle diverse parti del corpo in modo funionale all’obiettivo da raggiungere. Ad esempio, una ipotonia oal contrario una ipertonia muscolare influenzerà sullo sviluppo motorio grossolan oe fine Vediamo le principali tappe di sviluppo motorio grossolano finoai 15 mesi circa e motorio fine attraverso tabelle e schemi. Quest’altro schema illustra in sintesi le tappe di sviluppo motorio grossolano fino ai 15 mesi Appena il bambino riesce a stare in piedi e a camminare da solo, le possibilità di esplorare l’ambiente aumentano smisuratamente e questo favorisce la rappresentazione di sé come entità autonoma, autonoma che si può muovere liberamente nello spazio e quindi può controllarlo (sviluppo del senso di auto-efficacia) Rispetto allo sviluppo motorio fine, facciamo riferimento nello specifico alle capacità di afferramento, prensione e manipolazione in mano dell’oggetto. Dipende dalla maturazione neuro-muscolare e dall’esercizio. Verso i 2 mesi scompare il riflesso di presa (grasping) e inizia lo sviluppo della prensione volontaria (afferrare, manipolare, lasciare andare) con progressiva utilizzazione delle articolazioni interessate: spalla, gomito e polso. 1^ fase (5-6 mesi) : il bambino muove solo la spalla; mano ferma 2^ fase (7-8 mesi) : articolazione del gomito; mano e avambraccio si spostano avanti e indietro 3^ fase (da 8 mesi) : le 3 articolazioni si muovono in maniera coordinata: la mano può arrivare direttamente all’oggetto DAI 9 MESI AI 16 MESI: afferrare oggetti fissi e in movimento, cominciare ad utilizzare la presa indice-pollice, afferrare una matita e fare scarabocchi avanti e indietro, impugnare una matita con presa tripode, fare scarabocchi anche con linee curve, costruire torri con 3 cubi. A 18-24 MESI: manipolare oggetti piccoli, realizzare semplici puzzle e impugnare la matita con due dita, costruire torri con 6 cubi, sfogliare libri con il dito indice. Nello sviluppo di questa capacità si individuano alcune fasi che riguar- dano sia il movimento del braccio verso l’oggetto (avvicinamento) sia il gesto della prensione vera e propria. Distinguiamo tre tipi di avvi- cinamento, che corrispondono alla progressiva utilizzazione delle tre articolazioni interessate: spalla, gomito e polso. All’inizio interviene soltanto l’articolazione della spalla, mentre la mano rimane fissa ri- spetto all’avambraccio (5-6 mesi circa): il bambino sembra «rastrellare» l’oggetto. Nella fase successiva l’articolazione del gomito consente lo spostamento dell’avambraccio e della mano avanti e indietro (7-8 mesi circa). Nella terza e ultima fase le tre articolazioni (spalle, gomito e polso) intervengono ben coordinate tra di loro, consentendo alla mano di arrivare direttamente all’oggetto (da 8 mesi in poi). Il gesto della prensione attraversa un’evoluzione progressiva (cfr. fig. 2.5). All’inizio l’oggetto viene afferrato dalla parte cubitale della mano (sotto il mignolo), senza utilizzare il pollice (prensione cubito- palmare). In seguito esso viene condotto verso il palmo e afferrato utilizzando tre dita insieme: pollice, indice e medio (prensione digito-palmare). Infine, l’oggetto viene posto sotto l’indice, e la prensione implica l’opposizione fra pollice e indice (prensione radio-digitale).Anche in un compito motorio apparentemente semplice come quello di raggiungere e prendere un oggetto, la percezione visiva svolge un ruolo fondamentale di guida all’azione della mano. Il riflesso di presa neonatale scompare intorno al secondo mese di vita per poi ripresentarsi nei mesi successivi ma con caratteristiche funzionalmente evolute (il movimento avviene sotto il controllo visivo). Nel neonato il semplice vedere l’oggetto determina l’avvicinamento del braccio ad esso. In seguito alla maturazione e alla differenziazione fra i due canali sensoriali, l’attivazione di uno di essi (la vista) porta ad un’inibizione dell’altro (la prensione). Quando infine i due canali sensoriali ormai differenziati si coordinano tra loro, il movimento di orientamento verso l’oggetto ricompare sotto il controllo visivo. L’abilità di utilizzare l’informazione «direzione» per guidare la pren- sione dell’oggetto diventa sempre più precisa nei mesi successivi. IV. 6 LA SCALA PSICOMOTORIA “MEZZI-FINI” DI PIAGET Come già affrontato nei precedenti moduli, secondo la teoria stadiale di Piaget nel periodo SENSOMOTORIO l’infante passa da una “intelligenza sensomotoria” (pre-simbolica) ad una “intelligenza simbolica” (precisamente nel VI stadio sensomotorio). Ciò avviene mediante applicazione continua di schemi di azione che si differenziano e si integrano fino a formare rappresentazioni mentali stabili della realtà tra i 18 e i 24 mesi. Le scale ordinali dello sviluppo senso-motorio di Urgiris e Hunt (Uzgiris-Hunt Ordinal Scales of Psychological Development (U-H Scales; Uzgiris & Hunt, 1975) si basano sulla teoria piagetiana dello sviluppo mentale, ed in particolare sulle ipotesi relative al funzionamento intellettuale nel periodo sensomotorio. Le 6 scale descrivono una serie di sequenze di azioni rappresentative di sequenze ordinali di tappe comportamentali che caratterizzano l'organizzarsi di strutture cognitive, secondo l'ordine sequenziale proposto dalla teoria piagetiana. La somministrazione di tali scale richiede un'abilità ed un training particolari. Le 6 scale ordinali sono: SCALA I. Capacità di seguire con lo sguardo e permanenza degli oggetti SCALA II. Sviluppo di mezzi per ottenere eventi ambientali desiderati SCALA III. Sviluppo imitazione vocale e gestuale SCALA IV. Causalità operazionale SCALA V. Costruzione di relazioni spaziali tra gli oggetti SCALA VI. Schemi di relazioni con gli oggetti Le 6 scale ordinali valutano una specifica competenza ordinata in una serie di tappe evolutive in progressione verso livelli sempre più alti. Per ogni tappa sono individuate una o più azioni del bambino “criteriali” per il raggiungimento del livello e la possibilità di proporre il compito successivo. Prendendo in considerazione la scala ordinale dello sviluppo dei rapporti mezzi-fini (SCALA II) al bambino vengono proposte delle situazioni di problem solving (come nella metodologia piagetiana) che il bambino affronterà esprimendo i livello di sviluppo corrisndente ad un sottostadio della scala e quindi coerente con la struttura cognitiva raggiunta n quel momento dall’infante per ciò che riguarda la relazione mezzi-fini. In sintesi l’unfante inizia con “l’attività di guardarsi le mani”: il bambino muove le mani per creare uno spettacolo interessante ai suoi occhi. Successivamente raggiunge il livello basato su ripetuti movimenti delle mani per mantenere un giocattolo in movimento. Poi il bambino inizia ad utilizzare gli oggetti come mezzi (supporto, cordicella, bastone). Lo sviluppo dello schema di «afferramento» uso del supporto: il bambino di circa 16 mesi recupera l’oggetto che si trova sopra un supporto, tirando il supporto a sè Lo sviluppo dello schema di «afferramento», uso della cordicella: il bambino di circa 20 mesi recupera l’oggetto attaccato ad una cordicella verticale (attaccata all’oggetto) Intorno ai 24 mesi il bambino può utilizzare un supporto-mezzo qualsiasi per raggiungere un oggetto che non deve essere più necessariamente un prolungamento dell’oggetto come nei livelli precedenti del “supporto” (oggetto sopra il fazzoletto) e della cordicella (attaccata all’oggetto). Il bambino in questo stadio può valutare l’affordance dell’oggetto come mezzo per raggiungerne un altro. Nella foto qui sotto, il bambino utilizza in modo funzioale un mestolo (mezzo), con le sue peculiari caratteristiche, per raggiungere la macchinetta (il fine). A questa età il bambino possiede una intelligenza rappresentativa e quindi è in grado di rappresentare mentalmente gli schemi di azione e pianificarli. Lo sviluppo dello schema di «afferramento», uso del bastone: il bambino di circa 24 mesi recupera l’oggetto con un altro oggetto che ha caratteristiche funzionali allo scopo All’interno della teoria stadiale, nei primi 24 mesidurante il periodo sensomotorio, Piaget utilizzava compiti per bambini in età prescolare in modo che potessero esprimere le competenze cognitive e di integrazione visuomotoria senza la mediazione del linguaggio verbale. Per tale motivo, i compiti sensomotori piagetiani vengono definiti compiti non verbali. Ogni scala presenta un numero di compiti che corrispondono ognuno ad un livello di sviluppo stadiale relativo a quella abilità, come per la scala dello sviluppo motorio fine e le relazioni mezzi-fini. Nei prossimi moduli affronteremo la scala psicomotoria della “permanenza” dell’oggetto allinterno delle scale di valutazione dell’intelligenza e discuteremo come Piaget considerasse lo sviluppo linguistico in modo limtato, esclusivamente in termini verbali, non considerando gli aspetti comunicativi e non verbali che fanno parte fin dall’inizio del sistema integrato delle abilità comunicativo- linguistiche.