Capitolo 5 L'Infralitorale Inferiore PDF
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Summary
Questo capitolo descrive l'infralitorale inferiore, un ambiente marino ibrido. Si concentra sulla descrizione di alcune specie animali marini come Astroides calycularis, Pelagia noctiluca, e Dromia personata. Il testo fornisce informazioni sulla loro biologia, habitat, e interazioni con l'ambiente.
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L’INFRALITORALE INFERIORE CAPITOLO 5 L’infralitorale inferiore può essere considerato quasi un ambiente ibrido, la luce vi penetra, ma non abbastanza da far proliferare le specie fotofile, c’è molta oscurità ma non abbastanza da trovare solo specie sciafile (pianta che predilige ambienti...
L’INFRALITORALE INFERIORE CAPITOLO 5 L’infralitorale inferiore può essere considerato quasi un ambiente ibrido, la luce vi penetra, ma non abbastanza da far proliferare le specie fotofile, c’è molta oscurità ma non abbastanza da trovare solo specie sciafile (pianta che predilige ambienti scuri). Troviamo condizioni molto eterogenee che troviamo piante e animali di tutti i tipi. Astroides calycularis, uno cnidario (Il termine cnidario si riferisce a un phylum di animali marini invertebrati che include meduse, coralli e anemoni di mare. Sono caratterizzati dalla presenza di cellule urticanti, chiamate cnidociti, usate per difesa e cattura delle prede.) antozoo (Gli antozoi sono una classe di cnidari che include coralli e anemoni di mare. Sono organismi marini sessili (fissi al substrato) che non hanno la fase medusoide.) noto come “corallo arancio”. Il termine “corallo”, però, può trarre in inganno, perché fa pensare alle soleggiate barriere tropicali, mentre questa specie, essendo sciafila (pianta che predilige ambienti scuri), vive in condizioni differenti. Il suo corpo non presenta un massiccio scheletro calcareo, ma solo un calice basale da cui si ergono i polipi, e solitamente sviluppa basse colonie dall'aspetto di delicati cuscinetti arancioni. Se le condizioni sono favorevoli, la presenza di numerose colonie può incentivare la formazione di densi aggregati in grado di ricoprire intere pareti rocciose. sono predatori voraci e implacabili che intrappolano le prede, perlopiù piccoli organismi zooplanctonici, grazie ai loro numerosi e ruvidi tentacoli. Non possono muoversi, quindi la loro possibilità di nutrirsi è dipendente dalla corrente, infatti i polipi colonizzano le rocce proprio in funzione di quest'ultima: più la corrente è favorevole, più animali possono essere divorati. ogni tanto, quando riescono a intrappolare qualche snack, si richiudono su loro stessi. Pelagia noctiluca detta anche “medusa luminosa”. È bellissima ed è uno cnidario (Il termine cnidario si riferisce a un phylum di animali marini invertebrati che include meduse, coralli e anemoni di mare. Sono caratterizzati dalla presenza di cellule urticanti, chiamate cnidociti, usate per difesa e cattura delle prede.) trasparente, fittamente punteggiato da macchie rosa-violetto e con lunghi e sottilissimi tentacoli rosati. È una delle meduse più temute del Mar Mediterraneo. Dromia personata, crostaceo (Il termine crostaceo si riferisce a un gruppo di animali invertebrati acquatici, come granchi, gamberi e aragoste, caratterizzati da un corpo segmentato ricoperto da un esoscheletro duro.) decapode (Decapode indica un ordine di crostacei che include gamberi, granchi e aragoste. Sono caratterizzati da dieci arti, di cui cinque paia di zampe.) detto “granchio facchino”. Il motivo di questo nome è solito trasportare sempre con sé un “bagaglio”. bagaglio serve a salvargli la vita, e il grosso “zaino scuro” che si porta dietro non assomiglia a una spugna, ma lo è. Questo abile facchino, infatti, è solito tagliare grossi frammenti di poriferi, posizionarli direttamente sul proprio dorso e rendersi dunque indistinguibile da eventuali predatori. E l'inganno del granchio facchino serve proprio a creare una “realtà alternativa” utile a nascondere il suo vero aspetto. Sebbene possa occasionalmente “indossare” conchiglie di bivalvi o tunicati (I tunicati sono animali marini invertebrati appartenenti al phylum dei cordati. Sono caratterizzati da un corpo molle ricoperto da una tunica protettiva e includono specie come le ascidie.), i poriferi sono indubbiamente il suo travestimento preferito. Pisa hirticornis tende a mascherarsi da alga o da antozoo (Gli *antozoi* sono una classe di cnidari che include coralli e anemoni di mare. Sono animali marini sessili, privi di fase medusoide, che vivono attaccati a superfici e spesso formano colonie.); Medorippe lanata preferisce tunicati (I tunicati sono animali marini invertebrati appartenenti al phylum dei cordati. Sono caratterizzati da un corpo molle ricoperto da una tunica protettiva e includono specie come le ascidie.) e uova di pesci cartilaginei; Maja crispata sceglie perlopiù alghe e sedimenti. Qualche volta vanno oltre i grandi classici e loro malgrado si adeguano ai tempi che corrono indossando costumi fatti da frammenti di plastica colorata. Octopus vulgaris, il polpo comune. si dice polpo, non polipo, poiché il polpo è un mollusco (Il termine *mollusco* indica un phylum di animali invertebrati dal corpo molle, spesso protetto da una conchiglia. Esempi comuni includono lumache, vongole e polpi.) cefalopode (Il termine cefalopode si riferisce a un gruppo di molluschi marini che include polpi, calamari e seppie. Sono caratterizzati da un corpo molle, una testa prominente e tentacoli dotati di ventose.), il polipo è uno cnidario (Il termine cnidario si riferisce a un phylum di animali marini invertebrati che include meduse, coralli e anemoni di mare. Sono caratterizzati dalla presenza di cellule urticanti, chiamate cnidociti, usate per difesa e cattura delle prede.) nella sua fase bentonica. Egli ha otto braccia, perché gli animali non hanno tentacoli, hanno solo braccia, strutture caratterizzate da una doppia fila di ventose che si estende per tutta la loro lunghezza e la cui funzione è sia deambulatoria (Maniera con cui si compie la locomozione) sia prensile. I tentacoli, invece, sono presenti in altri cefalopodi come seppie, totani e calamari, che ne hanno due (oltre a otto braccia), sono retrattili, solitamente più lunghi delle braccia, usati principalmente per cacciare e caratterizzati da ventose solo nella più larga porzione apicale. Epinephelus marginatus, la cosiddetta “cernia bruna”, un pesce che non ha bisogno di presentazioni perché è il sovrano di questi ambienti cupi. Ha una stazza non indifferente: può raggiungere il metro e mezzo di lunghezza e circa 60 chilogrammi di peso. Il fisico è tozzo e massiccio, non propriamente idrodinamico. è un pesce che non ama il nuoto, preferisce rimanere all'ombra della sua tana in attesa che una preda sbadata le passi vicino. Ha anche una longevità significante, può raggiungere i sessant'anni di vita. Avere una dimensione grande è una carta a doppio taglio, perché appena individuata non è difficile catturarla, basta sparare nella prossimità della tana. Le cernie (Le cernie sono pesci di grandi dimensioni appartenenti alla famiglia dei Serranidi. Vivono principalmente nei fondali marini rocciosi e sono noti per la loro carne pregiata.) brune sono pesci ermafroditi proterogini, cioè nascono femmine ma diventano maschi una volta raggiunta una certa età. Si tratta di un adattamento ampiamente diffuso in mare, Non è ancora chiaro a quale età avvenga la transizione, ma si ritiene che mediamente sopraggiunga tra i sette e i diciassette anni di età, equivalente a una taglia compresa tra i 52 e i 77 centimetri di lunghezza. Pterois miles il famigerato “pesce scorpione”. Questa specie potrebbe essere eletta a emblema della tropicalizzazione del Mar Mediterraneo. È un pesce tipico della barriera corallina, e il suo aspetto straordinariamente elegante è sempre associato ai variopinti ambienti tropicali. È bianco, attraversato da striature bruno- rossastre, i lunghi raggi delle pinne eretti come nobili vessilli. ha iniziato a visitarlo solo da pochi anni. È infatti una specie aliena originaria delle calde acque dell'Oceano Indiano e del Mar Rosso. Adora i paesaggi tropicali, e non aveva necessità di andarsene, ma siccome l'essere umano ha aperto il Canale di Suez e venne nel Mediterraneo. La prima segnalazione di questa specie nel Mar Mediterraneo risale al 1991, quando venne osservato lungo le coste israeliane. Era il primo tentativo di invasione, ma non andò a buon fine. Da allora è sparito per oltre vent'anni, per poi ricomparire in Libano nel 2012 e va a colonizzare ampie aree del Mediterraneo. fatto sta che oggi è diffuso quasi ovunque: a Cipro sono stati osservati aggregati con oltre settanta esemplari. Recentemente è arrivato nel Mar Adriatico, e più le acque continuano a riscaldarsi, più si spinge verso nord. è un vorace predatore di molte specie autoctone, alcune economicamente importanti anche per gli esseri umani, cresce molto velocemente e i giovanili si sovrappongono agli adulti per tutto l'anno, il che significa che ha periodi riproduttivi estesi. Ovviamente, nel Mediterraneo non ha predatori naturali, quindi può proliferare (Il termine proliferare significa aumentare rapidamente in numero o diffusione.) quasi indisturbato. Ma non finisce qui. Il pesce scorpione, infatti, è un pericolo anche per l'essere umano. Le lunghe e sottili spine che si sviluppano dalle pinne pelviche (Il termine pelviche si riferisce a tutto ciò che è relativo alla pelvi, la parte inferiore del tronco tra l'addome e le cosce.), anale e dorsale sono dotate di un veleno che rimane attivo per parecchie ore anche dopo la sua morte. La conseguenza è che si rivela potenzialmente pericoloso tanto per i subacquei che accidentalmente potrebbero sfiorarlo, quanto per i pescatori che, non riconoscendolo, lo potrebbero mettere sul mercato. Cladocora caespitosa, una specie endemica del Mar Mediterraneo nota come molto in “madrepora a cuscino”. Tuttavia, con i coralli tropicali ha tanto da avere un comune, primato: è l'unico corallo mediterraneo al cui interno sono presenti delle zooxantelle, cioè microscopiche alghe endosimbionti (Gli endosimbionti sono organismi che vivono all'interno di un altro organismo in simbiosi, in cui entrambi traggono benefici dalla convivenza.) appartenenti al genere Symbiodinium. In questo intimo rapporto il corallo trae beneficio dalle alghe, trovando nutrimento nei prodotti della loro fotosintesi, mentre le alghe si nutrono grazie ai composti derivanti dagli scarti metabolici del corallo. Oltre a essere zooxantellato, Cladocora caespitosa è una delle pochissime specie considerate ermatipiche, cioè in grado di sviluppare ampie colonie che, in casi eccezionali, possono ricoprire aree di centinaia di metri quadrati. Hermodice carunculata, polichete (I policheti sono vermi marini segmentati con numerosi setti (setole) sui loro segmenti. Sono una classe di anellidi e vivono sia in ambienti marini che in acqua dolce.) noto come “vermocane” o, in maniera autoesplicativa, “verme di fuoco”; le sue setole sono infatti molto urticanti, un problema non indifferente anche per gli esseri umani. Favorito dalla meridionalizzazione delle acque del Mar Mediterraneo, il verme di fuoco è risalito sempre più a nord. Eppure in questo caso non si tratta di una specie aliena, ma di un “invasore autoctono” che inizialmente aveva trovato condizioni ideali solo nelle acque mediterranee più meridionali. può arrivare a 30 centimetri. la grande voracità e le setole che fungono da deterrente per eventuali predatori sono una minaccia per la biodiversità. Owenia fusiformis, polichete (I *policheti* sono vermi marini segmentati con numerosi setti (setole) sui loro segmenti. Sono una classe di anellidi e vivono sia in ambienti marini che in acqua dolce.) tipico dell'ambiente sabbioso che vive in tubi parzialmente infossati costituti da muco e sabbia elegantemente agglutinata (Agglutinata significa "unita" o "attaccata" in un insieme. Ad esempio, può riferirsi a particelle che si uniscono.), con i granelli disposti in maniera così ordinata che sembrano tegole su un tetto. Come un abile mosaicista, questo verme è in grado di selezionare i granelli più adatti per creare piccole opere d'arte in cui andare a vivere. E se trova le condizioni adeguate può formare vere e proprie facies, cioè zone in cui è così abbondante da modificare la struttura dell'ambiente in cui costruisce i suoi numerosi tubi. In tal caso può arrivare a superare le migliaia di individui per metro quadro. Solea solea, il suo nome scientifico richiama proprio il suo aspetto: la parola solea, infatti, indica la suola delle scarpe. L'ordine a cui appartengono, Pleuronectiformes, cioè “a forma di Pleuronectes” (parola a sua volta formata dai termini di derivazione greca pleura, “lato”, e nekton, “nuotatore”), racchiude numerose specie note come “pesci piatti”, mentre la sua etimologia è un richiamo alla loro capacità di nuotare su un lato. appena nascono sono pesci “normali”, con gli occhi posizionati ai lati della testa, ma dopo poche settimane le larve si accorgono di essere già invecchiate. Alle sogliole accade una casa strana, cioè l'occhio sinistro migra sul lato destro del corpo, cioè quello che sarà sempre rivolto verso l'alto e che svilupperà una colorazione simile ai granelli di sabbia. II lato rivolto verso il basso, viceversa, rimane depigmentato (Depigmentato significa privo di pigmento o colore. Si usa per descrivere una pelle o una superficie che ha perso il suo colore naturale.), tanto nessuno lo vede mai, quindi sarebbe stato inutile spendere energie per sviluppare una colorazione anche lì. Non avendo altre tecniche per difendersi da eventuali predatori, la sogliola può fare affidamento solo sulla sua colorazione criptica e sugli scatti improvvisi, spesso accompagnati da repentini cambi di direzione. Chelidonichthys lucerna, pesce noto come “gallinella”, ma riscontrabile anche in altre specie appartenenti alla famiglia Triglidae. Egregiamente utilizzati con finalità sensoriali per poter scovare eventuali prede nascoste nella sabbia, sembra che tali raggi ossei “locomotori” esercitino una forza tale da permettergli effettivamente di camminare sul substrato perché usa tre paia di raggi delle pinne pettorali per potersi muovere agevolmente sul substrato, e c'è addirittura chi ritiene che una conoscenza più adeguata di questi pesci possa aiutare a comprendere meglio l'evoluzione della locomozione bentonica (Bentonica si riferisce agli organismi che vivono sul fondo marino o in prossimità di esso, come alcuni pesci, invertebrati e piante acquatiche.). le pinne pettorali “normali” si aprono a ventaglio, mostrando tutto il loro splendore. Sembrano rotondeggianti e variopinte ali di farfalla bordate da un margine blu elettrico, e si estendono fino alla pinna anale. Una colorazione così appariscente non è però un inutile vezzo avendola mostrata in un momento di potenziale pericolo, potrebbe far pensare a un comportamento deimatico, cioè l'esibizione improvvisa di una colorazione particolarmente appariscente che, cogliendo di sorpresa il potenziale predatore, permette alla preda di fuggire. A proposito, il suo nome comune non è dovuto alla capacità di “volare” sopra la sabbia, né alle pinne che possono ricordare ali, ma al suo “verso”. Già, perché a questo pesce non basta saper camminare, né avere delle grosse “ali di farfalla” al posto delle pinne. La gallinella, contraendo rapidamente la muscolatura in prossimità della vescica natatoria (Natatoria si riferisce a tutto ciò che è relativo al nuoto o alla capacità di nuotare.), è in grado di emettere sommessi brontolii che ricordano il chiocciare di una gallina. Noti soprattutto ai pescatori quando tirano fuori dall'acqua questo pesce, sembra che questi suoni possano essere utilizzati dalle gallinelle durante la competizione per il cibo, come riscontrato in altre specie simili. intorno a 25 metri di profondità compare in tutto il suo splendore una rigogliosa prateria di Posidonia oceanica. Le sue lunghe foglie verdi sono leggermente orientate nel verso della corrente, come cespugli mossi dal vento. La sua grande rilevanza sta anche nel fatto che sia endemica di questo mare: ovvero, la si può trovare solo ed esclusivamente qui, perché altrove non ci sono le condizioni di sopravvivenza. Pinna nobilis, il più grosso bivalve mediterraneo, che arriva a sfiorare il metro di lunghezza. Nota anche come “nacchera”, è una specie endemica di questo bacino ed è ormai sempre più rara, tanto da essere classificata dalla IUCN come in pericolo critico di estinzione. Le minacce che deve subire non sono legate solo all'uomo, ma anche a un microscopico parassita che sta decimando intere popolazioni di Pinna nobilis il protozoo (I protozoi sono organismi unicellulari e microscopici che vivono in ambienti acquatici o umidi. Possono muoversi e nutrirsi in modo autonomo e si riproducono per divisione cellulare.) Haplosporidium pinnae. Questo piccolissimo organismo è in grado di colonizzare l'apparato digerente del mollusco, causandone una debilitazione (La *debilitazione* è il processo di diventare più debole o meno resistente, spesso a causa di malattia, fatica o mancanza di nutrizione.) tale da rendergli difficile la chiusura delle valve e la conseguente difesa dai potenziali predatori, fino a causarne la morte. Briozoo (I briozoi sono piccoli animali acquatici coloniali che vivono attaccati a superfici come rocce o alghe. Formano colonie composte da individui simili che collaborano per alimentarsi e difendersi.) Electra posidoniae, un invertebrato che edifica direttamente sulle foglie di Posidonia le sue colonie che, nella forma, ricordano piccole e fragili catenine. Sono infatti costituite da file di cellette, ognuna delle quali ospita un polipide (Un polipide è una piccola colonia di polipi, come quelle che formano i coralli. Ogni polipide è un individuo che si sviluppa a partire da un altro polipo e contribuisce alla struttura complessiva della colonia.) dotato di una corona di tentacoli con cui filtra le particelle organiche e le microalghe. questa specie perde le foglie. Quelle più vecchie, che mediamente hanno tra i cinque e gli otto mesi, è facile riconoscerle perché non sono più verdi, bensì marrone scuro. Anche se morte, non smettono di sostentare la vita: è proprio dai loro accumuli che si originano le banquette che si possono osservare in spiaggia. Essendo una pianta, questa specie è dotata di fusti rizomatosi (La rizomatosi è una condizione in cui si sviluppano eccessivamente i rizomi, ovvero fusti sotterranei che crescono orizzontalmente sotto il terreno, tipici di alcune piante. In medicina, il termine può riferirsi a una crescita anomala di strutture simili a rizomi nel corpo.) e radici. Più la prateria cresce, più rizomi e radici diventano articolati, intersecandosi tra loro e formando una fitta rete in grado di intrappolare grandi quantitativi di sedimento, dando vita a una struttura terrazzata chiamata matte. Sebbene la sua crescita verticale sia lenta, la longevità delle praterie fa sì che questi complessi intrecci possano raggiungere il metro di spessore. È proprio in questo accumulo di sedimento e di materia organica che si sviluppa una ricchissima fauna costituita da molluschi, crostacei, policheti, echinodermi (Gli echinodermi sono un phylum di animali marini, come stelle marine, ricci di mare e cetrioli di mare. Hanno una simmetria radiale e una pelle spesso spessa e coriacea.) e da una moltitudine di altri animali che amano vivere all'interno di questo soffice substrato. Alpheus dentipes, un gamberetto di pochi centimetri che spara direttamente dalla chela. Noto come “gambero pistolero”, o “gambero schioccatore”, deve la sua fama a una caratteristica che condivide con altre specie della famiglia Alpheidae: ha una chela molto più grande dell'altra che presenta un particolare meccanismo di scatto, che produce un forte schiocco nel momento in cui questa viene rapidamente chiusa. Il motivo per cui “spara” è proprio quello che ci si aspetterebbe: serve principalmente a stordire le possibili prede o a disorientare i potenziali predatori grazie alla combinazione del suono che produce e della pressione che genera in acqua. Altre specie non si limitano a qualche colpo di avvertimento, ma usano il bazooka! È il caso dell'atlantico Alpheus heterochaelis, in grado di chiudere la chela a quasi 110 chilometri all'ora, generando un getto d'acqua così potente da produrre bolle di cavitazione ed emettendo un suono di circa 210 decibel. Nel 2017, lungo le coste pacifiche di Panama, è stata infatti rinvenuta e descritta una nuova specie denominata Synalpheus pinkfloydi, in onore, ovviamente, dei Pink Floyd. Il suo forte schiocco non ricorda le melodie della band britannica e, come specificato dagli autori, il nome non ha “motivazioni acustiche”, ma deriva dallo psichedelico colore rosso- rosa shocking della sua chela. A oggi la specie sembra limitata alle coste occidentali dell'Oceano Pacifico. Caulerpa cylindracea è un'alga tropicale originaria delle coste australiane che è penetrata nel Mar Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, con la prima osservazione in Libia nel 1990. Questa alga può invadere aree di prateria marina danneggiata, rendendo difficile la riconquista del territorio da parte di Posidonia. I talli di Caulerpa cilindracea faticano a penetrare le praterie fitte, e l'oscurità può limitare la sua crescita. Le comunità microbiche nel sedimento possono ostacolare la sua avanzata, mentre l'alga trova terreno fertile dov’ è già presente. Inoltre, alcuni pesci come il Diplodus sargus o “sarago maggiore” accumulano caulerpina, una sostanza tossica prodotta dall'alga, che provoca disturbi e rende la carne immangiabile. Questo fenomeno di biomagnificazione (La biomagnificazione è il processo per cui le sostanze tossiche, come i pesticidi o i metalli pesanti, si accumulano nei tessuti degli organismi lungo la catena alimentare, aumentando in concentrazione man mano che si sale nella catena.) si estende anche a pesci che predano molluschi ed echinodermi (Gli echinodermi sono un phylum di animali marini, come stelle marine, ricci di mare e cetrioli di mare. Hanno una simmetria radiale e una pelle spesso spessa e coriacea.) contaminati. La Posidonia è una pianta fanerogama (Fanerogama si riferisce a una pianta che produce fiori e semi visibili. Sono piante con fiori ben sviluppati, come le angiosperme e le gimnosperme.) marina con fiori ermafroditi (Gli *ermafroditi* sono organismi che possiedono sia organi riproduttivi maschili che femminili. Questo permette loro di produrre sia spermatozoi che ovuli, e quindi di riprodursi senza la necessità di un partner di sesso opposto.) impollinati principalmente tramite idrogamia (L'idrogamia è un tipo di impollinazione in cui il polline viene trasportato dall'acqua. Questo processo avviene principalmente in piante acquatiche.). Alcune piante marine, come Thalassia testudinum, sono impollinate attivamente da piccoli crostacei e anellidi policheti (I policheti sono vermi marini segmentati con numerosi setti (setole) sui loro segmenti. Sono una classe di anellidi e vivono sia in ambienti marini che in acqua dolce.). I fiori di Posidonia producono "olive di mare", frutti galleggianti che, dopo la decomposizione della parte carnosa, rilasciano i semi che germinano se le condizioni ambientali sono favorevoli. Il limite infralitorale di Posidonia varia con la trasparenza dell'acqua.