Le pozze di scogliera e l'ambiente intertidale - Capitolo 3 PDF

Summary

Questo capitolo esplora le pozze di scogliera e l'ambiente intertidale, descrivendone le caratteristiche e la biodiversità. Vengono descritte diverse specie di organismi marini, come alghe e crostacei, e vengono analizzati i loro adattamenti all'ambiente marino.

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LE POZZE DI SCOGLIERA E L’AMBIENTE INTERTIDALE CAPITOLO 3 Qui troviamo molte eterogenee e variegate, alcune più resistenti e altre meno. (appunto sono piene di spaccature profonde, ma dentro di esse brulica la vita di microcosmi variegati.) Qui le piccole pozze sono rifornite...

LE POZZE DI SCOGLIERA E L’AMBIENTE INTERTIDALE CAPITOLO 3 Qui troviamo molte eterogenee e variegate, alcune più resistenti e altre meno. (appunto sono piene di spaccature profonde, ma dentro di esse brulica la vita di microcosmi variegati.) Qui le piccole pozze sono rifornite dalle onde che, infrangendosi sugli scogli, assicurano il necessario ricambio d’acqua e una costante ossigenazione. Nei mesi caldi, la vita è molto complicata, poiché le pozzanghere si asciugano molto più facilmente e soprattutto con il mare calmo non avverrà il ricambio d’acqua. Anche il PH può subire delle marcate oscillazioni e rendono le pozze ancora più complicate. Ma tutto ciò, ha conseguenze a livello organolettico, (relativo alla percezione degli organi di senso) l’odore non è ottimo e il colore altrettanto. Tra le pozze di scogliera ci sono anche le ibride, ciò troppo poco salate per essere acqua dolce, troppo poco salate per essere marine, ciò è positivo per molte specie. Questa “mitigazione” fra dolce e salato avviene grazie all’acqua piovana che crea così un’acqua salmastra, adatta a quei animali che non tollererebbero quelle marine. Tra queste spiccano le larve dei ditteri chironomidi. Piccoli insetti che da adulti assomigliano alle zanzare. Altre pozze invece che sorgono in depressioni rocciose più vicine al livello del mare, vengono rifornite dalle maree. Nel Mediterraneo l’escursione di maree varia dai 30 ai 50 centimetri, l’area che ricade in questo range si chiama: zona intertidale o piano mesolitorale. Un organismo che va a colonizzare ha tre benefici: 1) è più protetto rispetto a chi vive in mare aperto. 2) non rischia l’essiccamento 3) può sfruttare anche gli eventuali apporti di cibo che gli possono arrivare via terra. In questi luoghi ci vivono i benthos. Sono una categoria ecologica che non è una grande nuotatrice, alloro volta si dividono in zoobenthos(animali) fitobenthos(vegetali). Ulva lactuca o “lattuga di mare”, è una clorofita (cioè alga verde) molto comune nel Mediterraneo, è molto usata in cucina, siccome è molto gustosa. È slargata, sottile e lucida. Questa specie si è sviluppata lungo il perimetro della pozza. Sotto di lei si trova Dictyota dichotoma. È un’alga bruna costituita da strette lamine che si dividono dicotomicamente. (uno stile di ramificazione) Palaemon elegans o “gambero radiografia”, un piccolo gambero tipico di questi ambienti. Il corpo è segnato da sottili striature nere, invece gli arti presentano un delicato bandeggio giallo e celeste. Gambero radiografia perché il suo corpo è trasparente. Evidenzia gli organi interni. È un crostaceo (fa parte del gruppo degli invertebrati) detritivoro (gli organismi che si cibano dei materiali organici in decomposizione provenienti da tutti i livelli della catena alimentare di pascolo (piante e animali) e che sfruttano l'energia contenuta in questi materiali). Questi gamberi hanno due passatempi, mangiare tanto e fare tanto sesso, la prole di questi gamberi è uno scuro ammasso di uova. Eriphia verrucosa anche detto “favolo” o “pelosa”, è uno dei granchi più grandi che ci sono nelle coste Mediterranee. Ha il corpo marrone e gli arti fittamente coperti di ispide (con numerosi elementi rigidi e pungenti) setole lo rendono quasi indistinguibile rispetto alle rocce circostanti, un ottimo mimetismo criptico (misterioso o segreto), possiede il dattilo, cioè il dito mobile della chela ottimo per difendersi ed attaccare. È un predatore di echinodermi (tipo di invertebrati) e gasteropodi (Classe di Molluschi ricchissima di forme terrestri, fluviali) e ovviamente anche di pesci e alghe e occasionalmente anche i crostacei. Sacculina eriphia è un parassita di Eriphia verrucosa, egli è piccolo e temibile ed entra dentro l’ospite quando è ancora allo stadio larvale, cresce dentro di lui e poi fuoriesce dal suo corpo. Il cirripede (un gruppo di crostacei marini appartenenti alla sottoclasse Cirripedia. I cirripedi sono caratterizzati dal fatto che vivono attaccati a superfici dure come rocce, navi, e persino altri animali marini, come balene e tartarughe.) è infatti subdolamente perfetto: allo stadio larvale si fissa sul carapace del granchio, quindi inizia a sviluppare una fitta rete di strutture simili a radici chiamate “interna”, che si diramano dentro lo sfortunato ospite. A maturazione gli interna fuoriescono dall'addome del granchio sotto forma di una massa sacciforme (a forma di sacco) denominata “externa”, che altro non sono che gli organi riproduttivi del parassita. Queste strutture sono localizzate proprio nella zona in cui si trovano gli organi riproduttivi del granchio. il parassita castra l'ospite, trattamento riservato sia ai maschi sia alle femmine. Però con i maschi osa di più: modifica il loro sistema ormonale, causandone la femminilizzazione. Le conseguenze non si limitano al cambio di sesso dei maschi: Sacculina ne influenza il comportamento alimentare, portandoli a mangiare più del dovuto ma altera anche la riproduzione e chiaramente la stessa sopravvivenza dell'ospite. È un parassita più comune di quanto si possa immaginare, e si stima che il 4.5 per cento dei maschi e il 2.6 per cento delle femmine di Eriphia verrucosa vivano con questo scomodo marsupio sull'addome. Littorina saxatilis un gasteropode (Classe di Molluschi ricchissima di forme terrestri, fluviali) che ha un triste record: è il primo alieno osservato nel Mar Mediterraneo. una specie originaria delle coste atlantiche settentrionali che già secoli fa ha tentato la colonizzazione Mediterraneo. Osservata per la prima volta nel 1792 nella laguna di Venezia da Giuseppe Olivi, si ritiene sia stata introdotta passivamente dalle navi commerciali che giungevano in laguna da ogni parte del mondo, talvolta trasportando inaspettati “clandestini”. È passato un quarto di millennio da quando è stata introdotta, ma il Mediterraneo non fa per lei, troppo salato e termicamente poco stabile e con troppa competizione. Echinolittorina punctata. è diffusa nell'Oceano Atlantico, vive di norma sulle coste occidentali dell'Africa, e il suo passaggio attraverso lo Stretto di Gibilterra è un fenomeno naturale, indipendente dalle attività dell'essere umano. È una specie termofila, cioè diffusa solo in ambienti in cui le temperature sono elevate. Inizialmente presente soprattutto lungo le calde coste africane e nei settori più meridionali del Mediterraneo, negli ultimi anni sta colonizzando nuove aree geografiche sfruttando il riscaldamento climatico e la conseguente tropicalizzazione del Mediterraneo. Ciò significa che non è più relegato ai Paesi meridionali, ma sta ampliando il suo areale verso settentrione, diventando sempre più comune anche in Italia. Chthamalus stellatus o “dente di cane” crostaceo tipicamente sessile, cioè saldamente ancorato al substrato, facilmente osservabile nella fascia intertidale. Se le condizioni sono a loro favorevoli, possono ricoprire aree molto ampie degli scogli emersi, costituendo fitti popolamenti sommersi solo durante l'alta marea. In sostanza sono “gamberi” stesi sul dorso e protetti da una solida armatura carbonatica prodotta da loro stessi. Come tutti i cirripedi, (un gruppo di crostacei marini appartenenti alla sottoclasse Cirripedia. I cirripedi sono caratterizzati dal fatto che vivono attaccati a superfici dure come rocce, navi, e persino altri animali marini, come balene e tartarughe.) non potendo muoversi alla ricerca di cibo, hanno sviluppato un adattamento vincente: presentano appendici modificate, i cirri appunto, con i quali captano le particelle di cibo sospese in acqua. Finché puoi cercare attivamente il partner, non è difficile accoppiarsi. Se non è possibile si riproducono tramite fecondazione interna, ma l'atto ha non poche complicazioni. Loro hanno un pene enorme, il più grande del regno animale in rapporto al corpo. In alcune specie può infatti arrivare a otto volte la lunghezza dell'intero animale. Sono animali ermafroditi, cioè ogni individuo può agire sia come maschio sia come femmina, quindi l'enorme organo copulatore (organo che serve per l’inseminazione) viene esteso fino a raggiungere il vicino di scoglio. Se non c'è nessun partner si usa l'autofecondazione. Poco soddisfacente e dal risultato non garantito, ma necessaria per cercare di diventare genitori. Il cirripede (un gruppo di crostacei marini appartenenti alla sottoclasse Cirripedia. I cirripedi sono caratterizzati dal fatto che vivono attaccati a superfici dure come rocce, navi, e persino altri animali marini, come balene e tartarughe.) Semibalanus balanoides, ampiamente diffuso lungo le coste rocciose dell'Oceano Atlantico, ha un pene ricoperto da una spessa cuticola che lo rende molto più resistente. gli permette di accoppiarsi in condizioni particolarmente disagevoli, resistendo anche al forte moto ondoso. In alcune specie, però, la virilità dura poco: ci sono cirripedi il cui enorme pene tende a degenerare nelle settimane successive all'accoppiamento, per poi riformarsi nella stagione successiva. Sembra infatti che in termini energetici sia meno dispendioso ricreare un pene da usare solo nel periodo in cui ci si deve accoppiare che mantenerlo tutto l'anno. Dopo avere prodotto qualche migliaio di uova, queste vengono trattenute fino alla schiusa. Da ogni uovo fuoriesce una larva chiamata nauplius, la quale viene lasciata in balia del mare. È una microscopica larva a vita planctonica, quindi non può opporsi alle correnti nuotando attivamente. Se riesce a sopravvivere arriva a un altro stadio larvale chiamato cypris. Ora ha due sottili valve affusolate dalle quali fuoriescono gli arti. Si preparano all'ultima fase, la più complicata. Bisogna innanzitutto sperare di trovare un substrato adeguato, ma se le correnti le hanno già portate alla deriva il loro destino è segnato. Se sono riuscite a scampare ai predatori, se i movimenti del mare non le hanno trasportate altrove, se hanno trovato cibo durante queste prime fasi vitali, se riescono a trovare un substrato adeguato e se questo substrato sorge in condizioni ambientali adatte, allora possono iniziare la loro ultima metamorfosi. Scoglio adatto, la larva vi si adagia dorsalmente e inizia la sua metamorfosi, la sua muscolatura comincia a degenerare e ne sviluppa una più adatta alla nuova condizione vitale, il torace ruota, i muscoli delle antenne si contraggono, il corpo si innalza, viene persa la cuticola tipica della fase larvale e le appendici toraciche si modificano, assumendo l'aspetto di fitti pettini. La prima parte del loro ciclo vitale conducendo vita planctonica, mentre l'adulta bentonica. Coryphoblennius galerita o “bavosa galletto”, blennide (aggettivo di blennie sono piccoli pesci marini o d'acqua dolce, caratterizzati da un corpo allungato e spesso schiacciato lateralmente.) comune nel Mar Mediterraneo che tipicamente vive in ambiente intertidale. a causa di un'appendice dermica (tutto ciò che è relativo alla derma, ovvero alla pelle o agli strati più profondi della pelle.) frangiata (una serie di frange, ovvero bordi irregolari o segmentati, spesso formati da sottili strisce o ciuffi.)e varie appendici filiformi (forma allungata) poste sul capo che ricordano la cresta di un gallo. Il suo “superpotere” risiede nella straordinaria capacità di sopravvivere diverso tempo fuori dall'acqua sfruttando i vasi sanguigni più superficiali che si trovano in corrispondenza del capo, grazie ai quali può respirare in ambiente emerso. I suoi adattamenti, però, non riguardano solo la respirazione, ma anche la vista: presenta infatti considerevoli modifiche della cornea che proteggono gli occhi dall'essiccamento e nel contempo gli permettono di avere una buona vista sia dentro sia fuori dall'acqua. Vivendo a cavallo tra due mondi, questo pesce si è dovuto adattare a cercare cibo direttamente in questo ambiente mutabile, diventando un predatore proprio di cirripedi, (un gruppo di crostacei marini appartenenti alla sottoclasse Cirripedia. I cirripedi sono caratterizzati dal fatto che vivono attaccati a superfici dure come rocce, navi, e persino altri animali marini, come balene e tartarughe.) ai quali strappa voracemente i caratteristici cirri appena vengono estroflessi. (il momento in cui un organo si estende o ruota) Actinia equina o “pomodoro di mare”, è dovuto proprio alla marcata somiglianza con un pomodoro. Tipicamente intertidale, questo globoso (a forma di sfera) esemplare ha assunto tale aspetto per trattenere l'umidità ed evitare di essiccarsi durante il periodo di emersione. Non dovendo trattenere l'umidità, possono sfoggiare il loro abito più bello, fatto di corti tentacoli rosati che, come una corona, circondano la grossa bocca. La bocca: il loro elegante aspetto, in realtà, è sinonimo di morte per molti animali che si troveranno a nuotare nei paraggi; i loro morbidi tentacoli sono armi letali sempre cariche, pronte a sparare alle sfortunate prede. Actinia equina possiede gli cnidociti, cellule contenenti organi urticanti noti come "cnidocisti". sono dotate di un microscopico filamento sensorio, lo cnidociglio, che, se stimolato, aumenta la pressione nella capsula facendola esplodere, e sparando verso l'esterno un filamento rivestito di minuscole spine. Quando la cnidocisti non è stimolata, il filamento è avvolto a spirale all'interno della capsula, ma se disgraziatamente viene fatto scattare, il microscopico arpione si conficca nella preda, rilasciando un veleno in grado di paralizzarla o ucciderla.

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