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Emanuela Santoro - Salute e prevenzione Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22...

Emanuela Santoro - Salute e prevenzione Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 1 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione Indice 1. CONCETTO DI SALUTE........................................................................................................... 3 2. PREVENZIONE....................................................................................................................... 4 2.1 PREVENZIONE PRIMARIA............................................................................................................................................. 4 2.2 PREVENZIONE SECONDARIA......................................................................................................................................... 4 2.3 PREVENZIONE TERZIARIA............................................................................................................................................. 5 3. MALATTIE NON INFETTIVE.................................................................................................... 7 4. CAUSE E FATTORI CAUSALI................................................................................................... 9 4.1 CAUSE BIOLOGICHE.................................................................................................................................................... 9 4.2 CAUSE CHIMICHE....................................................................................................................................................... 9 4.3 CAUSE FISICHE........................................................................................................................................................ 10 4.4 FATTORI CAUSALI..................................................................................................................................................... 10 4.5 FATTORI DI RISCHIO.................................................................................................................................................. 12 4.6 FATTORI PROTETTIVI................................................................................................................................................. 13 4.7 MALATTIE MONOCAUSALI E PLURICAUSALI.................................................................................................................... 13 5. EDUCAZIONE SANITARIA.................................................................................................... 14 5.1 INTERVENTO DI EDUCAZIONE SANITARIA....................................................................................................................... 14 BIBLIOGRAFIA............................................................................................................................ 16 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 2 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione 1. Concetto di salute Il concetto di salute formulato nel 1948 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è ancora oggi alla base della definizione ufficiale del termine "salute". La definizione formulata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è da più di 50 anni la seguente: "La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità". Questa definizione ha portato in primo piano i fattori culturali e psichici e l’ambiente sociale e politico. Nel corso degli anni il mondo scientifico ha avuto modo di rielaborare ed approfondire questo concetto. Nel 1966 A. Seppilli, introduceva alcuni elementi che offrivano una chiave di lettura innovativa del concetto di salute: “La salute è una condizione di armonico equilibrio, fisico e psichico, dell’individuo, dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale”. Le parole “armonico equilibrio” all’interno della definizione da una dimensione dinamica alla salute. L’equilibrio diventa una costante giocata tra interno, la capacità di controllo, ed esterno, la situazione favorevole o sfavorevole dell’ambiente reale o percepita. Il mantenimento dello stato di salute è affidato alla medicina che può essere di tue tipi preventiva o curativa. L’igiene è un ramo della medicina, con netto orientamento verso quella preventiva, che ha come fine :“ Il mantenimento inalterato dello stato di salute, fisico e mentale, di un individuo fino al termine del suo ciclo vitale” che mira alla salvaguardia dello stato di salute e al miglioramento delle condizioni somatiche e psichiche, mediante lo studio e il suggerimento delle misure di protezione sanitaria dei singoli individui e delle popolazioni, con riferimento, per quest’ultima, a tutte quelle condizioni ambientali (lavoro, urbanizzazione, inquinamenti, trasporti) che coinvolgono problemi di natura sanitaria. L’igiene attraverso il potenziamento dei fattori utili alla salute e l’allontanamento o la correzione dei fattori responsabili delle malattie, tende a conseguire il miglior stato di benessere possibile dei singoli e della collettività. L’igiene agisce in due modi: 1. Promuovendo la salute con l’introduzione di fattori protettivi e il potenziamento dei sistemi di difesa dell’organismo. 2. Evitando o correggendo i fattori di rischio. Poggia su tre principali pilastri disciplinari: – Epidemiologia – Prevenzione delle malattie – Programmazione sanitaria. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 3 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione 2. Prevenzione La prevenzione può essere definita come un insieme di attività, interventi ed opere attuati con il fine prioritario di promuovere e conservare lo stato di benessere ed evitare l'insorgenza delle malattie. Qualora ciò non sia possibile, interrompe- re o limitare, almeno, la progressione delle malattie stesse, migliorandone l'esito ed evitando comunque la comparsa di complicanze tardive. In relazione al diverso tipo e grado di finalità perseguibili e dai differenti mezzi che possono essere usati per il loro consegui- mento si distinguono, usualmente, tre livelli di prevenzione: Primaria, Secondaria e Terziaria. 2.1 Prevenzione primaria Comprende tutti gli interventi destinati ad ostacolare l’insorgenza della malattia nella popolazione, combattendo le cause e i fattori predisponenti. Si attua attraverso:  progetti mirati di educazione alla salute;  profilassi immunitaria;  interventi sull’ambiente per eliminare o correggere le possibili cause delle malattie;  interventi sull’uomo per rilevare e correggere errate abitudini di vita (es. fumo);  individuazione e correzione delle situazioni che predispongono alla malattia (es. obesità). 2.2 Prevenzione secondaria Comprende tutte le misure destinate ad ostacolare l’aumento del numero di casi di una malattia nella popolazione, riducendone la durata e la gravità. Ha come obbiettivo l’individuazione precoce dei soggetti ammalati o ad alto rischio per poter ottenere la guarigione o impedirne l’evoluzione. Lo strumento essenziale è la diagnosi precoce rivolta a persone ritenute a rischio. Gli interventi di prevenzione secondaria rivolti a gruppi di popolazioni sono definiti screening. L’esempio più significativo è costituito dagli screening condotti per la diagnosi precoce dei tumori alla mammella tra la popolazione femminile fra i 40 ed i 70 anni. La diagnosi precoce è fondamentale perché rende ancora attuabili interventi terapeutici in grado di condurre alla guarigione. Lo SCREENING, è una tecnica di ricerca e selezione degli ammalati in fase preclinica. Il test di rapida esecuzione atto a identificare, seppur in modo presunto, una patologia o Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 4 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione un'anomalia funzionale non riconosciute in un determinato soggetto sino a quel momento. Lo screening- test, non essendo una procedura diagnostica, si prefigge solamente lo scopo di distinguere i soggetti apparentemente sani da quelli probabilmente malati o con alterazioni in una specifica funzione biochimica; esso rappresenta quindi una forma di prevenzione (secondaria), nel senso che offre l'opportunità di evidenziare sia eventuali segnali precoci di una malattia già presente ma non ancora sintomatica, sia la presenza di fattori di rischio relativi a una specifica patologia. Nel primo caso lo scopo è quello di effettuare una terapia precoce verso una patologia che non ha ancora manifestato i segni clinici. Il secondo obiettivo raggiungibile consiste nella possibilità di agire sui fattori di rischio individuati dallo screening-test, riducendo la probabilità di insorgenza della patologia (per esempio individuazione dei soggetti ipertesi, al fine di ridurre il rischio di infarto del miocardio). Il test può essere condotto su di un'intera popolazione (screening-test di massa) oppure su un ridotto numero di persone le quali, durante un determinato momento della vita, presentano condizioni di rischio elevato per una determinata patologia (screening-test selettivo). In questo contesto di prevenzione, sempre più importanza va assumendo lo screening-test tumorale per la diagnosi precoce di neoplasie, l'individuazione di situazioni precancerose e di comportamenti a rischio. Il test, eseguito a precisi intervalli di tempo, può riuscire a scoprire la neoplasia quando è ancora in fase iniziale, e quindi curabile, con buoni risultati di sopravvivenza dei pazienti. Attualmente gli screening-test tumorali che svolgono un efficace lavoro di prevenzione sono quelli per il tumore della mammella mediante mammografia e delle neoplasie maligne della cervice mediante Pap-test. 2.3 Prevenzione terziaria Comprende tutte le misure che hanno lo scopo di controllare l’andamento di malattie croniche per evitare o limitare la comparsa di complicazioni e di esiti invalidanti. Viene applicata quando la patologia è già in atto per evitare complicazioni e la cronicizzazione della malattia. Richiede un insieme di interventi e strutture molto diversi. Gli strumenti fondamentali della prevenzione terziaria sono la terapia e soprattutto il recupero e la riabilitazione negli aspetti medico, psicologico, sociale e professionale. Es. somministrazione di cure e farmaci, attività riabilitative fisioterapiche con lo scopo di:  ottimizzare le capacità residue dell’anziano;  migliorare la qualità di vita del paziente;  prevenire ulteriori complicazioni. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 5 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione Malattia e prevenzione 1 inizio 2 sintomi 3 cure 4 Fine (?) tempo Ritardo diagnostico Prima che la malattia Quando la malattia è Dopo che la malattia è stata abbia inizio cominciata, ma non ci sono curata possiamo possiamo agire per ancora i sintomi, possiamo agire per EVITARE LE EVITARE la malattia. agire per SCOPRIRE SEQUELE della malattia (es.: In questa fase PRECOCEMENTE la malattia. la riabilitazione dopo un facciamo E’ la prevenzione infarto). prevenzione SECONDARIA. E’ la prevenzione PRIMARIA TERZIARIA. Ricordiamo il concetto di RITARDO DIAGNOSTICO. Quando la malattia è cominciata, ma non ci sono ancora i sintomi, possiamo agire per SCOPRIRE PRECOCEMENTE la malattia: questa è la prevenzione SECONDARIA. Quando i sintomi sono presenti, ma vengono trascurati o ignorati, si rischia di avere la diagnosi in ritardo, e quindi di cominciare le cure quando la malattia ha già fatto molti danni, oppure quando essa è diventata irreversibile. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 6 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione 3. Malattie non infettive Anche se è facile comprendere intuitivamente il significato del termine 'malattia', si rivela assai difficile, se non impossibile, darne una definizione formale del tutto soddisfacente. Le definizioni della malattia si riducono spesso a un circolo vizioso (affermando che essa è il contrario della salute) o presuppongono un punto di vista particolare e parziale sull'essenza dei fenomeni morbosi. Si dice anche che la malattia sia la perturbazione dei processi normali all'interno di un organismo, lo svolgimento anormale delle funzioni vitali. Il difetto di una definizione di questo tipo consiste nell'indeterminatezza del concetto di normalità. Se si considera come 'normale' ciò che è più frequente o ciò che è regolare, conforme alle leggi, la definizione sopra indicata non è valida. In una data popolazione, la malattia può essere più frequente della salute; i processi patologici non sono meno sottoposti a leggi naturali di quanto lo siano i processi fisiologici. In campo biologico, tuttavia, il concetto di norma comporta anche il senso di conformità a uno stato ideale d'esistenza. Si può immaginare che per ogni organismo esista una 'norma' intesa come realizzazione di un progetto biologico. La malattia sarebbe quindi la deviazione da questo ideale, variabile secondo la filogenesi, l'ontogenesi, le condizioni fisiche dell'ambiente e anche la situazione sociale. Comunque sia è difficile e talvolta addirittura impossibile fissare il punto in cui le variazioni fisiologiche divengono cambiamenti patologici. Si dice anche che la malattia sia una lesione delle strutture organiche. È solo parzialmente vero, in quanto la malattia non è soltanto questa lesione, ma anche e soprattutto la reazione dell'organismo nel suo complesso a questa lesione. La malattia è un aspetto dell'esistenza: esprime la lotta dell'organismo per conservare l'equilibrio dinamico del suo ambiente interno e delle sue relazioni con l'ambiente esterno. Si ritorna così al concetto di norma biologica, vale a dire di salute ideale. Nonostante la coppia malattia/salute non sia simmetrica, i due termini sono solidali e non si potrebbe definire l'uno senza presupporre la definizione dell'altro. È quindi interessante ricordare qui la definizione di salute che è stata ufficialmente formulata nel preambolo dell'atto costitutivo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità: "La salute è lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale che non consiste soltanto nell'assenza di malattia o infermità". Questo ci ricorda che, definendo la malattia in generale, bisogna tener conto delle malattie mentali e di quelle sociali, che sfuggono ai criteri interpretativi puramente fisico-chimici e biologici. La normalità non è solamente di ordine biologico: essa implica anche un parametro sociale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 7 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione La malattia e la salute sono concetti valutativi che tengono conto dell'adattamento dell'individuo al suo ambiente sociale. Il vissuto individuale non coincide sempre con il riconoscimento sociale di uno stato patologico, riconoscimento che d'altra parte non è sempre lo stesso in tutte le società. Esso differisce anche da uno strato sociale all'altro e, inoltre, si trasforma storicamente. La caratteristica che accomuna gli eventi patologici indicati con l'espressione "malattie non infettive" e li differenzia dalle malattie infettive è la loro non trasmissibilità orizzontale. La caratteristica della trasmissibilità orizzontale, che è propria delle malattie infettive, determina quelle peculiarità epidemiologiche. Tali peculiarità, che consistono essenzialmente nell'esistenza di sorgenti e serbatoi di infezioni e nelle catene di trasmissione, mancano, ovviamente, nell'epidemiologia delle malattie non infettive. Come per le malattie infettive, anche per quelle non infettive possiamo distinguere agenti eziologici e fattori favorenti. I primi svolgono il ruolo di cause, i secondi di fattori di rischio. Si possono considerare "cause" tutti gli agenti che hanno dignità eziologica perché svolgono un ruolo determinante nell'inizio e nello sviluppo del processo patologico. I "fattori di rischio" possono essere definiti come quelle condizioni che aumentano la probabilità che le malattie o gli eventi patologici si mani- festino, pur non svolgendo essi un chiaro ruolo eziologico. In realtà, questa rigida distinzione non è sempre giustificata nelle malattie non infettive giacché alcuni che sono fattori di rischio per certe malattie possono svolgere un ruolo causale per altre. Quando un fattore di rischio assume un ruolo eziologico intervenendo nella patogenesi della malattia esso può essere più opportunamente denominato "fattore causale". Infine, vanno menzionati i fattori protettivi, cioè quelle condizioni che diminuiscono la probabilità di insorgenza di certe malattie. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 8 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione 4. Cause e fattori causali Nell'eziologia delle malattie non infettive possiamo distinguere cause biologiche, chimiche e fisiche. 4.1 Cause biologiche Le cause di malattia di natura biologica possono essere ascritte a due gruppi: il primo comprende cause genetiche, il secondo cause biologico- ambientali. Le malattie genetiche riconoscono cause cromosomiche ed alterazioni dei geni. Le cause cromosomiche consistono in alterazioni numeriche ed in alterazioni strutturali che determinano diverse sindromi, di cui la più frequente è la sindrome di Down dovuta alla trisomia del cromosoma 21. Le cause genetiche da alterazione di un singolo gene agiscono con meccanismi mendeliani e determinano malattie ereditarie trasmissibili in senso verticale (dai genitori alla prole) come caratteri dominanti, recessivi o legati al sesso. Le malattie da cause genetiche mendeliane sono varie ma rare: fra le tante si possono citare per la loro rilevanza sociale e perché suscettibili di prevenzione e di efficace terapia, la distrofia muscolare (spesso a trasmissione recessiva), la fibrosi cistica (recessiva), la talassemia (recessiva incompleta), l'emofilia (legata al sesso). Le più comuni cause biologiche ambientali sono costituite dagli allergeni naturali, come pollini, peli e piume di animali domestici (gatti, polli, uccellini, ecc.), prodotti di escrezione e di disfacimento di insetti, La sensibilizzazione ad essi è frequente ed è causa di manifestazioni più o meno gravi che vanno dalla rinite vasomotoria a severi attacchi di asma bronchiale. 4.2 Cause chimiche Le sostanze ed i composti chimici che causano alterazioni patologiche nell'organismo umano sono numerosi. Alcune sostanze sono conosciute da lungo tempo e sono responsabili di specifiche intossicazioni e malattie acute o croniche. A titolo di esempio si possono ricordare l'intossicazione acuta e cronica da arsenico, l'ossicarbonismo da inalazione di ossido di carbonio, il saturnismo da assunzione di piombo. I progressi della chimica hanno portato negli ultimi decenni alla sintesi di un gran numero di molecole, molte delle quali hanno trovato le utilizzazioni più varie in agricoltura, nell'industria, in ambito domestico, in terapia. Per molte di queste sostanze sono oggi noti effetti nocivi a breve e a lungo termine. Allo stato attuale esistono sufficienti conoscenze riguardo agli effetti nocivi di una serie di sostanze naturali e di sintesi che esplicano tossicità acuta, tossicità cronica o tossicità genetica. Di particolare interesse, concettuale e pratico, sono le sostanze genotossiche: quelle sostanze, cioè, che causano danni irreversibili a Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 9 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione carico del DNA cellulare. Le conseguenti mutazioni a carico delle cellule germinali e delle cellule somatiche si manifestano come malattie nella prole o nella persona stessa che è stata esposta alla sostanza genotossica. L'azione mutagena di alcune sostanze genotossiche determina aborto o malformazioni congenite quando esse agiscono sull'embrione e sul feto, ma può dare origine anche a malattie neoplastiche giacché il cancro inizia con un processo di mutazione. Le sostanze oggi riconosciute come cancerogene sono almeno una trentina, mentre molte di più sono quelle ragionevolmente sospettate di esserlo. 4.3 Cause fisiche Il calore, i rumori, i traumi, le radiazioni ionizzanti e non, sono tutti agenti fisici responsabili di malattie e di eventi patologici. Di notevole importanza epidemiologica e sociale sono, in particolare, le morti e le invalidità causate da traumi per incidenti domestici, stradali e del lavoro. Le elevate temperature ambientali sono occasionali ma si possono registrare consistenti aumenti della mortalità fra le persone anziane durante le ondate di caldo che si possono avere nei mesi estivi responsabili del "colpo di calore. La sordità da rumore è la conseguenza più diretta della permanenza in ambienti (officine, discoteche) in cui non sono rispettati i livelli di accettabilità. Infine, va ricordata la cancerogenicità dei raggi ultravioletti e delle radiazioni ionizzanti. 4.4 Fattori causali Diversi fattori comportamentali ed ambientali svolgono un ruolo eziologico nei riguardi di diverse malattie. Essi, pur non possedendo tutti i requisiti delle "cause" (unicità, indispensabilità, specificità, sufficienza), hanno con la malattia un rapporto di causa ed effetto. Tra i fattori comportamentali che caratterizzano l'attuale "stile di vita" nei paesi sviluppati, quelli che hanno maggiore rilevanza epidemiologica sono: il fumo di tabacco, l'abuso di bevande alcoliche, il consumo eccessivo di alimenti (Tabella 1). Il fumo di sigaretta è ritenuto responsabile dell'80-90% delle morti per cancro del polmone e per broncopneumopatie croniche ostruttive, nonché del 30% delle morti per cardiopatia ischemica. In effetti nel fumo è presente una serie di sostanze cancerogene (idrocarburi policiclici aromatici, nitrosammine, ecc.), irritanti per le vie respiratorie (aldeidi, fenoli, ossidi di azoto, ecc.), lesive per le arterie e il muscolo cardiaco (nicotina, ossido di carbonio). Ciascuna di queste sostanze può essere considerata "causa" di un diverso danno all'organismo e ciò spiega l'apparente mancanza di specificità del fattore Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 10 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione causale fumo di tabacco. L'alcol etilico (etanolo) per la sua specifica azione tossica è la causa dell'etilismo acuto. Assieme alle altre sostanze presenti nelle diverse bevande alcoliche (distillati, vino, birra, ecc.) esso è responsabile anche di danni che si manifestano a lungo termine e quando il consumo supera determinate quantità giornaliere (oltre 30 g di alcol al giorno assunto con qualsiasi bevanda alcolica). È per questo motivo che il consumo eccessivo di bevande alcoliche si può considerare fattore causale di diverse condizioni patologiche, come cirrosi epatica, cancro dell'apparato digerente, danni neurologici, ecc. In particolare, la cirrosi epatica è la malattia per cui è più chiaro il ruolo eziologico dell'abuso di bevande alcoliche. Si ritiene, infatti, che l'alcol determini fino al 70% dei casi di cirrosi e che abbia un effetto negativo anche in quei casi a diversa eziologia, come le epatiti croniche da HBV. Il consumo eccessivo di alimenti si può considerare fattore causale nel diabete, nella cardiopatia ischemica, in alcuni tumori, benché non siano chiari tutti i meccanismi patogenetici che intervengono nei rapporti di causalità con queste diverse malattie. Malattia Fattore causale Fattori di rischio Cancro del polmone Fumo di sigaretta Bassa condizione sociale, rischio lavorativo Bronchite cronica Fumo di sigaretta Bassa cond.ne sociale, rischio lavorativo Inquinamento urbano Cardiopatia ischemica Fumo e dieta iperlipidica Ipertensione Ipercolesterolo Sedentarietà familiarità Tabella 1 - Fattori causali e fattori di rischio. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 11 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione Esempi di fattori ambientali sono quelli legati all’ambiente fisico come inquinamento di aria, acqua, suolo; rumore/vibrazioni; radiazioni. legati all’ambiente biologico come la presenza di microrganismi, consumo di alimenti e/o sostanze presenti in essi oppure legati all’ambiente sociale: abitazioni, ambiente urbano, demografia, condizioni socio-sanitarie, disoccupazione etc. L'individuazione di questi e di altri fattori causali ha notevole importanza sia ai fini predittivi sia ai fini preventivi. Infatti, la presenza di uno o più fattori in una persona ci consente di prevedere con quale probabilità essa può andare incontro alla malattia, ma nello stesso tempo ci dà la possibilità di prevenire la malattia stessa rimuovendo i fattori. 4.5 Fattori di rischio Un fattore di rischio è una specifica condizione che risulta statisticamente associata ad una malattia e che pertanto si ritiene possa concorrere alla sua patogenesi, favorirne lo sviluppo o accelerarne il decorso. Un fattore di rischio non è pertanto un agente causale, ma un indicatore di probabilità che lo stesso possa associarsi ad una determinata condizione clinica; la sua assenza non esclude la comparsa della malattia, ma la sua presenza, o la copresenza di più fattori di rischio, aumenta notevolmente il rischio di malattia. Il fattore di rischio può essere un aspetto del comportamento, una caratteristica intrinseca del soggetto o genetica, un'esposizione ambientale o uno stile di vita I fattori di rischio sono quelle caratteristiche che, se presenti in un soggetto esente da manifestazioni cliniche della malattia, predicono la probabilità di ammalare in un certo periodo di tempo. Sono causati soprattutto dall’esposizione a comportamenti e stili di vita non salutari: alimentazione non corretta, abitudine al fumo, inattività fisica. Sono costituiti da variabili biologiche, comportamenti e fattori ambientali la cui presenza aumenta la probabilità che si verifichi una data malattia o evento dannoso. La pressione arteriosa e la colesterolemia sono due esempi di variabili biologiche che costituiscono importanti fattori di rischio per la cardiopatia ischemica. Altro esempio di fattore di rischio di ordine biologico è l'obesità nei riguardi del diabete. Come esempio di fattore di rischio comportamentale si può citare l'eccesso di velocità nella guida di un autoveicolo, che implica una probabilità di incidente (e, per conseguenza, di invalidità e di morte) tanto maggiore quanto più elevata è la velocità. Infine, le condizioni dell'autoveicolo e le caratteristiche della strada sono esempi di fattori di rischio ambientali che concorrono anche essi ad aumentare le probabilità di incidente. I fattori di rischio hanno valore predittivo, giacché ci consentono di valutare la maggiore probabilità di malattia della persona che li presenta (rischio relativo), ma ci possono far prevedere anche la riduzione di incidenza delle malattie o dell'evento che si può ottenere quando viene rimosso un determinato fattore che concorre a far sì che la causa agisca. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 12 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione 4.6 Fattori protettivi Alcune variabili costituzionali, comportamentali ed ambientali sono associate con un minor rischio di insorgenza di certe malattie. Esse, dunque, sono considerate fattori protettivi. Elevati livelli di HDL (High Density Lipoproteins) nel siero, ad esempio, sono correlati con un più basso rischio di cardiopatia ischemica, sicché questo parametro ematochimico ha valore predittivo favorevole, con significato opposto alla colesterolemia totale ed alla frazione LDL (Low Density Lipoproteins). Fra i comportamenti alimentari, è riconosciuto il ruolo di fattore protettivo nei riguardi del cancro, in genere, e di quello del colon-retto, in particolare, al consumo di vegetali ricchi di fibre e di beta-caroteni (arance, carote, pomodori, ecc.). Infine, un esempio di fattore ambientale protettivo nei riguardi della cardiopatia ischemica è dato dalla classe socio-economica elevata. Tale fattore costituisce anche un esempio di come la stessa variabile possa cambiare di significato con l'evolversi dello stile di vita. Infatti, esso è stato un fattore di rischio quando il reddito medio della popolazione era molto basso e soltanto le classi più agiate potevano permettersi gli eccessi alimentari che favoriscono l'insorgenza della malattia. Allo stato attuale, invece, le persone di più elevato livello sociale hanno maggiori informazioni e consapevolezza dei vantaggi di un'alimentazione equilibrata, sicché i loro consumi alimentari sono più ridotti rispetto a quelli delle classi meno elevate. 4.7 Malattie monocausali e pluricausali Analogamente alle malattie infettive, anche diverse malattie non infettive sono determinate da una causa unica. Anche in questi casi, tuttavia, l'intervento di fattori personali e di fattori ambientali può avere grande importanza nel far sì che la causa esplichi la sua azione. Così come la mancanza di igiene personale e l'affollamento sono fattori che favoriscono l'insorgenza delle infezioni enteriche. Si comprende, quindi come ai fini della prevenzione non basti la conoscenza della causa di malattia, ma, anche quando questa è unica, occorra individuare anche i fattori di rischio. Infatti, quando non è possibile eliminare la causa, si può agire sui fattori ottenendo ugualmente la protezione dalla malattia. La constatazione che le malattie non infettive attualmente più frequenti nella nostra popolazione, a differenza delle malattie infettive, non hanno una causa unica non è motivo valido per non attuarne la prevenzione primaria su base eziologica. Infatti, la conoscenza dei fattori causali e dei fattori di rischio è sufficiente a tal fine. Semmai è necessario che per ciascuna malattia venga ben definita la "rete delle cause", con il peso ed il ruolo patogenetico spettante ad ogni fattore. Ciò affinché le strategie preventive possano essere concepite ed attuate sulla base di ben precise informazioni epidemiologiche. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 13 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione 5. Educazione Sanitaria Accanto agli ambiti “tradizionali” di diagnosi-cura e prevenzione, si considera, oggi, la promozione della salute, che attraverso il coinvolgimento consapevole e responsabile del cittadino, favorisce scelte utili al massimo potenziamento della salute del singolo e della collettività. La promozione della salute ingloba due grandi aree di azione: 1) protezione della salute; 2) educazione sanitaria. La prima è formata da una serie di obblighi di legge:  controlli legali ed amministrativi;  regole e procedure;  codici. Essi sono destinati ad influenzare la società civile in modo da favorire la salute (es.: leggi sulle cinture di sicurezza, inquinamento, etichette degli alimenti, etc.). La seconda è un’attività di comunicazione intesa ad incrementare la salute, ad eliminare i fattori di rischio ed a prevenire le malattie, rivolta a soggetti singoli o ad intere comunità, e realizzata influenzando positivamente le conoscenze, gli atteggiamenti ed i comportamenti del singolo, delle comunità e dei detentori del potere” (Smith, 1979). 5.1 Intervento di educazione sanitaria È un complesso intervento che si svolge in tre fasi:  acquisizione di cconoscenze;  modifica di atteggiamenti;  adozione di comportamenti. Svolto, spesso, in collaborazione, da operatori sanitari, insegnanti, servizi sociali, diretto a singoli, famiglie, scuole ed intere comunità. Le conoscenze comprendono:  nozioni sul corpo e le sue cure (le più comunemente trasmesse);  informazioni sulla disponibilità ed uso delle strutture sanitarie (di rado trasmesse);  comprensione dei meccanismi ambientali, lavorativi e comportamentali di rischio, e della tutela della salute (quasi sempre trascurate). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 14 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione Gli atteggiamenti occupano un posto fondamentale nella strategia della promozione della salute. Essi legano assieme: sensazioni, convinzioni, valori e, quindi, determinano i comportamenti correlati alla salute. I comportamenti sono le azioni esplicate da ogni soggetto, e sono la conseguenza di un processo di  acquisizione delle conoscenze;  loro elaborazione da parte del singolo e/o del gruppo;  interazione tra l’elaborazione delle conoscenze e i comportamenti iniziali. Quindi l’obiettivo finale dell’educazione sanitaria è la sostituzione di comportamenti nocivi e irrazionali con comportamenti favorevoli alla salute. Per fare questo occorre adottare opportuni metodi educativi che riguardano: la chiarezza del messaggio educativo, il suo adeguamento alle componenti psicologiche e sociali della popolazione a cui esso è diretto e la scelta dei mezzi di comunicazione. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 15 di 16 Emanuela Santoro - Salute e prevenzione Bibliografia  Ahlbom A., Norell S. (1993) Epidemiologia moderna. Il Pensiero Scientifico Editore, Roma.  Anderson R.M., May R.M. (eds.) (1982) Population biology of infectious diseases. Sprinmger-Verlag, Berlin.  Attena F. (2004) Epidemiologia e valutazione degli interventi sanitari. Piccin, Padova.  Barbuti, Bellelli, Fara, Gianmanco. (2002) Igiene. Monduzzi Editore.  Checcacci L., Meloni C., Pelissero G. (1992) Igiene Casa editrice Ambrosiana.  Di Orio F. (1994) Elementi di metodologia clinica applicata. Piccin, Padova.  Grassi M. (1994) Statistica in medicina - Un approccio basato sulla verosimiglianza. McGraw-Hill Libri Italia, Milano.  Lanciotti E. Igiene Per Le Professioni Sanitarie. (2011) Mc Graw Hill.  Lanciotti E. Igiene Medicina scolastica e di comunità (2011) Mc Graw Hill.  Lopalco P.L., Tozzi A.E. (2003) Epidemiologia facile. Il Pensiero Scientifico Editore, Roma.  Marinelli, Liguori, Montemarano, D’Amora. Igiene e Medicina Preventiva E Sanità Pubblica. Ed. Piccin.  Signorelli C. (2000) Elementi di metodologia epidemiologica. Società Editrice Universo, Roma, V ed.  Signorelli C. (2009) (V Edizione). Igiene Epidemiologia Sanità Pubblica - Secrets, Domande e Risposte. II Ed., Società Editrice Universo, Roma. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 16 di 16

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