Psicologia Sociale (9a Ed.) Hogg - PDF
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Questo libro di testo di psicologia sociale, della 9a edizione, di Hogg esplora gli aspetti fondamentali della psicologia sociale, soffermandosi su temi chiave come il metodo scientifico, le variabili indipendenti e dipendenti, le problematiche etiche e l'importanza delle grandi teorie. Il testo intende fornire una comprensione approfondita dell'interazione tra singoli individui e gruppi.
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Psicologia sociale CAPITOLO 1 Che cos’è la psicologia sociale? 1 Argomenti Definizione di psicologia sociale Uso del metodo scientifico e di altri metodi empirici nella psicologia sociale Questioni etiche nella ricerca Questioni...
Psicologia sociale CAPITOLO 1 Che cos’è la psicologia sociale? 1 Argomenti Definizione di psicologia sociale Uso del metodo scientifico e di altri metodi empirici nella psicologia sociale Questioni etiche nella ricerca Questioni teoriche Contesto storico Europa ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2 Domande chiave 1. Potrebbe essere eticamente accettabile celare parte della verità a qualcuno che partecipa volontariamente a un esperimento psicologico? 2. Dovremmo sostituire un corso di psicologia sociale con un corso di psicologia sociale dell’evoluzione o di neuroscienze? Nel video del Capitolo 1 on-line gli studenti descrivono le qualità principali, di qualche peso evoluzionistico, che ricercherebbero in un’altra persona. 3. Molti testi suggeriscono che la psicologia sociale sia un campo di studi di matrice americana, piuttosto che internazionale. Voi che cosa ne pensate? ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3 1.1 Che cos’è la psicologia sociale? La psicologia sociale è il ramo della psicologia che studia l’interazione tra le persone: manifestazioni, cause, conseguenze e processi psicologici coinvolti. Una definizione ampiamente diffusa e più tecnica è fornita da Gordon Allport secondo cui la psicologia sociale è “l’indagine scientifica di come pensieri, sentimenti e comportamenti degli individui siano influenzati dalla presenza oggettiva, immaginata o implicita degli altri” (Allport, 1954a, p. 5). 4 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.1 Che cos’è la psicologia sociale? (cont) Presenza oggettiva: presenza fisica di altre persone. Presenza immaginata: immaginare di essere in presenza di altre persone. Presenza implicita: l’interazione umana attribuisce significato alle cose. La psicologia sociale differisce dalle discipline affini o correlate. La psicologia sociale usa il metodo scientifico per elaborare e verificare le teorie. 5 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Figura 1.1 Il modo in cui gli psicologi sociali utilizzano il metodo scientifico. 6 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Figura 1.2 La psicologia sociale e alcuni suoi parenti scientifici stretti. 7 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.2 Fare psicologia sociale Che cosa studiano gli psicologi sociali? La gamma dei temi è enorme: conformismo, potere, pregiudizio, discriminazione, stereotipo, negoziazione, sessismo e razzismo, i gruppi, le categorie sociali, le relazioni intergruppo, etc. etc. Problema legato alla definizione della psicologia sociale attraverso i suoi temi: si trascura il livello di spiegazione distintiva che la disciplina fornisce. Inoltre, non si è in grado di descrivere con efficacia come la psicologia sociale studi i fenomeni a cui è interessata. 8 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.2.1 Scienza La psicologia sociale è una scienza. Scienza: Metodo di studio della natura che include la raccolta di dati per verificare le ipotesi. Teoria: Insieme di concetti e principi correlati che spiegano un fenomeno. Ipotesi: Previsioni verificabili empiricamente sui rapporti di relazione e di causa-effetto. Come capiamo se una nostra ipotesi è valida: gli psicologi sociali analizzano i dati raccolti. 9 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.2.2 Verifica delle ipotesi Metodo scientifico: un vantaggio fondamentale del metodo scientifico consiste nella possibilità che qualcun altro replichi gli effetti osservati, il che protegge dagli inganni. Esistono due ampie tipologie di metodi: sperimentale e non sperimentale. La scelta di un metodo appropriato è influenzata da fattori che hanno a che fare con la natura dell’ipotesi indagata, le risorse disponibili per effettuare la ricerca (per esempio, tempo, denaro, partecipanti) e le basi etiche su cui il metodo si fonda. 10 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.2.3 Esperimenti Un esperimento è la messa alla prova di un’ipotesi in cui si fa qualcosa per osservarne l’effetto su qualcos’altro. Metodo sperimentale: Manipolazione intenzionale di variabili indipendenti per indagare gli effetti su una o più variabili dipendenti. La sperimentazione sistematica è il più importante metodo di ricerca della psicologia sociale. Il metodo sperimentale richiede l’intervento sotto forma di manipolazione di una o più variabili indipendenti e quindi la misurazione dell’effetto della manipolazione su una o più variabili dipendenti. 11 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.2.3 Esperimenti (cont.) Variabili indipendenti: Aspetti della situazione che cambiano in modo spontaneo o che possono essere manipolati dallo sperimentatore per avere effetti su una variabile dipendente. Variabili dipendenti: Variabili che cambiano in seguito a modifiche nella variabile indipendente. La variazione della variabile dipendente dipende dalla variazione della variabile indipendente. 12 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.2.3 Esperimenti (cont.) La sperimentazione non è semplice. È importante assicurarsi che quando si manipola una variabile non si manipoli inavvertitamente qualcos’altro che potrebbe essere causa dell’effetto prodotto. Confusione: Situazione in cui due o più variabili indipendenti covariano in modo tale che è impossibile sapere quale è causa dell’effetto. Caratteristiche della richiesta: Elementi di un esperimento che sembrano “richiedere” una certa risposta. 13 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.2.3 Esperimenti (cont.) Il vantaggio di condurre un esperimento in laboratorio è dato dalla possibilità di controllare la situazione, in modo che le manipolazioni risultino pure e non confuse. Realismo mondano: Somiglianza tra le circostanze in cui ha luogo un esperimento e le circostanze che si incontrano nella vita di tutti i giorni. Realismo sperimentale: Impatto psicologico delle manipolazioni in un esperimento. È difficile eseguire in laboratorio esperimenti su determinati fenomeni: fuori dal laboratorio alcune manipolazioni avrebbero obiettivamente un valore maggiore. 14 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.2.4 Altri metodi di ricerca Quando la sperimentazione è impossibile o inappropriata, gli psicologi sociali possono scegliere tra una serie di metodi non sperimentali. In generale, i metodi non sperimentali includono l’esame della correlazione tra variabili che si manifestano in maniera naturale e che in quanto tali non ci permettono di trarre conclusioni sul rapporto causa-effetto. Correlazione: Fenomeno per cui i cambiamenti in una variabile si combinano in modo attendibile a quelli in un’altra variabile, senza che però sia possibile stabilire quale delle due variabili abbia causato il cambiamento. 15 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.2.4 Altri metodi di ricerca (cont.) Ricerca d’archivio: Metodo non sperimentale basato sulla collezione di dati raccolti da altri. La ricerca d’archivio è un metodo non sperimentale utile per indagare fenomeni ampiamente diffusi su larga scala che si possono far risalire a tempi lontani. La ricerca d’archivio di certo non corre il rischio delle caratteristiche della richiesta, ma può rivelarsi inattendibile, perché il ricercatore non ha il controllo sulla raccolta dei dati iniziali. 16 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.2.4 Altri metodi di ricerca (cont.) Studio di un caso: Approfondita analisi di un evento (o di un individuo). Rappresenta un altro metodo non sperimentale. Oltre all’osservazione del comportamento questo metodo utilizza la raccolta di diversi dati e numerose tecniche di analisi, tra cui interviste aperte e questionari. Utile come fonti di ipotesi, ma le scoperte possono essere compromesse dalle tendenze sistematiche di cui è portatore il ricercatore. I risultati emersi non possono essere facilmente estesi ad altri casi. 17 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.2.4 Altri metodi di ricerca (cont.) Variante dello studio di un caso: analisi del discorso. Analisi del discorso: Insieme di metodi usati per analizzare un testo, in particolare il linguaggio naturale, in modo da comprenderne i significati e le connotazioni. Richiede grandi abilità ed esperienza e tende alla soggettività. Condotta in modo appropriato può dimostrarsi molto efficace per rilevare atteggiamenti e sentimenti che le persone sono ben attente a nascondere. 18 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.2.4 Altri metodi di ricerca (cont.) Un altro metodo comune non sperimentale è la ricerca basata sull’inchiesta. Ricerca basata sull’inchiesta: Metodo in cui un ampio campione rappresentativo di persone risponde a domande dirette sui propri atteggiamenti o comportamenti. Ricerca sul campo: Raccolta di dati sul comportamento umano o animale in un ambiente naturale. Eccellente per indagare sequenze di azioni spontanee in un contesto naturale. 19 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.2.4 Altri metodi di ricerca (cont.) Le ricerche sul campo sono soggette alle tendenze sistematiche dell’osservatore e alle distorsioni dovute alla involontaria influenza del ricercatore sui partecipanti monitorati. Possono mancare inoltre di obiettività e contribuire a generalizzazioni poco solide. 20 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.3 Fare ricerca in modo etico Per orientare i ricercatori, l’Associazione degli Psicologi Americani ha stabilito nel 1972 una serie di principi di condotta etica – aggiornati nel 2002 – riguardanti la ricerca sugli esseri umani. Ci sono cinque principi etici che hanno ricevuto più attenzione: – protezione dal danno – diritto alla privacy – inganno – consenso informato – trasparenza 21 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.4 Questioni teoriche Una teoria sociopsicologica è un insieme integrato di proposizioni che illustra le cause del comportamento sociale, generalmente nei termini di uno o più processi sociopsicologici. Le teorie sociopsicologiche variano ampiamente in termini di rigore, verificabilità e generalità. - miniteorie a corto raggio -“grandi teorie” La teoria dell’identità sociale → buon esempio di teoria sociopsicologica 22 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.4.1 Teorie della psicologia sociale Comportamentismo (Pavlov e Skinner) - Comportamentisti radicali -Neocomportamentisti Comportamentista radicale: Chi spiega il comportamento osservabile in termini di programmi di rinforzo, senza far ricorso all’intervento di alcun costrutto non osservabile (per esempio, cognitivo). Neocomportamentista Chi tenta di spiegare i comportamenti osservabili in termini di fattori contestuali e con l’intervento di costrutti non osservabili, come credenze, sentimenti, e motivazioni. 23 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.4.1 Teorie della psicologia sociale (cont.) Psicologia cognitiva → Teorie cognitive Teorie cognitive: Spiegazioni del comportamento fondate sul modo in cui le persone interpretano e rappresentano attivamente le proprie esperienze, per poi pianificare le proprie azioni. Una delle primissime teorie cognitive della psicologia sociale fu la Teoria del campo di Kurt Lewin (1951) → considerato il padre della psicologia sociale sperimentale. Anni ‘50 e ‘60 → Teorie della coerenza cognitiva Anni ‘70 → Teorie attribuzionali Dagli anni ‘70 in avanti → Cognizione sociale 24 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.4.1 Teorie della psicologia sociale (cont.) Sviluppo recente → Neuroscienza sociale o neuroscienza sociocognitiva Neuroscienza sociale: ricognizione dell’attività cerebrale associata alla cognizione sociale e a processi e fenomeni sociopsicologici. Un ulteriore sviluppo teorico è rappresentato dalla psicologia sociale evoluzionistica. Psicologia sociale evoluzionistica: prolungamento della psicologia evoluzionistica che considera il comportamento sociale complesso come adattativo, capace di contribuire alla sopravvivenza dell’individuo, della famiglia e della specie nel suo complesso. 25 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.4.1 Teorie della psicologia sociale (cont.) Psicologia evoluzionistica: approccio teorico che spiega tratti psicologici “utili”, come la memoria, la percezione o il linguaggio, come adattamenti realizzati attraverso la selezione naturale. Teorie collettivistiche Modo in cui le persone prendono socialmente forma grazie alla loro collocazione nella matrice delle categorie sociali e nei gruppi che danno corpo alla società. Le teorie collettivistiche adottano un approccio “top-down”, in cui il comportamento sociale individuale può essere spiegato in maniera adeguata soltanto facendo riferimento ai gruppi, alle relazioni intergruppo e alle forze sociali. 26 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.4.2 Crisi della psicologia sociale Il caso più recente è avvenuto tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, quando a molti sembrò che la psicologia sociale stesse denunciando una crisi di affidabilità. 1. Eccessivamente riduzionista (non riusciva a rendere conto della natura essenzialmente sociale dell’esperienza umana) 2. Palesemente positivista (aderiva a un modello di scienza distorto) 27 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.4.3 Riduzionismo e livelli di spiegazioni Riduzionismo: spiegazione di un fenomeno attraverso la terminologia e i concetti propri di un livello di analisi inferiore, solitamente con una conseguente riduzione della capacità esplicativa. Livello di analisi (o di spiegazione): tipologia di concetti, meccanismi e linguaggio usati per spiegare un fenomeno. Sebbene un certo tasso di riduzionismo sia probabilmente necessario per teorizzare, un tasso troppo alto sarebbe nocivo → da qui critiche alla psicologia sociale in quanto considerata riduzionista. 28 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Tabella 1.1 Livelli di spiegazione in psicologia sociale. 29 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.4.4 Positivismo Positivismo: Accettazione acritica della scienza come solo modo per giungere alla vera conoscenza. La psicologia sociale → criticata proprio per essere positivista. Queste critiche hanno stimolato alcune proposte alternative radicali alla psicologia sociale tradizionale: - costruzionismo sociale - psicologia umanistica - psicologia discorsiva - prospettive post-strutturaliste 30 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.5 Contesto storico Primissimi esordi: gruppo di studiosi tedeschi influenzati dal filosofo Hegel, che si diedero il nome di demopsicologi. A differenza della psicologia generale, la demopsicologia si occupava della mente collettiva, concetto interpretato come: – modalità di pensiero sociale interna al singolo individuo – forma di pensiero transindividuale, in grado di includere un intero gruppo di persone 31 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.5 Contesto storico (cont.) Mente di gruppo: secondo McDougall, le persone adottano un modo di pensare qualitativamente differente quando sono in gruppo. Il concetto che le persone vengano trasformate dalle situazioni collettive è un tema che ha pervaso da allora, in modi diversi, la psicologia sociale. Una prima questione fu se la psicologia sociale dovesse essere una scienza dall’approccio “top-down”, focalizzata sul modo in cui i processi sociali influenzano la psicologia dell’individuo, oppure “bottom-up”, dove il centro di interesse è rappresentato da come la psicologia individuale influenza i fenomeni a livello sociale. 32 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.5 Contesto storico (cont.) Pubblicazione spartiacque: agenda per la disciplina di Floyd Allport (1924). Egli sostenne che la psicologia sociale si sarebbe diffusa solo diventando una scienza sperimentale. Il primo esperimento di psicologia sociale viene spesso identificato nello studio di Norman Triplett (1898) sul maggior impegno delle persone nello svolgimento di un compito se svolto in presenza di altre persone presenti come spettatori o rivali (Capitolo 6). Negli ultimi ottant’anni circa la psicologia sociale si è sviluppata enormemente come scienza. 33 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.5 Contesto storico (cont.) Primo tema al centro dell’attenzione è stato lo studio scientifico degli atteggiamenti (si diffuse negli anni Trenta). Ancora oggi gli atteggiamenti sono una chiave di volta della psicologia sociale. Un’altra linea di ricerca si concentrava su come gli elementi di incoerenza tra atteggiamenti e comportamento di una persona potessero modificare gli atteggiamenti della stessa. Altro tema rilevante: il comportamento degli individui nei gruppi. Altro tema di interesse centrale: l’influenza reciproca tra le persone e le modalità con cui i gruppi sviluppano norme che influenzano i loro membri. 34 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.5 Contesto storico (cont.) Primi contributi allo sviluppo della psicologia sociale: – Muzar Sherif (1936) fu il primo a chiedersi come le norme controllino il modo in cui interpretiamo ciò che vediamo. – Nel 1946 Asch affermò che le persone usano poche, semplici strategie per formarsi una prima impressione nei riguardi di qualcun altro. – L’uso della propaganda in tempo di guerra fu il punto di avvio per la ricerca sugli utilizzi più efficaci delle tecniche di persuasione di massa. – Studi di Stanley Milgram (1963) sull’obbedienza distruttiva, profondamente scosso dall’Olocausto. – Tutti questi studi ebbero origine negli Stati Uniti e ciò riflette le modalità di sviluppo della psicologia sociale. – In Europa, ebbe scarsa importanza fino agli anni Settanta. 35 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 1.5.3 Europa Sebbene la psicologia sociale fosse nata in Europa, gli Stati Uniti assunsero rapidamente la leadership. L’Europa divenne avamposto della psicologia sociale americana. Dal 1945 agli anni Cinquanta gli Stati Uniti fornirono risorse per (ri)costruire centri di psicologia sociale in Europa. Qui si sviluppò una psicologia sociale più sociale, con particolare enfasi sui rapporti intergruppo. 1966: si costituì l’Associazione Europea di Psicologia Sociale Sperimentale che agisce come meccanismo organizzativo finalizzato a promuovere la psicologia sociale in Europa. A partire dai primi anni Settanta, la psicologia sociale europea ha conosciuto una rinascita forte e continuativa. La storia della psicologia sociale europea è stata influenzata in particolare da due figure: Henri Tajfel e Serge Moscovici. 36 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Sommario La psicologia sociale è lo studio scientifico di come pensieri, sentimenti e comportamenti degli individui siano influenzati dalla presenza oggettiva, immaginata o implicita degli altri. La psicologia sociale utilizza il metodo scientifico per studiare il comportamento umano. La psicologia sociale è animata da dibattiti intorno all’etica dei metodi di ricerca, ai metodi di ricerca adatti alla comprensione del comportamento umano, alla validità e alla forza delle teorie psicologico-sociali e al tipo di teorie propriamente psicologico-sociali. 37 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Sommario (cont.) Sebbene le sue origini risalgano alla demopsicologia tedesca e alla psicologia delle folle francese del diciannovesimo secolo, la psicologia sociale moderna si diffuse negli Stati Uniti negli anni Venti. Malgrado le origini europee, gli USA ebbero il predominio sulla psicologia sociale. Dagli anni Sessanta c’è stata una rapida e decisa rinascita della psicologia sociale europea. 38 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Psicologia sociale CAPITOLO 2 Cognizione sociale e pensiero sociale 39 Argomenti Cenni storici sulla cognizione in psicologia sociale Come elaborare le informazioni sociali Come nascono le nostre impressioni sugli altri Schema sociale e categorie sociali Come codificare le persone nella memoria Tendenze sistematiche e scorciatoie mentali nell’inferenza sociale Come il pensiero interagisce con emozioni e sentimenti 40 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Argomenti (cont.) Come spiegare il nostro comportamento e quello degli altri Attribuzione delle cause del comportamento La natura delle tendenze sistematiche nell’attribuzione Attribuzioni relative a gruppi Rappresentazioni sociali, voci e teorie del complotto 41 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Domande chiave 1. Avete appena sostenuto un colloquio di lavoro. La responsabile delle risorse umane vi ha giudicati intelligenti, sinceri e disponibili. Tuttavia non avete riso immediatamente a una sua barzelletta: forse sospetta che non abbiate il senso dell’umorismo. Come potrebbe formarsi un’impressione generale su di voi? 2. Marco ha una capigliatura multicolore e la tinta cambia ogni quindici giorni. In un incontro docenti-studenti ospitato dal dipartimento dell’università richiamerebbe l’attenzione di tutti? E in una riunione del consiglio di amministrazione della più grande banca d’Italia? 3. A Giulia e Rosa capita di pensare a Luca per motivi diversi. Giulia si ricorda di lui soprattutto quando pensa ai vari avvocati che conosce. Rosa pensa al suo strano sorriso e alla sua conoscenza dei best seller letterari. 42 Perché i loro ricordi©2023 possono differire Pearson Psicologia sociale – Teorie e in questo modo? applicazioni Domande chiave (cont.) 4. Helen è irritata con suo marito Lewis, perché non chiede un aumento al suo capo. Lui sostiene che non sia il momento adatto. Helen ribatte dicendogli che non sa affrontare le persone. In che cosa differiscono queste attribuzioni? Guardate Helen e suo marito discutere sull’argomento nel video del Capitolo 2 on-line. 5. Avete letto un articolo di giornale su un processo per violenza sessuale, in cui l’avvocato difensore ha messo in evidenza che la giovane donna era obiettivamente vestita in modo provocante. Quale tendenza sistematica attribuzionale 43 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Domande chiave (cont.) 6. Il mercato del lavoro è in crisi e Renata teme di poter essere messa in esubero. Pochi giorni dopo le giunge all’orecchio una voce di corridoio secondo cui le preoccupazioni peggiori si sono avverate: diversi dipendenti stanno per essere licenziati. È tentata di passare questa informazione al primo collega che incontra. Perché vuole diffondere ulteriormente questa voce? 44 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.1 Breve storia della cognizione in psicologia sociale Cognizione sociale: approccio della psicologia sociale che si concentra su come la cognizione sia influenzata dai contesti sociali e su come essa, a sua volta, influenzi il comportamento sociale. Anni Quaranta e Cinquanta del Novecento: Coerenza cognitiva: modello di cognizione sociale secondo cui le persone cercano di ridurre l’incoerenza tra le proprie cognizioni, poiché la trovano spiacevole. 45 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.1 Breve storia della cognizione in psicologia sociale (cont.) Dopo gli anni Sessanta prevalse il modello dello scienziato ingenuo. Scienziato (o psicologo) ingenuo: modello di cognizione sociale secondo cui le persone svolgono analisi causa-effetto razionali e di tipo scientifico per comprendere il proprio mondo. Tale modello sta alla base delle teorie attribuzionali del comportamento sociale, che dominarono la psicologia sociale negli anni Settanta. Teoria attribuzionale: processo di individuazione di una causa alla base del nostro comportamento o di quello degli altri. 46 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.1 Breve storia della cognizione in psicologia sociale (cont.) Alla fine degli anni Settanta si intuì che le persone non sono scienziati molto scrupolosi e prendono scorciatoie cognitive (R. Nisbett e L. Ross, 1980). Economizzatore cognitivo: modello di cognizione sociale secondo cui le persone utilizzano le cognizioni meno complesse e faticose in grado di produrre comportamenti generalmente adattativi. Tuttavia la prospettiva dell’individuo come economizzatore cognitivo si sviluppò ulteriormente (C. Showers e N. Cantor 1985). Tattico motivato: modello di cognizione sociale secondo cui le persone dispongono di molteplici strategie cognitive, che selezionano in funzione di obiettivi, motivi e necessità personali. 47 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.1 Breve storia della cognizione in psicologia sociale (cont.) Uno sviluppo recente della cognizione sociale è la neuroscienza sociale (Harmon-Jones e Winkielman, 2007). Neuroscienza sociale: indagine sulle basi neurologiche dei processi tradizionalmente esaminati dalla psicologia sociale. J. Forgas e C. Smith (2003) hanno descritto un altro recente sviluppo che ha acquisito rilievo: l’attenzione all’influenza reciproca tra sentimenti (affetto, emozione, umore) e cognizione sociale. Modello dell’infusione dell’affetto: la cognizione si unisce allo stato affettivo al punto che i giudizi sociali riflettono l’umore del momento. 48 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.1.1 Quali impressioni sono importanti? Controllo delle impressioni S. Asch (1946) sosteneva che alcuni attributi siano fortemente correlati nelle nostre menti a un gran numero di attributi. Tratti centrali: nel modello configurazionale di Asch, tratti che hanno un’influenza sproporzionata sulla configurazione delle impressioni finali. Tratti periferici: nel modello configurazionale di Asch, tratti che hanno un’influenza poco significativa sulla configurazione delle impressioni finali. 49 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Figura 2.1 Impressioni di un’ipotetica persona, basate su tratti centrali e periferici. Fonte: basato su Asch (1946). 50 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.1.1 Quali impressioni sono importanti? (cont.) G. Kelly (1955) ha suggerito che le persone abbiano convinzioni idiosincratiche e durature, definite dallo psicologo della personalità costrutti personali. Costrutti personali: modi personali e idiosincratici con cui si rappresentano gli altri. D. Schneider (1973) suggerì che le persone possono anche formulare più teorie implicite della personalità integrate. Teorie implicite della personalità: modi personali e idiosincratici con cui si rappresentano gli altri e si spiega il loro comportamento. 51 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.1.1 Quali impressioni sono importanti? (cont.) Le impressioni che si hanno su qualcuno sono inoltre influenzate dall’ordine in cui si ricevono informazioni al suo riguardo. Effetto primacy: effetto secondo cui le informazioni comunicate per prime hanno un’influenza sproporzionata sulla cognizione sociale. Effetto recency: effetto secondo cui le informazioni comunicate per ultime hanno un’influenza sproporzionata sulla cognizione sociale. 52 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.2 Schemi e categorie Schema: Struttura cognitiva che rappresenta la conoscenza di un concetto o di un tipo di stimolo, inclusi i suoi attributi e le loro relazioni. I tipi di schema sono molti: Schemi di persona Schemi di ruolo Script Schemi di sé Schemi senza contenuto 53 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.2.1 Categorie e prototipi Aria di famiglia: qualità che definisce l’appartenenza a una categoria. Insiemi sfuocati: le categorie sono considerate insiemi sfuocati di caratteristiche organizzati attorno a un prototipo. Prototipo: rappresentazione cognitiva delle caratteristiche tipiche/ideali che definiscono una categoria. Esemplari: istanze specifiche rappresentate dai singoli membri di una categoria. 54 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.2.2 Categorie e stereotipi Stereotipo: immagine valutativa di un gruppo sociale e dei suoi membri ampiamente condivisa e semplificata. Etnocentrismo: preferenza valutativa accordata a tutti gli aspetti del proprio gruppo di appartenenza rispetto agli altri. Gli stereotipi sono immagini semplificate dei membri di un gruppo; quando vengono applicati agli outgroup sono spesso dispregiativi. La stereotipizzazione è una scorciatoia cognitiva che ha una funzione adattiva da questo punto di vista. Gli stereotipi difficilmente cambiano. Alcuni stereotipi sono acquisiti precocemente, fin dall’infanzia. 55 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.2.2 Categorie e stereotipi (cont.) Stereotipi e accentuazione Principio di accentuazione: la categorizzazione accentua la percezione delle somiglianze all’interno dei gruppi e delle differenze tra i gruppi in merito ad aspetti che le persone credono correlati alla categorizzazione stessa. L’effetto è più forte quando la categorizzazione e/o l’aspetto hanno un’importanza, una pertinenza o un valore soggettivo. Le categorie che usiamo fungono da base per gli stereotipi. 56 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.2.3 Come usiamo e acquisiamo gli schemi Uso degli schemi Le persone tendono a fare ricorso a categorie che si collocano a un livello di base (E. Rosch, 1978). Categorie di base: categorie di ampiezza media che godono di priorità cognitiva perché più utili (per esempio, “sedia” piuttosto di “mobile” o “sedia a dondolo”). Secondo la teoria della distinzione ottimale (Brewer, 1991), categorie che si collocano a un livello di base e sottotipi rispondono alla necessità degli uomini di considerare un individuo simile ad altri, ma anche diverso da altri. Distinzione ottimale: le persone si sforzano di raggiungere un equilibrio tra spinte opposte tendenti all’inclusione e alla distinzione: , un equilibrio espresso nei gruppi come bilanciamento tra la differenziazione e l’omogeneizzazione intragruppo. 57 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Figura 2.2 Categorie organizzate per livello di inclusione 58 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.2.3 Come usiamo e acquisiamo gli schemi (cont.) Acquisizione degli schemi Da dove derivano gli schemi? → Acquisiamo o modifichiamo i nostri schemi attraverso gli incontri (diretti o tramite media diversi) con istanze che si inseriscono nella categoria. Cambio degli schemi 1. per registrazione: gli schemi cambiano di fronte all’accumulo di prove. 2. per conversione: gli schemi cambiano all’improvviso dopo che si è accumulata una massa critica di prove discordanti. 3. per formazione di sottotipi: per rimediare alla presenza di prove discordanti gli schemi possono formare una nuova sottocategoria. 59 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.3 Come percepiamo e ricordiamo gli altri 2.3.1 Codifica sociale Codifica sociale: processo di rappresentazione degli stimoli esterni nelle nostre menti. È composta da almeno quattro fasi principali (Bargh, 1984). 1. Analisi preattentiva: scansione automatica, inconscia, dell’ambiente. 2. Attenzione focalizzata: identificazione e categorizzazione consapevole degli stimoli una volta che sono stati identificati. 3. Comprensione: attribuzione di significato agli stimoli. 4. Elaborazione inferenziale: collegamento dello stimolo ad altre conoscenze per rendere possibili inferenze complesse. 60 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.3.1 Codifica sociale (cont.) Salienza: proprietà che distingue uno stimolo dagli altri e gli permette di attirare l’attenzione. L’attenzione spesso è guidata non tanto dalle proprietà dello stimolo “là fuori”, ma dall’accessibilità delle categorie o degli schemi che abbiamo già in testa (Higgins, 1996). Accessibilità: facilità nel richiamare categorie o schemi che abbiamo già in mente. Priming: attivazione nella memoria di categorie o schemi accessibili, che influenzano il modo in cui elaboriamo nuove informazioni. 61 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.3.2 Capacità di ricordare le persone Rete di associazioni: modello di memoria in cui nodi o idee sono collegati da legami associativi lungo i quali può propagarsi l’attivazione cognitiva. Esistono due livelli di memoria: → memoria a lungo termine, un vasto magazzino di informazioni che può essere richiamato alla mente; → memoria a breve termine (o memoria di lavoro), insieme di informazioni molto più ristretto immediatamente presente alla coscienza e su cui l’attenzione si focalizza in un momento specifico. 62 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Figura 2.4 Memoria delle persone organizzata per individuo o per gruppo Fonte: basato su Fiske e Taylor (1991) 63 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.4 Inferenza sociale L’ inferenza sociale è il modo in cui elaboriamo informazioni sociali per formarci impressioni sulle persone ed esprimere giudizi al loro riguardo. Processo bottom-up: l’informazione è elaborata sinteticamente a partire da singoli specifici dati. Processo top-down: l’informazione è elaborata analiticamente a partire da costrutti psicologici o teorie. 64 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.4.1 Correlazione illusoria Correlazione illusoria: esagerazione cognitiva della frequenza con cui si manifestano contemporaneamente due stimoli o eventi, o percezione di una co-occorrenza inesistente. Loren Chapman (1967) osservò che una correlazione illusoria può giustificare una credenza persino nella magia. Dimostrò come questa tendenza sistematica possa interferire nel nostro modo di fare associazioni verbali. Concluse che ci sono due basi per la correlazione illusoria: significato associativo e differenziazione condivisa. 65 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.4.2 Scorciatoie inferenziali Euristiche cognitive Euristiche: scorciatoie cognitive che, nella maggior parte dei casi, forniscono alla maggioranza delle persone la capacità di produrre inferenze sufficientemente accurate. Euristica della rappresentatività: scorciatoia cognitiva grazie alla quale gli esemplari vengono assegnati a categorie o tipi sulla base della somiglianza complessiva che essi presentano nei confronti della categoria. 66 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.4.2 Scorciatoie inferenziali (cont.) Euristiche cognitive (cont.) Euristica della disponibilità: scorciatoia cognitiva in cui la frequenza o la probabilità del verificarsi di un evento si basano sulla velocità con cui vengono alla mente esemplari o associazioni. Ancoraggio e accomodamento: scorciatoia cognitiva in cui le inferenze sono collegate a modelli iniziali o a schemi. 67 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.4.3 Affetto ed emozione I ricercatori si sono chiesti come i sentimenti - affetto, emozione e umore - siano influenzati da e influenzino la cognizione sociale. Cause dell’affetto Le persone elaborano le informazioni sulla situazione e sui propri desideri, speranze, e abilità. Da queste valutazioni cognitive derivano diverse reazioni affettive e risposte fisiologiche. Le valutazioni primarie generano emozioni in modo veloce e prima del riconoscimento consapevole dell’oggetto della valutazione, le valutazioni secondarie generano emozioni più complesse, e lo fanno in modo più lento. 68 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.4.3 Affetto ed emozione (cont.) Conseguenze dell’affetto Modello dell’infusione dell’affetto: secondo questo modello la cognizione si fonde con l’affetto al punto che i giudizi sociali rifletterebbero l’umore del momento. Forgas ha individuato quattro modi distinti di elaborazione delle informazioni sugli altri: - accesso diretto, - elaborazione motivata, - elaborazione euristica, - elaborazione sistematica. 69 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.5 Alla ricerca delle cause del comportamento 2.5.1 Come attribuiamo la causalità e perché è importante? Persone come psicologi ingenui F. Heider (1958) propose una distinzione tra fattori individuali e ambientali. Fattori individuali → esempi di attribuzione interna (o disposizionale) Fattori ambientali → esempi di attribuzione esterna (o situazionale) Attribuzione interna (o disposizionale): processo di assegnazione delle cause del comportamento, nostro o altrui, a fattori interni o disposizionali. Attribuzione esterna (o situazionale): assegnazione delle cause del comportamento, nostro o altrui, a fattori esterni o ambientali. 70 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.5.1 Come attribuiamo la causalità e perché è importante? (cont.) Persone come comuni scienziati Le persone si interrogano: il comportamento di un individuo è causato dalla disposizione interna a comportarsi in quel modo (personalità) o da fattori situazionali esterni? Modello della covariazione: Teoria di H. Kelley (1967) dell’attribuzione causale secondo cui le persone assegnano la causa del comportamento al fattore che covaria più sistematicamente con il comportamento. 71 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Figura 2.6 Attribuzioni del risultato in funzione di luogo, stabilità e controllabilità 72 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.5.2 Attribuzione causale in azione Autopercezione Teoria dell’autopercezione: Teoria di Bem secondo cui aumentiamo la conoscenza di noi stessi solo facendo autoattribuzioni, per esempio, inferiamo i nostri atteggiamenti dal nostro comportamento. Come spieghiamo le nostre emozioni Le nostre emozioni sono costituite da due componenti distinte: attivazione fisiologica cognizioni che usiamo per etichettare tale stato di attivazione come emozione, come paura o agitazione. 73 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Figura 2.7 Processo di attribuzione di una causa probabile a un’emozione indotta per via sperimentale Fonte: basato su Schachter e Singer (1962). 74 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.5.2 Attribuzione causale in azione (cont.) Stili di attribuzione Stile attribuzionale: predisposizione individuale (personalità) alla base di un certo tipo di attribuzione causale del comportamento. Distinzione tra interni ed esterni (J. Rotter, 1966): Interni → Tendono a fare attribuzioni interne (le cose accadono perché le facciamo accadere). Esterni → Tendono a fare attribuzioni esterne (le cose accadono per caso, fortuna, oppure agenti esterni). 75 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.6 Tendenze sistematiche nell’attribuzione delle motivazioni 2.6.1 Dagli atti alle disposizioni: l’errore fondamentale di attribuzione Inferenza corrispondente: attribuzione del comportamento a disposizioni di fondo (Jones e Davis, 1965; Jones & McGillis, 1976). Per l’inferenza corrispondente l’azione socialmente indesiderabile è lo strumento diagnostico di base più affidabile, poiché è il frutto dell’infrazione di una norma sociale. Errore fondamentale di attribuzione Errore fondamentale di attribuzione: tendenza sistematica attribuzionale generale, che porta le persone a considerare in modo eccessivo il comportamento come il prodotto di stabili caratteristiche di base della personalità. 76 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Figura 2.8 Errore fondamentale di attribuzione: attribuzione di atteggiamenti in assenza della libertà di scelta Fonte: basato su dati tratti da Jones e Harris (1967). 77 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.6.1 Dagli atti alle disposizioni: l’errore fondamentale di attribuzione (cont.) Nick Haslam ha evidenziato che, in alcune situazioni, l’errore fondamentale di attribuzione può assumere una forma estrema definita essenzialismo. Essenzialismo: tendenza pervasiva a ritenere che il comportamento rifletta caratteristiche di fondo e immutabili, spesso innate, delle persone o dei gruppi a cui appartengono. L’essenzialismo è problematico soprattutto quando porta le persone ad attribuire gli stereotipi negativi riguardanti un outgroup a qualità essenziali e immutabili della personalità dei suoi membri. 78 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.6.2 Effetto attore-osservatore Effetto attore-osservatore: tendenza ad attribuire i propri comportamenti a cause esterne e i comportamenti degli altri a cause interne. Cause: Centro dell’attenzione: quando gli altri sono al centro dell’attenzione li giudichiamo indipendentemente dal contesto. Asimmetria dell’informazione: abbiamo una conoscenza maggiore del nostro comportamento e quindi sappiamo che è influenzato da fattori situazionali, dato che ci comportiamo in modi differenti a seconda del contesto. 79 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.6.3 Falso consenso Effetto del falso consenso: tendenza a considerare il proprio comportamento più diffuso di quanto effettivamente sia. Cause: di solito cerchiamo persone che siano simili a noi le nostre opinioni per noi sono così salienti da farci trascurare la possibilità di opinioni alternative siamo motivati a basare le nostre opinioni e azioni sul consenso percepito per avvalorarle e costruire per noi stessi un mondo dotato di stabilità 80 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.6.4 Tendenze sistematiche a vantaggio del sé Tendenze sistematiche a vantaggio del sé: distorsioni attribuzionali che proteggono o migliorano l’autostima o il concetto di sé. Strategie autolesive: attribuzioni a fattori esterni espresse pubblicamente in maniera anticipata a proposito di un proprio fallimento o di una scarsa prestazione in un evento imminente. Le persone usano questa tendenza sistematica quando prevedono di fallire. 81 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.6.4 Tendenze sistematiche a vantaggio del sé (cont.) Credenza in un mondo giusto: credenza secondo cui il mondo è un luogo giusto e prevedibile dove le cose positive capitano alle “persone buone” e le cose negative alle “persone cattive”. Illusione di controllo: credenza secondo cui abbiamo più controllo sul nostro mondo di quanto sia vero. Questo modello di attribuzione fa apparire il mondo un luogo controllabile e sicuro nel quale ci creiamo in modo autonomo il nostro destino. 82 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Figura 2.9 Strategia autolesiva: la scelta del farmaco dipende dalla risolvibilità di un problema Fonte: basato su dati tratti da Berglas e Jones (1978). 83 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.7 Come spieghiamo il nostro mondo sociale 2.7.1 Attribuzione intergruppo Errore ultimo di attribuzione: tendenza ad attribuire a fattori interni i comportamenti negativi di un outgroup e quelli positivi di un ingroup e ad attribuire a fattori esterni i comportamenti positivi di un outgroup e quelli negativi di un ingroup. Attribuzioni intergruppo: processo di assegnazione della causa del comportamento proprio o altrui all’appartenenza a un gruppo. Le attribuzioni intergruppo sono etnocentriche: i nostri giudizi sono sbilanciati in favore del gruppo a cui apparteniamo. Ideologia: insieme di credenze sistematicamente correlate che ha come funzione primaria la spiegazione. Circoscrive il pensiero, rendendo difficile uscire dai confini che la delimitano. 84 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.7.2 Rappresentazioni sociali La teoria delle rappresentazioni sociali di Moscovici descrive uno dei modi attraverso cui è possibile costruire e trasmettere la conoscenza culturalmente determinata a proposito delle cause di qualcosa. Rappresentazioni sociali: Spiegazioni elaborate collettivamente a proposito di fenomeni poco familiari e complessi, tali da renderli familiari e di semplice comprensione. Losviluppo dell’Unione Europea ha fornito terreno fertile alla ricerca sulle rappresentazioni sociali. L’Unione Europea, sotto molti aspetti, è una rappresentazione sociale prototipica. 85 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.7.2 Rappresentazioni sociali (cont.) Di indubbio interesse la possibile relazione tra rappresentazioni sociali e sistemi di atteggiamento. A partire da una prospettiva centrata sull’atteggiamento, un tema importante è l’inserimento e il radicamento di atteggiamenti specifici in ampie strutture di rappresentazione che, a loro volta, trovano il proprio fondamento nei gruppi sociali. Questo tipo di prospettiva sugli atteggiamenti riflette un più ampio approccio di tipo “top-down” a proposito del comportamento sociale, tanto da assumere il ruolo di un marcatore della psicologia sociale europea. 86 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.7.3 Voci e pettegolezzi Voci: informazioni non verificate diffuse tra individui che cercano di capire eventi incerti e confusi. È più probabile che le voci si sviluppino durante una situazione di crisi, quando le persone sono incerte, ansiose e sotto stress. Quando facciamo circolare una voce contribuiamo a ridurre l’incertezza e lo stress che viviamo. 87 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 2.7.4 Teorie del complotto Teorie del complotto: spiegazioni di eventi diffusi, complessi e preoccupanti in termini di azioni premeditate da parte di piccoli gruppi di cospiratori altamente organizzati. Le teorie del complotto sono teorie causali astruse, che attribuiscono disastri naturali e sociali ad attività intenzionali e organizzate da parte di specifici gruppi sociali, dipinti come organizzazioni di cospiratori che hanno l’obiettivo di rovinare altri gruppi o l’intera umanità. 88 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Sommario La cognizione sociale tratta il modo in cui i nostri processi e le nostre strutture di pensiero interagiscono con il contesto sociale. Le impressioni complessive che ci formiamo sugli altri sono influenzante notevolmente da stereotipi, informazioni sfavorevoli, prime impressioni e costrutti personali idiosincratici. Gli schemi sono strutture cognitive che rappresentano la conoscenza di persone, oggetti, eventi, ruoli e di sé stessi. Le categorie sono insiemi sfuocati di caratteristiche organizzate attorno a un prototipo. Sono strutturate gerarchicamente, ordinate sulla base della loro capacità inclusiva. 89 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Sommario (cont.) Nell’elaborare informazioni sugli altri ci affidiamo soprattutto a schemi che collegano sottotipi, stereotipi, umori correnti, caratteristiche evidenti, categorie accessibili e informazioni rilevanti al nostro sé. Gli schemi diventano più astratti, complessi, organizzati, compatti, resistenti e precisi con il tempo. È difficile cambiare uno schema. Un modo in cui un cambiamento si può realizzare è quando formiamo sottotipi. Il modo in cui codifichiamo l’informazione è fortemente influenzato da stimoli salienti e da schemi esistenti a cui è facile accedere. Ricordiamo le persone soprattutto per i loro tratti, ma anche per il comportamento o l’aspetto. Possono essere memorizzate come individui o come membri di una categoria. 90 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Sommario (cont.) Le nostre inferenze sono ben lontane dalla perfezione. I nostri schemi ci influenzano notevolmente, tendiamo a ignorare gli effetti di regressione e le informazioni riguardanti le probabilità di base, e a percepire correlazioni illusorie. Le nostre personali necessità, gli obiettivi, la nostra responsabilità e la capacità di lottare stanno alla base dei nostri vissuti affettivi ed emotivi. A sua volta, l’affetto può influenzare la cognizione sociale. Le persone sono psicologi che si basano sul senso comune e cercano di capire le cause del comportamento proprio e altrui. Come gli scienziati teniamo conto del consenso, della coerenza e del valore distintivo dell’informazione quando attribuiamo il comportamento o internamente a tratti della personalità e a disposizioni, o esternamente a fattori situazionali. 91 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Sommario (cont.) Le nostre attribuzioni possono avere un profondo impatto sulle nostre emozioni, sul concetto di sé e sulle relazioni con gli altri. Siamo scienziati obiettivamente imprecisi, che nel compiere attribuzioni mostrano tendenze sistematiche. Le attribuzioni del comportamento delle persone che agiscono in quanto membri di un gruppo tendono a manifestare etnocentrismo e stereotipia. Gli stereotipi possono avere origine dal bisogno dei gruppi di attribuire la causa di eventi spiacevoli che si manifestano su larga scala a outgroup già bersaglio di stereotipi che sembrano essere adatti per assumere il ruolo di colpevoli di tali eventi. Le persone tendono a ricorrere ad attribuzioni causali solo quando non possono fare ricorso a conoscenza sociale già disponibile. 92 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Psicologia sociale CAPITOLO 3 Sé, identità e società 93 Argomenti Il sé e l’identità in un contesto storico Che cosa intendiamo con “Io” o “Noi” Autoconsapevolezza e conoscenza di sé Come sviluppiamo gli schemi di noi stessi Differenti forme del sé e dell’identità Motivazioni per lo sviluppo di un concetto di sé Autostima Autopresentazione e gestione dell’impressione 94 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Domande chiave 1. In che misura la vostra identità è unica e vi distingue da tutti gli altri esseri umani? 2. Accettereste di essere irresistibilmente spinti a presentare la vostra immagine migliore agli occhi degli altri? 3. Alessandro ha un dubbio: se, in generale, le persone vogliono sentirsi bene con se stesse, coloro che hanno una bassa autostima hanno fallito nella propria ricerca? Potreste chiarire ad Alessandro questa apparente anomalia? 4. Luisa ha scoperto che studiate psicologia sociale. Vi chiede consigli su come presentarsi agli altri sotto la miglior luce possibile. Potete darle qualche 95 suggerimento? ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.1 Il sé e l’identità in un contesto storico Sé e identità sono costrutti cognitivi che condizionano l’interazione sociale e la percezione, e che a loro volta subiscono l’influenza della società. Costrutti: concetti astratti o teorici oppure variabili che non sono osservabili, usati per spiegare o chiarire un fenomeno. A partire dal Sedicesimo secolo, ci furono eventi e cambiamenti sociali, politici e culturali che portarono a valutare con maggiore considerazione il sé e l’identità. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.1 Il sé e l’identità in un contesto storico (cont.) Tra i cambiamenti principali: → Secolarizzazione → Industrializzazione → Illuminismo → Psicoanalisi ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.1.1 Il sé psicodinamico Le idee di Sigmund Freud sul sé, sull’identità e sulla personalità hanno esercitato una forte influenza in psicologia sociale: → la teoria della personalità autoritaria per interpretare le manifestazioni di pregiudizio, ad opera di Adorno, Frenkel-Brunswik, Levinson e Sanford (1950), ha una chiara origine psicodinamica (Capitolo 7). ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.1.2 Il sé: “Io”o “Noi”? Il sé è un fenomeno individuale o collettivo? Gli individui che interagiscono in aggregati → psicologia sociale I gruppi come collettivi → diverse altre scienze sociali, quali la sociologia e la scienza politica La visione secondo cui il sé trae le sue proprietà dai gruppi è sostenuta da molti psicologi sociali degli inizi: Comportamento collettivo: il comportamento delle persone che si trovano in gruppo, per esempio tra gli spettatori, tra i partecipanti di una manifestazione o di una rivolta. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.1.2 Il sé: “Io”o “Noi”? (cont.) Rappresentazioni sociali: spiegazioni elaborate collettivamente circa fenomeni sconosciuti e complessi, in grado di trasformare tali fenomeni in forme familiari e semplici. Teoria dell’identità sociale: teoria dell’appartenenza al gruppo e dei rapporti intergruppo basata sulla categorizzazione del sé, sul confronto sociale e sulla costruzione di una definizione del sé nei termini di caratteristiche che definiscono l’ingroup. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.1.3 Sé e interazione sociale Interazionismo simbolico: teoria sulle modalità di emersione del sé tramite l’interazione umana. Richiede che le persone si scambino simboli (attraverso il linguaggio e i gesti) che sono in genere condivisi e rappresentano proprietà astratte piuttosto che oggetti concreti. L’interazione efficace si basa anche sulla capacità di assumere il ruolo dell’altro. Sé riflesso: il sé derivato dal vederci come ci vedono gli altri. Le persone comunque non vedrebbero se stesse come gli altri le vedono, ma piuttosto come pensano che gli altri le vedano. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Figura 3.1 Sé privato o sé pubblico? Effetto dato dall’apparire reattivi oppure non reattivi (stabili) dal punto di vista emotivo Fonte: basato su dati tratti da Tice (1992), Studio 1. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.2 Autoconsapevolezza Autoconsapevolezza → stato in cui si è coscienti di sé come di un oggetto. Autoconsapevolezza oggettiva → è generata da qualcosa che focalizza la vostra attenzione su voi stessi come oggetto. Tipi di sé di cui possiamo essere consapevoli: Il sé privato: i nostri pensieri, sentimenti e atteggiamenti privati. Il sé pubblico: il modo in cui le persone ci vedono, la nostra immagine pubblica. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.2 Autoconsapevolezza (cont.) Il contrario dell’autoconsapevolezza oggettiva è lo stato di ridotta autoconsapevolezza oggettiva. La riduzione dell’autoconsapevolezza è stata identificata anche come una componente chiave della deindividuazione. Deindividuazione: processo attraverso cui le persone perdono il senso della propria identità individuale frutto della socializzazione e assumono comportamenti asociali quando non antisociali. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.3 Conoscenza di sé 3.3.1 Schemi di sé La conoscenza di sé è costruita in modo molto simile a quello con cui costruiamo rappresentazioni delle altre persone. Utilizzando un certo numero di schemi immagazziniamo informazioni intorno al sé in modo simile a quanto facciamo per le altre persone. Noi cerchiamo di usare i nostri schemi di sé in modo strategico: → Avere una molteplicità di schemi di sé protegge da alcune avversità della vita. → Gli schemi di sé suddivisi in modo rigido presentano svantaggi. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.3.2 Come conoscere il proprio sé Esaminare i propri pensieri e le proprie emozioni: → conoscere ciò che si pensa e si prova attorno al mondo è un indizio molto utile per capire che tipo di persona si è. → immaginare un nostro specifico comportamento in un determinato contesto agisce sul concetto di sé. Le autoattribuzioni hanno importanti implicazioni sulla motivazione. Effetto di sovragiustificazione: in assenza di chiare cause esterne per il nostro comportamento supponiamo di aver scelto spontaneamente quel comportamento perché ci piaceva. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Figura 3.2 L’effetto di sovragiustificazione ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.3.3 Confronto sociale e conoscenza di sé Confronto sociale: confronto dei propri comportamenti e opinioni con quelli degli altri al fine di stabilire il modo di pensare e di comportarsi corretto o socialmente approvato. Autostima: sentimenti e valutazioni a proposito di sé. Modello di mantenimento dell’autostima: le persone costrette a fare paragoni verso l’alto potenzialmente dannosi per la propria autostima possono minimizzare o negare la somiglianza con la persona bersaglio, o interrompere i propri rapporti con essa. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.3.3 Confronto sociale e conoscenza di sé (cont.) Teoria della categorizzazione del sé: teoria di Turner e colleghi secondo cui il processo di categorizzazione di sé come membro di un gruppo produce identità sociale e comportamenti nel gruppo e tra i gruppi. Secondo la teoria della categorizzazione del sé il processo fondamentale vede le persone che si considerano parte di un gruppo categorizzarsi come membri del gruppo stesso e interiorizzare in modo automatico nel giudizio su di sé gli attributi che descrivono il gruppo (se il gruppo è positivo, gli attributi sono positivi, quindi anche il sé è positivo). BIRGing: Basking In Reflected Glory, “godere di gloria riflessa”: menzionare nomi importanti per collegarsi a persone o gruppi ammirati e migliorare di conseguenza l’impressione che le persone hanno nei nostri riguardi. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.3.4 Regolazione del sé Gli schemi di sé non solo descrivono ciò che siamo, ma anche ciò che vogliamo essere. Teoria della discrepanza del sé: teoria di Higgins relativa alle conseguenze dei confronti tra sé reale e sé ideale e tra sé reale e sé normativo quando mettono in luce le discrepanze del sé. I principali tipi di schema di sé: Sé reale: come realmente siamo. Sé ideale: come vorremmo essere. Sé normativo: come pensiamo dovremmo essere. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Figura 3.3 Attivare il sé ideale può portare alla depressione, mentre attivare quello normativo all’ansia Fonte: basato su Higgins, Bond, Klein e Strauman (1986), Esperimento 2. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.3.4 Regolazione del sé (cont.) Regolazione del sé: strategie utilizzate per far corrispondere il nostro comportamento a un modello ideale o normativo. Teoria basata sull’autoregolazione: le persone usano strategie di regolazione del sé per portarsi al livello dei propri modelli e obiettivi per mezzo di un sistema di promozione o un sistema di prevenzione. Sistema di prevenzione: siete motivati ad adempiere ai vostri doveri e obblighi, cioè alle norme. Sistema di promozione: siete motivati a concretizzare le vostre speranze e aspirazioni, cioè i vostri ideali. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.4 Molti sé, molteplici identità Esistono due ampie classi di identità capaci di definire differenti tipi di sé (Tajfel & Turner, 1979): l’identità sociale definisce il sé in termini di appartenenza a un gruppo; l’identità personale definisce il sé in termini di relazioni e tratti personali idiosincratici. Identità sociale: quella parte del concetto di sé che deriva dalla nostra appartenenza ai gruppi sociali. Identità personale: il sé definito in base ad attributi personali peculiari o a peculiari relazioni interpersonali. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.4 Molti sé, molteplici identità (cont.) Le forme di sé sarebbero tre (M. Brewer e W. Gardner, 1996): il sé individuale, basato su tratti personali che differenziano il sé dagli altri; il sé relazionale, basato su collegamenti e relazioni di ruolo con altre, significative persone; il sé collettivo, basato sull’appartenenza a gruppi che differenziano “noi” da “loro”. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.4.1 Come distinguere sé e identità Distinzioni tra i nostri sé e le nostre identità: Identità sociale → Sé collettivo Attributi condivisi con altri che differenziano gli individui da un outgroup specifico o dagli outgroup in generale. Identità personale → Sé individuale Attributi unici del sé che differenziano l’individuo da specifici individui o da altri individui in generale. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.4.2 La ricerca della coerenza di sé Per ottenere un senso coerente del sé si utilizzano molte strategie (Baumeister 1998): Circoscrivere la propria vita a un insieme limitato di contesti. Rivedere e integrare costantemente la propria “autobiografia”. Attribuire i cambiamenti del proprio sé a fattori esterni rappresentati dalle variazioni delle circostanze, piuttosto che a sostanziali cambiamenti interni della propria persona, applicando l’effetto attore-osservatore. Effetto attore-osservatore: tendenza ad attribuire i propri comportamenti a cause esterne e i comportamenti degli altri a cause interne. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.5 Teoria dell’identità sociale Teoria dell’identità sociale: teoria dell’appartenenza di gruppo e delle relazioni intergruppo basata sulla categorizzazione del sé, sul confronto sociale e sulla costruzione di una definizione di sé condivisa nei termini delle caratteristiche che definiscono l’ingroup. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.5.2 Processo di salienza dell’identità sociale Il principio che governa la salienza dell’identità sociale dipende principalmente dal processo di categorizzazione sociale, ma anche dalla motivazione a capire e ridurre l’incertezza su di sé e gli altri, e a provare sentimenti positivi nei propri confronti. Principio del meta-contrasto: un membro di un gruppo sarà tanto più prototipico quanto più è ampia la differenza tra le similarità con gli altri membri dell’ingroup e le similarità con i membri dell’outgroup. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.5.3 Conseguenze della salienza dell’identità sociale Quando una categorizzazione diventa psicologicamente saliente, le percezioni che le persone hanno di se stesse e degli altri diventano depersonalizzate → esse non considerano più se stesse e gli altri come individui unici e multidimensionali, ma come incarnazioni (complete o parziali) del prototipo della categoria. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.6 Motivazioni del sé Tre classi motivazionali che possono interagire per influenzare la costruzione del sé e la ricerca della conoscenza di sé: l’autovalutazione per confermare noi stessi l’autoverifica per essere coerenti l’autoaccrescimento per dare una buona impressione. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.6.1 Autovalutazione e autoverifica Autovalutazione: motivazione a cercare nuove informazioni sul nostro conto per scoprire che tipo di persona siamo davvero. Le persone si impegnano anche nella ricerca di conferme: per confermare ciò che già conoscono di sé cercano informazioni coerenti con il proprio sé attraverso un processo di autoverifica (B. Swann, 1987). Autoverifica: ricerca di informazioni che verifichino e confermino ciò che già conosciamo di noi stessi. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.6.2 Autoaccrescimento Autoaccrescimento: motivazione a sviluppare e a promuovere un’immagine favorevole di sé. Teoria dell’autoaffermazione: teoria secondo cui le persone riducono il pericolo di minacce al proprio concetto di sé focalizzandosi e affermando la propria competenza in qualche altra area. La necessità di autoaffermazione è particolarmente forte quando è stato messo in crisi un aspetto della propria personalità. L’autoaffermazione si basa sul bisogno delle persone di mantenere un’immagine complessiva di sé come individui competenti, bravi, coerenti, solidi, stabili, ecc. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.6.2 Autoaccrescimento (cont.) Motivazioni fondamentali e che con maggiore probabilità prevalgono nella ricerca della conoscenza di sé: autovalutazione autoverifica autoaccrescimento Tendenze sistematiche a vantaggio del sé: distorsioni attribuzionali che proteggono o migliorano l’autostima o il concetto di sé. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.7 Autostima Di solito le persone hanno un’opinione favorevole di sé. Le persone tendono a sovrastimare i propri punti forti, il controllo sugli eventi, e sono ottimiste in modo irrealistico → triade dell’autoaccrescimento (Sedikides e Gregg, 2003). L’autostima è strettamente connessa all’identità sociale: grazie all’identificazione con un gruppo, il prestigio e lo status sociale di quel medesimo gruppo si incardinano nel concetto di sé di un individuo. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Figura 3.5 Tendenza sistematica all’autoaccrescimento: valutare le proprie abilità di guida sopra la media Fonte: basato su dati tratti da Harré, Foster e O’Neill (2005), Studio 1. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.7.1 Differenze individuali Un tratto essenziale della ricerca sull’autostima è quello che studia le differenze individuali a cui può dar luogo e che ne indaga cause e conseguenze. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.7.2 Alla ricerca dell’autostima Paura della morte Teoria della gestione del terrore: nozione secondo cui la motivazione umana davvero fondamentale è la riduzione del terrore provocato dall’ineluttabilità della morte. L’autostima può essere fortemente coinvolta in una gestione del terrore efficace. L’alta autostima permetterebbe alle persone di fuggire dall’ansia che altrimenti incomberebbe per la continua contemplazione dell’inevitabilità della propria morte. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.7.2 Alla ricerca dell’autostima (cont.) L’autostima è un “sociometro”? Autostima: → ottimo indice, rilevatore interno dell’accettazione e dell’inclusione sociale. “sociometro” ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.8 Autopresentazione e gestione dell’impressione Gestione dell’impressione: utilizzo da parte delle persone di varie strategie per mostrarsi agli altri sotto una luce positiva. Gestione dell’impressione → teatro, dove le persone interpretano ruoli diversi per platee diverse (Goffman, 1959). Automonitoraggio: controllo attento del nostro modo di presentarci. Nell’automonitoraggio esistono differenze individuali e legate al contesto. Autopresentazione: sforzo intenzionale di agire in modo da creare un’impressione particolare, di solito favorevole, di noi stessi. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 3.8.1 Autopresentazione strategica Cinque motivazioni strategiche nel modo in cui tentiamo di presentare noi stessi secondo Ned Jones e Thane Pittman (1982): Autopromozione Accattivamento Intimidazione Esemplificazione Supplica 3.8.2 Autopresentazione espressiva Lemotivazioni espressive per l’autopresentazione coinvolgono la dimostrazione e la conferma del nostro concetto di sé attraverso le nostre azioni: il centro focale è più su se stessi che sugli altri (Schlenker, 1980). ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Sommario La moderna idea occidentale del sé si è gradualmente cristallizzata nel corso degli ultimi duecento anni. È il prodotto di forze sociali, incluse la secolarizzazione, l’industrializzazione, l’Illuminismo e la psicoanalisi. Nel ventesimo secolo una delle prime sfide all’idea che ci considera individui unici fu rappresentata dalla visione secondo cui il sé emerge attraverso l’interazione sociale, incarnata dalla nozione di interazionismo simbolico di G.H. Mead. Le persone non sono sempre consciamente consapevoli di se stesse. L’autoconsapevolezza qualche volta può essere molto spiacevole, altre volte edificante: dipende dall’aspetto del sé di cui ci siamo consapevoli e dalla sua positività. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Sommario (cont.) Noi sappiamo chi siamo e immagazziniamo questa informazione come schemi speciali, cioè come schemi di sé. Le persone apprendono aspetti della propria personalità attraverso l’introspezione, guardando dentro di sé. Possono anche osservare quello che dicono e fanno e inferire il loro “vero” sé dalle proprie azioni: questo processo si definisce autoattribuzione. Importanti schemi di sé includono il nostro sé reale, il nostro sé ideale e il nostro sé normativo. Queste sono guide del sé che regolano il nostro comportamento. Talvolta confrontiamo questi schemi del sé: se il nostro sé reale non coincide con il nostro sé ideale possiamo sentirci depressi; se non collima con il nostro sé normativo possiamo sentirci ansiosi. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Sommario (cont.) Il sé e l’identità assumono forme differenti. Il sé individuale è definito da attributi peculiari. Il sé collettivo condivide con i membri dell’ingroup gli attributi che li distinguono dagli outgroup. Il sé relazionale si definisce in base alle relazioni con altre persone significative. Sebbene facciamo esperienza di sé differenti in contesti differenti, lavoriamo anche per un concetto di sé coerente in grado di integrare i nostri sé. Tre sono le motivazioni principali alla base del nostro concetto di sé: noi ci autovalutiamo (per scoprire che tipo di persone siamo), ci autoverifichiamo (per darne conferma), ci autoaccresciamo (per dimostrare quanto siamo meravigliosi). ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Sommario (cont.) In generale, alcune persone hanno un’autostima più alta di altre. Le persone con un’elevata autostima hanno un chiaro e stabile senso del sé e puntano all’autoaccrescimento; le persone con bassa autostima hanno un concetto di sé meno chiaro e mirano a proteggersi. Cerchiamo l’autostima per molte ragioni: essa mostra che siamo socialmente integrati, accettati, che siamo parte attiva della società. Dimostra anche che abbiamo superato la solitudine e il rifiuto. Proteggiamo e accresciamo la nostra autostima proteggendo l’impressione che proiettiamo. Possiamo realizzare ciò strategicamente manipolando il modo in cui gli altri ci vedono, oppure espressivamente mediante una proiezione positiva del nostro sé. ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Psicologia sociale CAPITOLO 4 Atteggiamenti e persuasione 135 Argomenti Atteggiamenti: cosa sono, struttura e funzione Modalità di apprendimento degli atteggiamenti Misurazione degli atteggiamenti: tecniche esplicite e implicite Dagli atteggiamenti al comportamento Atteggiamenti accessibili, forti e razionali 136 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Argomenti Dissonanza cognitiva: giustificazione dello sforzo, obbedienza indotta e libera scelta Persuasione Percorsi a due processi verso la persuasione: il modello della probabilità dell’elaborazione e il modello euristico- sistematico Resistere alla persuasione 137 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni Domande chiave 1. Quali significati attribuite al termine “atteggiamento”? Un conoscitore del comportamento animale afferma che un atteggiamento è la postura assunta da un cane da caccia in presenza di una preda. L’allenatore di una squadra di calcio afferma che un suo giocatore ha un “problema di atteggiamento”, il che probabilmente è qualcosa che ha a cha fare con la condizione mentale del calciatore. Il termine merita di rimanere nel nostro dizionario di psicologia se nel linguaggio comune ha molteplici, e piuttosto differenti, significati? 2. Rita si occupa di sondaggi relativi agli atteggiamenti delle persone e crede di conoscere che cosa le spinge a comportarsi in 138 un certo modo. Il consiglio ©2023 Pearsonche Psicologiadà socialeagli – Teorie epsicologi applicazioni è il Domande chiave (cont.) 3. I cittadini talvolta sostengono che pagare società di ricerca per chiedere alla gente quali sono i propri atteggiamenti in politica sia uno spreco di denaro. Un sondaggio può contraddirne un altro realizzato all’incirca nello stesso periodo e i sondaggi per prevedere chi sarà eletto non sempre hanno corrisposto ai risultati. Ha quindi una qualche utilità cercare di collegare gli atteggiamenti delle persone al loro comportamento? 4. Siete appena entrati nell’esercito. Insieme agli altri cadetti ascoltate un incredibile discorso di un ufficiale esperto nell’uso delle tecniche di sopravvivenza in caso di difficili condizioni di combattimento. Tra le altre cose, vi chiede di mangiare qualche cavalletta fritta: “Provate a immaginare che la situazione 139 sia reale! Sapete, un©2023 giorno potreste Pearson Psicologia trovarvi sociale – Teorie e applicazioni a doverlo Domande chiave (cont.) 5. Il medico dell’università vorrebbe che il vostro compagno Giuseppe smettesse di fumare. Pensa di mostrargli un grande contenitore trasparente con all’interno una soluzione chimica e un polmone malato. Perché questa soluzione potrebbe non funzionare granché? Guardate i filmati con le testimonianze reali di persone che spiegano perché fumano o perché non lo fanno nel video del Capitolo 4 on-line. 140 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.1 Che cosa sono gli atteggiamenti? Atteggiamento: a) Organizzazione relativamente stabile di credenze, sentimenti e tendenze comportamentali verso oggetti, gruppi, eventi o simboli socialmente significativi. b) Sentimento o valutazione generale – positiva o negativa – in merito a una persona, a un oggetto o a un problema. L’atteggiamento è considerato come un costrutto che, anche se non osservabile direttamente, precede il comportamento e guida le nostre scelte e le decisioni relative alle azioni che compiamo. 141 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.1.1 Gli atteggiamenti hanno una struttura Modello di atteggiamento a tre componenti: un atteggiamento si articola nelle componenti cognitiva, affettiva e comportamentale. Questa tripartizione ha un retaggio antico, sottolineando il ruolo di pensiero, sentimento e azione come elementi fondamentali per l’esperienza umana. Componente cognitiva (pensiero) Componente affettiva (sentimento) Componente comportamentale (azione) 142 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.1.1 Gli atteggiamenti hanno una struttura (cont.) Gli atteggiamenti possono essere: Relativamentestabili: resistono cioè nel tempo e nello spazio (un sentimento temporaneo non è un atteggiamento) Limitati a eventi o a oggetti socialmente significativi Generalizzabili e almeno parzialmente astratti 143 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.1.2 Gli atteggiamenti hanno una funzione Un atteggiamento permette → di risparmiare energia: non si deve comprendere come relazionarci all’oggetto o alla situazione in questione “partendo da zero” → di massimizzare le nostre possibilità, di avere esperienze positive e di minimizzare quelle negative. La funzione principale di ogni tipo di atteggiamento è utilitaristica: la valutazione dell’oggetto. 144 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.1.3 Processo decisionale e atteggiamenti Elaborazione delle informazioni: valutazione delle informazioni. In relazione agli atteggiamenti, gli strumenti attraverso i quali le persone acquisiscono le conoscenze, e formano e cambiano gli atteggiamenti. Teoria dell’integrazione delle informazioni: teoria di Norman Anderson (1971, 1981) secondo cui l’atteggiamento di una persona su un oggetto può essere stimato facendo una media tra le valutazioni positive e negative nei suoi confronti. Secondo questo approccio, le persone acquisiscono e rivalutano gli atteggiamenti usando l’algebra cognitiva → calcolando “mentalmente” una media dei valori attribuiti a singole informazioni distinte, raccolte e immagazzinate nella memoria, su un oggetto di atteggiamento. 145 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.1.3 Processo decisionale e atteggiamenti Atteggiamenti e giudizi automatici Un approccio che sfida la teoria degli atteggiamenti classica è quello di Patricia Devine (1989) secondo cui le persone fondano i propri atteggiamenti su giudizi impliciti e automatici di cui sono inconsapevoli. In quanto tali, questi giudizi sarebbero influenzati in misura minore dalla tendenza sistematica alla desiderabilità. Altri autori suggeriscono invece che le misure implicite possono dipendere dal contesto tanto quanto le misure esplicite (gli atteggiamenti), anche se in modi differenti (Glaser e Banaji, 1999). 146 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.2 Da dove derivano gli atteggiamenti? 4.2.1 Esperienza Formazione dell’atteggiamento: processo con cui si formano i nostri atteggiamenti, principalmente attraverso le nostre esperienze, l’influenza altrui e le nostre reazioni emotive. Molti atteggiamenti derivano dalla nostra esperienza diretta con gli oggetti dell’atteggiamento. La semplice esperienza ripetuta di una cosa può influenzare il modo in cui la valutate: è l’effetto della mera esposizione (Zajonc, 1968). Effetto della mera esposizione: l’esposizione ripetuta a un oggetto dà come risultato una maggiore attrazione nei suoi confronti. 147 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.2.1 Esperienza (cont.) Condizionamento condizionamento classico condizionamento strumentale Sia il condizionamento classico sia quello strumentale mettono in risalto il ruolo dei rinforzatori diretti nel processo di acquisizione e mantenimento del comportamento. Gli atteggiamenti si possono formare anche attraverso l’apprendimento sociale → modellamento 148 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.2.1 Esperienza (cont.) Modellamento: Tendenza di una persona a riprodurre azioni, atteggiamenti e risposte emotive di un modello, tratto dalla vita reale oppure simbolico. Il modellamento richiede l’osservazione: gli individui non apprendono nuove reazioni direttamente dall’esperienza di risultati positivi o negativi, ma osservando ciò che capita agli altri. 149 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.2.3 Concetti correlati agli atteggiamenti Valori: concetto di ordine superiore che si ritiene fornisca una struttura all’organizzazione degli atteggiamenti. Ideologia: insieme di credenze sistematicamente interrelate la cui funzione primaria è di tipo esplicativo. L’ideologia circoscrive il pensiero, rendendo difficile liberarsi dalla sua impronta. Rappresentazioni sociali: spiegazioni elaborate collettivamente di fenomeni non familiari e complessi, tradotti in forma semplice e familiare. 150 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.2.4 Teoria dell’autopercezione Una fonte cruciale dei nostri atteggiamenti è rappresentata dalle azioni delle altre persone che ci circondano: genitori → bambino mass media → persone pubblicità → bambini Teoria dell’autopercezione: teoria di Bem secondo cui aumentiamo la conoscenza di noi stessi solo facendo autoattribuzioni: per esempio, inferiamo i nostri atteggiamenti dal nostro comportamento. 151 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.3 Misurare gli atteggiamenti Gli atteggiamenti vanno misurati in modo esplicito o implicito? Misura dell’atteggiamento capace di comprendere sia una componente valutativa sia una componente correlata alle credenze modello dell’aspettativa-valore Modello dell’aspettativa-valore: l’esperienza diretta di un oggetto di atteggiamento informa una persona su quanto quell’oggetto verrà apprezzato o disprezzato nel futuro. 152 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.3.1 Scale di atteggiamento 1. Scala di Thurstone 2. Scala di Likert 3. Scala di Guttman 4. Il differenziale semantico di Osgood Scopo: misurare gli atteggiamenti delle persone su questioni di carattere sociale e politico. 153 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.3.1 Scale di atteggiamento (cont.) Scala di Thurstone → In una scala di Thurstone il punteggio relativo all’atteggiamento di un individuo è calcolato attraverso la media dei valori di scala posseduti dagli item da lui sottoscritti. Scala di Likert: scala che valuta la convinzione dimostrata dalle persone che concordano/sono in disaccordo con affermazioni favorevoli/sfavorevoli riguardanti un oggetto di atteggiamento. Inizialmente molti item vengono sottoposti a verifica. Dopo la loro analisi si conservano soltanto quelli che hanno una mutua correlazione. 154 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.3.1 Scale di atteggiamento Scala di Guttman: scala che contiene affermazioni favorevoli o non favorevoli, disposte in ordine gerarchico. Essere d’accordo con un’affermazione decisa implica l’essere d’accordo con un’affermazione più debole; il disaccordo rispetto a un’affermazione debole implica il disaccordo con quelle più decise. Scala di Osgood (differenziale semantico): Osgood evitò di usare del tutto affermazioni di opinione, concentrandosi sul significato connotativo che le persone attribuiscono a una parola o a un concetto. Le scale di Osgood non richiedono la formulazione di domande rilevanti per l’atteggiamento studiato e diventano tanto più attendibili quanto maggiore è il numero di opposti semantici usati. 155 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.3.2 Uso attuale delle scale di atteggiamento La combinazione della scala di Likert e del differenziale semantico ha dimostrato efficacia nella misura di valutazioni piuttosto complesse. La scala di Likert ha inoltre fornito un contributo significativo a molti questionari moderni. La disponibilità di potenti programmi informatici aumenta per i ricercatori le possibilità di scegliere tra diversi metodi statistici multivariati, come l’analisi fattoriale. 156 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.3.3 Scale per mettere in luce pregiudizi manifesti e pregiudizi sottili Tra gli strumenti di indagine che si sono proposti di cogliere le possibili differenze tra i modi più tradizionali e quelli più “moderni” con i quali le persone possono esprimere il pregiudizio, un notevole interesse ha suscitato: la scala d’atteggiamento proposta da Pettigrew e Maertens. differenza concettuale tra una forma di pregiudizio manifesta, lampante (“blatant”), e una forma di pregiudizio sottile (“subtle”). 157 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni 4.4 Come si rivelano gli atteggiamenti 4.4.1 Indizi corporei Un modo per scoprire gli atteggiamenti delle persone è chiederglieli direttamente → tuttavia le persone possono mentire. Le misure fisiologiche (e.g., battito del cuore, pupille dilatate) possiedono un grande vantaggio rispetto alle misure basate sull’autodescrizione: → le persone non si rendono conto che i loro atteggiamenti vengono valutati. Svantaggi: le informazioni sono limitate, suscettibili di influenze esterne. 158 ©2023 Pearson Psicologia sociale – Teorie e applicazioni