Psicologia dei gruppi PDF
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Questo documento PDF introduce le dinamiche di gruppo, descrivendo le diverse tipologie di gruppi (primari, sociali, collettivi e categorie sociali), le loro caratteristiche comuni come la dimensione, i confini e la coesione, e gli obiettivi che possono guidare le interazioni e le attività di un gruppo. Il documento spiega anche il ruolo dell'interdipendenza e della struttura del gruppo nella definizione del suo funzionamento.
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Psicologia dei gruppi Capitolo 1: introduzione alle dinamiche di gruppo I gruppi hanno molteplici forme e dimensioni, a scopi diversi, ma la loro influenza è universale. la tendenza a unirsi agli altri in gruppo è forse la caratteristica più importante degli es...
Psicologia dei gruppi Capitolo 1: introduzione alle dinamiche di gruppo I gruppi hanno molteplici forme e dimensioni, a scopi diversi, ma la loro influenza è universale. la tendenza a unirsi agli altri in gruppo è forse la caratteristica più importante degli esseri umani e i processi che si svolgono nell'ambito di questi gruppi lasciano un'impronta indelebile sui loro membri e sulla società. I gruppi sono sempre stati considerati essenziali per la vita umana. In tutte le culture e in tutte le sue epoche gli esseri umani hanno sempre vissuto lavorato prosperato e sono morti all’interno di famiglie, tribù, comunità e clan. La maggior parte di noi appartiene a un qualche tipo di gruppo: famiglia, amici, compagni di scuola o colleghi. Definizione dei gruppi due o più individui che sono connessi da e all’interno di relazioni sociali. I gruppi presentano una varietà di forme e dimensioni, da diadi e triadi a folle enormi. Le definizioni della parola sono varie tanto quanto i gruppi stessi, ma molte di queste definizioni condividono una certa enfasi sulle relazioni sociali che legano i membri tra loro. tre persone che tentano di risolvere i problemi di matematica in stanze separate difficilmente possono essere considerate un gruppo, tuttavia, se tra queste persone si creano delle relazioni, ad esempio dopo aver consentito loro di scambiarsi appunti o pareri in merito a problemi da risolvere, allora questi tre individui possono essere considerati un gruppo elementare. Né si possono considerare membri di un gruppo persone che condividono solo qualche somiglianza superficiale come il colore degli occhi, la preferenza per certi tipi di musica ho la data di nascita, perché Per appartenere a un gruppo è necessario essere connessi gli uni agli altri in modo socialmente significativo. Le relazioni che legano i membri di un gruppo non sono di un solo tipo. Nelle famiglie, ad esempio, le relazioni si basano sulla parentela, mentre al lavoro si fondano su forme di interdipendenza legate al compito. Inoltre, le relazioni che legano i membri di un gruppo non sono ugualmente forti o durature. Alcune relazioni sono solide, perché maturate nel tempo. In altri casi i legami tra i membri possono essere così fragili da potersi rompere molto facilmente. Ogni singolo membro del gruppo non deve per forza essere legato a tutti gli altri membri. Varietà dei gruppi Abbiamo quattro tipologie di gruppi: i gruppi primari, i gruppi sociali, i collettivi e le categorie sociali. I gruppi primari: sono gli insiemi intimi e di piccole dimensioni di affiliati stretti, come le famiglie, gli amici stretti o una cricca di compagni. Questi gruppi influenzano profondamente il comportamento i sentimenti e i giudizi dei loro membri. In molti casi gli individui entrano 1 a far parte di gruppi primari in modo del tutto involontario, come quando si entra a far parte di una famiglia per nascita. Altri gruppi primari si formano quando le persone interagiscono modo significativo per un periodo di tempo prolungato. I gruppi sociali: sono più grandi e più formalmente organizzati dei gruppi primari, l’appartenenza a essi tende a essere di più breve durata ed emotivamente meno coinvolgente. i loro confini sono inoltre più permeabili: i loro membri possono abbandonarli per unirsi a nuovi gruppi, poiché i gruppi sociali non richiedono il livello di impegno dei gruppi primari. (esempio di gruppo sociale battaglione militare). Qualsiasi raggruppamento di persone può essere considerato un gruppo collettivo. i membri dei collettivi sono Uniti da un interesse comune o da azioni condivise, ma spesso presentano scarsa lealtà al gruppo. Le relazioni che uniscono i membri sono così transitorie che si dissolvono non appena i membri si separano. Una categoria sociale è un insieme di individui che in qualche modo sono simili tra loro. i membri di una stessa categoria sociale condividono spesso un’identità comune. Sanno chi appartiene alla loro categoria chi non vi appartiene e quali sono le qualità tipiche dei membri del gruppo e di coloro che ne stanno al di fuori. Questa identità sociale è “il senso del sé di un individuo derivante dall’appartenenza a particolari gruppi e dalle relazioni all’interno di tali gruppi”. Caratteristiche dei gruppi Tutti i gruppi, nonostante la loro unicità, condividono alcune caratteristiche comuni. Alcune di queste caratteristiche come la dimensione del gruppo e i suoi compiti sono relativamente ovvie. Altre qualità come la coesione del gruppo o la permeabilità dei suoi confini vanno invece indagate poiché sono spesso ignorate anche dagli stessi membri del gruppo. Per capire un gruppo è necessario conoscere qualcosa sulla sua composizione, ovvero sulla qualità degli individui che ne fanno parte. un gruppo con un membro per natura esuberante, meschino laborioso, calmo o di mentalità chiusa sarà diverso da un gruppo con un membro prepotente, animato da spiriti di sacrificio, pigro ansioso o creativo. Un gruppo è delimitato da confini psicologici: chi è incluso nel gruppo è riconosciuto come membro, chi non vi fa parte ne è escluso. In alcuni casi questi confini sono riconosciuti pubblicamente, in altri casi i confini possono essere indistinti o noti solo ai membri del gruppo. I confini di un gruppo possono anche essere relativamente permeabili. Nei gruppi aperti l’appartenenza è fluida, i membri possono volontariamente entrare e uscire dal gruppo al loro piacimento senza che ciò abbia conseguenze, oppure il gruppo può decidere di allontanare alcuni membri o invitare nuove persone a unirsi. Nei gruppi chiusi i cambiamenti nella composizione dei membri avvengono più lentamente o non avvengono affatto. La dimensione di un gruppo influenza molte delle sue altre caratteristiche un gruppo di due persone è talmente ridotto da cessare di esistere nel momento in cui un membro lo abbandona e non potrà mai essere suddiviso in sottogruppi. Anche i gruppi più grandi possono avere qualità uniche: raramente i loro membri sono connessi direttamente a tutti gli altri membri, così da rendere probabile la formazione di sottogruppi e la necessità di uno 2 o più leader che organizzano e guidino il gruppo. La dimensione di un gruppo determina anche quanti legami sociali siano necessari per unire i membri tra loro e al gruppo. Man mano che i gruppi aumentano di dimensione, il numero di relazioni necessarie per connettere ogni membro a tutti gli altri aumenta. Una volta che il gruppo supera i 150 individui circa, i membri di solito non sono in grado di stringere legami con ogni altro membro del gruppo, di conseguenza, nei gruppi più grandi i membri sono connessi tra loro indirettamente piuttosto che direttamente. Il sociologo Robert Freed Bales trascorse molti anni a osservare e documentare le azioni degli individui in gruppi, ma alla fine concluse che le innumerevoli azioni erano tendenzialmente di due tipi: le azioni centrate sul compito che il gruppo doveva affrontare e quelle che davano supporto, rafforzavano o indebolivano le relazioni interpersonali all’interno del gruppo. I gruppi costituiscono il contesto di un'infinita varietà di azioni interpersonali. molte delle forme più interessanti influenti e piacevoli dell'agire umano sono possibili solo quando le persone si uniscono con gli altri in un gruppo. Il sociologo Robert Freed Bales trascorse molti anni ad osservare e documentare le azioni degli individui in gruppi relativamente piccoli, in interazione faccia a faccia. nel suo lavoro riconobbe la diversità delle interazioni ma alla fine concluse che le innumerevoli azioni che aveva osservato erano tendenzialmente di due tipi: le azioni centrate sul compito che il gruppo doveva affrontare e quelle che davano supporto rafforzavano indebolivano le relazioni interpersonali all'interno del gruppo. L’interazione orientata al compito include tutti i comportamenti di gruppo che sono focalizzati principalmente sul lavoro, sui progetti, sui piani e sugli obiettivi del gruppo. L’interazione orientate alla relazione sono azioni regolate dai membri del gruppo che riguardano o influenzano la natura e la forza dei legami emotivi e interpersonali all’interno del gruppo, include le azioni che rafforzano o indeboliscono tali legami. Un'altra caratteristica dei gruppi può essere l’interdipendenza ovvero è la dipendenza reciproca che si verifica quando i risultati, le azioni, i pensieri, i sentimenti e le esperienze sono influenzate in qualche misura da altre persone. Alcuni gruppi creano solo il contesto per una potenziale interdipendenza tra i membri, gli individui all’interno di questi gruppi possono raggiungere i propri obiettivi da soli, senza doversi assicurare che le proprie azioni si integrino in modo armonioso con le azioni di chi è loro vicino. Altri gruppi come le famiglie le squadre sportive creano livelli molto più alti di interdipendenza. I membri di un gruppo non sono connessi tra loro in modo casuale ma secondo schemi organizzati. In tutti i gruppi emergono pattern e regolarità che determinano i tipi di azioni permesse o disapprovate. Queste regolarità si combinano generando la struttura del gruppo: il complesso di ruoli, norme e relazioni tra i membri su cui si basa l’organizzazione del gruppo. I ruoli specificano i comportamenti generali attesi dalle persone che occupano diverse posizioni all’interno del gruppo. Le azioni e le interazioni dei membri sono modellate dalle norme del gruppo che descrivono quali comportamenti si devono o non si devono adottare in un dato contesto. Le norme all’interno di un gruppo vengono definite e rinegoziate nel tempo e la loro violazione da parte dei membri è spesso all’origine di conflitti. 3 Gli obiettivi dei gruppi possono essere numerosi e vari. Un approccio alla loro classificazione suggerisce che sia possibile fare un’ampia distinzione tra compiti intellettivi e compiti valutativi; un altro approccio pone l’accento su tre diverse categorie di obiettivi: quelli di produzione, di discussione e di problem solving. Un terzo modello proposto da Joseph E. McGrath distingue tra quattro obiettivi di gruppo fondamentali: generare idee o piani, scegliere una soluzione, negoziare una soluzione per un conflitto o eseguire un compito. Generare: I gruppi escogitano le strategie da adottare per raggiungere i loro obiettivi oh creano idee e approcci complementari nuovi per far fronte ai loro problemi. Scegliere: i gruppi prendono decisioni su problemi che hanno soluzioni ben precise o su questioni a cui possono essere date diverse risposte. Negoziare: i gruppi conciliano le differenze di opinioni tra i membri in merito ai loro obiettivi e alle loro decisioni o risolvono le controversie legate alla competizione tra i membri. Eseguire: i gruppi fanno delle cose tra cui partecipare a competizioni oppure creare un prodotto o compiono azioni collettive. Il modello dei compiti di Joseph E. McGrath distingue anche tra compiti concettuali- comportamentali e compiti di cooperazione-conflitto. I gruppi che affrontano compiti concettuali mostrano generalmente alti livelli di scambio di informazioni, influenza sociale e attività orientate al processo. gruppi che affrontano compiti comportamentali sono quelli che producono cose o forniscono servizi. I compiti conflittuali mettono gli individui e i gruppi gli uni contro gli altri, mentre i compiti cooperativi ne richiedono la collaborazione. I gruppi tendono a rientrare in due categorie: i gruppi pianificati, che vengono deliberatamente formati dai loro membri o da un’autorità esterna per un qualche scopo, e i gruppi emergenti che nascono spontaneamente quando alcuni individui si riuniscono in uno stesso luogo fisico. I gruppi pianificati definiscono chiaramente i loro criteri di appartenenza e di conseguenza sanno sempre chi fa parte del gruppo e chi no. Nonostante il loro generale buon livello di organizzazione e definizione, questi gruppi possono mancare di professore emotivo. I gruppi emergenti non possiedono un’organizzazione esplicita, spesso sviluppano elementi strutturali quando i membri determinano quali tipi di comportamenti siano attesi dagli altri, che sia più o meno gradito. Tali gruppi hanno spesso confini poco definiti, non possiedono regole scritte, ma tendono a sviluppare norme non scritte che definiscono quali comportamenti siano appropriati e quali inappropriati. Holly Arrow ha classificato i gruppi in quattro categorie: I gruppi architettati sono pianificati da individui o autorità esterni al gruppo. I gruppi fondati sono pianificati da uno o più individui che rimangono all’interno del gruppo. I gruppi circostanziali sono gruppi emergenti non pianificati, che sorgono quando forze esterne situazionali pongono le basi perché le persone si uniscono. 4 Il gruppo auto organizzati nascono quando alcuni individui che interagiscono tra loro allineano gradualmente le proprie attività in un sistema cooperativo di natura interdipendente. La coesione di un gruppo rappresenta l’integrità, la solidarietà, l’integrazione sociale, l’unità e la tendenza ad aggregarsi in gruppo. Tutti i gruppi richiedono un certo grado di coesione, altrimenti il gruppo si disintegra e cessa di esistere come tale. i gruppi affiatati e coesi sono soggetti a pochi avvicendamenti e conflitti interni. Lo psicologo Campbell coniò il termine entitatività per descrivere la misura in cui un gruppo appare come una singola entità unificata, un vero gruppo. Teorema di Thomas: Thomas affermò che se gli uomini definiscono le situazioni come reali, queste sono reali nelle loro conseguenze. Questo teorema prevede che se le persone definiscono i gruppi come reali, questi sono gruppi dotati di entità entitatività Come suggeriva Campbell. Questo cambiamento di pensiero, ovvero quello di vedere un gruppo come tale e no come un insieme di individui, innesca una serie di cambiamenti psicologici e interpersonali sia per i membri che per le persone esterne del gruppo, infatti, all'aumentare dell’entitatività i membri si identificano di più con il gruppo e con i suoi obiettivi danno più valore alla loro appartenenza al gruppo e si sentono più legati allo stesso. L’entitatività Influenza anche chi non fa parte del gruppo, plasmando nei giudizi, gli atteggiamenti e le azioni Interstereotipici, dal momento che si aspettano che tali membri siano sostanzialmente intercambiabili: vengono percepiti tutti uguali. questi tipi di gruppi possono essere permeati da un senso di essenzialismo ovvero credere che questi gruppi abbiano qualità essenziali profonde, immutabili, che danno origine alle loro caratteristiche più superficiali. Che cosa sono le dinamiche di gruppo? Il termine dinamica deriva dal greco dynamikos, che significa essere forte potente ed energico. Le dinamiche di un gruppo sono quindi processi interpersonali influenti che si verificano all’interno e tra i gruppi nel corso del tempo. Questi processi non solo determinano il modo in cui i membri si relazionano tra loro e si impegnano l’uno verso l’altro, ma determinano anche la natura intrinseca del gruppo e il suo orientamento, le azioni intraprese al gruppo, la sua risposta all’ambiente e i risultati conseguiti. Abbiamo: Processi formativi, come il bisogno di appartenere e affiliarsi ai gruppi, i fattori contestuali che promuovono la formazione di gruppi e lo sviluppo della questione di gruppo. Processi di influenza, tra cui gli aspetti relativi alla struttura del gruppo, il conformismo e il dissenso, il potere sociale, l’obbedienza all’autorità del gruppo e la leadership. Processi prestazionali, come la produttività del gruppo, la motivazione sociale, il lavoro in team e il decision making collaborativo. 5 Processi conflittuali all’interno dei gruppi, o conflitto intragruppo, e tra i gruppi, o conflitto intergruppo. Processi contestuali che dipendono dal contesto fisico del gruppo e dal suo scopo specifico, tra cui i gruppi di promozione del cambiamento e i grandi collettivi. Evoluzione nel tempo Nella maggior parte dei gruppi, con il passare del tempo emergono gli stessi tipi di problemi e, una volta risolti, si instaurano nuovi processi che cambiano ulteriormente la natura del gruppo e dei suoi membri. Lo psicologo Tuckman identifico 5 fasi nel processo evolutivo dei gruppi. Nella fase di formazione i membri dei gruppi si orientano gli uni verso gli altri. Nella fase di scompiglio nel gruppo emergono conflitti quando i membri competono per uno status e il gruppo definisce i suoi obiettivi. Questi conflitti si alleviano nella fase di normazione quando il gruppo diventa più strutturato e cominciano a emergere delle norme. Nella fase della prestazione il gruppo supera le questioni di disaccordo e organizzative per concentrarsi sul compito da svolgere in questo periodo il gruppo funziona ancora fino a quando non raggiunge la fase di aggiornamento. Perché studiare i gruppi? Lewin per descrivere le attività, i processi, le operazioni e i cambiamenti che avvengono all’interno dei gruppi scelse la parola dinamica. I gruppi tendono a essere potenti anziché deboli, attivi anziché passivi e fluidi anziché statici. Lewin uso anche il termine dinamiche di gruppo per descrivere la disciplina scientifica che si occupa dello studio di queste dinamiche. I ricercatori che si occupano dei gruppi sono convinti che se si vogliono comprendere gli individui è necessario comprendere i gruppi. In uno dei primi studi condotti sul campo Triplett confermo che le persone si comportano in modo diverso quando sono in gruppo rispetto a quando sono da sole. Come dimostrò Cooley è all’interno di un gruppo che le persone acquisiscono i propri comportamenti, i propri valori, la propria identità, le proprie capacità e i propri principi. Lo studio dei gruppi e delle loro dinamiche non solo è essenziale per capire le persone, ma lo è anche per capire le organizzazioni, le comunità e la società stessa. I gruppi sono le microstrutture interpersonali che legano gli individui alla società. Esattamente come le caratteristiche degli specifici individui che appartengono a un gruppo modellano la natura fondamentale di quel gruppo, così i gruppi all’interno di un sistema sociale determinano la cultura e le istituzioni di quella società. I gruppi vengono spesso usati nell’ambito della salute mentale come strumento terapeutico per aiutare gli individui a trovare la motivazione per cambiare i propri pensieri e comportamenti. Questo orientamento pragmatico conferisce al campo delle dinamiche di gruppo un carattere interdisciplinare lo studio dei gruppi non è infatti limitato a un solo campo ma attraversa molte discipline incluse l’antropologia, l’architettura, l’informatica, la sociologia la pedagogia, le scienze della comunicazione. 6 Crescita e cambiamento nei gruppi Il valore dei gruppi è evidente soprattutto quando vengono utilizzati per aiutare i loro membri a cambiare per il meglio. L’idea che un gruppo possa essere utilizzato a scopo terapeutico non è nuova. Per secoli le persone che soffrivano di disturbi fisici e psicologici hanno cercato aiuto all’interno di un gruppo in diversi contesti. Gli effetti terapeutici dei gruppi furono riscoperti all’inizio del XX secolo, quando alcuni professionisti iniziarono a usare i gruppi per aiutare i pazienti a gestire meglio le loro malattie. I membri si sostenevano a vicenda, condividevano informazioni non tecniche sulla loro malattia e sui trattamenti e sembravano apprezzare l’opportunità di potersi esprimere con ascoltatori attenti e comprensivi. I gruppi terapeutici aiutano i loro membri a superare i problemi psicologici come depressione, ansia, disturbi della personalità e stress post traumatico. I gruppi di apprendimento interpersonale aiutano i membri ad acquisire la comprensione di sé e a migliorare le loro relazioni con gli altri. I gruppi di supporto aiutano ad affrontare o a superare un problema comune a tutti i membri. Gruppi terapeutici L’orientamento teorico dei terapeuti di gruppo è molto vario. Alcuni adottano metodi psicoanalitici, in cui l’approccio fondamentale si basa sui principi terapeutici e le elaborati da Sigmund Freud. Altri invece adottano una prospettiva più interpersonale che pone l’accento sull’esplorazione dei processi sociali in gioco all’interno del gruppo. Altri approcci hanno un carattere più comportamentale e aiutano i membri del gruppo ad apprendere comportamenti specifici a cui ricorrere per affrontare i loro problemi. La maggior parte dei terapeuti ha un approccio eclettico, poiché basano il proprio lavoro su una combinazione di diversi orientamenti teorici. L’obiettivo del trattamento non è la creazione di un gruppo ben funzionante ma la promozione dell’adattamento psicologico degli individui del gruppo. Gruppi di apprendimento interpersonale Lewin è stato uno dei primi a suggerire l’utilizzo di piccoli gruppi per insegnare alle persone come usare la capacità personali e come giungere alla consapevolezza di sé. Lewin riteneva che i gruppi e le organizzazioni fossero in difficoltà perché i loro membri non sono abili nelle relazioni umane. Consigliava dunque di ricorrere a un esame attento delle esperienze di gruppo al fine di promuovere una più profonda comprensione di sé e delle dinamiche di gruppo. Lewin sosteneva che il modo più facile per acquisire buona abilità di gruppo consista nel fare esperienza diretta delle relazioni umane. Fu sua, dunque, l’idea di sviluppare gruppi di addestramento specializzati, o T-Group. Uno degli aspetti dei t- Group era la mancanza di struttura, la maggior parte dell’apprendimento avveniva in piccoli gruppi. I gruppi includevano un conduttore designato, spesso chiamato facilitatore, il quale però agiva principalmente come catalizzatore della discussione e non come leader la responsabile del gruppo. I gruppi psicoeducativi sono invece interventi pianificati, come ad esempio workshop, seminari o riti, incentrati su uno specifico problema o una specifica competenza interpersonale. Lo psicologo Kolb applicò i principi dell’apprendimento esperienziale a 7 contesti organizzativi, educativi e governativi. La sua teoria dell’apprendimento esperienziale identifica due tipi di polarità nella modalità di apprendimento delle persone. La prima polarità contrappone le esperienze dirette e concrete all’analisi concettuale astratta. Con l’esperienza diretta gli individui acquisiscono una conoscenza in prima persona del fenomeno in esame, mentre con la riflessione sul significato di tale esperienza trasformano questi dati concreti in conoscenza astratta. La seconda polarità contrappone lo sperimentare all’osservare. I gruppi Debriefing Sono interventi brevi e altamente strutturati forniti da professionisti qualificati della salute mentale ai membri di un gruppo o di una comunità che hanno vissuto qualche tipo di trauma, come un disastro naturale o un Incidente mortale. Questi interventi sono concepiti per aiutare gli individui ad affrontare le conseguenze emotive e cognitive dell’esperienza vissuta. Gruppi di supporto I gruppi di supporto vengono spesso chiamati gruppi di auto-aiuto. Gli incontri avvengono in luoghi molto vari come chiese, scuole, università e in alcuni casi anche tramite Internet. Il gruppo si forma in genere quando più individui con problemi simili decidono di condividere informazione e aiuto reciproco. La maggior parte dei gruppi di supporto rientra in una delle quattro categorie: Salute mentale e fisica, membri che devono affrontare disturbi psicologici, malattie fisiche o il recupero da un infortunio Transizioni familiari e di vita, individui che devono affrontare esperienze di vita stressanti, come un divorzio, un lutto o la malattia di un familiare Difesa di interessi particolari, individui sostenitori di una causa personale e/o sociale Dipendenze, membri che cercano di controllare comportamenti smodati o dipendenze maladattive. Le caratteristiche più comune sono le seguenti: Approccio orientato al problema, i gruppi di supporto sono comunità di persone che soffrono per un problema simile Approccio orientato alle relazioni, i gruppi di supporto tendono a coinvolgere l’individuo a livello personale e interpersonale Approccio comunitario, la maggior parte dei gruppi di supporto sviluppa un forte senso di comunità e di condivisione all’interno del gruppo Approccio autonomo, alcuni gruppi di supporto sono creati da professionisti della salute che li utilizzano per offrire ai pazienti un servizio supplementare Approccio basato sulla prospettiva, l’indipendenza dei gruppi di supporto dagli approcci più tradizionali si manifesta anche nell’adozione di una prospettiva originale rispetto allo specifico problema da affrontare. 8 Efficacia dei trattamenti di gruppo I professionisti hanno cercato di individuare dei trattamenti basati sull’evidenza (EBT), ovvero trattamenti che sulla base di misurazioni e valutazioni obiettive si siano dimostrati efficaci verso problemi e disturbi specifici I primi tentativi di determinare se gli approcci di gruppo potessero qualificarsi come EBT furono ostacolati dalla carenza metodologiche degli studi iniziali sull’efficacia dei gruppi. Ma con l’aumentare del numero di dati raccolti attraverso controlli scientifici più rigorosi i risultati cominciarono a prendere a favore degli interventi terapeutici di gruppo. Anche se raramente tali risultati dimostravano una superiorità degli approcci di gruppo rispetto a quelli individuali, quantomeno ne indicavano una parità in termini di efficacia. Si è dimostrato che i metodi di gruppo sono più efficaci per alcuni problemi rispetto ad altri, in particolare nel trattamento della fobia sociale e dell’abuso di sostanze. Nel complesso i dati sono chiari: gli interventi di gruppo funzionano. Il valore dei gruppi Sebbene i membri possano cooperare tra loro, possono anche competere nel tentativo di superarsi a vicenda. Molte delle peggiori decisioni prese nel corso della storia umana non furono adottate da individui soli e sconsiderati, ma da gruppi di persone che pur lavorando insieme riuscirono comunque a fare una scelta disastrosa. Come di fatto avviene, i gruppi possono creare sfide, difficoltà e persino sciagure per i loro membri e la società. Eppure, sono talmente “benefici” se non essenziali per gli esseri umani che sembra insensato cercare alternative ai gruppi umani. Attraverso l’appartenenza ai gruppi definiamo e affermiamo i nostri valori e le nostre convinzioni, oltre a costruire o affinare la nostra identità sociale. Capitolo 2: studio dei gruppi La dinamica di gruppo è più di un insieme di fatti informazioni sui gruppi. è anche il mezzo per raccogliere informazioni sui processi di gruppo attraverso la ricerca scientifica. Studio scientifico dei gruppi Dopo un’iniziale incertezza sulle modalità di indagine empirica, tramite collaborazione, i ricercatori hanno infine sviluppato nuovi metodi dedicati allo studio dei gruppi. Questi stessi processi di gruppi hanno plasmato il paradigma del campo. Kuhn utilizzò tale termine per descrivere le ipotesi condivisi dagli scienziati sui fenomeni che studiano. Alla fine del XVI secolo la dinamica dei gruppi divenne un argomento di interesse fondamentale per gli studiosi. I sociologi scoprirono che i gruppi influenzano i sistemi sociali, religiosi, politici, economici e educativi di una società. I primi teorici non concordavano sul livello di analisi da assumere nello studio dei gruppi, alcuni preferivano un’analisi a livello di gruppi, altri sostenevano un’analisi a livello individuale. I sociologi condussero analisi a livelli di gruppo mentre gli psicologi preferivano analisi a livelli individuali. Il sociologo Durkheim ricondusse un fenomeno altamente personale come il suicidio ha processi a livello di gruppo. Secondo le sue conclusioni gli 9 individui che non appartengono a nessun tipo di gruppo possono sperimentare l’anomia e di conseguenza sono più propensi al suicidio. Altri ricercatori misero in dubbio la necessità di andare oltre l’individuo per spiegare il comportamento del gruppo. Lo psicologo Allport decise di scegliere l’individuo nel gruppo e non il gruppo stesso come unità della sua analisi. I gruppi secondo Allport non sono entità reali e mise in guardia dalla fallacia del gruppo: Spiegazione di fenomeni sociali in termini di gruppo considerato nel suo insieme anziché basandosi su processi a livelli individuali che avvengono all’interno del gruppo. L’idea di mente di gruppo ha messo le prospettive a livello di gruppo e a livello individuale in chiara opposizione. I primi studiosi della condizione umana osservarono che le persone assumono comportamenti insoliti quando si ritrovano in grandi folle e ciò suggerì loro che i gruppi possono in effetti sviluppare una mente di gruppo, una coscienza singola, unificata e condivisa. I ricercatori che si occupano di studiare gli individui all’interno dei gruppi ammisero che i membri di un gruppo spesso agiscono come fossero una mente sola, ovvero che rispondono tutti in modo simile, ma respinsero l’idea che questi individui condividono un singolo stato mentale di coscienza. I ricercatori non hanno mai trovato alcuna prova che i membri di un gruppo siano legati da una connessione psichica capace di creare un’unica mente di gruppo. Eppure, solo perché questa concezione a livello di gruppo trova poco fondamento nella realtà non vuol dire che altre concezioni siano ugualmente irrazionali. Lewin e l’interazionismo Le analisi teoriche di lewin sui gruppi ebbero particolare rilevanza. La sua teoria si basa sul principio dell’interazionismo, che pone come presupposto che azioni processi e risposte delle persone all’interno di gruppi siano determinati dall’interazione tra persona e ambiente. Adottando un concetto della gestalt, ovvero il tutto è più della somma delle parti, sosteneva che quando gli individui si uniscono in gruppi viene creato qualcosa di nuovo e il nuovo prodotto stesso sarà l’oggetto dello studio. Molti fenomeni osservati nei gruppi sono coerenti con questa convinzione di lewin per cui un gruppo è più della somma dei singoli membri. La coesione di un gruppo, ad esempio, va oltre la semplice attrazione di ogni singolo membro per l’altro. Talvolta i compiti svolti dal gruppo ottengono risultati molto migliori, o molto peggiori, di quello che ci si potrebbe aspettare dati talenti dei singoli membri. La Frattura creatasi tra metodi di ricerca a livello di gruppo e a livello individuale si sanno quando integrarono in una prospettiva multilivello sui gruppi, Che essa sostiene invece una procedura di esame in un continuum a livello micro meso e macro. I fattori di livello micro includono le qualità, le caratteristiche e le azioni dei singoli membri. I fattori di livello meso sono composti dalle qualità, a livello di gruppo, dei gruppi stessi. I i fattori di livello macro corrispondono alle qualità e ai processi di collettività più grandi che racchiudono a loro volta gruppi, come le comunità le organizzazioni o le società. Gli studiosi Dei gruppi riconoscono che gli individui (livello micro) sono inseriti in gruppi (livello meso) e che questi gruppi sono 10 allora volta insediati in unità sociali più grandi come organizzazioni, comunità, tribù, nazioni e società (livello macro). Misurazione Una buona scienza richiede una buona misurazione. I ricercatori che studiano i gruppi spesso partono dall’osservazione, vale a dire osservare e registrare le attività e le interazioni di un gruppo. Alcuni ricercatori osservano i gruppi da un punto di vista esterno al gruppo. Altri ricorrono all’osservazione partecipante, ovvero osservano e registrano le attività e le interazioni del gruppo prendendo parte al processo sociale del gruppo. Questo tipo di osservazione produce dati particolarmente ricchi che si compongono delle parole effettive usate dai membri, dalle impressioni tratte dalle espressioni non verbali. I metodi osservazionali strutturati consentono di aumentare l’obiettività dell’osservazione, un metodo osservazionale è strutturato consente ai ricercatori di ordinare ogni comportamento del gruppo in una categoria oggettivamente definibile. Innanzitutto, è necessario decidere di quali comportamenti si voglia tenere traccia, quindi bisogna sviluppare descrizioni non ambigue di ciascun tipo di comportamento che verrà codificato. Infine, si passerà ad annotare la frequenza di tali comportamenti di interesse nel corso dell’osservazione. Questo tipo di ricerca rappresenta uno studio quantitativo poiché produce risultati numerici. Le analisi dei processi di interazione è un sistema strutturato di codifica utilizzato per misurare l’attività di un gruppo procedendo alla classificazione di ogni comportamento osservato in una di 12 categorie, come “si mostra amichevole” o “chiede suggerimenti”. Sei di queste categorie riguardano l’interazione a carattere socio emotivo e relazionale, le altre sei categorie riguardano l’interazione a carattere strumentale e orientato al compito. L’unico metodo inventato da bales, in grado di generare una sintesi più globale del comportamento di gruppo, è costituito dall’osservazione sistematica a più livelli dei gruppi (SYMLOG). Il metodo SYMLOG è composto da 26 categorie diverse invece che da 12. I metodi come il SYMLOG producono dati affidabili e validi: Affidabilità, la coerenza di una misurazione nel tempo, tra componenti e valutatori Affidabilità tra valutatori, coerenza tra i valutatori Validità, il grado con cui lo strumento misura ciò che si suppone che misuri Le misurazioni self report si basano tutte sulla semplice premessa che se si desidera conoscere cosa pensi senta o pianifichi un membro di un gruppo è sufficiente chiedere direttamente. In un’intervista, è il ricercatore a occuparsi della registrazione delle risposte alle varie domande. Nel caso dei questionari invece sono gli intervistati stessi a registrare le loro risposte. Lo psichiatra Moreno si avvalse dei metodi self report per esaminare l’organizzazione sociale di gruppi di giovani donne che vivevano in case adiacenti all’interno di un istituto. Le donne vivevano vicino ma non si comportavano da buone vicine. Moreno 11 riteneva che le tensioni si sarebbero placate se avesse potuto riunire le donne in gruppi più compatibili, chiese a ciascuna di identificare in un questionario riservato Le 5 donne che preferivano. Lo studioso sfrutto le risposte per creare gruppi più armoniosi e i suoi sforzi vennero premiati quando il livello di antagonismo generale nella comunità diminuì. La tecnica di misurazione delle relazioni tra i membri dei gruppi viene battezzata sociometria da Moreno. Uno studio sociometrico inizia con una serie di domande rivolte ai membri di un gruppo in merito agli altri membri. Queste scelte sono poi organizzate in un socio gramma, vale a dire un diagramma delle relazioni tra i membri del gruppo. La sociometria rappresenta una prima forma di analisi delle reti sociali, Un insieme di procedure che consentono di studiare la struttura relazionale di gruppi e reti sociali trasferendole su dati grafici e matematici. Metodi di ricerca sulla dinamica di gruppo Una buona misurazione da sola non garantisce dell’ottima scienza, una volta raccolti i dati è necessario usare tali informazioni per verificare le ipotesi sui fenomeni di gruppo. Esistono molte tecniche, i tre approcci più comuni sono rappresentati dai caso studio, dagli studi correlazionale, dai gli studi sperimentali. L’approccio del caso studio rappresenta una delle tradizioni più durature e onorevoli in tutte le scienze, è una tecnica di ricerca che attinge a più fonti di informazione per esaminare in profondità le attività e le dinamiche di uno o più gruppi. Casi studio sono stati condotti su tutti i tipi di gruppo. Le ricerche dello psicologo Janis sui gruppi decisionali illustrano il valore di un caso studio. Janis indago il funzionamento di tali gruppi, concentrandosi su quelli che avevano palesemente assunto decisioni errate. Basandosi su documenti storici, verbali di riunioni, diari, lettere, memorie e dichiarazioni pubbliche di membri dei diversi gruppi, janis analizzo la struttura del gruppo, i suoi processi di comunicazione e la leadership. Le sue analisi lo portarono a concludere che questi gruppi avevano tutti lo stesso tipo di problema. Con il tempo, i membri erano diventati così Uniti che sentivano di non poter entrare in disaccordo con le decisioni del gruppo, portandoli così a non essere in grado di esaminare attentamente le loro ipotesi. Janis definì questa perdita di razionalità pensiero di gruppo. I ricercatori che conducono studi correlazionale non si limitano a descrivere gruppi e le loro dinamiche, si occupano anche di misurare la forza delle relazioni tra le variabili misurate. Gli studi con relazionali sono chiamati così perché almeno inizialmente i ricercatori si occupavano di indicizzare la forza e la direzione delle relazioni tra variabili misurate calcolandone i coefficienti di correlazione. Coefficiente di correlazione: statistica standardizzata che misura la forza e la direzione di una relazione tra due variabili, una correlazione R può variare da -1 a + 1. Una correlazione corrisponde dunque a un modo pratico di riassumere una grande quantità di informazioni rispetto a una relazione tra due variabili. Non sempre i dati vengono utilizzati calcolando correlazioni, ma l’espressione studio correlazionale descrive ancora attualmente quegli studi che si basano sulla rilevazione delle variabili anziché sulla loro manipolazione. Le correlazioni vengono utilizzate dai ricercatori quando desiderano approfondire le relazioni tra variabili. Abbinati a misurazioni valide gli 12 studi correlazionale descrivono in modo chiaro tali relazioni senza disturbare o manipolare gli aspetti del gruppo. Tuttavia, sono in grado di fornire solo informazioni limitate dato che il ricercatore non manipola direttamente nessuna variabile. Studi sperimentali gli psicologi Lewin Lippitt e White Analizzarono l’efficacia dei diversi stili di leadership. Ragazzini di 10 e 11 anni vennero organizzati in gruppi di doposcuola, gli adulti responsabili dei gruppi adottarono uno dei tre stili di leadership: autocratico, democratico o permissivo. Il leader autocratico prendeva tutte le decisioni per il gruppo, il leader democratico lasciava che i ragazzi stessi prendessero le loro decisioni, I leader permissivo guidava i membri in modo molto limitato. Si scoprì così che i gruppi guidati da un leader autocratico trascorrevano più tempo a lavorare rispetto ai gruppi guidati da un leader democratico, che a loro volta trascorrevano più tempo a lavorare rispetto ai gruppi con un leader permissivo. Gli osservatori hanno anche notato che in alcuni gruppi guidati da un leader autocratico la produttività calava ogni volta che questi si allontanavano, in alcuni dei gruppi guidati in modo autocratico i ragazzi si dimostravano anche più ostili e più propensi a individuare un solo membro come bersaglio di abusi verbali quasi continui. Lo studio sugli stili di leadership fu un esperimento: Progetto di ricerca in cui lo sperimentatore manipola almeno una variabile assegnando casualmente i partecipanti a due o più condizioni diverse, misura almeno un’altra variabile, controlla l’influenza di altre variabili sul risultato. Variabile indipendente: in uno studio sperimentale, elemento che viene cambiato mantenendo costanti le altre variabili e misurando la variabile dipendente. Variabile dipendente: risultati misurati dal ricercatore. Se l’esperimento è ideato e condotto in modo corretto, è possibile ricavare deduzioni sulle relazioni causali che collegano le variabili. Gli esperimenti offrono un mezzo eccellente per confermare le ipotesi sulle cause del comportamento di gruppo, ma non sono i esenti da problemi. I ricercatori non sempre hanno la capacità di controllare la situazione in modo sufficiente a manipolare la variabile indipendente o a mantenere costanti altre variabili. Inoltre, per mantenere il controllo sulle condizioni di un esperimento è possibile che si giunga a creare situazioni monitorate rigorosamente ma artificiali. Prospettive teoriche Allo sviluppo di metodi per misurare e studiare i processi di gruppo la seguono spiegazioni teoriche convincenti per i fenomeni di gruppo. Sono state sviluppate centinaia di teorie sui gruppi e sulle loro dinamiche, la maggior parte dei concetti è composta da un insieme di prospettive motivazionali/emotive, comportamentali, sistematiche, cognitive e biologiche. Prospettive motivazionali Le motivazioni sono meccanismi psicologici che danno scopo e direzionano al comportamento. Questi meccanismi spingono le persone ad agire. Gli approcci motivazionali ti propongono una comprensione di un’ampia gamma di fenomeni di gruppo, perché si concentrano sull’aspetto generativo del comportamento umano. Le teorie motivazionali suggeriscono che il gruppo rappresenti un modo eccellente per i membri che ne fanno parte di soddisfare alcuni dei loro bisogni più fondamentali. La gerarchia dei bisogni di maslow 13 descrive una serie classificata di motivazioni umani di base, tra cui i bisogni fisiologici e di sicurezza, il bisogno di appartenenza. Applicata ai gruppi la teoria motivazionale indica che i gruppi costituiscono una scelta diffusa per moltissime persone perché soddisfano questi bisogni. Anche le emozioni ricoprono un ruolo nell’indurre gli individui a cercare l’appartenenza a un gruppo anziché rimanere soli. Gli studi sul benessere mostrano che uno dei modi in cui le persone aumenta la propria felicità è quella di unirsi ad altre persone all’interno di un gruppo. Prospettive comportamentali Il comportamentismo di Skinner si basava su due presupposti fondamentali. In primo luogo, Skinner reputava che i processi psicologici, come le motivazioni e le pulsioni, possono modellare le relazioni delle persone all’interno di un gruppo. Il suo suggerimento fu dunque di misurare e analizzare il modo in cui le persone si comportano in un contesto specifico. In secondo luogo, Skinner riteneva che essenzialmente il comportamento rispecchi la legge dell’effetto, ovvero che i comportamenti determinano quanti conseguenze positive siano adottati con maggiore frequenza rispetto a quelli determinanti conseguenze negative. Le teorie dello scambio sociale sfruttano il comportamento di Skinner. La teoria dello scambio sociale è un modello economico delle relazioni interpersonali che presuppone che gli individui cerchino relazioni che offrono molte ricompense e esigano pochi costi. Prospettive sistemiche La teoria dei sistemi è un approccio teorico generale che presuppone che i fenomeni complessi siano il risultato di adattamenti costanti e dinamici che avvengono tra le parti indipendenti del tutto. Applicata ai gruppi, la teoria di sistemi implica che i gruppi siano sistemi aperti che mantengono un equilibrio dinamico tra i membri attraverso una serie complessa di adattamenti e processi interconnessi. I modelli di input-processo-output della produttività di gruppo, sono teorie dei sistemi che pongono l’enfasi sugli input che alimentano il setting di gruppo, cioè i processi che avvengono all’interno del gruppo mentre lavora sul compito e sugli output generati dal sistema. Gli input includono tutti i fattori presenti nell’ambiente del gruppo, i fattori a livello di gruppo e i fattori a livello macro. Tutti questi input influenzano i processi che avvengono all’interno del gruppo quando i membri interagiscono tra loro. Questi processi trasformano gli input in output, che potrebbero includere aspetti delle prestazioni del gruppo ma anche cambiamenti nei fattori che fungono da input per il sistema. Se il gruppo ha prestazioni scarse potrebbe perdere coesione. I membri dei gruppi di successo al contrario possono diventare più soddisfatti del loro gruppo. Prospettive cognitive Le dinamiche di un gruppo risultano comprensibili solo alla luce dello studio dei processi cognitivi che determinano il modo in cui i membri si riuniscono danno un senso alle informazioni. Abbiamo un effetto di autoreferenza, ovvero la tendenza delle persone a conservare ricordi migliori su azioni ed eventi a cui sono in qualche modo personalmente 14 collegati. L’effetto di referenza al gruppo è invece la tendenza dei membri di un gruppo a conservare ricordi migliori su azioni ed eventi che sono collegati in qualche modo al loro gruppo. Prospettive biologiche I membri del gruppo sono anche creature viventi, le cui risposte sono spesso modellate da caratteristiche fisiologiche, genetiche e neurologiche. Quando un membro del gruppo è in difficoltà, gli altri sperimentano cambiamenti nella frequenza cardiaca e nella pressione sanguigna perché rispondono empaticamente all’angoscia del loro compagno. Queste diverse prospettive teoriche non sono paradigmi reciprocamente esclusivi, in contrasto tra loro per emergere come unica spiegazione sul comportamento di gruppo. Alcuni ricercatori assumono ipotesi derivate da una sola teoria mentre altri attingono da diverse prospettive. Capitolo 3: inclusione e identità I gruppi trasformano l'io nel noi. Benchè ciascun membro del gruppo sia in grado di sopravvivere in modo indipendente dal gruppo, il bisogno di appartenenza è solitamente più forte del desiderio di rimanere indipendente dall'influenza degli altri. tuttavia, se i membri del gruppo agissero solo per massimizzare i propri interessi e non quelli del gruppo, la loro appartenenza, il gruppo stesso, avrebbe vita breve. Dall’isolamento all’inclusione Gli esseri umani adulti possono sopravvivere separati dagli altri membri della specie, ma attraverso gli individui, le società e le epoche, gli esseri umani hanno cercato costantemente l’inclusione invece dell’esclusione. Gli esseri umani provano un bisogno di appartenenza: desiderio generalizzato di ricercare e unirsi ad altre persone, il quale, se non soddisfatto, provocano uno stato di tensione e desiderio. Passare del tempo da soli può essere piacevole, persino rigenerante. Tuttavia, la maggior parte delle persone trova spiacevoli i periodi prolungati di isolamento sociale. L’isolamento sociale prolungato è stato identificato come un fattore di rischio per l’insorgenza di numerosi disturbi psicologici. La solitudine non è la stessa cosa che l’essere soli, la solitudine è una reazione psicologica avversa a una mancanza percepita di relazioni personali o sociali. La solitudine emotiva si verifica quando si presenta il problema della mancanza di una relazione a lungo termine, significativa e intima con un’altra persona. La solitudine sociale si verifica quando le persone si sentono tagliate fuori dalla propria rete di amici. Entrambi i tipi di solitudine creano sentimenti di tristezza, depressione, impotenza, rimpianto, vergogna e autocommiserazione. autocommiserazione. Alcuni gruppi allevano la solitudine favorendo sia le relazioni intime che quelle sociali. Coloro che hanno più legami con gli altri sopravvivono ai disastri ambientali, affrontano più efficacemente gli eventi traumatici e vivono più a lungo. Non tutti i gruppi sono ugualmente efficaci nel proteggere i loro membri da entrambe le forme di solitudine, Solo i gruppi che collegano le persone in modo intimo e significativo riducono i sentimenti di solitudine emotiva. Avere molte relazioni superficiali con gli altri è molto meno 15 soddisfacente che avere poche relazioni di alta qualità caratterizzate da alti livelli di sostegno sociale. Il bisogno di appartenenza delle persone si attenua quando un gruppo lo accetta, lo cerca attivamente. Al contrario le persone rispondono negativamente quando un gruppo lo ignora o lo evita. Il termine ostracismo risale dagli antichi greci, i quali votavano per punire i membri della comunità con le scrivendo i loro nomi su cocci denominati ostraca. Lo ostracismo e un’esclusione di una o più persone da un gruppo ottenuta con la riduzione o l’eliminazione dei contatti con tali persone, normalmente ignorando, evitando o bandendo esplicitamente la persona stessa. La maggior parte delle persone reagisce molto negativamente all’ostracismo e all’esclusione. Quando si chiede loro di descrivere i propri sentimenti le persone escluse riferiscono di sentirsi frustrate, ansiose, nervose e sole. Il desiderio di appartenenza è così forte che le persone reagiscono negativamente anche quando vengono rifiutate da un gruppo di cui disprezzano i membri. La maggior parte delle persone reagisce molto negativamente all’ostracismo e all’esclusione. Quando si chiede loro di descrivere i propri sentimenti le persone escluse riferiscono di sentirsi frustrate, ansiose, nervose e sole. Il desiderio di appartenenza è così forte che le persone reagiscono negativamente anche quando vengono rifiutate da un gruppo di cui disprezzano i membri. Il modello temporale bisogno minaccia di Williams dell’ostracismo definisce questa risposta iniziale all’ostracismo la fase riflessiva. Essa è caratterizzata da una moltitudine di sentimenti negativi che servono tutti a segnalare che qualcosa non va, questo periodo di emozioni negative e confusione è seguito dalla fase deliberativa e contemplativa. Alcune persone, di fronte all’esclusione, lottano per rientrare nel gruppo oppure evitano un ulteriore rifiuto cercando l’appartenenza altrove. Questa reazione di attacco o fuga è comune negli individui quando affrontano circostanze stressanti e minacciose e Williams suggerisce che essa sia motivata dal desiderio di ottenere un senso di controllo in una situazione pericolosa. Coloro che mostrano la reazione di attacco possono confrontarsi direttamente coi membri del gruppo, tentare di entrare con la forza nel gruppo. In casi più estremi possono perdere la calma e cercare di nuocere al gruppo in qualche modo. Questo tipo di reazione è più probabile quando l’esclusione è palese, ingiustificata e inaspettata. Coloro che manifestano una reazione di fuga, al contrario, tentano di ritirarsi fisicamente o psicologicamente dalla situazione. Coloro che hanno un atteggiamento tend-and-be friend piuttosto che lotta e fuga cercano una riappacificazione sociale, Tendono ad andare verso gli altri e a fare amicizia: sono più sensibili ai segnali sociali, più disposti a lavorare sodo per il gruppo. Coloro che sono stati recentemente esclusi sono molto più attenti e più propensi a ricordare accuratamente i dettagli dell’interazione di un gruppo. Diventano più socialmente percettivi, perché sono più capaci di distinguere la differenza tra un falso sorriso forzato e un sorriso sincero, ma tendono a concentrare la loro attenzione sulle persone che rispondono positivamente piuttosto che negativamente a loro. Gli uomini sono più propensi a mostrare una reazione di attacco o fuga, mentre le donne sono più propense a una reazione tend and befriend. Alcuni individui provano tristezza quando vengono esclusi e rispondono all’esclusione passivamente. Altri invece, in caso di 16 esclusione, si arrabbiano; Questi sono gli individui che hanno più probabilità di assumere un comportamento antisociale, compresa l’aggressione. Possono interpretare azioni neutre, o anche di accettazione, come negative, con il risultato che a volte si sentono come se l’intero gruppo li avesse ostracizzati quando in realtà sono stati respinti solo da uno o due dei membri. Il bisogno di appartenere a gruppi e parte della natura umana. L’idea che gli esseri umani siano istintivamente propensi a riunirsi con altri esseri umani non è nuova. La psicologia evolutiva fa riferimento alla teoria della selezione naturale di Darwin per spiegare perché gli esseri umani contemporanei agiscono, sentono e pensano in questo modo. La capacità degli esseri umani di introspezione di leggere le emozioni nei volti degli altri, di capire il significato degli enunciati vocali altrui, e persino di considerare quale evento futuro potrebbe diventare più probabile se una specificazione fosse intrapresa ora, potrebbe riflettere adattamenti determinati dalla selezione naturale. Allo stesso modo, la preferenza degli esseri umani per la vita di gruppo piuttosto che solitaria può anche essere giustificata da meccanismi psicologici e biologici che si sono evoluti nel tempo per aiutare gli individui a risolvere problemi fondamentali di sopravvivenza. Vivere in gruppo comportava sia costi che benefici per i primi esseri umani; tuttavia, i benefici della socialità erano molto più sostanziali di questi costi. Coloro che si univano ad altri in un gruppo organizzato per cacciare grandi animali o per cercare cibo avevano probabilmente più successo degli individui che rimanevano da soli. Inoltre, i gruppi riuniscono uomini e donne che possono poi formare i legami di coppia necessari per l’accoppiamento e per la procreazione. La teoria sociometrica proposta da Leary suggerisce che i sentimenti di autostima funzionano proprio come un dispositivo di monitoraggio. Molti teorici considerano il bisogno di autostima come motivo fondamentale, ma la teoria sociometrica suggerisce che l’autostima è un indicatore psicologico che controlla il grado in cui le persone percepiscono di essere relazionalmente apprezzate dalle altre persone. L’autostima indica la misura in cui una persona è inclusa nei gruppi, se l’indicatore scende allora è probabile un’esclusione. Il modello sociometrico conclude che la maggior parte delle persone hanno un’elevata autostima non perché pensano bene di sé stessi, ma perché sono attenti a mantenere l’inclusione nei gruppi sociali. La teoria è anche coerente con gli studi di correlazione che rilevano che l’autostima sale e scende con gli aumenti e la diminuzione dell’inclusione. Biologia dell’ostracismo e dell’inclusione La reazione negativa a una base biologica. Quando un nuovo membro nota che gli altri del gruppo lo ignorano, i suoi sistemi cardiovascolari, ormonali e immunitario probabilmente i rispondono per affrontare lo stress dell’esclusione. L’inclusione attiva un diverso insieme di eventi fisiologici: diminuzione della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna e aumento dei livelli del neuropeptide e ormone ossitocina. Infatti, quando agli individui che stanno per essere i rifiutati dagli altri viene somministrata, alcuni degli effetti psicologici negativi dell’ostracismo sono alleviati. I ricercatori hanno anche esaminato la forte connessione tra l’esperienza del dolore fisico e il dolore interpersonale. Le persone spesso affermano che l’esclusione è un’esperienza dolorosa, perché i loro sentimenti sono feriti, 17 perché il dolore dell’esclusione e neurologicamente simile al dolore causato da lesioni fisiche. La neuro diagnostica per immagini conferma la forte associazione tra dolore sociale e fisico. Quando le persone venivano escluse da un’attività di gruppo, due aree specifiche del cervello, la corteccia cingolata anteriore dorsale e l’insula anteriore, erano particolarmente attive. Queste aree del cervello sono associate all’esperienza delle sensazioni di dolore fisico. La correlazione rifiuto dolore suggerisci anche confortare qualcuno che sta soffrendo fisicamente può fare di più che fornire semplicemente un sostegno psicologico, ovvero può attivare meccanismi neuronali che alleviano l’esperienza del dolore. Inoltre, poiché il dolore dell’esclusione ha una base neurale, gli antidolorifici che le persone assumono per il dolore fisico alleviano il dolore causato dall’esclusione sociale. Dall’individualismo al collettivismo Vivere in un gruppo comporta concessioni e compromessi. L’individualismo si basa sull’indipendenza e sull’unicità di ogni individuo. Questa prospettiva presuppone che le persone siano autonome, devono essere libere di agire e pensare nel modo che preferiscono piuttosto che sottomettersi alle richieste del gruppo. Il collettivismo e riconosce che gruppi umani non sono semplici aggregazioni di individui indipendenti, ma insiemi complessi di membri interdipendenti che devono costantemente adattarsi alle azioni e alle reazioni degli altri intorno a loro. Triandis sottolinea quattro elementi centrali nella sua teoria dell’individualismo collettivismo: Il significato delle relazioni sociali, l’accettazione degli obblighi sociali, gli obiettivi condivisi e i cambiamenti nella percezione di sé. Relazioni sociali La relazione di scambio è l’interdipendenza reciproca che sottolinea lo scambio di esperienze gratificanti e di ricompense tra i membri. La relazione comunitaria l’interdipendenza reciproca che sottolinea la soddisfazione dei bisogni e degli interessi degli altri piuttosto che la massimizzazione dei propri risultati personali. Questa differenza tra un orientamento di scambio e un orientamento comunitario e chiara quando il gruppo deve assegnare risorse ai membri. L’individualismo definisce le relazioni con gli altri come uno scambio strettamente economico. Tali scambi sono anche regolati dalla norma della reciprocità che richiede ai membri di ripagare in natura ciò che gli altri danno loro. Se collettivisti, al contrario, i membri non sono così preoccupati di far combaciare i favori ricevuti con quelli offerti. I membri sono più propensi a prendere ciò di cui hanno bisogno e a contribuire con ciò che possono, senza che nessuno badi a quanto ciascuno dà o riceve. Obblighi sociali Come spiega Schein qualsiasi gruppo definibile con una storia condivisa può essere una cultura di gruppo specifica. Le culture di alcuni gruppi sostengono l’individualismo: i membri sono incoraggiati a realizzare il loro potenziale individuale. Tuttavia, ci sono alcuni gruppi che sono più simili a delle comunità: l’allerta è apprezzata sopra qualsiasi altra cosa, le decisioni 18 sono spesso prese collettivamente, i membri prendono in considerazione i punti di vista degli altri. Obiettivi sociali Uno orientamento collettivista richiede una volontà cooperare con gli altri. La norma dell’equità suggerisce che i membri del gruppo debbano ricevere risultati in proporzione ai loro apporti. Se un individuo investisse una buona quantità di tempo, allora dovrebbe potersi aspettare di ricevere una buona parte del profitto di gruppo, allo stesso modo gli individui che contribuiscono poco non dovrebbero essere sorpresi di ricevere poco. La norma dell’uguaglianza, dall’altra parte, suggerisce che tutti i membri del gruppo debbano ricevere una quota uguale del profitto. In contesti collettivi, i membri sarebbero probabilmente favorevoli a distribuire le vincite su una base di equa ripartizione. L’individualismo, al contrario, favorirebbe una norma di equità, perché i contributi di ogni membro siano riconosciuti e premiati o sanzionati. Il sé sociale Il se è basato sia su qualità personali che su qualità interpersonali. L’identità personale comprende tutte quelle qualità uniche, tratti, credenze e abilità, che contraddistinguono una persona da un’altra. L’identità sociale comprende tutte quelle qualità che derivano da legami e somiglianze con altre persone e gruppi. L’identità personale e l’io del sé, e l’identità sociale e il noi. I se tendono a essere dualistici, con un lato personale e uno sociale. Coloro che propendono per l’individualismo, chiamati individualisti, parlano della propria indipendenza, dei propri obiettivi personali e della propria unicità. I collettivisti sottolineano il legame con gli altri. Queste differenze tra individualismo e collettivismo influenzano il modo in cui gli individui pensano, sentono e agiscono all’interno dei gruppi. Individualisti e collettivisti non differiscono nella loro tendenza a unirsi a gruppi, ma i collettivisti danno più valore alle loro appartenenze ai gruppi, considerano queste relazioni stabili e durature e sono meno disposti a interrompere le loro appartenenze. Gli individualisti scelgono lavori che siano personalmente appaganti e che offrano loro opportunità di crescita. L’idea stessa di sé può differire da una cultura all’altra. Le persone all’interno di una cultura possono non adottare l’orientamento del proprio paese d’origine. Triandis ritiene che le persone nelle culture collettiviste sono per il 60% circa interdipendenti, così come le persone nelle culture individualiste sono per il 60% circa indipendenti. Ogni cultura esprime il suo collettivismo e individualismo in modi specifici. Alcune culture collettiviste, ad esempio, sono più strutturate gerarchicamente (verticali) di altre. Alcune culture collettiviste, tuttavia, sottolineano la condivisione, pertanto le strutture di status e di autorità della società sono relativamente piatte (orizzontali). Il se della maggior parte delle persone è una combinazione di elementi personali e collettivi; quindi, la visione di sé stessi può spostarsi lungo il continuum individualista collettivista, a seconda della situazione. La teoria della distintività ottimale, proposta da Brewer sostiene che la maggior parte delle persone ha almeno tre bisogni fondamentali: il bisogno di essere assimilati dal gruppo, il 19 bisogno di essere legati ad amici e persone care e il bisogno di autonomia e differenziazione. I gruppi offrono ai membri un mezzo conveniente per soddisfare tutti questi bisogni. Da l’identità personale all’identità sociale Tajfel e Turner svilupparono la teoria dell’identità sociale nel tentativo di comprendere le cause del conflitto tra persone che appartenevano a gruppi diversi. La teoria dell’identità sociale e l’analisi teorica dei processi di gruppo e delle relazioni intergruppi che presuppone che i gruppi influenzino i concetti di sé e l’autostima dei loro membri, in particolare quando gli individui si qualificano come membri del gruppo e si identificano con il gruppo. Iniziarono il loro lavoro creando prima la situazione minima di intergruppo: procedura di ricerca usata negli studi sul conflitto intergruppi che comporta la creazione di gruppi temporanei di persone anonime e non collegate fra loro. Questa teoria sviluppo due processi cognitivi: categorizzazione e identificazione sociale, si combinano per trasformare l’appartenenza a un gruppo di un’identità. I processi che generano l’identità sociale di una persona iniziano con la categorizzazione sociale. Una volta classificate, le percezioni degli individui sulle persone sono influenzate da qualsiasi credenza che possono avere sulle qualità delle persone in quei gruppi. Queste credenze sono stereotipe o prototipe: descrivono le caratteristiche tipiche delle persone in vari gruppi sociali e, più in generale, come un gruppo differisce da un altro. Le persone non solo categorizzano gli altri, ma anche se stessi. Poi abbiamo la fase dell’autostereotipizzazione, ovvero l’accettazione delle generalizzazioni socialmente condivise sulle caratteristiche prototipica attribuite ai membri del proprio gruppo come descrizione accurate di sé stessi. L’identificazione sociale e l’accettazione del gruppo come un’estensione del sé e quindi basare la propria autodefinizione sulle qualità e caratteristiche del gruppo. Quando l’identificazione sociale aumenta, gli individui arrivano a pensare che la loro appartenenza al gruppo sia personalmente significativa. Si sentono connessi e interdipendenti con gli altri membri, sono contenti di appartenere al gruppo, si sentono bene con il gruppo e sperimentano un forte attaccamento al gruppo. Le loro audiodescrizioni diventano anche sempre più depersonalizzazione perché includono meno elementi idiosincratici e più caratteristiche comuni al gruppo. L’identificazione di una persona con un gruppo può diventare così pronunciata che in tutte le situazioni si pensa a sé stessi come membri del gruppo prima, e poi come individui. Hogg Suggerisce che almeno due motivi di base influenzano il modo in cui la classificazione sociale e i processi di identificazione si combinano per modellare il senso di sé. In generale, gli individui sono motivati a pensare bene di sé stessi e, poiché i loro gruppi comprendono una parte significativa del loro se, mantengono la loro autostima avendo valutazioni positive dei propri gruppi. In secondo luogo, Hogg sostiene che l’auto comprensione è un motivo fondamentale per la maggior parte delle persone è che i gruppi offrono alle persone un mezzo per comprendere sé stessi. Quando gli individui si uniscono ai gruppi, il loro concetto di sé diventa connesso a quel gruppo, e il valore di quel gruppo influenza i loro sentimenti del valore personale. Quando gli individui si identificano con il proprio gruppo, tendono anche a esagerare le differenze tra il proprio (ingroup) e gli altri gruppi (outgroup). Una volta 20 che le persone cominciano a pensare in termini di noi, cominciano anche a riconoscere loro. La tendenza a guardare più favorevolmente l’ingroup è denominata bias ingroup-outgroup. Esso contribuisce all’autostima e al benessere emotivo dei membri del gruppo. Una sconfitta, in particolare per mano di un altro gruppo, richiede creatività sociale: i membri del gruppo confrontano ingroup all’out Group su una nuova dimensione. Il bias in Group out Group ha un effetto collaterale negativo significativo. Nel momento in cui gli individui difendendo il loro gruppo, a volte denigrano coloro che appartengono ad altri gruppi. Nella teoria dell’identità sociale, gli stereotipi servono a creare l’identità, ma possono anche limitarla. In molti casi gli stereotipi alterano l’accuratezza delle percezioni delle persone sui membri dell’outgroup e contribuiscono al conflitto intergruppi. Gli stereotipi sono refrattari alla revisione, quindi i percettori continuano ad applicarli anche quando l’esperienza indica loro che queste generalizzazioni sulle persone sono distorte. Gli stereotipi forniscono la base cognitiva del pregiudizio, della discriminazione e della ostilità tra gruppi. Gli stereotipi possono anche attivare un processo noto come minaccia degli stereotipi quando gli individui sanno che gli altri con cui stanno interagendo possono basarsi sugli stereotipi di gruppo per giudicarli. In generale, le persone sono più disturbate dalle minacce alla loro autostima personale che alla loro autostima collettiva. Sono più propensi a negare l’accuratezza delle informazioni negative individualizzate rispetto alle informazioni negative del gruppo, e rivendicano più facilmente i feedback positivi quando si concentrano su di loro piuttosto che sul loro gruppo. Il fallimento personale è più preoccupante del fallimento collettivo. Le persone si allontaneranno anche da un gruppo che continua a minacciare la loro autostima personale, il termine tecnico per tale cambiamento di appartenenza e mobilità individuale: il membro lascia il gruppo per uno più promettente. Capitolo 4: Formazione Entrare a far parte di un gruppo Gli individui differiscono tra loro in molti modi, nella personalità, nelle motivazioni e nelle esperienze passate, e queste differenze predispongono alcuni ad aderire ai gruppi e altri a rimanere distanti. La personalità è la configurazione di caratteristiche disposizionali distintive e durevoli, come tratti, temperamento e valori, che caratterizzano le risposte di un individuo in varie situazioni. Il modello a 5 fattori è un modello concettuale delle dimensioni principali che strutturano le differenze individuali nella personalità. Secondo il modello a 5 fattori le persone che differiscono nei 5 tratti fondamentali della personalità, estroversione, amicalità, coscienziosità, nevroticismo e apertura mentale, mostrano differenze costanti in situazioni e momenti diversificati. Estroversione: coinvolgimento e interesse nelle interazioni sociali Amicalità: orientamento cooperativo verso gli altri Coscienziosità: persistenza nel perseguimento dei compiti Nevroticismo: forte propensione alle emozioni 21 Apertura mentale: perseguimento attivo di esperienze intellettualmente ed esteticamente stimolanti. Tutti e 5 i fattori contribuiscono a definire sia l’interesse di un individuo nella partecipazione ai gruppi, sia le sue azioni una volta che si è entrato a far parte di tali gruppi. Tuttavia esiste un fattore particolarmente influente nella tendenza di un individuo a formare gruppi: l’estroversione. L’estroversione è la tendenza ad avvicinarsi alle persone anziché ad allontanarsene. Nella teoria dei tratti di personalità, l’estroversione, e il grado in cui un individuo tende a cercare contatti sociali, includendo qualità come l’espansività, l’entusiasmo, il dinamismo e l’assertività. Gli introversi sono orientati prevalentemente alle percezioni interiori e alla valutazione delle idee e dei concetti, mentre gli estroversi sono principalmente orientati verso le esperienze sociali. Esattamente come alcuni tratti della personalità possono avvicinare le persone ai gruppi, altre qualità personali possono allontanarle. La tendenza a sentirsi inquieti, a disagio e impacciati in risposta a un’interazione sociale reale o prevista prende il nome di timidezza. Le persone timide non si uniscono ai gruppi così facilmente come altri e tendono a non trovare così piacevoli le attività di gruppo. Le persone timide si sentono inoltre più a loro agio nei gruppi focalizzati su delle attività, attraverso interazioni positive con tali gruppi acquisiscono una maggiore sicurezza sociale. In alcuni casi la timidezza può intensificarsi, sfociando in ansia sociale. L’ansia sociale si manifesta quando le persone vogliono fare una buona impressione, ma non ritengono che i loro tentativi di stabilire delle relazioni avranno successo. A livello fisiologico, lo stimolo è tale da provocare aumento della frequenza cardiaca, arrossamento del viso e sudorazione, nonché tremore delle mani e della voce. Quando gli individui aderiscono a un gruppo, accettano anche se implicitamente, di partecipare a un insieme di relazioni intrecciate con uno o più individui. Ma per una persona che evita di creare relazioni con gli altri o ha problemi nel mantenerle, i gruppi diventano un’arena dove trova espressione il proprio stile relazionale. L’idea che gli individui a differiscono nel loro orientamento delle relazioni è alla base della teoria dell’attaccamento. Questa teoria suggerisce che, fin dalla tenera età, i bambini differiscono nel modo in cui si relazionano con gli altri: alcuni sviluppano relazioni molto salde e rassicuranti con i loro caregiver, mentre altri mostrano dipendenza e incertezza. Queste differenze presenti nell’infanzia emergono nella vita adulta come variazioni nello stile di attaccamento, ovvero l’orientamento cognitivo, emotivo e comportamentale adottato fondamentalmente da un individuo nelle relazioni con gli altri. I quattro stili principali (Sicuro preoccupato timoroso e distaccato) Riflettono due dimensioni di base: l’ansia verso le relazioni e l’evitamento della vicinanza e della dipendenza dagli altri. Lo psicologo Smith teorizza che le persone presentino degli stili di attaccamento anche a livello di gruppo, suggerendo che alcuni individui provano ansia circa le loro esperienze di gruppo poiché mettono in dubbio la loro accettazione da parte del gruppo, altri tuttavia, hanno uno stile evitante e non sono interessati a legarsi al proprio gruppo. Le persone con uno stile di attaccamento ansioso spendono meno tempo nel proprio gruppo, si lasciano coinvolgere in meno attività collettive. Gli individui con uno 22 stile di attaccamento evitante ritengono che il gruppo sia per loro relativamente poco importante e tendono maggiormente ad affermare la loro intenzione di abbandonarlo. Gli individui con stile di attaccamento sicuri contribuivano sia alle attività strumentali sia a quelle relazionali del gruppo, al contrario, gli individui consigli di attaccamento più ansiosi contribuivano meno al lavoro strumentale del gruppo e quelli con stili di attaccamento evitante contribuivano meno sia alle attività strumentali che a quelle relazionali. Motivazione sociale Le motivazioni sociali sono i processi psicologici che guidano le scelte degli individui e gli obiettivi che essi perseguono. Gli individui con un elevato bisogno di affiliazione esprimono un più forte desiderio di stare con altre persone. Gli individui che mostrano elevato bisogno di intimità, ugualmente a quelli con un elevato bisogno di affiliazione, preferiscono unirsi agli altri. Tuttavia, tali individui cercano relazioni più strette e calorose. Gli individui con un elevato bisogno di potere mostrano un forte desiderio di mantenere aumentare la loro capacità di influenzare gli altri. Lo psicologo Schutz a integrato questi tre bisogni fondamentali nella sua teoria sull’orientamento fondamentale alle relazioni interpersonali (FIRO). Egli ha indicato questi tre fattori come bisogno di inclusione, di affezione e di controllo, sostenendo che essi si combinano per determinare il modo in cui le persone trattano gli altri, nonché il modo in cui vorrebbero essere trattate dagli altri. La teoria FIRO sostiene che gli individui entrano a far parte dei gruppi e vi rimangono in quanto ciò permette loro di soddisfare uno o più di questi bisogni fondamentali. Non tutti vengono entusiasmati dalla prospettiva di entrare a far parte di un gruppo, le loro attitudini generali verso i gruppi e le richieste che essi fanno i membri può essere negativa. Possono avere poca esperienza con i gruppi. Le attitudini, le esperienze e le aspettative delle persone sono tutti fattori che influenzano la loro decisione di aderire a un gruppo. L’esperienza precedente di una persona all’interno dei gruppi, sia essa positiva o negativa, influenza il suo interesse a entrare a far parte in futuro di altri gruppi. Affiliazione L’affiliazione e il raggruppamento di conspecifici in un luogo determinato, l’affiliazione tuttavia diventa più probabile in alcune situazioni e meno in altre. Lo psicologo Festinger affermava che le persone si affidano spesso agli altri per ottenere informazioni su se stesse e sull’ambiente, egli chiamava questo processo confronto sociale e suggeriva che iniziasse quando le persone si trovano in situazioni ambigue e disorientate. Il risultato finale del confronto sociale e la chiarezza cognitiva, ma le persone ricorrono al confronto sociale per molti motivi. Schachter credeva che la maggior parte delle persone, trovandosi in una situazione ambigua e potenzialmente pericolosa, avrebbe scelto di unirsi ad altri individui per ottenere le informazioni necessarie per placare l’ansia. In una situazione in cui le persone hanno la stessa conoscenza in merito alla situazione ma differiscono in termini di reazione emotiva la minaccia, gli individui scelgono di aspettare con chi è tranquillo anziché con chi è 23 ansioso e con chi e premuroso anziché poco con chi e solidale. Il supporto sociale è il senso di appartenenza, sostegno emotivo, consiglio, guida, assistenza tangibile e prospettiva offerti dal gruppo quando i membri sono in situazioni di stress, vivono problemi quotidiani o crisi di vita più significative. Il supporto sociale può assumere molte forme: Appartenenza: i gruppi fanno sentire i membri individui preziosi e li rassicurano in merito al fatto di non essere soli nell’affrontare i propri problemi Supporto emotivo: i membri del gruppo esprimono la propria premura, preoccupazione e affezione reciproca. I membri si fanno complimenti, si incoraggiano e si ascoltano a vicenda Supporto informativo: i gruppi offrono ai membri informazioni utili per risolvere problemi Supporto strumentale: i gruppi offrono assistenza tangibile ai propri membri Significato: i gruppi offrono ai membri support esistenziale o spirituale. In realtà alcuni gruppi non tengono fede alla loro promessa di supporto, possono persino aggiungere fattori stressanti creando conflitti. Le persone che godono di legami sociali solidi hanno una minore tendenza a soffrire di stress, depressione e altri disturbi. Le circostanze stressanti della vita espongono gli individui al rischio di problemi fisici e psicologici, ma i gruppi possono agire da ammortizzatori nei confronti di queste conseguenze negative (effetto cuscinetto). Gli individui unendosi con gli altri acquisiscono informazioni su se stessi in termini di capacità, competenze e risultati. Queste informazioni hanno un impatto significativo sulla loro soddisfazione di sé e sulle loro motivazioni. Le persone si confrontano con gli altri quando non hanno informazioni sulla situazione che stanno affrontando. Quando vogliono informazioni, selezionano individui simili a loro o presumibilmente molto ben formati. Ma quando l’autostima è a rischio le persone scelgono il confronto sociale verso il basso, selezionando target che stanno peggio di loro. Al contrario il confronto sociale verso l’alto si verifica quando gli individui si confrontano con altre persone che stanno meglio di loro. Il confronto sociale verso l’alto può però anche far emergere emozioni più cupe, più negative, come il risentimento, l’invidia e la vergogna anziché l’orgoglio e l’ammirazione. Secondo il modello del mantenimento dell’autostima celebriamo con dignità i traguardi degli altri, a patto che questi non riguardino compiti di importanza centrale per il nostro senso di autostima. Anche se il confronto sociale offre un servizio sociale e cognitivo indispensabile, può anche mettere in moto processi che destabilizzano anziché sostenere il gruppo e i suoi membri. Studi condotti su gruppi appena formati suggeriscono che i membri si sentano minacciati dai compagni che hanno capacità superiori, anche qualora abbiano avuto la possibilità di stabilire un legame con tali compagni prima di iniziare a lavorare insieme. i membri dei gruppi, per evitare il dolore del confronto sociale, possono voltare le spalle ai membri che mostrano le performance più elevate, i” papaveri alti” Del loro gruppo, ostracizzandoli o criticandoli in modo ingiusto. Considerate le conseguenze negative legate al superamento degli altri, le persone che mostrano buone prestazioni spesso tengono per sé il proprio successo, in particolare quando ottengono buoni risultati in compiti molto 24 importanti per gli altri membri del gruppo. purtroppo, i membri del gruppo possono anche affermare la propria superiorità sui loro amici e compagni di squadra sabotando, indirettamente, le prestazioni altrui in attività centrali il loro senso di autostima. Attrazione L’associazione può gettare le basi per la formazione di un gruppo, ma l’attrazione trasforma i semplici conoscenti in amici. Gli individui tendono ad associarsi con determinate persone, che sono fisicamente vicine, che esprimono attitudini e valori simili o che rispondono loro in modo positivo. Tali associazioni culminano spesso nella creazione di un gruppo. Il principio di prossimità suggerisce che gli individui entrino a far parte dei gruppi in cui si imbattono casualmente per motivi di vicinanza. Quando le persone percepiscono che i propri gruppi sono coesi, descrivono tali gruppi come stretti, Riconoscendo, anche se solo implicitamente, che la prossimità implica l’intimità. Le persone non formano gruppi con chiunque si trova vicino in quanto sono superficiali o poco selettive. In primo luogo, quando le persone incontrano continuamente altri individui la familiarità aumenta. E il principio della familiarità suggerisce che le persone mostrino una preferenza per il familiare piuttosto che per l’ignoto. In secondo luogo, la prossimità aumenta l’interazione tra persone, e l’interazione alimenta l’attrazione. Come per ogni legge scientifica del comportamento umano si possono osservare delle eccezioni, in particolare quando le interazioni favorite dalla prossimità portano a risultati negativi anziché positivi. Il principio di somiglianza è quando le persone sono attratte da quelle che in qualche modo sono simili a loro. La somiglianza è una calamita sociale capace di portare alla creazione di ogni tipo di relazione. Anche se queste somiglianze riflettono spesso una corrispondenza di attitudini, valori e convinzioni, si basano anche su caratteristiche demografiche come la razza, l’etnia, il sesso e l’età. Di conseguenza, l’omofilia, ovvero la somiglianza nelle attitudini, nei valori, nelle caratteristiche demografiche è comune nei gruppi. L’opposto della somiglianza, ovvero la diversità, agisce allontanando le persone: l’effetto diversità-repulsione è tanto influente quanto l’effetto somiglianza- attrazione. Se le qualità delle persone sono complementari, ovvero sono diverse ma si combinano bene, questa forma peculiare di diversità può incoraggiare gli individui ad associarsi tra loro. Questi casi sono compatibili con il principio di complementarità, in base al quale gli individui sono attratti da coloro che possiedono caratteristiche complementari alle proprie. Principio di reciprocità: tendenza a provare simpatia in risposta alla simpatia altrui, quando ad A piace B, a B tende a piacere A. Principio minimax: preferenza generale per le relazioni e l’adesione a gruppi che offrono il numero massimo di ricompense preziose, imponendo al contempo il numero minimo di possibili costi. 25 Capitolo 5: coesione e sviluppo Un gruppo non è semplicemente un insieme di singoli individui, ma un insieme coeso che unisce i membri attraverso interdipendenza se interconnesse. Tale solidarietà unità è chiamata coesione di gruppo e costituisce una condizione necessaria, ma non sufficiente, per l'esistenza di un gruppo. Fonti della coesione Per la coesione segnala lo stato di salute del gruppo. Un gruppo coeso avrà più probabilità di prosperare nel tempo, il gruppo in cui la coesione è a rischio, può suddividersi in sottogruppi al primo accenno di conflitto. Quando i gruppi umani sono coesi i membri restano Uniti anziché andare a unirsi ad altri gruppi. Essi sono tenuti insieme da forti legami interpersonali e da un impegno condiviso nei confronti del gruppo e dei suoi scopi. I gruppi coesi sono Uniti ma la loro unità è spesso il risultato di differenti cause e processi. Abbiamo 5 fonti principali: Coesione sociale Coesione rispetto al compito Coesione collettiva Coesione emotiva Coesione strutturale La coesione sociale di un gruppo viene determinata dalla misura in cui i membri si piacciono e apprezzano il gruppo stesso. La coesione sociale e quindi l’attrazione verso il gruppo e i suoi membri, l’attrazione tra individui è un ingrediente fondamentale per la maggior parte dei gruppi, quando però le relazioni si intensificano e proliferano in tutto il gruppo possono trasformare un gruppo in un gruppo coeso. La coesione è un processo multilivello, poiché i membri del gruppo possono essere legati tra loro, al proprio gruppo e all’organizzazione di cui è parte il gruppo. Queste due forme di coesione sociale solitamente vanno di pari passo: se vi piacciono molti singoli individui nel gruppo, probabilmente vi piace anche il gruppo stesso. Tuttavia, quando la coesione basata solo sull’ attrazione a livello individuale e quelli che sono popolari lasciano il gruppo è più probabile che anche i membri restanti ne escano. La coesione rispetto al compito è descritta come un impegno condiviso tra i membri finalizzato a conseguire un obiettivo che richiede lo sforzo collettivo del gruppo. La coesione rispetto al compito è basata sulla motivazione verso l’obiettivo a livello di gruppo. I gruppi che sono coesi, in termini di impegno verso il dovere, tendono a esibire alti livelli di efficacia collettiva e potenza di gruppo. L’efficacia collettiva è determinata dalla convinzione condivisa tra i membri di poter realizzare l’attività di gruppo in modo competente ed efficiente. La potenza di gruppo è un’aspettativa positiva generalizzata in merito alle probabilità di successo del gruppo. La coesione collettiva è il grado con cui il gruppo unisce i suoi membri come indicato dalla solidarietà percepita del gruppo e dall’identificazione dei membri con il gruppo. Un gruppo che possiede una più elevata coesione collettiva sarà un gruppo con una 26 maggiore entatività: sarà percepito come singola entità unita che resiste alla disintegrazione. L’accresciuta identificazione da parte degli individui con i gruppi coesi è prevista dalla teoria dell’identità sociale. Quando un gruppo è altamente coeso, le identità dei membri saranno basate maggiormente sulla loro appartenenza a quel gruppo che sulle proprie qualità uniche e personali. La coesione emotiva è l’intensità emotiva del gruppo e degli individui quando si trovano in un gruppo. La coesione emotiva è un processo multilivello. Le emozioni, sebbene tradizionalmente ritenute personali e private, sono più spesso interpersonali e condivise socialmente. Alcuni teorici ritengono che le emozioni positive che generano coesione sorgano spontaneamente durante il corso dell’interazione di routine dei gruppi. Ad esempio, i sociologi Lawe, Thye e Yoon nella loro teoria della coesione relazionale sostengono che i membri dei gruppi, poiché sono legati tra loro da una relazione di scambio ricorrenti, sperimentano emozioni positive quando interagiscono. La coesione strutturale è l’unità di un gruppo che deriva dall’integrità delle sue caratteristiche di base, incluse norme, ruoli e relazioni tra membri. La coesione è un processo multilivello e multicomponente, quindi la sua misurazione spesso richiede l’utilizzo di procedure multimetodo. Sviluppare la coesione Certi cambiamenti all’interno di un gruppo e dei suoi membri sono specifici per quel gruppo particolare, poiché sono il frutto delle caratteristiche uniche dei membri. Ma insieme a tali modifiche idrografiche esistono schemi più prevedibili di modifica che sono comuni alla maggior parte dei gruppi quanto più lunga è la loro durata. Alcune teorie, i modelli a fasi successive, suggeriscono che i gruppi si spostano attraverso una serie di stadi di sviluppo. I modelli ciclici, invece, sostengono che i gruppi passino ripetutamente attraverso periodi o fasi durante la loro vita. Altre teorie ancora mescolano elementi sia dei modelli a fasi che dei modelli ciclici. Tuckman ha elaborato il modello a 5 fasi dello sviluppo dei gruppi: formazione, scompiglio, normazione, prestazione e aggiornamento. Fase di orientamento (formazione): i membri sperimentano interazioni incerte, tensioni, preoccupazione per l’ambiguità, crescente interdipendenza e tentativi di individuare la natura della situazione Fase di conflitto (scompiglio): i membri esprimono insoddisfazione riguardo al gruppo, e rispondono emotivamente, si criticano a vicenda e formano coalizioni Fase di struttura (normazione): l’unità aumenta, l’adesione si stabilizza, i membri riportano una maggiore soddisfazione e le dinamiche interne del gruppo si intensificano Fase di prestazione (lavoro): la focalizzazione del gruppo si sposta verso l’esecuzione dei compiti e il raggiungimento degli obiettivi. Non tutti i gruppi raggiungono questa fase, poiché anche i gruppi altamente coesi non sono necessariamente produttivi Fase di scioglimento (aggiornamento): il gruppo si scioglie. L’ingresso di un gruppo nello stadio di scioglimento può essere pianificato o spontaneo. Lo scioglimento 27 pianificato avviene quando il gruppo raggiunge gli obiettivi o termina il proprio tempo e le proprie risorse, lo scioglimento spontaneo invece si verifica quando la fine del gruppo non è pianificata. Il modello di Tuckman è una teoria a fasi successive: essa specifica l’ordine consueto delle fasi dello sviluppo dei gruppi, a volte, tuttavia, lo sviluppo del gruppo segue un corso diverso. Alcuni gruppi riescono a evitare fasi particolari, altri passano attraverso le fasi in un ordine unico, altri ancora sembrano svilupparsi in modi che non possono essere descritti attraverso Le 5 fasi di Tuckman. Molti teorici ritengono che i gruppi passino ripetutamente attraverso fasi durante il loro ciclo di vita, anziché muoversi semplicemente una volta attraverso ogni stadio. Tali modelli ciclici convengono che certi problemi tendono a dominare l’interazione del gruppo durante la fase del suo sviluppo, ma aggiungono che tali questioni possono verificarsi più tardi nella vita del gruppo. Il modello di equilibrio sviluppato da bales assume che i membri del gruppo si sforzino di mantenere un equilibrio tra l’adempimento del compito e il miglioramento della qualità delle relazioni interpersonali all’interno del gruppo. Di conseguenza i gruppi avanzano e retrocedono ciclicamente tra le fasi di assestamento e fornitura di prestazioni. I modelli di equilibrio punteggiato concordano con la prospettiva di bales, ma aggiungono che i gruppi spesso passano attraverso periodi di cambiamento relativamente rapido. Conseguenze della coesione La coesione ha i suoi vantaggi, un gruppo coeso e un gruppo intenso e tali intensità influisce sui membri, sulle dinamiche del gruppo e sulle prestazioni del gruppo in modi sia negativi che positivi. I gruppi coesi possono, tuttavia, essere emotivamente impegnativi. La sindrome del vecchio sergente, ad esempio, è più comune negli squadroni militari coesi. Sono sintomi di disturbi psicologici incluse depressione, ansietà, senso di colpa mostrati da sottufficiali in unita coesa che subiscono pesanti perdite. Fortemente leali verso la propria unità e i suoi membri, tali leader si sentono così responsabili per le perdite dell’unità da ritirarsi psicologicamente dal gruppo. Quando la coesione aumenta, anche le dinamiche interne del gruppo si intensificano. La coesione può anche aumentare i processi di gruppo negativi incluse l’ostilità, ricerca di un capro espiatorio e ostilità verso gli altri. Il gruppo unito e coeso e stato decantato in tutta la storia come il più produttivo, quello che ha più probabilità di vincere in battaglia è il più creativo. Studi con relazionali e sperimentali su tutti i tipi di gruppi generalmente confermano la relazione coesione- prestazione. Il successo dei gruppi coesi risiede, in parte, nella migliore coordinazione dei loro membri. Nei gruppi non coesi, le attività dei membri sono scoordinate e disgiunte mentre nei gruppi coesi il contributo di ciascun membro si fonde con quello degli altri. I membri dei gruppi coesi condividono tutti lo stesso modello mentale del compito del gruppo e delle sue esigenze e tale prescrizione condivisa di come il compito debba essere conseguito facilita la loro prestazione. La relazione prestazione- coesione è una relazione reciproca: quando un gruppo fornisce buone prestazioni in relazione al compito individuato, il livello di coesione del gruppo aumenta; tuttavia, in caso di fallimento si osservano tipicamente disarmonia, delusione e perdita di 28 spirito corporativo. Aumentare la coesione di un gruppo però non garantisce che lo stesso fornirà prestazioni più efficaci. La reazione coesione- prestazione è più forte: Nei gruppi reali rispetto ai gruppi di laboratorio ad hoc In studi con relazionali che in studi sperimentali In gruppi ridotti che in gruppi grandi In squadre sportive anziché in altri tipi di gruppi Nei team focalizzati sul progetto anziché nelle squadre di produzione o assistenza. Applicazione: spiegare le iniziazioni Molti gruppi richiedono ai singoli di dimostrare il loro impegno verso il gruppo prima di essere autorizzati a diventarne membri a tutti gli effetti. I gruppi con standard e politiche di ammissione possono risultare più attraenti perché la loro esclusività li fa sembrare più prestigiosi. Dato che l’appartenenza deve essere guadagnata, le persone che si uniscono al gruppo lo fanno più consapevolmente e pertanto saranno più probabilmente i membri attivi che apportano un contributo al gruppo. La teoria di Festinger della dissonanza cognitiva offre una spiegazione interessante per la relazione tra quanto i nuovi membri investano nel gruppo e i loro impegno. Tale teoria assume che le persone preferiscano mantenere la coerenza nei propri pensieri, atteggiamenti e credenze. Sebbene le persone possano ridurre la dissonanza cognitiva e molti modi, un metodo frequente è enfatizzare le caratteristiche gratificanti del gruppo minimizzando le sue caratteristiche costose. Alcuni gruppi sottopongono i nuovi membri a esperienze costose che non hanno nulla a che fare con le qualità effettivamente richieste per essere un membro di successo del gruppo. Tali pratiche vengono considerate nonnismo poiché espongono il nuovo membro a un rischio notevole di danno psicologico e fisico. I nuovi arrivati nei gruppi vengono periodicamente sottoposti a vari abusi per ragioni sia razionali sia completamente irrazionali. Legame e dipendenza: gli individui che soffrono di più per unirsi a un gruppo diventano più dipendenti dal gruppo come fonte di supporto e accettazione. L’iniziazione di gruppi di nuovi arrivati aumenta i sentimenti di unità, poiché tende a un’affiliazione più estesa dato che ha a che fare con la minaccia e lo stress. Il processo di iniziazione, quindi, crea una coesione maggiore nel gruppo in generale, mentre l’individualità di ogni nuovo arrivato viene ridotta e mentre impara ad affidarsi socialmente agli altri. Il nonnismo verso i novellini, come gruppo, aumenta anche l’unità tra i novellini, creando un sottogruppo più impegnato all’interno del gruppo più grande Dominio: l’iniziazione serve a introdurre i nuovi membri all’ordine gerarchico del gruppo. Il processo di iniziazione umilia i nuovi arrivati e segnala il loro stato basso, che possono elevare solo contribuendo in modi sostanziali al gruppo. I rituali di 29 nonnismo forniscono anche ai membri correnti i mezzi per esercitare il loro potere sui nuovi arrivati. Impegno: il nonnismo richiede un impegno sostanziale ai nuovi arrivati e serve a eliminare gli individui che non sono disponibili a soddisfare le esigenze del gruppo. Tradizione: molti gruppi sottopongono hanno nonnismo i nuovi membri perché sentono di dover onorare le tradizioni del gruppo. In generale i gruppi che utilizzano i metodi di nonnismo inappropriati sono considerati meno coesi anziché di più. Il nonnismo, e il nonnismo illecito in particolare, è controproducente, poiché non contribuisce a una maggiore coesione, a differenza di forme più positive di team building. Il nonnismo è illegale in molti Stati, e di carattere aggressivo, produce conseguenze negative sulla salute e non serve nemmeno ad aumentare la coesione; tuttavia, tale pratica prosegue in via ufficiosa. La coesione è un fattore fondamentale anche all’interno dei gruppi che promuovono il cambiamento. La coesione crea quel clima di accettazione che è fondamentale per il successo terapeutico. Il gruppo terapeutico, come ogni altro gruppo, può essere caratterizzato da coesione sociale e coesione rispetto al compito: la coesione sociale, in un gruppo terapeutico, è definita dalla forza dei legami relazionali positivi tra i membri ma anche dall’assenza di relazioni negative. La coesione rispetto al compito e determinata dall’impegno verso il gruppo e i suoi processi terapeutici. Anche nell’ambito dei gruppi terapeutici è necessario del tempo per raggiungere una certa coesione. Grazie a una modalità di comunicazione continua, guidata è sempre più esperta, i membri del gruppo giungono a identificare e a comprendere meglio motivazioni ed emozioni, Ma queste conquiste avvengono al ritmo dello sviluppo graduale del gruppo. I mutamenti di coesione che avvengono nel tempo all’interno dei gruppi terapeutici sono ampiamente coerenti con la teoria di Tuckman delle 5 fasi di sviluppo del gruppo. Durante lo stadio di formazione, i singoli membri sono impegnati nella comprensione della loro relazione con il gruppo appena formato. Durante lo stadio di scompiglio, i membri sono spesso coinvolti in conflitti che riguardano la definizione dello Stato e degli obiettivi del gruppo e, di conseguenza, Ostilità, disagio e incertezze ne dominano le discussioni. Durante lo stadio di normazione, il gruppo si sforza di sviluppare una struttura che in aumenti la coesione e l’armonia. Lo stadio di prestazione è caratterizzato dall’attenzione rivolta alla produttività del gruppo e al processo decisionale. Infine, quando il gruppo realizza i suoi obiettivi, sopraggiunge al suo ultimo stadio di sviluppo: l’aggiornamento. La coesione può determinare conseguenze negative, in particolare se le pressioni sociali diventano eccessive, se le norme del gruppo non sono produttive e se i membri meno coinvolti si sentono estranei al gruppo. Comunque, nell’ambito dei gruppi terapeutici le conseguenze positive superano di gran lunga quelle negative. 30 Capitolo 6: struttura I gruppi sono dinamici, caratterizzati da cambiamenti e adattamenti continui attraverso processi schematizzati e plasmati dall'ordine sociale dei gruppi stessi. In tutti i gruppi, tranne quelli effimeri, i membri sono distribuiti nei rispettivi ruoli, il loro comportamento, quando svolgono tali ruoli, è disciplinato da norme che dettano quale sia la condotta appropriata e quale no. inoltre, la struttura del gruppo comprende tutte quelle relazioni che uniscono tra loro i membri in una rete integrata e alla funz