Metacognizione e Teoria della Mente PDF

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Filippo Petruccelli

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metacognizione sviluppo cognitivo teoria della mente psicologia dello sviluppo

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Questo documento presenta un'analisi della metacognizione e della teoria della mente, focalizzandosi sulle funzioni metacognitive e sull'evoluzione della consapevolezza di sé e degli altri. L'autore, Filippo Petruccelli, esplora le diverse teorie e gli studi in questo ambito della psicologia dello sviluppo.

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Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto...

Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 1 di 16 Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente Indice 1. INTRODUZIONE......................................................................................................................................... 3 2. FUNZIONI METACOGNITIVE.................................................................................................................... 4 3. LA TEORIA DELLA MENTE......................................................................................................................... 6 BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................................. 15 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 2 di 16 Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente 1. Introduzione La metacognizione è un costrutto teorico che indica un tipo di autoriflessività sul fenomeno cognitivo che può essere messo in atto grazie alla capacità degli esseri umani di auto-osservare e riflettere sui propri stati mentali. La metacognizione ci permette di controllare i nostri pensieri, di conoscerli e dirigerli. In termini cognitivi è la capacità di comprendere e riflettere sul proprio e altrui stato mentale, sulle proprie e altrui percezioni permettendo di prevedere il comportamento proprio e altrui. La percezione comprende sensazioni, credenze, sentimenti, ecc. È una abilità che viene normalmente acquisita intorno ai 3-4 anni; in caso non si formasse adeguatamente nel bambino può dar luogo a deficit e patologie molto serie. Ad esempio, molti autori sostengono che l’autismo possa essere collegato a un deficit nella costruzione e rappresentazione interna della propria teoria della mente. Per verificare la comparsa della teoria della mente è possibile affidarsi a diversi test psicologici come quello sulla falsa credenza. La nostra conoscenza metacognitiva è estremamente limitata e soggetta a errori. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 3 di 16 Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente 2. Funzioni metacognitive La metacognizione non è legata esclusivamente alla sfera affettiva, ma anche a quella cognitiva. Molte ricerche mettono in relazione queste competenze con l’apprendimento; la didattica è guidata anche dalle conoscenze sul funzionamento cognitivo e dalle variabili sottostanti l’apprendimento, come l’autoefficacia e la motivazione. Il raggiungimento di una buona capacità metacognitiva permette di raggiungere l’autoconsapevolezza e l’autoregolazione. Le funzioni metacognitive sono quell’insieme di abilità che consentono di comprendere i fenomeni mentali, di operare su di essi per la risoluzione di compiti e per padroneggiarli. È opportuno fare una distinzione tra metacognizione autodiretta ed eterodiretta: la prima riguarda i processi inferenziali sottesi alle operazioni mentali che regolano le proprie azioni, la seconda riguarda i processi interpretativi degli stati mentali dell’interlocutore attraverso l’attribuzione di stati epistemici, emotivi e motivazionali. La conoscenza metacognitiva comprende idee che un individuo possiede sul proprio funzionamento mentale e che includono le impressioni, le intuizioni e le auto-percezioni. I processi metacognitivi di controllo sono le attività cognitive che presiedono a qualsiasi funzionamento cognitivo e che includono: La comprensione: riflessione sulla conoscenza del compito; La predizione della prestazione: abilità di predire il livello di prestazione in un compito, stimale il grado di difficoltà di una prova, anticipare il risultato derivante dall’applicazione di una certa strategia; La pianificazione: l’abilità di organizzare tutte le azioni che conducono all’obiettivo da raggiungere, stabilendo un piano; Il monitoraggio: l’abilità di controllare l’attività cognitiva nel corso del suo svolgimento; Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 4 di 16 Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente La valutazione: verificare se il risultato ottenuto corrisponde alla previsione e alla progettazione del compito, e se la procedura, eventualmente, è riutilizzabile in altre situazioni simili. Già Lev Vygotskij (1896-1934) assegnava un posto centrale ai meccanismi di regolazione (controllo e correzione della produzione dei soggetti). Il bambino passa progressivamente da una eteroregolazione da parte dei genitori, insegnanti, ecc. a una autoregolazione (self-regulation), l’attivazione della quale dipende dallo stesso bambino. Il bambino diventa autonomo prendendo progressivamente in carico il proprio funzionamento attraverso un processo graduale di interiorizzazione delle funzioni metacognitive necessarie all'apprendimento, situandosi l'origine di queste funzioni nelle interazioni sociali. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 5 di 16 Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente 3. La teoria della mente All'interno della più ampia tematica dello sviluppo della conoscenza, negli ultimi due decenni la psicologia evolutiva ha orientato molti dei suoi interessi verso lo studio delle origini e dei successivi sviluppi della Teoria della Mente. Il modo migliore di considerare lo sviluppo è di considerare lo sviluppo della conoscenza e intenderlo come la formulazione di una successione di teorie ingenue che consentono ai bambini, fin dai primi anni di vita, di interpretare le proprie esperienze (Schaffer, 2008). Comprendere gli stati mentali significa essere in grado di attribuire a sé e agli altri stati mentali quali desideri, credenze, intenzioni e pensieri non sono osservabili direttamente, ma che ci consentono di prevedere e spiegare il comportamento umano. L’assunzione della presenza di credenze in noi stessi e negli altri è un aspetto di fondamentale importanza per la comprensione quotidiana della realtà che ci circonda. Tutti noi, infatti, possediamo delle credenze e sappiamo che esse possono cambiare, essere vere o false e possono influenzare quello che diciamo o facciamo. Il comprendere che gran parte delle azioni di un individuo dipende da credenze personali non è solo un utile aspetto della conoscenza umana, ma è di basilare importanza per cogliere il significato del comportamento altrui che altrimenti, il più delle volte, apparirebbe casuale e del tutto arbitrario. Lo sviluppo di una teoria della mente comporta, quindi, la consapevolezza dell’esistenza di stati mentali non visibili, la comprensione della relazione tra stati mentali e comportamenti esterni ed osservabili e la rispondenza o adeguatezza delle azioni rispetto agli stati mentali che esprimono o da cui dipendono. Il termine “teoria” richiama la nostra attenzione su due aspetti interessanti che riguardano la comprensione della realtà mentale. In primo luogo, non possiamo toccare in maniera diretta né la nostra mente, né quella degli altri e perciò compiamo continue inferenze nel tentativo di Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 6 di 16 Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente comprendere e spiegare, sulla base dei comportamenti, gli stati mentali. In secondo luogo, l’immagine della realtà mentale di un adulto come insieme di desideri, credenze, sentimenti, ecc. è sicuramente paragonabile all’immagine che possiamo avere di una teoria in quanto aggregato interconnesso di idee. Non sembra, quindi, così fuori luogo ricorrere al termine teoria per intendere i sistemi di conoscenze che possiede l’individuo a proposito di desideri, credenze, ecc. Prima di entrare nel merito della teoria della mente come paradigma utile a spiegare lo sviluppo delle rappresentazioni mentali, presentiamo brevemente quattro impostazioni teoriche che sostengono la relazione tra alcune abilità cognitive sviluppatesi nella primissima infanzia, e lo sviluppo (a quattro anni) di una teoria della mente. La prima prospettiva viene definita modularista poiché sostiene che la teoria della mente si acquisisca sulla base della maturazione neuropsicologica di meccanismi modulari, altamente specifici, geneticamente predeterminati, non soggetti all'influenza dell'esperienza. All'interno di questa prospettiva troviamo i contributi di Leslie (1994) e di Baron-Cohen (1996). Secondo Leslie esistono tre moduli: il ToBy (Theory of Body Mechanism) che si sviluppa a 3-4 mesi e permette al bambino di riconoscere gli oggetti fisici; il ToMM1 (Theory of Mind Mechanism) che si attiva a 6-8 mesi e consente di identificare le azioni compiute sugli oggetti; il ToMM2 che permette ai bambini di comprendere l’intenzionalità e le rappresentazioni di atteggiamenti mentali verso la realtà. Baron-Cohen, invece, sottolinea l'importanza di leggere la direzione dello sguardo come base per comprendere l'intenzione dell'altro. Per cui postula tre moduli (precedenti al ToMM di Leslie): l'ID (Intentionality Detector) che rileva l'intenzionalità, l'EDD (Eye Director Detector) che rileva la direzione dello sguardo e il SAM (Shared Attention Mechanism) che regola l'attenzione condivisa. La seconda prospettiva denominata theory-theory (Perner, 1991) sostiene l'ipotesi che il bambino possa arrivare a comprendere gli stati mentali dell'altro, sulla base di una vera e propria teoria scientifica (analogia tra lo scienziato che formula teorie e il bambino che costruisce la propria conoscenza), interpretando cioè fatti a partire da un numero ristretto di leggi e concetti. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 7 di 16 Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente Gli autori che si rifanno a questo modello ipotizzano una sequenza evolutiva che vede il bambino passare da una psicologia del desiderio ad una psicologia del desiderio-credenza per arrivare infine verso i quattro anni alla psicologia credenza-desiderio in cui comprende che desideri e credenze determinano l’agire umano e il pensiero consiste in una rappresentazione mentale. La terza prospettiva di studio viene chiamata teoria della simulazione ed è sostenuta in particolare da Harris (1991). Si postula l’esistenza di un meccanismo di simulazione mentale che consente al bambino di comprendere le emozioni, i desideri e le credenze altrui grazie alla possibilità di generalizzare gli stati mentali precedentemente esperiti in situazioni simili. La simulazione mentale permette anche di inferire e prevedere le intenzioni altrui in maniera sempre più precisa e accurata. La quarta e ultima prospettiva sottolinea il ruolo svolto dai contesti di crescita per la maturazione di abilità mentalistiche. Riprende l’ipotesi vygotskiana dell’origine socio-culturale del funzionamento psicologico individuale e sottolinea l’importanza dell’interazione e della conversazione verbale come mediatori della teoria della mente. La partecipazione alle relazioni interpersonali fornirebbe proprio la materia prima sulla quale il bambino costruisce il ragionamento psicologico. La mente viene considerata da Bruner e dalla Feldman una costruzione sociale che si struttura e sviluppa negli scambi interpersonali con partner significativi all'interno di contesti carichi affettivamente ed emotivamente. All'interno di questa prospettiva troviamo anche diversi autori che hanno dimostrato una stretta relazione tra teoria della mente e qualità della relazione di attaccamento o che hanno messo in evidenza l'importanza degli scambi conversazionali all'interno della famiglia nella quotidianità e nelle attività condivise. Lo studio dei precursori allo sviluppo della mentalizzazione risulta oggi una delle aree maggiormente indagate. Si cerca, cioè di capire cosa accade prima dei quattro anni e che cosa può facilitare lo sviluppo di tali abilità mentalistiche. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 8 di 16 Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente Le ricerche attualmente concordano nel riconoscere alcuni importanti precursori tra cui: il gioco di finzione in cui si avrebbe la prima comparsa del pensiero metarappresentativo la condivisione dell’attenzione l'imitazione L’altro punto di accordo tra gli studiosi è rappresentato dalla distinzione in quattro stadi della sequenza evolutiva nella comprensione infantile della mente. Fin dalla seconda metà del primo anno di vita, il bambino è in grado di coordinare mezzi e scopi e quindi utilizza un oggetto per mediare il rapporto con l’adulto. A due anni il bambino possiede una comprensione della mente basata sui desideri (Wellman e Bartsch, 1994); a tre anni comprende le credenze basate sul dato di realtà; a quattro anni emerge la comprensione delle false credenze (Wimmer e Perner, 1983) e solo verso gli otto anni emerge la capacità di comprendere le credenze sulle credenze, cioè il pensiero ricorsivo (“Mirko pensa che Matteo pensi che...”). I lavori empirici mostrano come fin dai due anni i bambini siano in grado di riferirsi nel linguaggio a stati mentali utilizzando parole come “voler”, “vedere” che si riferiscono a stati interni di tipo percettivo o emotivo. A tre anni compaiono i primi vocaboli cognitivi, come ad esempio “sapere”, “pensare”, “ricordare”. Inoltre, dai due anni in poi iniziano a comprendere il nesso che sussiste tra vedere le cose e conoscerle e capiscono che persone diverse possono avere un’immagine differente del mondo. Fin dai due anni d’età, i bambini sanno che il desiderio guida il gesto e perciò sono in grado di predire l’azione sulla base del desiderio, anche se insoddisfatto, e inoltre comprendono le relazioni tra desideri ed emozioni, inferendo che le persone sono felici quando i loro desideri sono esauditi e sono invece tristi quando ciò non accade. L’accorgersi che anche le altre persone hanno una mente e che quindi possono avere desideri, intenzioni e credenze in base ai quali orientano le proprie azioni, significa anche rendersi conto che le credenze degli altri possono differire dalle proprie. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 9 di 16 Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente L’insieme delle credenze di un individuo sulla realtà esterna può essere definita “rappresentazione” (mentale) del mondo e nella comprensione dello stato mentale dell’altro è implicata una capacità riflessiva di tipo metarappresentativo. Quest’ultima consente di andare oltre le rappresentazioni di primo ordine e di riconoscere una realtà mentale diversa da quella fisica. In quest’ottica il gioco di finzione diviene la prima manifestazione di capacità metarappresentazionale, in quanto il bambino nell’utilizzare un oggetto (ad esempio una matita) con una funzione diversa (“questa matita è un missile”) fa riferimento ad una realtà mentale autonoma rispetto alla realtà fisica. La matita nella rappresentazione primaria è un oggetto per scrivere, a livello secondario viene rappresentato come un missile. I numerosi studi empirici condotti negli ultimi anni sono concordi nel sostenere che prima del quarto anno di età i bambini non sarebbero in grado di comprendere gli stati mentali, nonostante vi sia una evidente contraddizione tra le capacità messe in atto dai bambini più piccoli nella comprensione delle menti e la loro relativa incompetenza nella risoluzione dei compiti sperimentali. La teoria della mente è strettamente collegata alla metacognizione. Per il bambino acquisire una teoria della mente significa non solo rendersi conto che non vi è un’unica realtà, ma che persone diverse possono rappresentarsi diversamente la medesima realtà. I processi metacognitivi possono essere di primo ordine quando includono desideri e credenze, ma non credenze sulle credenze degli altri: sono descrizioni letterali di fatto che derivano soprattutto dall’attività percettiva. Sono rappresentazioni di secondo ordine quelle che si riferiscono non soltanto alle credenze, ma anche alle credenze sulle proprie e altrui credenze. Tale ricorsività può essere applicata ad infinitum (ottenendo pertanto rappresentazioni di terzo/quarto/quinto ordine), ma nella pratica si riduce ad un numero limitato di passaggi ricorsivi. La falsa credenza Secondo Wimmer e Perner il criterio per attribuire ad un soggetto la capacità di teoria della mente è la capacità di comprendere che un altro soggetto possiede una falsa credenza, cioè una credenza che non è in accordo con lo stato delle cose noto al bambino, per cui quel soggetto agirà in base alla propria falsa credenza. Per comprendere meglio il concetto possiamo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 10 di 16 Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente far riferimento a uno dei test più comuni per verificare la capacità metarappresentazionale: il test della falsa credenza la cui formulazione più famosa è nota col nome Sally-Anne test. Il test si svolge sotto forma di gioco in cui ai soggetti vengono presentate due bambole: una di nome Sally porta un cestino e l’altra Ann posta una scatola. Si attua quindi un gioco di finzione in cui Sally passeggia dopo aver messo una biglia nel proprio cestino e averlo coperto con un panno. Intanto Ann prende la biglia dal cestino e la nasconde nella propria scatola. A questo punto Sally torna con l’intenzione di giocare con la biglia e l’esaminatore chiede al bambino dove avrebbe guardato Sally per prendere la biglia. Se il bambino risponde affermando il dato reale, cioè che Sally l’avrebbe cercata nella scatola di Ann, si può affermare che il soggetto non è un grado di formulare false credenze e quindi non è in grado di conoscere gli stati mentali altrui. Il bambino si rende conto del fatto che una persona, che si rappresenta una cosa in un modo che non corrisponde alla realtà dei fatti, agirà in conseguenza della propria rappresentazione (falsa credenza) e non in relazione a ciò che è empiricamente vero. La maggior parte degli studiosi fanno risalire il vero e proprio sviluppo della teoria della mente alla comprensione delle false credenze (capacità che si sviluppa intorno ai quattro anni di età). È stata riscontrata un’associazione positiva tra la comprensione della falsa credenza ed una strategia decisionale di gestione della disciplina di tipo autorevole ma non autoritario. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 11 di 16 Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente Una recente ricerca (Astington, 2001) ha messo in evidenza che quanto più i genitori parlano ai figli di sentimenti, pensieri e desideri fin da quando sono molto piccoli, tanto più i bambini parleranno e comprenderanno tali stati in futuro. Il contesto scolastico offre all’alunno una serie di opportunità che gli consentono di focalizzarsi sul mondo interno dei pensieri propri e altrui. La scuola è il luogo in cui le abilità metacognitive (pensare sul pensiero) e metalinguistiche (pensare sul linguaggio) del bambino vengono costruite. Al bambino viene chiesto di svolgere delle attività quali scrivere i propri pensieri, leggere quelli degli altri e così via. Il contesto scolastico stimola anche il ragionamento morale: le azioni vengono considerate buone o cattive in base anche alle intenzioni attribuite al soggetto che compie l’azione. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 12 di 16 Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente Durante l’adolescenza e l’età adulta la teoria della mente permette di comprendere l’ironia, la reciproca comprensione nelle relazioni amorose e lo sviluppo delle capacità empatiche. Correlati della Teoria della Mente Linguaggio Il linguaggio si sviluppa sulla base della condivisione dell’attenzione e sullo scambio interattivo che permette di disambiguare e di definire il significato delle parole e delle espressioni. Il lessico mentale è l’insieme di termini che parlano di contenuti mentali. Parlare di stati mentali è un’esperienza speciale per il bambino, poiché il linguaggio favorisce la natura esplicita e cosciente di tali stati, favorendone l’organizzazione, l’elaborazione e il ricordo. Relazioni sociali La teoria della mente si costituisce come uno strumento sociale che assume una specifica connotazione, positiva o negativa, a seconda dei fini. Con una teoria della mente negativa si comprendono le emozioni dell’altro ma non si condividono empaticamente, per cui la comprensione viene usata per fini antisociali e machiavellici. Oppure possono esserci rappresentazioni distorte degli stati mentali altrui. Funzioni esecutive Le funzioni esecutive sono abilità cognitive di origine superiore che intervengono nella soluzione di problemi complessi consentendo la pianificazione, il controllo e la coordinazione. Competenza sociale La teoria della mente è uno strumento fondamentale per la competenza sociale, in gradi di influenzare in modo determinante l’acquisizione di regole sociali, popolarità tra pari, qualità delle interazioni tra amici e fratelli. Le difficoltà patologiche Esistono diverse patologie legate allo sviluppo della teoria della mente o dalle quali deriva un non completo sviluppo di essa. Il caso della cecità congenita comporta una compromissione, o quanto meno un ritardo, nell’acquisizione della falsa credenza. La cecità sembra accompagnata da una difficoltà nel Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 13 di 16 Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente gioco simbolico, nella considerazione della prospettiva altrui e nell’espressione e riconoscimento delle emozioni. I soggetti non vedenti presentano un linguaggio ecolalico, comportamenti ritualistici e stereotipati, nonché difficoltà nel pensiero astratto. I deficit non precludono ma rallentano lo sviluppo della teoria della mente, che terminerebbe quindi verso i 12 anni invece che i 4 anni come nei casi tipici. Nella schizofrenia vi sono alterazioni nella percezione della realtà che non permettono la distinzione tra rappresentazioni e mondo reale; il confine tra la mente e la realtà è labile. I pazienti schizofrenici sono caratterizzati da un deficit specifico nella abilità di mentalizzazione, ugualmente compromesse sono la comprensione delle emozioni e il riconoscimento delle espressioni facciali. La patologia che meglio spiega la mancanza di una teoria della mente è l’autismo. I soggetti autistici sembrano caratterizzati da una difficoltà peculiare nel concettualizzare gli stati mentali e le credenze, sia nell’attribuirli a se stessi che agli altri. Secondo diversi studiosi l’autismo consiste in un deficit semantico specifico per la categoria degli stati mentali, una carenza nelle capacità metarappresentative di “rappresentarsi le rappresentazioni”. Questa ipotesi è stata confermata sperimentalmente studiando la capacità di formulare false credenze in bambini autistici. Questi bambini, infatti, hanno un gioco di finzione molto povero, difficoltà nel registrare stati mentali separatamente da quelli fisici e un funzionamento anomalo del meccanismo specializzato nell’acquisizione della teoria della mente. Questa spiegazione è di tipo modularista, cioè riconduce la patologia a un modulo, cioè un meccanismo fisico che permette l’acquisizione di una determinata capacità. Secondo un’altra teoria, di tipo costruttivista la patologia è dovuta non alla mancanza di un meccanismo di acquisizione, ma alla mancanza di un’adeguata base di conoscenze innate e di principi astratti di ragionamento. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 14 di 16 Filippo Petruccelli - La metacognizione e la teoria della mente Bibliografia Astington, J. W. (2001). 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