Corso di Neuropsicologia Cognitiva - La Memoria - PDF

Summary

Le dispense forniscono un'introduzione al complesso processo della memoria, spiegandone le fasi e le componenti. Partendo da una prospettiva neuropsicologica e cognitiva, le dispense illustrano i diversi sistemi e tipi di memoria, con particolare attenzione ai processi di codifica, mantenimento e recupero delle informazioni. Il testo approfondisce infine i disturbi della memoria.

Full Transcript

Corso di NEUROPSICOLOGIA COGNITIVA Prof. Umberto Bivona LA MEMORIA INTRODUZIONE La memoria è un processo estremamente complesso che coinvolge diverse fasi, tra cui l'elaborazione, l'immagazzinamento, la ritenzione e...

Corso di NEUROPSICOLOGIA COGNITIVA Prof. Umberto Bivona LA MEMORIA INTRODUZIONE La memoria è un processo estremamente complesso che coinvolge diverse fasi, tra cui l'elaborazione, l'immagazzinamento, la ritenzione e il recupero delle informazioni. A differenza di un semplice deposito passivo di dati, la memoria si configura come un sistema dinamico, dove il contenuto recuperato viene attivamente ricostruito, anziché rievocato in modo esatto e immutato. Questo significa che ogni volta che richiamiamo un ricordo, lo ricostruiamo sulla base delle informazioni disponibili, in base alle circostanze e al contesto in cui si avvia il processo di recupero. La memoria, quindi, non è mai statica o "fotografica", ma soggetta a continue reinterpretazioni e rielaborazioni. Affinché la memoria funzioni correttamente, ci sono delle fasi fondamentali che devono essere rispettate: 1. registrare l’informazione: il primo passo consiste nell'acquisire nuove informazioni che vengono percepite e codificate; 2. mantenerla in memoria: una volta codificate, le informazioni devono essere mantenute nel sistema mnesico; 3. consolidare la traccia mnestica: il passaggio successivo è il consolidamento, ovvero il processo che stabilizza la traccia mnemonica nel tempo; 4. recuperarla: infine, deve essere possibile accedere e recuperare il contenuto memorizzato quando necessario. Tutti questi passaggi richiedono delle strategie efficaci di codifica e recupero, affinché i ricordi siano stabili e facilmente accessibili. È interessante notare che quanto più simili sono gli indizi presenti al momento della codifica e quelli disponibili al momento del recupero, tanto maggiore sarà la probabilità di richiamare correttamente l'informazione. 1 I SISTEMI MNESICI L’ipotesi della riapparizione di Neisser Un contributo fondamentale alla comprensione del funzionamento della memoria è venuto da Ulric Neisser, che ha criticato la visione tradizionale della memoria come una fotografia statica del passato. Neisser, con la sua "ipotesi della riapparizione" (1967), ha proposto che i ricordi non siano una riproduzione precisa di eventi passati, ma piuttosto una serie di esperienze ricorrenti e ricostruite. Questa visione ha segnato una svolta nel campo della psicologia cognitiva, introducendo l'idea che la memoria sia in gran parte un processo di rielaborazione attiva, piuttosto che di riproduzione esatta. Questa idea è stata ampiamente sviluppata da Tulving (1983), che ha evidenziato come la traccia mnestica sia una modificazione che gli eventi passati lasciano dentro di noi, e che influenza attivamente anche gli eventi futuri. La memoria ha, quindi, una funzione adattiva in quanto permette all’individuo di utilizzare quanto appreso nel corso di precedenti esperienze, per la comprensione e la risoluzione di problemi presenti e futuri. In sintesi, le tracce mnestiche vengono riattivate quando è presente un adeguato indizio o stimolo di richiamo: maggiore è la somiglianza tra gli indizi di codifica e gli indizi di recupero, maggiore sarà la probabilità di riportare un ricordo alla consapevolezza (Tulving, 1983). FASI DEI PROCESSI MNESICI La memoria, dunque, può essere paragonata a un grande magazzino, dove ogni esperienza lascia una traccia, detta traccia mnestica. Queste tracce rappresentano modificazioni neurobiologiche che gli eventi passati imprimono nel nostro sistema nervoso e che, a loro volta, influenzano il modo in cui affrontiamo esperienze future. Proprio per questa capacità di collegare passato e presente, la memoria ha una funzione adattiva: permette agli individui di utilizzare quanto appreso dalle esperienze precedenti per affrontare nuove situazioni e risolvere problemi futuri. Essa svolge dunque una funzione fondamentale nella nostra vita quotidiana, poiché ci permette di accumulare informazioni che possiamo poi riutilizzare quando ne abbiamo bisogno. Tuttavia, affinché le informazioni immagazzinate possano essere effettivamente utili, devono rimanere disponibili fino al momento in cui si rende necessario recuperarle. Questo processo non è lineare o semplice: si divide in tre fasi principali – codifica, mantenimento e 2 recupero – che devono operare in modo coordinato per garantire un funzionamento efficiente del sistema mnemonico. Codifica o Acquisizione La codifica, nota anche come fase di acquisizione, è il primo passo del processo mnemonico. È attraverso questa fase che trasformiamo ciò che percepiamo, pensiamo o sentiamo in un ricordo duraturo. Durante la codifica, lo stimolo – che diventerà una traccia mnestica – viene elaborato a diversi livelli. Inizialmente, i nostri sensi percepiscono lo stimolo, che viene successivamente analizzato nelle sue caratteristiche fisiche. In seguito, lo confrontiamo con le informazioni già presenti nella nostra memoria per riconoscerlo e attribuirgli un significato personale e contestuale. Questo passaggio è cruciale perché la qualità della codifica incide direttamente sulla possibilità di recuperare in futuro il ricordo in modo accurato e completo. Mantenimento o ritenzione La fase di mantenimento o ritenzione permette di conservare le informazioni codificate per un periodo di tempo variabile, che può essere breve o molto lungo. Le informazioni vengono organizzate in modo da renderne più facile il recupero quando necessario. Le informazioni memorizzate vengono suddivise in tre grandi comparti: 1. Memoria sensoriale: qui le informazioni vengono conservate per pochi istanti, giusto il tempo necessario affinché possano essere trasferite agli altri sistemi di memoria se rilevanti; 2. Memoria a breve termine (MBT): trattiene una quantità limitata di informazioni per un breve periodo, solitamente fino a pochi minuti, ma abbastanza a lungo da poterle utilizzare immediatamente; 3. Memoria a lungo termine (MLT): qui vengono conservate le informazioni per un tempo molto più esteso, che può andare da ore fino a tutta la vita. La MLT funge da archivio permanente, dove le esperienze, le conoscenze e i ricordi personali sono immagazzinati e organizzati in modo da essere recuperati quando necessario. 3 Recupero o richiamo Il recupero, o richiamo, è l'ultima fase del processo mnemonico e permette di riportare alla mente le informazioni precedentemente codificate e immagazzinate. Questo passaggio può essere influenzato da diversi fattori, tra cui la qualità della codifica iniziale e la disponibilità di indizi utili per richiamare il ricordo. Se gli indizi forniti durante il recupero sono simili a quelli presenti durante la codifica, le probabilità di successo nel ricordare aumentano notevolmente. Conclusioni In sintesi, la memoria funziona attraverso un sistema sofisticato che richiede il coordinamento di tutte le sue fasi per mantenere le informazioni accessibili e utilizzabili nel tempo. Ogni fase è interconnessa e, se una di queste non funziona correttamente, l'intero processo mnemonico può risultare compromesso. IL MODELLO DI ATKINSON E SHIFFRIN (1968): LA TEORIA MODALE O TRIPARTITA DELLA MEMORIA Nel campo della psicologia cognitiva, uno dei contributi più influenti è quello di Atkinson e Shiffrin (1968), che hanno sviluppato un modello noto come modello multi-componenziale della memoria, basato sull'analogia tra la mente umana e un computer, secondo l'approccio dello Human Information Processing (HIP). Gli autori descrissero la memoria come un sistema composto da tre moduli distinti, ognuno con caratteristiche peculiari in termini di ampiezza, durata e tipologia di informazioni trattate. Questi tre moduli sono: il Registro Sensoriale, la Memoria a Breve Termine (MBT) e la Memoria a Lungo Termine (MLT), che rappresentano le componenti strutturali della memoria. Tuttavia, questi moduli operano in sinergia con i processi di controllo, che sono strategie cognitive consapevoli utilizzate per ottimizzare il passaggio delle informazioni tra i vari stadi della memoria. Tali processi includono operazioni come la ripetizione (per mantenere le informazioni nella MBT), l'immaginazione (per rendere più vivide e significative le informazioni), e la categorizzazione (per organizzare i dati in modo più efficiente). 4 Questa integrazione tra componenti strutturali e processi di controllo permette di comprendere come la mente umana gestisca grandi quantità di informazioni e come utilizzi varie strategie per memorizzarle in modo efficace. Il Registro Sensoriale Il Registro Sensoriale è il primo stadio nel processo di memorizzazione. La sua funzione principale è quella di trattenere per brevissimi istanti le informazioni che provengono dagli organi di senso, consentendo così alla mente di catturare rapidamente l'ambiente circostante. Questa fase ha una durata estremamente limitata (frazioni di secondo), ma è cruciale per filtrare quali informazioni saranno trasferite alla fase successiva. Il Registro Sensoriale comprende diverse componenti: a) la memoria iconica, che trattiene le informazioni visive; b) la memoria ecoica, che gestisce quelle uditive; c) la memoria olfattiva, per quanto concerne quelle relative agli odori; d) quella tattile, relativa a ciò che passa attraverso questo organo di senso; e e) la memoria gustativa, relativa al nostro mondo dei sapori. Come abbiamo visto, in questo modulo le informazioni decadono rapidamente se non vengono trasferite alla memoria successiva per un'elaborazione più approfondita. Memoria a Breve Termine (MBT) La MBT riceve le informazioni dal registro sensoriale e le trattiene per un periodo più lungo, ma comunque limitato, di circa 15-20 secondi. Questo sistema ha una capacità limitata: secondo Miller (1956), può contenere circa 7 ± 2 elementi alla volta. Per estendere il tempo in cui un'informazione resta disponibile nella MBT, viene utilizzata la tecnica della ripetizione al fine di di "ricaricare" il sistema, prolungando la permanenza dell'informazione stessa nella MBT per altri 15-20 secondi (Schacter et al., 2014). Senza ripetizione o ulteriori strategie, le informazioni qui conservate tendono invece a svanire rapidamente. La Working Memory Baddeley e Hitch (1974, 1976) hanno introdotto una nuova concezione della memoria, postulando l'esistenza della Working Memory (WM), ossia la memoria di lavoro, all'interno della più ampia struttura della MBT. 5 A differenza dell'idea tradizionale di MBT, concepita come un semplice deposito temporaneo di informazioni, la WM è stata proposta come un sistema dinamico e attivo, capace non solo di trattenere le informazioni per brevi periodi, ma anche di elaborarle, manipolarle e combinarle per permettere lo svolgimento di compiti cognitivi complessi, come il ragionamento, la comprensione e l'apprendimento. Caratteristiche della WM Il concetto di WM sottolinea la capacità di questo sistema di operare attivamente sulle informazioni in entrata. Esso non si limita a memorizzarle passivamente, ma le rielabora attraverso funzioni specifiche, come la selezione, l'attenzione, la comprensione e l'organizzazione dei contenuti. Questo approccio ha consentito di comprendere meglio come riusciamo a gestire compiti simultanei e a mantenere un certo livello di prestazione, anche quando siamo chiamati a gestire più informazioni contemporaneamente. Il test del doppio compito Per verificare questa teoria, Baddeley e Hitch hanno condotto esperimenti basati sulla “tecnica del doppio compito”, in cui i partecipanti dovevano svolgere due attività contemporaneamente: un compito di ragionamento e un compito di ritenzione di numeri. I risultati mostrarono che, nonostante i tempi di risposta si allungassero proporzionalmente alla quantità di cifre da ricordare, la frequenza degli errori non aumentava significativamente. Questo dimostrò che il sistema utilizzato per gestire questi compiti non era solo mnemonico o attentivo, ma integrava diversi tipi di informazioni, come quelle visive e uditive, riuscendo a gestirle simultaneamente senza comprometterne troppo l'efficacia. Il Modello Multi-Componenziale della Memoria di Lavoro Sulla base di questi esperimenti, Baddeley sviluppò il suo Modello Multi-Componenziale della WM, secondo il quale essa è costituita da diverse componenti specializzate. Secondo questo modello, esistono sia diversi modi di codificare l’informazione, sia differenze qualitative fra i codici mnestici: l’elaborazione preliminare concerne le caratteristiche fisiche dello stimolo (intensità, frequenza, forma, ecc.); il livello successivo concerne il riconoscimento e l’identificazione del significato; infine lo stimolo può essere 6 ulteriormente elaborato se viene inserito in un quadro concettuale più ampio o se viene integrato con altre conoscenze già possedute. Vediamo le principali componenti di questo Modello. Il Loop Fonologico Gestisce le informazioni verbali e acustiche per brevi periodi. Esso è suddiviso in:  Magazzino Fonologico, che trattiene le tracce sonore per circa due secondi;  Sistema Articolatorio, che reitera queste informazioni a livello sub-vocale, mantenendole attive tramite la ripetizione. Questo circuito fonologico è cruciale per l'apprendimento della lettura e per la capacità di manipolare i suoni di una lingua (consapevolezza fonologica). Il Taccuino Visuo-Spaziale Elabora le informazioni visive e spaziali, come la disposizione di oggetti nello spazio o immagini mentali, e le mantiene temporaneamente nella memoria. L’Esecutivo Centrale Funge da sistema di controllo, con la capacità di: unire le informazioni provenienti da fonti diverse in episodi coerenti; coordinare i sottoinsiemi; orientare le risorse attentive in modo selettivo; e attivare momentaneamente la MLT. Questo componente ha una capacità limitata, ma svolge funzioni fondamentali come la pianificazione e il monitoraggio dei compiti cognitivi. Il Buffer Episodico È stato aggiunto successivamente dall’autore (Baddeley, 2000). Esso integrerebbe le informazioni provenienti da diverse modalità sensoriali (visiva, uditiva, spaziale e verbale) per formare episodi coerenti e significativi, come il ricordo di una scena di un film o di un'esperienza personale. 7 Memoria a Lungo Termine (MLT) Infine, l'informazione può essere trasferita dalla MBT alla MLT, un magazzino teoricamente illimitato in termini di capacità e durata. Infatti, le informazioni che raggiungono la MLT possono essere conservate per periodi molto lunghi, che vanno da ore a tutta la vita. Una volta immagazzinati in questa fase, i ricordi possono essere richiamati anche dopo anni (Schacter et al., 2014). La MLT è quindi considerata il deposito definitivo delle informazioni, dove gli eventi passati, le esperienze e le conoscenze vengono archiviate in maniera duratura. Questa fondamentale funzione cognitiva funge da deposito permanente delle informazioni, con capacità teoricamente illimitata. La MLT è organizzata principalmente su base semantico-associativa, il che significa che le informazioni vengono archiviate in base al loro significato e alle associazioni che formano con altre conoscenze. Essa comprende due componenti distinte: la memoria dichiarativa (o esplicita) e la memoria non dichiarativa (o implicita). La Memoria Dichiarativa (o esplicita) La memoria dichiarativa (o esplicita), include:  la memoria Semantica: relativa a conoscenze generali e fatti;  la memoria Episodica: legata a esperienze personali e specifici eventi temporali. Nel suo insieme, essa è quella parte del nostro sistema di memoria che ci permette di ricordare consapevolmente informazioni relative a fatti, eventi e conoscenze generali. La memoria semantica Questa componente riguarda tutto ciò che sappiamo del mondo, ovvero l'insieme di fatti, concetti e conoscenze che costituiscono il nostro bagaglio culturale e intellettuale, come ad es., "Chi è il Presidente della Repubblica attuale?". Queste informazioni, che vanno dalla conoscenza di concetti astratti (come il significato della parola "libertà") a dati concreti (come il nome delle capitali), non sono legate a contesti specifici di spazio e tempo. Non ricordiamo, infatti, dove o quando abbiamo imparato queste informazioni; ciò che conta è il fatto che le abbiamo assimilate e che sono parte della nostra consapevolezza. Ad 8 esempio, il significato della parola "numero" è un'informazione che possediamo in modo stabile, anche se non ricordiamo esattamente quando e dove l'abbiamo imparata. Questo rende la memoria semantica un deposito fondamentale per la nostra comprensione e interazione con il mondo. La memoria episodica A differenza della memoria semantica, la memoria episodica è strettamente legata a esperienze personali, eventi e momenti che conserviamo insieme ai dettagli specifici del luogo, del tempo e delle circostanze in cui si sono verificati. Essa ci permette di "viaggiare mentalmente nel tempo", rivivendo episodi specifici del nostro passato. Ad esempio, se ricordiamo una cena speciale con un amico, la memoria episodica ci permette di ricordare il luogo dove è avvenuta, le persone presenti e persino il tipo di cibo servito. Questa memoria tiene traccia di "quando" e "dove" un evento si è verificato, rendendola fondamentale per la costruzione della nostra identità personale e per il senso di continuità che abbiamo della nostra vita. In sintesi, mentre la memoria semantica riguarda il "sapere" e ci permette di avere una comprensione generale del mondo, la memoria episodica ci permette di "ricordare eventi” specifici e personali, mantenendo vivi i dettagli legati alle nostre esperienze. Questi due sistemi lavorano in tandem per aiutarci a navigare nel presente e nel futuro, basandoci sulle conoscenze generali e sugli episodi della nostra vita passata. Nell'ambito degli studi sulla memoria episodica, si è sviluppato un forte interesse nell'esplorare i meccanismi che supportano due processi mnemonici fondamentali: il riconoscimento (recognition) e il richiamo (recall) delle informazioni. Il Recognition Il processo di Recognition si basa sulla capacità di riconoscere se un particolare stimolo, come un'immagine o un oggetto, è già stato presentato in precedenza. Tuttavia, questo tipo di riconoscimento può avvenire senza un recupero dettagliato del contesto specifico in cui l'informazione è stata appresa. In altre parole, si tratta di una forma di memoria che si attiva automaticamente, permettendoci di sentire familiarità con un elemento senza richiamare alla mente informazioni aggiuntive, come dove o quando lo abbiamo incontrato. Per esempio, possiamo riconoscere un 9 volto tra la folla come familiare, ma non ricordare esattamente dove abbiamo visto quella persona (Jacob & Dallas, 1981; Mandler, 1980; Tulving, 1985). Il Recall D'altro canto, il Recall richiede uno sforzo mnemonico maggiore, poiché implica il richiamo consapevole e dettagliato di un'informazione insieme al contesto spazio-temporale in cui è stata originariamente acquisita. Questo processo è attivo e deliberato, coinvolgendo la ricostruzione di esperienze passate in modo più accurato rispetto al semplice riconoscimento. Sotto-componenti della memoria episodica Tra le varie forme di memoria episodica, si evidenziano alcune componenti essenziali: la memoria prospettica, quella spaziale e quella autobiografica. Memoria Prospettica Questo tipo di memoria riguarda la capacità di "ricordarsi di ricordare", ovvero il mantenere attivo l'impegno di fare qualcosa in futuro. Essa è orientata verso eventi che devono ancora accadere. Ad esempio, ricordarsi di prendere un farmaco a un'ora specifica, o spegnere il forno quando suona il timer. La memoria prospettica può essere Time-based (basata sul tempo), quando l'azione da compiere è legata a un momento preciso, o Event-based (basata sugli eventi), quando il ricordo è associato a un evento specifico, come il suono di un allarme. Anche se spesso utilizziamo strumenti esterni come agende o sveglie per aiutarci a non dimenticare, la ricerca ha dimostrato che questi promemoria sono efficaci solo se presentati in prossimità dell'evento da ricordare. Naturalmente, se il promemoria è troppo anticipato, può diventare inefficace (Vortac et al., 1995). Memoria Spaziale Questa funzione della memoria è essenziale per la nostra capacità di orientarci nell'ambiente e per registrare informazioni spaziali, come la posizione degli oggetti o il percorso da seguire per raggiungere una destinazione. Essa è cruciale sia nel breve termine, per navigare in uno spazio immediato, che nel lungo termine, per conservare informazioni relative a luoghi e direzioni per periodi prolungati. 10 Memoria Autobiografica Rappresenta l'insieme delle esperienze personali vissute nel corso della nostra vita. Essa include non solo ricordi specifici di eventi e momenti significativi, ma anche conoscenze su di noi, come la nostra identità e il modo in cui vediamo noi stessi. La memoria autobiografica non è esclusivamente episodica, poiché incorpora anche elementi della memoria semantica (conoscenze generali su di noi e sul mondo) e processi inconsapevoli che aiutano a dare coerenza e continuità alla nostra vita. Ad esempio, ricordare il giorno del proprio matrimonio richiede la ricostruzione non solo di dettagli specifici (come chi era presente e cosa è stato detto), ma anche della conoscenza più astratta del significato di quel giorno nella propria vita. Conclusioni In sintesi, ciascuno di questi tipi di memoria svolge un ruolo cruciale nel funzionamento cognitivo quotidiano, permettendo di orientarsi nel mondo, ricordare impegni futuri, e dare un senso di continuità alla propria esistenza attraverso i ricordi personali. La Memoria Non Dichiarativa (o implicita) La memoria non-dichiarativa include la Memoria Procedurale, il Priming, il Condizionamento Classico e la Memoria Emotiva. Si tratta di una memoria che include quei ricordi, comportamenti e abilità che utilizziamo senza il bisogno di richiamarli alla mente in modo consapevole. È dunque una memoria che funziona principalmente in maniera automatica e non richiede uno sforzo cognitivo conscio per essere attivata. Grazie a questo tipo di memoria, possiamo compiere azioni quotidiane come camminare o guidare, senza doverci concentrare intenzionalmente su ogni singolo movimento o decisione. Vediamole nel dettaglio. La Memoria Procedurale Questo tipo di memoria si sviluppa gradualmente attraverso la pratica e consente l'acquisizione di abilità motorie e cognitive che, con il tempo, diventano automatiche (come andare in bicicletta, suonare uno strumento musicale o digitare su una tastiera). Queste abilità, una volta consolidate, possono essere eseguite senza alcun impegno consapevole. Infatti, grazie alla memoria procedurale non dobbiamo ogni volta ricordare i 11 singoli passaggi di un’azione complessa, ma la eseguiamo automaticamente (Schacter et al., 2014). Il Priming È un meccanismo attraverso il quale l'esposizione precedente a uno stimolo influenza la nostra capacità di riconoscerlo o reagire ad esso successivamente, senza che ci sia consapevolezza di questa connessione. Ad esempio, dopo aver visto per un breve momento la parola "mela", potremmo identificare o completare più rapidamente una parola come "frutta", anche se non ci ricordiamo di aver visto la parola "mela". Il Priming può essere di tipo percettivo (legato alla forma visiva o uditiva dello stimolo) o semantico (legato al significato). Memoria da Condizionamento Si riferisce al tipo di memoria che si sviluppa attraverso l'associazione ripetuta di uno stimolo a una risposta specifica. È il principio alla base del condizionamento classico di Pavlov, dove un cane impara a salivare alla vista di un campanello perché lo associa all'arrivo del cibo. Quando si presenta lo stimolo condizionato (il suono del campanello), la memoria automatica richiama la risposta condizionata (la salivazione), senza bisogno di pensiero consapevole. Memoria Emotiva Questo tipo di memoria è strettamente legato alle nostre esperienze personali che comportano un forte coinvolgimento emotivo. Gli eventi che suscitano emozioni intense, come la gioia, la paura o l'amore, tendono a essere ricordati in maniera particolarmente vivida e a lungo termine. Le prime relazioni affettive, le esperienze di vita particolarmente significative, o le sensazioni legate a certi odori o suoni sono esempi di come la memoria emotiva possa essere coinvolta nel rievocare momenti passati. Anche se non pensiamo consapevolmente a tali ricordi, essi possono essere richiamati automaticamente quando si verifica uno stimolo sensoriale o affettivo simile a quello vissuto originariamente. 12 Conclusioni In sintesi, la memoria implicita ci permette di funzionare efficacemente nella vita di tutti i giorni, gestendo una serie di attività senza richiedere uno sforzo consapevole. Grazie ad essa, possiamo eseguire compiti che richiedono competenze pratiche, riconoscere stimoli con cui siamo già entrati in contatto, e reagire a situazioni che evocano risposte emotive, il tutto senza doverci fermare a riflettere su ogni singolo passaggio. DISTURBI DEI PROCESSI MNESICI E DEFICIT DELLE FASI DEI PROCESSI MNESTICI I disturbi dei processi mnesici possono essere raggruppati in due categorie principali: l'amnesia anterograda e l'amnesia retrograda. Amnesia Anterograda L'amnesia anterograda si riferisce alla difficoltà o all'impossibilità di acquisire nuove informazioni dopo un evento specifico, come un intervento chirurgico o un trauma. In altre parole, le persone che soffrono di questo tipo di amnesia non sono in grado di formare nuovi ricordi a lungo termine. Amnesia Retrograda L'amnesia retrograda è caratterizzata, invece, dall'incapacità di recuperare informazioni e ricordi precedentemente acquisiti. Questo tipo di amnesia può manifestarsi in seguito a eventi traumatici o a lesioni cerebrali. Disturbi mnesici sulla base della specifica fase del processo mnesico Un'analisi dettagliata dei processi mnesici rivela che i deficit mnesici possono manifestarsi in varie fasi della memoria, compromettendo l'intero sistema mnemonico o rimanendo isolati in specifiche fasi. Vediamo queste fasi nel dettaglio. 13 Disturbi della fase di codifica/acquisizione Questa fase è fondamentale, poiché è qui che le informazioni vengono inizialmente elaborate e registrate. Un deficit in questa fase può derivare da vari fattori, come un'attenzione inadeguata, distrazione o un'elaborazione superficiale delle informazioni. Se l'attenzione è scarsa o se l'informazione non viene trattata in modo strategico, è probabile che si verifichino alterazioni nelle fasi successive del processo mnestico, portando a difficoltà nel richiamo delle informazioni. Disturbi della fase di recupero/richiamo Anche se le fasi precedenti di codifica e acquisizione sono state eseguite correttamente, possono sorgere difficoltà nel recupero delle informazioni. Questo può accadere a causa di vari motivi, come livelli di attivazione o attenzione troppo bassi o elevati, stress psico-fisico o distrazione. Quando il recupero dell'informazione non riesce, si verifica il fenomeno dell'oblio, in cui i ricordi svaniscono o non riescono a emergere. Dissociazioni mnesiche in pazienti con lesioni cerebrali Ci sono casi particolari in cui una lesione cerebrale può influenzare selettivamente una determinata area della memoria, lasciando intatti altri aspetti. Il caso del paziente H.M., ampiamente studiato da Milner nel 1966, è uno dei più noti nella letteratura scientifica. H.M. subì un intervento chirurgico in cui furono rimossi alcuni segmenti dei lobi temporali, inclusi l'ippocampo e altre aree circostanti, per trattare una forma severa di epilessia resistente ai farmaci. Dopo l'intervento, H.M. sviluppò una grave amnesia anterograda, che gli impediva di ricordare eventi che si erano verificati dopo l'operazione. Tuttavia, era in grado di ripetere sequenze di numeri immediatamente dopo averle sentite, dimostrando che la MBT funzionava correttamente. Inoltre, H.M. riusciva a ricordare conoscenze acquisite durante la sua infanzia e adolescenza, anche se i ricordi delle sue prime esperienze erano poco dettagliati (Corkin, 2002). Questo caso ha fornito importanti indizi sui meccanismi della memoria e su come diverse aree cerebrali possano interagire in modo complesso. 14 I sette peccati della memoria Schacter (1999, 2001) ha proposto un'interessante classificazione degli errori di memoria, descrivendoli come "sette peccati", che rappresentano varie forme di imperfezione nei processi mnestici. Essi includono: 1. Labilità: si riferisce alla naturale tendenza a dimenticare nel tempo, in cui le informazioni svaniscono dalla nostra memoria a lungo termine; 2. Distrazione: implica una mancanza di attenzione, che può portare a dimenticanze. In altre parole, quando non prestiamo la giusta attenzione, le informazioni possono facilmente sfuggirci; 3. Blocco: è l'incapacità temporanea di recuperare un'informazione, spesso definita come "parole sulla punta della lingua". Questo fenomeno evidenzia come a volte possiamo sapere di avere un'informazione, ma non riusciamo a richiamarla; 4. Erronee attribuzioni di memoria: si tratta della confusione riguardo alla fonte di un ricordo, dove possiamo ricordare un'informazione ma non essere certi di dove l'abbiamo appresa; 5. Suggestionabilità: questo peccato si verifica quando informazioni fuorvianti vengono incorporate in un ricordo, alterandone la verità. Le testimonianze possono essere influenzate da domande suggestive o da conversazioni precedenti; 6. Distorsione: riguarda come le conoscenze, le convinzioni e le emozioni attuali possono influenzare ciò che ricordiamo del passato, alterando la nostra percezione di eventi già vissuti; 7. Persistenza: è la ripetizione indesiderata di ricordi che preferiremmo dimenticare, come esperienze traumatiche o eventi dolorosi. Questo peccato mostra come certe memorie possano rimanere vive e presenti anche contro la nostra volontà. Questi "peccati" della memoria offrono una visione interessante dei limiti e delle complessità dei processi mnestici, suggerendo che la memoria non è affatto infallibile, ma piuttosto un sistema vulnerabile e influenzabile da vari fattori interni ed esterni. 15 TEST PER LA VALUTAZIONE DELLA MEMORIA1 Valutazione della MBT Nell'ambito della neuropsicologia, esistono numerosi strumenti per valutare la MBT, tra cui spiccano due test ampiamente utilizzati e validati nella pratica clinica. Questi test permettono di analizzare in dettaglio le capacità mnemoniche dei pazienti, fornendo informazioni preziose sulla loro funzione cognitiva. Digit Span (Orsini et al., 1987) Il Digit Span è un test progettato per valutare la MBT uditivo-verbale. Durante la somministrazione, l'esaminatore pronuncia una serie di cifre e chiede al paziente di ripeterle nell'ordine esatto in cui sono state presentate; questa fase permette di definire lo span uditivo-verbale (ossia il numero massimo di cifre memorizzate) diretto. Successivamente, il paziente è invitato a rielaborare la sequenza e a ripeterla in ordine inverso, in modo da definire lo span uditivo-verbale inverso, ossia una misura della WM del soggetto. Il punteggio finale si basa sulla quantità di cifre correttamente ricordate e ripetute. Test di Corsi (Orsini et al., 1987) Un altro test fondamentale per la valutazione della MBT è il Test di Corsi, che valuta la memoria immediata visuo-spaziale. In questo test, viene utilizzata una tavoletta di legno sulla quale sono disposti nove cubetti numerati. L'esaminatore tocca i cubetti seguendo una sequenza specifica, che il paziente deve poi ripetere esattamente. Durante la somministrazione del test, l'esaminatore aumenta gradualmente la lunghezza della sequenza, aggiungendo un cubetto alla volta. La capacità del paziente di ripetere correttamente la serie più lunga rappresenta la misura della sua memoria visuo-spaziale (span visuo-spaziale). Questo test non solo fornisce informazioni sulla capacità mnemonica, ma offre anche spunti sulle abilità spaziali e di pianificazione, essenziali per molte attività quotidiane. Entrambi i test, il Digit Span e il Test di Corsi, sono strumenti fondamentali nella valutazione neuropsicologica, poiché consentono di ottenere un quadro dettagliato delle funzioni cognitive di un individuo e possono guidare le strategie di intervento in caso di deficit. 1Per una visione più dettagliata dei singoli test citati, si vedano le slide in pdf disponibili tra i materiali didattici 16 Valutazione della MLT Per la valutazione della MLT, esistono diversi test ampiamente riconosciuti nella pratica neuropsicologica, ciascuno progettato per misurare specifiche capacità mnemoniche. Ecco una panoramica di alcuni dei test più utilizzati: Test di Memoria di Prosa (Carlesimo et al., 2002) Il Test di Memoria di Prosa è uno strumento volto a valutare la capacità di apprendimento e rievocazione di materiale verbale strutturato. Durante il test, il paziente ascolta un breve racconto (che gli viene letto solo una volta). Al termine della lettura, egli deve riportare immediatamente ciò che ha ascoltato (rievocazione immediata, RI) e successivamente, dopo un intervallo di 20 minuti (durante i quali sarà sottoposto a compiti non-verbali, affinché non interferiscano con la ritenzione di quanto appreso), dovrà ripetere il racconto in differita (RD). Il punteggio finale si basa su un sistema "gerarchico", che differenzia il materiale rievocato in base alla sua importanza. Gli elementi possono essere classificati come "principali" o "secondari", e il punteggio attribuito varia a seconda delle relazioni tra i diversi elementi. Questo approccio consente di analizzare non solo la quantità di informazioni ricordate, ma anche la loro struttura e significato, fornendo una visione più profonda delle capacità mnemoniche del paziente. Test delle 15 Parole di Rey (Rey, 1958; Carlesimo et al., 1996) Il Test delle 15 parole di Rey è concepito per valutare l'apprendimento di materiale verbale non strutturato. In questo test, l'esaminatore presenta una lista di 15 parole che il paziente deve ripetere in ordine libero per cinque volte consecutive (RI). Dopo un intervallo di 15 minuti, durante il quale il paziente esegue altri test che non interferiscono con le capacità testate, viene chiesta una nuova ripetizione (RD). Al termine della prova, i punteggi della rievocazione immediata e differita vengono calcolati separatamente. Come per tutti i test, i punteggi grezzi vengono poi corretti in base all'età e al livello di istruzione del soggetto, generando punteggi equivalenti (PE). Un PE di 0 indica una prestazione patologica, mentre punteggi da 1 a 4 indicano una performance considerata normale. 17 Un aspetto interessante di questo test è la presenza di due effetti distintivi nella rievocazione delle parole. La rievocazione segue una curva di posizione seriale, in cui le ultime parole della lista tendono a essere ricordate per prime (effetto di recenza), seguite dalle prime parole (effetto di priorità). Questo comportamento evidenzia come le posizioni delle parole nella lista influenzino la capacità di recupero mnemonico, con i soggetti che possono avere più difficoltà a recuperare le parole centrali. Test della Figura di Rey (Rey, 1941; Carlesimo et al., 2002) Il Test della Figura di Rey è utilizzato per valutare sia le abilità prassico-costruttive sia la memoria visuo-spaziale. In questo test, viene presentata una figura geometrica complessa, che il soggetto deve copiare su un foglio bianco. Dopo 30 secondi di interruzione, durante i quali il soggetto è coinvolto in una conversazione, viene richiesta una rievocazione a memoria della figura (RI). Dopo ulteriori 20 minuti, in cui il soggetto svolge compiti che non richiedono l'analisi visuo-spaziale (ossia non interferenti), si richiede una seconda riproduzione differita (RD). Il punteggio è assegnato considerando vari fattori, come il numero di elementi correttamente riprodotti, la precisione della riproduzione e la collocazione di ciascun elemento rispetto agli altri. Sono previsti criteri specifici per la valutazione di 18 elementi, con un punteggio massimo di 36 per ogni prova. Ad esempio, un elemento corretto e ben posizionato implica 2 punti, mentre un elemento deformato ma riconoscibile implica un punteggio inferiore. Test Supra-Span di Corsi (Spinnler e Tognoni, 1987) Il Test Supra-Span di Corsi è progettato per valutare la MLT visuo-spaziale. L'esaminatore presenta una sequenza predefinita di 8 cubetti, toccandoli uno alla volta a intervalli di due secondi. Dopo ogni dimostrazione, il soggetto deve riprodurre la sequenza, e l'esaminatore annota la corretta ripetizione. La sequenza continua a essere presentata fino a quando il soggetto non raggiunge un criterio di apprendimento, che consiste in tre ripetizioni esatte consecutive, o fino a un massimo di 18 prove. Dopo un intervallo di 5 minuti, durante il quale il soggetto esegue altre attività interferenti, viene richiesta la ripetizione della sequenza senza ulteriore dimostrazione. Questo 18 test permette di valutare non solo la capacità mnemonica, ma anche la capacità di apprendimento e recupero di sequenze visuo-spaziali, fondamentali per molte attività quotidiane. Anche questi test rappresentano strumenti essenziali nella valutazione della memoria a lungo termine e forniscono informazioni cruciali per la diagnosi e il trattamento di diversi disturbi cognitivi. 19

Use Quizgecko on...
Browser
Browser