Psicologia Delle Emozioni, Motivazioni e Personalità PDF
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Summary
Il documento esplora le origini e gli obiettivi della psicologia della personalità, discutendo concetti come tratti, tipi e sistemi di personalità. Viene anche analizzato il ruolo dei fattori biologici ed ambientali nello sviluppo della personalità, nonché i diversi metodi di ricerca impiegati in questo campo.
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**PSICOLOGIA DELLE EMOZIONI, DELLE MOTIVAZIONI E DELLA PERSONALITÀ** **1. ORIGINI DELLA PSICOLOGIA DELLA PERSONALITÀ** I teorici della personalità hanno il compito di studiare gli individui scientificamente. Per sviluppare una teoria scientifica della personalità, gli studiosi devono perseguire ci...
**PSICOLOGIA DELLE EMOZIONI, DELLE MOTIVAZIONI E DELLA PERSONALITÀ** **1. ORIGINI DELLA PSICOLOGIA DELLA PERSONALITÀ** I teorici della personalità hanno il compito di studiare gli individui scientificamente. Per sviluppare una teoria scientifica della personalità, gli studiosi devono perseguire cinque obiettivi: 1. l\'osservazione scientifica. Osservando scientificamente le persone, lo psicologo della personalità ricava descrizioni sistematiche delle tendenze umane universali e delle differenze tra gli individui. Le osservazioni scientifiche su cui si basa la psicologia della personalità poggiano su tre criteri chiave: esaminare un gruppo ampio e diversificato di persone, garantire l\'obiettività delle osservazioni, e utilizzare strumenti specifici per studiare processi di pensiero, reazioni emotive e sistemi biologici che contribuiscono al funzionamento della personalità. 2. La teoria sistematica. Una volta ottenute valide descrizioni, gli psicologi della personalità sono in grado di formulare teorie. Una teoria è orientata a fornire una spiegazione, cioè consente agli psicologi di spiegare quello che osservano nelle loro ricerche. Essi devono evidenziare le relazioni esistenti fra diversi concetti, al fine di elaborare una teoria organizzata in modo sistematico. 3. La verifica sperimentale. Lo psicologo della personalità ha il compito di elaborare idee che possono essere avvalorate da prove obiettive scientifiche. 4. La teoria comprensiva. Una teoria psicologica deve includere una visione completa e inclusiva di tutte le questioni significative sul funzionamento e sullo sviluppo della personalità, ovvero deve rispondere a domande specifiche. 5. Le applicazioni. Gli psicologi della personalità mirano a sviluppare una teoria scientifica verificabile e sperimentalmente e a tradurre le loro teorie in applicazioni che vadano a beneficio delle persone. I teorici della personalità prendono in esame proprio la persona vista nella sua interezza, cercando di comprendere come diversi aspetti della vita psicologica e individuale sono correlati l\'uno all\'altro, anche in considerazione della società e della cultura in cui vive la persona. Nel linguaggio comune il termine personalità viene impiegato per rappresentare un giudizio di valore, ma in realtà il termine personalità fa riferimento a qualità psicologiche che contribuiscono a creare le strutture persistenti e caratterizzanti del singolo, come sentimenti, pensieri e comportamenti. Il concetto di struttura della personalità si riferisce agli aspetti stabili e duraturi della personalità, cioè quelle qualità durevoli che definiscono l\'individuo e lo distinguono dagli altri e rappresentano gli elementi di base della teoria della personalità. Una nota unità di analisi è quella del tratto della personalità. Il tratto si riferisce generalmente a uno stile emotivo comportamentale coerente che l\'individuo esibisce in una serie di situazioni. I tratti descrivono ciò che la persona tende a fare o è predisposto a fare; quindi, si possono interpretare come disposizioni psicologiche ad agire in un modo o nell\'altro. I tratti sono usati comunemente per descrivere le persone e sono concepiti come dimensioni continue. Un\'altra unità di analisi è il tipo. Il concetto di tipo si riferisce al raggruppamento di molti tratti differenti. Un costrutto di tipo è diverso da un costrutto di tratto: tipi alternativi sono categorie qualitativamente distinte. Un\'alternativa alle unità di analisi è il sistema. Un sistema è una serie di parti altamente interconnesse il cui comportamento generale riflette non solo le parti dell\'individuo, ma anche la loro organizzazione. Il concetto di gerarchia fa riferimento a elementi di ordine più generale rispetto ad altri che vanno ad influenzare il funzionamento di questi ultimi; secondo la gerarchia alcuni elementi sono superiori ad altri. I processi della personalità si riferiscono alle reazioni psicologiche con caratteristiche dinamiche, vuol dire che cambiano con una certa frequenza. I teorici della personalità enfatizzano diversi processi motivazionali. Anche i fattori genetici hanno un ruolo determinante nello sviluppo della personalità e delle differenze individuali. La personalità è anche modellata in misura significativa dall\'ambiente, come ad esempio dalla cultura o dall\'appartenenza a una determinata classe sociale, oppure dalla famiglia e dai pari. L'esistenza di molteplici teorie in questo ambito può essere compresa se si pensa alle teorie come cassette degli attrezzi, ognuna delle quali fornisce strumenti concettuali unici per il lavoro dello psicologo della personalità. La personalità è la complessità dei sistemi psicologici che contribuiscono all'unità e alla continuità dell'esperienza individuale e della condotta, nel modo in cui la personalità viene sia espressa che percepita dall'individuo e dagli altri (espressione, percezione di sé/altrui). Esistono diverse prospettive, le due principali sono quella dell'attore, l'insieme delle proprie qualità e inclinazioni, intese come caratteristiche personali durevoli, che danno all'individuo il senso della propria identità, integrità e unicità; e quella dell'osservatore, la personalità come costruzione sociale che implica i sistemi di credenze relative alle qualità degli individui. Secondo Gordon Allport: ogni persona è 1) come tutte le altre (caratteristiche generali); 2) come certe altre persone (caratteristiche di gruppo); 3) come nessun'altra persona (la tua unicità). Gli psicologi della personalità si concentrano sul ruolo dei fattori biologici ed ambientali nel contribuire alla stabilità o al cambiamento del funzionamento della personalità (cultura, classe sociale, famiglia, coetanei). Inoltre, si interessano al funzionamento disadattivo e cambiamento comportamentale Vs potenzialità attraverso l'esame di fattori che contribuiscono al disagio, alle difficoltà e all'identificazione dei fattori/meccanismi del cambiamento. Altri temi centrali sono la coerenza della personalità nelle situazioni e nel tempo: criticità nel definire cosa rimane coerente nel tempo, il comportamento o le strategie adattive ai cambiamenti del contesto; e l'unità dell'esperienza individuale ed il concetto del Sé: organizzazione di molteplici componenti della mente ed esistenza di un Sé che dà coerenza alla nostra esperienza personale. Si distinguono diversi strumenti per studiare la personalità della persona, come ad esempio il Myers-Briggs: uno strumento di valutazione che esplora in profondità gli elementi fondamentali della personalità; verrà assegnato il proprio profilo ad uno dei 16 tipi psicologici distinti, con determinate caratteristiche predominanti: razionalità (T), empatia (F), decisione (J), sensibilità (S), intuizione (N), estroversione (E), introversione (I), percezione (P) e altre. Tuttavia, affinchè uno studio sia scientifico deve rispondere a tre elementi: - attendibilità, grado di precisione di una misura; - validità, grado di validità dei dati, ovvero quanto una misura rileva realmente il fenomeno oggetto di studio; - etica, comportamento etico nella ricerca, ovvero quanto una procedura sia eticamente sostenibile nei confronti dei soggetti. Testo vigente del Codice Deontologico degli psicologi italiani: - Articolo 5 - Competenza professionale. Riconoscere i limiti della loro competenza ed usano solo strumenti teorico-pratici per i quali hanno acquisito adeguata competenza e formale autorizzazione; indicare fonti e riferimenti scientifici. - Articolo 6 - Autonomia professionale. Salvaguardia nella scelta di metodi, tecniche e strumenti psicologici e la loro utilizzazione. - Articolo 7 - Validità dei dati e delle informazioni. Valutazione dei dati riguardo il grado di validità, attendibilità, accuratezza, affidabilità, sia su informazioni che fonti su cui si basano le conclusioni raggiunte; si espongono, all'occorrenza, le ipotesi interpretative alternative, esplicando i limiti dei risultati. Studiare la personalità - Metodo clinico: singoli individui; analizza i casi individuali, indagando le strutture psicologiche e i processi più importanti per la personalità; - Metodo sperimentale: ampi gruppi; analizza gruppi di individui campione, indagando le influenze esistenti tra costrutti indagati a livello di popolazione; - Metodo correlazionale: ampi gruppi. Una variabile è un attributo/caratteristica di un determinato oggetto di studio, misurata nelle sue varie sfaccettature che varia tra i partecipanti e/o entro i partecipanti; se un attributo non varia è definito costante. Le variabili in psicologia si differenziano per il livello di misura e per lo status concettuale. Si differenziano in variabili dipendente (DV) ed indipendente (IV), ovvero la variabile che causa il punteggio in un'altra variabile. Lo strumento psicologico deve essere valido, misurando ciò che si intende misurare, ed affidabile, dovendo essere preciso nel misurare; l'affidabilità ci viene fornita da test-retest, variazioni di punteggio con lo stesso test o dalla consistenza interna, coerenza tra item. L'utilizzo delle variabili IV e DV avviene anche nella ricerca psicologica correlazionale e spesso sono sostituite coi termini predittore (X) e outcome (Y); si stabilisce l'esistenza di relazioni tra la IV e la DV senza manipolazione della IV. In caso di mancata manipolazione del QI, non si parla di relazioni causa-effetto. Si coinvolge un numero maggiore di variabili e si tende ad utilizzare variabili, quali QI, tratti di personalità, SES, motivazione. Nella psicologia della personalità vengono considerati quattro tipi di dati: - Dati L (Life recorded data): eventi di vita di un soggetto, sono dati oggettivi; - Dati O (Observer data): osservazioni esterne al soggetto; - Dati T (Test data): condizioni sperimentali e/o standardizzate; - Dati S (Self-reported data): questionari autovalutativi. - Elettroencefalogramma (EEG): registrazione attività elettrica delle cellule cerebrali tramite elettrodi; - Risonanza magnetica transcranica (fMRI): immagine dell'attività cerebrale in seguito a stimoli o task semplici. La ricerca clinica implica lo studio intensivo degli individui. I punti di forza sono che evitano l\'artificiosità del laboratorio, studiano appieno la complessità dei rapporti persona-ambiente, e analizzano gli individui nel profondo. I limiti potenziali sono che conducono a un\'osservazione non sistematica, incoraggiano l\'interpretazione soggettiva dei dati, e non consentono di stabilire rapporti causali. Dalla ricerca correlazionale il ricercatore misura due o più variabili e determina in quale misura sono associate l\'una all\'altra. In questo tipo di ricerca correlazionale, i questionari rivestono una particolare importanza. I punti di forza sono che studiano un\'ampia gamma di variabili, studiano i rapporti tra numerose variabili, e permettono di lavorare su campioni numerosi. I limiti potenziali sono che stabiliscono rapporti di associazione anziché rapporti causali, problemi di attendibilità e validità dei questionari self report, gli individui non vengono studiati in modo approfondito. La ricerca sperimentale implica la manipolazione di una o più variabili per determinare il loro impatto causale sui risultati di interesse. I punti di forza sono che manipolano variabili specifiche, registrano i dati oggettivamente, e stabiliscono rapporti di causa-effetto. I limiti potenziali sono che escludono fenomeni che non possono essere studiati in laboratorio, creano un setting artificiale che limita la generalizzabilità del dato, e favoriscono le caratteristiche della domanda e gli effetti delle aspettative dello sperimentatore. Ognuno dei tre metodi di ricerca presenta punti di forza e limiti. Quindi, ciascuna strategia di ricerca può potenzialmente portare a scoperte interessanti o risultati fuorvianti. Le teorie della personalità differiscono in base alla preferenza per uno specifico approccio di ricerca. In altre parole, in ciascuna teoria della personalità si riscontrano collegamenti tra la teoria, il tipo di dati e il metodo di ricerca. La psicologia della personalità fonda le sue basi nell'illuminismo, quando inizia ad esserci il primato della ragione; la speculazione filosofica; elementi di ordine più generale rispetto ad altri che vanno ad influenzare il funzionamento di questi ultimi; sviluppa il ragionamento scientifico; ma soprattutto, si inizia a porre l'attenzione su mente e corpo, ragione ed esperienza, individuo e società. Anche con l'evoluzionismo ha una crescita grazie al contributo di Darwin sullo sviluppo delle specie. Con Durkheim, Weber e Marx lo sviluppo ed il funzionamento della persona non possono essere disgiunti da quelli dell'organizzazione sociale. Infine, i paradigmi teorici e strategie di ricerca che hanno fondato la psicologia della personalità sono: - L'interesse per differenze individuali e quindi lo strutturalismo di Wundt, cioè lo studio degli elementi di base della mente e la riflessione su quali sono gli elementi stabili ed universali della personalità. - L'interesse per dinamiche interne della personalità (Janet e Freud). Funzionalismo di James, lo studio dei processi di adattamento all'ambiente e riflessioni sull'utilità e l'agire della personalità. Freud e la psicoanalisi. Freud sviluppa un modello scientifico dell'architettura generale delle strutture mentali e dei processi con il supporto della teoria psicoanalitica con riscontri biologici. Sviluppa il principio del Determinismo Psichico, che spiega come ogni evento psichico è determinato da eventi che lo hanno preceduto, in quanto nulla avviene per caso, nella mente così come nella natura fisica che ci circonda. Basa il suo studio sull'isteria che cura tramite la tecnica ipnotica. Oltre all'ipnosi altre tecniche di studio sono l'autoanalisi, le libere associazioni e l'interpretazione dei sogni. Freud vede l'apparato mentale come sistema di energia meccanicistico e tensio-riduttivo che contiene ed orienta i contenuti che agiscono in essa. L'obbiettivo della mente è raggiungere uno stato di quiescenza. Il flusso di energie della mente: - L'energia può essere bloccata ma trova altre vie di espressione; - Le idee sono associate ad energie; - Principi di fisica alla base del funzionamento della mente; - Deduzione della presenza di parte del funzionamento mentale inconscio; - Catarsi: espressione di emozioni bloccate come la narrazione di un evento traumatico che consente di sbloccare le energie. Freud individua tre livelli della conoscenza: l'inconscio, contenuti la cui presenza provoca ansia ed angoscia, influenzando la quotidianità con presenza di processi di pensiero primari (illogici e/o irrazionali); il preconscio, contenuti non presenti ma facilmente accessibili; il conscio, contenuti consapevoli, implicando processi di pensiero secondari basati sull'esame di realtà e sulla logica. Inoltre, introduce il concetto delle pulsioni, cioè uno stato di eccitazione che motiva le azioni, caratterizzate da una fonte, un oggetto ed una meta. Esse sono del tutto inconsce e si distinguono in pulsione di vita (libido) con conservazione e riproduzione, e di morte (quiete) con tendenza a ritornare allo stato inorganico. La mente può dirigere una pulsione in una varietà di direzioni, dando una forma diversa alla stessa spinta motivazionale. Oltre i tre livelli di coscienza, Freud individua tre strutture dell'organizzazione psichica: - Es: fonte dell'energia pulsionale con lo scopo di ridurre le pulsioni (principio del piacere); - Io: mediatore delle richieste tra Es e Super-Io, mantenendo opportunità e limiti della realtà (principio di realtà); - Super-Io: contiene standard etici ed ideali a cui si aspira. Il conflitto tra istanze psichiche attiva l'angoscia e i meccanismi attivati dall'Io servono a proteggere la persona. Questi meccanismi sono diversi e sono: la negazione, meccanismo che porta a negare una realtà dolorosa; la sublimazione, gratificazione dell'impulso che segue una via alternativa, concentrandosi verso un oggetto culturale; la formazione reattiva, espressione opposta dell'impulso angosciante; la rimozione, contenuti troppo dolorosi dalla coscienza, meccanismo dispendioso dell'Io; la proiezione, esterna di ciò che è inaccettabile; l'isolamento dell'affetto, non si sperimentano emozioni associate a certi contenuti; la razionalizzazione, ricerca di motivazioni diverse ad azioni spinte da impulsi inaccettabili. Per quanto riguarda i sogni, secondo Freud essi sono la rappresentazione di quanto accade nella mente a livello inconscio e conscio; infatti, includono contenuto conscio (manifesto) e inconscio (latente). Essi presentano le caratteristiche stesse dell'inconscio, quali alogicità e simbolismo e portano alla realizzazione di desideri inconsci senza incorrere in complesse dinamiche di sistemi psichici. I test proiettivi, come il test delle macchie di inchiostro di Rorschach e il test di appercezione tematica, sono stati impiegati dai ricercatori a orientamento psicodinamico per valutare la personalità. Si tratta di test utile nella misura in cui consentono di cogliere le interpretazioni del mondo di ogni individuo, oltre alla complessa organizzazione individuali delle percezioni del soggetto. Comunque, la loro interpretazione solleva problemi di attendibilità e di validità. Tuttavia, la teoria di Freud presenta diversi limiti. L'osservazione scientifica non è eterogenea, non è oggettiva e non è replicabile. La teoria è sistematica, tutti gli aspetti strutturali e processuali della teoria sono collegati attraverso Io, Es e Super-io, la teoria ricopre tutta la fascia di vita della persona, nel singolo e nel gruppo, nella cultura e nella società, senza tralasciare nessun aspetto. La psicoanalisi, però, non è verificabile sperimentalmente e molti studiosi considerano un difetto la sua eccessiva flessibilità. La teoria psicoanalitica è la più comprensiva tra tutte le principali teorie della personalità. Per questo uno dei suoi punti di forza è anche l'applicazione. Negli sviluppi recenti, la teoria freudiana ha portato a riconsiderare le funzioni dell'Io, in origine, libere dal conflitto ed indipendenti dall'Es, inoltre, ha portato la teoria a basarsi su una ricerca scientifica e sistematica e su una pratica clinica rigorosa; e la centralità delle relazioni con gli oggetti di investimento affettivo che forniscono sostegno e modelli al suo sviluppo e funzionamento psichico. **2. TRATTI DI PERSONALITÀ** 1. I tratti cardinali, cioè quei tratti che fanno riferimento a disposizioni pervasive ed evidenti nella vita della persona, che è rintracciabile in ogni suo comportamento. 2. I tratti centrali (onestà, gentilezza e assertività), fanno riferimento a disposizioni che contraddistinguono l'individuo e interessano una gamma più limitata di situazioni. 3. I tratti secondari sono meno evidenti e generalizzati. Altri approcci si differenziano da quello di Allport per il tipo di strumento utilizzato negli studi. L'analisi fattoriale è uno strumento statistico che riassume i modi in cui un gran numero di variabili vanno nella stessa direzione, o si presentano insieme. L'analisi fattoriale è un metodo statistico per l'identificazione di pattern all'interno di questa serie di correlazioni. Idealmente un'analisi fattoriale identificherà un numero limitato di fattori che riassumono le intercorrelazioni tra un ampio numero di variabili. - Gli studi hanno misurato abilità che sono influenzate da istruzione, cultura e ambiente, e non hanno utilizzato i test di intelligenza culturalmente equi; - Qualsiasi differenza razziale media sia molto più piccola delle differenze individuali all\'interno delle razze, il che rende la discriminazione razziale scientificamente invalida e moralmente sbagliata. - Attività generale; - Oggettività; - Tendenza a dominarsi; - Amicalità; - Ascendenza; - Tendenza alla riflessione; - Socievolezza; - Buone relazioni personali; - Stabilità emotiva; - Mascolinità. - Fiducia; - Ordine; - Conformismo sociale; - Attività; - Stabilità emotiva; - Estroversione; - Mascolinità (durezza mentale); - Empatia. 1. Openness, apertura mentale all'esperienza, i tratti sono anticonformista, acuto, moderno, informato e creativo. 2. Conscientiousness, coscienziosità, i tratti che la compongono sono affidabile, costante, scrupoloso, responsabile ed efficiente. 3. Extraversion, estroversione, i tratti sono energico, dominante, determinato, intraprendente ed estroverso. 4. Agreeableness, amicalità, i tratti che lo compongono sono cordiale, generoso, leale, sincero ed altruista. 5. Neuroticism, nevroticismo, i tratti sono preoccupato, nervoso, sereno, paziente e rilassato. - Una cornice condivisa per descrivere la personalità e catalogare le differenze individuali; - Elevata comprensività, economicità e accessibilità. I termini usati sono gli stessi usati dalle persone nel linguaggio comune; - Buon grado di predittività rispetto a importanti criteri esterni, dall'adattamento psicologico, al successo scolastico e lavorativo. - Studi emici hanno portato poche conferme empiriche; - Fattori estratti a livello di popolazione solo in parte trovano riscontro a livello individuale; - Abitualmente le persone usano un numero più ristretto di tratti per descrivere sé stesse; - I Big Five non esauriscono tutte le varietà delle caratteristiche di personalità. - Validità delle osservazioni scientifiche: molte conferme empiriche ottenute con metodologie rigorose e stringenti; (SI) - Sistematicità: Alcuni aspetti chiave della personalità non sono sviluppati in maniera precisa (tratti e dinamiche motivazionali); (NO) - Falsificabilità sperimentale/empirica: ipotesi derivanti dalla teoria dei cinque fattori (alta coscienziosità, miglior rendimento accademico) sono testabili empiricamente; (SI) - Comprensività: poca attenzione a coprire aspetti non strettamente legati alla struttura della personalità (sogni, inconscio, motivazioni); (NO) - Applicazioni: Teoria utilizzata in vari contesti ma la sua ricaduta in contesto clinico/terapeutico poteva essere maggiore. (SI e NO) **3. EMOZIONI** Le emozioni sono state spesso viste come una variabile di disturbo nello studio dei processi cognitivi, in particolare di quelli decisionali. Emozione: è una reazione complessa che coinvolge elementi esperienziali, comportamentali e fisiologici, mediante i quali un individuo tenta di affrontare una questione o un evento personalmente significativo. La qualità specifica dell\'emozione (ad esempio, paura, vergogna) è determinata dal significato specifico dell\'evento. Le emozioni sono solitamente intense e di breve durata. Sentimento: l\'emozione tipicamente coinvolge il sentimento, ma differisce dal sentimento nell\'avere una relazione con il mondo circostante (i sentimenti sono puramente mentali, sono una riflessione individuale associata all'emozione). Stati d'animo (mood): lo stato d'animo o umore è un fenomeno di lunga durata ma di intensità più bassa rispetto all'emozione, non riconducibile a un evento specifico. Disturbi emozionali e tratti affettivi: entrambi sono riconducibili a caratteristiche disposizionali dell'individuo. Le componenti delle emozioni: - Meccanismi fisiologici; - Propensione all'azione; - Valutazione cognitiva (appraisal); - Espressioni comportamentali; - Sentimenti soggettivi. Caratteristiche delle emozioni: - Modificazioni viscerali: forte relazione con il corpo tramite modificazioni fisiologiche (sudorazione, battito cardiaco); - Valenza: esperienza soggettiva di piacere o dispiacere; - Preparazione all'azione: spostarsi, muoversi verso qualcosa di piacevole o allontanarsi da qualcosa di spiacevole; Affetti, emozioni e motivazioni sono connesse e presentano numerosi elementi di continuità e convergenza tra emozioni e motivazioni. Gli affetti rappresentano le determinanti energizzanti e le componenti edoniche che, lungo l\'asse del piacere-dispiacere, contraddistinguono bisogni e desideri e accompagnano l\'azione e i suoi esiti. Bisogni, motivi e scopi, sono infatti tutti contraddistinti da una componente affettiva, cioè da un corredo di stati d\'animo, sentimenti e sensazioni. Noi siamo perché sentiamo e quindi pensiamo. Gli affetti concernono le componenti più basiche delle motivazioni, nella forma di mere sensazioni e vaghi sentimenti gradevoli e sgradevoli. Essi sono i primi organizzatori di emozioni e motivazioni. Gli affetti attivano, indirizzano e sorreggono l\'azione ragionata e motivata e rappresentano un sistema motivazionale primario e la materia grezza di emozioni e motivazioni. La funzione degli affetti sul pensiero e sull\'azione, cioè il senso che stati d\'animo, sentimenti e sensazioni assumono nell\'esperienza soggettiva e l\'influenza che essi infine esercitano sulle azioni, è interamente mediata da strutture psichiche più complesse, cioè emozioni e motivazioni, capaci di ordinarne il funzionamento ai fini dell\'adattamento e del benessere. Emozioni primarie. Rappresentano modelli automatici primari di organizzazioni cognitivo-comportamentali finalizzate. Le emozioni sono reazioni multi-determinate, coordinate e complesse che assolvono a funzioni biologiche e sociali fondamentali per la sopravvivenza della specie il buon funzionamento dell\'individuo in quanto parte di un ambiente fisico e sociale. Sono reazioni pervasive che coinvolgono l\'intera persona e che in vario grado si sottraggono al registro della coscienza e al controllo della volontà. Ciascuna emozione è un sistema coordinato di reazioni fisiologiche, di reazioni motorie espressive, di reazioni motorie strumentali, di risonanze affettive e di rappresentazioni mentali nelle quali è spesso difficile stabilire quali siano gli antecedenti e quali le conseguenze, le cause, gli effetti e i correlati. Alcune emozioni comportano veri e propri copioni naturali e prototipi di reazioni finalizzate che rappresentano i precursori di qualsiasi tendenza ad agire in vista di uno scopo. Altre sono contraddistinte da sequenze di reazioni di evitamento o allontanamento e assolvono funzioni di difesa e protezione. - La collera rispecchia la discrepanza fra il trattamento temuto o ricevuto e quello meritato. - La paura rispecchia la discrepanza tra lo stato desiderabile di equilibrio, serenità e salute che si vorrebbe preservare e lo stato che si anticipa in conseguenza di eventi che compromettono il proprio stare bene. - Il disgusto insorge in seguito l\'ingerimento di sostanze dannose per l\'organismo in concomitanza di odori e stimoli visivi, acustici e tattili che comportano il rischio di una sua contaminazione. - La tristezza rispecchia la discrepanza tra lo stato di serenità che si intende preservare lo stato che viene anticipato di privazione e rinuncia. - La gioia e la sorpresa sono contraddistinta da reazioni distensive, di avvicinamento, di apertura, di accoglienza e di fiducia. Hanno una valenza affettiva che alimenta la soddisfazione per la propria vita, incoraggia nuove esperienze favorisce l\'incontro con gli altri. Tutte queste emozioni implicano insiemi di reazioni comportamentali largamente condivise e trasversali diverse culture. Di esse sono evidenti le funzioni adattative e per questo vengono chiamati anche emozioni primarie fondamentali, in quanto reazioni a stimoli specifici, automatiche e pervasive. Altre emozioni come la colpa, la vergogna, il compiacimento di sé, il rimorso derivano da una più complessa concentrazione di valutazione interpretazioni, rispecchiano complesse organizzazioni affettivo-cognitive-comportamentali e presentano un ampio repertorio espressivo che varia da persona a persona, da contesto a contesto da cultura a cultura. Per questo tali emozioni vengono indicate come autoreferenziali e morali. Il piacere e il dispiacere che esse comportano riflettono valutazioni di bene e di male proprie di un soggetto consapevole e riflessivo il cui rispetto di sé e il cui benessere derivano dal grado in cui è capace di accordare la propria condotta a obblighi e standard morali. Una compromissione nella capacità di provare emozioni morali quali l'empatia e la colpa (callous unemotional traits) sono tipici di disturbi psicopatologici quali la psicopatia. Le funzioni e le espressioni delle emozioni morali variano molto in ragione delle diverse consuetudini sociali, tradizioni, storie e personalità individuali. - Senso di colpa e rimorso si verificano quando si ha la percezione di avere arrecato un danno ad altre persone ingiustamente, di aver violato un\'obbligazione etica, di aver agito in contrasto con i dettami della propria coscienza. - La vergogna insorge quando si mette a nudo la vulnerabilità del sé di fronte ad altri in preoccupazione di difetti, mancanze, attributi fisici e morali che possono comportare il rifiuto o la disapprovazione degli altri. - L'imbarazzo insorge quando si prova un senso di inadeguatezza alle aspettative di un contesto. - Il compiacimento personale o orgoglio si associa al superamento di una sfida quasi impossibile, al riconoscimento di un merito da tempo atteso, e si caratterizza dal fatto che l\'esito di cui ci si compiace è stato anticipato e fortemente perseguito. Le emozioni morali compaiono dopo le emozioni primarie, in concomitanza di capacità di autoriflessione, di giudizio morale di autoregolazione. Le emozioni possono essere considerate come l'esperienza di un momento che può prolungarsi nel tempo sotto forma di una "tonalità" di fondo (umore); ma la tendenza a sperimentare con più facilità di altri o con maggiore intensità di altri, certi tipi di emozioni, in risposta a situazioni differenti è ciò che interessa la psicologia della personalità. Le emozioni positive (quali gioia: attivazione generalizzata che favorisce un approccio positivo al mondo; interesse: stimola processi attentivi e l'attività di esplorazione dell'ambiente; gratitudine: spinge a ricercare modi diversi di essere gentili e generosi) allargano il campo dell'attenzione, del pensiero, dei repertori comportamentali e sono associate a tendenze all'azione piuttosto generali. Al contrario le emozioni negative restringono il campo dell'attenzione perché preparano l'organismo a mettere in atto schemi di comportamento altamente specifici (fuggire, attaccare, espellere un cibo disgustoso). Sperimentare emozioni positive amplia l\'attenzione, migliora la creatività e favorisce le connessioni sociali, portando a un effetto cumulativo che aumenta la salute emotiva complessiva; questa spirale ascendente contribuisce alla resilienza e a migliori strategie di coping durante le sfide. Mood Congruency Effect: quando a un soggetto viene chiesto di richiamare ricordi autobiografici, la valenza affettiva dei ricordi richiamati è congruente con l\'umore del soggetto. La teoria delle reti associative, postula che le emozioni formano nodi organizzati in reti di memoria contenenti informazioni che condividono la stessa valenza; l\'effetto può essere spiegato dal priming semantico, ovvero la situazione che induce l\'umore porta anche contenuti semantici che possono innescare direttamente cognizioni e materiale simili nella memoria; successivamente, le cognizioni attivate dalla situazione possono semanticamente preparare o guidare processi cognitivi come ricordare episodi autobiografici. Esistono anche dei metodi che vengono utilizzati per indurre il mood dei partecipanti come ad esempio: l'uso di foto accompagnate da musica (si riduce l'effetto potenziale di tipo semantico non usando il linguaggio), oppure, l'uso di liste di parole: rabbia, pianto, paura, odio, solitudine e menzogna. Assistere ad un evento come uno scippo o una rapina attiva reazioni emotive negative che possono interferire con i ricordi e contribuire a costruire falsi ricordi. L'attivazione emotiva e il fatto condividono una valenza emozionale, ma anche situazioni di recupero del ricordo che attivano emozioni negative (interrogatorio stressante) possono avere lo stesso effetto: tali falsi ricordi possono persistere nel tempo. La memoria dipendente dall\'umore implica che eventi siano ricordati meglio quando lo stato d\'animo all\'encoding e al recupero è lo stesso, indipendentemente dal contenuto emotivo. L'attivazione diffusa creata da uno stato d\'animo attivato facilita la risposta emotiva a stimoli congruenti con l\'umore, l\'attenzione selettiva verso contenuti congruenti con l\'umore promuove un\'esperienza di encoding più ricca. Successivamente all'encoding, il contenuto precedentemente codificato e congruente con l\'umore viene riattivato e rafforzato nella memoria, i ricordi vengono consolidati come più negativi o positivi rispetto all\'esperienza iniziale. Infine, l'esperienza di retrival, l'attivazione diffusa di uno stato d\'anima attivato aumenta la disponibilità di contenuti congruenti con l\'umore durante la ricerca nella memoria. Le cue di recupero limitate rafforzano gli effetti dell\'umore sulla memoria. La memoria dipendente dall'umore deriva da un mood collegato a informazioni rilevanti durante l\'encoding, quando lo stesso mood viene riattivato, abbassa la soglia di attivazione per il recupero di tali informazioni. I mood possono influenzare la memoria sia durante l\'encoding che il recupero, diffondendo l\'attivazione verso contenuti emotivi congruenti, come nel caso della memoria congruente con l'umore. Da qui si ha la teoria dell\'attivazione diffusa del processamento semantico, che sottolinea il network associativo tra informazioni affettive e mnemoniche. Anche dare giudizi sulle proprie emozioni può avere effetti sul nostro benessere psicofisico: i giudizi positivi sulle proprie emozioni positive portano a minori sintomi ansiosi e depressivi e maggiore soddisfazione di vita e benessere psicologico; al contrario, giudizi negativi sulle proprie emozioni negative si associano a maggiori sintomi ansiosi e depressivi e minore soddisfazione di vita e benessere psicologico. Le meta-emozioni sono emozioni che si generano circa le proprie emozioni che possono amplificare o ridurre lo stato emotivo iniziale. Modelli Teorici: - William James pubblica un articolo teorico "What is an Emotion?" in cui sostiene che le modificazioni fisiologiche (arousal) periferiche (sudorazione, battito cardiaco) determinano l'esperienza soggettiva (le emozioni) e non viceversa. Alla base delle emozioni vi è la percezione delle modificazioni fisiologiche, tuttavia, né in questo articolo (teorico) né in quelli successivi, James offrì una descrizione delle modificazioni fisiologiche associate a ciascuna emozione. Carl Lange cercò di capire come le emozioni si caratterizzassero in base a specifici pattern di reazioni fisiologiche (modificazioni cardiovascolari). **Ipotesi di James-Lange (stimolo-risposta):** - **Teoria talamica delle emozioni di Cannon-Bard:** - **Teoria cognitiva bi-fattoriale/attribuzionale di Schachter e Singer:** Sono necessari due fattori per suscitare le emozioni: la percezione di un aumento di attivazione somatica (arousal); le cognizioni riguardanti l'interpretazione della situazione. Quando all'aumento dell'attivazione non corrisponde una cognizione appropriata si attiva un processo di "ricerca di informazioni e autoattribuzione": "Se mi aspetto che possa accadere qualcosa alle mie reazioni corporee, interpreterò in misura minore in termini di "emozioni" le modificazioni corporee che i miei stati emotivi comportano''. I passaggi secondo questa teoria sono: lo stimolo porta all'attivazione fisiologica generale che porta alla valutazione cognitiva (questi due passaggi costituiscono l'attivazione fisiologica e l'attribuzione cognitiva delle percezioni fisiologiche, si tratta di un'attivazione contemporanea), da qui si arriva poi all'emozione e alla risposta comportamentale. **L'esperimento di Schachter e Singer:** per verificare l'ipotesi della teoria cognitiva-attivazionale (o teoria bi-fattoriale), Schachter e Singer fanno un esperimento. A tutti i partecipanti (N = 185) viene detto che avrebbero partecipato ad un esperimento sulla percezione visiva, ricevendo un'iniezione di vitamina, la "suproxina" (che in realtà non esiste). Di fatto, ad alcuni viene somministrata adrenalina, un ormone che stimola una serie di risposte fisiologiche automatiche associate all'arousal, mentre ad altri una sostanza placebo. Inoltre, ad alcuni viene detto che la vitamina avrebbe potuto portare ad effetti collaterali (tremori o tachicardia), mentre ad altri non viene detto niente. I partecipanti vengono esposti a due condizioni sperimentali diverse: **Gruppo esposto a rabbia:** venivano trattati con maleducazione e sottoposti a domande sgradevoli; **Gruppo esposto a gentilezza:** venivano trattati con gentilezza alla presenza di un altro partecipante (attore, alleato dei ricercatori), che si comportava in modo sciocco ed euforico. Risultati: le persone che si aspettavano di provare delle reazioni fisiologiche per la vitamina, riferivano un minor grado di cambiamento del vissuto emotivo di quelli che non se le aspettavano (sia nel gruppo sperimentale che in quello di controllo). Il vissuto emotivo è indipendente dall'attivazione fisiologica. Tuttavia, questo esperimento presenta dei limiti metodologici: ci sono differenze non significative tra i gruppi (placebo / vitamina); il gruppo di controllo non ha reagito all'esperimento in accordo con le ipotesi dei ricercatori; la stessa attivazione fisiologica potrebbe essere diversa in situazioni di rabbia o euforia; l'iniezione di adrenalina produce modificazioni fisiologiche spiacevoli, rendendo l'effetto sbilanciato verso l'emozione della rabbia; non è detto che proviamo una determinata emozione perché interpretiamo la nostra attivazione fisiologica, non è automatico il processo di modificazione (arousal→ interpretazione→ emozione). - **Universalità delle emozioni Darwin:** Darwin considerò queste somiglianze come prova della universalità delle emozioni (risposta all'ambiente); seguì un approccio evoluzionista allo studio delle emozioni. Secondo Darwin i comportamenti espressivi dell'uomo sono simili a: quelli presenti nei primati (continuità filogenetica); quelli dei neonati (continuità ontogenetica); gruppi di umani molto distanti tra loro; persone nate cieche e vedenti. - **Tomkins:** diede alle emozioni una funzione principale di adattamento all'ambiente (affetti legati al preservare la vita, affetti per le persone e affetti per le novità) e sviluppò la Affect Theory. Focus sulle modificazioni fisiologiche periferiche (in particolare le espressioni facciali) che determinano specifiche esperienze emotive (struttura categoriale delle emozioni). Identificò 9 emozioni innate: sorpresa, interesse, gioia, rabbia, disprezzo, paura, disgusto, vergogna, stress (angoscia). In un test di verifica del facial feedback, i soggetti che tenevano la penna tra i denti (sorriso) valutavano alcune vignette come più divertenti rispetto a coloro che tenevano la penna tra le labbra (broncio) o in mano; tuttavia, nessun effetto in una replica coordinata dello studio in 17 laboratori indipendenti. **Facial feedback hypothesis:** il feedback della risposta facciale genera l'emozione esperita. - **Ekman:** Ha affrontato il tema dell'universalità delle emozioni, raccolse i dati raccolti in varie parti del mondo e dimostrò alta percentuale di accuratezza nell'identificare alcune specifiche espressioni facciali che costituiscono le emozioni di base. L'espressione delle emozioni è indipendente dal contesto, ogni emozione di base è caratterizzata da specifiche modificazioni fisiologiche. Propose la sua teoria neuro-culturale delle emozioni in cui le sei emozioni di base (rabbia, disgusto, paura, tristezza, gioia, sorpresa) sarebbero regolate da programmi neuromotori innati. Coerenza tra la contrazione dei muscoli facciali (espressione spontanea o indotta) che riproduce un'emozione e l'emozione esperita (link con l'ipotesi del facial feedback). Sebbene l'espressione delle emozioni innate dipenda dai meccanismi neuromotori innati, tale espressione può essere modulata dalle display rules (regole di esibizione) che sono culturalmente determinate e apprese. Queste possono essere: intensificazione, far finta di essere più felici o tristi; deintensificazione, diminuire sentimenti di felicità o rabbia; mascheramento, mascherare un'emozione, rabbia, con un'altra, felicità; neutralizzazione: non mostrare nessuna emozione (poker face) - **Russell:** Si è occupato di capire le componenti di base dell'esperienza emotiva e ha sviluppato il modello del Core Affect (modelli dimensionali). Gli eventi o stimoli determinano nell'individuo il core affect (nucleo affettivo) che è caratterizzato da due dimensioni: l'arousal (alta Vs bassa attivazione); la valenza (grado di piacevolezza/spiacevolezza). Il core affect è soggettivo, i due elementi costitutivi della vita emozionale (arousal e valenza) si combinano per dare luogo al core affect, non per dare luogo alle emozioni di base. L'esperienza del core affect viene poi categorizzata in funzione delle informazioni presenti in memoria e nel contesto per permettere all'individuo di attribuire una etichetta verbale alle sue emozioni (rabbia, tristezza). Pertanto, le emozioni di base non esistono in quanto categorie naturali, bensì sono il risultato di un processo costruttivo. - **Watson e Tellegen:** Hanno proposto due dimensioni principali della vita emotiva: l'affettività positiva (PA) e l'affettività negativa (NA); **PA:** grado in cui una persona si sente entusiasta, vigile e attiva, **NA:** grado in cui una persona esperisce vari stati emotivi negativi tra cui la rabbia, disgusto, disprezzo, tristezza. Gli individui si differenziano nella loro tendenza a provare PA e NA (persone estroverse provano in media maggior PA). Le due disposizioni affettive di base sono indipendenti tra di loro (la tendenza di una persona a provare PA non è collegata alla sua tendenza a provare NA). **4. EMOZIONI POSITIVE E REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI** Le emozioni fungono come dispositivo di adattamento: un meccanismo di segnalazione della pertinenza e rilevanza degli eventi per il soggetto in riferimento ai propri interessi. Le emozioni positive sono prodotte da situazioni che soddisfano scopi, desideri e aspettative. Esse presentano funzioni e peculiarità specifiche che le distinguono in modo chiaro rispetto alle emozioni negative. Le emozioni negative restringono il campo dell'attenzione perché preparano l'organismo a mettere in atto schemi di comportamento altamente specifici (fuggire, attaccare, espellere un cibo disgustoso), al contrario, le emozioni positive allargano il campo dell'attenzione, del pensiero, dei repertori comportamentali e sono associate a tendenze all'azione piuttosto generali. I benefici delle emozioni positive comprendono: ampliamento cognitivo, determinano modelli di pensiero inusuali, flessibili, creativi, integrativi, aperti all'informazione ed efficienti (emozioni positive: strumenti in grado di ampliare (broaden) l'insieme degli schemi di pensiero-azione che sono momentaneamente a disposizione dell'individuo); rafforzamento relazione: la capacità di esprimere emozioni positive facilita l'approccio con l'altro e rafforza i rapporti esistenti. Undoing effect: durante le situazioni critiche le emozioni positive facilitano la regolazione delle emozioni negative e dello stress. Le emozioni positive riducono il focus dell'attenzione sulle emozioni negative e reintegrano risorse esaurite dallo stress attraverso un ripristino dello stato di base del sistema cardiovascolare. Inoltre, promuovono il coping con prospettive allargate, ovvero capacità di gestire situazioni stressanti attraverso un pensiero flessibile, creativo e aperto. Nelle situazioni in cui proviamo rabbia, tristezza, timore e ansietà le emozioni positive sembrano ingiustificate, persino inadeguate. In realtà le emozioni positive si possono presentare accanto alle emozioni negative in circostanze stressanti. In questo modo esse promuovono l'utilizzo del coping allargato e migliorano i modi in cui si affrontano le avversità e quindi anche la probabilità che le persone si sentano bene in futuro. Modelli cognitivi delle emozioni, Lazarus & Folkman. Gli stimoli provenienti dall'esterno (mondo fisico e sociale) non sono di per sé positivi o negativi, ma neutri. Perciò, le emozioni non sono la mera risposta individuale ad un determinato stimolo, ma, affinché si sviluppi una risposta emotiva, l'individuo deve interpretare gli stimoli e gli eventi. L'interpretazione è soggettiva, ed è influenzata dai valori, dai bisogni e dalle esperienze personali. Valutazione cognitiva ed interpretazione dello stimolo: - Appraisal primario: valutazione immediata della rilevanza (positiva/negativa/neutra) della situazione o dello stimolo, può essere sia inconsapevole (automatico) che consapevole. Criteri per la valutazione cognitiva: interesse personale; congruenza con i propri scopi. - Appraisal secondario: valutazione successiva delle strategie più efficaci per fronteggiare la situazione o lo stimolo; questa è solitamente solo consapevole, ed è un processo differente da quello di conoscenza. La conoscenza comprende rappresentazioni di fatti particolari, ma anche credenze sociali e su sé stessi. L'appraisal media gli effetti della conoscenza sulle reazioni emotive. Criteri per la valutazione secondaria: meccanismi di coping; responsabilità; aspettative sul futuro. - Valutazione successiva delle strategie più efficaci per fronteggiare la situazione o lo stimolo: - Coping sul problema: si può modificare la situazione per renderla congruente con i propri obiettivi; - Coping sull'emozione: ci si può adattare agli eventi modificando l'ambiente e i propri obiettivi; - Responsabilità: il responsabile degli eventi siamo noi o qualcun altro; - Aspettative sul futuro: quali sono le probabilità che l'evento e la situazione cambi. Regolazione emotiva: definizione, essa è l'insieme dei processi interni ed esterni coinvolti nella fase iniziale, nel mantenimento e nella modulazione del manifestarsi, dell'intensità e dell'espressione delle emozioni. La regolazione emotiva è attuata dalle persone in funzione di specifiche norme apprese e derivanti dalle rappresentazioni sociali tipiche di ogni cultura, le norme indicano, in maniera specifica per ogni cultura, quali emozioni sono appropriate per le diverse situazioni, come esprimere verbalmente e come manifestarle attraverso la comunicazione non verbale. Gross, differenze nell'espressione delle emozioni: aspetti che differenziano le persone (differenze individuali). 1. L'entità delle relazioni emozionali interne (tipo e quando); 2. Il grado in cui viene abitualmente espressa emozionalità positiva; 3. Il grado in cui viene abitualmente espressa emozionalità negativa. Il modello parte da una situazione da cui partono due differenti modifiche. Qui si differenziano due attenzioni diverse per ciascuna, da cui dipartono i cambiamenti cognitivi. Infine, da essi si arriva alla tendenza alla risposta emotiva comportamentale, esperienziale e fisiologica. Anger Management Training. Step: - Normalizzazione dell'esperienza emotiva della rabbia; aspetti funzionali della rabbia: incrementare la consapevolezza che l'emozione della rabbia ha una funzione nel motivare a: impegnarsi maggiormente di fronte a un fallimento; parlare della propria rabbia può aiutare a costruire relazioni migliori; aiutare a risolvere dei problemi, indicando che c'è qualcosa su cui riflettere e porre attenzione; gestire situazioni di emergenza, attivando energie e comportamenti di autoprotezione. - Identificazione delle conseguenze negative di una gestione della rabbia non efficace; tra esse ci sono: problemi nelle relazioni interpersonali; **p**roblemi al lavoro; **p**roblemi di salute fisica; **d**ifficoltà a prendere decisioni; **d**epressione. - Aumento del senso di autoefficacia nella gestione della rabbia; - Identificazione anticipatoria dell'esplosione di rabbia: - Identificazione dei trigger della rabbia; l'identificazione delle situazioni è un processo che si monitora attraverso un diario di automonitoraggio. Identificare le situazioni che provocano la perdita di controllo. - Identificazione dei segnali corporei della rabbia; Identificazione dei segnali che del corpo quando comincia a crescere la rabbia: voce alta, stringere pugni, viso rosso, battito accelerato e più forte, stretta allo stomaco, sudare, tensione muscolare. - Identificazione delle strategie per calmare l'attivazione fisiologica; - Identificazione dei pensieri che provocano la rabbia e discussione; - Sviluppo di un piano di autoregolazione: fermarsi, prova a calmarsi, contare fino a 100, fai una passeggiata, respira profondamente, allontanarsi, definisci il problema. - Sviluppo di capacità assertive e gestione del conflitto. Esprimere "liberamente" la propria rabbia non è funzionale per le conseguenze che ne possono derivare nei rapporti con l'altro, ma anche per la persona che prova rabbia a causa dei rischi fisici dell'eccessiva attivazione fisiologica. Il ciclo della rabbia: - Episodio di rabbia; - Fase di recupero o chiusura; - Risposta depressiva; - Vita quotidiana; - Trigger; - Aumento tensione; - Cambiamenti fisici e nel pensiero; - Tutto di nuovo. Affrontare i propri pensieri: il modello ABCD. - A= Evento attivante; - B= Believes ovvero i pensieri; dialogo interiore; - C= Conseguenze emotive e comportamentali; - D= Discussione. Affrontare i propri pensieri: i pensieri irrazionali di Ellis. Secondo la REBT (Rational Emotive Behavior Therapy) il focus della sofferenza emotiva è determinato dalle pretese irrazionali, e possono essere riassunte come segue: - Doverizzazioni (devo essere bravo, deve essere gentile); - Valutazione globale del valore personale, proprio e altrui (non valgo/non valgono se mi comporto/si comportano in modo sbagliato); - Terribilizzazioni/Catastrofizzazioni (sarebbe terribile se andasse in questo modo, se qualcosa andrà per il verso sbagliato, accadrà nel modo peggiore e tutto finire in modo orribile); - Intolleranza alla frustrazione (è intollerabile pensare di smettere). La discussione dei pensieri irrazionali: l'intervento sui pensieri irrazionali si serve di una procedura articolata propria della terapia cognitiva standard. I livelli a cui si affrontano i pensieri irrazionali sono: - Logica: in cui si sottolinea l'illogicità dei pensieri (solo perché una cosa è desiderabile non è logico pensare che accada); - Empirica: si verifica la coerenza del pensiero con la realtà empirica; - Pragmatica: si induce il cliente a prendere in considerazione il valore edonico o pragmatico dei suoi pensieri. Training assertività e risoluzione dei conflitti: comunicazione assertiva. - Introdurre alla comunicazione assertiva Vs passiva o aggressiva; - Evidenziare che agire in modo passivo consente all\'altra persona di violare i nostri diritti e questo può aumentare la risposta di rabbia la prossima volta e la reazione di svalutazione per essersi arrabbiato; - Introdurre i vantaggi della comunicazione assertiva: difendere i propri diritti in modo rispettoso verso gli altri. Consente di esprimere i propri sentimenti, pensieri e convinzioni alla persona che ha violato i nostri diritti senza subire le conseguenze negative associate all\'aggressività o alla passività. In conclusione: l'anger management training è da considerare soprattutto una componente di un intervento più ampio, all'interno del quale la gestione della rabbia ne è una parte; può essere utilizzato sia in interventi clinici individuali o di gruppo, ma anche in interventi di prevenzione. **5. TEMPERAMENTO** Il temperamento si riferisce agli aspetti formali del comportamento che emergono sin dai primi mesi di vita e consiste nelle differenze individuali a base biologica rilevabili nel comportamento che compaiono molto precocemente e sono relativamente stabili nel corso del tempo e in situazioni diverse. La personalità si modella in base al modo in cui l'ambiente sociale modella i tratti temperamentali. Le differenze di "carattere" tra i neonati non possono essere ascrivibili alle esperienze sociali; pertanto, sono attribuibili al nostro corredo biologico. Le aree del temperamento sono tre e sono le emozioni (positive/negative, intensità), l'attenzione, e l'attività motoria (vigore, frequenza, autoregolazione). Come già detto per i tratti di personalità, Ippocrate individua quattro elementi che compongono la personalità. Questi elementi oltre che costituire dei tratti possono essere considerati anche elementi del temperamento. Il tratto melanconico è costituito da tristezza e creatività e Ippocrate lo associa alla bile nera. Il tratto flemmatico deriva dal flegma e comprende le caratteristiche di calmo ed equilibrato. Il tratto collerico comprende l'aggressività e l'impulsività e deriva anch'esso, come il melanconico, dalla bile nera. Infine, il tratto sanguigno deriva dalla bile rossa e comprende l'essere socievole e affabile. Uno studio longitudinale è stato condotto da Thomas e Chess. Essi hanno seguito un gruppo di oltre cento bambini dalla nascita all'età adulta, con dati raccolti dai genitori, dagli insegnanti e dai bambini stessi su una serie di situazioni allo scopo di definire le variazioni di temperamento dei bambini. Hanno utilizzato tecniche come l'analisi fattoriale che permette di ricavare delle dimensioni latenti a partire da una serie di item. I ricercatori hanno così individuato tre tipi di temperamento infantile: - Easy babies, i bambini facili, allegri e adattabili; hanno regolarità di comportamento, approccio positivo a nuovi stimoli, alta adattabilità. Si addormentano facilmente, hanno orari di alimentazione regolari; - Difficult babies, i bambini difficili, negativi e poco adattabili; hanno irregolarità delle funzioni biologiche, difficoltà di adattamento, umore negativo, reazioni negative a eventi nuovi, e difficoltà a dormire; - Slow-to-warm-up babies, i bambini lenti, caratterizzati da una scarsa reattività e da risposte moderate. Presentano inizialmente caratteristiche simili a quelle di un bambino difficile e poi arrivano gradualmente a mostrare un interesse quieto come un bambino facile. Questo studio ha dimostrato che esiste una corrispondenza fra il temperamento del bambino e l'ambiente genitoriale, anche se non tutti i bambini rientrano in una di queste tre categorie. Thomas e Chess hanno anche individuato nove categorie del carattere: - Livello di attività: quantità di mobilità, proporzione tra attività e inattività; - Regolarità: la prevedibilità di qualche comportamento, i cicli di sonno e veglia; - Approccio-allontanamento: risposte ad un nuovo stimolo; - Adattabilità: quanto il comportamento di un bambino può essere modificato nella direzione desiderata; - Soglia di sensibilità: livello di intensità di stimolazione per avere una risposta; - Intensità di reazione: livello di energia delle risposte; - Qualità dell'umore: comportamenti piacevoli o spiacevoli; - Distraibilità: quanto uno stimolo esterno può distrarre da quello che si sta facendo; - Estensione dell'attenzione: quanto dura. Inoltre, Thomas e Chess introducono il concetto di goodness of fit (coincidenza tra i tratti del bambino e l'ambiente), in cui lo sviluppo ottimale si ha quando si incontrano le caratteristiche dell'ambiente con quelle del bambino. Nel giusto ambiente di crescita anche il carattere difficile del bambino non necessariamente darà luogo a problemi comportamentali del bambino. Ma vale anche il contrario, ovvero bambini tranquilli con genitori troppo richiestivi, andranno incontro a problemi. Il concetto evidenzia come il carattere non è significativo se non in rapporto al contesto sociale e al ruolo della cultura. Successivamente, Buss e Plomin hanno utilizzato le stesse valutazioni dei genitori per definire alcune dimensioni temperamentali. Hanno indagato le basi ereditarie del temperamento, nell'ambito di studi longitudinali, condotti soprattutto su coppie di gemelli. Le tre dimensioni temperamentali indagate sono: - Emozionalità, la tendenza a entrare facilmente in agitazione e sperimentare emozioni stressanti. Forma il nucleo della personalità (nevroticismo); - Attività, riflette i livelli di stimolazione ottimali dell'individuo (energia e tempo spesi in movimento); - Socievolezza, riguarda le tendenze affiliative, come la preferenza a stare con gli altri e a ricercare gratificazioni sociali. Le differenze individuali in queste caratteristiche temperamentali sono risultate stabili nel tempo e sostanzialmente ereditarie. Un altro importante studio è stato quello di Kagan che decide di osservare direttamente i bambini e di non basarsi su valutazioni indirette. Kagan nota due profili comportamentali nettamente definiti: il temperamento inibito e il temperamento disinibito. I bambini che presentano un temperamento inibito sono timidi, cauti ed emotivamente riservati di fronte a novità o persone sconosciute. Ansia e stress di fronte a persone o contesti non familiari (anche a oggetti sconosciuti). Di fronte a stimoli nuovi: aumento della frequenza cardiaca, dilatazione delle pupille e tensione muscolo-scheletrica. Al contrario, i bambini con un temperamento disinibito sono tendenzialmente socievoli, spontanei e liberi dal punto di vista affettivo; niente paura di fronte a persone o situazioni nuove. Approccio curioso e coinvolto verso i contesti non familiari. Ipotizzò quindi che i bambini ereditino delle differenze di funzionamento biologico che li portano a reagire alle novità in misura più o meno marcata, e che queste differenze ereditarie tendano a stabilizzarsi durante lo sviluppo. Secondo questa ipotesi, i neonati altamente reattivi alla novità dovrebbero diventare bambini inibiti, mentre i neonati con bassa reattività dovrebbero trasformarsi, nel corso dello sviluppo, in bambini disinibiti. Per verificare tale ipotesi, Kagan portò alcuni bambini di quattro mesi in laboratorio e filmò il loro comportamento durante l\'esposizione a stimoli per loro nuovi oppure già familiari. Circa il 20 per cento dei bambini venne definito altamente reattivo (pianto, espressione triste del viso in risposta allo stimolo nuovo). Al contrario, i bambini con bassa reattività, circa il 40 per cento del gruppo, si mostrarono calmi e rilassati in risposta agli stimoli nuovi. Gli altri bambini, il restante 40 per cento, mostrarono una modalità di risposta mista. Kagan esaminò nuovamente i bambini all\'età di quattordici mesi, ventuno mesi e quattro anni e mezzo. Oltre alle osservazioni comportamentali, vennero effettuate misurazioni fisiologiche quali il ritmo cardiaco e la pressione sanguigna in risposta a situazioni non familiari. Anche in questo caso, i risultati hanno rivelato una certa continuità nel temperamento. I bambini altamente reattivi mostravano effettivamente, rispetto ai bambini con scarsa reattività, un comportamento molto più timoroso, un\'accelerazione del battito cardiaco e l\'aumento della pressione sanguigna in risposta a eventi non familiari a quattordici e a ventuno mesi. Inoltre, nelle rilevazioni successive a quattro anni e mezzo, ridevano e parlavano meno rispetto ai bambini poco reattivi. Nonostante una sostanziale stabilità, Kagan notò che alcuni bambini inizialmente molto reattivi non diventavano timorosi. Alcuni bambini con bassa reattività erano invece diventati più timorosi, sebbene senza avere dei cambiamenti estremi. L'ambiente familiare aveva un ruolo chiave nello sviluppo della personalità. Un altro contributo sul temperamento è stato dato da Rothbart. Ella sosteneva che il temperamento fosse formato da due sistemi: la reattività, ovvero un sistema involontario e passivo, dove il livello di attivazione dell'affettività e dell'attività motoria agli stimoli esterni include reazioni fisiologiche, espressione delle emozioni (paura, rabbia) e tendenze all'azione (come inibizione/overcontrol o impulsività/undercontrol); e l'autoregolazione (effortful control), che include l'insieme dei processi che regolano la reattività come l'attenzione o il controllo inibitorio. Per quanto riguarda la reattività, un individuo può avere due tipi di approccio. Il primo è l'approccio vero e proprio, nei primi mesi i bambini mostrano sorriso, attività motorie verso i nuovi stimoli, esso aumenta verso il primo anno di vita e man mano diviene stabile nel tempo. Quando tale tendenza è molto elevata, può portare a frustrazione/aggressività. Il secondo approccio è inibitorio, esse è in contrasto con la tendenza all'approccio e può portare a paura/inibizione/ansia. Non sempre viene visto in maniera negativa: può aiutare dal mettere in atto comportamenti aggressivi. La reattività è, quindi, una responsività individuale ai cambiamenti nella stimolazione, eccitabilità o attivabilità del sistema di risposta comportamentale ed emotivo; i sistemi interessati alla reattività concernono l'attività motoria, l'attività vocale, le espressioni facciali e l'attività emozionale. Tale fenomeno racchiude le reazioni generali (l'emozione della paura, la reattività cardiaca) e le tendenze generali (emozionalità negativa). I parametri di misura sono la latenza, la durata, l'intensità delle reazioni motorie, affettive ed attentive (paura, rabbia, affettività positiva). Le reazioni emotive possono includere anche tendenze all'azione (la paura predispone al freezing, attacco, inibizione, e l'emozionalità positiva predispone all' approccio), perciò, l''espressione o l'inibizione di queste tendenze comportamentali può a sua volta influenzare le reazioni emotive. A sua volta, l'emozionalità si può distinguere in positiva (smiling, la responsività individuale in termini di emozioni positive; soothability, cioè l'abilità di calmarsi e riprendersi dal distress emotivo; affiliation, il desiderio di vicinanza ed empatia rispetto agli altri) e negativa (fear (paura), connessa all'anticipazione di minacce o pericoli, dolori o danneggiamenti; anger/frustration (rabbia/frustrazione), connessa all'interruzione di un compito o all'impedimento nel raggiungimento di un obiettivo; sadness (tristezza), connessa all'esposizione a sofferenza o delusione, o alla sensazione di perdita di un oggetto; discomfort (disagio/sofferenza), sentimenti ed emozioni spiacevoli connessi ad intensità o eccessiva complessità degli stimoli). Un altro concetto introdotto dalla Rothbart è l'autoregolazione. Essa concerne i processi come attenzione, avvicinamento, evitamento, o inibizione, che servono a modulare la reattività e favorisce la modulazione delle reazioni emotive, che in quanto tali diminuiscono il rischio associato alla reattività temperamentale. Ci sono delle differenze individuali nell'attivazione e nell'inibizione comportamentale, nell'attenzione e nella concentrazione, oltre che nella pianificazione, i parametri di misura sono attivazione fisica, livello e frequenza dei movimenti, capacità di focalizzazione sul compito o sullo stimolo. Infine, l'effortful control include l'attenzione focalizzata e divisa, il controllo inibitorio e la pianificazione ed è un elemento che si sviluppa intorno ai due anni. Per valutare il temperamento si usano solitamente tre strumenti: l'osservazione diretta, meno soggettiva e copre solo una limitata estensione del comportamento; gli esperimenti, cioè la presentazione di stimoli in condizioni controllate; e i resoconti dei genitori, interviste/questionari che vengono compilati osservando il bambino in diversi contesti. Altri esempi sono il Mischel's delay of gratification task che misura nei bambini anche piccoli il self-control. La prestazione al test nell'infanzia predice nel lungo termine i risultati accademici e la competenza sociale. Un altro esempio è l'early childhood inhibitory touchscreen task, un compito che prevede lo spostamento di un tasto su un tablet dopo aver creato una risposta dominante. Il task prevede capacità inibitorie. In tutti questi tipi di misurazioni, i bambini accurati correlano negativamente con problemi comportamentali o emotivi. **6. GENETICA DEL CAMBIAMENTO** Natura e cultura agiscono insieme nel rendere conto della personalità, del suo sviluppo e del suo funzionamento. Comprendere le potenzialità e i vincoli della biologia è importante per scoprire le opportunità che l'ambiente offre alla crescita personale. Lo studio dei contributi della genetica al comportamento è definito genetica comportamentale. I genetisti del comportamento si sono dedicati soprattutto alla stima del grado in cui i fattori genetici e quelli ambientali, e la loro interazione, rendono conto della variabilità delle caratteristiche fenotipiche nella popolazione. Le stime di ereditabilità indicano la proporzione di varianza osservata nei punteggi relativi alle differenze individuali che può essere attribuita ai fattori genetici nella particolare popolazione che viene studiata. Sono due le considerazioni logiche che sostengono il metodo dello studio dei gemelli. Secondo la prima, dal momento che i gemelli mz sono identici geneticamente, qualsiasi differenza sistematica tra di loro deve essere dovuta a effetti ambientali. La seconda considerazione riguarda il fatto che la variazione di somiglianza nelle coppie di gemelli mz e di gemelli dz è fondamentale per valutare gli effetti della genetica. Quando studia sia i gemelli mz sia quelli dz, il ricercatore può metterli a confronto per determinare il grado di influenza dei fattori genetici. Tale influenza genetica di solito si esprime numericamente in termini di coefficiente di ereditabilità. Ne segue che la varianza di una caratteristica nella popolazione ascrivibile all'ereditabilità è ritenuta uguale al doppio della differenza tra le correlazioni mz e dz. I coefficienti di ereditabilità, tuttavia, sono relativi a popolazioni e questo non esclude che le varie caratteristiche possano essere determinate principalmente da fattori genetici per alcuni individui e da fattori ambientali per altri individui. Lo studio dei gemelli è condotto generalmente su gemelli che crescono nello stesso ambiente familiare. Tuttavia, talvolta può accadere che coppie di gemelli mz e dz vengano divise e i bambini vengano cresciuti separatamente. Un cospicuo insieme di dati internazionali ottenuti da studi su gemelli cresciuti separatamente, e sottoposti a varie misure psicologiche, forniscono chiare prove del fatto che gli effetti della biologia sono validi in circostanze diverse. In varie misure relative ai tratti di personalità, i gemelli mz allevati separatamente si sono rivelati significativamente simili. Crescere nello stesso ambiente familiare non rendeva i gemelli più simili nei tratti generali della personalità. Gli studi condotti su bambini allevati da persone diverse dai genitori biologici sono definiti studi sull\'adozione. Quando si dispone di dati adeguati, è possibile confrontare il grado di somiglianza tra i bambini adottati e i genitori biologici, da un lato e, dall\'altro, tra i bambini adottati e i genitori adottivi, con i quali i bambini non condividono nessun gene. Il grado di somiglianza con i genitori biologici è indicativo dei fattori genetici, mentre il grado di somiglianza con i genitori adottivi è indicativo dei fattori ambientali. Le correlazioni passive tra genotipo e ambiente si identificano confrontando la correlazione tra ambiente e caratteristiche dei bambini in famiglie adottive vs non adottive. La correlazione tra i comportamenti del bambino e l'ambiente familiare dipende sia dai geni ereditati, sia dall'ambiente familiare esperito. In questo caso (studi su famiglie adottive) la correlazione tra le caratteristiche dei genitori adottivi e dei figli è interamente a carico dell'ambiente. Non ereditiamo il ricordo o l'esperienza relazionale in sé e per sé, i geni hanno un ruolo nel modellare l'esperienza che facciamo della nostra vita. Anche diversi eventi di vita sono risultati ereditabili (licenziamenti, violenza fisica, traslochi, divorzio/interruzione di una relazione importante). Coloro che ritengono che i geni abbiano un ruolo nell'indirizzare le differenze fra gruppi mostrano maggiore pregiudizio e minore fiducia nella flessibilità e cambiamento delle persone e delle situazioni. Gli studi delle basi genetiche dell'intelligenza hanno portato a forme di razzismo basate sulle differenze di QI tra Paesi diversi. Plomin, de Fries e Loehlin individuano tre tipi di correlazione genotipo-ambiente "GE": 1. Passiva: si ereditano le propensioni genetiche e un ambiente ad esse correlate; 2. Reattiva: le esperienze dell'individuo sono determinate dalle reazioni dell'ambiente alle sue propensioni genetiche; 3. Attiva: l'individuo crea o seleziona situazioni ambientali correlate alle sue propensioni genetiche. Il messaggio apparentemente paradossale della genetica del comportamento è che parte dell'ambiente in cui ci troviamo deriva dalle nostre predisposizioni genetiche. Potremmo dedurne che intervenire sull'ambiente ha un duplice effetto nel contrastare le tendenze genetiche al rischio: - Contrastiamo gli effetti dei geni dell'individuo sull'ambiente in cui vive; - Contrastiamo gli effetti dei geni sull'individuo stesso, riducendo gli effetti che l'ambiente correlato ai suoi geni ha sull'individuo. **7. STABILITÀ DEL CAMBIAMENTO** Il termine status si riferisce a un'emozione e a uno stato d'animo in un momento particolare, delimitato nel tempo. Lo stato psicologico di un individuo è in parte determinato dalla situazione in cui la persona si trova al momento. Per quanto riguarda il concetto di ruolo, Cattell ha osservato come certi comportamenti siano più strettamente legati al ruolo sociale che una persona deve sostenere che ai tratti di personalità che possiede. Benché Cattell credesse che i tratti apportassero stabilità al comportamento nelle diverse situazioni, sosteneva anche che l'umore di una persona (lo stato) e il modo in cui si presenta in una determinata situazione (il ruolo) influenzeranno il suo comportamento. I cinque fattori cambiano o sono stabili nel tempo? L'obiettivo di chi si occupa di personality development è quello di identificare possibili traiettorie condivise dalla maggior parte degli individui che dovrebbero corrispondere al «normative development» dalla infanzia sino all'età adulta. Ma non tutti i cambiamenti sono attribuibili a un vero e proprio sviluppo inteso come qualcosa che caratterizza la maggior parte degli individui. Maturity principle: amicalità, coscienziosità e stabilità emotiva definiscono una maggiore maturità (migliore funzionamento all'interno della società e delle relazioni sociali). La stabilità può essere assoluta: si riferisce al mantenimento di una certa quantità di un attributo nel corso del tempo; oppure relativa (rank order stability): si riferisce al mantenimento da parte di un individuo della medesima posizione in relazione a quella di altri. La continuità si riferisce alla corrispondenza tra tendenze psicologiche osservate in diversi periodi della vita. Difficoltà nello studio della continuità: determinare se certi eventi costituiscono prove a sostegno della continuità o del cambiamento. La "discontinuità" si riferisce a cambiamenti inaspettati nel livello o nella qualità del funzionamento psicologico, soprattutto quando essi modificano il senso del proprio valore o il modo in cui si viene valutati dagli altri. Violazioni di funzionamento atteso in domini rilevanti per il sé. Meccanismi di continuità: - Influenze ambientali, le caratteristiche di personalità mostrano continuità nel corso dello sviluppo perché l'ambiente rimane stabile. Le esperienze e le richieste ambientali, tendenzialmente stabili (il rapporto con i genitori, il contesto scuola), contribuiscono alla stabilità dell'individuo. - Influenze genetiche, i genetisti del comportamento si sono dedicati soprattutto alla stima del grado in cui i fattori genetici e quelli ambientali, e la loro interazione, rendono conto della variabilità delle caratteristiche fenotipiche nella popolazione. Le stime di ereditabilità indicano la proporzione di varianza osservata nei punteggi relativi alle differenze individuali che può essere attribuita ai fattori genetici nella particolare popolazione che viene studiata. - Transazioni individuo-ambiente, le relazioni tra le differenze individuali e le caratteristiche ambientali: - Evocative: gli individui evocano reazioni distinte da parte degli altri sulla base delle loro caratteristiche di personalità; l''individuo agisce, l'ambiente reagisce, e l'individuo reagisce a sua volta determinando transazioni evocative mutualmente interconnesse. Interazioni coercitive genitore-figlio nell'infanzia si accompagna a successivi comportamenti aggressivi e delinquenziali. - Reattive: individui diversi esposti allo stesso ambiente, interpretano e reagiscono a quest'ultimo in modo differente → le persone interpretano e reagiscono all'ambiente in modo coerente con le loro caratteristiche di personalità confermando gli schemi che hanno di sé e degli altri. - Interpretazione ambientale: il temperamento modella i modi in cui i/le bambini/e interpretano l'ambiente e le loro esperienze; caratteristiche come la reattività fanno dello stesso ambiente un contesto interessante, divertente o fonte di stress per individui diversi. La transizione alla scuola primaria che implica una forte richiesta nei confronti di bambini/e di attivare capacità di autoregolazione può risultare frustrante per chi ha un più basso controllo degli impulsi e coinvolgente per chi ha un buon livello di controllo. - Processi di apprendimento: il temperamento modella l'esperienza del bambino attraverso il condizionamento classico e operante. Bambini/e con alto livello di ansia-stress non imparano attraverso l'utilizzo delle punizioni, ma quando le madri usano pratiche disciplinari gentili e delicate che consentono ai figli/e di interiorizzare le "norme" o le richieste. - Proattive: manipolazione degli ambienti da parte degli individui, che selezionano o creano ambienti coerenti con le proprie caratteristiche (scelta degli amici o della carriera). - De-selettive: abbandono degli ambienti che non fittano con le proprie caratteristiche di personalità. Questo meccanismo è di particolare rilievo via via che si acquisisce autonomia e ci si avvicina all'età adulta. Alcuni studi sperimentali hanno dimostrato che le persone alterano gli ambienti in modo da avere dei feedback che siano coerenti con le loro caratteristiche, ignorando feedback incongruenti. Il temperamento modella il modo in cui i bambini valutano sé stessi rispetto agli altri e rispetto a sé stessi nel tempo. La prima dimensione (confronto sociale) è di importanza dall'infanzia all'adolescenza fino all'età adulta. Il confronto temporale invece diventa importante dalla transizione all'età adulta in avanti e si traduce nell'identità narrativa. Meccanismi di discontinuità: - Risposte alle Contingenze; - Guardare Sé stessi; - Guardare gli Altri; - Ascoltare gli Altri. **8. INTERAZIONISMO** Secondo la prospettiva interazionista, il comportamento e le esperienze personali derivano dalla reciproca influenza dei fattori individuali e situazionali. Le persone, quindi, si differenziano l\'una dall\'altra non tanto sulla base del comportamento manifesto, quanto piuttosto in relazione a specifiche configurazioni di risposte fisiologiche. Nel campo degli studi del comportamento, gli psicologi della personalità hanno preferito in passato attribuire un ruolo predominante alle disposizioni individuali come predittori del comportamento umano, anche se, nemmeno gli psicologi dei tratti credono che il comportamento umano sia ascrivibile unicamente alle disposizioni individuali. Anche le situazioni giocano un ruolo importante nello spiegare il comportamento e (quasi) tutti gli psicologi della personalità sono concordi nel ritenere che vi è un\'interazione tra fattori situazionali e caratteristiche individuali nel predire il comportamento. Gli ambienti sono rilevanti psicologicamente nella misura in cui delimitano la sfera dei modi possibili di essere e di agire individuali secondo criteri di libertà, opportunità, necessità, e tanto più quanto più comportano relazioni con altre persone cui si associano valenze, aspettative e obbligazioni condivise. Le dimensioni ambientali possono essere: - Fisico-ecologiche (clima, geografia, architettura); - Sociodemografiche (caratteristiche degli abitanti, densità e stratificazione della popolazione); - Istituzionali-normative (valori, diritti, doveri, sanzioni); - Relazionali (interazioni, obbligazioni reciproche, legami affettivi); - Comportamentali (attività e attese reciproche). Van Heck ha condotto un\'estesa ricerca sul dizionario per identificare le più importanti caratteristiche delle situazioni codificate dal linguaggio naturale. Tramite un\'analisi fattoriale sono stati identificate le dimensioni principali sottostanti alle diverse situazioni, e perciò la tassonomia delle situazioni, della quale ogni situazione varia lungo le differenti dimensioni individuate, quali conflitto interpersonale o intimità. Attraverso questo studio lessicale con dizionari, è riuscito a trovare una tassonomia di situazioni generali ed esaustive che rispecchi la regolarità della conoscenza naturale quotidiana che le persone hanno delle situazioni: - Lavoro con altri, scambio di pensieri, idee e conoscenze; - Sport; - Svago (festa, concerto); - Viaggio (trasporto, passeggiata); - Rituale (cerimonia religiosa); - Eccesso (oscenità, orgia); - Servizio (assistenza, pulizia domestica); - Commercio (mercato, asta). Secondo Caprara all'interno dell'interazionismo possiamo distinguere un interazionismo statico e un interazionismo dinamico. All'interno dell'interazionismo statico si cerca di individuare il contributo unico della persona sul comportamento, il contributo unico della situazione sul comportamento, e il contributo aggiuntivo della interazione sull'ambiente. All'interno dell'interazionismo dinamico, invece, il comportamento è funzione di una interazione multidirezionale tra la persona (che ha un ruolo attivo) e la situazione (ambiente) in cui è calata. Hettema e Kenrick hanno distinto sei tipi di interazione persona-situazione nell'influenzare il comportamento: - Interazioni da perfetto fit tra persona e ambiente; - Interazioni in cui è la persona a scegliere l'ambiente; - Interazioni in cui sono gli ambienti a "scegliere" le persone; - Interazioni in cui le persone modificano gli ambienti; - Interazioni in cui gli ambienti modificano le persone; - Interazioni reciproche di mutua trasformazione lungo il tempo tra le persone e gli ambienti. Hettema ha elaborato un modello delle interazioni persona-situazione particolarmente complesso. Il suo modello dell\'adattamento tra sistemi aperti concepisce il funzionamento della personalità a tre livelli. Primo livello, definito cognitivo-simbolico, consente di rappresentare mentalmente le situazioni, gli obiettivi e le strategie per il loro raggiungimento. Un secondo livello, definito sensorio-motorio-operazionale, risiede ai tentativi degli individui di raggiungere i propri scopi attraverso la modificazione dell\'ambiente. Infine, tra questi due livelli si colloca un terzo livello, il livello di controllo, chi è in grado di alterare in vario modo il funzionamento degli altri due. Un altro importante contributo arriva da Magnusson, il quale ha sottolineato l'importanza di considerare le persone e gli ambienti in maniera globale immaginando un sistema organismo-ambiente che funziona come un'unità totale. I fattori personali e ambientali non sono dei fattori separati a cui capita di incontrarsi accidentalmente (interazionismo statico). Lo sviluppo dell'individuo è dato del complesso sistema di interazioni tra fattori biologici, psicologici, sociali, e ambientali che si influenzano lungo il tempo, perciò, una vera ricerca nel campo della personalità non può focalizzarsi solo su uno di questi fattori presi in maniera isolata. Approccio alla persona → Le persone e i contesti si inseriscono all'interno di un sistema persona-ambiente complesso, integrato e dinamico. Lo sviluppo è il risultato di queste continue interazioni. Questo nuovo approccio prevede quindi dei principi di base dello sviluppo: - La totalità della persona ha proprietà che non possono essere studiate esaminando delle parti singole e le loro relazioni (proprietà emergenti del sistema); - Ogni comportamento è il risultato dell'interazione tra più componenti che funzionano "in concerto"; - È possibile organizzare o "classificare" i pattern di funzionamento individuali in "tipi" caratteristici di funzionamento; - I risultati devono essere interpretabili e applicabili a livello individuale nei termini dei parametri stimati attraverso il modello statistico usato e in alcuni casi anche a livello della misurazione individuale. Magnusson ha condotto uno studio longitudinale in Svezia considerando il sistema organismo-ambiente come unità globale di analisi. In questo studio presero parte 1400 bambini seguiti sino all\'età adulta con informazioni relative variabili individuali (psicologiche e biologiche) e socio-ambientali (ambienti di socializzazione, caratteristiche sociodemografiche, caratteristiche dei genitori). Per Magnusson, l\'aggressività precoce non è sufficiente per spiegare la criminalità in età adulta, bisogna invece tener conto di una costellazione di fattori. Variabili osservate in infanzia/adolescenza solitamente connesse a condotte criminali in età adulta: - Aggressività; - Iperattività; - Scarsa concentrazione; - Scarsa motivazione scolastica; - Basso rendimento; - Scadenti relazioni con i pari. Nello studio longitudinale il valore predittivo dell'aggressività all'età di 13 anni viene meno quando si esclude dalle analisi il piccolo gruppo multiproblematico (n=24); il gruppo multiproblematico è il gruppo maggiormente a rischio di criminalità soprattutto se prima dei 18 anni c'è già stato un contatto con la polizia. Il menarca in età precoce: rischio per i comportamenti antisociali in adolescenza? Solo transitoriamente. Le ragazze con maturazione fisica precoce si accompagnano a compagni più grandi di età; pertanto, manifestano comportamenti poco normativi per la loro giovane età. Cosa rimane da adulti: minore titolo di studio, più basso status lavorativo, età del primo figlio minore (no antisocialità). Uno degli studiosi interazionisti è Endler, il quale, tramite l\'impiego dell\'analisi fattoriale, ha dimostrato che i fattori situazionali interagiscono con alcuni aspetti dei tratti della predizione dello stato. Ha soprattutto lavorato nello sviluppo di strumenti di misura che tenessero conto delle situazioni oltre ai tratti. Ha inoltre sviluppato l'Endler Multidimensional Anxiety Scales, uno strumento che si basa su un modello multidimensionale dell\'ansia nel quale il costrutto in oggetto si esprime dall\'interazione fra fattori personali (ansia di tratto) e fattori contingenti (situazione). Fattore fondamentale anche la percezione della situazione stessa. Il test misura diversi costrutti: 1. l\'ansia di stato, indica lo stato emotivo transitorio in riferimento ad una situazione particolare. Misura la componente emozionale del sistema nervoso autonomo e la componente preoccupazione cognitiva; 2. l'ansia di tratto, indica la propensione individuale all\'ansia intesa come variabile di personalità relativamente stabile. Misura l\'ansia di tratto secondo dimensioni riferite a quattro situazioni: valutazione sociale, pericolo fisico, situazione ambigua, e routine quotidiana. Prospettiva interazionista, Albert Bandura. Sviluppa la teoria del determinismo reciproco triadico: - Persona: è portatrice di un vasto potenziale di affetti, cognizioni, bisogni, inclinazioni e capacità, la cui espressione è largamente influenzata dalle situazioni. - Ambiente/Situazioni: sono occasioni di vincoli e di opportunità che incidono sul funzionamento e sullo sviluppo delle personalità individuali, in relazione a come vengono percepite e affrontate. - Comportamento: agisce trasformativamente sia sulle persone che lo hanno posto in atto sia sulle situazioni che lo hanno reso possibile. **9. LA TEORIA DI ROGERS** Dagli anni '40 si sviluppa una corrente filosofico-psicologica che si oppone al riduzionismo della scienza psicologica, distinguendo la scienza dello spirito dalla scienza della natura. La prospettiva fenomenologica rimette al centro dello studio l\'esperienza soggettiva (psichica), così come viene esperita. Si riporta al centro dell'analisi il vissuto anche nella psicopatologia e la psichiatria recupera l'esperienza della persona che esperisce la patologia, abbandonando la visione positivista di "un organismo che funzionava male". La concezione di base della persona nella teoria di Rogers è definita da due aspetti della soggettività. Il primo riguarda il fatto che gli individui sono soggetti a una forma particolare di malessere psicologico; il secondo aspetto fondamentale della concezione Rogersiana della persona è la sua idea della motivazione umana. Rogers adotta un approccio fenomenologico allo studio della persona. Ha una visione positiva, in cui l'uomo può ambire a realizzare le proprie potenzialità e al di là degli aspetti distruttivi, dentro ciascun individuo vi sono "tendenze direzionali positive". L'esperienza soggettiva è al centro della riflessione di Rogers e la pratica clinica è la fonte principale di tali riflessioni. L'esperienza include gli aspetti oggettivi ma è permeata da bisogni, desideri, obiettivi e credenze; **a**llo stesso tempo però l'esperienza è la realtà soggettiva. Il se è un aspetto dell\'esperienza fenomenologica. Secondo Rogers l\'individuo percepisce esperienze e oggetti esterni e attribuisce loro dei significati. Il sistema globale dei significati e delle percezioni costituisce il campo fenomenico dell\'individuo. Il se, o concetto di sé, rappresenta un modello organizzato e coerente di percezione. Il sé non controlla il nostro comportamento, piuttosto rappresenta un insieme organizzato di percezioni che l\'individuo possiede, che è responsabile delle sue azioni. Rogers ha individuato due diversi aspetti del sé: un sé reale e un sé ideale. - Il sé ideale è il concetto di sé che una persona vorrebbe avere; - il sé reale è il concetto di sé attuale, cioè come siamo ora. Il processo fondamentale della personalità fosse una tendenza progressiva verso la crescita della personalità, che chiamò autorealizzazione. L'individuo tende dunque all'autorealizzazione, ad una crescita che porta verso l'indipendenza, alla libertà espressiva. Una spinta motivazionale che imprime una direzione costruttiva allo sviluppo e alla realizzazione degli aspetti sani e creativi. Sorregge un processo di valutazione organismica attraverso il quale ricerchiamo le esperienze (valori, mete) che "salvaguardano, migliorano e contribuiscono allo sviluppo dell'organismo". Quando le persone sperimentano a volte un'incongruenza tra il sé e l'esperienza, l'organismo mette in atto alcuni processi difensivi: - Subcezione, risposta difensiva che ci protegge da un'esperienza potenzialmente incongruente con il nostro Sé prima ancora che a livello di consapevolezza si percepisca l'incongruenza; - Negazione dell'esperienza a livello cosciente, in cui l'esperienza non viene simbolizzata; - Distorsione a livello cosciente del significato dell'esperienza; L'esperienza è minacciosa perché se fosse simbolizzata a livello di consapevolezza, "il concetto di sé non sarebbe considerato una gestalt, le condizioni di valore sarebbero violate e il bisogno di considerazione di sé sarebbe frustrato" e si creerebbe uno stato di ansia. Ogni individuo tende verso la realizzazione del Sé, processo che nel bambino presuppone una differenziazione Sé-Altro che avviene gradualmente. Nello sviluppo del Sé diventa centrale l'esperienza dell'accettazione incondizionata da parte dell'altro. Ognuno esperisce delle tendenze viscerali/di base che sono una "potenziale fonte di saggezza", perché rappresentano il nostro essere più profondo. Le esperienze che, però, possono convincerci di essere diversi da come sentiamo dentro di noi e questo porta a sentimenti di alienazione/malessere. L'accettazione è un bisogno di base, il bambino e l'adulto necessitano di sentirsi accettati. Il bambino può invece esperire un'accettazione condizionata a fronte di certe categorie di comportamenti (condizioni di valore). Le esperienze congruenti con l'accettazione condizionata rientrano nella sfera della consapevolezza di Sé. Le esperienze che non sono in accordo con le condizioni di valore vengono percepite in modo selettivo e distorto e negate alla consapevolezza. L'accettazione condizionata porta a perdere il contatto con certe parti del Sé autentico. Tali esperienze non sono riconosciute come parti del Sé e non vengono simbolizzate adeguatamente. Ricadute in termini di sviluppo sono l'importanza dell'accettazione e il calore genitoriale, di regole chiare per l'autostima dei bambini. La terapia implica una riduzione delle condizioni di valore della persona, ma questo può avvenire solo in una situazione di comprensione empatica. La terapia implica un processo di reintegrazione del Sé, che consenta di integrare le esperienze negate. La persona passa da uno stato di rigidità di non accettazione di parti di Sé ad una progressiva esperienza di queste parti, anche grazie all'accettazione incondizionata del terapeuta. La terapia è un momento di incontro autentico tra paziente e terapeuta, caratterizzata da: - Spontaneità; - Considerazione positiva incondizionata; Rogers per studiare il sé ha principalmente utilizzato la tecnica del q-sort. Si danno al soggetto varie carte con delle affermazioni che deve ordinare in base al grado in cui vengano percepite come "rappresentative della mia personalità" o "non rappresentative della mia personalità". Si ha una distribuzione con meno carte agli estremi. Il q-sort lo si può applicare sia per studiare il sé reale sia quello ideale. Confrontando le due somministrazioni si possono cogliere le discrepanze tra i due aspetti del sé. Un altro metodo per valutare il concetto di sé tramite cui il soggetto deve valutare una serie di oggetti sulla base di una lista di coppie di aggettivi bipolari. Valutazione critica: - Validità delle osservazioni scientifiche: molti dati ma per lo più self-report; poca eterogeneità dei suoi partecipanti (per lo più nordamericani); (NO) - Sistematicità: teoria sufficientemente sistematica; (NO)(SI) - Falsificabilità sperimentale/empirica: alcuni aspetti si (discrepanza sé reale Vs sé ideale) altri no (spinta universale verso l'autorealizzazione); (NO)(SI) - Comprensività: molti aspetti non sono coperti (ansia può dipendere da traumi infantili; da dove deriva il nostro vero sé); (NO) - Applicazioni: grandissima applicazione in campo clinico. (SI) **10. INTELLIGENZA** Le capacità intellettive incidono sul funzionamento della personalità e sulla percezione altrui della propria personalità, ma la ricerca sull'intelligenza fornisce un importante modello per lo studio della struttura della personalità. I vari studi sull\'intelligenza hanno portato all\'individuazione di un fattore g, che è stato interpretato come un\'abilità mentale generale ereditaria. Spearman ha individuato un fattore di intelligenza generale che opera in combinazione con altri fattori che influenzano aspetti più specifici delle prestazioni intellettuali. Cattell ha distinto due differenti espressioni dall\'intelligenza generale: l\'intelligenza fluida, che corrisponde all\'abilità, indipendente dall'apprendimento e dalla cultura, di individuare relazioni complesse ed implementare nuovi modi di pensare nella soluzione dei problemi, e l\'intelligenza cristallizzata, corrispondente all\'uso di abilità, conoscenze modi di pensare acquisiti. Definire l'intelligenza è un processo complicato, in quanto si deve tenere conto di numerosi fattori, tra cui: - Capacità di pensiero astratto; - Ragionamento astratto e cristallizzato; - Comprensione verbale, fluidità verbale, capacità numerica, visualizzazione spaziale, memoria, ragionamento, velocità percettiva; - Abilità mentale generale collegata ad abilità più specifiche; - Enfasi sul fattore g di Spearman; - Fattore g da intendere come l'abilità mentale generale sottostante a varie abilità cognitive. Per misurare l'intelligenza bisogna distinguere tra fattore g e quoziente intellettivo (QI). Essi non sono la stessa cosa, in quanto, il QI è una misura del fattore g che però include anche competenze e conoscenze non cognitive; è una misura dell'intelligenza di un individuo in relazione ad una popolazione di riferimento. Altre misure dell'intelligenza sono le scale Wechsler e le performance: - WISC-R; - Verbale; - Informazione; - Somiglianze; - Ragionamento aritmetico; - Vocabolario; - Comprensione - Memoria di cifre. - Completamento di figure; - Cifrario; - Riordinamento di storie figurate; - Disegno con i cubi; - Ricostruzione di oggetti; - Ricerca di simboli. Esistono anche misure di intelligenza culture free: - Test 1-Serie: il soggetto si trova dinanzi una serie incompleta progressiva. Il suo compito consiste nell'indicare la risposta che meglio completa la serie; - Test 2-Classificazioni: il soggetto si trova dinanzi a cinque figure. Il suo compito consiste nello scegliere una figura che sia diversa dalle altre quattro; - Test 3-Matrici: il compito consiste nel completare il disegno o matrice presentata sulla sinistra di ogni riga; - Test 4-Condizioni: si richiede di selezionare, tra le 5 possibilità previste, quella che duplica le condizioni illustrate nel riquadro sull'estrema sinistra. Pochi costrutti come l\'intelligenza hanno dato origine a feroci diatribe all\'interno della comunità scientifica circa il contributo dell\'ereditarietà genetica e il ruolo della cultura nello spiegare le differenze tra gli individui. Studiare fenomeni psicologici in maniera scientifica richiede approfondite conoscenze metodologiche/statistiche (gli studi di Lynn mostrano molteplici limiti). Il concetto di invarianza di misura è cruciale nella ricerca psicologica volta a studiare differenze tra gli individui appartenenti a differenti gruppi. Essa fa riferimento al fatto che gli item (le domande) di un test o questionari sono interpretati in maniera differente tra i gruppi oggetto di studio. Se vi è invarianza di misura, possibili differenze tra gruppi possono essere percepite come "reali" e non dovute a bias nel test utilizzato. Non tenere conto del contesto culturale non è privo di costi, al contrario, ha costi sostanziali per la società. Per molti anni, gli psicologi hanno fatto e stanno ancora facendo confronti di intelligenza tra culture e nazioni. Questi confronti tendono a porre certe culture e nazioni \"al di sopra\" di altre, almeno intellettualmente, con il risultato che alcuni gruppi sono visti come in qualche modo intrinsecamente più capaci intellettualmente di altri. Gli stessi preconcetti possono essere applicati in qualsiasi area della psicologia. Quando alcune persone vengono denigrate semplicemente a causa della loro appartenenza a un gruppo, sulla base di paragoni dubbi, ci si deve preoccupare che le conclusioni che traiamo abbiano conseguenze, per la società così come per la scienza. Al di là delle conclusioni riportate dagli autori, ciò che gli studi "razzisti" hanno in comune è spesso una superficialità metodologico/statistica (invarianza di misura mai testata). Sebbene il contributo genetico nell'intelligenza sia innegabile e l'intelligenza è un predittore di vari outcome, altre variabili che fanno riferimento alla sfera autoregolatoria e motivazionale sono altrettanto cruciali per il successo e per il buon funzionamento psicologico dell'individuo. Secondo Sternberg, l'intelligenza non è una qualità statica che risiede nella mente, ma è una capacità adattiva, con cui si trasformano e si risolvono i problemi della vita quotidiana (match abilità-ambiente) ed implica flessibilità. Le componenti dell'intelligenza sono tre: 1. Componenti esecutive, classificano, confrontano le soluzioni, combinano e sorreggono l'azione; 2. Componenti acquisitive, provvedono all'apprendimento delle conoscenze per la soluzione dei problemi (nuove e vecchie); 3. Meta-componenti, stabiliscono quali problemi affrontare e monitorano le strategie da impiegare. Oltre alle componenti dell'intelligenza, esistono ulteriori tre componenti interdipendenti: - Analitica: implicata nel ragionamento astratto e nella valutazione delle idee (successo scolastico). Rispecchia le differenze individuali nel processing delle informazioni; - Pratico-contestuale: implicata nella soluzione dei problemi quotidiani; - Creativo-sintetica: implicata nello sviluppo di soluzioni nuove e creative. La teoria delle intelligenze multiple di Gardner individua sette componenti della capacità mentale: logico-matematica, linguistica spaziale, corporea, interpersonale, intra-personale. **11. DISPOSIZIONI VALUTATIVE** Le disposizioni nei confronti di se stessi: un aspetto della personalità cui i teorici hanno posto attenzione concerne le percezioni, le valutazioni e perciò le disposizioni delle persone nei confronti di se stesse; le disposizioni di base attengono alla sfera esecutiva, le v