Diritto Costituzionale ORIGINALE PDF
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Questo documento è un testo accademico di diritto costituzionale. Si concentra sui concetti di Stato, popolo e sovranità nel contesto italiano. Analizza elementi costitutivi come il territorio, la sovranità e la cittadinanza, con cenni anche su aspetti internazionali e la cittadinanza europea.
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Lo stato Lo Stato è una particolare forma storica di organizzazione del potere politico. Ente che esercita il potere sovrano nei confronti di un popolo stanziato su un determinato territorio. Lo Stato può ricorrere in ultima istanza alla forza legittima per imporre la propria volontà. Qu...
Lo stato Lo Stato è una particolare forma storica di organizzazione del potere politico. Ente che esercita il potere sovrano nei confronti di un popolo stanziato su un determinato territorio. Lo Stato può ricorrere in ultima istanza alla forza legittima per imporre la propria volontà. Questa è una caratteristica del potere politico. Lo Stato ha a disposizione anche un apparato repressivo per far valere le proprie regole (ciò in quanto compito dello Stato è indirizzare i comportamenti umani al fine di garantire la pacifica e ordinata convivenza dei consociati) Lo Stato è: Ente originario Ente sovrano Ente dotato di stabilità Ente politico, ossia a fini generali Gli elementi costitutivi dello Stato sono il territorio, il popolo e la sovranità. Territorio La sovranità è esercitata dallo Stato su un determinato territorio. La precisa delimitazione del territorio è condizione essenziale per garantire allo Stato l'esercizio della sovranità e per assicurare l'indipendenza reciproca degli Stati. Il territorio è delimitato da confini che possono essere naturali, nel senso che le convenzioni internazionali possono assumere elementi naturali per porli come linea di demarcazione fra due Stati; oppure artificiali, quando la linea di confine è fissata non avvalendosi di elementi naturali ma di opere dell'uomo.nel caso di confini naturali, la linea di confine, in mancanza di particolari convenzioni fra gli Stati limitrofi: a) se trattasi di una catena di montagne, è data dalla linea che congiunge le vette più elevate ; B) se due Stati sono divisi da un fiume navigabile, coincide con la linea della più alta e forte corrente per consentire ai due Stati la navigazione rivierasca; se invece il fiume non è navigabile, quella linea mediana del medesimo; C) nei laghi, è data dalla linea retta che unisce i punti terminali del confine in terraferma. Secondo le regole del diritto internazionale il territorio di uno Stato è costituito da: terraferma; mare territoriale; spazio atmosferico sovrastante; sottosuolo piattaforma continentale acque interne Terraferma: è la porzione di territorio delimitata dai confini sulla base di trattati internazionali. Mare territoriale: è la fascia di mare costiero interamente sottoposta alla sovranità dello Stato. Secondo la convenzione internazionale di Montego Bay (Giamaica) del 1982 il mare territoriale termina a 12 miglia marine dalla costa. L‘Italia ha recepito questa regola all'art. 2 del codice della navigazione. La piattaforma continentale è costituita dai fondali marini che circondano le terre emerse. è costituita dal cosiddetto zoccolo continentale, e cioè da quella parte del fondo marino di profondità costante che, più o meno esteso, circonda le terre emerse prima che la costa sprofondi negli abissi marini. Tuttavia, lo Stato ha perduto il controllo di alcuni fattori presenti nel suo territorio, basti pensare al mercato unico europeo, in cui hanno trovato piena attuazione la libera circolazione delle merci, dei capitali, dei servizi e delle persone tra gli Stati della CE. Perciò ormai tra gli stati membri dell'Unione Europea si è creato uno "spazio senza frontiere interne", ispirato al "principio di un'economia di mercato aperta e di libera concorrenza". 1  Il territorio è anche elemento costitutivo di altri enti (enti territoriali: Regioni, Province, Comuni…). Sono enti autonomi, non sovrani. Extraterritorialità L'extra territorialità è una finzione giuridica in base alla quale le navi navi e gli aeromobili militari che si trovano rispettivamente nelle acque territoriali o nello spazio aereo di un altro Stato sono, invece, assoggettati alle leggi dello Stato nel quale battono bandiera. Immunità territoriale L'immunità territoriale si ha quando una porzione del territorio statale risulta parzialmente immune o esente dalla potestà di imperio dello Stato. I casi più frequenti di immunità territoriale sono dati dalle sedi delle rappresentanze diplomatiche straniere e da ogni luogo in cui risieda, anche temporaneamente, l’agente diplomatico; in tali luoghi lo Stato, per una norma di diritto internazionale consuetudinaria, non può esercitare la sua potestà di imperio, a meno che non vi acconsenta la gente diplomatico stesso. In sintesi si tratta di porzioni di territorio non sottoposte alla sovranità dello Stato (sedi diplomatiche). Popolo Il popolo, nell’ordinamento statale, rappresenta la «comunità di individui ai quali l’ordinamento giuridico statale attribuisce lo status di cittadino» (Martines), vale a dire l’insieme delle situazioni giuridiche attive e passive che derivano dalla appartenenza ad una determinata comunità politica e pongono i cittadini in relazione con l’apparato autoritario. I non cittadini, quindi gli stranieri e gli apolidi, sono di regola esclusi dal godimento di alcuni diritti e non sottoposti all’osservanza di alcuni doveri. Dal popolo, inteso come l'insieme dei cittadini, va distinta la popolazione dello Stato, termine con il quale si indica il complesso di tutti coloro che, in un dato momento, risiedono stabilmente sul territorio dello Stato e sono sottoposte alle sue leggi. La consistenza della popolazione viene accertata periodicamente (in Italia ogni 10 anni) mediante un censimento generale. La cittadinanza La cittadinanza è uno status a cui la Costituzione riconnette una serie di diritti e di doveri. Essa è condizione per l'esercizio dei diritti connessi alla titolarità della sovranità (diritti politici), ma è anche il fondamento di alcuni doveri costituzionali. Diritti legati all’esercizio della sovranità popolare (elettorato attivo e passivo, accesso alle cariche pubbliche, di associazione politica…) Doveri di solidarietà politica, sociale ed economica (art. 2 Cost.), specificati in altri disposti costituzionali: difesa della Patria (art. 52); fedeltà alla Repubblica, osservanza della Costituzione e delle leggi (54); contribuire alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva (art. 53 Cost., che utilizza però il termine «TUTTI») La cittadinanza può essere acquisita o perduta secondo quanto previsto dalla legge 91/1992: L’acquisto della cittadinanza può avvenire: Per nascita (ius sanguinis): acquista cittadinanza il figlio, il minore adottato, di almeno un genitore con cittadinanza; Per nascita sul territorio (ius soli): - acquista cittadinanza colui che è nato in Italia da genitori apolidi o ignoti, oppure che non possa vedersi riconoscere lo ius sanguinis dalle leggi dello Stato cui essi appartengono; 2  - Lo straniero nato in Italia che vi risieda legalmente senza interruzioni fino alla maggior età ed entro un anno dal compimento del 18° anno dichiari di voler acquisire la cittadinanza italiana Su richiesta dell’interessato: 1) dal coniuge di un cittadino italiano quando ricorrano determinate condizioni; 2) dallo straniero con maggiore età, adottato da cittadino italiano e residente nel territorio nazionale da almeno 5 anni all'adozione; 4) dallo straniero che abbia prestato servizio alle dipendenze dello Stato per almeno cinque anni; 5) dal cittadino di uno degli Stati membri della Ue, dopo almeno 4 anni di residenza nel territorio; 6) dall’apolide dopo almeno 5 anni di residenza; 7) dallo straniero dopo almeno 10 anni di regolare residenza in Italia). La qualità di cittadino, e quindi, l'appartenenza allo Stato non vale a fare del popolo di ogni Stato un'entità isolata e racchiusa entro i confini. Se questo era possibile quando lo sviluppo dell’economia, dei mezzi di trasporto e delle conoscenze tecniche e scientifiche non aveva ancora raggiunto le attuali dimensioni, non è più ammissibile oggi che gli Stati sono divenuti entità territorialmente ed economicamente idonee a soddisfare interessi la cui portata supera le loro frontiere. Il popolo nel nostro ordinamento costituzionale è considerato una figura giuridica soggettiva, vale a dire un soggetto privo di personalità giuridica ma titolare di situazioni giuridiche, anche se non di veri e propri diritti soggettivi. La Costituzione italiana stabilisce che nessuno possa essere privato della cittadinanza per motivi politici (art. 22). La perdita della cittadinanza può avvenire: per espressa rinuncia: in caso di acquisizione di una cittadinanza straniera e di residenza all’estero. Alla fine degli anni 90 hanno trovato una soluzione per far si che gli italiani all’estero potessero avere accesso al diritto di voto pur essendo all’estero (diritto di esercizio di voto). Questa riforma ha modificato l’art 48 della costituzione, art che disciplina il diritto di voto, è stata creata una circoscrizione estero per la camere, a cui vengono attribuiti dei seggi e la manifestazione del voto avviene per corrispondenza di diritto: quando il cittadino abbia intrapreso un rapporto di lavoro con un altro stato estero e con un ente internazionale a cui non partecipi lo Stato italiano, oppure svolga servizio militare per uno Stato estero e non ottemperi l’intimazione del governo italiano a cessarlo La nazione Dal popolo va ancora distinta la nazione, che sta disegnare un'entità etnico sociale caratterizzata dalla comunione di razza, di lingua, di cultura, di costumi, le tradizioni, di religione fra loro che la compongono. Questa entità oltre ad escludere ogni visione particolarissima, preesiste allo Stato e ne costituisce una delle basi sociologiche che ne promuove la formazione come gruppo sociale assicurandone la permanenza nel tempo. Sono, insomma, i valori nazionali a determinare il senso di voler vivere insieme. Dalla distinzione fra popolo e nazione derivava che possono esistere Stati in cui i cittadini appartengono a più nazioni (Stati plurinazionali). L’Italia non può essere considerata uno Stato plurinazionale data la scarsa consistenza numerica dei suoi cittadini appartenenti a gruppi etnici diversi per lingua, tradizioni, costumi. Tuttavia la Costituzione nell'articolo 6 tutela le minoranze linguistiche e più in generale la lingua non può costituire fattori di discriminazione fra i cittadini davanti alla legge. Accordi per garantire il diritto di voto agli italiani all'estero Lo Stato italiano ha dovuto stipulare accordi con Stati esteri per garantire che il voto fosse uguale, libero e segreto per i cittadini italiani residenti all’estero. Questo ha permesso la manifestazione del voto, per via postale, nelle seguenti occasioni: - Elezioni politiche, - Referendum abrogativi, - Referendum costituzionali. 3  Il tema della cittadinanza è quindi caratterizzato da un patrimonio di diritti politici adattato specificamente agli italiani residenti all'estero, che hanno visto garantito il loro diritto di voto tramite la creazione di una circoscrizione estero per la Camera dei Deputati, con seggi appositi. Cittadinanza europea La cittadinanza europea è stata introdotta nel 1992 con il Trattato di Maastricht, che ha istituito l’Unione Europea. Questo trattato ha trasformato un processo di integrazione economica in un’integrazione politica, creando la cittadinanza dell’Unione Europea. I cittadini europei sono tutti i cittadini degli Stati membri dell’Unione, e la cittadinanza europea viene attribuita automaticamente con la cittadinanza nazionale, senza sostituirla. Nel 2000, con l’adozione della “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea“, diventata una fonte primaria del diritto dell’UE, i cittadini europei hanno acquisito una serie di situazioni giuridiche attive e passive, tra cui: Libera circolazione all’interno dei territori stabiliti dall’accordo di Schengen; Protezione diplomatica e consolare da parte delle autorità degli Stati membri dell'UE, quando si trovano in paesi non membri in cui lo Stato di origine non ha una rappresentanza diplomatica; Presentare petizioni al Parlamento Europeo su questioni che rientrano nelle competenze dell’Unione; Richiedere l'intervento del Mediatore europeo, in caso di cattiva amministrazione da parte delle istituzioni o degli organismi dell’UE; Diritto di elettorato attivo e passivo per le elezioni del Parlamento europeo e per le elezioni comunali del paese di residenza, previa iscrizione nelle apposite liste elettorali. Tuttavia, l'elettorato passivo per le elezioni comunali è limitato al ruolo di consigliere comunale e alla nomina ad assessore. Questi diritti integrano il patrimonio dei diritti legati alla cittadinanza nazionale, ampliando le possibilità di partecipazione politica e protezione legale per i cittadini dell'Unione Europea. Sovranità L’attributo della sovranità, come proprio dello Stato, può essere inteso in due diversi significati, anche se fra loro collegati. In un primo significato la sovranità caratterizza l’ordinamento giuridico dello Stato come originario ed indipendente. In una seconda accezione, poi, la sovranità si identifica con la supremazia dell’ordinamento statale rispetto agli altri ordinamenti minori. L’ordinamento dello Stato è l’unico sovrano perché, se pure esistono, al suo interno, altri ordinamenti originari questi non sono supremi; inoltre, gli ordinamenti non statali dotati di un apparato autoritario non sono originali. I due significati cui ci si è riferiti sono normativamente assunti nell’art 7 Cost, laddove si legge che lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. La supremazia dell’ordinamento statale, tuttavia, non è soltanto un principio astratto, ma si concreta in una serie di atti tipicizzati mediante i quali viene esercitato il comando e fatta valere la supremazia. Questi atti, emanati dagli organi che entrano a comporre l’apparato autoritario dello Stato, sono la legge, l’atto amministrativo e la sentenza. L’autorità dello Stato si oggettivizza, in tal modo, in atti formali cui l’ordinamento attribuisce particolare efficacia (la forza della legge, l’esecutorietà dell’atto amministrativo, la cosa giudicata della sentenza definitiva). La "spettanza della sovranità" si riferisce al diritto o alla prerogativa di esercitare la sovranità, ovvero il potere supremo di governare, amministrare e legiferare su un territorio o una comunità. È utile non sono analizzare il soggetto al quale è attribuita la sovranità, ma anche determinarne la fonte. Ad esempio nella teoria teocratica è la volontà di Dio la fonte della sovranità di ogni autorità. 4  Origini del concetto di sovranità: Originarietà: Lo Stato nasce per propria forza e la sua esistenza non dipende da altri soggetti o ordinamenti. Supremazia: Lo Stato è sovrano, non riconosce autorità superiori né all’interno né all’esterno dei propri confini. Tutti gli ordinamenti interni sono considerati subordinati. Indipendenza esterna: Lo Stato si afferma in quanto autonomo e indipendente all’interno dell’ordinamento internazionale. Il principio di uguaglianza sovrana tra gli Stati è sancito dal Trattato di Westfalia del 1648. Lo Stato è al di sopra degli enti territoriali autonomi, che non sono sovrani. La Costituzione disciplina le competenze di tali enti. È cruciale il rapporto tra l’ordinamento statale e gli altri ordinamenti interni. Il concetto di sovranità nasce con lo Stato moderno e si sviluppa progressivamente. Dopo la seconda metà del XX secolo emerge il costituzionalismo, che afferma il principio della sovranità popolare come un’evoluzione dallo Stato assoluto. La nostra Costituzione promuove una società perfetta sul piano politico: una società che garantisce la salvaguardia e la proporzionale soddisfazione degli interessi dei governati. Con l’attribuzione della sovranità al popolo, la Costituzione introduce una serie di norme che conferiscono un contenuto concreto a questo principio e stabiliscono le modalità e i limiti per l’esercizio del potere sovrano, garantendo che la democrazia non resti una semplice formula ma diventi un metodo giuridico per governare lo Stato. Nell’epoca contemporanea, la sovranità tende a diventare oggettiva, non più intesa come prerogativa di un singolo soggetto, ma come un insieme di valori che danno forza storica alle istituzioni sancite da una Costituzione positiva. Art. 1 della Costituzione Italiana: "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti stabiliti dalla Costituzione". La sovranità è dunque collocata nella base popolare, ma non è un concetto assoluto, poiché è limitata dalla Costituzione. Democrazia Rappresentativa e Diretta Democrazia rappresentativa: Il popolo esercita la sovranità eleggendo i propri rappresentanti. Il Parlamento, eletto dal popolo, le decisioni dello Stato. Democrazia diretta: Ci sono strumenti di democrazia diretta come il referendum, in cui la decisione della maggioranza diventa decisione dello Stato. Limiti alla sovranità popolare: la sovranità del popolo è limitata dalle norme costituzionali e dal processo di revisione costituzionale. Evoluzione della sovranità e indipendenza esterna Art. 11 della Costituzione Italiana: L’Italia "consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni". Questo articolo è stato fondamentale per l’adesione all’ONU e riflette l'esperienza tragica delle guerre mondiali. Limitazioni della sovranità negli anni '50: L’adesione a organizzazioni internazionali come la CEE, CECA e EURATOM ha comportato la cessione di parte della sovranità e la perdita di alcuni poteri decisionali e normativi. Il potere politico Il potere politico è quella specie di potere sociale che si basa sulla possibilità di ricorrere, in ultima istanza, alla forza legittima per imporre la propria volontà. Il potere sociale e la capacità di in uenzare il comportamento di 5  fl altri individui. Ciò che assume rilievo è "il mezzo" attraverso cui si esercita quest'azione di in uenza sul comportamento altrui. In base al mezzo usato, si distinguono tre tipi diversi di potere sociale:1) il potere economico, 2) il potere ideologico, 3) il potere politico. 1) Il potere economico è quello che si avvale del possesso di certi beni necessari, in una situazione di scarsità, per indurre coloro un che non li posseggono a seguire una determinata condotta. 2) il potere ideologico è quello che si avvale del possesso di certe forme di sapere, di conoscenza, di dottrine loso che o religiose, per esercitare un'azione di in uenza sui membri di un gruppo inducendoli a compiere o all'astenersi dal compiere certe azioni. 3) il potere politico, invece, è quello che per imporre la propria volontà, ha la possibilità di ricorrere all'uso della forza. Lo Stato incarna la gura tipica di potere politico, per fare rispettare le sue leggi può ricorrere ai suoi apparati repressivi. La legittimazione Per quali care il potere politico, però, il riferimento all'uso della forza è necessario, ma non suf ciente. Il potere politico quindi, non si basa solamente sulla forza, ma anche un principio di giusti cazione dello stesso. Il sociologo tedesco Max Weber, in rapporto alle diverse ragioni che inducono all’obbedienza, ha individuato 3 differenti tipi di potere legittimo: 1 ) il potere tradizionale si basa sulla credenza nel carattere sacro delle tradizioni; 2 ) il potere carismatico basato sulla dedizione straordinaria al valore esemplare o alla forza eroica o al carattere sacro di una persona e degli ordinamenti che questa ha creato; 3 ) il potere legale-razionale si basa sulla credenza nel diritto di comando di coloro che ottengono la titolarità del potere sulla base di procedure legali ed esercitano il potere medesimo con l'osservanza dei limiti stabiliti dal diritto. Il potere legale-razionale emerge a seguito delle grandi rivoluzioni liberali del XVIII secolo (guerra d'indipendenza delle corone americane nei confronti dell'Inghilterra negli anni 1774 - 1781 e la Rivoluzione Francese del 1789). Esso trova la sua consacrazione in 2 fondamentali documenti costituzionali: la Costituzione americana (1787) e la Dichiarazione dei diritti del nome del cittadino in Francia nel 1789. In quel periodo storico si afferma il principio secondo cui il potere politico non agisce libero da vincoli giuridici, ma è esso stesso sottoposto al diritto per garantire la libertà dei cittadini contro i pericoli dell'abuso da parte di chi detiene il potere. Con la democratizzazione delle strutture dello Stato e l'avvento dell'era della sovranità popolare, si è affermato il principio secondo cui il potere politico dell'essere legittimato dal libero consenso popolare, espresso tramite le elezioni attraverso i tanti strumenti (partiti, sindacati, referendum) con cui il popolo esercitare la sua sovranità. In ne, in tempi più recenti, a partire dal dopoguerra si è assistito alla costruzione di organizzazioni sovranazionali- più importante fra le quali l'UE- cui vengono demandate certe funzioni che prima appartenevano agli stati, soprattutto per ciò che riguarda l'economia; ma anche al trasferimento di importanti compiti dallo Stato a livelli territoriali inferiori, come le Regioni e i Comuni. Stato istituzione Il termine Stato è un’espressione polisemica in senso giuridico. In un primo significato, Stato indica uno dei tanti corpi sociali organizzati o istituzioni, con determinate caratteristiche e con propri ed esclusivi elementi costitutivi che valgono ad individuare l’ordinamento giuridico statale come comprensivo, oltre che di tutti i minori corpi 6 fi  fi fi fi fl fi fi fi fl sociali, anche di tutti gli ordinamenti particolari e ad essi sovra ordinato. La nostra Costituzione indica questo stato-istituzione col termine “Repubblica” , “Italia”, “Patria” e “Paese”. In un secondo significato il termine Stato designa l’apparato autoritario, vale a dire quel complesso di autorità cui l’ordinamento attribuisce formalmente il potere di emanare e di applicare le norme ed i coma di mediante i quali lo Stato fa valere la sua supremazia. Allo Stato così inteso, l’ordinamento può conferire personalità giuridica ed allora esso sarà anche definito Stato-soggetto. In questa accezione esso sarà il massimo dei soggetti giuridici ma comunque sottoposto al diritto. Come è facile intendere, dallo Stato-apparato che costituisce l’insieme dei governanti, vanno distinti tutti gli altri soggetti, pubblici e privati, sottoposti alla sua supremazia, definiti come governati. Gli ambiti dell’autorità e quello della libertà e dell’autonomia a seconda della forma di governo sono o nettamente distinti oppure tendono ad avvicinarsi senza arrivare a confondersi. Lo Stato-comunità è il concetto che rappresenta l’insieme dei cittadini e delle realtà sociali che costituiscono il corpo dello Stato, una dimensione sociale che si distingue dallo Stato-istituzione, inteso invece come l'apparato formale e giuridico che esercita la sovranità. Nella visione del costituzionalismo democratico, lo Stato-comunità rappresenta la pluralità delle persone e dei gruppi che formano la società. In questo quadro, emerge la distinzione tra società politica e società civile: la società politica è composta dalle istituzioni e dai governi che detengono e amministrano il potere, mentre la società civile include le persone e i gruppi autonomi che agiscono sia nella sfera privata sia in quella pubblica, ma al di fuori del controllo diretto dello Stato. Nelle democrazie pluraliste, come quella definita dalla Costituzione italiana, la società civile non è solo soggetta alle norme emanate dalla società politica, ma partecipa attivamente alla loro formulazione, contribuendo all’equilibrio tra autorità e libertà, e garantendo che la democrazia non resti un semplice formalismo ma diventi una pratica di governo effettiva. Questa interazione tra Stato-comunità, società civile e società politica rafforza l’idea di uno Stato che riconosce la complessità sociale e incoraggia la partecipazione collettiva alle decisioni, garantendo i diritti e le libertà individuali nel rispetto dell’autonomia dei singoli e delle formazioni sociali. La potestà pubblica Lo Stato gli enti pubblici, di regola, sono collocati dalle norme giuridiche in una posizione di supremazia rispetto ai soggetti privati. Per tale ragione gli effetti giuridici degli atti essi compiuti, ed in primo luogo l'obbligo di osservarli, derivano esclusivamente dalla loro manifestazione di volontà, essendo irrilevante il consenso o il dissenso dell’interessato. Questo potere di determinare unilateralmente effetti giuridici nella sfera dei destinatari dell'atto, indipendentemente dal loro consenso, prende il nome di potestà pubblica o di potere di imperio. Le potestà pubbliche però, devono essere attribuite dalla legge e devono essere esercitate in modo conforme al modello legale. Ben diversa è la posizione dei soggetti privati che possono provvedere da sé e liberamente a disciplinare i propri rapporti, nel rispetto dei limiti stabiliti dalla legge (perciò si parla di autonomia privata). Funzioni e organi dello Stato L’organizzazione ed i modi di svolgimento delle attività di governo devono essere sottoposti al diritto. Non esistono regole assolute valide per tutti gli ordinamenti anche se negli ordinamenti moderni sono presenti numerosi elementi comuni. Occorre osservare innanzitutto che l’essenza dall’autorità dello Stato non è diversa da quella propria dell’autorità in ogni altro gruppo sociale. Ed, infatti, in ogni gruppo sociale le autorità pongono delle regole generali, le applicano a situazioni e rapporti concreti, intervengono in caso di controversie per 7  dichiarare quale sia la volontà normativa o per applicare la sanzione ogni qualvolta la stessa sia trasgredita. Ogni istituzione, insomma, ha le sue leggi, i suoi atti di amministrazione, le sue sentenze dichiarative, costitutive, di condanna. L’attività complessiva diretta alla produzione degli atti dell’autorità viene definita funzione. Funzione legislativa (art 70 Cost): Creazione di norme per regolare la vita della collettività. È una funzione del Parlamento. Funzione amministrativa o esecutiva : Attuazione concreta delle leggi per rispondere alle esigenze della collettività. Questa funzione è svolta dal Governo e dalla Pubblica Amministrazione e comprende gestione del territorio, amministrazione finanziaria, istruzione, tutela dei cittadini e altri servizi. Funzione giurisdizionale (art 102 Cost): Applicazione delle norme per risolvere le controversie, attraverso un sistema giudiziario che interpreta e applica le leggi a casi specifici. Lo Stato è un'entità astratta, una persona giuridica, ovvero un'entità astratta dotata di diritti e doveri. Agisce attraverso persone fisiche che compongono i suoi organi, come il Parlamento, il Governo e i tribunali. L’attività di indirizzo politico Accanto alle tre funzioni sopra menzionate si porrebbe, secondo alcuni autori, una quarta funzione, quella di indirizzo politico, la quale, risponderebbe all’esigenza che la distribuzione dei vari compiti statali fra molteplici organi forniti di autonomia ed il loro esercizio nella successione del tempo vengano preceduti da un momento di impulso unitario e di coordinazione, affinché essi si svolgano in modo armonico per tutto il periodo necessario ad assicurare il risultato che se ne attende. L’indirizzo politico è complesso da distinguere come funzione autonoma, per la ragione che l’attività di indirizzo non assume rilievo a sé stante. La direzione politica dello Stato implica, infatti, non soltanto la determinazione dei fini dell’azione statale ma anche la funzionalizzazione della volontà dei governanti e la predisposizione degli strumenti giuridici e dei mezzi materiali per il suo svolgimento ed infine, il conseguimento stesso dei fini. Più che di una funzione di indirizzo è preferibile parlare di attività di indirizzo, intesa l’attività come una sequela di atti incidenti sulla realtà giuridica, diretti e coordinati al conseguimento dei fini in funzione dei quali viene attribuita dal sistema normativo una determinata situazione oggettiva. Organi dello Stato Nel concetto di organo ci si imbatte tutte le volte in cui si esamini una persona giuridica. A differenza, infatti, della persona fisica, le persone giuridiche (private o pubbliche) sono una creazione dell’ordinamento giuridico che attribuisce la titolarità di situazioni giuridiche attive (potestà, diritti) o passive (doveri, obblighi) ad alcune entità collettive. Le persone giuridiche sono delle entità astratte, che non esistono nel mondo dei fenomeni naturali ma soltanto nel diritto. Ne consegue che esse, per volere e per agire, devono avvalersi di persone fisiche. Gli organi sono le persone fisiche che agiscono per conto dello Stato o di altri enti pubblici. In un accezione più ampia e più complessa, l’organo risulta costituito, oltre che dalla persona fisica, anche della sfera di competenza (determinata o per materia o per territorio o per grado), attribuita dall’ordinamento all’organo stesso e dai mezzi materiali e dalla struttura organizzativa di cui l’organo si avvale per esplicare le sue funzioni. L’organo non muta pur nel succedersi delle persone fisiche ad esso preposte. Dobbiamo aggiungere che l’organo non si differenzia dalla persona giuridica ma è in essa immedesimato e con essa forma un tutt’uno. Esso non ha infatti, di regola, una propria soggettività giuridica. Di conseguenza, l’attività 8  esplicata dalla persona fisica titolare dell’organo viene dal diritto imputata direttamente all’ente, anche se non sempre ogni agire dell’organo è agire dell’ente. Cosi quando il Parlamento approva una legge, tale atto non sarà imputato al Parlamento o alle singole persone fisiche che lo compongono, bensì allo Stato. L’atto compiuto dall’organo al di fuori della sua sfera di competenza sarà sempre un atto dell’ente, ancorché viziato, e quindi annullabile. Nella complessa organizzazione dello Stato-istituzione può accadere che lo Stato-soggetto affidi la cura di alcuni servizi suoi propri, o parti dei compiti cui dovrebbe adempiere direttamente, ad altri enti che devono anche sopportarne, in tutto o in parte, la spesa relativa. Qualora l’assunzione di tali servizi e compiti comporti un rapporto organico, la persona giuridica che diviene titolare dell’organo non agisce come distinto soggetto di diritto, per cui i suoi atti vengono giuridicamente imputati direttamente allo Stato. Il funzionario di fatto Il funzionario di fatto si ha quando il titolo di investitura della persona fisica all’organo sia irregolare, sia scaduto o venga a mancare. Valga l’esempio del parlamentare la cui elezione sia annullata dalla Camera di appartenenza. Di regola, gli atti posti in essere dal funzionario di fatto sono considerati validi e continuano ad esplicare la loro efficacia, sulla base della considerazione che il loro annullamento provocherebbe un grave turbamento dello stato di fatto o di diritto già consolidatosi od una ingiusta lesione di situazioni giuridiche soggettive di terzi sorte in seguito alla loro emanazione. Si pensi, ad esempio, alle conseguenze che potrebbero derivare qualora si annullassero tutti gli atti compiuti dai parlamentari dichiarati decaduti in sede di verifica delle elezioni. L’usurpatore di pubbliche funzioni Dal funzionario di fatto va distinto l’usurpatore di pubbliche funzioni, vale a dire chi svolga una pubblica funzione o le attribuzioni inerenti ad un pubblico impiego senza avere e senza mai avere avuto alcun titolo di investitura. Gli atti dell’usurpatore di pubbliche funzioni sono nulli. Funzionari e pubblici impiegati Le persone fisiche titolari di un organo di un ente pubblico assumono il nome di funzionari. Esse possono essere o meno collegate all’ente da un rapporto di impiego. In caso affermativo, oltre che funzionari saranno anche pubblici impiegati; qualora, invece, manchi il collegamento stabile con l’ente saranno funzionari onorari. Si hanno pubblici impiegati non titolari di organi, che, cioè, non manifestano la volontà dell’ente ma svolgono un’attività tecnica, come i docenti nell’esercizio dell’attività didattica. La distinzione è tenuta presente nell’art 28 Cost, a norma del quale i funzionari e i dipendenti dello Stato e degli altri enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione dei diritti. Gli organi possono essere classificati e distinti in base a vari criteri: Organi individuali: Composto da una sola persona fisica (es. il Presidente della Repubblica). Organi collegiali: Composto da una pluralità di persone fisiche che agiscono come una unità, nel senso che la volontà espressa dai loro componenti viene unitariamente imputata all’organo nel suo complesso (es. Parlamento, Governo). Esiste un ulteriore distinzione con riferimento alla loro struttura: Organi complessi: Composto da più organi (es. il Parlamento è composto da Camera e Senato). Organi semplici: Composto da una sola entità (es. il Presidente della Repubblica). 9  Classificazione degli organi in base alle loro attribuzioni Organi esterni: Hanno il compito di esprimere la volontà dell’ente e di metterlo in relazione con altri soggetti (es. il Parlamento). Fra gli organi esterni si distinguono organi primari che hanno per legge una propria competenza e gli organi secondari, destinati a sostituire altri organi in caso di assenza o di impedimento del titolare di questi; Organi interni: Svolgono la loro funzione all'interno della sfera giuridica dell’ente e non producono effetti all'esterno (es. organi amministrativi interni); Organi centrali e locali: Gli organi centrali hanno competenza su tutto il territorio dello Stato (es. il Ministero dell’Istruzione), mentre gli organi locali operano su una porzione specifica del territorio (es. un ufficio periferico del Ministero). Organi in base alle funzioni Organi attivi: Esprimono la volontà dell'ente e agiscono per esso (es. Parlamento, Governo, Presidente della Repubblica). Organi consultivi: Forniscono pareri agli organi attivi: - Parere facoltativo: L’organo attivo può scegliere se chiedere il parere. - Parere obbligatorio: Il parere deve essere richiesto, ma non è vincolante. - Parere vincolante: Il parere deve essere seguito obbligatoriamente. Organi di controllo: accertano la conformità degli atti degli organi attivi alle norme di legge (controllo di legittimità) e l'opportunità (controllo di merito) degli atti compiuti dagli organi attivi, oppure accertano successivamente il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla legge, valutando costi, modi e tempi dello svolgimento dell’azione amministrativa (controllo di gestione). Organi rappresentativi e non rappresentativi Organi rappresentativi: Sono formati tramite elezione popolare e hanno un collegamento diretto con la base elettorale (es. Parlamento). Organi non rappresentativi (burocratici): Sono composti da persone fisiche che entrano nell'organo tramite concorso pubblico, senza collegamento diretto con il popolo (es. funzionari pubblici). Organi direttivi e dipendenti Con riferimento alla loro posizione giuridica gli organi possono essere: Organi direttivi: esercitano funzioni di amministrazione attiva e non hanno, all’interno dell’ordinamento, superiori gerarchici Organi dipendenti: sono gerarchicamente subordinati ai primi. Funzionari dello Stato Funzionario pubblico: Persona fisica titolare di un organo di un ente pubblico. Può essere: Pubblico impiegato: Legato all'ente da un rapporto di pubblico impiego (rapporto professionale o contratto di lavoro). Funzionario onorario: Non ha un rapporto di impiego con l'ente ma svolge un servizio volontario per l'esercizio di una funzione pubblica. 10  Organi costituzionali: Gli organi costituzionali sono quegli organi dello Stato che, posti al vertice dell’organizzazione statale, si trovano in una posizione di indipendenza e di parità giuridica fra loro. Tale posizione di indipendenza e di parità giuridica non esclude che possano esservi dei controlli esercitati da un organo costituzionale nei confronti di un altro. Gli organi costituzionali sono indefettibili, nel senso che la loro presenza nell’ordinamento vale a caratterizzare la forma di Stato o la forma di governo, laddove il loro venir meno provocherebbe un mutamento dell’assetto costituzionale dei poteri e quindi sono caratteristiche essenziali in un determinato momento storico. Il carattere della indefettibilità differenzia tale tipo di organi da quelli a rilevanza costituzionale. L’Italia ad esempio è definita una Repubblica democratica ed uno Stato parlamentare perché il suo ordinamento prevede un Presidente della Repubblica elettivo, l’esistenza di due Camere elettive e di un Governo collegato al Parlamento dal rapporto fiduciario. Se tali organi venissero a mancare o fosse profondamente mutato il loro modo di formazione o il tipo di rapporti fra di loro intercorrenti, la forma di Stato o di Governo muterebbero anch’esse. Nel nostro ordinamento, sono organi costituzionali: Presidente della Repubblica; Camere; Governo; Corte costituzionale; Organi a rilevanza costituzionale Per le funzioni esercitate e la posizione di indipendenza dei loro componenti, altri organi, che non posso considerarsi costituzionali perché non sono indefettibili, ossia non valgono a caratterizzare la forma di Stato o di Governo, assumono rilevanza costituzionale. CNEL Consiglio di Stato Corte dei Conti Consiglio Superiore della Magistratura 11  La forme di Stato La forma di Stato indica il modo in cui viene gestito il rapporto tra le autorità dello Stato e la società civile. Si tratta, dunque, del rapporto tra autorità e libertà, come teorizzato da Costantino Mortati. Questa forma è determinata dall’insieme delle finalità, dei valori e dei principi ai quali lo Stato si ispira nella sua azione. Con il cambiamento delle finalità dello Stato, cambia anche il suo rapporto con la società civile e, di conseguenza, la sua forma. Lo Stato è un ente a fini generali: può perseguire tutte le finalità che, in un determinato momento storico, ritiene necessarie per tutelare la collettività. Il cambiamento delle finalità comporta una modifica della struttura stessa dello Stato. L’evoluzione delle finalità perseguite dallo Stato porta a un’evoluzione della forma di Stato. Le forme di Stato possono essere analizzate anche attraverso la distribuzione del potere sul territorio. Le principali tipologie sono: Stato federale: Caratterizzato dalla suddivisione del potere tra un governo centrale e diverse entità federate, ognuna con una certa autonomia. Stato unitario: In questo tipo di Stato, il potere è centralizzato e le decisioni sono prese a livello nazionale, senza suddivisioni significative di competenze. Stato regionale: Un sistema che combina elementi di federalismo e centralismo, in cui le regioni hanno una certa autonomia, ma restano subordinate al governo centrale. Le principali forme di Stato nella storia: Stato feudale (o Stato patrimoniale) La prima forma di Stato che emerge storicamente, si afferma con il disfacimento dell’Impero Romano e caratterizza tutto il periodo dell’alto Medioevo. Si tratta di un insieme di comunità politiche frammentate, sottoposte al potere di signori feudali legati da un patto di natura privatistica (foedus) con il feudatario maggiore o il re. Questo patto consentiva al feudatario di acquisire la sovranità su un territorio in cambio di assistenza finanziaria e militare da parte dei signori feudali. Il sovrano rappresentava l'unità dei vari rapporti di vassallaggio. Questa forma di Stato, tuttavia, non aveva un apparato statale per il perseguimento di finalità generali della collettività; l'unica finalità era la tutela della proprietà privata del feudo e la sua difesa da minacce interne ed esterne. Stato assoluto Lo Stato feudale si evolve nella forma dello Stato assoluto a partire dal XV secolo fino al XVII, a seguito delle trasformazioni sociali che evidenziarono l’inefficienza del sistema feudale. Le monarchie europee accentrano il potere nelle mani del sovrano, che detiene l'autorità legislativa, giudiziaria ed esecutiva. In questo contesto, il potere sovrano è di origine divina, rendendo il re legibus solutus (svincolato da qualsiasi regola o controllo) e la sua volontà diventa la fonte primaria del diritto. Durante questa fase si sviluppano elementi essenziali come il fisco (sistema di tassazione uniforme), la burocrazia statale e l'esercito permanente. In alcune esperienze europee, lo Stato assoluto acquisisce una particolare configurazione detta Stato di polizia, dove il sovrano interviene per accrescere il benessere della popolazione, influenzato dall'ideale illuminista che afferma che il potere deve essere esercitato con razionalità e a favore della comunità cittadina. Stato liberale (o Stato di diritto): Lo Stato assoluto va in crisi alla fine del XVII e XVIII secolo a causa di vari fattori, come le difficoltà finanziarie delle monarchie assolute e le rivendicazioni della classe borghese emergente, supportata dal pensiero liberale. Lo Stato 12  liberale nasce come reazione a questa crisi e pone l'accento su principi come la separazione dei poteri, la rappresentatività, il riconoscimento dei diritti dei cittadini e la subordinazione dello Stato al diritto. In Inghilterra, il Parlamento inizia a rivendicare diritti nei confronti del sovrano, ponendo limiti al suo potere e introducendo meccanismi di controllo come l’immunità parlamentare e la necessità di approvazione parlamentare per l’imposizione di nuove tasse. In questo contesto, il pensiero di Montesquieu introduce la separazione dei poteri, per evitare la concentrazione di tutto il potere nelle mani di un unico soggetto. La separazione dei poteri permette di distribuire le funzioni statali tra diversi organi: il potere legislativo, il potere esecutivo e il potere giudiziario, ciascuno con un compito specifico e dei limiti definiti. Inoltre, lo Stato liberale si basa sulla rappresentatività, ossia almeno un organo dello Stato deve essere collegato al popolo attraverso l'elezione. La legge, emanata dall'assemblea rappresentativa del popolo, esprime la volontà generale della nazione. La democrazia all'interno dello Stato liberale si realizza attraverso il principio di maggioranza, che garantisce la regola dell'alternanza: il gruppo politico che ottiene la maggioranza ha il diritto di governare, mentre le minoranze possono controllare e criticare il governo in carica, aspirando a diventare maggioranza nelle elezioni successive. La legge diventa la fonte primaria del diritto e il principio di riserva di legge impone che determinati temi fondamentali per la vita dello Stato vengano disciplinati solo tramite legge. Le costituzioni degli Stati liberali erano spesso flessibili, ossia potevano essere modificate attraverso il normale procedimento legislativo. Tuttavia, questo portava a una certa onnipotenza del legislatore, dato che non esistevano difese costituzionali rigide. Dopo l’esperienza dei regimi autoritari, si affermerà l’esigenza di costituzioni rigide per evitare abusi. La tutela della persona all’interno dello Stato liberale è un aspetto fondamentale, poiché questo cambiamento è possibile grazie all'esistenza di una Costituzione, intesa come un insieme di regole volte a limitare il potere degli organi statali. In questo contesto, la persona è considerata dallo Stato esclusivamente nella sua individualità e non nella sua proiezione sociale; ciò significa che è tutelata esclusivamente nella sua sfera individuale, piuttosto che come soggetto attivo nella vita sociale. Lo Stato liberale nasce come reazione allo Stato assoluto, nel quale la partecipazione a una determinata classe sociale comportava una tutela differente. Escludendo qualsiasi diaframma tra sé e i singoli cittadini, lo Stato liberale definisce un sistema giuridico che presuppone una società composta da individui uguali di fronte alla legge. Questa concezione della persona influisce sia sul modo di operare dello Stato sia sull'affermazione delle libertà individuali, come la libertà personale, la proprietà, l’iniziativa economica e l’uguaglianza. In questo sistema, lo Stato è considerato un potere esterno, e l'individuo deve essere tutelato da eventuali interferenze dei pubblici poteri. Si parla di "Stato minimo", poiché l'intervento statale nella sfera individuale deve essere ridotto al minimo per garantire la piena autonomia e libertà, sia a livello individuale che economico. In questo contesto, si fa riferimento a libertà negative e libertà "dallo Stato", dato che il cittadino deve essere protetto da possibili ingerenze nella sua sfera di libertà e autonomia. Non vengono riconosciute le libertà di partecipazione, come quelle di riunione, associazione e culto. Tuttavia, in questa forma di Stato iniziano ad affermarsi alcune garanzie e diritti, come la riserva di legge e la riserva di giurisdizione. La riserva di legge implica che la legge sia l’unico strumento per disciplinare determinate materie. Le Costituzioni liberali prevedevano diritti riconosciuti al popolo, ma era il legislatore a gestire questi diritti e le eventuali limitazioni, come indicato nell’art. 13 della nostra Costituzione. La riserva di giurisdizione stabilisce che deve essere necessariamente l’autorità giudiziaria a determinare se nel caso concreto esistano le condizioni per limitare un determinato diritto, come stabilito anch'esso nell’art. 13 della nostra Costituzione. Ciò implica che una persona può essere privata della libertà personale solo tramite l’atto di un giudice. Stato di democrazia pluralista La democrazia pluralista si afferma dopo la Seconda guerra mondiale e rappresenta un cambiamento significativo rispetto allo Stato liberale. Questo processo di trasformazione ha portato all’allargamento della base sociale dello 13  Stato, che prima era caratterizzato dalla partecipazione esclusiva della classe borghese. Con la transizione verso uno Stato pluriclasse, si riconoscono e rappresentano esigenze e valori più ampi, capaci di includere tutte le classi sociali. In particolare tre sono le cose che hanno determinato il modo di essere dello Stato di democrazia pluralista: 1. L’affermazione dei partiti di massa, che organizzano la partecipazione politica degli elettori; 2. la con gurazione degli organi elettivi come luogo di confronto e di scontro di interessi eterogenei; 3. il riconoscimento di diritti sociali come strumenti di integrazione nello Stato dei gruppi sociali più svantaggiati. I partiti politici di massa I partiti politici erano presenti anche nello Stato liberale, ma erano ristretti gruppi di persone, legati da grande omogeneità economica e culturale. In regime di suffragio limitato, tipico dell’età liberale, per essere eletti erano suf cienti i voti di poche centinaia di elettori, che spesso conoscevano personalmente il candidato. Con l’introduzione del suffragio universale sono nati e si sono affermati i moderni partiti di massa, caratterizzati da una solida struttura organizzativa che ha consentito loro di essere radicati nella società e di diventare strumenti di mobilitazione popolare. Un altro fenomeno che ha contribuito all’affermazione dei partiti di massa è costituito dalle caratteristiche del con itto sociale nel 900. Infatti i gruppi sociali più deboli hanno trovato, nell’aggregazione in strutture collettive (partiti e sindacati), il modo per migliorare le condizioni di vita delle classi economicamente più deboli o addirittura per preparare l’avvento di una società nuova basata sull’uguaglianza sostanziale tra tutti gli uomini e tutte le donne. Grazie a queste trasformazioni i Parlamenti sono diventati luogo in cui si realizza il confronto tra partiti con identità e programmi contrapposti intrisi dell’ideologia politica del partito. Tali trasformazioni sono divenute più evidenti dopo la prima guerra mondiale e si sono esplicate nel sistema politico bipartitico ed in quello pluripartitico. Strumenti di transizione Uno strumento chiave per questo passaggio è il diritto di voto, la cui estensione culmina nel suffragio universale. Questo è il risultato di un lungo processo, che inizia con: La riforma Depretis La riforma di Giolitti per le votazioni del 1913, che segue l'apertura del diritto di voto ai cittadini maschi stabilita nel 1912. Solo nel 1946 si ottiene il suffragio universale, e nel 1970 viene abbassata l’età per l’esercizio del diritto di voto da 21 a 18 anni. Riflessi dell'estensione del voto sulla struttura e le caratteristiche dello Stato Nascita dei partiti politici: Il suffragio universale porta alla formazione di partiti politici, nati come associazioni rappresentative del popolo. Emergono partiti di massa che organizzano la partecipazione politica di milioni di elettori. Le assemblee diventano luoghi di confronto e scontro tra interessi contrapposti. Ampiezza dei diritti: La società alla base della democrazia pluralista esprime un range di diritti molto più ampio rispetto al passato, inclusi giustizia sociale, uguaglianza sostanziale e solidarietà. Questo pluralismo di valori promuove una maggiore tolleranza sociale. Libertà nel partecipare alla vita dello Stato: Nascono nuove libertà, tra cui la libertà di riunione e libertà di associazione. Riconoscimento dei diritti sociali: Lo Stato democratico è anche definito Stato sociale, poiché riconosce i diritti sociali come strumenti di integrazione per i gruppi sociali più svantaggiati. 14  fi fi fl Consolidamento della democrazia pluralista e affermazione dello Stato sociale I princìpi dello Stato pluralista hanno trovato conferma al termine del secondo con itto mondiale in tutte le aree di in uenza politica e culturale delle potenze alleate diverse dall’URSS (in particolare USA e UK). In alcuni casi, è stato ripreso un processo di sviluppo costituzionale interrotto dalla parentesi dello Stato autoritario (Italia, con la Cost. del 1948), in altri sono stati rivitalizzanti i principi liberali e democratici sacri cati dalla guerra e dall’occupazione straniera (Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Austria, Grecia). In altri casi ancora c’è stata l’imposizione di un modello politico costituzionale da parte delle potenze vincitrici ai Paesi vinti (Germania, Giappone). Solo Spagna e Portogallo sono rimasti nell’area dello Stato autoritario no agli anni 70, quando si sono dati agli ordinamenti democratici. La fase costituzionale vede garantite dal diritto, insieme alle tradizionali libertà (personale, religiosa, di pensiero, di circolazione, ecc.), anche le diverse manifestazioni del pluralismo politico, sociale, religioso(art.8), culturale(art.33), ed in particolare riconosce il ruolo costituzionale dei partiti politici. Inoltre si assiste al riconoscimento costituzionale dei diritti sociali , volti alla tutela della salute, all’istruzione, al lavoro, alla previdenza ed all’assistenza in caso di bisogno, che comportano la pretesa a prestazioni positive dei poteri pubblici da parte dei cittadini più svantaggiati. Af nché questi diritti vengano tutelati, gli Stati devono intervenire nella società e nell’economia con il ne di ridurre le disuguaglianze materiali tra i cittadini derivanti dall’ineguale distribuzione del reddito e delle opportunità di vita. Tutto ciò per evitare le lotte di classe, tramite cui in passato si era cercato di perseguire tali nalità. Per questo si cominciò a parlare di Stato sociale o di Stato di benessere o di Welfare State diverso dallo Stato liberale. Quest’ultimo era basato sul principio secondo cui allo Stato era af dato il compito di garantire la libertà dei soggetti privati su cui si fondavano i meccanismi di mercato (in primo luogo la proprietà e l’iniziativa economica privata). Viceversa lo Stato sociale ricomprende tra i compiti del potere politico quello di intervenire nella distribuzione dei bene ci. In questo modo lo Stato supera l’individualismo liberale e sviluppa forme di solidarietà tra individui e tra diversi gruppi sociali, per mezzo soprattutto dell’intervento pubblico nell’economia e nella società, dando luogo ad un sistema ad economia mista. Proprio la Costituzione italiana è un chiaro esempio di Stato sociale. Infatti essa riconosce, da una parte, e garantisce la proprietà privata e la successione legittima e testamentaria (art.42), insieme all’eguaglianza formale di tutti i cittadini di fronte alla legge (art.3.1);dall’altro lato, prevede doveri di solidarietà politica, economica e sociale (art.2) ed è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini ,impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese (art.3.2). La Costituzione inoltre riconosce a tutti il diritto al lavoro e af da alla Repubblica il compito di promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto (art.4). Stato sociale Lo Stato sociale ha come obiettivo primario l'intervento nei rapporti sociali ed economici a favore delle categorie di soggetti più svantaggiati. È evidente che non basta affermare in Costituzione che tutti sono uguali di fronte alla legge; l'uguaglianza formale non garantisce di per sé un'uguaglianza effettiva nella società. Garanzia di uguaglianza sostanziale: È fondamentale garantire non solo l’uguaglianza formale, ma anche l’uguaglianza sostanziale, riconoscendo che nella realtà esistono profonde disuguaglianze di fatto che devono essere rimosse affinché tutti possano godere effettivamente dei diritti riconosciuti. L'**Articolo 2** della Costituzione italiana è una garanzia dell'effettività dei principi di uguaglianza. Bilanciamento dei valori: I valori dello Stato liberale sono in continuo bilanciamento con le istanze di coesione, uguaglianza sostanziale e giustizia sociale che caratterizzano lo Stato sociale. Quest'ultimo si propone di garantire servizi e diritti necessari per rendere effettivo il pieno sviluppo della persona, cercando di mettere tutti nello stesso punto di partenza e offrendo a tutti gli stessi strumenti e opportunità di promozione. 15  fl fi fi fi fi fi fi fi fl fi Riequilibrio delle situazioni di partenza: Non è possibile attribuire a tutti gli stessi risultati, poiché tali esiti dipendono dal livello di impegno, capacità e responsabilità degli individui. Tuttavia, si può operare per riequilibrare le situazioni di partenza. Diritti sociali come strumento di integrazione: I diritti sociali rappresentano uno strumento di integrazione, includendo il concetto di posizioni di favore per i soggetti considerati in condizione di svantaggio. È essenziale rimuovere gli ostacoli affinché tutti possano trovarsi negli stessi punti di partenza e avere l'opportunità di sviluppare la propria personalità. Un esempio di questo principio è l'Articolo 32, che garantisce il diritto alla salute: le persone in situazioni di indigenza hanno diritto a cure gratuite. Ciò è possibile grazie al contributo di tutti i cittadini attraverso il sistema tributario. In sintesi, lo Stato sociale si pone come obiettivo non solo quello di affermare diritti formali, ma di garantire un'uguaglianza sostanziale che consenta a tutti di accedere a opportunità reali di sviluppo e benessere. Il ruolo dello Stato sociale nell’economia Il ruolo dello Stato è profondamente diverso da quello tipico dello Stato liberale. Lo stato sociale o Welfare state opera all’intento del tessuto economico e sociale al fine di ridurre le disuguaglianze di reddito e di opportunità tra gli individui e tra i gruppi, attraverso politiche di tipo redistribuivo tramite valori di solidarietà e giustizia sociale. Si tratta infatti generalmente di un’economia mista. I diritti nello Stato sociale: si arricchisce il catalogo dei diritti Nuova visione della persona nello Stato sociale: nello Stato sociale, la persona viene considerata non solo come un individuo isolato, ma anche nella sua dimensione sociale e nelle interazioni con gli altri. Questo approccio riconosce che la realizzazione dell'individuo è intrinsecamente legata al contesto sociale in cui vive. Garanzia del pluralismo: In questa forma di Stato, sono garantite, accanto alle libertà negative proprie dello Stato liberale, anche le diverse manifestazioni del pluralismo politico, sociale e religioso. Ciò implica una valorizzazione della diversità e la protezione dei diritti sociali, che si affermano come fondamentali per il benessere della collettività. Rigidità della Costituzione e tutela dei diritti: la rigidità della Costituzione rappresenta uno strumento cruciale di tutela e controllo da parte della Corte costituzionale sulle leggi. In un regime di Costituzione flessibile, la riserva di legge non garantisce la piena protezione della persona, poiché potrebbero emergere forze politiche che, una volta al potere, potrebbero utilizzare la legge come strumento per limitare i diritti individuali e le libertà. Il principio della rigidità della Costituzione stabilisce limiti al legislatore, evitando che possa operare modifiche arbitrarie o ingiuste ai diritti fondamentali. In questo contesto, la Corte costituzionale assume il ruolo di organo di garanzia, vigilando sulla conformità delle leggi ai principi costituzionali e proteggendo così le libertà e i diritti dei cittadini. In sintesi, la nuova visione della persona nello Stato sociale è caratterizzata dalla considerazione della dimensione sociale dell'individuo, dalla promozione del pluralismo e dalla necessità di una Costituzione rigida che tuteli i diritti e le libertà fondamentali da potenziali abusi. I diritti sociali come diritti “finanziariamente condizionati” e la crisi dello Stato sociale Lo Stato sociale comporta un crescente bisogno di fondi per sostenere i suoi cittadini. In passato, questo è stato finanziato attraverso l’indebitamento pubblico e una pressione fiscale elevata. I diritti sociali sono considerati "finanziariamente condizionati", il che significa che lo Stato può garantirli tramite la spesa sociale. 16  Origini del fisco e dinamiche economiche Il sistema fiscale ha le sue radici nell'epoca dello Stato assoluto, quando lo Stato iniziò a imporre interventi nella società. Questa dinamica ha funzionato fino a quando il sistema economico ha vissuto una crescita tale da permettere un innalzamento del PIL. Tuttavia, a partire dagli anni '70, il sistema ha cominciato a vacillare a causa di un rallentamento della produttività, riducendo la ricchezza disponibile e, di conseguenza, la ricchezza tassata. Le conseguenze sono state significative: si è fatto ricorso ulteriore al debito pubblico, il quale è diventato sproporzionato rispetto al PIL, e la pressione fiscale è aumentata, costringendo la società a cercare risorse maggiori per sostenere la spesa pubblica. Questo ha portato alla delocalizzazione di capitali e sistemi produttivi verso paesi con tassazione più favorevole, riducendo la competitività dello Stato e rendendolo meno attraente per gli investitori stranieri. Questi fattori hanno contribuito a una crisi dello Stato sociale, culminata nel 2011 con una crisi finanziaria che ha messo a rischio la stabilità dello Stato. Fattori demografici e spesa sociale A complicare ulteriormente la situazione vi sono fattori demografici. L'Italia presenta tassi di natalità molto bassi e una popolazione sempre più anziana. Con l’aumento dell’aspettativa di vita, cresce la spesa necessaria per le prestazioni sanitarie e sociali, aumentando anche le patologie croniche che richiedono interventi continuativi. Questa situazione comporta un incremento della spesa sociale, comprendente assistenza sanitaria, previdenza e servizi sociali. Il sistema pensionistico, concepito negli anni '50, non era preparato a gestire una durata di vita media così lunga. Si è quindi passati da un sistema retributivo, che garantiva pensioni pari al reddito percepito al momento del pensionamento, a un sistema contributivo basato sui contributi versati durante la vita lavorativa. L’Unione monetaria e i vincoli economici Con l'avvio dell'Unione monetaria tra i paesi dell'UE, a partire dagli anni '90, gli Stati hanno accettato vincoli alla loro politica economica e all'indebitamento pubblico, imponendo una significativa riduzione della spesa pubblica. Il Patto di stabilità del 2012 ha reso obbligatorio il pareggio di bilancio, affinché non fosse compromessa la stabilità finanziaria dell'Unione. Di fatto, gli Stati non dovrebbero ricorrere all'indebitamento pubblico se non in situazioni eccezionali e sotto precise condizioni. Questo ha portato i paesi membri a modificare le loro Costituzioni per introdurre il principio di bilancio in pareggio, come avvenuto in Italia con la Legge costituzionale n. 1 del 2012. La necessità di razionalizzare l'organizzazione dello Stato sociale ha iniziato a emergere alla fine degli anni '90, quando si è cominciato a pensare a come rendere sostenibile il sistema dal punto di vista finanziario. È stato introdotto il principio di sussidiarietà, che riguarda la distribuzione delle funzioni amministrative dallo Stato agli enti territoriali (Regioni, Province, Comuni). Questo principio mira a ridistribuire le funzioni amministrative tramite un ampio decentramento verso enti più vicini ai cittadini. Decentramento verticale e orizzontale Il principio di sussidiarietà può manifestarsi in due modalità: Decentramento verticale: Le funzioni amministrative devono essere attribuite prioritariamente all’ente più vicino al cittadino, ovvero il Comune. Se quest’ultimo non è in grado di esercitare queste funzioni, allora esse possono essere trasferite a un ente superiore. Questo approccio mira ad avvicinare l'esercizio delle funzioni amministrative alla comunità, riducendo i costi, migliorando l'efficacia del servizio e semplificando il controllo della comunità sull'ente. 17  Decentramento orizzontale: Questo approccio favorisce la partecipazione dei soggetti privati, sia singoli che associati, nell'esercizio di funzioni pubbliche per tutelare gli interessi della collettività. La responsabilità del benessere della persona e della collettività non è solo degli enti istituzionali, ma coinvolge anche il settore sociale. Il terzo settore, comprese le associazioni senza scopo di lucro, collabora con le istituzioni pubbliche per garantire prestazioni e servizi necessari. Norme incentivanti e responsabilità collettiva Le norme incentivanti sono progettate per incoraggiare comportamenti individuali che non solo giovano al singolo, ma hanno anche effetti positivi sulla società. Queste norme non obbligano, ma incentivano gli individui a comportarsi in modo responsabile sia per il proprio benessere che per quello della collettività. Attraverso agevolazioni fiscali, ad esempio, si promuove l'organizzazione di forme di protezione per affrontare rischi legati alla malattia e alla vecchiaia, come assicurazioni, fondi pensione e previdenza complementare. Forme di Stato alternative allo Stato di democrazia pluralista: lo Stato totalitario Lo Stato totalitario emerge in risposta alla crisi delle istituzioni dello Stato liberale, un fenomeno accentuato dalla Prima Guerra Mondiale e dalla successiva crisi economica. Durante questo periodo, lo Stato liberale, inizialmente aperto a idee di pluralismo politico, si trova in difficoltà a gestire le tensioni generate da un contesto sociale complesso. Il forte malcontento delle classi sociali meno agiate diventa difficile da controllare, creando un terreno fertile per l'ascesa di forze autoritarie. Queste forze autoritarie sostengono che l'apertura dello Stato liberale verso un pluralismo politico sia causa di crisi e tensioni sociali. Pertanto, conquistano le istituzioni e impongono un'ideologia totalitaria, la quale mira a integrare la società nello Stato. Questo approccio consente allo Stato di decidere su qualsiasi aspetto della vita sociale e individuale. Esempi significativi di Stati totalitari possono essere trovati in Italia e in Germania, con l'adozione del nazionalsocialismo. Negazione del pluralismo: Lo Stato totalitario rifiuta qualsiasi forma di pluralismo, sostenendo un’ideologia fondata su un partito unico, il quale detiene la legittimazione nell'ordinamento giuridico. Questo partito è integrato nell'organizzazione statale e funge da primo strumento di indottrinamento della società. Assenza di opposizione: In uno Stato totalitario, non è ammessa alcuna forma di espressione o opposizione. Ogni dissenso viene represso, limitando drasticamente la libertà di espressione. Integrazione totale della società nello Stato: La società viene disciplinata in base alle esigenze dello Stato. I diritti sono concessi dal regime non come garanzie per il cittadino, ma come strumenti per la promozione e la perpetuazione del regime stesso. Limitazioni ai diritti dei cittadini: Lo Stato può stabilire pesanti limitazioni ai diritti dei cittadini, considerandoli subordinati agli interessi del regime. Questi sviluppi avvengono anche in presenza delle Costituzioni dello Stato liberale, come lo Statuto Albertino, che formalmente rimane intatto. Tuttavia, in realtà, viene completamente svuotato delle sue sostanziali garanzie di diritti e libertà attraverso leggi promulgate durante il regime. I cittadini sono puniti fino a perdere ogni libertà, e le Costituzioni, essendo flessibili e modificabili tramite leggi ordinarie, non offrono una reale protezione contro possibili maggioranze politiche autoritarie. Le maggioranze, quindi, possono violare principi fondamentali senza alcuna remora, evidenziando la vulnerabilità del sistema liberale in contesti di crisi e instabilità. In sintesi, lo Stato totalitario si configura come una risposta autoritaria a una crisi di legittimità e di consenso del sistema liberale, caratterizzandosi per la negazione del pluralismo, la repressione della dissidenza e un'integrazione totale tra Stato e società, in un contesto giuridico che non riesce a garantire la protezione dei diritti fondamentali. 18  Stato socialista Lo Stato socialista si afferma inizialmente in Russia, dopo la rivoluzione d'ottobre del 1917, e successivamente si espande in alcuni paesi dell'Asia, dell'Africa e in alcune nazioni dell'America centrale. Sebbene presenti caratteristiche distintive, lo Stato socialista condivide numerosi elementi con lo Stato totalitario. Gli Stati socialisti, vale a dire quegli Stati che si ispirano alla ideologia marxista-leninista, hanno invece originariamente adottato forme di governo parzialmente differenziate, a seconda che si trovassero in una fase di transizione verso l'integrale realizzazione del comunismo e dell'autogoverno sociale comunista, che avrebbe dovuto portare alla scomparsa dello Stato, ovvero mantenessero ancora, accanto alle nuove nuove strutture socialiste, alcuni elementi delle forme di governo occidentali. Tali Stati sono però in via progressiva di trasformazione e i paesi prima retti da questi regimi hanno già adottato forme di governo democratiche di tipo occidentale. Caratteristiche principali dello Stato socialista Concentrazione dei poteri: In un regime socialista, i poteri sono concentrati nelle mani di un capo politico che governa non solo la politica, ma anche la magistratura. Questa centralizzazione del potere è tipica dei regimi autoritari. Avversione alla proprietà privata: L'istituto della proprietà privata viene abolito o fortemente limitato, poiché considerato una causa di disuguaglianza sociale. La proprietà privata è vista come un fattore di scontro sociale e, pertanto, avversata. In assenza di proprietà privata, i mezzi di produzione sono di proprietà dello Stato. Economia collettivista: L'ideologia marxista sottostante allo Stato socialista mira a eliminare le differenziazioni sociali. Questa visione si riflette in un sistema economico collettivista che non prevede interventi da parte dei privati. Tutti i beni e le risorse sono concentrati nelle mani dello Stato, senza possibilità di intervento da parte della società civile. Partito unico: Nel sistema socialista è presente un partito unico che detiene il controllo totale della vita politica e sociale. Questo partito rappresenta l'ideologia ufficiale e non consente alternative politiche. Diritti funzionali allo Stato: I diritti riconosciuti ai cittadini sono tali solo nella misura in cui servono al perseguimento degli obiettivi dello Stato. Non esiste libertà di opinione, associazione o manifestazione del pensiero, poiché ogni forma di dissenso viene repressa. In sintesi, lo Stato socialista si distingue per la sua avversione alla proprietà privata, la centralizzazione del potere, l'assenza di pluralismo politico e un'economia collettivista. Questa forma di Stato rappresenta una risposta autoritaria alle disuguaglianze sociali, perseguendo obiettivi di uniformità e controllo attraverso la negazione delle libertà individuali. 19  Forme di governo La forma di governo indica il modo in cui viene gestito il potere all’interno dello Stato, definendo come questo viene distribuito tra i vari organi costituzionali e quali sono i rapporti tra di essi. Mentre la forma di Stato si concentra sulle finalità primarie dello Stato, la forma di governo chiarisce come queste finalità vengono perseguite. Esiste un rapporto strumentale tra forma di Stato e forma di governo: al cambiare della forma di Stato corrisponde un cambiamento della forma di governo. È impossibile stabilire in assoluto quale sia la migliore forma di Governo che si convenga ad uno Stato. Non vi sono forme di Governo buone o cattive in assoluto, almeno fra quelle qui prese in esame; ma il popolo di ciascuno Stato si dà la forma di governo che, in un determinato periodo storico, meglio ritiene adattarsi alle sue peculiarità, alle sue tradizioni, al suo modo di intendere i rapporti sociali e quelli dei cittadini con lo Stato. Consegue che le forme di governo non sono distinguibili tra di loro con nettezza assoluta, sia sotto l’aspetto formale che sotto quello sostanziale. Caratteristiche della Forma di Governo La forma di governo si basa sulla ripartizione dei poteri dello Stato tra i vari organi e presuppone una chiara divisione del potere, che si può iniziare a definire solo a partire dallo Stato liberale. Pertanto, la forma di governo è una caratteristica relativamente moderna. È importante notare che la forma di Stato assorbe la forma di governo, influenzando profondamente il modo in cui il potere è esercitato. Il governo dello Stato ed il connesso potere politico possono essere infatti distribuiti fra gli organi di vertice secondo criteri diversi che rispecchiano il modo di intendere i rapporti fra governanti e governati. S’intenderà quindi quale rilievo assumano il modo di formazione di tali organi e la disciplina dei loro rapporti, oltre che i poteri di indirizzo che, in relazione a ciascuno di questi due elementi, sono loro attributi. Il primo criterio di distinzione nella forma di governo è la separazione dei poteri. Da questa separazione derivano diversi modelli di forma di governo, che possono essere classificati in base alla rigidità o flessibilità della separazione: Forme di governo con rigida separazione dei poteri: - Monarchia costituzionale - Repubblica presidenziale Forme di governo con separazione flessibile: - Forma di governo parlamentare(Monarchia o Repubblica) Forme di governo con caratteri misti: - Monarchia costituzionale - Governo parlamentare - Governo presidenziale - Governo semipresidenziale - Governo neoparlamentare - Governo direttoriale La separazione dei poteri non esaurisce tutta la dinamica di funzionamento della forma di governo; è essenziale considerare anche le caratteristiche del sistema dei partiti. Alcune norme che disciplinano il funzionamento della forma di governo non sono esplicitamente scritte nella Costituzione. Ad esempio, è consuetudine che sia il presidente della Repubblica a nominare il presidente del Consiglio tramite consultazioni. Questa procedura, pur 20  non menzionata nella Costituzione, rappresenta una convenzione costituzionale sviluppata per adattare la forma di governo al sistema politico vigente. Monarchia costituzionale Nella forma di governo caratterizzata dalla separazione dei poteri, il sovrano rappresenta il potere esecutivo, mentre il parlamento svolge la funzione legislativa. Sebbene questi due poteri siano distinti e godano di parità giuridica, esiste un rapporto di controllo e perfezionamento reciproco che ne condiziona l'operato. Il sovrano e il parlamento hanno diverse fonti di legittimazione: Sovrano: la legittimazione deriva dalla successione ereditaria. Parlamento: la legittimazione si basa sul voto popolare, aderendo al principio elettivo. Distinzione dei Poteri e Funzioni I poteri di sovrano e parlamento sono distinti, e ciascuno è titolare di funzioni specifiche: Potere Esecutivo: Il re detiene il potere esecutivo e ha la facoltà di nominare o revocare i propri ministri. Tuttavia, i ministri non formano un governo autonomo; piuttosto, fungono da consiglio privato del sovrano, senza rilevanza esterna. Secondo la tradizione, il sovrano, visto come una figura divina, non può assumersi la responsabilità dei suoi atti. La responsabilità giuridica degli atti del sovrano ricade sui ministri, che sono responsabili grazie alla controfirma degli atti. Funzione Legislativa: Il parlamento ha il compito di elaborare le leggi e può far valere la responsabilità giuridica dei ministri attraverso la procedura dell'impeachment. In questo modo, i ministri possono essere messi in stato di accusa dalla camera bassa e giudicati dalla camera alta. Condizionamenti Reciproci Il rapporto tra sovrano e parlamento è caratterizzato da reciproci condizionamenti: Sanzione delle Leggi: Il re ha il potere di porre la sanzione alle leggi approvate dal parlamento. Questo conferisce al sovrano un ruolo attivo nel processo legislativo. Partecipazione alla Funzione Giurisdizionale: Il sovrano partecipa anche alla funzione giurisdizionale, avendo il potere di nominare giudici, concedere la grazia e commutare le pene. In questo contesto, la legge non è solo frutto dell'operato del parlamento, ma implica anche l'approvazione regia, il che condiziona l'attività legislativa. Funzione di Bilancio Infine, il parlamento è l'organo responsabile dell'approvazione del bilancio dello Stato. Questa funzione implica la determinazione delle entrate e delle uscite, nonché il modo in cui le risorse devono essere utilizzate. Questa responsabilità sottolinea ulteriormente l'importanza del parlamento nel bilanciare e controllare le azioni del sovrano e dell'esecutivo. Governo Parlamentare Il governo parlamentare segna uno spostamento dell’equilibrio di potere tra il sovrano e il parlamento. In Inghilterra, questo cambiamento è avvenuto a seguito del rafforzamento della borghesia nel XVIII, che ha assunto una posizione significativa nel contesto politico. Questo ha portato a un progressivo indebolimento del potere del re e a una trasformazione istituzionale che ha fatto evolvere il sistema verso una forma di governo parlamentare. 21  La Controfirma L’istituto della controfirma è fondamentale nel passaggio dalla monarchia al governo parlamentare. Il parlamento utilizza questo strumento per far valere la responsabilità politica del governo. Questo meccanismo crea un rapporto di fiducia tra governo e parlamento: ogni volta che il sovrano nomina un governo, quest'ultimo deve presentarsi al parlamento per ottenere la fiducia. Allo stesso modo, il parlamento ha la facoltà di ritirare la fiducia, costringendo il governo a dimettersi. Evoluzione del Sistema Inizialmente, il sistema opera secondo un’impostazione dualistica, che coinvolge sia il sovrano che il parlamento. Tuttavia, con il tempo, il governo inizia a confrontarsi esclusivamente con il parlamento, segnando una fase monistica. In questo scenario, il sovrano perde il potere di indirizzo politico, regnando ma non governando. Questo passaggio avviene senza modifiche delle regole costituzionali, seguendo una via consuetudinaria. Sistema Bipartitico e Multipartitico Il governo parlamentare può manifestarsi in diverse forme a seconda della struttura dei partiti politici: Sistema Bipartitico: Due partiti si confrontano nella competizione elettorale per formare il parlamento. Gli elettori determinano i membri del parlamento, che svolgono il loro ruolo di rappresentanza e di maggioranza. Sistema Multipartitico: In questo caso, vi sono numerosi partiti. Ciò può portare a due situazioni: Sistema Bipolare: I partiti hanno posizioni politiche simili e possono aggregarsi. Partiti Distanti: Se i partiti sono molto distanti nelle loro posizioni, si applica la regola della maggioranza per formare un governo stabile. Il sistema elettorale Il sistema elettorale è il meccanismo attraverso cui i voti espressi dagli elettori si trasformano in seggi. Il sistema elettorale si compone di tre parti: 1. Il tipo di scelta che spetta all’elettore, che può essere categorica (l’elettore opera una scelta secca) o ordinale (può esprimere un ordine di preferenze come nel c.d. voto trasferibile, dove l’elettore esprime un voto “principale” ed uno o più voti “ausiliari”, destinati al secondo candidato della scheda, nel caso in cui il primo candidato abbia già raggiunto in numero di voti necessario per essere eletto). 2. Il collegio, che è una circoscrizione territoriale chiamata ad eleggere uno o più candidati. I collegi si dicono uninominali quando il loro numero è pari a quello dei seggi da assegnare o, in altri termini, quando ogni collegio è chiamato ad eleggere un solo candidato. I collegi si dicono plurinominali quando il loro numero è inferiore al numero dei seggi, per cui avremo che ad ogni collegio vengono assegnati più seggi (e, di conseguenza, ogni collegio procederà all’elezione di più candidati). Di regola, il collegio uninominale si accoppia con il sistema maggioritario ed il collegio plurinominale con il sistema proporzionale. 3. La formula elettorale, che è il meccanismo attraverso cui si procede, sulla base dei voti espressi, alla ripartizione dei seggi tra i soggetti che hanno partecipato alla competizione elettorale. Tenendo conto della formula elettorale i sistemi elettorali si distinguono in maggioritari e proporzionali. Tipologie di Parlamentarismo Parlamentarismo Maggioritario: Caratterizzato da un sistema politico bipolare, con due partiti o coalizioni. Le elezioni consentono di formare una maggioranza politica, e il leader della maggioranza diventa Primo Ministro, godendo di legittimazione popolare. Parlamentarismo Compromissorio: In questo sistema è necessario ricercare accordi tra i partiti per formare un governo. Dopo le elezioni, i partiti concludono intese per costituire la maggioranza politica. Questa coalizione, 22  essendo eterogenea, può essere più vulnerabile alla perdita di stabilità, poiché basta un solo partito che ritiri il proprio sostegno per far cadere il governo. Influenza del Sistema Elettorale Il funzionamento del governo parlamentare è influenzato dal sistema elettorale, che può essere di due tipi: Sistemi Elettorali Maggioritari: Tutti i seggi del parlamento vengono attribuiti al partito o coalizione che riceve la maggioranza dei voti. Questo sistema mira a garantire stabilità governativa ma penalizza la rappresentatività. Sistemi Elettorali Proporzionali: I partiti ricevono seggi in proporzione ai voti ottenuti, privilegiando il ruolo rappresentativo del parlamento. Spesso, i sistemi elettorali sono una combinazione di entrambi per garantire sia la rappresentatività sia una quota di seggi che garantisca un equilibrio. Clausola di Sbarramento In alcuni contesti, è prevista una clausola di sbarramento, che stabilisce una percentuale minima di voti che le forze politiche devono ottenere per partecipare alla distribuzione dei seggi parlamentari. Un esempio di questo è la costituzione del secondo dopoguerra in Germania, che ha introdotto norme di razionalizzazione della forma di governo. Caratteristiche del Governo Parlamentare Primo Ministro: Riveste un ruolo centrale all’interno del governo parlamentare. Bicameralismo: Il sistema è composto da due camere con funzioni diverse. La prima camera è quella politica, che rappresenta l'intero corpo elettorale nazionale, mentre la seconda, il consiglio federale, non entra nel processo di creazione del governo e nel rapporto fiduciario. Elezione del Cancelliere: Il cancelliere è eletto dalla Camera politica e deve ottenere la maggioranza assoluta dei membri. Se il candidato proposto dal presidente non ottiene la maggioranza, nei successivi 14 giorni può essere proposto un nuovo cancelliere. Se nemmeno questo ottiene la maggioranza, verrà eletto dalla camera il candidato che ha ricevuto più voti. Sfiducia Costruttiva: La camera politica può sfiduciare un cancelliere solo se è in grado di eleggere una nuova maggioranza assoluta, evitando così crisi interne allo Stato. Ruolo del Capo dello Stato: Il capo dello Stato è un organo neutro che non entra nella gestione politica, ma funge da garante a livello costituzionale. Governo Presidenziale Il governo presidenziale è un modello di governo che si riscontra negli Stati Uniti d'America e presenta una struttura caratterizzata da forti poteri concentrati nel Capo dello Stato; attua una separazione dei poteri relativamente rigida. Il suo modello teorico prevede infatti, che le funzioni esecutiva e di indirizzo politico, legislativa e giurisdizionale vengano svolte salvo eccezioni, senza interferenze da parte di organi appartenenti a poteri diversi. Elezione Indiretta: Il presidente degli Stati Uniti è eletto attraverso un sistema di secondo grado, in cui gli elettori votano per un collegio elettorale che a sua volta elegge il presidente e il vicepresidente. Sebbene si tratti di un’elezione indiretta, il sistema è in effetti una scelta sostanzialmente diretta da parte del popolo, poiché gli elettori sono spesso esponenti di due principali partiti politici: il Partito Democratico e il Partito Repubblicano. 23  Poteri del Presidente Capo del Governo: Il presidente è sia Capo dello Stato che capo del governo, con poteri di indirizzo politico e la capacità di nominare e revocare i segretari di stato, i quali, quando si riuniscono, formano il gabinetto del presidente. Poteri Esecutivi: Tra il potere esecutivo e legislativo non esiste un rapporto fiduciario diretto. Il presidente ha la facoltà di rinunciare a una legge approvata dal Congresso, il quale, se desidera approvare quella legge nonostante il veto presidenziale, deve farlo con una maggioranza dei due terzi dei suoi membri. Nomine di Alte Cariche: Il presidente è responsabile della nomina di elevate cariche pubbliche, come giudici federali e membri del proprio gabinetto. Potere Legislativo del Congresso Funzioni del Congresso: Il Congresso è titolare del potere legislativo e ha la responsabilità di approvare il bilancio annuale, il quale è necessario affinché l’amministrazione possa autorizzare la spesa. Inoltre, il Congresso può mettere in stato d’accusa il presidente (impeachment) per motivi di corruzione o tradimento. Giudizio Impeachment: In caso di impeachment, il presidente è giudicato dal Senato federale, presieduto dal presidente della Corte Suprema americana. Durata del Mandato: Il presidente degli Stati Uniti ricopre la carica per un mandato di quattro anni, mentre il presidente del Congresso viene eletto ogni due anni. Questo porta a situazioni in cui le maggioranze possono essere diverse, risultando in un potenziale contrasto tra il presidente e il Congresso, che possono essere espressione di partiti politici diversi. Forma di Governo Semipresidenziale La forma di governo semipresidenziale combina caratteristiche della forma presidenziale e della forma parlamentare. Attualmente in vigore in Francia, è stata introdotta con la Costituzione francese del 1958. Caratteristiche Principali Elezione del Capo dello Stato: Il presidente è eletto direttamente dal corpo elettorale e detiene importanti poteri di indirizzo politico. Ha la capacità di guidare e dare direttive al governo, che è nominato da lui stesso. Tuttavia, il presidente è anche vincolato a un accordo di fiducia con il Parlamento. Governo Bicefalo: Questo modello di governo è definito "bicefalo" perché risponde sia al Capo dello Stato sia politicamente al Parlamento. Questa dualità crea dinamiche particolari di funzionamento. Dinamiche di Funzionamento Sfiducia e Scioglimento: Il Parlamento ha la facoltà di sfiduciare il governo, mentre il Capo dello Stato può sciogliere anticipatamente il Parlamento. Questa struttura consente diversi equilibri all'interno della forma di governo. Presidenti Forti e Coabitazione: - Presidente Forte: Si verifica quando la maggioranza politica che elegge il presidente coincide con la maggioranza presente in Parlamento. In questo scenario, il presidente esercita un potere significativo, avvicinandosi a un modello di presidenzialismo. - Coabitazione: Quando la maggioranza che elegge il presidente non coincide con quella in Parlamento, si parla di coabitazione. Questa situazione è emersa in Francia negli anni '80 e '90, costringendo il Capo dello Stato, pur avendo un ruolo di indirizzo politico, a condividere il potere e bilanciare il suo ruolo con la maggioranza parlamentare. 24  Nel 2000, è stata approvata una riforma costituzionale che ha ridotto il mandato presidenziale a 5 anni, allineandolo con quello del Parlamento. Prima della riforma, le elezioni presidenziali e parlamentari avvenivano in momenti diversi, il che poteva portare a situazioni di coabitazione. La nuova regolamentazione ha facilitato la formazione di una maggioranza presidenziale nel Parlamento, poiché le elezioni ora si tengono in tempi più ravvicinati. Attualmente, il presidente Macron sta affrontando difficoltà nella formazione di un governo, in seguito allo scioglimento anticipato del Parlamento avvenuto durante l'estate. Al momento, il Parlamento è frammentato in tre parti, complicando ulteriormente il processo di formazione del governo. Forma di Governo Neoparlamentare La forma di governo neoparlamentare combina elementi della forma di governo parlamentare con istituti innovativi, mirati a garantire la stabilità del governo e a riflettere costantemente il voto degli elettori nelle elezioni parlamentari. Di seguito sono riportate le sue caratteristiche principali: Caratteristiche Principali Elezione Diretta del Capo del Governo: Il Capo del Governo è eletto direttamente dal popolo in concomitanza con le elezioni parlamentari. Questo garantisce un legame diretto tra il governo e la volontà popolare. Rapporto di Fiducia: Esiste un rapporto di fiducia tra il Presidente del Consiglio e il Parlamento, che è un tratto distintivo di questa forma di governo. Il Capo del Governo ha l’autorità di nominare e revocare i ministri. fiducia e Scioglimento del Parlamento: Se il Parlamento sfiducia il governo, non si verifica solo la caduta del governo, ma anche l'auto scioglimento del Parlamento. A differenza della forma di governo parlamentare, in questo modello, una mozione di sfiducia porta automaticamente allo scioglimento delle camere. Ciò implica che le crisi di governo possono essere risolte solo attraverso nuove elezioni, promuovendo stabilità e continuità con i rappresentanti eletti dal popolo. Governo di Legislatura: Si fa riferimento a un governo di legislatura, basato sul principio latino "simul stabunt simul cadent", che significa che il governo e il Parlamento nascono e cadono insieme. Esempi Storici A livello storico, l'unico esempio significativo di forma di governo neoparlamentare è quello dello Stato di Israele, dopo la riforma costituzionale del 1992. In questo contesto, fu adottato un sistema elettorale proporzionale. Tuttavia, la frammentazione politica portò alla creazione di Parlamenti incapaci di formare forti maggioranze, risultando in un'insoddisfacente governabilità. Per questa ragione, il sistema fu abrogato nel 2001. Applicazioni Locali Il modello neoparlamentare è simile a quello delle elezioni comunali, in cui il Sindaco è eletto direttamente. Anche nelle elezioni regionali, il popolo elegge direttamente il Presidente della Regione. Questa forma di governo è stata implementata nelle Regioni ordinarie dopo la legge costituzionale del 1999, prevedendo elezioni contestuali del Consiglio regionale e del Presidente della Regione. Qui, si stabilisce un rapporto di fiducia implicita tra il Consiglio e il Presidente. Quest’ultimo ha la responsabilità di nominare i membri della giunta e di dirigere la politica regionale. Forma di Governo Direttoriale La forma di governo direttoriale è un modello unico applicato esclusivamente nella Confederazione Svizzera, concepito per rispondere alle caratteristiche e alle necessità di questa particolare organizzazione statale.