Compendio di Anatomia e Fisiologia Comparata degli Animali Domestici PDF

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Il documento presenta un compendio di anatomia e fisiologia comparata degli animali domestici, spaziando dall'introduzione e terminologie di base fino ai dettagli. Il testo è completo con indici tematici, struttura capitoli, e un glossario di termini tecnici.

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COMPENDIO DI Anatomia e fisiologia comparata degli animali domestici 1 ABIVET s.r.l. – Roma Per quanto riguarda i diritti di riproduzione, l’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini di cui non è stato possibile reperire la...

COMPENDIO DI Anatomia e fisiologia comparata degli animali domestici 1 ABIVET s.r.l. – Roma Per quanto riguarda i diritti di riproduzione, l’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini di cui non è stato possibile reperire la fonte. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati in tutti i Paesi. Tuttavia il lettore potrà effettuare fotocopie per uso personale nei limiti del 15% del presente volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dall’accordo stipulato tra SIAE, SNS, e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000. Le riproduzioni ad uso differente da quello personale potranno avvenire, per un numero di pagine non superiore al 15%, del presente volume, solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata ad AIDRO, via delle Erbe 2, 20121 Milano. La medicina è una scienza in continua evoluzione. La ricerca e l’esperienza clinica ampliano costantemente le nostre conoscenze, soprattutto in relazione alle modalità terapeutiche e alla farmacologia. Qualora il testo faccia riferimento al dosaggio o alla posologia di farmaci, il lettore può essere certo che autori, curatori ed editore hanno fatto il possibile per garantire che tali riferimenti siano conformi allo stato delle conoscenze al momento della pubblicazione del libro. Tuttavia, si consiglia il lettore di leggere attentamente i foglietti illustrativi dei farmaci per verificare se i dosaggi raccomandati o le controindicazioni specificate differiscano da quanto indicato nel testo. Ciò è particolarmente importante nel caso di farmaci usati raramente o immessi di recente sul mercato. Compendio di Anatomia e fisiologia comparatadegli animalidomestici INDICE CAPITOLO 1 Introduzione 5 Principi di base e terminologia 8 CAPITOLO 2 L’INTERAZIONE TRA CORPO E AMBIENTE L’apparato tegumentario 18 La termoregolazione 27 L’apparato scheletrico 31 Fisiologia delle ossa 53 Apparato muscolare 59 Fisiologia del movimento 71 CAPITOLO 3 I CONTROLLI DELLE ATTIVITA’ DEL CORPO Sistema endocrino 84 Sistema nervoso 97 Organi di senso 127 Bibliografia 146 4 1 Capitolo Introduzione La conoscenza dell’anatomia e della fisiologia del cane e del gatto rappresenta il primo fondamentale passo per quanti hanno intenzione di iniziare ad interessarsi di medicina veterinaria in queste specie. Sebbene si sia scelta una certa sintesi espositiva e in alcune sezioni di questo testo si sia dovuto effettuare una semplice elencazione di strutture e funzioni, si è cercato di evidenziare con sottolineature, schemi, tabelle gli aspetti più interessanti per avvicinarsi ad una visione pratica di queste materie. Per gli argomenti più complessi si è cercato di abbinare testo e schemi illustrativi con il fine di far risaltare le nomenclature dei particolari anatomici nonché le sequenze dei fenomeni fisiologici. Alcuni concetti di base La classificazione tassonomica del cane e del gatto domestici è la seguente: CANE GATTO Regno Animale Animale Filum Cordati Cordati Classe Mammiferi Mammiferi Ordine Carnivori Carnivori Famiglia Canidi Felidi Genere Canis Felis Specie familiaris Catus Razze Ad esempio: Pastore tedesco; Ad esempio: Siamese; Persiano; Barbone; Bearle; ecc. Sacro di Birmania; ecc… 5 Anatomia e fisiologia L’anatomia studia le strutture dell’organismo ed i suoi tessuti. L’anatomia viene suddivisa in varie branche ciascuna delle quali approfondisce aspetti diversi:  Anatomia normale sistematica : analizza la conformazione, i rapporti, la struttura e lo sviluppo dei vari organi, viene distinta in: anatomia macroscopica studia gli elementi visibili a occhio nudo, anatomia microscopica studia le microstrutture dei vari organi (utilizzando metodologie istologiche).  Anatomia topografica: studia gli organi in rapporto alla loro sede, suddividendo il corpo in regioni, strati, ecc.  Anatomia patologica: studia le alterazioni patologiche macroscopiche e microscopiche degli organi.  Anatomia radiografica: si occupa della nomenclatura e dell’aspetto, in condizioni non patologiche, delle varie parti del corpo così come appaiono nelle riprese radiografiche, alle varie densità radiologiche. La fisiologia studia le funzioni dell’organismo, degli organi e dei suoi tessuti.  Le direzioni anatomiche Gli animali domestici hanno come caratteristica una simmetria bilaterale semplice, formata dall’intersezione di tre piani: il piano sagittale-mediano, il piano dorsale, il piano trasversale. Il piano dorsale divide il corpo in due parti: una dorsale (sopra) e una ventrale (sotto) rispetto al piano dorsale stesso. Il piano trasversale divide il corpo in due parti: una craniale (davanti) e una caudale (dietro) rispetto al piano trasversale. Il piano sagittale divide il corpo in due metà specularmene simmetriche. I piani di simmetria: Piano dorsale TESTA Asse cefalo-caudale Piano sagittale Piano trasversale Asse dorso- ventrale 6 La terminologia corretta da utilizzare per identificare le varie regioni anatomiche è la seguente:  Mediano : sul piano sagittale mediano (PSM)  Laterale : lontana dal PSM  Mediale : vicina al PSM  Dorsale : parti più vicine al polo dorsale dell’asse dorso-ventrale  Ventrale : parti più vicine al polo ventrale dell’asse dorso-ventrale  Volare : idem a ventrale ma si usa solo per gli arti  Palmare/plantare : parte sottostante la zampa anteriore/posteriore  Prossimale : vicina al centro del corpo  Distale : lontana dal centro del corpo  Craniale (rostrale, orale) : vicina al polo craniale dell’asse cefalo- caudale, rostrale si utilizza solo per le regioni della testa.  Caudale (aborale): vicina al polo caudale dell’asse cefalo-caudale  Orale : idem a craniale ma usato per le parti della testa  Aborale : idem a caudale ma usato per le parti della testa 3 1. Caudale 4 1 2. Craniale 3. Caudale/aborale 2 4. Rostrale/orale 5. Distale 6. Prossimale 7. Dorsale/Anteriore 8. Palmare (arto 6 ant.)/Plantare (arto post.)/Posteriore 5 7 8 8 1. Mediale 2. Laterale 3. Piano sagittale mediano 4. Prossimale 5. Distale 2 1 4 5 3 7 Terminologie utilizzate in anatomia, fisiologia e medicina Molte delle parole usate in medicina vengono costruite assemblando termini diversi, spesso derivati dal greco o dal latino. Imparare il significato di quanti più possibili prefissi e suffissi aiuterà a comprendere il significato anche di termini sconosciuti. Un prefisso è quella parte della parola che si trova all’inizio. Ha sempre un significato generale che però combinato con il resto del termine ne aumenta la specifica descrizione. Es. peri- indica intorno; la parola pericardio definisce la membrana che sta intorno al cuore (cardio). Un suffisso si trova alla fine della parola, anch’esso avrà un significato generico. Es. cita- indica cellula; la parola osteocita definisce la cellula caratteristica del tessuto osseo. Tabella dei principali prefissi: Prefisso Significato Esempi a-; an- Senza. Privazione. Abiosi: assenza di vita. Adeno- Ghiandola. Adenite: infiammazione di una ghiandola. Adipo- Grasso. Tessuto adiposo. Adipociti: cellule adipose. Algo- Dolore. Algogeno: che provoca dolore. Andro- Maschile. Andrologia: studia l’apparato genitale maschile. Angio- Vaso (ematico, linfatico, ecc.). Angiogenesi: sviluppo della vascolarizzazione. Anti- Contro. In opposizione. Antisettico: inibitore della Davanti. crescita batterica. Ante- oppure pre- Prima. Anteriore: parte che sta davanti. Artro- Articolazione. Artroscopia: indagine endoscopia di una articolazione. Auto- Se stesso. Autoimmunità: immunizzazione contro propri antigeni. Bi- Due. Due volte. Bicipite: muscolo fornito di due capi. Bradi- Lento. Bradicardia: bassa frequenza cardiaca. Cito- Cellula. Cellulare. Citologia: studio delle cellule. De- Allontanamento. Decalcificazione: perdita di calcio dalla ossa, dai denti. Dis- Difficoltà. Diverso. Opposto. Dispnea: difficoltà respiratoria. Endo- Dentro. Interno. Endotelio: strato più interno dei vasi ematici. Epi- Su. Fuori da-. Sopra esterno. Epidermide: strato più esterno del tegumento. Eritro- Rosso. Eritrocita: globulo rosso. Iper- Eccesso. Incremento. Ipertrofia: aumento del volume di un organo o tessuto. Ipo- Diminuzione. Deficienza. Ipotermia: diminuzione della temperatura. Peri- Intorno. Vicino. Pericardio: membrana più esterna del cuore. Poli- Molto. Numeroso. Polidipsia: aumento della sete. Post- Dopo. Dietro. Postmortem: dopo la morte. Pio- Pus. Purulento. Piotorace: raccolta di pus nella cavità pleurica. Tachi- Rapido. Tachipnea: aumento della frequenza respiratoria. Trofo- Processi o strutture correlate alla nutrizione. 8 Tabella dei principali suffissi: Suffisso Significato Esempi -cita Cellula. Leucocita: globulo bianco. -ectomia Rimozione chirurgica. Nodulectomia: rimozione chirurgica di un nodulo. -emia Relativo al sangue. Anemia: diminuzione degli eritrociti e dell’emoglobina. -ia, -iasi Condizione. Stato. Ancilostomiasi: infestazione da Ancylostoma spp. (parassita) -ite Infiammazione. Dermatite: infiammazione del derma. -oma Tumore. Rigonfiamento. Carcinoma: tumore epiteliale. Tumefazione. Ematoma: raccolta di sangue. -osi Patologia. Stato. Epatosi: stato patologico del fegato. -stomia Apertura chirurgica. Tracheotomia: apertura chirurgica della trachea. -tomia Incisione chirurgica. Celiotomia: incisione chirurgica sulla linea alba dell’addome. Tabella delle principali radici: Radice Significato Esempi Artr(o) Articolazione. Artrite: infiammazione di una articolazione. Cardi(o) Cuore. Cardiologia: studio del cuore. Condro Cartilagine. Condrocita: cellula del tessuto cartilagineo. Cist(o) Vescica. Cistite: infiammazione della vescica. Copro Escremento. Coprofagia: ingestione di feci. Dermat(o) Tegumento. Cute. Dermatosi: processo patologico della cute. Emat(o), em(o) Sangue. Ematofago: parassita che si nutre di sangue. Gloss(o) Lingua. Glossite: stato infiammatorio della lingua. Epat(o) Fegato. Epatite: stato infiammatorio del fegato Ist(o) Tessuto. Istologia: studio dei tessuti. Mast(o) Ghiandola mammaria. Mastectomia: rimozione chirurgia della ghiandola mammaria. Metro, metra Utero. Metrite: stato infiammatorio dell’miometrio (utero). Mio Muscolo. Miocardite: stato infiammatorio del miocardio (cuore). Neur(o) Nervo. Neuralgia: condizione dolorosa di un nervo. Oftalm(o) Occhio. Oftalmoscopio: strumento per l’analisi dell’occhio. Orchi Testicolo. Orchite: infiammazione del testicolo. Oste(o) Osso. Osteomielite: infiammazione dell’osso. Pneum(o) Aria, gas. Polmone. Pneumotorace: raccolta anomala di aria nella cavità pleurica. Pnea Respirazione. Apnea: assenza di respirazione. Rin Naso. Rinite: infiammazione delle cavità nasali. Tric(o) Pelo. Tricogramma: studio del peli. 9 Le regioni topografiche La valutazione delle principali regioni topografiche degli animali è importante soprattutto nell’ottica di una corretta utilizzazione delle terminologie, al fine ci identificare le varie regioni del corpo animale allor quando è necessario descrivere lesioni oppure indicare la sede di procedure mediche quali iniezioni, centesi, ecc. LA TESTA Tratto da A. Merighi , “Anatomia applicata e topografia regionale veterinaria” 10 Il COLLO Tratto da A. Merighi , “Anatomia applicata e topografia regionale veterinaria” Tratto da A. Merighi , “Anatomia applicata e topografia regionale veterinaria” 11 IL TORACE Tratto da A. Merighi , “Anatomia applicata e topografia regionale veterinaria” r. cardiaca REGIONE DORSALE Tratto da A. Merighi , “Anatomia applicata e topografia regionale veterinaria” 12 ADDOME Tratto da A. Merighi , “Anatomia applicata e topografia regionale veterinaria” 13 Tratto da A. Merighi , “Anatomia applicata e topografia regionale veterinaria” 14 BACINO Tratto da A. Merighi , “Anatomia applicata e topografia regionale veterinaria” 15 ARTO ANTERIORE Tratto da A. Merighi , “Anatomia applicata e topografia regionale veterinaria” 16 ARTO POSTERIORE Tratto da A. Merighi , “Anatomia applicata e topografia regionale veterinaria” 17 2 Capitolo L’INTERAZIONE TRA CORPO E AMBIENTE Riuscire a percepire le variazioni ambientali interne ed esterne, sapersi muovere nel territorio, saper interagire con gli altri esseri viventi, tutto ciò è fondamentale per sopravvivere. Queste funzioni sono svolte da specifici organi di senso e di movimento. La sopravvivenza di un animale richiede un armonico accordo tra le sue funzioni vitali, le condizioni dell’ambiente in cui vive e le interazioni che ha con gli altri esseri viventi. Il sistema nervoso tiene sotto controllo l’ambiente interno sia dal punto di vista chimico fisico sia dal punto di vista metabolico. Esso è però continuamente in contatto anche con l’ambiente esterno, di cui tiene conto per elaborare i comandi da inviare ai vari distretti del corpo, e le risposte più adatte alle circostanze, mediando in tempo reale ogni perturbazione dell’equilibrio indotta dall’esposizione alle variabili ambientali. Elementi essenziali per poter interagire con l’ambiente e poter raccogliere le necessarie indicazioni chimico-fisiche sono i recettori sensoriali: a volte raggruppati con altre cellule, formano veri e propri organi sensoriali, a volte sono dispersi all’interno di organi o tessuti (propriocettori). Inoltre non vi sarebbe interazione fra sistema nervoso e ambiente senza il movimento: tutti gli equilibri interni (respiratori, nutritivi, circolatori, endocrini) non potrebbero essere mantenuti in modo efficace senza la funzione muscolare, così come la possibilità di trovare nell’ambiente ciò che serve, di sfuggire ai pericoli e di trovare il partner sessuale svanirebbe senza un valido sistema locomotore. 18 IL TEGUMENTO Obiettivi di apprendimento → identificare gli strati del tegumento; conoscere gli annessi cutanei (peli, ghiandole, unghie, zoccolo). Il tegumento è l’organo più esteso del corpo, va a costituire il suo rivestimento esterno e a livello di ogni orifizio del corpo si continua con le mucose. Struttura del tegumento - Epidermide: epitelio pavimentoso stratificato corneificato duro, cellule accesorie. - Giunzione dermo-epidermide: membrana basale. - Derma: tessuto connettivo; collagene, fibre elastiche. Annessi cutanei (follicoli piliferi, ghiandole). - Sottocute (o ipoderma): tessuto adiposo.  EPIDERMIDE Le cellule che compongono l’epidermide sono: i melanociti, le cellule di Langerhans, ma soprattutto i cheratinociti. Cheratinociti: sono 4-5 strati; 0,01-0,1 mm di spessore. Rappresentano la maggior parte delle cellule dell’epidermide. Sono organizzati in strati identificabili anche secondo i diversi stadi di differenziazione. Formano una barriera quasi impenetrabile tipo “muro di mattoni”. 19 Nell’epidermide si distinguono vari strati: - Strato corneo: cornificato - Strato lucido: aspetto vitreo, cellule piatte. - Strato granuloso: strato granulare - Strato spinoso: strato delle cellule Prickle - Strato basale: strato delle cellule basali L’epidermide Lo strato basale o germinativo: rappresenta strato più interno ed è composto da un unico strato di cellule. Le cellule sono connesse alla membrana basale attraverso emidesmosomi e processi interdigitali. Queste cellule: 1) rappresentano i progenitori delle cellule sovrastanti (si moltiplicano per mitosi) 2) garantiscono l’ancoraggio dell’epidermide al derma Lo strato spinoso: 1-2 strati nell’epidermide con peli. Più di 20 nella cute glabra. Le cellule sono di forma cuboidale/poliedrica schiacciate. Sono presenti i desmosomi: connessioni intercellulari, e i tonofilamenti: filamenti intracellulari che ancorano i desmosomi alla membrana. Le cellule di questo strato si ritiene che intervengano nei fenomeni di esfoliazione. Lo strato granuloso: presente in maniera variabile. 4-8 strati di cellule. Al loro interno sono presenti granuli lamellari (fosfolipidi), e granuli cheratoialini (proteine fibrose). Rappresentano l’ultimo strato “vivo”. 20 Lo strato lucido: è presente solo dove l’epidermide è particolarmente spessa. Sono due tre strati di cellule molto piatte. Insieme allo strato corneo costituisce una barriera all’evaporazione cutanea. Solo le sostanze oleose, dopo sfregamento, possono superare questa barriera (es. creme, pomate). Lo strato corneo: rappresenta lo strato più esterno ed è composto da 10- 20 strati sottili di cellule. Sono cellule morte, anucleari, squamose, piatte. Ciclicamente si staccano (desquamazione) perdendosi nell’ambiente. E’ lo strato protettivo più esterno. Molto sviluppato nei cuscinetti plantari del cane e del gatto: cuscinetti carpali (più sviluppati) e cuscinetti digitali (per ciascun dito che appoggia a terra).  L’equilibrio dinamico dell’epidermide La velocità di proliferazione dello strato basale è uguale a quella di desquamazione dello strato corneo. Nei Beagle occorrono circa 22 giorni affinché una cellula dello strato basale raggiunga lo strato corneo. Processi patologici o fisiologici ne influenzano l’attività e quindi lo spessore. L’integrità dipende dal mantenimento dell’idratazione delle cellule dell’epidermide.  Fattori nutrizionali nell’epidermogenesi Vitamina A : differenziazione e maturazione dell’epitelio (regola le mitosi). Deficienze : ipercheratosi, ostruzione dei follicoli Zinco: cheratinizzazione. Deficienze: aumento proliferazione, disordini della cheratinizzazione, infezioni batteriche. Rame : cheratinizzazione. Carenze nutrizionali : scarsa qualità del pelo.  I melanociti Sono cellule chiare nello strato basale, sono cellule dendritiche (cioè con prolungamenti citoplasmatici). In rapporto di 1/10-20 con i cheratinociti. I melanociti svolgono un ruolo importante nella sintesi e trasferimento della melanina ai cheratinociti. Il colore della cute e del pelo dipende dalla melanina in termini di: - Quantità - Localizzazione - Tipo: eumelanina (nero/marrone) feomelanina (rosso/giallo) Il colore bianco è dovuto all’assenza di melanina. 21  Le cellule di Langerhans Cellule chiare nello strato basale, dendritiche, macrofagiche. Circolano tra epidermide, derma e sangue. Intervengono nei meccanismi di immunosorveglianza e nell’infiammazione.  Le funzioni dell’epidermide - Barriera. - Prevenzione delle perdite delle risorse interne: acqua, elettroliti, proteine, sostanze nutritive. - Protezione dall’ambiente esterno: raggi UV, antigeni, agenti microbici.  GIUNZIONE DERMOEPIDERMICA (membrana basale) Sottile strato di proteine fibrillari tra derma ed epidermide. (collagene, proteoglicani, fibronectina). Microfibrille dermiche; fibre di connessione. Funzioni: connessione tra derma ed epidermide; barriera utile nei processi di guarigione delle ferite; sostegno dell’epidermide.  DERMA Il derma è così strutturato: - Fibre: collagene, elastiche, reticolari. Di natura proteica prodotte dai fibroblasti. - Cellule: fibroblasti. Inoltre sono presenti altre cellule “SALT” (= skin associated lymphoid tissue): macrofagi, linfociti T, mastcellule, cell. Langerhans. - Gel interfibrillare: acqua, sali, proteoglicani. Forma una sostanza semisolida. - Tessuto connettivo fibroblastico denso. 22 Il derma si può suddividere in due strati: Strato papillare (Papille dermiche): sottili e strato sottostante la membrana basale, composto da fasci di fibre collagene. E’ molto vascolarizzato e contiene molte terminazioni nervose. Derma reticolare : è lo strato più spesso. Con fasci di fibre collagene. Epidermide Papille dermiche Derma Sottocute (Ipoderma) Il derma contiene: i follicoli piliferi, le ghiandole sebacee e sudoripare, vasi sanguigni e linfatici, terminazioni nervose.  Il follicolo pilifero Papilla dermica/Bulbo pilifero: è la porzione basale e vi è presente l’epitelio germinativo e i melanociti. Guaina esterna della radice: in continuità con l’epitelio superficiale. Guaina interna della radice: guaina dermica ricca di vasi e nervi. FUNZIONI: produzione, attacco e sostegno del fusto del pelo.  Il fusto del pelo Midollare: porzione centrale. Corticale: strato più sottile della midollare. Cuticola: strato più esterno costituito da cheratociti piatti. FUNZIONI: termica, fisica, fotoprotettiva, comportamentale.  La crescita del pelo Il follicolo pilifero è caratterizzato da un’attività ciclica con: 1. Fase di crescita (anagen): interazione fisica tra papilla dermica e bulbo pilifero. In questa fase la papilla dermica è completamente invaginata. Si attua il completo sviluppo della guaina interna della radice ed è attiva la proliferazione delle cellule basali nel bulbo pilifero. 23 2. Fase intermedia (catagen): la papilla dermica ed il bulbo piliferi iniziano a separarsi. Il follicolo pilifero è più corto, non molto approfondito nel derma. Rallentamento o arresto della proliferazione delle cellule basali. 3. Fase di riposo (telogen): completa separazione/atrofia della papilla dermica dal bulbo pilifero. Perdita della guaina interna della radice. I peli cadono facilmente. Quindi riprende la fase iniziale dell’anagen in cui la papilla dermica si ri-invagina nel bulbo pilifero. Si riattiva la proliferazione delle cellule basali. Ricomincia la crescita. La crescita è controllata da: ormoni, luce, temperatura, fattori nutrizionali. Generalmente ogni singolo follicolo pilifero contiene: - Un pelo primario principale (peli di guardia): centrale, rigido, presenti su quasi tutta su tutta la superficie cutanea, proteggono dalla pioggia, determinano il colore del mantello, associati a ghiandole sebacee. Esiste un muscolo erettore del pelo fibre muscolari lisce, sotto controllo del sistema simpatico, adrenalina La funzione principale è permettere l’orripilazione che ha significato soprattutto comportamentale. - Fino a 5 peli primari laterali : più flessibili, sono orientati diversamente dai peli secondari (per proteggere dal freddo). - Fino a 20 peli secondari: rappresentano il “sottopelo”, fini, soffici, termoregolazione. 24  Le ghiandole sebacee Sono ghiandole multilobate ed olocrine (ovvero impegnato totalmente il citoplasma delle cellule secernenti). Connesse ai follicoli piliferi. Il dotto si apre nell’infundibolo del follicolo. Nel gatto sono più numerose sulle labbra, faccia, mento, faccia dorsale della coda e scroto.  Le ghiandole apocrine (sudoripare modificate) Sono ghiandole merocrine (ovvero il secreto si forma previa esocitosi dalle cellule secernenti che le compongono). Producono un secreto “odoroso”. Si aprono nell’infundibolo del follicolo pilifero. Nel gatto sono più grandi sulle labbra, faccia, mento, faccia dorsale della coda e scroto. Contribuiscono alla formazione del film protettivo esterno ed hanno attività antimicrobica (interferone, ecc.).  Le ghiandole sudoripare eccrine Sono ghiandole localizzate nelle zone glabre della cute. Il loro condotto sfocia direttamente sulla superficie della cute. La loro funzione è regolata dalla adrenalina. Il secreto prodotto è acquoso. Nel gatto sono presenti nei cuscinetti plantari.  Il film idrolipidico di superficie Emulsione sulla superficie cutanea costituita da sebo e sudore. Agisce come barriera chimica, contiene: - Transferrina: limita proliferazione batterica - Acidi grassi liberi: prevengono la colonizzazione batterica. Il pH cutaneo fisiologico è 5,7-6,5 (ovvero diverso da quello umano).  La vascolarizzazione della cute La cute è molto vascolarizzata ed è fondamentale per la termoregolazione. Si distinguono tre plessi alimentati dalle arterie cutanee dirette che decorrono parallele alla cute nell’ipoderma (muscolo del pannicolo) : - il plesso superficiale (o papillare): nel derma - il plesso medio: nel derma - il plesso profondo (o sottocutaneo): nel tessuto areolare ed adiposo del sottocute a ridosso del derma, ed è il più importante.  L’innervazione della cute La cute è molto innervata. Recettori sensoriali fondamentali per la percezioni di informazioni esterne o interne.  SOTTOCUTE Profondo strato di tessuto fibroadiposo. Notevole variabilità tra specie e tra individui. Funzioni: barriera termica e protettiva; stoccaggio di sostanze nutritive ed energetiche.  LE FUNZIONI DELLA CUTE  Barriera fisica: - film lipidico idrofobico , - fattori antimicrobici (microflora batterica), - inibizione delle perdite di acqua interna.  Barriera fotoprotettiva: - la melanina protegge il DNA dalle radiazioni UV, dai radicali liberi e dal calore, 25 - il mantello pigmentato rappresenta una ulteriore barriera.  Termoregolazione: - il 75% del calore corporeo è dissipato attraverso la cute.  Barriera immunoprotettiva: - Cellule Langerhans: attività macrofagica. - Cheratinociti: secrezione di immunomodulatori. - SALT: cellule della memoria immunologia. - Rete capillare: rapida risposta infiammatoria.  Funzione di stoccaggio: - Energia (tessuto adiposo ipodermico). - Nutrienti, Precursori della vitamina D. - Acqua (stato di idratazione).  Funzione sensoriale: - Monitoraggio attraverso i recettori nervosi. - Peli tattili (vibrisse del gatto).  LE UNGHIE, GLI ZOCCOLI E GLI UNGHIONI Nei carnivori prendono il nome di artigli e rappresentano estensioni cutanee molto sviluppate della terza falange di ogni dito (processo ungueale). Sono curve ed appiattite lateralmente. La parte più esterna è costituita da cellule epidermiche pigmentate dure che formano una piastra attaccata al periostio dell’osso attraverso il derma (ben vascolarizzato). E’ necessario porre la massima attenzione quando bisogna tagliare le unghie pigmentate di alcuni animali, in quanto non potendo vedere il limite del derma vascolarizzato sotto lo strato corneo dell’unghia si rischia di ferirlo, provocando un certo sanguinamento. La funzione delle unghie è quella di proteggere l’osso sottostante e di aiutare la locomozione, sebbene nel gatto possono svolgere anche una funzione di presa e offesa. Il ciclo vitale dell’unghia del gatto non prevede un progressivo consumo, ma uno sfaldamento della parte più superficiale. Inoltre le unghie degli arti anteriori dei gatti sono retrattili, in posizione di riposo le unghie sono introflesse per azione di un legamento elastico connesso alla falange distale. Negli equidi, lo zoccolo avvolge come scatola cornea la terza falange e serve per l’appoggio degli arti. Ha forma di tronco di cono e la parte superiore si continua con la pelle. Si suddivide in quattro parti: 1. La parete, 2. La suola, 3. Il fettone, 4. La benda perioplica. La parete costituisce la parte visibile, quando poggia sul terreno. In essa si distunguono: la punta, la mammella, i quarti, il tallone, la barra. La suola costituisce la parte anteriore e laterale della superficie plantare dello zoccolo; presenta una parte anteriore (corpo) e due rami posteriori. Il Fettone è un cuneo, piramidale sulla superficie plantare, tra i rami della suola, le barre e i talloni. La benda perioplica è una sottile lamina cornea che avvolge ad anello la parte prossimale della parete. L'organo cheratogeno costituisce la matrice dello zoccolo, occupa la zona appena sottostante la scatola cornea e comprende: 1. Cercine perioplico (produce la benda perioplica), 2. Cercine coronario (produce lo strato superficiale e medio della parete), 3. Tessuto podofilloso (produce gli strati profondi della parete), 4. Tessuto podovilloso (produce la suola e il fettone). Nel bovino, per ciascun arto si distinguono due unghioni, che servono per l’appoggio al suolo. Rivestono l’estremità distale del 3° e 4° dito. Esistono anche due unghielle, più piccole, rudimenti del 2° e 5° dito: non appoggiano al suolo. La struttura degli unghioni è simile a quella dello zoccolo del cavallo: un cercine perioplico, una parete, una suola e un tallone. L’apparato ungueale del suino è praticamente identico al bovino. 26 LA TERMOREGOLAZIONE Tutti gli animali producono calore attraverso i loro processi metabolici ma alcuni (gli omeotermici) sono in grado di regolare la velocità con cui il proprio calore può essere prodotto e disperso. Il set point , ovvero il punto di taratura, rappresenta lo stretto intervallo in cui deve essere mantenuta fisiologicamente la temperatura corporea. Qualunque variazione fuori da questo range stimola l’organismo ad attivare meccanismi fisiologici per riportare la temperatura ai suoi valori normali. Esempio nell’uomo: abbassamento della temperatura ambientale. Se ad esempio la temperatura ambientale scende da 30° a 15°, la temperatura corporea in una prima fase diminuisce, ma subito l’organismo reagisce. 30°C 15°C Temperatura ambientale 36°C Set point 35°C Temperatura corporea L’organismo umano cerca di riportare la temperatura corporea ai valori fisiologici (set point) attraverso: riduzione della sudorazione, vasocostrizione cutanea, brividi, ecc. Temperatura normale nelle varie specie 27 Anatomicamente esiste un centro della termoregolazione localizzato nella regione preottica dell’ipotalamo anteriore (una zona anatomia del sistema nervoso centrale). A questo livello sono presenti recettori termostatici sensibili alla temperatura del sangue che irrora l’ipotalamo. L’ipotalamo caudale è invece sensibile agli altri segnali afferenti da tutto l’organismo (cute, visceri, SNC). Nel cane il primo centro compensatorio della termoregolazione è il centro della polipnea anatomicamente localizzato nel ponte (altra area presente nel sistema nervoso centrale intracranico). La febbre è un innalzamento della temperatura corporea che si verifica durante molte malattie, non dipende da un malfunzionamento del sistema di termoregolazione ma da una modificazione del valore di set point (innalzamento) che obbliga il sistema termoregolatore ad innalzare la temperatura corporea. La termoregolazione è dunque l’equilibrio tra la produzione di calore, attraverso tre meccanismi: - il metabolismo basale - l’attività muscolare (brividi) - il metabolismo dei principi nutritivi (ossidazione) e la dissipazione di calore, attraverso quattro meccanismi: - evaporazione - irraggiamento (radiazione) - conduzione - convezione Nell’uomo la maggior parte della dissipazione del calore avviene attraverso l’evaporazione del sudore e la radiazione di onde di calore infrarosse. Nel cane avviene essenzialmente attraverso l’evaporazione (dell’acqua attraverso la respirazione accellerata), la radiazione e la convezione.  Evaporazione (il passaggio dell’acqua dallo stato liquido a quello gassoso comporta un consumo di calore): - attraverso la polipnea ovvero un aumento della frequenza degli atti respiratori per minuto, il cane fa evaporare la saliva. - I turbinati nasali offrono un ampia superficie per l’evaporazione di acqua dalle mucose umide. Bisogna però ricordare che la polipnea stessa, comporta un’attività muscolare, e quindi produzione di calore. Nel gatto la polipnea, come meccanismo compensatorio, è molto meno utilizzata, viceversa utilizzano l’evaporazione della saliva acquosa che loro stessi si distribuiscono sul mantello, leccandosi.  Radiazione (irraggiamento): l’energia termica è trasferita dal corpo all’ambiente sotto forma di radiazione elettromagnetica. Quando un oggetto (organismo) è più caldo del suo ambiente emette più energia di quanto ne assorbe e quindi perde calore, e viceversa. 28  Convezione: in questo caso il calore viene dissipato dalla cute (più calda) verso l’aria fredda adiacente la cute.  Conduzione: trasferimento di energia termica tra oggetti in diretto contatto. Questa via è più importante nei nostri animali piuttosto che nell’uomo, perché essi spesso cercano il contatto diretto della cute con superfici fredde (es. pavimento). Questo meccanismo di raffreddamento è favorito inoltre da risposte cardiovascolari dell’organismo a temperature ambientali elevate, cioè: - vasodilatazione periferica (i vasi sanguigni delle regioni periferiche dell’animale si dilatano) - aumento della gittata cardiaca che incrementa la circolazione cutanea permettendo una maggiore perdita di calore per conduzione. Risposte fisiologiche allo stress da calore: Risposte fisiologiche allo stress da calore Ambiente Metabolismo Fattori Attività Predisponenti: muscolare Esercizio Paralisi laringea Malattie cardiache Aumento del Obesità calore corporeo Malattie del SNC Vasodilatazione cutanea e aumento Centri della gittata cardiaca termoregolatori del cervello Polipnea (CANE) o (IPOTALAMO, sudorazione (UOMO, Aumento della circolazione cutanea CAVALLO) PONTE) Perdita di calore mediante: Perdita di calore radiazione, conduzione, mediante: evaporazione convezione La lingua del cane è particolare, e contribuisce alla sua termoregolazione: - Anastomosi arterovenose (collegamenti diretti tra arteriole e venule, bypassando il letto dei capillari): se la temperatura sale queste anastomosi si chiudono, il letto capillare sarà più irrorato facilitando la dissipazione del calore. Superficie della lingua: la polipnea è un meccanismo di termoregolazione che sfrutta la dissipazione del calore attraverso l’esposizione della superficie della lingua e quindi della sua rete capillare. Stimolazioni ipotalamiche: stimolazioni calorifiche dell’ipotalamo determinano dilatazione delle arterie linguali, aumento della frequenza cardiaca, diminuzione delle resistenze al flusso di sangue arterioso linguale. Il colpo di calore (temperatura interna di solito maggiore di 41 °C) Si tratta di una sindrome di comune riscontro nel cane. Viene scatenata dall’incapacità complessiva dell’organismo di mantenere normale l’equilibrio della termoregolazione attraverso processi di raffreddamento e dissipazione termica. 29 I principali fattori che la determinano sono: - Alta temperatura ambientale - Elevati valori di umidità ambientale - Scarsa ventilazione ambientale - Confinamento in ambienti chiusi - Malattie, obesità, ecc. Può coinvolgere vari organi: encefalo, cuore, polmoni, tratto gastroenterico, fegato e reni. Le complicazioni più frequenti saranno quindi: - polipnea, tachicardia - nefropatia oligurica (sofferenza dei reni con scarsa produzione di urine) - disturbi dell’equilibrio acido-base - alterazioni della coagulazione del sangue (emorragie petecchiali) - collasso cardiovascolare - sindromi neurologiche (perdite di equilibrio, cecità, crisi convulsive) 30 APPARATO LOCOMOTORE L’apparato locomotore rappresenta l’insieme delle strutture atte a garantire sostegno e movimento all’animale.. E’ possibile suddividerlo in due: l’apparato scheletrico e l’apparato muscolare. L’apparato scheletrico Obiettivi di apprendimento → familiarità con la forma delle ossa e la loro fisiologia. Non è richiesto conoscere il nome di tutte le ossa degli animali, ma certamente la denominazione di quelle principali e di alcune loro parti. L’apparato scheletrico è costituito dalle ossa e dalle articolazioni che insieme formano lo scheletro, cioè la struttura rigida dell’intero organismo in grado di sostenerne il peso. Ma oltre alla funzione di sostegno le ossa svolgono altre funzioni:  Protezione: alcuni importanti organi del corpo vengono protetti da rivestimenti ossei (cervello, midollo spinale, polmoni, ecc.).  Movimento: molte ossa dello scheletro si comportano come leve, quando un muscolo agisce su una di queste ne determina lo spostamento. La locomozione è così il risultato dell’azione coordinata dei muscoli sulle ossa degli arti. Le inserzioni muscolari rappresentano le zone in cui i muscoli si uniscono attraverso le loro estremità a un osso.  Articolazioni: le ossa tra loro contribuiscono a formare le articolazioni e per alcuni di esse (articolazioni sinoviali) è possibile un notevole movimento.  Intervengono nell’omeostasi minerale (calcio, fosforo, magnesio). Le ossa Sono organi duri, bianco giallastri, molto resistenti costituiti soprattutto da tessuto osseo e completati da altre parti di minore consistenza:  le cartilagini articolari  il periostio  l’endostio  il midollo osseo  i vasi e i nervi 31  La classificazione delle ossa Può essere effettuata in rapporto alla loro forma e loro architettura:  Ossa lunghe: esempi: femore, tibia, omero. In queste ossa si distinguono. Diafisi (o corpo): parte centrale, tubulare, osso compatto, che va a costituire la cavità midollare che contiene il midollo osseo. Epifisi: le due estremità dell’osso lungo; costituite da osso spugnoso rivestito esternamente da osso compatto.  Ossa piatte: scarso spessore, due lamine di osso compatto che delimitano una parte centrale (diploe). Es.: alcune ossa del cranio, scapola, coste).  Ossa corte: nessuna dimensione prevale sulle altre. Un rivestimento di osso compatto delimita una parte centrale di osso spugnoso (es. vertebre, ossa carpali).  Ossa sesamoidee: piccole ossa che si formano nel contesto dei tendini, legamenti o di una capsula articolare. Possono fungere da protezione dei tendini e migliorarne la funzionalità.  Ossa papiracee : sottili lamine (es. conche nasali).  Ossa pneumatiche: hanno una cavità piena d’aria (uccelli). Tratto da J.S. Boyd, “Clinical anatomy of the dog e cat” es.: ossa lunghe (femore) Tratto da J.S. Boyd, “Clinical anatomy of the dog e cat” es.: ossa corte (vertebre) Tratto da J.S. Boyd, “Clinical anatomy of the dog e cat” es.: ossa piatte (alcune ossa del cranio)  Il periostio E’ una membrana connettivale fibrosa che ricopre la superficie esterna delle ossa, ad eccezione delle zone ricoperte dalle cartilagini articolari o le inserzioni tendinee. Si continua nelle articolazioni per formare la capsula articolare, la cui superficie interna è in grado di secernere il liquido sinoviale. Possiede proprietà osteogenetiche, cioè genera tessuto osseo. 32  L’endostio Riveste le superfici interne delle ossa (es. cavità midollare delle ossa lunghe). Funzioni simili al periostio.  Il midollo osseo Tessuto molle che occupa la cavità midollare delle ossa lunghe e gli spazi delle trabecole delle ossa spugnose. Si riconosce:  Midollo rosso: funzioni emopoietiche oltre che produzione delle cellule che costituiscono il tessuto osseo stesso (osteoblasti, osteociti e osteoclasti). Nell’animale giovane è diffuso in tutte le ossa, nell’adulto solo nelle vertebre, coste, sterno, ossa craniche.  Midollo giallo: tessuto adiposo che sostituisce, in parte, nell’adulto il midollo emopoietico.  Vasi e nervi  I vasi provvedono al nutrimento del tessuto osseo, ricordando che quest’ultimo è un tessuto vivo che va incontro a continui rimaneggiamenti durante la vita dell’animale. Le arterie nutritizie entrano nella cavità midollare e nelle trabecole ossee. Altre arterie arrivano al periostio e attraverso questo nutrono l’osso.  I nervi si distribuiscono al periostio, al midollo osseo e alla parete dei vasi. LE ARTICOLAZIONI Sono dispositivi anatomici che servono a collegare le ossa tra loro. Vengono classificate in base al grado di mobilità tra le ossa coinvolte, al movimento che le ossa possono effettuare, e in base al tessuto che si interpone tra le ossa dell’articolazione stessa. Tre grandi categorie:  le sinartrosi (o articolazioni fisse) il collegamento tra le ossa avviene mediante tessuto interposto;  le diartrosi (o articolazioni mobili) i segmenti articolari sono in contatto tra loro mediante superfici articolari, sono chiamate anche articolazioni sinoviali;  le anfiartrosi (o articolazioni semimobili) dette anche articolazioni cartilaginee come ad esempio nella colonna vertebrale. 33 Le sinartrosi Sindesmosi: si interpone tessuto connettivo fibroso, es: tra le ossa piatte del cranio (suture), tra il dente e l’alveolo (gonfosi). Sinelastosi: si interpone tessuto connettivo elastico, es: tra gli archi vertebrali. Sincondrosi: si interpone cartilagine ialina, es: tra le sternebre. Sinfisi: si interpone cartilagine ialina (esterno) e fibrosa (interno), es: sinfisi ischio pubica, sinfisi mandibolare. Sinostosi: fusione di ossa adiacenti, es: ossa del coxale. Sinsarcosi: l’unione avviene solo mediante i muscoli, es: tra scheletro assile eappendicolare. Le diartrosi Le superfici articolari sono rivestite da cartilagine articolare (spessore 1- 5 mm), cioè da una lamina di cartilagine ialina, liscia adatta a minimizzare l’attrito durante il movimento e dunque i traumi dell’osso subcondrale sottostante. Questa cartilagine è priva di vasi sanguigni per cui il suo nutrimento è garantito solo dal liquido sinoviale. La composizione della cartilagine comprende i condrociti (circa il 10%) immersi in una matrice da loro stessi generata (circa il 90%) contenente collagene, proteine non collagene, proteoglicani (catene di condroitinsolfato, cheratina solfato, acido ialuronico). L’unione dei capi articolari avviene per mezzo della capsula articolare, che delimita quindi una cavità chiusa: la cavità articolare.  Capsula articolare: costituita da una membrana esterna fibrosa e una interna (membrana sinoviale).  Cavità articolare: contiene il liquido sinoviale, un dialisato plasmatico derivante dalla vascolarizzazione delle membrane sinoviali. Questo fluido è trasparente, vischioso, filante (97% acqua, 1% proteine, 0,5% mucina, 0,6% NaCl). Il liquido sinoviale possiede un’azione lubrificante e nutritizia.  Legamenti: banderelle di tessuto connettivo fibroso che collegano i capi articolari. Di solito si trova in corrispondenza di una capsula articolare, internamente, esternamente o in sostituzione ad essa. Il legamento è unito a due o più capi articolari determinandone l’entità dei movimenti reciproci. Esempi: legamento crociato anteriore del ginocchio; legamento rotondo (testa del femore). I legamenti non vanno confusi con i tendini, i quali sono strutture fibrose appiattite o cilindriche che da un capo si uniscono all’epimisio di un muscolo e dall’altro sulle guaine di un segmento osseo o cartilagineo. Esempio: tendine di Achille (fusione di più tendini dei Mm. estensori del metatarso e del garretto, che si portano al calcaneo). 34 Enartrosi: forma a sfera, una concava una cava, es: articolazione coxo femorale. Condilartrosi: forma ellissoidale, es: articolazione temporo-mandibolare. Pedartrosi: articolazione a sella, es: articolazione radio-carpica. Ginglimo: le due superfici sono cilindriche, es: articolazione tibio astragalica, articolazione atlanto-epistrofea. Artrodia: le superfici sono piane, es: articolazione carpo-metacarpica. In alcuni casi è interposto tessuto fibro-cartilagineo (menischi: articolazione femoro tibiale, dischi interarticolari: articolazioni intervertebrali).  Definizioni dei movimenti FLESSIONE: l’angolo articolare tra due ossa si riduce. ESTENSIONE: l’angolo articolare tra due ossa si amplia. SCIVOLAMENTO: la superficie articolare di un osso scivola sull’altro. PRONAZIONE: la superficie palmare/plantare del piede ruota verso l’alto. SUPINAZIONE: la superficie palmare/plantare del piede ruota verso il basso. ADDUZIONE: l’arto si muove verso il piano sagittale mediano. ABDUZIONE: l’arto si allontana dal piano sagittale mediano. PROTRAZIONE: l’arto è mosso in direzione craniale o in avanti. RETRAZIONE: l’arto è mosso indietro verso il corpo. CIRCONDUZIONE: movimento circolare intorno ad un asse (non è un movimento naturale sebbene possa verificarsi.  Alcuni termini utilizzati in osteologia Condilo: superficie articolare convessa di sezione ellittica nell’epifisi di un osso, spesso ricoperto di cartilagine in quanto realizza un tipo di diartrosi (condilartrosi). Cresta: un margine o linea che decorre spesso in modo lineare lungo la superficie di un osso. Es. cresta tibiale. Epicondilo: protuberanza ossea adiacente un condilo che dà attacco a tendini o muscoli. Es.: epicondilo mediale e laterale del femore Forame: piccolo apertura attraverso un osso che funge da passaggio per vasi sanguigni e nervi. Es.: foramen magnum (grande foro occipitale). Solco: lunga e stretta depressione in un osso, su cui possono decorrere vasi, nervi, tendini. Processo: protuberanza ossea che dà attacco alle inserzioni tendineo muscolari. Seno: cavità all’interno di un osso. Es. seno frontale. Spina: sottile ed appuntita prominenza ossea. Es.: spina scapolare. Trocantere: larga sporgenza ossea che dà attacco a muscoli. Es.: grande trocantere del femore. Troclea: struttura ossea a forma di puleggia che contribuisce alla formazione di una articolazione. Es.: troclea femorale. Tubercolo: piccola ed arrotondata prominenza ossea che dà attacco ai muscoli. Tuberosità: piccola prominenza ossea irregolare che dà attacco a tendini o muscoli. Es.: tuberosità ischiatica. 35  Suddivisione dello scheletro Nel cane gli arti anteriori e posteriori sono composti da 92 paia di ossa, la colonna vertebrale da 50 ossa, il cranio (e l’osso ioide) da 50 ossa, le coste e lo sterno da 34 ossa. Nel gatto si identificano circa 280 ossa. Lo scheletro viene suddiviso in due parti principali: - SCHELETRO ASSILE: colonna vertebrale; coste; sterno; cranio. - SCHELETRO APPENDICOLARE: ossa degli arti toracici; cintura toracica (scapola); ossa degli arti pelvici; cintura pelvica (coxale). 36 LO SCHELETRO ASSILE Il Cranio E’ la parte più complessa dello scheletro e viene distinto in due parti: 1. Cranio cerebrale o neurocranio (contiene l’encefalo → cavità cranica). 2. Cranio viscerale o splacnocranio (sostiene e protegge le parti viscerali del cranio) Del NEUROCRANIO fanno parte: Occipitale (impari); Sfenoide (impari); Etmoide (impari); Interparietale (impari); Frontale (pari); Parietale (pari); Temporale (pari). Dello SPLACNOCRANIO fanno parte: Mascellare (pari); Incisivo (pari); Palatino (pari); Pterigoideo (pari); Zigomatico (pari); Nasale (pari); Lacrimale (pari); Conca nasale dorsale e ventrale (pari); Vomere (impari); Mandibola (pari); Apparato ioideo. Le funzioni del cranio sono dunque quelle di proteggere l’encefalo, di fornire le inserzioni per i muscoli masticatori, per i muscoli della deglutizione e della fonazione, per i muscoli delle espressioni facciali, costruire gli alloggiamenti (alveoli) per i denti, ed infine realizzano la struttura ossea canalare deputata al passaggio dell’aria respiratoria. Se la forma complessiva del cranio del gatto non varia molto da razza a razza, la stessa cosa non si può dire per il cane in cui possiamo distinguere soggetti:  Brachicefali: naso corto e schiacciato con brevi cavità nasali, palato duro e mascella, ovvero la larghezza della testa è maggiore della metà lunghezza della testa. Esempio: boxer, bulldog.  Mesocefali: lunghezza media della testa, ovvero la larghezza della testa è uguale alla metà lunghezza della testa. Esempio: beagle, pastore tedesco, pointer.  Dolicocefali: lunghe cavità nasali, ovvero la larghezza della testa è minore della metà lunghezza della testa. Esempi: levriero, borzoi. Mesocefalo Brachicefalo Dolicocefalo E’ necessario ancora sottolineare alcune differenze che caratterizzano talune razze canine e che riguardano le variazioni della lunghezza della mascella (costituita dall’osso mascellare e dall’osso incisivo) rispetto alla mandibola. In tal senso si parlerà quindi di brachignatismo mascellare, cioè la mandibola sopravanza in lunghezza la mascella (esempio: boxer) perché quest’ultima è più corta. 37  Alcune caratteristiche delle ossa craniche.  Le ossa craniche sono unite tra loro attraverso articolazioni fibrose (suture) la cui mobilità è ridottissima, ma con una eccezione rappresentata dall’articolazione temporo-mandibolare, responsabile degli ampi movimenti di apertura e chiusura della mandibola rispetto alla mascella. La mandibola è un osso piatto le cui due porzioni destra e sinistra si uniscono sul piano mediano formando la sinfisi mandibolare. Di ciascuna mandibola è possibile riconoscere una parte orizzontale (corpo della mandibola) e una verticale (ramo o branca della mandibola).  Le cavità nasali sono le due concavità più o meno allungate a seconda delle razze, formate da varie ossa craniche: osso incisivo, osso mascellare, osso nasale (forma il tetto) e osso palatino (forma il pavimento). Le due cavità nasali sono separate da un setto cartilagineo (setto nasale) da cui si dipartono delle delicate lamine ossee.  L’apparato ioideo è un insieme di piccole ossa sospese a partire dall’osso temporale.  Il foro occipitale (o foramen magnum) rappresenta la più grande apertura a livello dell’osso occipitale che permette il passaggio del midollo spinale dalla scatola cranica al canale midollare delle vertebre. 38 La colonna vertebrale Le funzioni della colonna vertebrale sono quelle di proteggere il midollo spinale, di fornire un supporto flessibile ma robusto per il corpo dell’animale, di fornire attacco alle coste ed alcuni muscoli. La colonna vertebrale è costituita da una serie di ossa brevi, disposte sul piano mediano (le vertebre), che si distribuiscono dalla testa fino alla coda. La colonna vertebrale viene suddivisa in diverse regioni:  Cervicale  Toracica  Lombare  Sacrale  Coccigea Genericamente la struttura di una vertebra comprende:  corpo: è cilindrico, presenta una superficie craniale convessa ed una caudale concava. E’ separato dai corpi delle altre vertebre dal disco intervertebrale, costituito da cartilagine, con la funzione di assorbire gli urti tra le vertebre stesse e garantendo nello stesso tempo la flessibilità. I dischi intervertebrali sono costituiti da due parti: una sostanza di consistenza gelatinosa centrale (nucleo polposo) e una parte periferica di fibre collagene a strati concentrici (anello fibroso). Le calcificazioni del nucleo polposo e la loro successiva “espulsione” dorsale, talora sono all’origine di compressioni sul midollo spinale che si manifestano con dolore e deficit neurologici (ernia del disco). 39  arco vertebrale: rappresenta la porzione ossea a forma di arco che si estende sopra il corpo vertebrale per formare un forame in cui decorre il midollo spinale.  canale vertebrale: si forma dall’unione di tutte le vertebre cervicali, toraciche, lombari e sacrali. In esso decorre il midollo spinale che origina dal tronco encefalico e termina con delle fibre nervose (cauda equina). I nervi spinali lasciano il midollo spinale attraverso dei fori intervertebrali. Sul pavimento del canale vertebrale decorre un lungo legamento longitudinale.  processo spinoso: è una prominenza ossea, impari, che si estende sul piano mediano a partire dall’arco vertebrale. La lunghezza e la direzione varia a seconda del tipo di vertebra. Esistono dei legamenti che tengono uniti i processi spinosi delle varie vertebre, il più importante è il legamento sovraspinoso, fascio di tessuto connettivo fibroso che origina dalla protuberanza occipitale esterna dell’osso occipitale e decorre lungo la sommità dei processi spinosi fino alla regione coccigea.  processo traverso: è una prominenza ossea, pari, che si sviluppa lateralmente, la cui estensione varia in base al tipo di vertebra. Vertebra toracica 40 Tabella riepilogativa delle regioni vertebrali del cane e del gatto Regione Numero di Alcune caratteristiche vertebre nel CANE e GATTO Cervicale (C1-C7) 7 La C1 prende il nome di atlante. La C2 prende il nome di epistrofeo. Toracica (T1-T13) 13 Le prime dieci hanno un lungo processo spinoso (con direzione caudale) che progressivamente si accorcia, fino a T11 in cui il processo spinoso è verticale (anticlinale). Lombare (L1-L7) 7 Hanno tutte dei processi trasversi pronunciati, in direzione cranio ventrale. Sacrale (S1-S3) 3 Sono 3 vertebre fuse insieme a formare il l’osso sacrale (o sacro). Formano l’articolazione sacro iliaca con l’ala dell’ileo. Coccigea In rapporto alla Sono formate dal solo corpo vertebrale. lunghezza della coda (20-23) Numero medio delle vertebre nelle varie specie Cervicali Toraciche Lombari Sacrali Coccigee Cavallo 7 18 6 5 15-21 Asino 7 18 5 5 15-21 Bovino 7 13 6 5 18-20 Pecora 7 13 6 4 3-24 Capra 7 13 6 5 12-16 Suino 7 14-15 6 4 20-23 Cane Gatto 7 13 7 3 20-23 Regione cervicale → 7 vertebre 41 Scheletro assile – Tratto da R. Barone, Anatomia comparata degli animali domestici COLONNA VERTEBRALE o rachide Regione toracica → 18 vertebre (Cavallo) Regione Toracica → 18 vertebre: vertebre: CAVALLO Tratto da R. Barone, Anatomia comparata degli animali domestici Scheletro assile – COLONNA VERTEBRALE o rachide Regione toracica → 13 vertebre (Cane e gatto e ruminanti) Regione Toracica → 13 vertebre: vertebre: CANE e GATTO (e Ruminanti) Tratto da J.S. Boyd, “Clinical anatomy of the dog e cat” 42 Le coste Sono lunghe ossa piatte, pari. Si articolano dorsalmente con le vertebre e ventralmente con lo sterno (coste sternali) o con l’arco cartilagineo (coste asternali). L’articolazione tra costa e cartilagine costale prende il nome di giunzione costocondrale. L’articolazione tra costa e vertebre di solito avviene nel punto di unione tra due vertebre, sebbene progredendo caudalmente l’articolazione costo-vertebrale si sposta verso il corpo vertebrale della vertebra corrispondente, la tredicesima costa infatti si articola esclusivamente con il corpo vertebrale della T13. L’ultimo paio di coste (il 13°), coste fluttuanti, è articolato solo dorsalmente non contraendo rapporti nè con lo sterno né con altre vertebre. Le coste contribuiscono in maniera determinante a formare la parete toracica, proteggendo i visceri contenuti nella cavità toracica, prendendo parte inoltre ai movimenti meccanici della respirazione. Esistono in tutto, sia nel cane che nel gatto, 13 paia di coste, di cui le prime otto sternali, le successive quattro asternali, e l’ultimo paio fluttuante. Gli spazi intercostali sono 12, ed è importante saperli riconoscere perchè è attraverso essi che vengono effettuate indagini clinico-terapeutiche (es. auscultazione del cuore, toracentesi, ecc.). SPECIE NUMERO NUMERO COMMENTI COSTE STERNEBRE CAVALLO 18 8 Talora 17 nell’ arabo. RUMINANTI 13 8 Le coste sono schiacciate MAIALE 14-15 7 Molto incurvate CARNIVORI 13 8 Le coste più caudali sono fluttuanti Lo sterno Lo sterno è formato da 8 sternebre che si articolano tra loro e formano il pavimento della cavità toracica. La sternebra più craniale si chiama manubrio, la più caudale forma il processo xifoideo. 43 Scheletro assile – COLONNA VERTEBRALE o rachide Regione lombare → 7 vertebre (Cane e gatto) Regione Lombare → 7 vertebre: vertebre: CANE e GATTO Midollo spinale Radiografia Regione sacrale → 5 vertebre fuse insieme (cavallo) 3 vertebre fuse insieme (cane e gatto) Tratto da R. Barone, Anatomia comparata degli animali domestici Sacro del cavallo Regione coccigea → 15-21 vertebre: CAVALLO (formano la coda) 20-23 vertebre: CANE e GATTO 44 LO SCHELETRO APPENDICOLARE La cintura toracica La cintura toracica (o cinto scapolare) è formata dalla scapola e dalla clavicola. Bisogna sottolineare però che non esiste una vera e propria articolazione ossea tra il tronco e l’arto anteriore: la connessione avviene esclusivamente attraverso muscoli che uniscono testa, collo e torace alla scapola ed omero. Alla cintura toracica (scapola) fanno seguito segmenti ossei che costituiscono l’arto toracico: Arti anteriori del cavallo La clavicola esiste solo nel gatto ed è rappresentata da un piccolo osso senza articolazioni. La scapola è un osso piatto triangolare, collocato tra prima e quarta costa. Su di essa trovano inserzione diversi muscoli tra cui il m. trapezio, il m. deltoide, il m. sopraspinato, il m. infraspinato. Presenta lateral- mente una rilevanza ossea dorso-ventrale (spina scapolare) che termina con l’acromion. La scapola distalmente forma una cavità (cavita glenoidea) che contribuisce con l’omero a formare l’articolazione della spalla. 45 Le ossa degli arti anteriori (o toracici)  OMERO: osso lungo. La sua epifisi prossimale forma con la scapola l’articolazione della spalla (articolazione scapolo-omerale), e presenta un grande tubercolo che forma quella che viene comunemente chiamata punta della spalla. L’epifisi distale presenta due condili, uno mediale e uno laterale, tra cui si forma una troclea e sopra alla quale si distingue una importante cavità, la fossa olecranica, che dà alloggiamento al processo anconeo dell’ulna. L’epifisi distale dell’omero, con l’epifisi prossimale del radio e dell’ulna formano l’articolazione del gomito (articolazione omero-radio-ulnare). Scapola Omero  RADIO: osso lungo, che insieme all’ulna forma la regione dell’avambraccio. L’epifisi prossimale forma insieme all’ulna e all’omero l’articolazione del gomito. L’epifisi distale si articola con le ossa carpali.  ULNA: osso lungo. L’epifisi prossimale è caratterizzata dall’olecrano con il processo anconeo. L’epifisi distale si articola con le ossa del carpo. Nel cavallo radio e ulna sono distinti solo nelle parti prossimali. Nei carnivori (e nell’uomo) sono completamente indipendenti.  CARPO: è costituito da 7 segmenti ossei disposti su due file sovrapposte. La prima fila, prossimale, è formata da: os carpi radiale (scafoide e semilunare fusi insieme), ulnare, accessorio. La seconda fila, distale, è formata da: primo carpale, secondo carpale, terzo carpale, quarto carpale. 46 1. Radio 2. Ulna 4. Ulnare 5. Quarto carpale 6. Scheletro appendicolare – Terzo carpale 7. Metacarpo 8. Prima falange 9. Seconda falange 10. Terza falange 16. Primo carpale 18. Secondo carpale 19. Osso radiale 21. Accessorio arto toracico – CARPO (osso pisiforme) Accessorio Scafoide e Ulnare semilunare fusi Quarto carpale Primo carpale Secondo carpale Terzo carpale CANE (veduta dorsale) Tratto da J.S. Boyd, “Clinical anatomy of the dog e cat”  METACARPO: nel cane e nel gatto il metacarpo è formato da 5 ossa metacarpali, denominati in senso medio-laterale: 1°, 2°, 3°, 4°, 5° osso metacarpale. Ogni metacarpo si articola con la prima falange. Nel cavallo il metacarpo è formato da tre ossa: un metacarpeo principale, che si articola distalmente con la prima falange, e due metacarpi accessori che non si articolano distalmente con nessun altro osso. 47 Tratto da R. Barone, Anatomia comparata degli animali domestici  FALANGI: sono 3 ossa che formano le dita del piede. Nei carnivori sono denominate in senso prossimo-distale: falange prossimale (prima), falange media (seconda), falange distale (terza). Nel cane e nel gatto il primo dito è più corto degli altri, non appoggia a terra, ed è conosciuto anche come artiglio o sperone. Nel cavallo le tre falangi prendono il nome in senso prossimo distale: osso pastorale, osso coronale e osso triangolare. Nel cavallo bisogna inoltre segnalare la presenza delle grandi ossa sesamoidee che sono due ossa distinte per posizione in laterale e mediale, situate nella faccia volare dell’epifisi prossimale della 1° falange; hanno forma di piramide irregolarmente triangolare. La base si collega mediante legamenti all’osso pastorale, la faccia laterale è attacco per il legamento sesamoideo prossimale. Il piccolo osso sesamoideo o sesamoide distale (noto con il nome di osso navicolare) è trasversale ed ha forma allungata e si mette in rapporto con il margine posteriore della superficie articolare della 3° falange. Il bovino ha ben sviluppati solo il III° e IV° dito (con tre falangi). Nel bovino lo zoccolo prende il nome di unghione. La cintura pelvica La cintura pelvica (o cinto pelvico, o bacino) è costituita da due parti simmetriche che si uniscono sul piano mediano (sinfisi pelvica). Ciascuna metà è costituita dall’ileo, ischio e pube che uniti insieme formano il coxale. Queste tre ossa insieme disegnano una importante cavità articolare (acetabolo o cavità acetabolare) che con la testa del femore forma l’articolazione dell’anca (articolazione coxofemorale). Al centro della cavità acetabolare trova inserzione un legamento (legamento rotondo) che si porta 48 sulla sommità della testa del femore e che contribuisce alla stabilità dell’articolazione dell’anca. CANE  ILEO: osso che forma l’articolazione cartilaginea con il sacro (articolazione sacroiliaca). L’ala dell’ileo è la porzione più craniale di quest’osso, di cui la tuberosità sacrale disegna una prominenza ossea facilmente visibile e palpabile sulla superficie esterna della groppa dell’animale.  ISCHIO: osso che forma il pavimento nonché la parte più caudale del coxale. La tuberosità ischiatica è parte di quest’osso che può essere facilmente percepita sulla superficie esterna dell’animale.  PUBE: osso disposto tra i due precedenti e forma la parte craniale del piano osseo del coxale. Radiografia in proiezione ventro-dorsale del bacino di cane 49 Tratto da R. Barone, Anatomia comparata degli animali domestici Le ossa degli arti posteriori (o pelvici)  FEMORE: osso lungo, la cui testa forma con l’acetabolo l’articolazione dell’anca. L’epifisi prossimale del femore presenta la testa del femore, arrotondata, quasi sferica, a cui segue il collo femorale. A questo livello si distinguono inoltre la fossa trocanterica ed il grande trocantere (prominenza ossea facilmente palpabile sulla superficie esterna dell’articolazione dell’anca). L’epifisi distale del femore è formata da due condili, uno mediale ed uno laterale, tra cui si forma sulla superficie craniale un solco trocleare. All’interno di questo solco si articola e scivola un piccolo osso breve, la rotula. La rotula in realtà è una porzione ossificata del tendine quadricipite e gioca un importante ruolo nei movimenti dell’articolazione del ginocchio. La rotula è tenuta in sede inoltre da altri due legamenti uno mediale e uno laterale che si portano sul femore, impedendone così la lussazione. 50 L’epifisi distale del femore, la rotula e l’epifisi prossimale della tibia formano l’articolazione del ginocchio. All’interno di questa articolazione, delimitata da una capsula articolare, è importante segnalare la presenza di due menischi cartilaginei (che aumentano la superficie di scarico delle forze del femore sulla Scheletro appendicolare – tibia) e di due legamenti, di cui il legamento crociato anteriore è il più arto pelvico - GINOCCHIO conosciuto in quanto impedisce lo scivolamento in senso craniale della tibia rispetto al femore. FEMORE Rotula TIBIA FIBULA CANE (veduta laterale e mediale) Ginocchio Tratto da J.S. Boyd, (veduta craniale) “Clinical anatomy of the dog e cat”  TIBIA: osso lungo. La sua epifisi prossimale è piuttosto piatta e contribuisce a realizzare l’articolazione del ginocchio. Sulla sua superficie craniale si riconosce una cresta tibiale su cui trova inserzione il legamento rotuleo (o legamento patellare) che unisce la rotula alla tibia. L’epifisi distale si articola con l’astragalo e presenta il malleolo mediale (il malleolo laterale appartiene alla fibula).  FIBULA: osso lungo, abbastanza sottile, nei carnivori è completamente separato dalla tibia e con cui condivide la regione della gamba. Tratto da R. Barone, Anatomia comparata degli animali domestici 51  TARSO: insieme di ossa che formano la regione del tarso (prende il nome di garretto nel cavallo) e che si distribuiscono su due fila. Nel cane la fila più prossimale comprende: astragalo, centrale, calcaneo (sulla cui sommità trova inserzione il tendine di Achille). La fila distale comprende: 1° tarsale, 2° tarsale, 3° tarsale, 4° tarsale.  METATARSO e FALANGI: nei carnivori si distribuiscono secondo la stessa organizzazione dell’arto anteriore ad eccezione della mancanza del 1° metatarso e relative falangi (1° dito). Nel cavallo e nel bovino la disposizione dei metatarsi e delle falangi riprende quella degli arti anteriori: CANE bacino ed arti pelvici 52 LA FISIOLOGIA DELLE OSSA L’accrescimento delle ossa La maggior parte delle ossa dell’adulto sono precedute durante la vita fetale da strutture o di tipo cartilagineo (la maggior parte) o da tessuto connettivo fibroso. Esistono quindi due tipi di ossificazione di queste strutture fetali: 1. Ossificazione diretta o membranosa: se l’osso è preceduto da tessuto connettivo fibroso che si trasforma direttamente in osso. (es. clavicola e varie ossa della testa) 2. Ossificazione indiretta o condrale: se l’osso è preceduto da cartilagine che verrà progressivamente sostituito da tessuto osseo. Molto più diffusa della precedente. Caratteristica delle ossa lunghe. 53 Ossificazione indiretta Semplificando il processo dell’ossificazione delle ossa dell’embrione è possibile distinguere una prima fase in cui si assiste alla calcificazione del primitivo tessuto cartilagineo, successivamente, poiché la matrice cartilaginea così calcificata non è più permeabile all’ossigeno, i condroblasti del tessuto cartilagineo muoiono in concomitanza alla disgregazione della stessa matrice. Le lacune che si formano da questo processo vengono invase dagli osteoblasti (che deporranno la matrice dell’osso) e nuovi capillari che riforniscono queste cellule di altro materiale nutrizionale per l’ossificazione. Infine gli osteoblasti si trasformeranno in osteociti, ovvero le cellule ossee mature. L’osso in realtà viene compenetrato anche da fibre collagene che lo rendono più resistente di un semplice materiale di natura minerale. Cartilagine I condrociti muoiono e la matrice viene erosa Lacune invase da osteoblasti che depongono osso in strutture cilindriche concentriche La sequenza più complessa del processo di ossificazione delle ossa lunghe è la seguente: 1. Ossificazione pericondrale diafisaria 2. Ossificazione endocondrale diafisaria 3. Ossificazione endocondrale epifisaria  Ossificazione pericondrale diafisaria: 1. Il passaggio da cartilagine ad osso avviene inizialmente in prossimità del centro dell’osso (diafisi) dove compare il primo tessuto osseo dallo strato profondo del pericondrio (periostio) verso l’epifisi: gli osteoblasti formano sostanza amorfa e fibre collagene; 2. all’interno penetra un disco vascolare contenente condroclasti che distruggono la cartilagine calcificata. Sulle trabecole cartilaginee risparmiate inizia il deposito di tessuto osseo, formando le trabecole del midollo osseo. Queste verranno poi distrutte da osteoclasti formando così la ampia cavità midollare che conterrà il midollo osseo. 54  Ossificazione endocondrale diafisaria: In questa fase successiva avverrà l’aumento del diametro trasversale dell’abbozzo dell’osso per apposizione di strati successivi di tessuto osseo sul lato esterno (periostale). Contemporaneamente sulla faccia interna sempre della diafisi, avviene un’erosione che mantiene lo stesso spessore della corticale dell’osso durante l’accrescimento in lunghezza dell’osso.  Ossificazione endocondrale epifisaria: Il processo di ossificazione procede ora interessando il centro di ossificazione presente nelle due epifisi del futuro osso lungo. L’incremento in lunghezza dell’osso avviene per accrescimento delle epifisi e per estensione del manicotto osseo diafisario verso le epifisi. Il centro di ossificazione epifisario si accresce in tutte le direzioni ad eccezione che sulle superfici articolari e sulla cartilagine di accrescimento presente tra epifisi e diafisi. La cartilagine di accrescimento è dunque quel disco di cartilagine tra epifisi e diafisi (metafisi) che rimane tale fino al termine dell’allungamento dell’osso. La metafisi durante l’accrescimento dell’osso continua ad essere erosa e sostituita da tessuto osseo dal lato rivolto verso la diafisi, ma sul versante dell’epifisi continua solo la deposizione di osso dunque la crescita. Dopo la nascita, in età diverse, a seconda delle specie e delle razze, questo processo rallenta fino a terminare al momento del completo accrescimento dell’osso (chiusura delle piastre di accrescimento): Cane: circa 2 anni Uomo: 20-21 anni 55 L’aumento in lunghezza delle ossa lunghe dipende dunque proprio dall’attività di ossificazione della metafisi. Zona di accrescimento e ossificazione di un osso lungo (metafisi)  Il rimaneggiamento osseo Le ossa degli animali adulti subiscono continui processi di distruzione e riedificazione che prendono il nome di rimaneggiamento osseo. Questo meccanismo fisiologico si realizza mediante l’intervento di due tipi di cellule gli osteoblasti e gli osteoclasti. Le prime si moltiplicano attivamente formando le vere cellule ossee, gli osteociti. Le seconde distruggono le sostanze intercellulari e gli osteociti. Il motivo principale per cui avviene il rimaneggiamento osseo risiede nel fatto che il tessuto osseo partecipa anche al metabolismo dell’organismo mediante la mobilizzazione del calcio, il quale a sua volta gioca un importante ruolo in altri processi fisiologici (contrazione muscolare, trasmissione nervosa, coagulazione del sangue). Piccoli vasi sanguigni Nuova matrice ossea depositata Osteoblasti depositano nuovo osso nei tunnel scavati dagli osteoclasti Tessuto connettivo lasso Osteoclasti che scavano un tunnel attraverso l’osso più vecchio Osso vecchio Osteociti 56 Il meccanismo di calcificazione Il processo inizia poco dopo l’avvenuta deposizione della matrice ossea (fibre collagene e sostanza amorfa interfibrillare). I sali inorganici provenienti dal plasma, si depositano nella matrice in forma di cristalli di idrossiapatite: 3[Ca3(PO4)2](OH)2Ca Affinchè la calcificazione avvenga è richiesta la presenza di due fattori: - Fattore umorale: disponibilità e trasporto di minerali necessari per la calcificazione. Regolazione ormonale (paratormone e calcitonina). - Fattore locale: presenza di matrice calcificabile, contenente fattori enzimatici e non. Se uno di questi due fattori manca la calcificazione non avviene. Esempio: carenza di Vitamina D → minore disponibilità di Ca e fosfati → no calcificazione. Il metabolismo del calcio e del fosforo Il calcio nell’organismo rappresenta circa l’1,5% del peso corporeo. Il 99% del calcio è contenuto nel tessuto osseo sottoforma di idrossiapatite e carbonato di calcio. Il deposito di calcio e fosforo nelle ossa non è statico bensì si svolgono continui processi di rimaneggiamento osseo come sopra descritto. La concentrazione plasmatica di calcio nel cane in condizioni fisiologiche è circa 10 mg/dl (100ml) di cui: - 3,5 mg in forma non diffusibile legata alle albumine e globulina - 6,5 mg in forma diffusibile (ionizzata e non)  Le funzioni del calcio  Struttura delle ossa e denti  Coagulazione del sangue  Contrazione muscolare  Regolazione dell’eccitabilità nervosa  La tireocalcitonina e il paratormone sono i due principali ormoni che regolano il metabolismo del calcio nell’organismo, mantenendo la concentrazione plasmatica di calcio entro l’intervallo di normalità. La quantità di calcio e fosforo ingerita con la dieta, ma soprattutto il loro corretto rapporto (2:1) è un parametro molto importante per lo stesso assorbimento intestinale di calcio. Alterazioni di questo rapporto danno origine a varie patologie: osteodistrofie durante il periodo di accrescimento; collasso puerpuerale (eclampsia). A livello della cute la luce UV stimola la trasformazione della vitamina D in Vitamina D3 la quale può essere assorbita anche a livello intestinale. La Vitamina D3 arriva poi al fegato dove viene trasformata in un altro metabolita, 25(OH)D3, questo a sua volta arriverà al rene dove viene convertito nel metabolita più attivo della vitamina D, il calcitriolo. 57 Il calcitriolo determina il riassorbimento di ioni Ca++ nei reni e nel tratto digerente, determinando quindi un aumento dei livelli plasmatici di calcio (ipercalcemia). CUTE Assorbimento della Vit D3 (7-deidrocolesterolo) nel INTESTINO LUCE raggi UV Vit. D3 plasmatica FEGATO RENI (calcitriolo) Calcitriolo nel plasma Assorbimento di Ca++ nei reni e nell’intestino IPERCALCEMIA Il paratormone a sua volta stimola la formazione del metabolita attivo della vitamina D3 a livello renale. Il quale come già visto aumenta l’assorbimento intestinale (ileo) di calcio e di fosforo. Una calcemia bassa favorisce la secrezione di paratormone da parte delle paratiroidi. Il calcio e il fosforo sotto l’effetto di questo ormone verranno mobilizzati dalle riserve ossee, al fine di riportare ai valori normali la loro presenza nel sangue. Una calcemia e fosfatemia elevati inducono viceversa la secrezione di calcitonina, la quale favorisce la fissazione del calcio nelle ossa, inibendone inoltre la sua mobilizzazione (ipocalcemia). Riassumendo: il paratormone svolge le seguenti azioni: FACILITA INIBISCE RISULTATO OSSO Attività degli osteoclasti. Transitoriamente Ipercalcemia attività degli Formazione di nuovi osteoblasti Ipofosfatemia osteoclasti. RENE Riassorb. Ca++. Ipocalciuria Escrezione fosfati. Idrossilazione Vit.D3. Iperfosfaturia INTESTINO Azione Vit.D3 Ipercalcemia TENUE sull’assorbimento Calcio 58 La calcitonina: INIBISCE Osteoclasti; osteociti FAVORISCE Osteoblasti (deposizione ossea) Vitamina D3 Intestino tenue CALCIO ALIMENTARE ASSORBIMENTO ESCREZIONE (RENI) CALCITONINA SANGUE Calcemia PARATORMONE MUSCOLI LATTE L’apparato muscolare Obiettivi di apprendimento → identificare i principali muscoli utili per la locomozione; conoscere i nomi dei muscoli in cui vengono effettuate iniezioni intramuscolari; conoscere i principali meccanismi fisiologici della contrazione muscolare. In questa sezione verranno studiati i muscoli scheletrici. Questi possono essere sotto il controllo volontario del sistema nervoso centrale, oppure sotto il controllo “involontario” del sistema nervoso periferico (coinvolge i muscoli che lavorano solo per mantenere la postura quadrupedale). I muscoli motori operano generalmente in corrispondenza delle articolazioni, in modo tale che le ossa agiscano come un sistema di leve. I muscoli quindi si contraggono solo su di un piccolo spazio, ma essendo molto vicini al punto di attacco dell’articolazione, il movimento che determinano sull’estremità di un arto, è molto ampliato. 59 I muscoli inoltre possono passare solo da uno stato di riposo ad uno di contrazione per cui non possono estendersi, è questo il motivo per cui molti di essi lavorano in coppia su di una articolazione: uno contraendosi provoca uno spostamento in un senso, l’altro compie il movimento opposto. I muscoli che lavorano con questo meccanismo prendono il nome di muscoli antagonisti, in un arto quindi si distinguono muscoli flessori e muscoli estensori, muscoli abduttori e muscoli adduttori. Dei muscoli scheletrici è possibile descrivere: posizione, forma e struttura.  POSIZIONE Muscoli scheletrici: di solito situati in sede profonda. Muscoli pellicciai : situati in sede superficiale sotto la pelle e sono in grado di muoverla. In alcune razze canine ciò è più visibile (es. Whippet) in altre meno (Sharpei) vista l’abbondanza di tessuto connettivo sottocutaneo. Muscoli estrinseci: un capo è attaccato in un punto di un arto e l’altro ad esempio sul tronco. Sono responsabili del movimento di una intera struttura. Muscoli intrinseci: entrambe i capi hanno origine nella stessa struttura, es. arto. Sono responsabili del movimento di una parte di una struttura.  FORMA  Muscoli lunghi: si trovano per lo più negli arti; hanno forma affusolata in cui si distingue: 1. Ventre muscolare: parte media carnosa, più rigonfia. 2. Estremità (capo e coda): più sottile, di natura tendinea. Esistono muscoli con più capi di origine (bicipite, tricipite, quadricipite). Si possono trovare anche tendini intercalati tra due tre ventri muscolari (mm. digastrici o poligastrici). Capo e coda dei muscoli trovano inserzione sulle ossa, attraverso tendini. Il tendine è formato da robusti fasci di tessuto connettivo fibroso: trasmette l’effetto della contrazione muscolare alle ossa e alla pelle. Se il tendine assume forma larga appiattita prende il nome di aponeurosi (soprattutto nei muscoli piatti). 60 Nelle zone in cui i muscoli o i tendini decorrono vicino a prominenze ossee possono essere presenti strutture sinoviali a forma di sacco (borse sinoviali) la cui funzione è quella di minimizzare l’attrito tra le parti durante i movimenti. Esistono inoltre le guaine tendinee sinoviali, anch’esse a forma di sacco contenti liquido sinoviale. Avvolgono i tendini proteggendoli e riducendo gli attriti durante lo scorrimento.  Muscoli piatti o larghi: forma di lamina; rivestono grandi cavità del corpo.  Muscoli brevi: posti in profondità a contatto di singole articolazioni.  STRUTTURA Il ventre muscolare, ovvero la porzione centrale del muscolo, è costituito da fasci di fibre muscolari striate avvolti da guaine connettivali. Si distinguono fasci primari, secondari, terziari con connettivo interposto (perimisio, endomisio). Tutto il ventre muscolare è circondato da uno strato connettivale, l’epimisio.  Fascio muscolare: ogni fascio muscolare è composto da più cellule muscolari ciascuna delle quali è avvolta dall’endomisio che le mantiene elettricamente isolate.  Ogni cellula muscolare (o fibra muscolare) è costituita da: Sarcolemma: membrana citoplasmatica della cellula muscolare. Cisterna terminale: funge da riserva di ioni calcio. Reticolo sarcoplasmatico: è il reticolo endoplasmatico liscio delle cellule 61 muscolari. Crea un reticolato intorno alle miofibrille. Tubulo a T: invaginazione del sarcoplemma verso il centro della cellula. Triade: unità costituita da un tubulo a T con una cisterna terminale per lato. Miofibrille: fascio di filamenti proteici dentro la cellula muscolare. Cisterna terminale Sarcolemma Triade Tubulo a T Reticolo Nucleo sarcoplasmatico Miofibrilla Mitocondrio Citosol Tratto da W.German “Fisiologia umana”  Ogni miofibrilla è costituita da: proteine filiformi chiamate miofilamenti. Ne esistono di due tipi: Actina : filamenti sottili. Miosina : filamenti spessi. La sistemazione di questi filamenti crea zone chiare e scure che si alternano lungo la miofibrilla e che caratterizzano il muscolo striato. Bisogna inoltre menzionare la presenza di altre due proteine: - tropomiosina: proteina filamentosa avvolta all’actina - troponina: complesso di tre proteine che legano ioni calcio, tropomiosina e actina. Tratto da W.German “Fisiologia umana” Il sarcomero è l’unità morfo-funzionale del muscolo striato corrispondente ad un segmento di miofibrilla delimitato da due linee Z consecutive. Del sarcomero fanno parte una banda A e metà delle due bande I contigue. Il sarcomero si ripete periodicamente lungo la 62 miofibrilla e nel corso dei processi di contrazione muscolare si assiste ad un avvicinamento di alcune delle bande sopra descritte.  La giunzione neuro- muscolare Sinapsi che si forma tra un neurone (motoneurone) e cellula muscolare. E’ la zona in cui i messaggi elettrici neuronali vengono tradotti in messaggi chimici e trasmessi alla cellula muscolare attivandone la contrazione. Tratto da W.German “Fisiologia umana” 63 CLASSIFICAZIONE TOPOGRAFICA DEI MUSCOLI I muscoli scheletrici nel cane sono circa 450 e rappresentano il 30-40 % del peso corporeo. In questa classificazione sono menzionati tutti i muscoli presenti nel cane, gatto e cavallo. Ai fini delle conoscenze per il tecnico veterinario può essere sufficiente studiare solo quelli scritti in neretto. I muscoli della testa  MUSCOLI CUTANEI DELLA TESTA 1. Mm. Pellicciai del capo - M. frontale (nel cane); M. fronto-scuturale (nel gatto) 2. Mm. Cutanei delle labbra e delle guance - M. orbicolare delle labbra - M. buccinatore (forma la parte principale muscolare della guancia, concorre in parte alla masticazione) - M. depressore dell’angolo della bocca e del labbro inferiore - M. mentale - M. incisivo superiore ed inferiore

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