Psicologia Generale - Lezione 4.2 - La Coscienza (08/11/2024)
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Università degli Studi di Brescia
2024
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Questi appunti trattano la coscienza in psicologia generale, descrivendo le diverse definizioni e le funzioni della coscienza. Viene approfondito il concetto di coscienza fenomenica, la coscienza autobiografica, e le funzioni della coscienza di ordine superiore. Vengono citati esempi e concetti chiave di studiosi come Damasio.
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Sbobinatore: Greta Chiarelli Revisore: Federico Lorenzi Materia: Psicologia Generale...
Sbobinatore: Greta Chiarelli Revisore: Federico Lorenzi Materia: Psicologia Generale Docente: Della Vedova Anna Maria Data: 08/11/2024 Lezione n°: 4.2 Argomenti: La coscienza La professoressa chiede agli studenti una definizione di coscienza, una funzione molto complessa della nostra psiche. Alcune risposte hanno riguardato la nostra consapevolezza di esistere e di pensare, della nostra realtà e di quello che ci circonda. Risposte ritenute pertinenti e interessanti, riguardanti in particolar modo la dimensione ontologica, esperienziale. LA COSCIENZA L’essere umano si rende conto di svolgere le proprie operazioni mentali in due modi: in un modo controllato, consapevole, o in un modo automatico, sotto soglia di consapevolezza, senza necessariamente la mediazione dell’attenzione. Queste ultime informazioni vengono comunque in qualche modo elaborate, anche se non filtrate dall’attenzione. La coscienza è un argomento vastissimo ed è un’area di difficile comprensione e di definizione, in quanto è l’aspetto più specifico della specie umana, che più ci differenzia dalle altre specie viventi. Da un punto di vista pratico, la coscienza potrebbe essere definita come la consapevolezza di ciò che c’è fuori di noi e ciò che è dentro di noi. Può essere considerata una funzione psichica generale, che tende a integrare tutte le attività cerebrali. Tra i suoi fini vi è quello di coordinare e ottimizzare il comportamento adattivo dell’organismo nell’ambiente. Damasio, l’autore de “L’errore di Cartesio”, è stato uno dei più importanti studiosi della coscienza. Secondo Damasio, quello che definisce l’essere coscienti è la capacità di attribuire a noi stessi l’esperienza che noi viviamo. Quindi non solo il vivere l’esperienza, ma integrarla nella dimensione del sé: poter attribuire quello che sta accadendo intorno a noi ad un’esperienza specifica del nostro essere noi stessi. Un’altra caratteristica della coscienza è la nostra capacità di riflettere sopra noi stessi, sulle nostre azioni, sui nostri pensieri e sul nostro rapporto con gli altri. La consapevolezza è anche questo livello elevato e funzionale, che ci differenzia dagli animali. Anche gli altri organismi viventi possono essere definiti coscienti o incoscienti, vigili o non vigili. C’è una componente della coscienza che è più basica, che potrebbe essere avvicinata a quella che Damasio definisce coscienza fenomenica, ovvero quella del corpo, dei propri confini, del proprio agire e dell’ambiente circostante. Questo tipo di coscienza, definita come quella del “qui ed ora”, è condivisa, fino a un certo punto, anche con tutte le altre specie animali. È coordinata da strutture di base del nostro sistema nervoso, quindi il tronco encefalico e la corteccia limbica. La coscienza di ordine superiore invece riguarda quella capacità di riflessione su noi stessi, sulla nostra affinità psichica e sul rapporto con gli altri. Sempre Damasio definisce questa come la coscienza estesa o anche coscienza autobiografica, che racchiude anche la nostra identità, i nostri valori, i nostri principi morali (in sostanza, ciò che sta dentro noi stessi). L’aspetto morale rientra nelle funzioni della nostra consapevolezza. La coscienza di ordine superiore dipende da organi sviluppati nell’evoluzione filogenetica del sistema nervoso, in particolare nell’essere umano: la neocorteccia e i lobi frontali, ovvero le aree più “nuove” nel neurosviluppo dal punto di vista filogenetico. La coscienza di ordine superiore svolge alcune capacità caratteristiche della specie umana: o Riflessione sul passato: implica un coinvolgimento della memoria autobiografica e una riflessione sul proprio sé rapportato al passato o Riflessione sui limiti della natura umana e della scienza o Riflessione sui valori importanti che regolano il nostro conoscere e comprendere il mondo o Autovalutazione del proprio comportamento, come l’auto osservazione e il monitoraggio della comunicazione non verbale, per esempio il gesticolare o Introspezione e riflessione su di sé: tipica caratteristica dell’essere umano, il riflettere sulle proprie azioni, sui propri pensieri, sui propri obiettivi, ovvero quella che Damasio chiama la coscienza dell’Io. 1 o Comprensione dell’altro: la capacità di comprendere come noi ci collochiamo nel rapporto con gli altri. Fondamentali sono l’empatia1 e l’intersoggettività, ovvero la consapevolezza che la nostra identità è strettamente correlata al contesto, al gruppo in cui siamo inseriti, al modo con cui la nostra famiglia e i nostri amici ci vedono. L’intersoggettività ci ricorda che non siamo delle monadi2, ma che ci vediamo riflessi negli altri e su questo costruiamo, in parte, alcune aspetti della nostra identità e conoscenza di noi stessi. o La teoria della mente: crediamo che la coscienza sia qualcosa di dato, ma, in realtà, la consapevolezza, soprattutto quella di avere una mente che ci distingue dagli altri, è un aspetto che si costruisce di pari passo con lo sviluppo neurocognitivo del bambino. Coincide con il periodo in cui il bambino sviluppa l’intelligenza rappresentativa (o simbolica), con cui è in grado di rappresentare, attraverso un nome o un pensiero, un oggetto. Per esempio, il bambino riesce a mantenere la sua idea di “palla” anche quando l’oggetto non è presente, poiché simbolicamente il concetto di “palla” è stabilizzato nella memoria del bambino e ha la capacità di stabilire delle rappresentazioni decontestualizzate. Non riconosce la palla solo quando questa è davanti a lui, ma può pensarci o sapere che cos’è anche in assenza di essa. Questa consapevolezza si sviluppa intorno ai quattro anni di età. La professoressa ci informa di un esperimento che potrebbe essere visto insieme durante la prossima lezione (https://www.youtube.com/watch?v=RUpxZksAMPw). Un altro esperimento noto: gli sperimentatori mostravano a dei bambini una scatola di caramelle contenente, in realtà, una matita. Dopo aver fatto vedere ai bambini il reale contenuto della scatola, si chiede loro quale sarebbe stata la risposta, secondo loro, se un altro bambino avesse visto la scatola di caramelle e gli fosse stato chiesto di dire cosa ci potesse essere dentro. I bambini sotto i quattro anni rispondevano che l’altro bambino avrebbe detto “una matita”, perché loro avevano visto una matita. Essendo così piccoli, infatti, i bambini non riescono ad immaginare cosa c’è nella mente degli altri. I bambini sopra i quattro anni, invece, rispondevano “caramelle”, poiché hanno compreso che ognuno ha una mente diversa. Infatti, il bambino che non aveva visto la matita nella scatola non poteva sapere che al suo interno vi era proprio una matita e non delle caramelle. I bambini sotto i quattro anni non erano in grado di immaginare che l’altro bambino avesse una mente differente dalla loro, mentre quelli più grandi capivano questo aspetto. La teoria della mente sottolinea che la crescita e lo sviluppo comportano la possibilità di realizzare, per i bambini, che quello che c’è nella loro mente non è uguale a quello che c’è nella mente di tutti gli altri, ma che ognuno ha una mente diversa, che dipende dall’esperienza, dalla storia personale e dalle informazioni che si ricevono. Anche la teoria della mente ci dimostra come la coscienza di noi stessi e degli altri sia qualcosa che si struttura e che si sviluppa: è un punto di arrivo. La professoressa ci suggerisce, per chi interessato, di approfondire gli studi sulla psichiatria fenomenologica, in particolare di Karl Jaspers, che si occupò di come nella mente degli schizofrenici è possibile riscontrare un degradamento delle funzioni di coscienza, un ritorno agli stati infantili primitivi. Per esempio, viene persa la distinzione tra noi e l’altro, tra pensiero e cosa. La psichiatria fenomenologica si interessa di questi stadi di sviluppo della nostra consapevolezza che acquisiamo senza accorgerci. Secondo Damasio, l’errore di Cartesio fu quello di sostenere che l’esistenza dell’essere umano si basi su una facoltà razionale (cogito ergo sum), ovvero il pensare. Invece, Damasio, ammettendo comunque che il pensiero ci caratterizza, sostiene che prima di pensare è necessario sentire. Prima di diventare degli esseri pensanti, siamo degli esseri emotivi. Possiamo pensare solo perché prima ci siamo emozionati. Il bambino, infatti, vive le emozioni, il corpo e le esperienze relazionali. Solo sulla base di quelle riesce a sviluppare il pensiero e la sua idea di sé. Il rischio della teoria di Cartesio è dimenticare l‘aspetto delle emozioni e del corpo, come qualcosa di inferiore rispetto al pensiero. Prima di tutto io devo essere una persona, che si riconosce tale dentro le proprie emozioni e non nel pensiero. 1 L’empatia verrà ripresa ed approfondita quando verranno analizzate le emozioni nelle prossime lezioni 2 Secondo G.W. Leibniz (1646-1716), ciascuna delle infinite sostanze inestese o centri di forza (o di coscienza) che, come unità autonome, costituiscono l'universo (Oxford Languages). 2 I TRE LIVELLI DI COSCIENZA Nelle varie opere di Damasio, la coscienza viene suddivisa in tre livelli, dalla più semplice alla più complessa: La proto-coscienza La proto-coscienza potrebbe essere definita come uno stato non consapevole di coscienza, per quanto possa sembrare un ossimoro. Il bambino appena nato non è consapevole di sé, ma di tutto quello che gli sta accadendo. L’elaborazione delle informazioni che riceve dalle esperienze e dai care-givers nei suoi primi mesi di vita gli permette di costruire una coscienza. Potrebbe essere considerata un insieme di configurazioni neurali molto basiche, situate nel tronco encefalico superiore, che creano istante dopo istante le mappe dello stato della struttura corporea dell’organismo: le mappe senso-motorie. Il bambino piccolo, secondo gli psicanalisti dell’infanzia, costruisce la sua immagine per le esperienze che fa: come viene tenuto in braccio o come viene coccolato o nutrito. Il corpo si trova sempre in connessione con il cervello, sottolineandone il fortissimo legame, fondamentale soprattutto quando la mente deve ancora formarsi pienamente. Nel neonato è comunque già presente una corteccia cerebrale funzionante che integra le mappe sensomotorie e che delinea il contenuto della nostra mente, portando ad un livello superiore. Il bambino di circa 6 mesi di età inizia ad essere più consapevole di quello che accade. La coscienza nucleare Si forma a partire dalla proto-coscienza e coincide con quella che prima è stata definita come fenomenica, del qui ed ora. Riguarda la relazione tra l’organismo e gli oggetti. Potrebbe essere considerata come la mappatura dei cambiamenti che il nostro organismo elabora in seguito all’incontro con l’oggetto o comunque all’incontro con l’esperienza del mondo esterno. Le mappe da sensomotorie cominciano a diventare delle mappe di sé in rapporto con l’ambiente. Dall’incontro tra ambiente interno ed ambiente esterno si originano tutti quegli stati da cui prendono forma e corpo le emozioni vissute sul piano psichico (il neonato percepisce le emozioni più sul piano fisico, collegate al soddisfacimento dei propri bisogni). La coscienza autobiografica o sé autobiografico È considerata la coscienza di ordine superiore. È proiettata sia nel passato che nel futuro. Non siamo consapevoli solo di ciò che siamo stati, ma abbiamo una progettualità, l’idea di diventare qualcuno, che ci raffiguriamo nella nostra mente. Questa capacità di proiettarci nel passato e nel futuro fornisce la possibilità di avere una continuità nella rappresentazione di noi stessi, ovvero una narrazione autobiografica. La narrazione autobiografica è costituita da rappresentazioni che ci permettono di costruire un’individualità, sia in rapporto a noi che agli altri. È come se queste rappresentazioni fossero mappate a un livello simbolico nella nostra memoria autobiografica e semantica, ovvero nella memoria esplicita. Corrisponde a una conoscenza di sé come essere pensante e appare come un dialogo interiore. È strettamente collegata al linguaggio e alla memoria. Nei casi in cui la salute mentale è messa a repentaglio, si presenta un senso di discontinuità, di derealizzazione, di disgregazione dell’identità. La nostra esperienza, senza narrazione autobiografica, non avrebbe senso. Apparirebbe come una serie di accadimenti istantanei (come delle diapositive), ma senza alcun senso. Giocano un ruolo fondamentale la corteccia cerebrale e il lobo frontale, ovvero le nostre aree associative più evolute. BASI ANATOMICHE DELLA COSCIENZA Intesa come vigilanza, la coscienza si basa sulle strutture del sistema reticolare attivante, che riguardano aree del tronco encefalico, in particolare la substantia nigra. Si tratta di organi e componenti del sistema nervoso che ci permettono di attivarci e di mantenere uno stato di veglia e di vigilanza. Questo stato di attivazione, che viene chiamato arousal, viene mantenuto non solo dalle nostre funzionalità interne, ma anche dalle stimolazioni che giungono ai nostri organi sensoriali. È esperienza comune trovarsi in una situazione monotona e ovattata, nella quale la propria consapevolezza e la propria attenzione diminuiscono drasticamente. Per riuscire a ritrovarci, solitamente cerchiamo delle stimolazioni, come per esempio sciacquarsi la faccia con l’acqua fredda. Dunque, lo stato di veglia è mantenuto da tutta una serie di stimolazioni. Un altro esempio è il ritmo circadiano. Ci sono degli ormoni ben definiti che reagiscono all’esposizione alla luce del giorno, che ci aiutano a mantenere la capacità di stare svegli. Al contrario, in assenza di luce solare, altri ormoni ci aiutano a prendere sonno. La coscienza di ordine superiore si basa sull’attività dei lobi frontali della neocorteccia, che permettono tutte le funzioni elencate precedentemente: pianificazione, controllo dell'azione, capacità di inibire i comportamenti svantaggiosi, capacità di percepire e utilizzare informazioni, sensibilità ai feedback, capacità e sensibilità di giudizio, capacità di attribuire a sé l'esperienza, esame di realtà, riflessione su di sé e sul rapporto con gli altri. Segni positivi di disturbo della coscienza 3 Quando si crede che una persona abbia perso conoscenza, si osservano una serie di parametri, tra i quali: Alterazioni dei parametri dello spazio e del tempo: se la persona è in grado di dire dove si trova, che giorno è, chi è. Alterazioni della logica: pronunciare frasi sconnesse. Alterazioni del giudizio di realtà: delirio, ovvero situazioni in cui la persona sembra stare bene, ma improvvisamente crede che qualcuno stia cercando di avvelenarla o la stia spiando. Alterazioni delle funzioni percettive: allucinazioni, ovvero vedere oggetti quando questi non ci sono. OSCILLAZIONI DELLA COSCIENZA Riteniamo la nostra coscienza un’entità unitaria, di continuo. In realtà, la nostra coscienza fluttua, fisiologicamente, quotidianamente. Un esempio è dato dalle oscillazioni sonno/veglia. Mentre dormiamo abbassiamo quasi completamente la nostra soglia di consapevolezza. Infatti, quando siamo nelle fasi di stato profondo, possiamo non sentire dei rumori nell’ambiente circostante. Se veniamo svegliati durante questi stati, si ha la sensazione di dover “ricapitolare” chi siamo e dove siamo. La nostra consapevolezza è infatti un’azione attiva che noi svolgiamo continuamente, per tenere presenti tutti gli aspetti che ci riguardano. Esistono anche delle oscillazioni patologiche, dalla più lieve, ovvero l’obnubilamento, alle più gravi, ossia lo stato confusionale e il coma. Queste possono essere estremamente gravi e pericolose per la sopravvivenza. Sono generalmente legate a dei traumi o a delle malattie. Il sonno Il corretto numero di ore di sonno consigliate per una buona salute si attesta a circa 7-8. Per cui, se le rispettiamo, passiamo più di un terzo della nostra vita a dormire. Questo dato dovrebbe far riflettere sulla grandissima importanza che il sonno ha per il nostro organismo e il ruolo che ha avuto durante l’evoluzione. La letteratura indaga sempre di più sulle numerose funzioni del sonno. È regolato da fasi specifiche, caratterizzate da diversi tracciati elettroencefalografici. La scoperta di queste è stata effettuata grazie a dei volontari che si sono offerti di dormire nei laboratori e di farsi applicare degli elettrodi per la registrazione dell’elettroencefalogramma. Grazie a questi esperimenti, si è potuto studiare il susseguirsi di particolari processi che avvengono mentre dormiamo. Si sono scoperte delle fasi cicliche, di circa 90 minuti, che si ripetono in sequenza durante la notte. Fondamentalmente si passa dalle fasi del sonno leggero a quelle del sonno più profondo, cambiando il tracciato elettroencefalografico a seconda della fase in cui ci si trova. Le prime quattro fasi sono definite “di sonno non-REM”, dopo le quali si entra nella fase REM, durante la quale, di solito, avvengono molti sogni vividi. È caratterizzata da movimenti oculari rapidi (Rapid Eyes Movement). Si è scoperto che gli individui sognavano grazie proprio allo scorrere rapido della pupilla sotto la palpebra in certe precise fasi del sonno. Durante la fase di veglia rilassata (vedi fig.1), il tracciato elettroencefalografico è molto fitto: presenta un’alta frequenza e una bassa ampiezza delle onde. Figura 1 Man mano che si passa dalla veglia rilassata al primo stadio del sonno, le onde elettroencefalografiche diventano sempre più irregolari e più ampie. Nello stadio 1 (vedi fig.2) ci troviamo nello stadio leggero. Si può notare un cambiamento, sebbene non così marcato come negli altri stadi, rispetto al tracciato della veglia rilassata. Figura 2 Nello stadio 2 (vedi fig.3), che è ancora una fase del sonno abbastanza leggero, si evidenziano dei fenomeni particolari: 4 Fusi del sonno Complessi K Sono caratteristici solo dello stadio 2 e pare siano legati a dei processi di memorizzazione. Figura 3 Nello stadio 3 le onde diventano ancora più ampie e più irregolari (vedi fig.4) e ci si avvicina a quella che viene definita l’attività delta, tipica del sonno profondo, caratterizzata appunto da onde irregolari e ampissime. Figura 4 Lo stadio 4 è la fase del sonno profondo. L’ampiezza delle onde aumenta notevolmente (vedi fig.5). È la fase del sonno in cui siamo addormentati profondamente. Se dovessero svegliarci mentre siamo in questo stadio, avremmo bisogno di un attimo di tempo per recuperare la nostra consapevolezza. Figura 5 Durante la notte sostiamo per tempi differenti nei vari stadi. Per quanto riguarda il sonno profondo, sostiamo per tempi più lunghi nella parte iniziale del sonno. Essi diventano più brevi di molto verso la mattina. Come se prima bisognasse soddisfare il bisogno di sonno profondo e, una volta soddisfatto, il tempo in cui vi sostiamo diminuisce. Di conseguenza aumenta il tempo in cui stiamo nel sonno leggero, finché non arriva il momento in cui possiamo svegliarci. Il ciclo di 90 minuti comprende tutti questi quattro stadi, un passaggio alla fase REM (vedi fig. 6), un piccolo risveglio e la ripresa del ciclo. Durante un sonno di circa 8 ore è possibile svolgere almeno 4/5 cicli. Figura 6 È stato scoperto sperimentalmente che, se dovesse essere impedito a un soggetto di passare allo stadio 4, per esempio svegliandolo, quando il soggetto può ricominciare a dormire, cerca di recuperare il sonno nella fase che è stata interrotta. Dobbiamo ancora scoprire molto sull’importanza del sonno, ma ogni singola fase ha la sua importanza e presiede a dei processi fisiologici specifici. Per questo è fondamentale dormire bene e tutto il tempo necessario, concedendosi la possibilità di riposare. Nel sonno REM, chiamato anche sonno paradosso, il tracciato elettroencefalografico è molto simile a quello della veglia (vedi fig.1 e 6). Il cervello ha un’attività molto simile a quella di quando si è vigili, ma si trova in un corpo tonico, impossibilitato a compiere qualsiasi minimo movimento. 5 Chi soffre di sonnambulismo generalmente ha episodi durante lo stadio 4, poiché durante la fase REM le persone non sono proprio in grado di muoversi. Così come i bambini che soffrono di enuresi3 e il pavor notturno4. È possibile sognare anche al di fuori della fase REM, ma al contrario di quelli che si fanno durante questa fase, non si tratta di sogni vividi o sogni che vengono ricordati, ma principalmente di sogni più frammentati e di paura. Domanda: perché è possibile fare sogni “a puntate”? La professoressa ammette di non essere un’esperta di sogni. Cita i sogni lucidi, durante i quali il soggetto può decidere cosa fare e quando svegliarsi, essendo in grado di controllare il suo volere. Il poter fare sogni “a puntate” è comunque una forma di controllo simile a quella dei sogni lucidi. Una studentessa riporta l’esempio di un bambino bloccato in un particolare fenomeno, ossia quello della paralisi del sonno. Durante questi episodi si hanno delle allucinazioni e si ha l’impressione di soffocare. Il corpo, infatti, è ancora nello stato rilassato del sonno e i muscoli dell’apparato respiratorio sono rallentati. In tale situazione, tuttavia, si è coscienti e si è svegli con i ritmi corporei del sonno. Per tale motivo, ci si sente soffocare e, essendo il corpo bloccato nello stato rilassato, non ci si riesce a muovere, vivendo un temporaneo stato di paralisi allucinogena. Domanda: come mai i sogni alcune volte non si ricordano? È un fenomeno comune e ci sono tante differenze soggettive. Ci sono persone che li ricordano perfettamente e altre che non li ricordano per nulla. Quello che sappiamo è che l’attività REM si svolge sempre e in tutte le persone, per cui tutti quanti sognano. Ci sono anche fasi della vita in cui è possibile ricordare i sogni, soprattutto da bambini e da giovani, e diventando adulti si ricordano meno. Anche quando si ha quel piccolo risveglio dopo la fase REM, siamo consapevoli di aver sognato e ci ricordiamo bene il sogno, ma la mattina non sarà possibile ricordarlo. Durante la notte vi è un abbassamento delle difese psicologiche dell’individuo che, secondo Freud, ha un assetto di difese che cercano di evitargli di vivere l’angoscia, di sentirsi svalutato ecc. In questi momenti l’inconscio può emergere. Visto che questo è molto spaventoso per la mente cosciente, il sogno segue dei percorsi di camuffamento. Secondo Freud il sogno ha la funzione di far comunicare l’inconscio con la vita consapevole. La psicanalisi si poneva come obiettivo quello di interpretare proprio questi sogni, tentando di far capire al soggetto il loro significato e risalire alla loro radice. Ci sono dei sogni abbastanza ripetitivi, con simbologie evidenti, mente in altri vi sono spesso riferimenti a cose assurde e che solitamente odiamo, ma che nel sogno apprezziamo. Le neuroscienze dicono che l'attività REM è fondamentale, per esempio per fissare i ricordi. Una delle funzioni più importanti del sogno è quello di elaborare ricordi. Il sogno sarebbe dunque questo tentativo di rielaborazione degli stimoli del mondo esterno. Le funzioni del sonno Il sonno ha diverse funzioni: Ipotesi evoluzionistica: dal punto di vista filogenetico, l'essere umano, non avendo una visione notturna, si è protetto dai pericoli, massimizzando le proprie capacità di sopravvivenza. Ipotesi ristorativa: riparazione e costruzione cellulare. Eliminazione delle scorie del metabolismo cerebrale: il metabolismo crea dei prodotti di rifiuto e i neuroni hanno un metabolismo altissimo, creando scarti durante la veglia; pare che il momento ideale per eliminarli sia quello del sonno, attraverso dei processi specifici. Sintesi proteica del neurone: è la base per la costruzione di nuove sinapsi e per la modifica di sinapsi già esistenti. Ogni processo di memoria a lungo termine si basa sulla sintesi proteica del neurone, favorita dal sonno. Sono molti gli studi che sostengono che il sonno permette una migliore elaborazione delle informazioni e fissazione dei ricordi. In alcuni esperimenti, è stato chiesto a un gruppo di studenti di studiare del materiale e poi andare subito a dormire. Un altro gruppo di studenti ha studiato lo stesso materiale, ma ha atteso qualche ora prima di coricarsi, senza svolgere compiti troppo interferenti. La mattina dopo erano testati rispetto all’apprendimento. Quello che è emerso è che la prestazione era nettamente migliore negli studenti che avevano dormito subito dopo. 3 Enuresi: Perdita involontaria di urina durante il sonno 4 Pavor notturno: Definito anche come “terrore notturno” consiste in risvegli parziali da sonni non REM che sono causati da intensi stati di ansia poco dopo essersi addormentati. 4 episodi di risveglio parziale da un sonno non-REM, caratterizzati da uno stato di intensa ansia 6 STATI ALTERATI DI COSCIENZA L’ipnosi L'ipnosi è quello stato di consapevolezza alternativa che le persone possono sviluppare all’interno della relazione con un esperto ipnotizzatore, il quale induce uno stato alterato di coscienza e di profondo rilassamento. Si è scoperto che non tutte le persone possono essere ipnotizzate. Queste persone devono avere una buona suscettibilità ipnotica e sono circa il 30% della popolazione. La restante parte ha una suscettibilità ipnotica media o bassa. Per valutare, è stata creata una scala abbastanza valida. Viene utilizzata anche per il controllo del dolore. Per cui, le persone che hanno una suscettibilità sufficiente possono avvalersi di trattamenti per abbassare la suscettibilità al dolore. Può risultare fondamentale per persone che non possono assumere determinati farmaci antidolorifici. La professoressa caricherà su moodle una revisione riguardo a uno studio di questi argomenti. La meditazione Al contrario dell’ipnosi, che non può essere autoindotta, la meditazione è una forma di alterazione di coscienza che viene ricercata dalle persone per migliorare la conoscenza di sé o il benessere, raggiungendo uno stato di profonda rilassatezza. Anche per la meditazione sono presenti numerosi studi che dimostrano la sua efficacia. Secondo queste fonti, le persone che praticano la meditazione, possono migliorare il loro compenso emotivo e diminuire la sintomatologia ansiosa. Questi studi sono supportati da tecniche di neuroimaging. La mindfulness è una forma di meditazione che permette alle persone, attraverso training specifici, di tornare ad una possibilità di concentrarsi su sé stessi, sul proprio corpo, sul proprio respiro, acquisendo una possibilità di focalizzarsi e portare un sollievo psicologico dallo stress quotidiano. È caratterizzata dall’imparare a prestare attenzione al momento presente, con apertura, curiosità e accettazione. In vari studi si è dimostrato che la mindfulness ha effetti positivi sulla depressione, sulla salute fisica e mentale e sulla qualità della vita. 7