Summary

This document is a lecture summary, for a course in Comparative Social Systems, and discusses the various concepts of systems, including social systems, and how individuals interact within them. It discusses the definition of a system in different disciplines and examines the complexity of social systems by looking at the perspectives of individuals, groups, and the broader societal context. The summary includes the problems and constraints on social systems including macro problems endangering the survival of societal system, how individuals are conditioned by the systems they live in, and challenges faced by individuals such as individual needs versus social needs.

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Sistemi Sociali Comparati LEZIONE 1 - 01/10/2024 Problemi macro: minano l’esistenza del sistema sociale; portano al crollo della civiltà e del suo sistema sociale. Anche il sistema sociale in cui viviamo potrebbe...

Sistemi Sociali Comparati LEZIONE 1 - 01/10/2024 Problemi macro: minano l’esistenza del sistema sociale; portano al crollo della civiltà e del suo sistema sociale. Anche il sistema sociale in cui viviamo potrebbe crollare, ciò rende importante conoscere i sistemi sociali del passato. La società non deve essere trattata come una cosa naturale, innata; si tratta di un sistema complesso, una rete di servizi, abitudini, cose che si danno per scontate sul modo di vivere delle persone (es. rotazione delle stagioni e conseguente abbigliamento; servizi come metro, supermercati, università ecc.). La società è formata dal soddisfacimento di aspettative reciproche, di una coordinazione tra individui; ciò non è possibile in caso di guerra. Il mutamento sociale è fatto da processi che modificano l’organizzazione sociale complessiva, in parte prima e approfonditamente poi (tutti i problemi della società portano a cambiamenti di abitudini, all’adattarsi a nuove situazioni). Immagine: Angkor, rovine di una città abbandonata in Cambogia, piano piano assorbita dalla foresta, non si sa come o perché si trovi in questo stato -> esempio di civiltà passate che mostrano sistemi sociali ormai scomparsi, crollati. SISTEMA: termine che viene utilizzato in varie discipline e di conseguenza ha varie definizioni: - Vocabolario: connessione di elementi in un tutto organico (vocabolario), componenti che formano una sorta di organismo che funziona grazie alla collaborazione di ognuno; le parti non sono interpretabili singolarmente; definizione che trascende la scienza, si riferisce all’uso linguistico del termine. - Scientifica: saggio di Von Bertalanffy (1969), scienziato interdisciplinare che formula la teoria generale dei sistemi secondo cui un sistema è un qualsiasi “insieme organizzato di relazioni tra oggetti” retto dallo stesso tipo di regole a prescindere dall’ambito in cui si realizza. Questa idea è dovuta alla generalizzazione dell’idea di sistema, ma sarà inconclusiva, perché: sistemi diversi non possono essere retti dalle sesse regole (un sistema automatizzato sarà anche prevedibile, es. orologio; un sistema non automatizzato, come il corpo umano, agisce in 1 maniera imprevedibile: attori sociali =individuo che agisce in un sistema sociale diversi agiscono secondo regole diverse). - Concetti collegati: organizzazione (termine riduttivo, applicabile a sistemi che hanno bisogno di prevedibilità); organismo; teleologia (studio degli obiettivi, serve a definire lo scopo di un sistema e di conseguenza la sua funzionalità e la sussistenza del sistema nel tempo; lo scopo può essere definito dall’esterno, es. l’orologio che viene impostato da qualcuno, o dall’interno, es. l’essere umano; in questo caso è più complesso); differenziazione (elementi diversi tra loro che compongono il sistema e collaborano rendendo indispensabile l’interazione per il funzionamento del sistema); integrazione (elementi integrati nel tutto); retroazione e reazione (rapporti tra sistema e ambiente esterno, es. un orologio che si arrugginisce per l’ambiente umido, o sistemi più complessi che reagiscono all’ambiente e si modificano di conseguenza, adattandosi); relazione (interna: relazione tra gli oggetti; esterna: con l’ambiente); complessità (i vari sistemi hanno diversi gradi di complessità); ambiente; complementarietà (ogni componente del sistema è complementare agli altri, il sistema non sussiste se non vi è complementarietà). Modello di società: non necessariamente esiste; concetto più astratto che presenta vari aspetti e che serve per capire i sistemi concreti attraverso la comparazione con esso. Per definire un sistema sociale specifico la visione è molto soggettiva, si può basare su vari criteri di confine. C’è una indeterminatezza nel concetto di sistema: nella definizione sono assenti criteri di scelta degli oggetti e delle relazioni  la scelta, quindi, di oggetti e relazioni può derivare solo dalla delimitazione di confini spazio-temporali da parte di un osservatore che adotta un criterio di efficacia esplicativa: solo attraverso la mediazione esterna di un osservatore si può definire il sistema  quindi la teoria dei sistemi è “observer-dependent”, dipende dall’osservatore che ne decide le definizioni. Nel caso in cui l’osservatore faccia parte del sistema stesso, vi è una chiusura autoreferenziale = se si fa parte di un sistema lo si definisce. Spesso il sistema ha una definizione identitaria profonda, si auto-definisce e non ha più bisogno di un osservatore esterno  si possono creare contraddizioni tra osservatori interni ed esterni ad un determinato sistema, portando a tensioni e conflitti. Sistema sociale chiuso (ad esempio una città circondata da mura le cui porte vengono chiuse)  concetto di patria: concetto storicamente determinato, non è sempre esistito; nasce con il nazionalismo a fine 1800. Interazione = significa che ciascun attore definisce le proprie aspettative e azioni (ciò che ci si aspetta e ciò che realmente succede), interpretando le azioni e le aspettative degli altri. Le aspettative dipendono dai contesti in cui ci si trova, non sempre si conoscono  l’unico modo per conoscerle è attraverso segni di approvazione o disapprovazione da parte degli altri. Talvolta le aspettative non vengono assecondate, se questo accade ripetutamente porta a una crisi del sistema. Il sistema sociale ha dei meccanismi per fare fronte a questa disfunzione attraverso delle sanzioni: sanzioni non verbali (espressioni facciali ecc.); sanzioni verbali, parole che esprimono il proprio 2 disappunto; esistono anche sanzioni più formali (denunce a superiori, ecc.), ma in questo caso si fa riferimento ad un sistema più alto. Si tratta di un sistema prevedibile se le aspettative vengono soddisfatte  il problema della prevedibilità reciproca viene affrontato tramite lo scambio di premi (incoraggiamenti, sorrisi, ecc.) e sanzioni in un quadro di NORME (regole esterne che indicano come comportarsi) e VALORI (concetto interiore, scatena una reazione emotiva; es. il senso di colpa è la sanzione autoinflitta quando si viola una norma che corrisponde ai propri valori; il senso di vergogna invece si prova quando gli altri scoprono una nostra violazione alle norme). Tali norme e valori sono condivisi o istituzionalizzati: norme e valori possono riferirsi agli individui singoli ma anche alla società nel suo insieme, esistono a prescindere dagli individui stessi  sono le istituzioni (pubbliche, private, statali…) che determinano le norme di un determinato sistema sociale. Ciò rende possibile il fatto che il singolo individuo, vivendo in un sistema istituzionalizzato, ne condivida più facilmente i valori e le norme. Questo non sempre succede, soprattutto nei momenti di cambiamento dei sistemi sociali (rivoluzione). Un comportamento può violare una norma e un valore, oppure una norma ma non un valore; es. parcheggio in divieto di sosta: violazione di una norma ma non di un valore morale. La credenza in determinati valori fa parte della nostra identità, ci si concepisce in base ai valori in cui si crede. Aspettative reciproche, valori e norme condivisi definiscono i confini culturali del sistema rispetto all’ambiente  tali confini si superano quando non si condividono più norme e valori. Consuetudine: non è una sanzione formale; è una norma non scritta che fa scattare un sistema di sanzioni informali ma altrettanto importanti (es. una persona che non si lava non viola alcuna norma, ma subisce comunque una sanzione sociale, ovvero l’ostracismo, l’allontanamento). Un sistema sociale esiste su più livelli (i cui confini sono definiti in maniera soggettiva-> sistemi diversi possono appartenere a più livelli in base al modo in cui si studiano): - Livello MICRO: contano gli individui e le relazioni interpersonali (famiglia, squadra). - Livello MESO: intermedio (organizzazione, azienda, associazione, istituzione). - Livello MACRO: conta la società nel suo complesso (stato sovrano, metropoli, grande società multinazionale-> la multinazionale si studia a livello meso se relazionata al paese in cui nasce); l’istituzionalizzazione di norme e valori avviene in questo livello (es. elezioni: si tratta di una norma, ma dietro si trova il valore della democrazia e della ripartizione dei poteri). Con la globalizzazione le interazioni tra stati sovrani tendono a formare un unico sistema planetario che non può essere comparato con nessun altro, si può comparare solo nel tempo, ovvero con il passato. LEZIONE 2 - 07/10/2024 Gli individui sono condizionati e determinati dal sistema sociale in cui si trovano. 3 Come sistemi biologici, gli individui hanno le proprie esigenze, un obiettivo, una necessità di relazionarsi con l’ambiente esterno; MA hanno diversi problemi: A. Un problema di confini (dal punto di vista puramente biologico è la pelle, dal punto di vista sociale è la distanza tra gli individui  SOCIOBIOLOGIA = studio di elementi biologici che vengono condizionati dalla società in cui ci si trova). B. Ogni individuo ha un suo scopo, la società stessa indirizza gli individui a trovare uno scopo nella vita, poiché ne trae un vantaggio (nella divisione del lavoro complessivo ognuno di noi trova una sua posizione sociale). Non è detto che il nostro scopo coincida con quello affidatoci dalla società: problema della priorità delle esigenze di sopravvivenza del sistema sociale rispetto a quelle di sopravvivenza degli individui e problema di compatibilità tra i fini individuali e quelli sociali. C. Problema di appropriazione/controllo del sistema sociale da parte di singoli individui (Dittatura: sistema soggiogato al potere di un tiranno  l’interesse individuale di un tiranno calpesta l’interesse del sistema intero; gli individui non assecondano gli interessi del sistema ma gli interessi del tiranno. VS Democrazia è sempre un sistema fragile poiché basato su un consenso liberamente accettato, non imposto dalla legge.) D. Problema della competizione tra individui nell’ambito dello stesso sistema sociale  una caratteristica dei sistemi sociali capitalistici è la competizione interna (mercato), che premia in maniera ingiustificata i vincitori e punisce i perdenti con il fallimento. Contraddizione tra cooperazione degli individui e sistema basato sulla competizione  a seconda del sistema sociale ci sono varie ripercussioni su chi viene “punito” dal mercato. Tuttavia, il mercato ha permesso storicamente il maggiore sviluppo che l’umanità ha avuto nella storia dell’uomo. E. Problema della produzione di beni collettivi* attraverso la partecipazione degli individui al sistema. Teoria dei giochi  parte dall’idea che l’attore sociale sia una persona razionale, e quindi sceglie ciò che è meglio per sé, ovvero evitare di pagare per la produzione di beni collettivi (es. leva obbligatoria con pena di reclusione: un individuo razionale non la farebbe se non ci fosse una sanzione, sperando che lo faccia qualcun altro  se qualcun altro lo fa al posto suo il bene collettivo viene prodotto lo stesso e ne può giovare comunque senza pagare nulla). Distinzione tra beni privati e beni collettivi:  Beni privati: oggetti di proprietà dell’individuo il cui uso è esclusivo, solo l’individuo ne può godere. Il mercato moderno è fatto in modo da rendere la produzione, distribuzione e acquisto dei beni privati nel modo migliore possibile, cercando di produrre qualcosa di utile con lo scopo di guadagnare (la concorrenza giova anche al consumatore, garantendo il prezzo migliore del bene di maggiore qualità).  Beni collettivi: bene che va a vantaggio di tutti a prescindere da chi l’abbia pagato o meno. es. istruzione, può essere a pagamento (privato) o no; tutti i beni e i servizi che si producono attraverso le tasse (tutto ciò che un individuo se può evita di pagare  ragionamento razionale, vedi teoria dei giochi; paradossalmente va contro al fondamento del sistema sociale che si basa sul contributo collettivo); i mezzi di trasporto, la giustizia, le forze dell’ordine sono tutti beni collettivi. L’aria pura non inquinata è un bene collettivo, si può assicurare attraverso interventi di disinquinamento (qualcuno deve pagare per tali interventi ma non si può escludere chi non ha pagato dal trarne beneficio). F. Problema della produzione di beni collettivi attraverso la partecipazione degli individui al sistema: gli individui hanno i loro fini, che potrebbero non corrispondere ai fini della società. Gli individui razionalmente non sono disposti a pagare nulla per ottenere dei beni, dunque il sistema deve intervenire in maniera autoritaria (con delle sanzioni) per “costringere” gli individui a 4 produrre beni collettivi; per fare ciò lo stato ha bisogno di risorse e quindi impone il versamento di tasse da parte degli individui, in modo da poter finanziare tutti i beni collettivi. Per funzionare, i sistemi sociali hanno bisogno di: - Conservare i propri confini e assicurare scambi con l’esterno: i confini devono essere controllati dal sistema che deve essere in grado di difenderli da un invasore esterno, ma allo stesso tempo assicurare uno scambio con l’esterno = non può essere un sistema chiuso. Si deve poter esportare i propri prodotti e importare prodotti dall’estero (servono però le risorse per poter fare questa operazione). - Garantire l’interazione tra le parti attraverso l’uso di simboli (linguaggio): tipico dei sistemi sociali è l’utilizzo di un linguaggio. Ogni sistema ha un suo linguaggio specifico e può essere definito nei suoi confini da coloro che parlano quel linguaggio (sorgono problemi se esistono minoranze linguistiche che poi rivendicano autonomia rispetto al sistema), non usare lo stesso linguaggio significa ridurre la possibilità di assicurare uno scambio, anche di informazioni. - Fornire motivazioni e identità alle persone: gli individui devono essere motivati a partecipare e contribuire alla produzione di beni collettivi. Gran parte di queste motivazioni passa attraverso la propria identità (immagine che si ha di sé stessi)  è la società che ci dà le componenti per formare la nostra identità personale, è l’ultima fase nella costruzione dell’individuo adulto, autonomo, responsabile. Tutte queste attività contribuiscono a perseguire un equilibrio dinamico nel tempo  in un sistema sociale gli individui cambiano, cambia l’ambiente e cambia il sistema stesso che si deve adattare. Equilibrio dinamico perché c’è sempre un dialogo tra l’individuo e il sistema, ognuno cerca di ottenere il massimo possibile di risorse dall’altro pagando il meno possibile. È fondato su un costante disequilibrio che viene costantemente compensato. LEZIONE 3 - 08/10/2024 La teoria del sistema sociale in equilibrio dinamico vieni formulata da Talcott Parsons, primo grande teorico sociologico americano (diventa sociologo dopo aver conseguito studi di biologia). Le prime ricerche sociologiche in USA sono indagini sul campo (i sociologi nascevano quindi dai GIORNALISTI e non dai filosofi)  si tratta quindi di una sociologia empirica, basata sulla raccolta dei dati, interviste, osservazione partecipante (vedi antropologia). Parsons si è basato sui grandi classici della sociologia europea (Marx - teorico del conflitto, Weber, Durkheim - visione organicistica della società, con il quale si trova più in sintonia); essendo biologo guarda alla società come a un organismo in equilibrio con l’ambiente esterno = teorico dell’equilibrio sociale (l’equilibrio stabile è diverso da quello dinamico, il quale quest’ultimo è fondato sul costante disequilibrio che viene costantemente compensato). 5 Come fa un sistema sociale ad assicurare il raggiungimento di questi requisiti? Esercizi di 5 funzioni, ma se guardiamo il libro “The Social System” (1951) di Parsons sono solo 4 funzioni. La sua teoria viene criticata a partire della fine degli anni ‘60, in cui sono successi fatti storici che hanno messo in dubbio l’utilizzo di questo schema a 4 funzioni per poter capire e interpretare quello che stava succedendo. Alla fine degli anni ‘60, i fatti rilevanti sono: la rivolta degli studenti del campo di Berkeley in California del ‘66: gli studenti sarebbero dei privilegiati, vengono da famiglie più benestanti e colte dell’America, vengono preparati al meglio, quindi perché protestano? La protesta arriva nel maggio del ‘68 a Parigi per le stesse ragione che appaiono incomprensibili. Nel ‘70 in Germania e in Italia. Si tratta di una rivoluzione culturale, una rivoluzione contro una società autoritaria (nelle famiglie, nelle caserme, nelle fabbriche). Qui in Europa avviene anche una saldatura tra studenti e operai, questi ultimi fanno degli scioperi durissimi e incontenibili. La teoria di Parsons non serve quindi, perché un conto è spiegare il conflitto come conseguenza di sfide esterne (conflitto adattativo); un altro è un conflitto che nasce dai privilegiati, molto forte che cambia la società occidentale (es. in Italia viene introdotto il divorzio, un primo passo per abbattere l’autoritarismo nella famiglia – successivamente la legislazione sull’aborto, dando maggiore autonomia della donna rispetto alla tutela dell’uomo). Questa è una rivoluzione culturale contro la società autoritaria che porta a un cambiamento delle teorie sociali in quanto entra in conflitto con la teoria dell’equilibrio. Le funzioni da esercitare per raggiungere l’equilibrio diventano 5: - ADATTAMENTO ALL’AMBIENTE ESTERNO: sempre in riferimento all’economia. Attività adattiva = consiste nel prendere atto di com’è l’ambiente esterno e sfruttarlo (es. uomo primitivo che costruisce utensili sfruttando pietre, bastoni, ecc-> esempio di economia primordiale). - DIFFERENZIAZIONE INTERNA (che è quella che manca nell’ipotesi di Parsons): riguarda la struttura sociale al cui interno gli individui sono diseguali Per quanto concerne le risorse sociali. Questa distribuzione diseguale del potere può dare origine interna al conflitto, che a sua volta crea un cambiamento nella società (ma non viceversa). Marx sviluppava già il concetto di divisione del lavoro, che va di pari passo con lo sviluppo sociale: più una società si sviluppa più aumenta la specializzazione e settorialità del lavoro e, di conseguenza, le differenze sociali tra gli individui. Differenza non significa necessariamente diseguaglianza: la diseguaglianza si riferisce al potere che ogni individuo ha. - RIPRODUZIONE SOCIALE: perché mentre i membri nascono, crescono, raggiungono la maturità e poi muoiono, la società sussiste dopo la morte dei propri membri (gli individui) e ha bisogno di riprodurre sé stessa. Ovvero: ha bisogno di trasmettere alle generazioni successive le competenze necessarie per occupare tutte le posizioni importanti. Per farlo, ha un’insieme di istituzioni che assicurano la riproduzione sociale, ossia la garanzia che passano le generazioni, ma i giovani sono in grande di recuperare e sostituire le funzioni degli anziani che muoiono. - ATTRIBUZIONE DI SENSO: valori, norme, identità. ogni società deve avere la possibilità di trasmettere norme e valori col passaggio delle generazioni. Si crea quindi un’alleanza tra 6 individuo e società. Inoltre, è la società stessa che permette di trovare un senso alla vita (rispondendo alle domande esistenziali e dando un significato alla società stessa) e stabilire una propria identità personale. È funzionale allo sviluppo di un individuo: un individuo sviluppato, adulto e responsabile, è un individuo che ha fatto proprie delle risposte riguardo questi temi centrali. L’individuo che deve costruire la propria identità, attribuendo un senso all’ambiente in cui si trova e alle relazioni con gli altri, si rifà alla società stessa che ha le risposte (ciò non avviene se gli interessi dell’individuo non combaciano con quelli della società). - CONSEGUIMENTO DEGLI SCOPI: politica; lo scopo di un sistema sociale non è fisso/dato, ma cambia a seconda del momento storico, del tipo di società, di cultura, di come è organizzato il potere (chi detiene il potere stabilisce lo scopo della società intera). Ci sono due diverse definizioni dell’ECONOMIA: - Definizione FORMALE della scienza economica (non è la prima ma viene adottata alla fine dell’800): studio di scelte ottimali nell’impiego di risorse scarse (perché se fossi ricco non si porrebbe il problema), per usi alternativi, allo scopo di massimizzare l’utilità dell’attore. La disciplina economica è una scienza delle decisioni, non è quindi una scienza descrittiva, non studia la realtà. La studia la realtà ma in modo da considerare le scelte ottimali. Quali sono? È la scelta per cui un determinato attore (colui che prende le decisioni), avendo visto le conseguenze delle sue azioni, se dovesse trovarsi nelle stesse condizioni prenderebbe la stessa decisione (scelta ottimale vs. subottimale (si avvicina a quella ottimale)  le decisioni sono importanti perché si basano sull’impiego di risorse scarse, ovvero una quantità limitata di risorse (denaro); la scelta ottimale è quella che permette di ottenere il prodotto/servizio migliore spendendo il meno possibile). Alla base di questa teoria si trova il postulato dell’homo œconomicus: l’attore è un individuo razionale, sa quello che vuole, è in grado di calcolarne il costo ed è in grado di compararlo ad altri per massimizzare l’utilità (nella realtà questo non sempre avviene, entra in gioco l’emotività dell’individuo che può cambiare idea). - Definizione SOSTANZIALE: i modi coordinati con cui gli individui organizzano le loro attività per soddisfare i propri bisogni. È la dimensione sociale dell’attività economica: si basa sulla coordinazione tra gli individui, dunque è necessaria la presenza di almeno due attori sociali (sistema sociale) che lavorino in maniera organizzata per poter soddisfare i bisogni collettivi/sociali/del gruppo. Il sociologo che ha proposto questa distinzione è Karl Polanyi, che si concentra sullo studio storico della definizione sostanziale, studia come gli individui si sono coordinati per soddisfare i propri bisogni. Se lo guardiamo da un punto di vista sostanziale, la funzione adattiva ha visto nell’evoluzione storica una serie di vari tipi di economia che si sono succeduti: 1. Inizialmente ECONOMIA NOMADE di caccia e raccolta; uomini primitivi che seguono le mandrie (attività predatoria)  prima divisone del lavoro: uomini più efficienti nella caccia; le donne nella raccolta. È un tipo di società che impone l’eguaglianza sostanziale, perché possedere di più è svantaggioso per chi si sposta (se lo deve portare dietro ogni volta). 7 2. A partire dal 7000/10.000 avanti cristo avviene una rivoluzione data dall’ECONOMIA STANZIALE basata su orticoltura e pastorizia (possibili grazie a scoperte e prime tecnologie produttive). Abbiamo il controllo da parte di un sistema sociale su un territorio stabile, aumentando così le diseguaglianze sociali in base ai possedimenti di ciascuno  con l’aumento della produttività agricola: chi coltivava sostentava e manteneva gli altri = implica la nascita di 2 classi sociali diverse (casta dei guerrieri, che soddisfa il bisogno di difesa del sistema; casta del clero, che soddisfa l’attribuzione di senso alla vita con la religione). Economia di piccole dimensioni. 3. ECONOMIA AGRICOLA  resa possibile dalle invenzioni (aratro e concimazione) che danno la possibilità di creare delle città che saranno più vaste più c’è surplus nella produzione agricola (i contadini portano i propri prodotti in città). Cresce la divisione del lavoro e aumento delle diseguaglianze. 4. ECONOMIA CURTENSE dell’alto medioevo. “Curtense” deriva da cortile (del castello e del monastero) che hanno un tipo di organizzazione economica specifica che Marx definisce produzione feudale che prevede la logica autarchica della produzione: ossia che si produce per sé stessi, senza avere bisogno di risorse provenienti dall’esterno, cercando di essere completamente autonoma (“io” società). 5. ECONOMIA DI MERCATO  a inizio del ‘700 (prima se includiamo le grandi invenzioni della rivoluzione industriale in Inghilterra e Scozia, preceduta da applicazioni tecniche che la nascita della scienza sperimentale aveva reso possibile nel ‘600). Nascita del capitalismo, modernizzazione: annunciata a partire dei grandi filosofi francesi, sostenuta dai filosofi scozzesi (utilitarismo), dalla fine del 1600. La modernizzazione ha portato a grossi sviluppi della società ma ha significato anche grandi sofferenze di determinate categorie sociali (vedi “Tempi Moderni” di Dickens: descrive Londra nel pieno dell’industrializzazione: da una parte il progresso tecnologico, dall’altra la = tutto questo è frutto del mercato, il mercato premia povertà dilagante e le condizioni pietose del resto della città) e punisce (nella punizione vengono coinvolte persone che non hanno nessuna responsabilità), non c’è lo stato che aiuta a riequilibrare la situazione. Quando i costi sociali della modernizzazione sono troppi: RIVOLUZIONE ( Marx (manifesto), Lenin…). 6. ECONOMIA SOCIALISTA: scorciatoia alla modernizzazione. Esperienze di economia che cercavano di arrivare alla modernità senza dover pagare i costi della competizione di mercato ed evitando lo sfruttamento dei deboli  dittatura del proletariato, ribellione contro il mercato e le diseguaglianze, cercando di ottenere una modernità guidata dalla politica e non dall’economia (Marx, Lenin e dittatura socialista). 7. ECONOMIA MISTA  è l’attuale, perché tutte le potenze occidentali e orientali economiche ne sono esempi. Prevede una diversa combinazione di ruolo assegnato al mercato e allo stato. Modello che accomuna Germania, Stati Uniti, Cina, ecc. ma il ruolo dello stato è ovviamente diverso. Il mix tra stato e mercato produce quindi diversi tipi di capitalismo. Il motore dell’economia non consiste nelle esigenze sistemiche di adattamento all’ambiente (come sosteneva Parsons), ma nelle motivazioni degli attori a soddisfare i loro bisogni = micro-fondazione dei sistemi sociali: ciascuno cerca di soddisfare i propri bisogni, non quelli degli altri. Alcuni individui hanno più potere, tale da spingere tutti allo stesso scopo/obiettivo; altri non ne hanno. 8 Se i sistemi sono micro-fondati, bisogna guardare come gli individui sentono i loro bisogni. Quali sono questi bisogni? Secondo la teoria dei bisogni (psicologo sociale: Abraham Maslow, 1954), esiste una gerarchia dei bisogni, alla base abbiamo i bisogni essenziali: per provare bisogni di ordine superiore l’uomo deve soddisfare quelli di base. La piramide dei bisogni è come segue: 1. bisogni di sopravvivenza immediata (che oggi noi non abbiamo, se non in caso di guerre o letterale sopravvivenza). 2. bisogni di sicurezza (assicurarsi di essere al sicuro nel medio lungo periodo; es. il lavoro serve a garantire la sicurezza economica). 3. bisogni di riconoscimento sociale (dipendono dagli altri: amicizie, rapporti con altre persone). 4. bisogni di auto-realizzazione (non dipende da altre persone, si tratta di soddisfazione personale, deriva quindi da me stesso). LEZIONE 5 - 11/10/2024 Nel soddisfare i propri bisogni gli uomini entrano in rapporto con la natura (es. uomo primitivo che per soddisfare i propri bisogni sfrutta la natura) e in rapporti sociali reciproci, in quanto l’uomo è un essere sociale e ritiene che i propri bisogni possano essere più facilmente soddisfatti in gruppo ( DIVISIONE DEL LAVORO: coordinazione di individui, ciascuno dei quali si specializza in qualcosa sulla base della propria predisposizione). Tali rapporti sono dettati dallo 1) sviluppo tecnologico (la tecnologia richiede competenze specifiche = più avanza la società più specializzazioni sono richieste) e dalle 2) forme di proprietà, che si sviluppano quando c’è un surplus di produzione  divisione tra coloro che sono proprietari di qualcosa e coloro che non possiedono nulla se non forza lavoro (“vendono” le proprie braccia a chi ha una proprietà e ha bisogno di forza lavoro per sviluppare la produzione  Marx, 1846). Risorse dell’economia, definite “capitale”:  CAPITALE NATURALE: la natura circostante (boschi, montagne, miniere e giacimenti di combustibili fossili, ma anche l’arte, che va tutelata allo stesso modo della natura), ricca di risorse ma soggetta ad esaurimento e non rinnovabile;  CAPITALE ECONOMICO: accumulato sulla base del lavoro passato (la fonte del capitale è il lavoro stesso), incorpora un dato livello di tecnologia che ne determina la produttività (es. una fabbrica moderna è più produttiva di una vecchia; una casa moderna viene realizzata con tecnologie più avanzate  il capitale utilizzato per la costruzione viene “immobilizzato” all’interno della costruzione stessa: capitale immobile vs. capitale mobile come le azioni in borsa, che possono essere vendute e trasformate in denaro in pochi secondi).  CAPITALE UMANO: accumulato negli individui con l’addestramento e l’esperienza, concorre al progresso tecnologico e allo sviluppo scientifico (la conoscenza, il know-how, le competenze che ci fanno sperare di poter entrare nel mercato del lavoro con una prima retribuzione più alta). 9 La specializzazione influenza il mercato del lavoro (=più persone ci sono in un determinato campo, minore sarà la retribuzione; al contrario con un capitale umano scarso l’azienda è costretta o a formare i propri impiegati o a offrire una retribuzione più alta. Le aziende si fanno concorrenza tra di loro in modo da accaparrarsi le competenze scarse di capitale umano). Il capitale umano è riproducibile indefinitamente: le competenze imparate non vengono “rubate” ma riprodotte nella mente della persona che le impara.  CAPITALE SOCIALE: risorsa relazionale. A livello micro è un bene personale qualcosa che riguarda l’individuo singolo e le relazioni fiduciarie con altri individui che cooperano tra loro (reciprocità delle relazioni, es. l’amicizia). A livello macro, riguarda un territorio, una nazione, ha a che fare con la fiducia nelle istituzioni e nelle “regole del gioco”, con la capacità degli individui di mobilitarsi per il bene comune. Secondo il World Value Survey, un indicatore importante del capitale sociale a livello macro, è la fiducia generale nei confronti delle altre persone, anche e soprattutto quelle che non si conoscono  valore che varia a seconda del paese: es. in Svezia circa il 70%, in Brasile circa 2% —> secondo Robert Putnam (politologo americano che ha scritto un libro sul capitale sociale delle regioni italiane) è una differenza di capitale sociale a livello macro, quindi non riguarda i rapporti specifici tra individui ma piuttosto nelle società stesse. Comporta un livello di apertura verso l’altro, una persona che entra in quel territorio da fuori gode dello stesso capitale sociale. Secondo Putnam, in Italia esistono regioni in cui gli individui godono di maggiore solidarietà, maggiore volontà di cooperare. ➔ Trasformazione di un tipo di capitale in un altro: es. il capitale economico si può investire negli interventi di restauro del capitale naturale, oppure i può trasformare in capitale umano: pagando le tasse universitarie si guadagna in istruzione, conoscenze e competenze; il capitale umano si trasformerà nuovamente in capitale economico nel momento in cui si inizia a lavorare. Il capitale sociale si può trasformare in capitale economico nel momento in cui si instaurano conoscenze “strategiche” che ci portano a trovare un lavoro; al contrario il capitale economico si può investire per ottenere capitale sociale, es. iscriversi a corsi, classi ecc. che ci portano a conoscere persone, oppure organizzare una festa comprando cibo, bevande ecc. per poter consolidare i rapporti con gli altri. L’economia non è solo produzione di beni e servizi mediante l’utilizzo di risorse, ma anche distribuzione di risorse, beni e servizi (retribuzioni, tasse, indennità statale…). Mentre la produzione è dettata dai vincoli e dalle opportunità della tecnologia (si concentra sulle tecnologie più utili, che si pensa possano portare più guadagno), la distribuzione è dettata anche (o soprattutto?) da fattori sociali, secondo criteri di equità culturalmente determinati (si ritiene che determinate categorie di persone abbiano diritto a determinate agevolazioni, es. una persona che ha lavorato tutta la vita ha diritto a percepire una pensione  questo dipende dalla cultura, non è uguale dappertutto) e da fattori politici (propaganda e consenso elettorale), secondo criteri di influenza e potere  altra funzione dei sistemi sociali (conseguimento degli scopi). 10 Meccanismi di ALLOCAZIONE SOCIALE (distribuzione) delle risorse economiche: dipende da come è organizzata la società, riguarda il rapporto tra economia e società, non si può pretendere di capire l’economia ignorando i rapporti tra essa e la società, è condizionata o addirittura determinata dalla società stessa. Secondo Polanyi esistono 3 forme di distribuzione sociale: A. Reciprocità: tipica delle società più semplici, società primitive in cui ancora non esiste la proprietà privata. Gli strumenti di produzione sono a disposizione di tutti: io ottengo una risorsa da uno ma non la restituisco, la “passo avanti” ad un altro che farà lo stesso; l’importante è appartenere a questo circolo di reciprocità, gli estranei sono esclusi  struttura paritaria. Si basa su studi antropologici sulle società delle isole del Pacifico. B. Redistribuzione: non è una struttura paritaria, il centro è quello che decide politicamente di prelevare da alcuni e distribuire ad altri. Es. società sovietica: non c’è proprietà privata, tutto appartiene allo stato che raccoglie le tasse con le quali può allocare le risorse in maniera strategica, con obiettivi specifici (il governo sovietico decide di pagare di più gli operai nelle miniere perché fondamentali per l’industria pesante). C. Scambio: tipico delle società moderne, in cui il mercato stesso è un meccanismo di allocazione delle risorse in maniera impersonale, attraverso le decisioni dei singoli. Ciascuno nel mercato decide di impegnare le proprie risorse per acquistare qualcos’altro di valore eguale. Sempre uno scambio a due (venditore e acquirente) e sempre a parità di valore, è il mercato che stabilisce il valore di un determinato bene. Secondo Polanyi queste tre forme tendono a susseguirsi nel tempo; si basa sugli studi sulle ultime società antiche viventi che adesso non esistono più perché non sono completamente staccate dalla società. LEZIONE 6 - 14/10/2024 3 forme di integrazione dell’economia  per ciascuna di queste forme corrisponde una organizzazione sociale, quindi un tipo di società diversa. Polanyi fa un discorso a livello macro, quindi studia la società a livello complessivo; il prof si sofferma invece sul micro. 11 Da parte di qualsiasi individuo preso singolarmente non c’è una preoccupazione riguardante il funzionamento della società. Il prof integra il discorso di Polanyi inserendo le MOTIVAZIONI INDIVIDUALI. Secondo Polanyi esiste una frattura tra le esigenze della società e il funzionamento dell’economia: c’è un conflitto potenziale. Perché l’economia di mercato genera diseguaglianza, che non è più sopportabile per la società. Le forme, che abbiamo visto sopra, sono RECIPROCITÀ1 (quella più primitiva); REDISTRIBUZIONE2; SCAMBIO3. 1 Come avviene questa accettazione dell’economia da parte delle società nella RECIPROCITÀ: - l’economia per essere integrata nella società ha bisogno di un assetto istituzionale specifico: TRIBU, CLAN, FAMIGLIA (in particolare la famiglia moderna). Nella famiglia ci sono determinate risorse (ad es. Lavatrice, tv, lavastoviglie…) e qualcuno ha pagato per queste risorse. Solitamente in famiglia sono i genitori ad aver pagato, ma non “danno il permesso” di utilizzarlo, anzi ognuno nel nucleo della famiglia utilizza queste risorse. Utilizzando queste cose viene rafforzato il senso di appartenenza. Un estraneo, che non fa parte della famiglia, non può usare le cose della famiglia come fossero sue. - Motivazione all’azione: IDENTITÀ, RICONOSCIMENTO e APPARTENENZA: caratterizzano il rapporto tra l’individuo e la società. Il diritto di usare le cose comuni mi è permesso perché appartengo alla tribù. Attraverso la locazione delle risorse aumenta il senso di appartenenza, secondo Polanyi. - Forme di proprietà: la PROPRIETÀ COMUNE, non pubblica (perché con quella si passa alla REDISTRIBUZIONE). Significa che è mia quanto tua, è di tutti noi. Quindi nella società odierna non esiste solo lo scambio di mercato, ma anche la reciprocità  basti guardare la famiglia. 2 Per quanto riguarda la REDISTRIBUZIONE: - L’istituzione specifica è lo STATO, la GERARCHIA ORGANIZZATIVA  il potere gli viene riconosciuto e può redistribuire le risorse come vuole. Per gerarchia organizzativa si intende che agisce un po’ come uno stato, è un’organizzazione con una sua proprietà e ha quindi il potere di allocare al suo interno le risorse come vuole (es. moderne aziende, il capo è il CEO (cheif executive officer)/amministratore delegato). - La motivazione all’azione: OBBEDIENZA, POTERE, LEALTÀ  chi sta sopra decide per chi sta sotto (es. Operaio assunto in una azienda, quando firma il contratto deve rispettare le indicazioni del capo, il quale a sua volta deve rispettare quelle del suo capo ancora fino al CEO). La lealtà determina una accettazione spontanea, diversa ovviamente dall’obbedienza. - La proprietà: PUBBLICA  non è di chi comanda l’organizzazione, ma è dell’organizzazione stessa. 3 Per quanto riguarda lo SCAMBIO: - L’istituzione specifica: MERCATO  per gli economisti il mercato è un meccanismo di allocazione; per i sociologi e antropologi, il mercato è una istituzione, un sistema di regole, norme e valori che nascono esattamente con lo sviluppo del mercato capitalistico (senza questi valori, il mercato non può funzionare; nonostante si muova in maniera impersonale). - La motivazione all’azione: UTILITÀ INDIVIDUALE—> quindi non ci sono valori, “compro questo perché mi soddisfa”. Non è collettiva, perché l’individuale funziona sulla distribuzione di beni privati. Ci sono poi delle risorse che sono per loro natura dei beni collettivi. 12 - La proprietà è PRIVATA  solo dove c’è la proprietà privata il mercato può funzionare. Il concetto moderno di proprietà privata deriva dal diritto romano: IUS UTENDI ET AUBTENDI. “Questa cosa è mia e la uso come voglio, ci faccio quello che voglio”. Polanyi ha delle idee geniali che però poi non sviluppa: 1 non tiene conto del fatto che noi queste cose le spieghiamo con riferimento all’azione dei singoli individui (dimensione micro che Polanyi trascura); 2 è sbagliato pensare che queste tre forme si succedano storicamente, fino ad arrivare allo stato di mercato e basta nella società moderna, poiché quest’ultima è la commistione di queste tre forme in ambiti diversi (famiglia, stato e mercato). Il mercato crea disuguaglianza e quindi entra in conflitto con le regole della società  secondo Polanyi: contraddizione insolubile, perché ritiene che la società moderna sia dominata dal mercato e punto. Mentre queste tre forme si intrecciano, e soprattutto, lo stato svolge una importante funzione per riequilibrare le diseguaglianze (WELFARE). E poi ci sono le forme di reciprocità: perché a livello micro ci sono i nuclei familiari, dove vige questo principio. Si creano degli scambi da capitale sociale, basati sulla fiducia reciproca (do le uova al vicino, e poi lui mi darà il sale, senza il bisogno che mi ridia le uova). Nella società moderna lo stato potrebbe avere il sopravvento, il mercato può risentirne e il meccanismo si rallenta. La società moderna è basata sul DO IT YOURSELF, quindi il mercato si è dovuto adattare a questa cosa, mettendosi quindi al servizio delle attività che si stanno sviluppando all’interno della società. Il mercato e la gerarchia creano diseguaglianze, perché le risorse vengono allocate in maniera diversa ai vari individui. La struttura sociale è una conseguenza di una distribuzione diseguale di ricchezza, potere e prestigio* (originata dalla divisione del lavoro). Abbiamo quindi una società gerarchizzata, si organizza in due modi: la STRATIFICAZIONE SOCIALE (termine di tipo statistico), strati con caratteristiche numeriche utili (es. 5 strati = QUINTILI, 10 strati = CENTILI) e la caratteristica dello strato è quella di comprendere una certa percentuale della popolazione. E la struttura delle CLASSI SOCIALI (tipo sociologico), esplicitando quali sono queste classi per poter stabilire chi appartiene a chi. Le classi sociali sono gerarchicamente sovrapposte una all’altra. *Il prestigio è una forma di remunerazione sociale e quindi può creare diseguaglianza, soprattutto nella società moderna (i social con Weber non c’era agli inizi del 900, ma c’era la popolarità, ma vale lo stesso discorso). Di solito queste tre caratteristiche (ricchezza, potere e prestigio) vanno a braccetto  esempi: un cantante famoso, grazie al prestigio mi faccio pagare di più (ricchezza). Se guardiamo i politici cercano di ottenere potere, una volta ottenuto, è molto facile che ottengano molti soldi (ricchezza). I modelli di STRUTTURA DELLE CLASI SOCIALI:  secondo la teoria delle classi di Marx, nella società moderna abbiamo una struttura PIRAMIDALE: al vertice la borghesia, alla base il proletariato e in mezzo i ceti medi (destinati secondo Marx a scomparire, perché la lotta di classe tra borghesia e proletariato vede la sparizione della classe intermedia, perché la maggior parte verrà proletarizzata e i pochi fortunati imborghesiti). 13 La mobilità ascendente/discendente è lo spostamento da una classe ad un’altra. Questa teoria andava bene negli anni ‘70-‘80, ma poi sono aumentati i dubbi sul fatto che esistano o meno queste classi (si arriva pure a pensare che non ci siano più classi: CLASSLESS SOCIETY).  Secondo la circolazione delle élites di Pareto: pensa che la sua teoria valga per qualsiasi società moderna o antica che siano. Individua due classi: ÉLITE (ricchi) e la MASSA (poveri, in maggioranza). Ci può essere mobilità sociale: élite pesca i propri membri sia da sé stessi ma anche dalle masse (chi ha potenziale, le capacità).  Il criterio statistico: Stratificazione in quintili  gli statisti sanno i redditi di questa popolazione, mettono in graduatoria l’individuo, ordinandoli in base al reddito. Dopodiché vengono messi in 5 diversi strati, e in questi 5 strati ci metto il 20% della popolazione ciascuno fino ad arrivare al 100%. Cinque strati tutti della stessa grandezza, ed è questa la differenza delle due teoria dette sopra (che hanno delle classi con diversi numeri di persone). La teoria di Marx è stata molto utilizzata per spiegare le DISEGUAGLIANZE; mentre Pareto non ha avuto alcuna applicazione. Perché Marx ha spiegato precisamente come appartenere ad una determinata classe, ha delle definizioni precise. In Pareto, quel è la differenza tra le due classi? dov’è la linea di demarcazione della ricchezza? Quindi qualsiasi linea che tracciamo per distinguere queste classi è arbitraria. STUDIO STATISTICO: Le classi sociali in vari paesi (Sylos Labini , 1974 e Lu Xneyi 2004)  Se usiamo lo schema di Marx non raggiungiamo nemmeno la metà della popolazione  quindi si deve tenere conto anche delle classi medie (che sono il 54% in questo studio). Marx trascura l’esistenza della piccola borghesia impiegatizia (ovviamente gli impiegati dell’800 erano pochissimi). Secondo Marx queste classi medie con i loro lavori sono destinate a scomparire; mano a mano che si sviluppa il grande capitale (multinazionali), scompare il piccolo (negozietti, falegnami, artigiani…). Ma Marx non ha tenuto conto che le multinazionali con il loro sviluppo, induce la creazione di un’altra piccola borghesia. È vero che lo sviluppo del capitalismo ha portato la riduzione di questa piccola borghesia autonoma, ma se ne sono sviluppate altre e spesso c’è carenza (ad es. falegnami o simili). Con lo sviluppo del welfare, dei ministeri, delle attività ecc. implicano l’aumento degli IMPIEGATI. Questo è stato predetto invece, da Weber. 14 MODELLI DI STRUTTURE SOCIALI  mobilità sociale: quando riesco a muovermi da uno strato/classe all’altra. I sistemi sociali, possono quindi distinguersi sulla base di due dimensioni: posso avere una società più o meno diseguale, ma nello steso tempo posso avere una società più o meno mobile. [vedi tabella: diseguaglianza per colonna - mobilità per riga] Una società di massima diseguaglianza da cosa è caratterizzata e cosa la rende tale? una società in cui uno possiede tutto e gli altri niente. Nella realtà però non è possibile, perché chi è in alto ha bisogno di attorniarsi di persone che lo “aiutano”. (Es. Nell’antico Egitto: esercito e ceto degli scribi). Quindi una società con massima diseguaglianza la posso concepire ma non è realistica. Se guardo ovviamente al potere, è più facile concentrarlo, ma comunque modello astratto. Per questo infine si parla di diseguaglianza/mobilità ELEVATA/BASSA e non massima / nulla. Nei modelli di società, nelle ideologie noi abbiamo il mito di una società di eguaglianza totale o di una società di mobilità totale. I casi limite sono importanti dal punto di vista IDEOLOGICO. LEZIONE 7 15/10/2024 I. Una società con elevata diseguaglianza ed elevata mobilità = modello MERITOCRATICO DI MERCATO = società capitalistica moderna. Ha una mobilità più elevata rispetto alle altre società, e avendo come motore l’economia il mercato, questo crea DISEGUAGLIANZA. È quindi più facile muoversi all’interno della società per chi si da da fare. II. Il modello TRADIZIONALE DI ORDINI O CASTE  in un modello medievale, la società è caratterizzata da elevata diseguaglianza ed bassa mobilità. Se uno è figlio di un servo della gleba, unica possibilità è quella di essere servo della gleba. Non è che non c’è mobilità, ma è talmente rara che in genere viene riconosciuta con particolari rituali o cerimonie. Qui troviamo gli ORDINI (e non le classi) un po’ come prima della rivoluzione francese (la riv. inizia con la riunione di palla-corda, ed erano stati convocati gli stati generali, con i rappresentati dei 3 ordini: nobiltà, clero e popolo). Per quanto riguarda le CASTE = società indiana o tradizionale; non sono le classi sociali. Se uno nasce in una casta, la possibilità di mobilità ascendente è 0, unica mobilità è dopo la morte: reincarnazione in una casta superiore. III. Il modello con bassa diseguaglianza e elevata mobilità = modello SOCIALISTA (es. unione sovietica). IV. Infine con bassa diseguaglianza e bassa mobilità = modello COMUNITARIO TRADIZIONALE  isole nel pacifico, esistono diseguaglianze che sono più che altro differenze (diseguaglianza = posso ordinare le posizioni in senso gerarchico VS differenza = il ruolo può essere diverso ma non superiore o inferiore) è dalla differenza che nasce la diseguaglianza. CASI ESTREMI = utopici  l’utopia è un’idea molto forte che mobilità le persone verso un obiettivo. È possibile immaginare una società dove tutti sono sostanzialmente uguali, non più bassa diseguaglianza ma zero diseguaglianza?  modello dell’EGUAGLIANZA SOSTANZIALE: 15 - UTOPIA COMUNISTA = società che non ha mobilità sociale, visto che siamo tutti uguali  la cosa prioritaria: abolire la proprietà privata. A ciascuno secondo i propri bisogni, da ciascuno secondo le proprie possibilità. In riferimento all’eguaglianza delle condizioni economiche. - UTOPIA ANARCHICA = abolizione del potere; di fronte ad una minaccia esterna come può un sistema sociale agire? Organizzandosi, che implica il coordinamento ed è più efficiente se esiste una gerarchia. E una società caratterizzata da una mobilità perfetta, che non frappone nessun vincolo alle opportunità; tutti hanno la stessa possibilità di accedere alle posizioni superiori?  modello dell’EGUAGLIANZE DELLE OPPORTUNITÀ: - UTOPIA LIBERARLE secondo cui le diseguaglianze sono riconosciute soltanto in funzione del merito (problema dei diritti di successione come remunerazione del merito). La mobilità perfetta è una mobilità in cui gli individui vengon pagati diversamente solo sulla base del merito. La proprietà privata è un problema: passa dal padre al figlio, a prescindere dal merito. In molti paesi le successioni ereditarie vengono tassate, e tanto più vengo tassate tanto meno vale questo privilegio. Tendenzialmente per assicurare la mobilità perfetta, bisognerebbe abolire la successione: se uno muore deve lasciare allo stato e non ai figli. TRISTAN DA CUNHA = piccola isola, con un vulcano, in mezzo all’oceano atlantico, equidistante tra l’africa e l’America latina. Si tratta di una società egualitaria, senza quindi problemi di mobilità. Non esiste la proprietà privata. Con l’eruzione del vulcano, sono stati ospitati in Inghilterra e si sono resi conto della civiltà, ma nessuno è voluto rimanere in Inghilterra e son voluti tornare. Accadde nel 1961: l’isola è stata elevata agli onori della cronaca insieme alla sua piccola comunità (e il fatto che sia piccola aiuta nel progetto di eguaglianza; 250 abitanti) La società è nata grazie a naufraghi che arrivavano in quell’isola. C’erano anche degli italiani di Recco in questi naufragi. I campi di patate vengono assegnati a chi li vuole lavorare; costruiscono le case dove vogliono; pescano e cacciano, in modi coordinati per costruire/ottenere quello di cui la società ha bisogno = economia sostanziale  costruzione di una barca tutti insieme per poi andare a pescare. C’è una grossa segregazione di genere: gli uomini fumano e stanno seduti ad un matrimonio, le donne ballano assieme. I ragazzi capaci e meritevoli vengon mandati in sud africa per continuare gli studi. Negli anni ‘60, i gamberi erano molto presenti nel mare di quell’isola, così si è iniziata l’esportazione di questi gamberi/piccole aragoste. Hanno costruito una fabbrica per impacchettarli e poi spedirli. In questa fabbrica li pagano, quindi è stato l’inizio della diseguaglianza. Il mercato si è insinuato all’interno di questa società, scatenando di conseguenza la diseguaglianza sociale (chi aveva i soldi > di chi non li aveva). MOBILITÀ SOCIALE  studiata in maniera estensiva a partire da metà del secolo scorso grazie ad un sociologo russo Pitirim A. Sorokin, la cui biografia è una storia di mobilità sociale. Nasce nella seconda metà ottocento, figlio di un disoccupato alcolizzato (base della piramide sociale), però è volenteroso e intelligente, quindi l’unica possibilità di studiare era quella di andare in seminario. In seminario impara a leggere e scrivere, non ha nessuna vocazione religiosa, e diventa giornalista. Poi con la prima rivoluzione russa del 1905 e quella di ottobre 1917, lui si trova sostanzialmente implicato (è a favore della rivoluzione ma appartiene ad un partito che viene schiacciato dai soviet), costretto a scappare negli Stati Uniti dove ottiene una cattedra in un’università come sociologo. 16 La mobilità viene studiata con tecniche quantitative, se voglio studiare le classi sociali devo adottare dei criteri di identificazione della classe sociale di un individuo o della sua famiglia: - Rapporto con i mezzi di produzione (Marx)  il rapporto è duplice: proprietà o no dei mezzi; - Criterio di Weber che si riferisce al rapporto con il mercato (potere d’acquisto) e il prestigio di ceto. - Posizione professionale Tipi di mobilità sociale:  Ascendente Spostamento nella posizione gerarchica  Discendente  Intra-generazionale = misurare la posizione di un individuo all’inizio della sua carriera e alla fine, se c’è una differenza c’è stata mobilità. Riferimento all’intervallo di tempo che consideriamo.  Intergenerazionale = confrontando la posizione del genitore con quella dell’intervistato / individuo. Se padre impiegato e individuo avvocato = mobilità sociale ascendente. Dopo aver raccolto i dati, si creano delle tavole di mobilità, come in questo caso in Italia negli anni ‘70: 1 su 3 nati della borghesia scendono al livello degli impiegati  come vediamo, è impossibile che un figlio della borghesia vada a fare il lavoro agricolo. Durante quegli anni abbiamo l’immigrazione dal sud al nord, industrializzazione dell’italia: i contadini poveri del sud, si spostavano al nord e trovavano lavoro prima come operai e poi salendo. Vediamo il dato in percentuale con 54,2% che passa al lavoro industriale. I valori in diagonale dimostrano l’immobilità sociale (in rosso), i valori che stanno nel triangolo superiore alla diagonale rappresenta mobilità discendente; viceversa nel triangolo inferiore alla diagonale, sono percentuali di mobilità ascendete. Le percentuali sono più alte quando le classi sono adiacenti (es. Lav. agricolo-industria) Ha una matrice quadrata perché abbiamo le stesse classi in colonna e in riga.  assicura la sopravvivenza di un sistema: 1. Riproduzione BIOLOGICA  nella società primitiva questa funzione è data dal fatto che se la donna sta per partorire, l’uomo difenderà la donna dai pericoli esterni. Perché altrimenti non abbiamo la riproduzione biologica. Nella società moderna: cliniche ed ospedali. 2. Riproduzione SOCIALE: ossia una formazione professionale, il passaggio generazionale: l’anziano che lascia spazio al giovane. 17 3. Riproduzione CULTURALE: la cultura di un sistema sociale è qualcosa che si evolve nel tempo e che esiste a prescindere dai membri di quel sistema sociale. Qui abbiamo valori, norme e identità, le norme sono concepite come un vincolo esterno; i valori sono delle norme interiorizzate, in cui l’individuo crede e che sono legate alla mia identità. Questi valori vengon dati dalla società, quindi sono quell’aspetto della riproduzione culturale. Queste riproduzioni fanno fronte a 5 bisogni principali: - IDENTITARI: Ciascuno di noi deve costruirsi un’identità: il patriottismo è una forma di identità. Se la società non è in grado di esaudire appieno il bisogno di identità, l’individuo se la costruisce, ma non è detto che sia congeniale all’identità del sistema sociale. - AFFETTIVI: identificazione dell’altro importante, una persona con cui stabilire una relazione affettiva. - RELAZIONALI o REGOLATIVI: (teoria dei ruoli) bisogno di certezze nei comportamenti nel modo di relazionarsi agli altri, adeguamento alle aspettative di ruolo. - COGNITIVI: chi siamo? Qual è il nostro destino? Perché dell’umanità? Grandi domande esistenziali filosofiche. Nella società moderna rispondono la religione e la scienza. - ACQUISIZIONI DI TECNICHE: saper fare (un mestiere ad es.). Le ISTITUZIONI che sviluppano tutti questi bisogni: ֎ Famiglia: quando un individuo nasce, si ritrova in una famiglia; quindi la famiglia ha un ruolo fondamentale per la riproduzione biologica, ma anche perché è la prima istituzione di cui fa parte un individuo. La convivenza stabile è necessaria allo sviluppo dell’individuo. ֎ Sistema educativo: all’inizio, quando non esistevano, era la famiglia che faceva da sistema educativo. Corrisponde alla riproduzione sociale. Le università nascono perché formano persone competenti e preparate per gestire il conflitto tra imperatore e papa. Nel ‘700 si sviluppa un dibattito tra chi ritiene che nella società si debbano aprire scuole di alfabetizzazione per tutti, e coloro che non lo ritenevano utile. All’inizio dell’800 vince invece il partito della scuola dell’obbligo in Inghilterra, favorendo lo sviluppo sociale. ֎ Istituzioni religiose: Seminari. Ma servono per sviluppare la religione, le regole, le risposte a quelle domande esistenziali già citate ֎ Moderni sistemi sanitari (che permettono di curarsi e allungare le aspettative di vita) ֎ Mezzi di comunicazione di massa: importanti istituzioni di riproduzione sociale e diffusione di informazioni. Internet è fondamentale oggi perché è il sistema attraverso cui l’individuo conosce il mondo esterno. LEZIONE 8 - 18/10/2024 Possiamo immaginare che lo scopo delle società passate sia manifestato dalle costruzioni che ci hanno lasciato (es. le piramidi degli antichi Egizi; oppure l’espansione militare per il nazismo; o la salvezza dell’anima per la società medievale altamente religiosa). Nella società contemporanea lo scopo è il benessere degli individui: la democrazia si basa sul voto popolare, i politici hanno lo scopo di essere eletti, per fare ciò, devono accontentare gli elettori che vogliono il loro benessere (WELFARE STATE: conquista moderna che si sviluppa dopo la 18 Seconda guerra mondiale). Per perseguire uno scopo occorre che chi ha il potere prenda le decisioni adeguate, indirizzando la società verso determinati obiettivi. Potere, ricchezza e prestigio sono i criteri su cui si crea la gerarchia sociale. La ricchezza è la possessione di beni materiali, che danno sicurezza a livello economico. Il potere è la durezza, la fermezza di un individuo che si trova al comando di qualcosa. Il prestigio si basa solo su un’opinione, è una forma di remunerazione al fatto di ricoprire una certa funzione sociale (secondo la teoria sociologica di Parsons è giusto che ci siano retribuzioni diverse per lavori diversi, non solo attraverso il reddito ma anche attraverso il prestigio sociale  il lavoro intellettuale viene considerato più prestigioso dei lavori manuali; tra i lavori manuali stessi il prestigio dipende dalla materia trattata: l’orafo ha più prestigio di un netturbino). Gli individui possono essere ordinati sulla base del potere. Il potere si può definire in due modi:  Parsons lo definisce come capacità di raggiungere i propri obiettivi (oggi siamo in grado di inviare una sonda su Marte e come comunità abbiamo maggiore potere dell’uomo medievale; la tecnologia da potere).  Weber definisce il potere come la capacità di indurre qualcuno a fare qualcosa (relazione asimmetrica in cui uno sta sopra gli altri); ciò può avvenire 1. contro la sua volontà, attraverso la forza e la minaccia (dal punto di vista sociologico è un aspetto più banale, non ha bisogno di particolari spiegazioni); 2. con il suo consenso  questo per Weber è l’aspetto più rilevante, c’è un riconoscimento dell'autorità (definita come potere riconosciuto), è contro-intuitivo in quanto ogni individuo cerca di ricavare la sua libertà. La società cerca di condizionare l’individuo attraverso il meccanismo di socializzazione, in modo da renderlo conforme alle norme imposte dall’autorità. Quando il sistema sociale funziona, prevale il consenso, l’uso della forza e della minaccia è marginale (la polizia è una forma di minaccia). La competizione tra diverse parti permette di arrivare democraticamente al potere ed esercitarlo democraticamente. Gli individui si trovano bene se sottoposti ad un’autorità: rinunciano alla loro libertà in cambio della sicurezza e soprattutto della deresponsabilizzazione (es. processo di Norimberga: i generali processati hanno scaricato le colpe sull’autorità, sulla legge che gli imponeva di agire in un certo modo). I meccanismi di consenso/riconoscimento del potere individuati da Weber sono tre, i quali danno origine a tre forme di potere (modelli ideal-tipici: possono non essere reali, meccanismi che si possono ritrovare nelle società reali): A) Potere carismatico: leader carismatico. Carisma dal greco “segno” (il riconoscimento di un segno porta al riconoscimento del carisma). Si basa sulla personalità di un individuo, non c’è rapporto di uguaglianza, si tratta di riconoscere che una persona carismatica sia superiore a noi e che quindi sia giusto che eserciti il potere (mezzi come radio, cinema e giornali possono essere sfruttati come strumenti di propaganda per accrescere il culto della personalità intorno a un determinato individuo. Es. propaganda fascista intorno alla figura di Mussolini  nel suo caso c’è sia l’elemento carismatico, sia l’elemento tradizionale, in quanto fu legittimato dal re). 19 Popolarità non significa carisma, sono aspetti accomunati dall’ammirazione generale. Il carisma è qualcosa di raro ed eccezionale, si basa sul credere che solo un individuo possegga questa qualità, che sia il migliore, il più forte e di conseguenza sia l’unico in grado di guidare la comunità (es. Mosè, che riceve le tavole della legge direttamente da Dio; o Alessandro Magno che conquista tutto il mondo occidentale conosciuto perché ritenuto invincibile). Questo tipo di potere ha problemi di permanenza nel tempo: quando muore il leader carismatico vengono attuate procedure che tendono a fare sopravvivere il capo oltre la morte (es. mausoleo di Lenin a Mosca nel quale si trova il suo corpo imbalsamato per “tenere viva” la sua immagine).  Per far fronte alla morte del leader carismatico, Weber parla di “routinizzazione” del carisma, che viene spostato sul suo successore. Se un capo muore può trasmettere le sue doti al figlio; ciò con l’andare del tempo diventa quasi una routine: se la successione si basa sul semplice legame di sangue, e non più sul carisma  non è più potere carismatico ma potere tradizionale. B) Potere tradizionale: monarchie. È successo che il figlio di un capo carismatico non fosse in grado di sostenere il potere e dovesse imparare a governare  questa necessità porta alla costruzione di regole che si consolidano nel tempo e portano alla costruzione di consenso. Quando non è chiaro chi sia il successore avvengono le guerre di successione, in cui tutti i pretendenti al trono si rifanno a regole diverse o modificate a proprio piacimento. La legittimità del potere è basata sul rispetto della tradizione, delle regole consolidate nel tempo. C) Potere legale-razionale: tipico delle democrazie moderne. La società si dà una costituzione da cui derivano tutte le leggi: stabilisce le regole e i limiti dell’esercizio del potere, anche il modo in cui il potere viene trasferito (es. il Presidente della Repubblica può restare in carica solo 7 anni, all’ottavo anno non viene più riconosciuto il suo potere in quanto va contro la costituzione, può essere rieletto per un secondo mandato). La legge sta sopra a chi detiene il potere, l’esercitazione del potere deve sottostare alle leggi definite dalla costituzione. C’è chi cerca di modificare o forzare la costituzione, ma facendo ciò il suo potere non viene più riconosciuto a livello costituzionale ( colpo di stato, mantiene il potere calpestando la costituzione; la legittimità del nuovo capo deriva o dal carisma o dalla forza). Definito potere razionale perché si basa sulla razionalità della legge (in passato la legge non era razionale ma veniva comunque seguita)  una delle caratteristiche dell’evoluzione sociale è la progressiva razionalizzazione dell’umanità (es. religioni profetiche moderne più razionali delle religioni antiche). Nella realtà storica quasi mai abbiamo a che fare con una sola forma di potere (i modelli sono puri ma raramente realizzati, servono come metro di paragone). Secondo Weber la forma più stabile di potere è quella che riesce a combinare queste tre forme: prevale il potere legale-razionale, che però è freddo, non coinvolge le persone; il potere carismatico serve a trovare un leader e ad assicurargli il consenso dei cittadini, il carisma viene trasmesso con qualche meccanismo, ciò porta alla routinizzazione e all’instaurazione di metodi tradizionali di potere. L’elemento tradizionale ha bisogno di molte generazioni per diventare tradizionale (es. costituzione americana, 1786, che si basa su valori 20 condivisi, vedi emendamento che indica il perseguimento della felicità come un diritto dell’uomo; questi valori diventano l’elemento tradizionale). Le leggi vengono gerarchizzate: costituzione, leggi nazionali, leggi locali  quelle più in basso dipendono da quelle sopra (se una legge regionale è in contraddizione con una legge nazionale interviene la Corte costituzionale che individua la contraddizione e la risolve annullando la legge regionale, attraverso dei procedimenti logico-razionali). I sistemi sociali odierni sono condizionati dalla guerra nei loro fini e nelle loro relazioni  bisogna considerare l’altro aspetto del potere, ovvero l’uso della forza e della minaccia (= la guerra è una manifestazione di potere da parte di uno stato che usa la forza e la minaccia contro un altro). Evoluzione e conseguenze dell’uso della forza e della minaccia  problema della violenza nei sistemi sociali:  Un sistema può usare la forza e la minaccia verso l’esterno, per acquisire risorse sottraendole ad altri sistemi (principio delle società primitive basate sulla caccia).  Un sistema deve utilizzare all’interno la forza e la minaccia per perseguire i propri fini, ma esse non sono sufficienti nel lungo periodo perché occorre sempre una qualche forma di consenso. Anche il più malvagio dei tiranni ha bisogno di un certo consenso, guardie personali fedeli che ne assicurino la sopravvivenza.  La capacità di minacciare e l’efficacia della violenza dipendono dallo sviluppo tecnologico, che tende ad accrescersi indefinitamente, fino ad arrivare alla deterrenza (basata su un equilibrio precario a partire dalla Seconda guerra mondiale  la bomba atomica funge da deterrente, es. guerra fredda).  Potere carismatico: 1) LEGITTIMAZIONE basata sull’eccezionalità del carisma 2) Tipo di ORGANIZZAZIONE è un’orda o gruppo di seguaci (orda che segue il capo di barbari; gruppo informale, il cui numero non è chiaro, ad esempio il gruppo religioso) 3) L’ACCESSO ALLE RISORSE non è sistematico (può essere il bottino di un assalto o una donazione, tipica dei gruppi religiosi che ricevono elemosina dai credenti; hanno in comune il fatto essere dei meccanismi di ottenimento delle risorse in maniera imprevedibile, forma molto poco efficiente nell’assicurare le risorse all’esercizio del potere). 21  Potere tradizionale: 1) LEGITTIMAZIONE basata sulla consuetudine 2) Il tipo di ORGANIZZAZIONE è patrimonialistico (il sovrano possiede terre, castelli, tutto è suo patrimonio personale, le rendite di questi patrimoni vengono organizzate per gestire il potere) 3) L’ACCESSO ALLE RISORSE si basa sulla rendita delle proprietà del sovrano  sono i delegati del re ad occuparsi della riscossione delle rendite (es. rivoluzione Francese: lo stato era in bancarotta, le tasse non potevano essere ulteriormente aumentate, per fare cassa il re vende le cariche pubbliche, chi le compra è incentivato dal guadagno, es. carica di giudice: se la compro poso favorire alcuni e sfavorire altri  ciò diventa reato grave nel potere legale-razionale).  Potere legale-razionale: 1) LEGITTIMAZIONE basata sul rispetto delle leggi 2) Il tipo di ORGANIZZAZIONE è l’apparato burocratico dello stato moderno, caratterizzato dalla separazione tra le proprietà pubbliche di chi esercita il potere (aziende, università) 3) ACCESSO ALLE RISORSE basato sul prelievo fiscale sistematico, ovvero prevedibile, in quanto ognuno sa già quanto dovrà pagare di tasse (nel medioevo la tassa più diffusa era la decima, ovvero un 10% delle rendite che vanno al signore; in Italia l’imposizione fiscale effettiva è più del 40%, è un sistema estremamente efficiente ed efficace, nonostante il problema dell’alta evasione fiscale) il governo riesce a evitare conflitti/rivolte grazie all’efficienza del sistema e alla razionalità (esistono paesi con prelievi fiscali ancora più efficienti). LEZIONE 9 - 21/10/2024 Nella definizione di sistema sociale è importante l’aspetto delle relazioni tra le funzioni del sistema sociale stesso: economia, struttura sociale, istituzioni, cultura e politica interagiscono sistemicamente e si condizionano a vicenda = sono parte di un unico sistema. a) La politica interviene sull’economia attraverso meccanismi redistributivi che influiscono sulla struttura sociale  economia e politica interagiscono per avere degli effetti sul sistema, ciò riguarda il ruolo giocato dallo Stato (attraverso la tassazione) sulla dinamica della struttura sociale (in particolare sulle diseguaglianze di reddito). Queste sono le due dimensioni del grafico: asse X (Tax/GDP) indicatore della pressione fiscale come percentuale del reddito prelevato dallo Stato (sul PIL, ovvero la produzione interna annua del sistema)  più si va verso destra più aumenta il peso delle tasse sulla ricchezza prodotta. Asse Y è indicatore di concentrazione di Gini, studioso che ha inventato la misurazione della diseguaglianza dei redditi (l’indice va da 0, indicatore utopico di una società in cui tutti sono uguali dal punto di vista del reddito; a 1, situazione distopica in cui uno possiede tutto e gli altri non guadagnano nulla, nessuna società può sussistere in una situazione di diseguaglianza totale. Nella realtà l’indice oscilla tra valori come 0,2 e 0,5). 22 Più prelievo fiscale significa maggiore uguaglianza, minore prelievo fiscale significa maggiore diseguaglianza. Questo è tipico delle società moderne, che possono decidere politicamente su un esito economico complessivo: esistono politici che mirano a diminuire le tasse facendo aumentare la diseguaglianza (es. Trump). Più i paesi sono in alto verso destra meno sono efficienti: il prelievo fiscale alto non serve per ridurre le diseguaglianze. Paesi come Germania e Austria sono più efficienti, ad esempio, dell’Italia perché a parità di pressione fiscale hanno minore diseguaglianza; l’Italia è un Paese a forte pressione fiscale ma ancora diseguale. b) La cultura della legalità influisce sul funzionamento del mercato e sul grado di sviluppo economico. Norme e valori: corruzione e sviluppo (cultura VS economia). Le due dimensioni sul grafico sono: asse Y = GDP, reddito pro capite prodotto da una nazione, guadagno medio annuo di un cittadino; sull’asse X indice di corruzione da 1 a 10. Per misurare la corruzione non si possono utilizzare le statistiche giudiziarie, il numero delle condanne non rispecchia la corruzione effettiva. Esistono invece reati per cui le statistiche giudiziarie sovrastimano la percentuale dei reati (es. truffe nei confronti delle assicurazioni). L’indice di corruzione si basa sulle indagini di vittimizzazione, tipicamente sociologiche, in cui viene fatta un’intervista ad un campione rappresentativo della popolazione in cui si chiede se sono stati vittime di reato o se hanno saputo di persone che sono state vittime di reato. In queste indagini emerge il fatto che alcuni reati sono molto più frequenti di quanto compaia nelle statistiche giudiziarie; si studia quindi lo scarto tra i dati giudiziari e la realtà. Si tratta di opinioni ma sono comunque importanti: se la maggior parte di una popolazione crede di vivere in un paese corrotto, le persone si comportano di conseguenza. Con queste opinioni raccolte, concentrandosi sulle domande relative alla corruzione, si crea una scala da 1 a 10. Quando l’indice di corruzione è molto basso il reddito è più alto, nei paesi più corrotti il reddito è più basso. La forma del grafico suggerisce che il reddito pro-capite è inversamente proporzionale alla percezione della corruzione. Molti paesi asiatici stanno facendo enormi sforzi per combattere la corruzione, che frena lo sviluppo economico. In Asia i livelli di corruzione moderna sono più elevati perché si basano su modelli tradizionali di onorare l’autorità di qualcuno, cosa che implica il fatto di fare dei regali ai propri superiori e ciò può facilitare la corruzione. I paesi asiatici coscienti di questa tradizione hanno fatto grossi sforzi per sradicare la corruzione che frena lo sviluppo economico, ad esempio Singapore ha iniziato ad affrontare questi problemi alla fine degli anni ’70, introducendo regole molto autoritarie, tra cui la fustigazione pubblica di chi si macchiava del reato di corruzione. 23 GLOBALIZZAZIONE Non esiste una definizione giusta di un concetto teorico, esistono definizioni giuste a seconda degli ambiti. Gli economisti definiscono la globalizzazione come un fenomeno puramente economico, mentre secondo la sociologa Saskia Sassen (2007) la globalizzazione è una crescente: o Interdipendenza economica, culturale e politica; o Formazione di istituzioni globali che mettono in discussione la sovranità degli stati nazionali (Fondo Monetario Int, World Trade Organization, ecc.)  ciò ha come conseguenza la riduzione della sovranità degli stati nazionali, alcuni dei quali si rifiutano di cedere sovranità alle istituzioni globali; o Centralità economica delle grandi aziende transnazionali: se consideriamo gli enti più ricchi del mondo (stati e imprese multinazionali) e prendiamo i primi 100, abbiamo più imprese multinazionali che stati. Corporation come Apple hanno una potenza economica che supera quella di paesi sviluppati come quelli del nord Europa  le grandi imprese hanno tutto l’interesse ad aumentare la globalizzazione; o Centralità strategica delle città globali, che sono il “luogo” della globalizzazione: c’è una tendenza all’aumento di dimensioni delle grandi città che sono definite luogo della globalizzazione perché questa permea la vita di tutti (internet mette in contatto tutti in ogni momento). La globalizzazione è sostanzialmente un software, un mondo di informazione e comunicazione, i luoghi che più ne sono emblematici sono le grandi città globali (che hanno aeroporti, università, musei internazionali). Per staccarci dalla globalizzazione dobbiamo spostarci dalle grandi città; o Connessione a rete dei fenomeni rilevanti (tra le sedi operative delle grandi società multinazionali, es. le chiamate tra le varie sedi; tra i computer collegati tra loro con internet; tra le città globali attraverso gli aeroporti internazionali, con scambi di merci e di persone). Fattore importante della globalizzazione è lo sviluppo tecnologico (internet, voli low cost), che rende possibile la connessione in tempo reale, e rende estremamente economici e veloci gli spostamenti su lunghe distanze di beni, persone, informazioni. La conseguenza importante è il superamento delle barriere spazio-temporali  Joshua Meyrowitz nel 1985 scrisse il libro “No sense of space”, che tratta della questione di spazi liminali = confini, luoghi di passaggio. in riferimento anche ai “non luoghi” , luoghi che sono sempre uguali a prescindere del posto in cui ci si trova (es. gli aeroporti, che sono praticamente tutti uguali nel mondo; oppure le catene di hotel internazionali, costruiti tutti allo stesso modo) da una parte creano un effetto di spaesamento, ma dall’altra creano un effetto di familiarità. Secondo Jürgen Osterhammel e Niels Petersson (“Storia della globalizzazione”, 2003) la globalizzazione è un lunghissimo processo storico, non un avvenimento che è successo all’improvviso:  Comprende l’intensificazione progressiva e l’accelerazione delle relazioni su vasta scala (internet, vedi sopra); 24  Sposta la bilancia del potere dagli stati nazionali ai mercati mondiali, cosa cui gli stati stanno ora cercando di opporsi (vedi sopra, tra le 100 entità più ricche si trovano più imprese che stati).  Ha radici molto lunghe, le cui condizioni risalgono al medioevo.  Si è andato sviluppando in passato grazie al ruolo centrale degli stati nazionali, ora superati dalle multinazionali, (USA, Gran Bretagna, con imperialismo e colonialismo hanno contribuito alla globalizzazione). Tappe importanti della globalizzazione:  1100: circa, introduzione della bussola dalla Cina, attraverso gli Arabi, ha permesso di girare il mondo e colonizzarlo.  1271: inizio del viaggio di Marco Polo in Cina.  1339: applicazione della polvere da sparo alle armi da fuoco durante la Guerra dei 100 anni.  1492: scoperta dell’America e conseguente spostamento di persone, animali, piante batteri e virus (esportazione del vaiolo, del maiale e del cavallo, importazione della patata, del tabacco, del pomodoro e della sifilide).  1830: circa, applicazione della macchina a vapore ai trasporti.  1841: la Gran Bretagna acquisisce il controllo di Hong Kong a seguito della Guerra dell’Oppio.  1845: malattia della patata in Europa settentrionale. 1/3 muore di fame, 1/3 emigra in America, 1/3 sopravvive.  1846: il Regno Unito stabilisce la prima area internazionale di libero scambio tra i propri Dominions.  1851: viene inaugurata la prima “Esposizione Universale” e Julius Reuter fonda la prima agenzia di stampa globale.  1863: fondazione della CRI, prima Onlus globale.  1866: installazione del primo cavo telegrafico transoceanico.  1895: l’invenzione del cinema dà inizio alla diffusione, trasmissione e commercializzazione globale dei prodotti culturali di massa.  1903: inaugurazione della ferrovia transiberiana. LEZIONE 10 - 22/10/2024  1918: la Spagnola si diffonde sui campi di battaglia della Prima guerra mondiale e provoca più morti della guerra stessa.  1919: alla conferenza di Versailles viene fondata la Società delle Nazioni.  Ottobre 1929: crollo della borsa di Wall street  Grande Depressione, mutamento genetico del capitalismo, che si è trasformato per fare fronte alla crisi = ha dato origine alle trasformazioni che hanno portato alla Seconda guerra mondiale (conseguenza anche della gestione della fine della prima guerra).  1945: inizio del bipolarismo globale, fenomeno che riguarda il globo nel suo complesso, diviso in due, i due poli sono USA (settore occidentale, unica grande potenza a vincere la Seconda guerra mondiale), e URSS  guerra fredda, che termina nel 1989 con la caduta del muro di Berlino che determina la fine del bipolarismo globale e la nascita di una globalizzazione dominata dagli USA. Ora stiamo tornando in una fase ancora fluida in cui si intravedono di nuovo due grandi potenze che si fronteggiano: USA e Cina. 25  1969: invenzione di Arpanet (progenitore di Internet).  1989: caduta del muro di Berlino e fine del bipolarismo globale (conseguenze sui conflitti locali: da Cuba alla Siria).  2008: crollo della borsa di Wall Street e innesco della grande crisi. Il termine globalizzazione inizia ad essere usato nei primi anni duemila, ma già Marx ed Engels nel 1948 parlano di globalizzazione:  Danno una definizione esatta della globalizzazione del 21° secolo, identificando nel MERCATO l’artefice del processo di globalizzazione. La globalizzazione classica è influenzata dal ruolo degli stati nazionali, protagonisti dei processi di modernizzazione (la Russia sovietica affronta il problema della modernizzazione con il socialismo). La Gran Bretagna è stata a lungo la nazione più globale fino alla Seconda guerra mondiale, grazie al possesso di colonie in tutto il mondo. A partire dall’800 gli stati nazionali si mobilitano nella competizione verso l’egemonia globale (corsa alle colonie, la Gran Bretagna e la Francia avevano gli imperi più estesi, ma anche l’Italia si mobilita alla conquista di nuove colonie che fossero fonte di profitti). A partire dalla fine della Seconda guerra mondiale si assiste ad una egemonia culturale americana, tanto che l’inglese diventa lingua franca internazionale. Dal 1989 termina il bipolarismo globale e il processo di globalizzazione ha un forte sviluppo fino alla crisi del 2008, che scoppia in maniera inaspettata. Dopo la crisi del 2008, la pandemia del 2020, lo scoppio della guerra in Ucraina, la globalizzazione subisce un rallentamento ma non si ferma, in quanto il vero motore della globalizzazione è lo SVILUPPO TECNOLOGICO, che non si ferma se non in caso di catastrofe globale. I processi di globalizzazione e modernizzazione si sono in gran parte incrociati a partire dal 1600, tuttavia sono analiticamente diversi. A confronto: Il processo di modernizzazione è stato guidato Il processo di globalizzazione è stato a lungo dalla nascita e dallo sviluppo degli stati determinato dalla politica internazionale degli nazionali dopo la pace di Westfalia (1648), stati moderni  politica imperialista di stati che accordo che ha segnato la fine delle guerre di sfruttavano la propria superiorità militare per religione, sancendo il diritto di uno stato di piegare gli altri (gli olandesi con la compagnia delle definire la propria religione di stato in modo Indie Orientali prendono possesso di paesi stranieri a indiscutibile. Era il re a stabilirla, ai sudditi era favore della borghesia; la Gran Bretagna allo stesso concesso professare una religione diversa ma modo ha la sua compagnia delle Indie); ad senza un riconoscimento ufficiale. Gli stati di esempio, la polvere da sparo fu inventata dai religione cattolica riconoscevano il diritto agli cinesi, ma sono gli europei che hanno l’idea di altri stati di essere protestanti e viceversa  utilizzarla per le armi da fuoco  gli europei 26 riduzione delle guerre tra i paesi europei, sono un popolo perennemente in guerra, in attraverso un rafforzamento degli stati nazionali competizione costante, sono sempre nella come sovranità sul proprio territorio. Così mentalità di superare e battere il nemico, tutto nascono gli stati nazionali moderni, che però si viene indirizzato verso il conseguimento di formano soprattutto nel 19° secolo (la Germania questo scopo, infatti lo sviluppo tecnologico fino al 1871 era un territorio fatto di tanti stati, solo avviene in particolare nell’ambito bellico. più tardi è stata unificata come forma di Il processo di globalizzazione coinvolge anche i modernizzazione dello stato). paesi premoderni in modo sistemico. La modernizzazione avviene a livello del singolo La globalizzazione mette in contraddizione i paese. paesi più avanzati e i premoderni, i quali non credono nei valori della modernità ma nei loro valori tradizionali incompatibili con quelli moderni. La globalizzazione provoca la frizione e il conflitto tra stati moderni e premoderni  tanti conflitti che sono attribuiti alla globalizzazione, sono in realtà da attribuire al fatto che paesi premoderni sono tirati dentro/costretti alla modernità. Modernizzazione La modernizzazione è originata da due rivoluzioni: una data è stata definita politicamente, l’altra riguarda qualche decennio. 1. Rivoluzione economico-sociale che attraverso le invenzioni tecnologiche e l’industrializzazione, la formazione dei mercati e l’accumulazione di capitale sotto forma di moderna proprietà privata (il sistema dello scambio ha bisogno della concezione della proprietà privata, avendo l’assoluta sovranità su ciò che si possiede la si può vendere in tranquillità) ha dato origine al capitalismo  Inghilterra, 700/800 fase dell’accumulazione originaria, accumulazione di denaro che nasce da una appropriazione indebita (Marx), o dai miglioramenti nelle colture e nell’allevamento (altri storici)  è il capitalismo che crea la modernizzazione. Si formano le classi sociali tipiche del capitalismo. 2. 14 luglio, presa della Bastiglia  Rivoluzione politica e culturale che attraverso l’illuminismo* e l’utilitarismo* (che portano a secolarizzazione e razionalismo) ha dato origine alla democrazia moderna, all’individualismo borghese e ai diritti civili. *Illuminismo: filone culturale che nasce in Francia, Marx non ne tiene conto. *Utilitarismo: nasce in Scozia quando l’università di Edimburgo era la più importante al mondo, si basa sulla spiegazione della società partendo dall’individuo razionale, che si muove in base ai propri bisogni, massimizzando la propria utilità, cercano di ottenere il massimo beneficio dalle scarse risorse che ha. Questi due portano a due fenomeni più vasti: 1. Secolarizzazione = movimento culturale di valori non più religiosi ma laici (gli illuministi o erano atei o credevano in una divinità senza aderire a nessuna chiesa in quanto porta all’oscurantismo), non porta alla diminuzione dei credenti, ma alla diminuzione 27 delle persone che si attengono ai precetti della chiesa, la quale si adatta diminuendo i precetti stessi (i criteri di misurazione sono la percentuale di matrimoni non religiosi e la percentuale di sacerdoti sulla popolazione). 2. Razionalismo: solo con la razionalità posso cercare di massimizzare la mia utilità. Weber studia il processo di razionalizzazione a partire dalle società primitive, prendendo in considerazione anche le religioni (quelle moderne sono più razionali di quelle antiche). La razionalità è diversa a seconda degli individui: alcuni credono nelle superstizioni, nel malocchio. La razionalità può essere individuale, nelle organizzazioni (impresa capitalistica moderna molto razionale), a livello macro nell’organizzazione del potere (permette la tassazione del cittadino senza che si arrivi a una rivoluzione). Si arriva alla democrazia moderna, all’individualismo borghese e ai diritti civili (sopra citati), che garantiscono agli abitanti l’uguaglianza davanti alla legge (democraziapotere legale-razionale, riguarda le tutele individuali anche di fronte a chi esercita il potere). Le due rivoluzioni avvengono in paesi diversi: in Inghilterra non avviene una rivoluzione politica in quanto vi erano dei valori democratici; in Francia la classe dirigente si indurisce e si arriva alla rivoluzione. Sono emblematiche del cambiamento, portano ad alcuni aspetti essenziali:  Scienza e tecnologia come fonti primarie della crescita economica e del cambiamento sociale;  Crescente interdipendenza economica interna dovuta allo sviluppo di un mercato nazionale (può essere inizialmente protetto rispetto alla concorrenza globale: quando si forma lo stato italiano si eliminano i dazi tra le province ma si introducono i dazi di importazione dall’estero dal momento che i prezzi dell’industria italiana non sono competitivi come quelli dell’industria inglese);  Specializzazione funzionale delle diverse sfere della vita sociale: una società più avanzata richiede una maggiore specializzazione dell’individuo;  Differenziazione strutturale e mobilità sociale: diverse posizioni sociali, può aumentare la diseguaglianza (si forma una classe media che nelle società tradizionali non esisteva);  Diffusione di valori legati all’individualismo (separazione netta di valore tra società tradizionale e moderna: al centro della società moderna c’è l’individuo e le sue esigenze, al contrario del collettivismo su cui si basa la società tradizionale che aveva al centro la comunità), al razionalismo (meglio affrontare i problemi con strumenti razionali, solo capendo il problema lo si può risolvere; opposto ad una concezione emotiva della società in cui prevalgono gli affetti e i legami di sangue),all’universalismo (siamo tutti soggetti alla stessa legge che impone che non si possano fare differenze tra gli individui; da questo principio nascono i concorsi pubblici; contrapposto al concetto di particolarismo tipico della società tradizionale, nella quale i rapporti sono all’interno della stessa comunità, es. reciprocità: solo chi appartiene alla comunità può beneficiare della proprietà), all’acquisizione (riconoscimento del merito ed eguaglianza delle opportunità; concetto contrapposto all’ascrizione, ovvero il riconoscimento di una persona per lo status sociale in cui nasce e non si fa nessuna fatica ad avere il riconoscimento della propria posizione sociale. Adesso non contano le origini, ma gli studi, il mestiere ecc., ovvero elementi acquisiti col tempo, con il sacrificio  si privilegia ciò che uno ha realizzato); 28  Eguaglianza di genere: valore della società moderna che ancora non è stato raggiunto neanche nei paesi più avanzati. C’è chi parla di società post- moderna: termine vuoto perché non

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