Riassunto Storia Greca Bettalli PDF
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Marco Bettalli
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Questo documento fornisce un riassunto della storia greca, iniziando dall'età del bronzo fino alle Dark Ages. Si analizzano le diverse civiltà che hanno influenzato la storia greca e si mettono in luce le fonti storiche, sia letterarie che archeologiche, distinguendo tra fonti primarie e secondarie e la loro qualità e oggettività. Viene quindi spiegata la nascita di un'identità ellenica.
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Storia Greca, Marco Bettalli In passato si faceva coincidere l’inizio della storia greca con Omero. Oggi, la facciamo iniziare nell’età del bronzo (età micenea, II millennio a.C., 1600-1070 circa). Per poter parlare di un periodo storico, ci dev’essere una fonte scritta (altrimenti parliamo di preis...
Storia Greca, Marco Bettalli In passato si faceva coincidere l’inizio della storia greca con Omero. Oggi, la facciamo iniziare nell’età del bronzo (età micenea, II millennio a.C., 1600-1070 circa). Per poter parlare di un periodo storico, ci dev’essere una fonte scritta (altrimenti parliamo di preistoria). In questo caso, la civiltà micenea ha lasciato una documentazione scritta: le tavolette in lineare B, che per noi sono importanti perché sono scritte nella forma più antica di greco conosciuta. Va presa in considerazione anche la civiltà minoica (fase dei primi e secondi palazzi, ca. 2000 - 1450 a.C.): si sviluppa principalmente a Creta ed è strettamente legata alla civiltà micenea sia perché, per un certo periodo, quest’ultima frequenta (o addirittura conquista) Creta; sia perché la scrittura lineare B deve moltissimo alla scrittura lineare A, che prima ancora di quella micenea si era sviluppata a Creta e non è ancora stata decifrata. Sappiamo solo fosse una scrittura sillabica. Quindi, i Minoici sicuramente non parlavano greco prima dell’arrivo dei Micenei. Circa la fine della storia greca: tradizionalmente, i manuali si fermano al 31 a.C., ma questa fine è del tutto arbitraria. Vi sono diverse proposte tra passato e presente: 399 a.C.: processo e condanna a morte di Socrate (De Sanctis) → secondo gli standard attuali, rientra ancora nell’età classica, perché è stata la “democrazia” ateniese a portarlo alla morte (peraltro con un processo ingiusto). 338 a.C.: Battaglia di Cheronea, Filippo II di Macedonia impone egemonia sulla Grecia. [Queste date sono state ipotizzate da studiosi dell’800 circa.] 217 a.C.: Pace di Naupatto, la Macedonia di Filippo V diventa la maggiore potenza militare della Grecia (Beloch). 146 a.C.: distruzione di Corinto da parte dei Romani → data leggermente più probabile; anno fondamentale perché due città vengono rase al suolo da Roma: non solo Corinto, ma anche Cartagine. È ironico pensare che, solo 50 anni prima (nel 196 a.C.), a Corinto, in occasione dei Giochi Istmici, Tito Quinzio Flaminino aveva proclamato la libertà della Grecia, provocando un urlo di gioia di tutti i presenti «talmente forte che anche gli uccelli che passavano sopra lo stadio in quel momento sono cascati» (e invece, 50 anni dopo, quelle stesse persone distruggevano quello stesso luogo in cui avevano proclamato l’indipendenza della Grecia). 31 a.C.: battaglia di Azio, caduta dell’Egitto tolemaico (Ottaviano vs Cleopatra che termina con la fuga di Cleopatra - e di Antonio, suo compagno - che l’anno successivo si suicidano). Quando i romani conquistano la Grecia, la Grecia continua a vivere, pur sotto l’autorità romana. 529 d.C.: l’imperatore Giustiniano I impone la chiusura dell’Accademia di Atene (Bengston). È il momento in cui la cultura ellenistica viene assorbita definitivamente dai cristiani. 1453 d.C.: caduta di Costantinopoli (Droysen). Cronologia della storia greca nei manuali (date convenzionali): III-II millennio a.C.: età del bronzo. Dark Ages: ca. 1200 - 800 a.C. (più o meno a partire dal crollo della civiltà micenea): in questo periodo non abbiamo attestazioni/testimonianze scritte, fino alla seconda metà dell’VIII sec. a.C., quando inizia…. Età arcaica: 800 - 479 (o 490) a.C. (fino alle guerre persiane. Alcuni studiosi fanno risalire la fine di questo periodo alla Battaglia di Maratona). Età classica: 479 - 336 a.C. (il 336 è l’anno di ascesa al trono di Alessandro Magno). 1 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Età ellenistica: 323 (o 336) - 31 a.C. → il 323 è l’anno di morte di Alessandro Magno (morì a soli 33 anni). Le fonti della storia greca Differenza per qualità: o orali: trasmesse solo a voce, di generazione in generazione, attraverso la memoria. I poemi omerici non hanno ricevuto una redazione scritta se non prima del VI sec. a.C., prima di allora, erano trasmessi oralmente; o scritte; o visive o iconografiche: trasmesse attraverso le immagini; o materiali: testimonianze arrivate direttamente dall’antichità nella forma di oggetti (archeologia). Differenza per importanza (gerarchica): o primarie: testimonianze composte in un periodo contemporaneo o molto vicino a un determinato evento (es. iscrizione fatta in un determinato anno, nessun intermediario) o secondarie: opere che trattano di un periodo antico utilizzando delle fonti (es. uno studio moderno di storia greca; l’opera di uno storico antico, che non arriva a noi direttamente, ma attraverso una catena di trascrizioni). (Sotto)categorie delle fonti: possono essere definite mute o eloquenti oggettive o soggettive Il rapporto che le lega è inversamente proporzionale per il grado di eloquenza e il grado di oggettività: più una fonte è eloquente, meno sarà oggettiva (e viceversa). monumentali o archeologiche: considerate mute, in quanto oggetti/edifici/etc. dove non c’è necessariamente una testimonianza scritta; pertanto, sono anche oggettive, in quanto il loro aspetto non è deformato da un approccio soggettivo (es. racconto di una persona). Si potrebbe anche dire che le fonti archeologiche non siano necessariamente oggettive, perché comunque anche un’opera d’arte, un tempio o un edificio in qualche modo corrispondono ai gusti del committente. numismatiche: le monete, rispetto a un monumento, sono fonti un po’ più eloquenti, perché presentano una forma di comunicazione scritta. Si tratta di un mezzo economico che fonde la comunicazione scritta e iconografica. Le primissime monete sono state inventate in Libia, che aveva un fiume in cui si trovavano dei giacimenti naturali di elettro (lega naturale di oro e argento). Qui, appunto, nasce l’idea di creare delle monete di metallo con, davanti, una rappresentazione iconografica (teste di leone o di toro) e dietro una scanalatura senza particolari rappresentazioni. Le città greche che si trovavano in Asia prendono ispirazione da qui e coniano le loro monete, in maniera diversa. Ogni città, dunque, ha una moneta che, anche a prima vista, si distingue dalle altre. Abbiamo, dunque, un po’ più di soggettività. epigrafiche: un’iscrizione può darci indicazioni su qualsiasi ambito della vita umana. In epigrafia, le iscrizioni si dividono a seconda del contesto in cui vengono trasmesse (→ sfera pubblica, privata, etc.). papirologiche: fonti arrivate direttamente a noi su papiro; possono essere documenti ufficiali o privati. 2 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ La maggior parte di questi proviene dall’Egitto (il clima arido ha favorito la conservazione di questi testi). Molti di questi papiri sono stati trovati spesso in quelle che, ai tempi, erano “discariche”. In Egitto il defunto veniva mummificato e la mummia veniva messa in un sarcofago. Solo i più ricchi potevano permettersi delle maschere funerarie in materiale prezioso; i più poveri se le facevano creare con del papiro vecchio non più utilizzato, mischiato con la colla, creando uno strato protettivo che veniva dipinto. Andando ad analizzare queste maschere funerarie, a volte spaccandole, si è visto che queste erano composte da una serie di papiri che servivano, appunto, da carta pesta. letterarie: le più eloquenti di tutte su un determinato evento storico; al contempo, le più soggettive (l’autore riporterà gli eventi narrati secondo la sua ottica, che sia volontario o meno). Per lungo tempo sono state considerate le più importanti: o sia nei secoli anteriori all’800, in cui si aveva forte senso di inferiorità nei confronti degli storici classici, ragion per cui la storia antica era la riproposizione dei grandi testi storici dell’antichità; o sia in tempi relativamente più recenti, quando la mancanza di una guida sicura portava a una sostanziale svalutazione dei periodi storici che di queste guide erano privi. Oggi, si tende a considerare con la massima attenzione le fonti non letterarie e, in primo luogo, quelle archeologiche. Fin dal II millennio i Greci si sono sparsi un po’ in tutto il Mediterraneo: grazie a tale eccezionale mobilità, dettata fondamentalmente dalla scarsezza di risorse in patria, i Greci entrarono in contatto con: le grandi civiltà orientali (Assiri, Babilonesi, Lidi, Persiani) gli Egiziani; i Cartaginesi; gli Etruschi e i Romani; le cd. popolazioni barbare (Traci, Sciti, popolazioni indigene dell’Italia e della Sicilia), con cui ebbero rapporti conflittuali. 3 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Parte prima: il II millennio e le Dark Ages Problema delle origini Non è possibile individuare un momento in cui un gruppo definibile come greco sia arrivato in Grecia. Invece, la nascita di un’identità “ellenica” in Grecia costituisce un fenomeno non anteriore all’età arcaica. L’idea di grecità come valore condiviso da una comunità allargata va dunque annoverata tra le acquisizioni della civiltà arcaica e classica, e non serve a spiegarne le origini. Nella seconda metà del II millennio in Grecia è attestata una lingua di tipo greco. Lo indica la Lineare B, scrittura in cui, nel XIII sec. a.C., venivano redatti i documenti amministrativi dei palazzi micenei. Per tale ragione, la civiltà micenea potrebbe essere ritenuta il primo punto di partenza di una linea di ininterrotta continuità culturale tra la Tarda Età del Bronzo e l’età arcaica e classica. La civiltà micenea è caratterizzata dal sistema palaziale, che può essere ritenuto una forma arcaica di Stato. Tale sistema compare per la prima volta in area egea, a Creta, nell’ambito della civiltà minoica, che si sviluppò nella Media Età del Bronzo e precedette immediatamente quella micenea. La storia del mondo greco, dunque, può essere fatta iniziare dalla formazione della civiltà minoica, che segna la nascita, per la prima volta in Egeo, di entità statali. Dunque, civiltà minoica, civiltà micenea e il lungo periodo (1200-700) chiamato Dark Ages corrispondono alle fasi della storia del mondo egeo alle quali guardare per comprendere la formazione della civiltà greca arcaica e classica. Il contesto geografico e culturale Gli elementi caratterizzanti l’ambiente Mediterraneo sono l'interazione culturale; le mescolanze etniche. L'interazione culturale avveniva grazie al commercio, ma occorre definire con esattezza le dinamiche di tali processi di interazione. Nel Vicino Oriente, l'età del bronzo appare dominata dalle civiltà urbane sviluppatesi in Egitto, in Mesopotamia, in Siria e Palestina e in Anatolia. In gran parte di queste aree, le organizzazioni statali e imperiali erano già formate nel III millennio e avevano dato luogo a un complesso sistema di relazioni, alleanze e contatti che includeva anche il controllo delle rotte di comunicazione all'interno del Mediterraneo. Nel II millennio entrano a far parte di questo sistema: per prima, Creta, con la fondazione della civiltà minoica; e poi il continente greco, con la civiltà micenea. L'appartenenza tale contesto è segnata da vari elementi come: l'adozione del “palazzo”; la sofisticata gestione e amministrazione delle risorse il far parte di una rete piuttosto vasta di rapporti internazionali. Creta e la Grecia nel II millennio rappresentano le estreme propaggini occidentali del sistema economico e culturale creatosi e sviluppatosi nel Vicino Oriente. 4 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Cap. 3 – Creta minoica: la formazione dello Stato in Egeo L'Antica Età del bronzo (3100-2000) è un periodo di grandi innovazioni, come: la formazione di numerosi nuovi insediamenti e la conseguente crescita demografica; l'intensificazione degli scambi a livello interregionale. Le trasformazioni sembrano riguardare la Grecia centrale e meridionale, isole comprese, ma nell'ultima fase del periodo (2200-2000), la storia delle regioni egee diverge. Infatti, gran parte della Grecia centrale e meridionale (ad eccezione di Creta) e l’Egeo nord- orientale sono caratterizzate da distruzioni e ridimensionamenti, che avvennero nello stesso periodo nel Vicino Oriente. Per spiegare una tale similarità in un'area così vasta, la teoria tradizionale ha fatto ricorso al modello dell'invasione: in Egeo sarebbe giunta una popolazione di ceppo indoeuropeo con predominanti caratteristiche guerriere (i Greci) proveniente dall'Asia centrale, che avrebbe sostituito la vecchia popolazione neolitica dedita prevalentemente ad agricoltura. I limiti di questa ipotesi sono numerosi, ragion per cui se ne sono formulate altre per sostituirla, come: la teoria che prevede la possibilità di una forma avanzata di degrado del territorio causata dall'eccessivo sfruttamento verificatosi nel III millennio; l'ipotesi che contempla l'avvento di una fase di clima arido su un'area molto vasta, che avrebbe rapidamente generato conseguenze in alcuni casi catastrofiche. La formazione dello Stato a Creta nella Media Età del Bronzo: 1. La fase protopalaziale (1900-1700) Intorno al 1900, a Creta, Cnosso, Festòs e Mallia, comparvero i palazzi: edifici monumentali a piani più organizzati intorno a una corte centrale. L'uso del termine palazzo risale ad Arthur Evans, al quale si deve anche l'adozione del termine minoico (che rimanda al re Minosse che secondo la tradizione letteraria dell'età classica avrebbe governato prima della guerra di Troia su Creta e l'Egeo) per designare l'originale civiltà che caratterizza l'isola in questa fase. Secondo Evans, i palazzi cretesi erano la residenza dinastica del re-sacerdote, che era capo di una struttura di potere organizzata gerarchicamente. Nel 1972, Colin Renfrew considerò il palazzo minoico come centro di potere economico, fondato sul sistema della redistribuzione. Il palazzo era controllato da un’élite e destinato alla celebrazione di eventi e cerimonie collettive, aperte alla popolazione circostante; alla celebrazione di eventi e cerimonie riservate alle élite che controllavano i palazzi stessi. L'amministrazione palaziale sfruttava una sofisticata tecnica di monitoraggio dei beni conservati nel palazzo tramite la posizione di sigilli. Per redigere i documenti di carattere amministrativo erano in uso due tipi di scrittura: una sillabica, chiamata (proto)Lineare A, in opposizione alla scrittura cuneiforme: o per la scrittura cuneiforme, si prendeva lo stilo tagliato e si incidevano i cunei sulla tavoletta di argilla; o nella lineare A (e poi nella B) lo stilo non è tagliato, ma a punta: ciò consente di tracciare dei segni che avevano anche alla base delle linee, per questo si parla di scrittura lineare. una basata su caratteri geroglifici, chiamati “Geroglifici Cretesi” (anche se non hanno nulla a che vedere con i “geroglifici” egiziani). Si trattava di scritture sillabiche (i segni esprimevano delle sillabe o, a volte, degli ideogrammi: era modo più sintetico di esprimere un concetto). 5 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Conosciamo qualche parola qua e là, ma le scritture non sono state decifrate. L’unico modo per organizzare questi testi è la statistica: guardando il sistema, si vede se esistono delle sequenze di sistemi che si ripetono di continuo. Se sì, evidentemente quelle sono parole che si possono isolare. Se poi ci sono delle varianti, possiamo capire che la lingua è flessiva, cioè ha dei casi e dei tempi verbali (che si possono, appunto, flettere). Una caratteristica di questi palazzi saltata subito all’occhio degli studiosi è l’assenza di fortificazioni difensive: non si trovano nemmeno in una posizione che ha delle difese naturali. Ciò ha fatto sospettare che questa popolazione fosse potente o che, comunque, non si aspettasse delle minacce dell’esterno e che si trattasse di una comunità fondamentalmente unitaria. La Creta dei primi palazzi mostra una società evoluta e florida, per molti versi comparabile con quella dell'Egitto e del Vicino Oriente. L'ipotesi del palazzo come centro delle attività economiche è stata messa in discussione, dato che: gli edifici protopalaziali a corte centrale non sembrano aver esercitato un reale controllo sul territorio circostante; sono state rinvenute alcune strutture architettoniche che probabilmente svolgevano tali attività. Ad esempio, a Mallia vi erano degli edifici di prestigio che mostrano come l’organizzazione del potere facesse uso anche di modelli diversi da quelli palaziali, in quanto in essi si svolgevano attività economiche e sociali essenziali. Ciò ci fa capire che a Mallia più gruppi avevano accesso alle risorse disponibili. La funzione primaria del palazzo, dunque, sta nell’espletamento di attività di tipo comunitario, che ci fa capire che la gestione del potere nella Creta protopalaziale non era accentrata nelle mani di un unico gruppo, ma vi erano fazioni diverse (clan, famiglie) che facevano costruire l’edificio e lo utilizzavano. Ciò spiega anche come mai a Creta manchi una chiara evidenza a supporto dell’esistenza di un potere individuale di tipo dinastico. I palazzi non avevano come funzione primaria quella residenziale, ma erano strutture polifunzionali dal punto di vista sociale, economico e politico, in cui si svolgevano anche attività culturali. Il palazzo era una struttura allo stesso tempo aperta e chiusa, gestita dai gruppi dominanti, ma anche aperta e collegata all'area abitata, quasi a riflettere l'intero tessuto dei rapporti della società minoica. Una delle caratteristiche comuni degli edifici palaziali di Cnosso, Mallia e Festòs è la presenza dei due grandi cortili collocati al centro e a ovest degli edifici, che servivano al periodico svolgimento di raduni, feste e cerimonie. Il palazzo di Cnosso è il più grande dell’isola. È possibile che la sua funzione originale avesse una forte connotazione religiosa, ai fini del controllo sociale dei gruppi sottomessi al Palazzo. Il palazzo di Festòs (regione centro-meridionale dell’isola) è quello che conserva meglio le caratteristiche di questa prima fase. In esso sono state rinvenute numerose impronte di sigilli, il che fa pensare che svolgesse funzioni di tipo amministrativo. Questi due palazzi, assieme a quello di Mallia, furono distrutti per cause di origine sismica verso la fine del XVIII secolo. Inizia così… 6 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ 2. La fase neopalaziale (1700-1425 ca) La fase protopalaziale e neopalaziale mostrano cospicue differenze nell’organizzazione delle rispettive entità politiche a carattere statale. In questo periodo: si ricostruiscono i palazzi già esistenti; se ne edificano di nuovi; si assiste alla proliferazione in tutta l’isola di edifici monumentali, sempre per fini amministrativi (Tylissos, Haghia, Triada, Kommos, Gournià). In questa fase vi è un impressionante sviluppo civile, che include anche la diffusione della scrittura sillabica nota come Lineare A, e che porta a un alto grado di omogeneità culturale. Inoltre, il gruppo dirigente manipola l’attività religiosa per mantenere l’ordine sociale. È una fase anche di intense relazioni internazionali: i prodotti dell’artigianato minoico viaggiano fino al Mediterraneo orientale. Secondo alcune ipotesi, l’omogeneità culturale e le relazioni internazionali sarebbero dovute soprattutto all’egemonia politica di Cnosso sul resto dell’isola, dovuta al fatto che influenzasse tutte le sfere della cultura materiale (metallurgia, lavorazione dell’avorio, della pietra, etc.). In realtà, al di là dell’importazione di materiali, l’adozione di elementi propriamente minoici si coglie a Citera; in alcune isole delle Cicladi e sulla costa anatolica (in particolare a Mileto e Iasos). A Citera e a Mileto sono state individuate delle vere e proprie colonie minoiche: centri in cui la cultura materiale può essere definita minoica e può presupporre la presenza stabile di un nucleo proveniente da Creta. Le fonti letterarie greche, infatti, parlano di una talassocrazia (=dominio sul mare) esercitata da Creta al tempo del re Minosse, e che avrebbe generato l’idea di una vera e propria dominazione minoica sull’Egeo orientale. In realtà, anche qui non si hanno abbastanza dati per stabilire se si trattasse di contatti di tipo commerciale o di un vero e proprio controllo politico. Alla fine della fase neopalaziale, a Creta vi furono delle distruzioni generalizzate, dovute sia a fattori naturali che umani, che posero fine allo “splendore della civiltà minoica”. L’unico edificio rimasto intatto sembra essere il palazzo di Cnosso. Nel corso di questa fase, si verifica l’esplosione di Santorino, un vulcano nell’isola di Tera (nord di Creta): questa catastrofe avrebbe indebolito alcuni dei siti neopalaziali cretesi, favorendone la successiva distruzione (dovuta però ad altre cause). Vi sono alcune ipotesi circa la crisi simultanea dei maggiori siti cretesi alla fine di questa fase: secondo alcuni, i distruttori sarebbero stati i Micenei, che avrebbero subito rioccupato il palazzo di Cnosso; secondo altri, vi sarebbero state delle rivolte interne; secondo altri ancora, entrambe le cose insieme. La civiltà minoica scompare verso la metà del II millennio: in questo periodo, notiamo che a Creta si fa strada la presenza fissa di quelli che chiamiamo Micenei. Ovviamente, la civiltà minoica non “scompare” da un momento all’altro: i cretesi continuano per molto tempo a parlare la loro lingua, oltre a quella che i micenei portano con loro. Infatti, una caratteristica della Creta nell'Antica Grecia è che le comunità si esprimono in greco e, in particolare in dialetto dorico (abbastanza arcaico, facilmente riconoscibile). Questo significa che, quando abbiamo le prime attestazioni da Creta (VII sec a.C.), non vi sono più tracce di questa lingua. Tuttavia, vi sono degli elementi che sono sopravvissuti, per esempio attraverso la mitologia greca: la storia del Minotauro che si trova in un labirinto, che potrebbe ricordare le strutture caotiche e complesse dei palazzi minoici. Lo stesso Minosse, magari non è esistito, ma probabilmente indicava un titolo, che nel mito è diventato il nome di un sovrano. 7 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Cap. 4 – La Grecia micenea: formazione, società, organizzazione La Media Età del Bronzo e la formazione della civiltà micenea La Media Età del Bronzo è un periodo di relativa stagnazione culturale rispetto alle trasformazioni della fase protopalaziale di Creta. In questo periodo, si iniziano a formare le élites locali e una società complessa. In questo panorama, l’unica eccezione è il sito di Kolonna (isola di Egina), in quanto: presenta un possente circuito di fortificazioni; vi è qui una tomba con delle caratteristiche tipiche delle tombe a fossa, pur essendo molto più antica (e databile alla Media Età del Bronzo II): essa presenta i resti di un inumato di sesso maschile e di età giovanile, il cui corredo funebre molto ricco (diadema d’oro), con una connotazione guerriera (armi) e la presenza di materiali di importazione (materiale ceramico da Creta e dalle Cicladi). Tutto ciò ci fa capire che a Egina: già in questa fase, a livello sociale, emerge un singolo individuo; si avevano contatti con la civiltà palaziale cretese. Dunque, probabilmente Egina è stato il modello sociale imitato, più tardi, dalle più antiche élites dell’Argolide. Con il termine “miceneo” si fa riferimento alla civiltà che fiorì sul continente greco nella Tarda Età del Bronzo tra il 1600 e il 1070 circa. Il termine “micenei” è un’etichetta applicata da Heinrich Schliemann (1822-1890), ricco mercante tedesco, fermamente convinto della veridicità delle leggende narrate nell’epica omerica si dedicò allo scavo dei principali siti menzionati nei poemi (Micene, Tirinto, Orcomeno in Grecia; Troia sulla costa egea della Turchia). Fu uno dei molti che effettuavano degli scavi e portavano via dei reperti. Nel 1884, infatti, a causa dei molti scavi clandestini, l'impero ottomano emise il divieto assoluto di portare via delle antichità (e, addirittura, di prendere le misure degli edifici) o, comunque, in ogni caso, per agire in tal senso, bisognava chiedere il permesso del sultano. Quando Schliemann scava a Troia e a Micene, questa legge non è ancora stata varata. A Micene, egli ritrova nel 1876 delle tombe a fossa, che dimostravano che quei luoghi corrispondevano a importanti centri dell’Età del Bronzo. le mura della Porta dei Leoni, che circondavano l’insediamento dove si trovava il palazzo dei sovrani; la cd. Maschera di Agamennone; nell’acropoli, ritrova un cratere dei guerrieri micenei. A Micene sono stati portati in luce 2 gruppi di tombe a fossa (Shaft Graves): il Circolo A, più recente, da Schliemann; il Circolo B, più antico, da Iorgos Mylonas (negli anni ’50 del XX sec). Queste tombe hanno restituito la più alta concentrazione di ricchezza mai scoperta in area egea. Infatti, il defunto era in genere accompagnato da una grande quantità di oggetti di corredo di straordinario livello artigianale, molti dei quali realizzati in materiali preziosi o esotici. L’elemento che dal punto di vista stilistico meglio caratterizza i materiali rinvenuti nelle tombe a fossa è la sostanziale unicità dei singoli pezzi. Assimilabili alle tombe a fossa di Micene, dunque relative a gruppi locali che erano riusciti a emergere da un punto di vista socio-politico, sono alcune tombe a tholos (cupola), scoperte in Messenia (Peloponneso meridionale). La società micenea comincia dunque con un’esplosione e concentrazione di ricchezza senza precedenti in Egeo. 8 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Le tombe a fossa di Micene sono dunque tombe “reali” delle élites alle quali si deve la formazione stessa della civiltà micenea, che dunque non è arrivata nel paese come un gruppo già ben definito. Piuttosto, essa si è formata grazie ai vari stimoli forniti da specifici ambiti culturali locali (Grecia della Media Età del Bronzo; Creta palaziale; culture delle Cicladi), in particolare Creta minoica. Probabilmente, la costruzione delle tombe a fossa delle élites è dovuta al fatto che esse (le élites) furono capaci di accaparrarsi il controllo di un flusso di materie prime (stagno, oro, rame) che dall’Oriente e dall’Occidente confluivano in Egeo e, su tale capacità, svilupparono il loro potere politico. Nel XV sec. a.C. la civiltà micenea si espande nell’Egeo, in particolare a Rodi e Creta. La civiltà micenea non può essere intesa come una realtà monolitica: essa mostra notevoli varianti a livello regionale, soprattutto nell’assetto territoriale. Tale regionalismo si sviluppa all’interno di una forte omogeneità culturale e di un marcato conservatorismo. I palazzi di Micene e Tirinto vennero costruiti non prima del 1400, mentre su quello di Pilo esiste una controversia (probabilmente è anteriore al 1340). In alcuni siti palaziali, sono state rinvenute le Tavolette in Lineare B, che rappresentano la fonte primaria per la ricostruzione del sistema amministrativo miceneo. Si tratta di tavolette in argilla cruda, sopravvissute alle distruzioni che segnarono la fine dei palazzi perché consolidate dal fuoco degli incendi. Su queste tavolette, quando l’argilla era ancora fresca, erano state incise registrazioni di carattere amministrativo in Lineare B: una scrittura di tipo sillabico con nessi consonantici, composta da circa 89 segni e derivata dalla Lineare A minoica. Grazie alla decifrazione effettuata nel 1952 dall’inglese Michael Ventris, la lingua della Lineare B è stata identificata come forma arcaica del greco; in particolare, grazie a lui si è capito che la Lineare B era una lingua flessiva (= con desinenze e declinazioni), perciò doveva essere necessariamente lingua indoeuropea. Ventris ebbe questa intuizione sulla Tavoletta del tripode, proveniente da Pilo: vide che c’era una sequenza di segni che terminava con un ideogramma, rappresentante un tripode, e veniva seguito da dei numerari. Avendo avuto questa intuizione, si rivolse al professore grecista John Chadwick. Lo studio fondamentale è stato pubblicato l’anno dopo nell’articolo “Evidence for Greek Dialect in the Mycenaean Archives”, dando il via alla decifrazione del miceneo. Le informazioni contenute nelle tavolette sono relative alle transazioni di beni effettuate dal palazzo. Esse ci danno un’idea dell’organizzazione delle attività attorno al palazzo. Da esse, sappiamo che il palazzo ha il controllo della produzione agricola (olio, grano, vino) dell’allevamento della produzione di lane e miele; dell’industria tessile e metallurgica. La Grecia micenea appare dunque organizzata in piccoli Stati territoriali che ruotavano intorno a un complesso palaziale. Nelle tavolette non c’è traccia di un sistema sovra-palaziale; dunque, resta oggetto di discussione se ci fosse una gerarchia tra i singoli Stati sulla base della quale erano regolati i rapporti diplomatici. 9 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ L’economia palaziale Il potere dei regni micenei, sia per la conquista di Creta, ma anche a causa della sua influenza culturale, trova la sua espressione architettonica nei palazzi. Il sistema palaziale miceneo può essere descritto come una complessa organizzazione economica: amministrata da un corpo burocratico; fondata o sulla centralizzazione delle risorse; o su un elaborato meccanismo di controllo del sistema stesso. Il funzionamento economico dello Stato si basava probabilmente sulla distribuzione di beni di carattere primario in cambio di prestazioni lavorative. I palazzi erano istituzioni di riferimento per le comunità rurali sparse nel territorio. Quanto all’accentramento della ricchezza, i siti palaziali erano collocati in aree geografiche nodali poste lungo le rotte di lunga percorrenza che attraversavano il Mediterraneo: da ciò è stato dedotto che lo scambio avveniva all’interno di una serie di circuiti commerciali locali collegati a queste rotte. Sotto questo punto di vista, erano molto importanti le isole di Rodi e Creta. La rete commerciale della civiltà micenea è piuttosto vasta. Sulla base dei materiali e dei manufatti, sappiamo che aveva contatti con Egitto: per quanto riguarda l’oro (poco argento); Asia Minore: elettro (lega naturale di oro e argento); ciò portò all’invenzione della moneta in Libia; Carpazi (zona dei Balcani): oro; Creta: oreficeria (artigianato di lusso) ← nelle tavolette micenee troviamo dei riferimenti a opere definite “di artigiani cretesi”. Le zone da loro frequentate in cui arrivano prodotti micenei: Italia meridionale, Sardegna e penisola iberica; Cipro, Egitto e Libia: Cipro fu oggetto di conquista perché il cipro è il materiale da cui deriva il rame, ricercato per costruire oggetti, armi e armature. Infatti, l’epoca in cui vivono i micenei è quella che noi chiamiamo “età del bronzo” (che precede l’età del ferro). empori sulle coste del Mar Nero fino all’attuale Georgia (che i greci chiamavano Colchide). Si trattava di un sistema economico redistributivo, nel senso che la produzione viene accumulata nei palazzi, che si occupano anche di redistribuzione dei beni, in quanto l’«aristocrazia» controlla un territorio ampio di cui fanno parte anche regni più piccoli. Le élites riuscirono a controllare le risorse economiche grazie: alle redistribuzioni di prodotti agricoli in forma di elargizione (razioni, feste, banchetti); alla presentazione di offerte agli antenati e alle divinità, monopolizzando la sfera religiosa. Le strutture tipiche della civiltà micenea sono: la cittadella: sito fortificato, situato in una posizione dominante, che non include necessariamente anche un palazzo (es. Gla, Beozia); il palazzo: struttura architettonica complessa da identificare come centro amministrativo e residenziale dell’élite al potere (es. Palazzo di Micene o Tirinto). L’edificio palaziale più antico è quello del Menelaion (vicino Sparta). Il palazzo miceneo, a differenza dei palazzi minoici: o è molto più piccolo, più modesto in termini di realizzazione e più compatto di un palazzo minoico: ciò ci fa capire che la sua funzione principale fosse quella di 10 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ amministrare lo Stato territoriale, di cui rappresentava il centro. Attorno al palazzo, infatti, si sviluppava la città; o è dotato di difese: da qui si evince anche una differente situazione politica (è come se i minoici non si aspettassero un attacco esterno). Sono le cd. acropoli: costruzioni che si trovano su un rilievo facilmente difendibile per le sue caratteristiche naturali, ma sono anche fortificate. Ai piedi dell’acropoli c’era l’insediamento abitato dalla popolazione locali. Il nucleo fondamentale del palazzo è il megaron: una struttura tripartita e isolata dal resto del complesso architettonico. Era la sala di rappresentanza del signore locale. In essa si trovavano il trono e il focolare: ciò ci fa capire che questo era il luogo in cui l’autorità amministrativa che risiedeva nel suo palazzo ostentava il suo potere. Sulla base delle testimonianze delle tavolette in Lineare B conosciamo la struttura della società micenea: Wanax (wa-na-ka): sovrano; il termine è rimasto nel greco classico come “anax” per indicare una forma arcaica di sovrano, mentre i greci utilizzeranno il termine “basileus”. Lawagetas (ra-wa-ke-ta): capo militare; Telestai (te-re-ta): funzionari subordinati al wanax e al lawagetas; forse dei sacerdoti. Hepetai (e-qe-ta): membri dell’aristocrazia militare; Temenos (te-me-no): lotto di terra assegnato al wanax, al lawagetas e ai telestai (≠ in greco classico, questa parola indica il recinto sacro all’interno di un santuario). Geron/ousia (ke-ro-si-ja): «consiglio degli anziani» Damos (da-mo): popolazione residente sul territorio e nei villaggi, paga le tasse e gode di una certa autonomia Douloi (do-e-ro/a): i servi. La distruzione dei palazzi minoici alla fine del periodo neopalaziale e la successiva distruzione del palazzo di Cnosso (tra TM IIIA1 e TM IIIA2) provocarono corrispondono a momenti di espansione delle nuove entità politiche del continente. La distruzione dei palazzi minoici può essere associata all’arrivo di un gruppo continentale (probabilmente dall’Argolide) che occupa Cnosso e le regioni centrale e nord-occidentale dell’isola, in quanto Cnosso è l’unico palazzo ancora attivo dopo la distruzione dei palazzi cretesi nel periodo neopalaziale; compaiono a Cnosso caratteristiche proprie dell’élite micenea. La presenza a Cnosso dal TM IB di un gruppo miceneo proveniente dal continente greco renderebbe meglio conto della formazione stessa della Lineare B che, essendo derivata dalla Lineare A, potrebbe essere stata “creata” a Cnosso in questi anni. Un tale stato di cose viene interrotto bruscamente quando il palazzo di Cnosso viene raso al suolo e si assiste all’emergere di nuovi centri di potere. A tal proposito, un tema molto dibattuto riguarda la conquista di Creta da parte dei micenei. Le ipotesi di un’invasione in massa dal continente e la conseguente adozione in tutta l’isola di caratteristiche culturali continentali non trovano riscontro archeologico. Il Tardo Minoico III (1390-1100) è una fase nel corso della quale l’identità culturale si manifesta nelle singole aree dell’isola in maniere piuttosto diverse: potremmo dire che, con livelli di intensità differente, elementi “micenei” vennero acquisiti all’interno di uno schema di fondo inequivocabilmente minoico, cioè locale. 11 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Cap.5 – La Grecia micenea: espansione e crollo Dal XIV al XIII sec. si assiste alla massima espansione commerciale e culturale micenea, dovuta alla ricerca di materie prime e testimoniata dai ritrovamenti di ceramiche micenee in varie aree del Mediterraneo e del Vicino Oriente; in particolare, il tipico contenitore da trasporto miceneo era l’anfora a staffa. Esistono due opinioni divergenti in merito alla natura del commercio miceneo: 1. vi era un controllo strettissimo delle élites palaziali sull’economia e dunque sul commercio; 2. ritiene il coinvolgimento delle rotte orientali più legato alla posizione geografica dei singoli siti che non al peso effettivo delle élites micenee nel contesto politico dell’epoca. Inoltre, il Vicino Oriente utilizzava gli scambi epistolari per intrattenere i rapporti diplomatici e, in questi testi, non vi è alcuna traccia dei micenei. Nei testi ittiti del XIV e XIII sec. si cita più volte la cd. Terra degli Ahhiyawa, e lasciano desumere che si trattasse di uno Stato costiero a ovest dell’impero ittita. Essa viene messa in relazione con gli “Achei” (termine usato nell’epica omerica per indicare i Greci), ragion per cui molti hanno riconosciuto nei micenei gli Ahhiyawa dei testi ittiti. In realtà, la localizzazione di questa terra rimane ancora oggi incerta: il termine potrebbe indicare la Grecia continentale gruppi micenei stanziati nell’Egeo orientale. Alla fine della seconda metà del XIII sec. il mondo miceneo entra in crisi: la rete internazionale di scambi che attraversava il Mediterraneo viene meno; i palazzi micenei vengono distrutti in 2 fasi: a inizio del XIII sec., venne distrutta la cittadella di Gla; alla fine dello stesso secolo, vennero distrutti i palazzi di Micene, Tirinto, Tebe e Pilo. Tale panorama di rottura non è circoscritto all’Egeo: crollarono, allo stesso tempo, anche l’impero ittita; quello di Mitanni in Mesopotamia; altri Stati del Vicino Oriente. Nello stesso periodo, l’Egitto venne ripetutamente attaccato dai cd. Popoli del Mare (sui quali però l’Egitto riuscì a prevalere). Al contempo, la costruzione e l’espansione delle fortificazioni a Micene e Tirinto risalente al 1250 ca. fa pensare a opere difensive di emergenza, proprio per un pericolo proveniente dal mare. Vi sono varie ipotesi circa la scomparsa della società micenea (invasione dorica, siccità, distruzione da parte di truppe mercenarie), ma il collasso di una società non mai è ascrivibile a un’unica causa: bisogna considerare anche i fattori interni, dunque una possibile instabilità del sistema. Con la scomparsa degli Stati micenei, scomparvero anche: la scrittura lineare B (che ci dava soprattutto informazioni di tipo economico); un’architettura complessa; l’artigianato specializzato in beni di prestigio; etc. Proprio per questo, dal XII sec. inizia un periodo di cui non abbiamo molte fonti. 12 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Cap. 6 – Le Dark Ages: trasformazioni e continuità (XII-IX secolo) La definizione di “Dark Ages” viene introdotta alla fine dell’800 a indicare come le età oscure segnassero la fine di una vera e propria età dell’oro (quella micenea) e l’inizio di un periodo “senza storia”, caratterizzata da povertà, ristagno civile e isolamento culturale. A partire dagli anni 50 del ‘900 la visione delle Dark Ages cominciò a mutare grazie a Moses Finley, che nel 1954, sulla base di una lettura in chiave economico-sociale dell’Iliade e dell’Odissea, avanzò l’ipotesi che, all’indomani del crollo miceneo, si fosse lentamente formata in Grecia, tra X e IX secolo, una società fondata sul rango individuale e dominata da singoli capi (gli eroi omerici), di cui i poemi omerici conserverebbero il ricordo. Dunque, le Dark Ages sarebbero in realtà un’età eroica. Gli studi più recenti (anni ’70), basati sui dati archeologici, mostrano: un periodo di crisi nel XII sec., in cui vi è una netta cesura nella cultura materiale e, dunque, vengono meno molti elementi propri della civiltà micenea; mutamenti rilevanti nel corso del XI sec. (come il passaggio a un’economia prevalentemente pastorale); uno sviluppo a partire dal X sec. che porterà alla fondazione della polis nell’VIII secolo. Dal XII al IX secolo la società cambia, pur mantenendo alcuni elementi di continuità: gli insediamenti diventano sempre più piccoli e localizzati; si mantengono in parte le caratteristiche delle élites palaziali (es. sepoltura multipla; attività della caccia), che risultano poi essenziali per l’organizzazione politico-sociale di alcuni centri; alcune zone (come l’Acaia) conseguono uno sviluppo economico, con conseguente incremento demografico; inizia il fenomeno dei santuari regionali, cioè che servono una serie di comunità sparse nel territorio (es. Kalapodi, l’unico con una continuità d’uso fino all’età classica). Verso la metà dell’XI secolo si abbandona l’utilizzo del bronzo e inizia ad essere adottato il ferro (lavorazione già in uso in passato, ma il suo impiego era molto limitato). Altre caratteristiche di questo periodo: A livello archeologico vi sono grandi differenziazioni regionali nella cultura materiale, anche su aree di piccola estensione: questo rispecchia il fatto che mancano delle società che abbiano un controllo coerente sul territorio. Questo fenomeno lo troviamo sia in macro che in micro aree. Riemergono le tecniche costruttive pre-micenee: vengono ripresi elementi della media età del Bronzo fino al 1700 a.C. (es. inumazione individuale in ciste fatte di lastre di pietra; abitazioni a planimetria absidale). Si passa dalla pratica della sepoltura multipla alla cremazione dei defunti (pratica che continuerà con costanza nel mondo greco conosciuto); A livello artistico si sviluppa un gusto per la decorazione della ceramica con motivi geometrici (es. Anfora protogeometrica, Attica, ca. 975-950 a.C., Londra, British Museum). In particolare, ad Atene si sviluppano 2 stili di produzione ceramica: o stile protogeometrico, tra il 1050 e il 900 a.C.; o stile geometrico, tra il 900 e il 700 a.C. In questo periodo compaiono 2 tipi di insediamenti, che si distinguono in: 1. siti destinati a diventare città in tempi storici Es. Argo; Atene: che esiste già in epoca micenea ed è una delle poche aree nelle quali nel corso dell’XI sec. non ci sono segni di distruzione, anzi si riscontrano segni di epansione; infatti, è un gruppo di insediamenti sparsi concentrato attorno all’acropoli, e durante le Dark Ages avvia un processo di sviluppo piuttosto evidente sia dal punto di vista artigianale. 13 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ In queste città si avvia un processo di unificazione regionale. 2. siti la cui storia successiva è oscura e/o inesistente es. Lefkandì in Eubea: grandissima isola separata da un braccio di mare strettissimo dall’Attica; isola che, anche durante le Dark Ages, è un grande centro di propulsione coloniale, commerciale e anche di scrittura. Questo sito si distingue per i ritrovamenti che sono stati fatti nella necropoli, che ci danno modo di capire quale potesse essere stata l’organizzazione sociale di queste comunità. Qui, infatti, troviamo la cd. tomba di Lefkandì (Eubea), risalente alla fine X sec. a.C.: è una costruzione a pianta absidale, imponente, lunga circa 45 metri, che a un certo punto è stata ricoperta da un cumulo. Era probabilmente la sede di una figura importante che, dopo la sua morte, è stata trasformata in un monumento funerario; infatti, in essa è stata ritrovata una coppia di sepolture: una maschile e una femminile + 4 cavalli. Il corredo di questi individui sepolti era ricchissimo, e ha rivelato che questi potevano vantare dei contatti con varie zone del Mediterraneo. Ciò ci fa riflettere circa l’organizzazione sociale di queste comunità: una caratteristica delle Dark Ages sta nella difformità esistente tra i singoli siti; infatti, in alcuni di essi, si riscontra la presenza di un’organizzazione sociale gerarchizzata, o comunque fondata su distinzioni di rango tra singoli individui; in altri, essa si basa sulla presenza di un unico leader dotato di grande prestigio: il Big Man, che prende il suo potere non da una caratteristica ereditaria, ma dalle sue qualità (capacità di prendere decisioni, dare consigli, etc). Il soggetto sepolto a Lefkandi poteva essere uno di questi. Grazie ai poemi Omerici (che ci raccontano una serie di vicende avvenute in età per noi micenea, ma la descrizione della società in realtà corrisponde al momento delle Dark Ages) possiamo ipotizzare l’assenza di una figura unica di potere che dirige tutto (come accade nei regni micenei, in cui vi è un “re”, ossia il wanax). Tuttavia, sia nei poemi Omerici e che in Esiodo compare il termine “basileus”: in greco classico significa «re», ma: in età micenea il basileus (myc. qa-si-re-u) non è un monarca, ma qualcuno che è a capo di qualcosa: può essere un dignitario locale, un capo di un gruppo di «anziani», un sacerdote/custode di un santuario a capo di un gruppo religioso, sovrintendente alla distribuzione del bronzo ai fabbri, ma sicuramente non un monarca. nei poemi omerici non ne troviamo uno solo (Achille, Odisseo, etc.): si tratta di un gruppo di signori, ma non vi è un’autorità che non viene messa in discussione. Nell’epica il basileus non è specificamente un monarca, né un monarca ereditario e talvolta è una figura che non ha potere di vertice, ma può designare un ruolo di preminenza esercitato a vari livelli. Il suo governo non si esercita su veri e propri stati, ma su comunità. Inoltre, anche la grammatica ci fa capire che non si può parlare di re: il termine è quasi sempre scritto al plurale. Infatti, nell’Odissea (VIII.390-391) si parla della presenza di più basileis: Alcinoo, re dei Feaci è il 13° basileus insieme ad altri 12 basileis che esercitano l’autorità come capi (arkhoi) dell’isola. Questi schemi si riproducono anche, per esempio, a Sparta: nella costituzione spartana vi sono due personaggi chiamati basileis, ma sono 2 e il loro potere è fortemente limitato (dal Consiglio degli Anziani, che può mettere in discussione le loro decisioni). In effetti, questa frammentazione politica e autogestione a cui le comunità sono sottoposte permettono alla Grecia di creare soluzioni originali per organizzare la loro vita in comune: la polis sarà, infatti, il frutto di quel che vediamo nelle comunità locali durante le Dark Ages. In questo periodo, appunto, viene a mancare un’autorità che avesse forza sufficiente per accentrare in sé i poteri (es. in Egitto, i faraoni accentrano il potere politico e religioso). È per questo che, nell’amministrazione della polis, vi sono tantissime organizzazioni a seconda della poleis. 14 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Secondo la tradizione storiografica greca, il X e il IX secolo avrebbe visto una migrazione dall’Attica verso la costa egea dell’Anatolia con la conseguente fondazione di città (Mileto, Smirne, Cuma eolica): questo fenomeno è noto come «prima colonizzazione». Questa denominazione è impropria, perché la prima vera colonizzazione (storicamente attestata) è quella tra VIII e VI sec. a.C., che invece viene chiamata «seconda colonizzazione». Qui, invece, abbiamo la ricostruzione di un passato a priori, volto a cercare di spiegare, appunto, un passato che non si conosceva più, in quanto in età classica già si erano perse le testimonianze di questo periodo. Ciò che è certo è che dal IX secolo in poi la Grecia mostra di riprendere il contatto con le aree circostanti. Anche nell’isola di Creta il XII secolo è contrassegnato da notevoli mutamenti: a seguito delle distruzioni generalizzate del secolo precedente, la popolazione confluisce: in siti di nuova fondazione; in siti con lunga tradizione di occupazione; con il risultato della formazione, in alcuni casi, di nuclei abitati di grande dimensione. A Creta sopravvivono elementi propri della civiltà palaziale: viene ricreato un sistema culturale fondato sul retaggio minoico. L’isola appare riorganizzata in entità politiche indipendenti, ma il notevole grado di omogeneità culturale indica che la comunicazione tra le singole aree è stata completamente riattivata. Le fosse rituali di Thronos hanno restituito resti di pasto, sotto forma di ossi animali e di suppellettili di ceramica usate per consumare tali pasti. Se si considera che una delle istituzioni fondamentali della polis cretese sarà quella dei sissizi (pasti comuni aristocratici), è possibile che tali fosse rappresentino la prima formulazione di una pratica comunitaria che avrebbe incontrato a Creta molta fortuna. Com’erano organizzati i centri abitati delle Dark Ages cretesi? Alcuni esempi: A Cnosso vi era una necropoli che fu usata ininterrottamente dall’XI al VII secolo. Le dimensioni della città erano consistenti, l’organizzazione sociale articolata e l’abitato organizzato per villaggi e faceva capo a più aree cimiteriali; Anche Eleftherna era organizzata per villaggi, e sulle pendici della collina vi era un edificio rettangolare (megaron) in cui probabilmente si svolgeva l’amministrazione del centro. La necropoli conferma l’esistenza di una potente aristocrazia a partire dal IX sec. Un elemento originale delle Dark Ages cretesi è il particolare rapporto che l’isola instaura con il proprio passato e che si coglie bene nel riuso delle rovine a fini culturali. Tale comportamento rimanda all’esigenza di legittimare (tramite l’appropriazione di monumenti del passato, evidentemente considerato come glorioso) l’occupazione del territorio circostante, da parte di comunità locali in espansione e in competizione tra loro. 15 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Parte seconda: L’età arcaica Cap. 7 – Un’epoca di grandi cambiamenti: il mondo greco nell’VIII secolo L’VIII secolo è il punto d’arrivo di processi avviati nel corso delle Dark Ages. Esso è caratterizzato da: la formazione di comunità stabili che sviluppano un’organizzazione sociale, politica e religiosa fondata su norme condivise; l’acquisizione dell’alfabeto; la grande diffusione dei Greci oltre mare (verso est e verso ovest) (cap.8). Tra le comunità stabili vi sono Atene ed Eretria, che mostrano i segni di uno sviluppo straordinario, anche demografico. In molti centri della Grecia centrale (Atene, Argo, Corinto) la comunità inizia a prevalere sull’individuo: a dimostrazione di ciò, si assiste alla scomparsa delle ricche sepolture. A testimoniare la maggiore importanza acquisita dalle singole comunità vi è l’affermazione del santuario. Il tempio è l’edificio monumentale inteso come luogo di residenza della divinità. Esso è essenziale per la vita della comunità. Ogni polis ha il suo santuario, che si colloca sull'acropoli, dove prima vi era il centro dell'attività politica e religiosa. La presenza del santuario diventa anche uno strumento identitario per la comunità; un mezzo per competere con le altre poleis (il concetto di competizione sarà alla base dello sviluppo di quelle che noi chiamiamo “aristocrazie”): ogni città aveva santuario dedicato alla divinità locale che doveva essere onorato, abbellito e arricchito più degli altri santuari. Questo fenomeno di competizione crea un meccanismo virtuoso nello sviluppo di questi santuari. Un tipico esempio è il Santuario di Apollo a Delfi (nella Focide), che: dal 582 è sede dei giochi pitici; è controllato da un ente amministrativo chiamato anfizionia: confederazione regionale formata da una serie di comunità greche situate geograficamente intorno a quel santuario. Queste hanno il loro Consiglio e gestiscono e difendono il santuario. Questi santuari assumono l’aspetto che noi conosciamo per l’età classica. Si parte da una forma più arcaica, in cui il santuario è semplicemente uno spazio aperto: il temenos (spazio sacro con un altare a cielo aperto). Uno degli esempi più antichi a disposizione è l’Heraion di Samo (IX sec. a.C.). Da qui, poi, si ha un’evoluzione: si ha uno spazio sacro attraversato (a sua volta) da una via sacra, con un complesso di edifici sacri. Il tempio ha una caratteristica particolare: deve custodire l’àgalma (statua di culto, in origine in legno e veniva chiamata xoana), che vuole come indicare che si tratta della statua del dio. Oltre ad essa, vi è un altare. Questi santuari cominciano ad attirare l’interesse delle comunità. Dall’archeologia sappiamo che le offerte lasciate dalle élites nel santuario di Zeus (Olimpia, in Elide) inizialmente sono delle comunità locali, poi iniziano ad arrivare dal Peloponneso nord- orientale (Corinto, Argo): dunque, un pubblico sovra-regionale. In questo periodo cominciano a emergere in qualche forma i giochi atletici che poi porteranno alla nascita delle Olimpiadi, che fissiamo cronologicamente nel 766 a.C. a cadenza quadriennale. Vi partecipavano tutti gli Hellenes. L'importanza era tale da sospendere, in occasione dell'evento, i conflitti che regolarmente coinvolgevano le poleis. 16 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ I giochi, dunque, erano un'attività comunitaria. Con il crollo dei palazzi micenei, il mondo greco aveva perso la scrittura Lineare B, impiegata per l’amministrazione. Da quel momento, non aveva più avuto un sistema di scrittura. Nei primi decenni dell’VIII secolo, traendo ispirazione dall’alfabeto fenicio (apparso circa 5 secoli prima), venne inventato l’alfabeto greco. La principale innovazione consistette nell’impiego di alcune lettere fenicie inutilizzate nella lingua greca come segni per le vocali: l’alfabeto fenicio, infatti, si limitava a trascrivere le consonanti, lasciando a chi leggeva il compito di inserire le vocali. Una caratteristica importante di questo alfabeto era la facilità con cui poteva essere appreso. L’Iliade e l’Odissea vengono composti probabilmente tra l’ultimo venticinquennio dell’VIII e i primi decenni del VII secolo e furono recitati a lungo oralmente e conservano tracce evidenti di questa fase. Nonostante ciò, Omero non può essere utilizzato come fonte storica perché egli narra eventi di oltre 4 secoli prima e inserisce nella narrazione una quantità di anacronismi, ossia oggetti, armi, modi di vita propri di epoche più vicine alla sua, creando una società composita, che, come tale, non è mai esistita. Vi è poi Esiodo (Ascra, Beozia), che in Le opere e i giorni ci dà l’idea della vita in una piccola comunità della Grecia centrale, dominata da una ristretta élite aristocratica e poco sviluppata per quanto riguarda la creazione di strutture pubbliche che potessero arginare il potere dei ricchi. La formazione della polis Nel corso del VIII nasce la polis: una comunità di uomini, di limitate dimensioni, che sceglie in piena libertà e indipendenza l’ordinamento politico e le leggi che regolano la convivenza. L’impianto urbanistico era una variabile di scarsa importanza: la polis erano i suoi cittadini. Infatti, i Greci non parlavano mai di “Atene”, “Sparta” o “Tebe”, ma di “Ateniesi”, “Spartani” o “Tebani”. Nella maggior parte dei casi si trattava di comunità con poche centinaia di maschi adulti. Nell’ordinamento della polis era centrale la terra: sia perché l’agricoltura era la risorsa economica più importante; sia perché ciascun cittadino, per essere definito tale, doveva possedere un lotto di terra nel territorio della polis. È difficile individuare un momento in cui la polis effettivamente “nasce”, in quanto le comunità di uomini che cercano di organizzarsi sono sempre esistite. Tuttavia, vi sono dei punti importanti: la polis si sviluppò quando i cittadini decisero di “mettere in mezzo” (dal greco es meson) una parte delle prerogative conservate dai singoli individui o dalle famiglie più influenti. Ciò portò alla nascita della sfera pubblica, che limitò il potere amministrativo privatamente esercitato dalle élites dominanti; in questo periodo nacquero le comunità d’oltremare (v. cap.8), e la necessità di organizzare comunità ex novo costituì una spinta verso la formazione e il rafforzamento di strutture pubbliche solide; i luoghi di culto costituirono un forte centro di aggregazione, paragonabile alla funzione una volta rivestita dai palazzi micenei; la polis, per sua natura, esclude una gran massa di persone: donne, stranieri, uomini ridotti in schiavitù (o condizioni simili). Ciò porta alla distinzione di due modelli: o quello che vede un numero fisso di cittadini e l’asservimento di una parte della popolazione residente (es. Sparta; città coloniali); o quello che non contempla un corpo fisso di cittadini e, infatti, il numero di privilegiati tende ad allargarsi (es. Atene classica). Quanto all’ordinamento politico, nella società della polis arcaica il potere è detenuto da una ristretta cerchia di famiglie aristocratiche. Il suolo più controverso è quello del re: il basileus (citato anche nelle tavolette in lineare B e in Omero). Tutti i re di cui siamo a conoscenza hanno un potere condizionato dal controllo degli 17 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ aristocratici, perciò potremmo dire che per un periodo più o meno lungo gli aristocratici scelsero tra loro un leader che esercitava il comando soprattutto in tempo di guerra, senza mai raggiungere il potere assoluto. Quanto alla strutturazione della società: sicuramente al primo posto vi erano gli aristocratici. Al di sotto degli aristocratici, vi sono due ipotesi: la prima prevede l’esistenza della condizione di cittadino (polites), distinguendo tra chi è cittadino e chi non lo è; la seconda (più plausibile) prevede che la polis, agli inizi del suo cammino, non abbia ancora sviluppato un concetto di “cittadino”; perciò, la distinzione principale avviene tra chi è aristocratico e chi no. All’interno dei “non aristocratici” vi sarebbero tutti i gruppi sociali sub-alterni (es. contadini proprietari, braccianti, etc.). Vi fu una forza alternativa alla polis: l’ethnos (popolo, stirpe). Gli abitanti di alcune zone della Grecia, soprattutto settentrionale, accomunati da una più o meno leggendaria comunanza etnica, pur vivendo autonomamente nelle singole comunità civiche, si ritrovavano sotto la guida di un capo, che deteneva il potere grazie a prerogative ereditarie o in seguito a un’elezione in assemblee a cui partecipavano tutti gli uomini in armi. 18 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Cap. 8 – I Greci sui mari: la mobilità arcaica L’età arcaica è caratterizzata da una forte mobilità orizzontale (=spostamenti delle persone da un luogo all’altro), possibile grazie alla funzione unificante che il Mediterraneo ha come luogo di scambio e di incontro, consentendo dunque alle culture di entrare in contatto tra loro. Nel corso dell’età arcaica, i Greci dettero vita all’incirca a 150 poleis sparse in tutto il Mediterraneo. A tutto ciò è stato dato il nome di «colonizzazione greca» (rif. 2° colonizzazione). Questo termine rimanda al concetto moderno di colonizzazione, in cui si occupano i territori lontani “non civilizzati” per sfruttarne le risorse; la colonia è governata da funzionari della nazione colonizzatrice. La cd. colonizzazione greca, invece, portò alla creazione di poleis indipendenti, dette apoikiai (apò, «lontano» + oikos, «casa, patria»), che con la madrepatria mantenevano legami di tipo religioso-culturale (anche se a volte ciò fu frutto di iniziative private). La ragione degli spostamenti è che molte poleis non erano in grado di assicurare un’accettabile condizione di vita a una parte dei cittadini: sia perché alcuni rischiavano di rimanere senza una porzione di terra sufficiente per vivere; sia perché altri, sconfitti nelle lotte interne all’aristocrazia, venivano esiliati. Un modello ideale di spedizione coloniale prevede: al comando, l’Ecista: un aristocratico che, all’arrivo, sarà il fondatore ufficiale della nuova polis e, dopo la sua morte, diverrà oggetto di culto; pochi uomini: max 200; nessuna donna: le donne saranno reperite in loco; si sceglieva una meta e, una volta giunti lì, gli uomini sbarcavano. Il sito doveva avere 3 requisiti: o essere facile all’attracco; o ben difendibile; o non privo di acqua; a questo punto, l’ecista procede alla fondazione della nuova polis attraverso la distribuzione in parti uguali di lotti di terreno a ciascuno dei partecipanti alla spedizione. Il rapporto con gli indigeni era caratterizzato da violenze e sopraffazioni nei loro confronti. Nei singoli casi, ovviamente, la tipologia del rapporto varia a seconda di vari fattori, quali il tipo di fondazione impiantato, la forza delle popolazioni indigene, etc. In circostanze eccezionali era possibile instaurare rapporti di collaborazioni (es. storia del re Iblone che dona i terreni su cui verrà edificata Megara Iblea). La tipologia più comune, però, era certamente quella di una vera e propria conquista militare da parte dei nuovi arrivati, con conseguente asservimento degli indigeni, ridotti alla condizione di servi agricoli. La conflittualità tra i colonizzatori e le popolazioni indigene portò a una decolonizzazione: processo attraverso il quale le fondazioni greche si “barbarizzano”, riacquisendo caratteri indigeni. Ciò avviene, per esempio, in Italia Meridionale, tra l’ultimo 25ennio del V secolo e la prima metà del IV. Tra le principali fondazioni greche in Italia meridionale nel periodo arcaico vi erano: Pitecusa/Cuma: probabilmente l’insediamento originario di Pitecusa (e anche della stessa Cuma) era sparso per villaggi, privo di un vero e proprio centro urbano. Le fondazioni di Pitecusa e Cuma siano state fin dall’inizio rivolte alla ricerca di materie prime e almeno Pitecusa abbia avuto una spiccata vocazione commerciale; 19 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Taranto: l’unica fondazione spartana. Sorse all’epoca della 1° guerra messenica. In età classica ed ellenistica divenne la più florida tra le città dell’Italia meridionale; Sibari e Crotone: fondate da coloni provenienti dall’Arcaia, nel nord del Peloponneso. Sorsero a distanza di poco tempo l’una dall’altra, verso la fine dell’VIII secolo, sulla costa ionica del Meridione d’Italia. La zona molto fertile permise alle due città di raggiungere un insuperato livello di ricchezza. I rapporti tra le poleis della costa ionica si contraddistinsero anche per le forti rivalità, fino allo scontro finale tra la stessa Crotone e Sibari; Siracusa: secondo la tradizione, è stata fondata nel 733 da coloni corinzi guidati da Archia, probabilmente un Bacchiade (v. cap.9). Ebbe rapporti molto violenti con le popolazioni sicule indigene, parte delle quali furono ridotte in uno stato di semi-schiavitù simile all’ilotismo spartano. Siracusa venne retta a lungo da un’oligarchia che si dichiarava diretta discendente dei fondatori. Essa era destinata a un eccezionale sviluppo che ne fece, nella prima età classica, la polis più fiorente dell’intero mondo greco; Megara Iblea: è un raro caso di collaborazione tra coloni e indigeni. Si narrava, infatti, che il re siculo Iblone, entrato in rapporti fraterni con i Greci, avesse donato loro le terre necessarie per procedere alla fondazione della polis. In età classica, i circoli pitagorici denominarono tutta l’Italia meridionale Megale Hellàs o Magna Grecia. Alcune poleis, come Taranto in Italia e Siracusa in Sicilia, superavano in splendore le città del continente greco. Due dei principali legislatori dell’età arcaica provengono da Locri e Catania: due poleis d’oltremare. Il processo di evoluzione della polis è un processo che non parte dalla Grecia occidentale per essere irradiato all’esterno, ma che “rimbalza” continuamente da una parte all’altra, in un continuo processo di interazione, nel quale le poleis d’oltremare non rivestono la parte del più debole. Tra le principali fondazioni nelle altre zone del Mediterraneo vi erano: Massalia: la futura Marsiglia, fondata dai Focei in Occidente. Gli abitanti di Focea, una polis dell’Asia Minore, furono molto attivi nel Mediterraneo occidentale. Il mito di fondazione insiste sui buoni rapporti con gli indigeni; Cirene: nell’odierna Libia. La sua importanza è legata alla particolare ricchezza di informazioni che abbiamo sulle vicende di fondazione di questa colonia dell’isola di Tera, sorta nella seconda metà del VII secolo. Il racconto di Erodoto sembra delineare un pesante intervento statale nella spedizione; Naucrati: sul Delta del Nilo in Egitto, nacque con uno statuto particolare: i faraoni egiziani vi convogliarono tutte le attività commerciali dei Greci, per controllarle meglio. Mileto rimase la più importante tra tutte. Naucrati decadde con la conquista persiana dell’Egitto. 20 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Cap. 9 – Opliti, legislatori, tiranni: la polis aristocratica nel VII secolo La storia della polis può essere vista come la storia della progressiva conquista di spazio delle istituzioni pubbliche (assemblee, consigli, magistrature, tribunali) a spese del potere aristocratico. A ciò si aggiunge la progressiva espansione del numero degli ammessi alla gestione del potere fino a comprendere, nella democrazia oplitica, tutti i proprietari terrieri in grado di procurarsi un’armatura; dunque, circa 1/3 dei maschi adulti di una qualsiasi comunità. Nell’Iliade il peso maggiore della guerra ricadeva sugli eroi. Tuttavia, nel VII secolo la situazione era diversa: c’è un riequilibrio dell’importanza dei combattenti all’interno della massa d’urto dei fanti. Dunque: gli eroi (cioè, i comandanti) non hanno un ruolo privilegiato nel combattimento; gli altri soldati, che in Omero erano una massa indistinta, hanno delle armature molto pesanti, pochissima mobilità e poca autonomia: fanno un enorme sforzo fisico, ma hanno una grande forza d’urto. Questa forza è moltiplicata dalla coesione dei fanti che marciano uniti, a pochissima distanza l’uno dall’altro, con lo scudo a coprire il fianco destro scoperto dal compagno. Si tratta del cd. oplita (da hoplon, lo scudo o l’intera armatura), che appunto nasce nella prima metà del VI secolo. Dall’oplita deriverà la falange oplitica, di cui però la datazione è incerta (probabilmente risale a prima della fine dell’età arcaica). La conseguenza sociale di questi mutamenti è la nascita del cittadino-soldato, che è simbolo dell’allargamento della fascia dei cittadini di pieno diritto, che non sono più solo i proprietari terrieri aristocratici, ma anche i proprietari di un medio appezzamento di terreno in grado di acquistare un’armatura oplitica. Questo modo di combattere si prestava soprattutto a guerre stagionali tra poleis confinanti. Un esempio è la Guerra Lelantina che, secondo la tradizione: fu combattuta tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo (non conosciamo la data esatta); tra Calcide ed Eretria, due città euboiche (Eubea: isola di fronte l’Attica); coinvolse molte altre entità politiche, tanto da essere sentita come una sorta di “guerra mondiale” tra Greci. Il nome deriva dal fatto che la posta in palio fosse la pianura di Lelanto: la più vasta pianura dell’Eubea. I legislatori arcaici Per lungo tempo, la giustizia veniva amministrata seguendo consuetudini orali, trasmesse di padre in figlio. L’oralità delle norme permetteva loro un più facile adattamento al mondo che cambiava. Tra i legislatori leggendari vi è sicuramente Licurgo che, secondo la tradizione, avrebbe dato alla sua città il quadro normativo destinato a durare in eterno. Egli si sarebbe assicurato l’immutabilità delle leggi annunciando ai suoi concittadini che stava per partire, e facendo giurare loro di rispettare le leggi fino a quando non fosse tornato, dunque allontanandosi da Sparta per sempre. I primi codici scritti sono probabilmente apparsi in comunità miste, ossia dov’erano presenti elementi greci e stranieri, la cui origine orientale li aveva assuefatti all’esistenza di leggi scritte già da lungo tempo. Infatti, la tradizione indica l’isola di Creta come terra di legislatori; o nelle nuove fondazioni d’oltremare, aperte alle innovazioni. Infatti, esse sono considerate il luogo d’origine dei primi legislatori greci, tra cui ricordiamo o Zaleuco: solitamente collocato intorno al 660 a.C. o Caronda: forse vissuto un paio di generazioni dopo (fine VII-inizi VI sec.). 21 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Inoltre, alla seconda metà del VII secolo (624 a.C.) risale il codice dell’ateniese Dracone, la cui legislazione sull’omicidio fu trascritta su pietra alla fine del V secolo. Il contenuto dei codici era vario: si andava dall’omicidio al diritto di cittadinanza, con particolare attenzione alle questioni procedurali, segno che le leggi si rivolgevano innanzitutto a coloro che detenevano il potere. Un tratto che contraddistingue i codici è il fortissimo timore che i cittadini vogliano mutarne il contenuto a proprio piacimento; per questo, il mutamento viene percepito come grave pericolo, e i codici sono previsti “per sempre”. Le tirannidi Al nome “tiranno” è associato ancora oggi un marchio indelebile di infamia e terrore. In realtà, il termine, di derivazione orientale, in origine significava semplicemente “signore”. Caratteristiche: il tiranno è sempre un aristocratico che, per qualche motivo, è emarginato o in conflitto con i suoi pari; nonostante si appoggi al popolo, con provvedimenti demagogici e aiuti ai più poveri, la sua visione del mondo (e relativo comportamento) è tipica dell’aristocrazia; tra i tiranni vi è spesso un legame di amicizia, spesso rinsaldato da matrimoni: una sorta di società di mutuo soccorso; il tiranno solitamente trasmette il potere al figlio, fondando un regime ereditario, ma di breve durata, perché si estingue già alla 3° generazione, quando le strutture della polis riprendono il controllo delle istituzioni pubbliche; l’instaurazione delle tirannidi avviene nelle poleis più avanzate della Grecia dal punto di vista economico e sociale: probabilmente un maggiore afflusso di ricchezze determinava maggiori tensioni, in grado di favorire l’ascesa al potere di uomini senza scrupoli; molti tiranni sono protettori delle arti e della cultura, e promuovono lavori pubblici e di abbellimento della città (es. Pisistrato); si ipotizza un legame delle tirannidi con la riforma oplitica (es. per Fidone di Argo). I singoli casi nelle varie città sono molto diversi tra loro: ciò che è certo è che la tirannide rappresenti un momento di crisi delle aristocrazie. Tra le più importanti tirannidi abbiamo: Cipselo e Periandro a Corinto Intorno alla metà dell’VIII secolo, Corinto si trovava sotto il potere dei Bacchiadi: un ricchissimo e numerosissimo clan familiare in cui si praticava l’endogamia. La crisi iniziò un secolo dopo quando una Bacchiade, che nessuno dei parenti voleva sposare perché zoppa, si legò a uno straniero, di origine tessala. L’Oracolo di Delfi predisse che il figlio nato dalla loro unione avrebbe governato Corinto, così i Bacchiadi cercarono di eliminare il bambino, senza riuscirci. Il bambino, Cipselo, crebbe e, una volta adulto, si impadronì del potere a Corinto. 30 anni dopo, egli mise al potere suo figlio Periandro, che regnò per lungo tempo: egli aveva tutte le caratteristiche negative e violente del tiranno, ma riuscì comunque a rientrare tra i 7 Sapienti. Alla sua morte, suo figlio Psammetico conservò il potere per soli 3 anni, dopo i quali Corinto fu restituita a un governo oligarchico moderato. Questa storia ha una struttura favolistica, tipica di quando si narra l’ascesa al potere di un outsider. Probabilmente, la vera causa della caduta del potere dei Bacchiadi fu di tipo militare: Cipselo era divenuto polemarco (=comandante dell’esercito) e, così, si era fatto ben volere dalla popolazione, prendendo il potere. Si pensa che Cipselo sia giunto al potere grazie all’appoggio degli opliti. 22 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Ortagora e Clistene a Sicione Non si sa molto delle vicende degli Ortagoridi di Sicione di questo periodo (prob. 650- 550). A differenza di quanto sostenuto dalla tradizione, il capostipite Ortagora non era di umili origini. Il personaggio più importante della dinastia è Clistene, nipote di Ortagora e nonno del Clistene di Atene (introduttore della democrazia ateniese → v. cap.11). Il suo dominio si colloca probabilmente tra il 600 e il 570 ed è caratterizzato dalla rivalità con Argo. Egli fu ricordato positivamente. Clistene raggiunge l’apice del suo potere negli ultimi anni del suo dominio e, alla sua morte, passò il regno a suo figlio Eschine, l’ultimo degli Ortagoridi, finché nel 550 a Sicione fu instaurata un’oligarchia moderata. Probabilmente, anche qui la causa della presa del potere da parte di Ortagora fu di carattere militare (anch’egli probabilmente polemarco), mentre le vicende di Clistene di Sicione sono caratterizzate da tratti “spettacolari”, volti ad ottenere il consenso popolare. A Mitilene (città di Lesbo), negli ultimi anni del VII secolo, vi furono violente lotte politiche tra aristocratici, narrate dal poeta Alceo. I conflitti sorsero quando i Pentilidi furono esautorati dal potere, e dalle lotte politiche emerse Pittaco, che fu eletto dai suoi concittadini come esimneta: un tiranno eletto dal popolo. Si trattava di un uomo che godeva della fiducia di tutti, a cui venivano affidati pieni poteri per un periodo stabilito (10 anni in questo caso), per ristabilire la pace e la concordia. Il suo nome fu inserito tra quelli dei 7 Sapienti. La tirannide, dunque, appare come strumento di transizione verso nuovi equilibri. Policrate di Samo Policrate fu tiranno di Samo tra il 540 e il 520 circa. Si impadronì dell’isola con un colpo di mano, aiutato dai due fratelli, di cui presto si liberò uccidendo il primo e costringendo all’esilio il secondo. La sua eccezionalità sta nella grandezza di vedute della sua politica. Egli sfruttò la posizione geografica dell’isola per instaurare rapporti intensi sia con l’Egitto che con la nuova potenza persiana, mentre costruiva una delle più potenti flotte del Mediterraneo, con la quale si dedicò ad attività piratesche e spedizioni militari. Inoltre, arricchisce la città attraverso le cd. opere di Policrate, tra cui: ✓ il rifacimento di un grande tempio di Era; ✓ un acquedotto sotterraneo; ✓ un molo di notevole lunghezza sul porto. Non fu “alleato di meno abbienti” com’è dipinto dalla tradizione. Venne ucciso a tradimento da un satrapo persiano presso il quale si era recato in visita. Dopo confuse vicende, Samo cadde sotto il controllo del Gran Re persiano Dario, che affidò l’isola al fratello di Policrate, Silosonte, costretto alla fuga tanti anni prima. Teagene di Megara (640-620 circa): cercò di favorire l’instaurazione della tirannide del genero Cilone ad Atene; Trasibulo di Mileto (fine VII-inizi VI secolo). 23 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Cap.10 – Un mondo a parte: Sparta in età arcaica Sparta rappresenta il tentativo più duraturo e consapevole mai conosciuto nella storia di subordinare l’individuo allo Stato. Sparta sorse dall’unione di alcuni villaggi sparsi nella pianura che il fiume Eurota forma in Laconia: la regione più meridionale della penisola del Peloponneso. Alle origini della sua storia ci sono Le Guerre Messeniche, ossia le guerre che si combatterono contro la vicina Messenia: La 1° guerra messenica (circa 730-710) permise l’assoggettamento della regione e la riduzione in condizione simile alla schiavitù dei suoi abitanti, costretti a lavorare le terre per i nuovi padroni e a versare loro la metà dei prodotti. La sua fine è da mettere in relazione con l’espulsione di una parte degli Spartani, che in quegli anni emigrarono per fondare Taranto; La 2° guerra messenica fu causata da una rivolta dei Messeni schiavizzati. La sua cronologia è incertissima: le uniche informazioni che abbiamo sono date dal poeta Tirteo. È possibile che tale guerra coincida con la diffusione a Sparta del combattimento oplitico e dell’ideologia che ne consegue. La conquista della Messenia fornì ai cittadini spartani una base agraria che nessun’altra polis aveva, rendendo non indispensabile l’esperienza coloniale. D’altra parte, la necessità di tenere a bada una massa di uomini in condizione servile assai più numerosa del corpo dei cittadini e assai più unita degli schiavi nelle altre poleis fu la causa della militarizzazione della società spartana. Tuttavia, fino al VII secolo a.C., Sparta appare ancora come una società aperta agli influssi esterni e ricca di manifestazioni artistiche. La chiusura dello Stato spartano verso l’esterno si attua pienamente soltanto intorno al 550: secondo alcuni, è attribuibile all’eforo Chilone. Nel frattempo, Sparta continuava la sua espansione con una politica di alleanze, inglobando varie città (come Tegea) nella Lega del Peloponneso, nella quale le varie poleis mantenevano un certo grado di autonomia, pur impegnandosi ad avere “gli stessi amici e nemici” di Sparta. In questo modo, nella seconda metà del VI secolo, Sparta diventò la polis più potente del mondo greco, perlomeno finché, tra il 520 e il 490 ca., re Cleomene portò Sparta al suo più grande fallimento in politica estera: il non essere riuscita a inglobale Atene nel sistema di alleanze peloponnesiaco. Politica e società L’organizzazione politica e sociale a Sparta è il frutto di un’evoluzione che va dall’VIII al VI secolo. A tal proposito, è importantissimo il Grande Rhetra: una sorta di legge “costituzionale” che contempla, tra le altre cose: la divisione della comunità in tribù; l’istituzione di un consiglio degli anziani e dell’assemblea del popolo; in un linguaggio oscuro, arcaico. La tradizione l’attribuiva allo stesso Licurgo, che l’avrebbe dettata dopo averla ricevuta dall’oracolo di Delfi. La datazione più verosimile, però, la rimanda alla fine dell’VIII secolo, dopo la 1° guerra messenica. Istituzioni politiche: piramide sociale spartana: al vertice vi erano 2 re, appartenenti a due famiglie (gli Agiadi e gli Euripontidi), che si dicevano entrambe discendenti da Eracle. I re spartani avevano un potere limitato 24 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ essenzialmente alla sfera militare: erano i comandanti dell’esercito. In altri campi, le loro prerogative erano di natura prettamente onorifica; la gherusia (Consiglio degli Anziani) era composta da 28 membri della comunità che avessero raggiunto i 60 anni, più di 2 re. Aveva un grande prestigio e per molto tempo l’attività legislativa e quella giudiziaria rimasero sotto il suo diretto controllo; l’eforato era la magistratura più importante. Gli efori (da «controllore, sorvegliante») erano 5 e venivano eletti fra tutti i cittadini per un solo anno. Essi avevano poteri assai estesi, tra cui quello di controllare e sindacare il comportamento degli stessi re. Esisteva una lista di efori che partiva dal 754, ma è quasi certo che questa magistratura sia stata istituita in un secondo tempo, non prima del VII secolo. L’apella (Assemblea del Popolo) raccoglieva periodicamente tutti i cittadini spartani di pieno diritto. Essa eleggeva gli efori e i membri della gherusia, ma il suo peso reale all’interno della società spartana è controverso. Probabilmente aveva semplicemente ruolo consultivo: poteva far sentire la sua voce ed esprimere i suoi indirizzi, ma non svolgeva una vera e propria attività deliberativa. Struttura sociale: 3 gradi gerarchici: gli spartiati (o Homoioi o Uguali): detenevano pieni diritti civili. Ciascuno possedeva un kleros: un appezzamento di terreno, che forniva il necessario per vivere e veniva curato dagli iloti. Ciò permetteva ai cittadini di dedicarsi a tempo pieno all’attività politica e all’allenamento in vista dell’attività militare, secondo le modalità previste dall’aghoghè; i perieci: vivevano in comunità a sé stanti; godevano di notevole autonomia e, oltre a coltivare terre, svolgevano le attività artigianali e commerciali cui gli spartiati non si degnavano di dedicarsi, ma che erano indispensabili alla comunità. Non avevano alcun diritto politico, ma mostrarono un’assoluta fedeltà alla polis; gli iloti: uomini che vivevano in condizione di semi-schiavitù. Appartenevano allo Stato ed erano costretti a coltivare le terre di proprietà degli spartiati, trattenendo solo la metà del raccolto per il sostentamento proprio e delle proprie famiglie. Erano totalmente privi di diritti e solo raramente si emancipavano dalla loro condizione, solitamente quando venivano utilizzati in guerra. Una parte degli Iloti era costituita dai Messeni, asserviti nelle guerre dell’VIII e del VII secolo. Il sistema educativo spartano: l’aghoghè a partire dagli 8 anni di età, venivano affidati allo Stato e crescevano divisi in gruppi di età sotto la supervisione di istruttori statali. L’educazione era in primo luogo fisica, e abituava il ragazzo alle privazioni e alla fatica. La preparazione psicologica era tesa a favorire la competizione, il controllo della paura, l’obbedienza, etc. Il tutto aveva come fine la formazione di eccellenti soldati; infatti, era pochissimo il tempo dedicato all’affinamento culturale; a 18 anni, il giovane spartiata doveva superare alcune prove di iniziazione: la più famosa era la krypteia (una sorta di caccia legalizzata all’ilota che avveniva di notte). Superate le prove, lo spartiata continuava nel suo percorso di formazione, che si concludeva a 30 anni, quando raggiungeva la pienezza dei diritti politici; i cittadini a pieno titolo prendevano parte ai sissizi: pasti in comune in cui si raggruppavano gruppi di uomini. Essi costituivano un momento fondamentale dell’educazione dei giovani, anche e soprattutto attraverso legami di tipo omosessuale con i più anziani, accettati e favoriti dalla comunità; il ruolo della famiglia era assai limitato: dopo l’infanzia, essa non aveva alcuna reale funzione. 25 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ La donna spartana godeva di maggiore libertà rispetto alla donna greca media (es. poteva generare figli da diversi uomini anche una volta sposata). Era un soggetto giuridico: poteva diventare proprietaria di appezzamenti di terreno senza bisogno di tutela dell’uomo. L’esercito spartano: costituiva il fulcro e il fine stesso della società spartana. In esso militavano tutti gli spartiati dai 18 ai 60 anni. Rispetto a quelli delle altre poleis, i soldati apparivano più omogenei, in quanto avevano le stesse uniformi ed armi. La particolarità della falange spartana era che si muoveva in modo armonico e coeso, poiché ogni movimento era frutto di preparazione accurata e di gesti ripetuti mille volte: i soldati spartani erano dei professionisti che combattevano contro dilettanti delle altre poleis, che invece non erano soldati di professione, ma uomini che rubavano il tempo dedicato alle proprie occupazioni per servire nell’esercito. Il più grande problema che gli Spartani dovettero affrontare fu quello del numero: gli spartiati passarono da circa 10mila (in età arcaica) a poche centinaia (nel III secolo, età ellenistica). Il fenomeno derivava da una serie di cause, tra cui la scarsa duttilità del sistema economico spartano: vi furono una serie di processi di accentramento della proprietà che ciò fece sì che, mentre alcuni spartiati si arricchivano, molti altri non potessero più disporre del kleros da far coltivare agli iloti, con la conseguente decadenza dal loro status. L'esercito era guidato da uno dei due re, che combatteva al pari di tutti gli altri soldati: Sparta e il suo esercito erano l'incarnazione dell'ideologia egualitaria e tendente a privilegiare la forza della falange unita. Per più di 2 secoli, fino alla Battaglia di Leuttra nel 371, la macchina da guerra spartana rimase imbattuta sui campi di battaglia della Grecia. L’Eunomia («Buon Governo») spartana durò oltre 5 secoli. Durante questo tempo: l'ordinamento della polis era innegabilmente solido; scopo: tenere sotto controllo la condizione potenzialmente esplosiva degli iloti, con il mantenimento di un esercito professionale eccezionalmente ben addestrato. 26 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ Cap. 11 – La nascita di una grande potenza: Atene in età arcaica Gli unici elementi sicuri della storia arcaica di Atene provengono dall’indagine archeologica, che ci descrive un centro evoluto, sia in età micenea che durante le Dark Ages. All’aumento demografico dell’VIII secolo, però, segue un periodo di stagnazione, che dura per tutto il VII secolo. La tradizione letteraria è inaffidabile, in quanto descrive: una fase monarchica, a cui corrispondono una dozzina di nomi di re (la maggior parte privi di consistenza storica); seguita dai governi degli arconti («colui che comanda», termine passato a designare le magistrature in generale). Dietro tali ricostruzioni si nasconde, come unico dato certo, il dominio esclusivo di un gruppo ristretto di famiglie aristocratiche note sotto il nome collettivo di Eupatridi (i “bennati”). Il centro del potere nella città era il Consiglio dell’Areopago («collina di Ares», dove avvenivano le riunioni), il collegio degli anziani che raccoglieva tutti gli ex arconti. Il momento fondamentale della storia arcaica di Atene è quello della creazione di una sola polis che riunì tutti i centri dell’Attica. Gli Ateniesi di età classica attribuivano tale processo all’eroe Teseo, uno dei re d’età micenea. In realtà, l’unificazione dell’Attica avvenne assai più tardi, presumibilmente nel corso dell’VIII secolo. Nel corso dell’VIII secolo, vi è un momento di crisi, che si riflette nel 1° episodio che la storia ateniese sia in grado di ricostruire. Esso racconta che, nel 636 a.C., l’aristocratico Cilone (genero del tiranno di Megara, Teagene) cercò di impadronirsi del potere della città e diventarne tiranno. Il tentativo fallì e gran parte dei suoi amici furono giustiziati. A sventare la congiura furono in gran parte gli Alcmeonidi, una famiglia ateniese che agì facendo intervenire una sorta di milizia privata. Questo episodio mostra una sorta di “internazionale” dell’aristocrazia, in cui i legami tra gli esponenti delle maggiori famiglie delle varie poleis sembrano il vero motore degli avvenimenti. Nel 621 l’ateniese Dracone promulgò un codice di leggi destinato a divenire famoso. È possibile che tra i due avvenimenti vi fosse un collegamento, ossia che il varo di una legislazione fosse un tentativo di pacificare le fazioni della città, ancora scosse dal tentativo di Cilone. La crisi agraria dell’Attica Le terre erano concentrate nelle mani del ristretto gruppo degli Eupatridi, mentre parte di coloro che le coltivavano in condizione di “affittuari” era stata ridotta in condizione schiavile, non potendo far fronte ai debiti contratti. Il modo scelto per cercare di uscire dalle difficoltà fu quello di affidarsi a un uomo della comunità, cui furono offerti pieni poteri: Solone, appartenente a una famiglia aristocratica e assai abbiente. Egli si pose come mediatore tra ricchi e poveri, riuscendo ad evitare la guerra civile. Di mezza età, si era procurato notorietà tra gli Ateniesi grazie al ruolo svolto nella recente guerra contro Megara per il possesso dell’isola di Salamina; alle sue composizioni poetiche che descrivevano la difficile situazione politica e sociale della polis. Fu eletto arconte nel 594: le fonti ne sottolineano il ruolo di diallaktès, «arbitro» delle varie parti sociali. Solone fu un pensatore politico: stabilì alcuni punti fermi nella riflessione politica, all’epoca innovativi. Ad esempio: i problemi della comunità possono essere affrontati e risolti all’interno della stessa, senza ricorrere a spiegazioni o mediazioni divine; 27 Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-bettalli-storia-greca-1/10444771/ esiste un legame di causa-effetto tra il comportamento del singolo individuo e il benessere della società; perché la comunità funzioni al meglio, ciascuno deve rinunciare a eccessive ambizioni personali nell’interesse della comunità. Questi principi fondamentali sono volti alla progressiva erosione dello spazio privato in favore del rafforzamento dello spazio pubblico, ai fini di una migliore convivenza. Solone divenne una figura mitica nel IV secolo, rendendo difficile il lavoro dello storico. Sappiamo però che egli non volle farsi tiranno e non fu un rivoluzionario, ma grazie alla sua opera si fecero grandi passi avanti circa i concetti di giustizia sociale; di responsabilità collettiva. Le riforme di Solone: la Seisachteia («scuotimento dei pesi» = i pesi insostenibili dei debiti): con essa estinse per legge i debiti contratti dagli Ateniesi verso qualsiasi concittadino o restituendo a ciascuno le terre che aveva coltivato in precedenza o e cercando in tutta la Grecia quanti erano stati venduti come schiavi per riscattarli e farli tornare in patria. Tale misura suscitò il malcontento: o degli Eupatridi, che vedevano minacciati i loro interessi; o del popolo, che sperava in un intervento più radicale, come la redistribuzione delle terre dell’Attica; ma Solone era pur sempre un aristocratico, e riteneva che gli aristocratici dovessero mantenere i loro privilegi e il controllo della cosa pubblica, seppur in un regime di maggiore equità. Solone divise la cittadinanza in 4 classi censitarie basate sulle produzione agricola in base a cui era regolato l’accesso alle magistrature (partendo dal contribuente più ricco): o i pentacosiomedimni (produzione annuale di 500 medimni1 di orzo) accedono alle magistrature più alte: arconti e tamìai (=tesorieri). o i cavalieri (classe che produceva fino a 300 medimni di orzo): accedono alle magistrature più alte. o gli zeugiti (200 medimni di orzo): accedono alle magistrature minori e al tribunale popolare dell’Eliea (differisce dall’Areopago, gestito dall’aristocrazia); o i teti (privi o quasi di proprietà agricola): partecipano solo all’Assemblea popolare (in cui si votavano i provvedimenti proposti dai magistrati) e all’Eliea. (!): le riforme di Solone non segnano il passaggio da uno stato aristocratico basato sul sangue a uno stato censitario basato sulla ricchezza, perché non esiste prima di Solone un diritto a rivestire magistrature pubbliche sulla