La Valutazione Degli Equilibri Gestionali Di Impresa PDF
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Pierpaolo Ferrari
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Summary
Questa presentazione si concentra sulla valutazione degli equilibri gestionali di un'impresa, partendo da una panoramica sulle aree di analisi, come sviluppo, equilibrio economico, patrimoniale e finanziario, per arrivare agli input necessari all'analisi. Lo sviluppo è un elemento chiave in questa valutazione, analizzato sia in termini di struttura che di operatività.
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La valutazione degli equilibri gestionali di impresa Finanziamenti d’azienda Pierpaolo Ferrari 1 1...
La valutazione degli equilibri gestionali di impresa Finanziamenti d’azienda Pierpaolo Ferrari 1 1 Schema intervento La valutazione degli equilibri gestionali di un’impresa: gli obiettivi le aree dell’analisi: lo sviluppo l’equilibrio economico l’equilibrio patrimoniale l’equilibrio finanziario 2 2 Finanziamenti d’azienda Pierpaolo Ferrari 1 La valutazione degli equilibri gestionali: obiettivi Obiettivo della presentazione è introdurre uno schema di analisi per la valutazione degli equilibri gestionali di impresa, con specifico riferimento al caso di una banca, di un altro finanziatore o di un analista che debbano sinteticamente esprimere un giudizio sulle dinamiche gestionali dell’impresa in logica di valutazione del merito di credito e della conseguente affidabilità. 3 3 Le quattro aree di analisi L’analisi degli equilibri gestionali di impresa può essere condotta lungo quattro diverse dimensioni: Sviluppo la crescita dell’impresa (sviluppo); la sua redditività (equilibrio economico); Equilibrio finanziario Impresa Equilibrio economico la sua solidità (equilibrio patrimoniale); la sua liquidità (equilibrio finanziario). Equilibrio patrimoniale Fra le quattro dimensioni di analisi esiste una forte interrelazione: lo sviluppo genera importanti conseguenze sull’equilibrio economico, che, a sua volta, genera conseguenze sull’equilibrio patrimoniale, che è a sua volta determinante per l’equilibrio finanziario. Da quest’ultimo possono derivare vincoli allo sviluppo dell’impresa e, per tale via, inizia nuovamente la sequenza di interrelazioni. 4 4 Finanziamenti d’azienda Pierpaolo Ferrari 2 Gli input per l’analisi Il presupposto per poter apprezzare compiutamente gli equilibri gestionali di una data impresa è la disponibilità di: una serie di bilanci storici dell’impresa per poter valutare la dinamica degli equilibri gestionali lungo le alterne fasi del ciclo economico; bilanci e documenti previsionali, ove disponibili; una serie di dati passati, correnti e prospettici sull’evoluzione del micro-settore di appartenenza dell’impresa, con l’obiettivo di valutare le dinamiche gestionali dell’impresa in relazione al comparto produttivo di appartenenza. Questo in quanto l’analisi delle dinamiche gestionali di una data impresa viene effettuata: nel tempo (time series analysis) e nello spazio (cross section analysis). 5 5 Lo sviluppo (1) L’analisi dello sviluppo si concentra sulla crescita aziendale nel duplice profilo strutturale e operativo. Gli indicatori di sviluppo permettono di effettuare due tipi di analisi: una valutazione della congruenza interna dello sviluppo in termini di sostenibilità finanziaria e di impatto economico delle politiche perseguite. L’obiettivo, in questo caso, è verificare se le risorse finanziarie interne a disposizione siano in grado di sostenere lo sviluppo dell’impresa; un confronto con il settore attraverso la comparazione della crescita dell’impresa con quella dei concorrenti. L’obiettivo è verificare se lo stadio del ciclo di vita dell’impresa sia in linea o meno con il trend di settore. 6 6 Finanziamenti d’azienda Pierpaolo Ferrari 3 Lo sviluppo (2) L’analisi dello sviluppo strutturale si basa sull’esame dell’evoluzione di grandezze di stato patrimoniale sia dal lato degli investimenti sia dal lato dei finanziamenti. L’analisi dello sviluppo operativo comporta l’esame di grandezze di conto economico basate sull’evoluzione del fatturato e del valore aggiunto. Dei diversi indicatori di sviluppo calcolabili, uno, in particolare, assume maggiore rilievo: la variazione percentuale del fatturato intercorsa in un dato esercizio. Esso rappresenta infatti il punto di partenza di tutte le analisi successive. Se il fatturato cresce, ci si può aspettare infatti una marginalità crescente. Se il fatturato si riduce, l’incidenza dei costi fissi di impresa inevitabilmente fa peggiorare gli equilibri economici e l’analista deve approfondire che cosa sia accaduto, analizzando come sempre le variazioni in base a due logiche: nel tempo, attraverso l’analisi della serie storica di variazioni del fatturato della singola impresa in esame; nello spazio, comparando la variazione di fatturato dell’impresa oggetto di analisi con i competitor e con il settore nel suo insieme. 7 7 L’equilibrio economico (1) L’equilibrio economico (noto anche come equilibrio reddituale o redditività) si sostanzia nella ricerca del conseguimento di una differenza positiva fra ricavi e costi di gestione, in una prospettiva di non breve periodo e in condizioni tali da mantenere la combinazione rischio-rendimento dell’impresa in linea con quella di imprese concorrenti e con quelle realizzabili in altri comparti dell’attività economica. Gli indici di redditività hanno la funzione di evidenziare il livello di profittabilità dell’impresa e il contributo delle diverse aree della gestione alla determinazione del risultato economico aziendale. I due indici più importanti sono: il return on equity (ROE), dato dal rapporto fra reddito netto e mezzi propri; il return on investments (ROI), pari al rapporto fra reddito operativo e capitale investito. 8 8 Finanziamenti d’azienda Pierpaolo Ferrari 4 L’equilibrio economico (2) Il ROE esprime il tasso di remunerazione del capitale di rischio apportato dagli azionisti. È l’indice più sintetico della gestione aziendale. Esso è infatti influenzato dalle scelte compiute nell’ambito della gestione caratteristica, della gestione accessoria, della gestione finanziaria, della gestione straordinaria e della gestione tributaria. È possibile esprimere un giudizio di adeguatezza sul livello di ROE di un’impresa utilizzando il concetto di economic value added (EVA) dell’equity, indicatore elaborato dalla società di consulenza statunitense Stern & Stewart. In base a tale indicatore, è sufficiente confrontare il ROE dell’impresa valutata con il costo del capitale proprio (ke) per verificare se l’impresa ha creato o distrutto valore: EVA = ROE - Ke 9 9 L’equilibrio economico (3) Un secondo indicatore di redditività è rappresentato dal return on investments (ROI), dato dal rapporto fra reddito operativo e totale dell’attivo. Tale indicatore esprime il rendimento del capitale investito in azienda (mezzi propri + debiti), indipendentemente dalle scelte di finanziamento. Il ROI esprime una misura della redditività della sola gestione operativa, detta anche gestione caratteristica. Per una più corretta rappresentazione della redditività della gestione operativa, sarebbe opportuno porre a denominatore le sole attività della gestione caratteristica. Come per il ROE è possibile esprime un giudizio sul livello di adeguatezza del ROI dell’impresa attraverso il calcolo del così detto economic value added (EVA) dell’entity, che è dato dal confronto fra il ROI e il costo medio ponderato del capitale dell’impresa, noto in inglese come weighted average cost of capital (WACC): EVA dell’entity = ROI – WACC Un valore positivo dell’EVA dell’entity indica che l’impresa, nel suo complesso, ha prodotto valore. Un valore negativo indica che l’impresa ha distrutto valore. 10 10 Finanziamenti d’azienda Pierpaolo Ferrari 5 L’equilibrio patrimoniale L’equilibrio patrimoniale fa riferimento alla solidità dell’impresa e alla sua capacità di perdurare nel tempo in modo autonomo. Esso può essere rappresentato attraverso una serie di indicatori di solidità, idonei a esprimere la composizione della struttura patrimoniale dell’impresa. Di tutti gli indicatori riconducibili in quest’ambito, uno è particolarmente rilevante: il grado di solidità patrimoniale dell’impresa, dato dal rapporto fra mezzi propri e debiti. Tale indicatore assume tecnicamente l’espressione di gearing ratio, anche se in Italia viene spesso indicato come leverage, creando peraltro un po’ di confusione con un altro indice finanziario, noto come indice di leva finanziaria (o financial leverage). 11 11 L’equilibrio finanziario (1) L’equilibrio finanziario dell’impresa è la sua capacità di far pronte puntualmente ed economicamente agli obblighi di pagamento nei tempi contrattualmente previsti. L’equilibrio finanziario è quindi connesso con la liquidità aziendale, con il profilo delle scadenze dell’attivo e del passivo e con la capacità dell’impresa di generare flussi di cassa. Esso può essere teoricamente distinto in: equilibrio finanziario di breve periodo (tesoreria), il cui obiettivo è garantire la capacità dell’impresa di far fronte nell’immediato a qualsiasi impegno di pagamento, previsto e imprevisto; equilibrio finanziario di medio-lungo periodo (liquidità in senso stretto), volto a ricercare una strutturale e adeguata corrispondenza fra flussi di cassa in entrata e flussi di cassa in uscita nel medio-lungo andare. 12 12 Finanziamenti d’azienda Pierpaolo Ferrari 6 L’equilibrio finanziario (2) L’equilibrio finanziario di breve periodo può essere misurato dai seguenti indicatori: indice di liquidità corrente (current ratio), dato dal rapporto fra attivo corrente e passivo corrente. Il valore di tale indice dovrebbe essere auspicabilmente superiore a 1; indice di liquidità immediata (acid test), che vede a numeratore l’attivo corrente al netto del magazzino e a denominatore il passivo corrente. Il valore di tale indicatore dovrebbe essere prossimo o superiore a 1; indice secco di liquidità (quick ratio), dato dal rapporto fra liquidità immediata e debiti di prossima scadenza. Anche questo indicatore dovrebbe essere prossimo o superiore a 1 se a denominatore non si inseriscono le passività correnti complessive, ma solo quelle che stanno per scadere nel brevissimo termine. 13 13 L’equilibrio finanziario (3) Per approfondire la dinamica finanziaria delle poste a breve termine dell’impresa, un utile strumento è rappresentato dall’analisi dei “giorni fornitori”, dei “giorni magazzino” e dei “giorni clienti”. A tal fine, è opportuno analizzare: il tempo medio di incasso; il tempo medio di giacenza delle scorte; il tempo medio di pagamento. Dati i tre indicatori precedenti, è possibile giungere al calcolo del ciclo del circolante aziendale, che indica il numero di giorni che intercorrono, in media, fra il momento in cui i fornitori sono pagati e quello in cui vengono incassati i crediti dai clienti per la vendita di prodotti finiti. Il ciclo del circolante è dato da tempo medio di incasso maggiorato del tempo medio di giacenza in magazzino meno il tempo medio di pagamento: Ciclo del circolante = giorni clienti + giorni magazzino – giorni fornitori 14 14 Finanziamenti d’azienda Pierpaolo Ferrari 7 L’equilibrio finanziario (4) L’obiettivo dell’analisi dell’equilibrio finanziario di medio-lungo periodo è invece quello di comprendere se la struttura degli investimenti e dei finanziamenti dell’impresa analizzata è sostenibile nel medio-lungo periodo e se essa sarà in grado di far fronte alle remunerazioni finanziarie dovute ai terzi prestatori di capitale. Gli indicatori utilizzati a tale scopo sono: l’indice di indebitamento globale; l’indice di leva finanziaria (financial leverage). L’indice di indebitamento globale è dato dal rapporto fra debiti e totale dell’attivo: esso esprime in modo sintetico il livello di indebitamento complessivo dell’impresa, pur non esplicitando debiti finanziari e debiti non finanziari. L’indice di leva finanziaria (financial leverage) è invece dato dal rapporto fra debiti finanziari e totale dell’attivo: esso esprime in modo specifico l’incidenza dei debiti finanziari sul totale dell’attivo. 15 15 L’equilibrio finanziario (5) Vi sono, infine, alcuni indicatori in grado di esprimere il livello di equilibrio finanziario dell’impresa analizzata nel breve, medio e lungo periodo. In particolare: il rapporto fra posizione finanziaria netta e margine operativo lordo; il rapporto fra reddito operativo e oneri finanziari. Il primo indicatore rapporta la net financial position dell’impresa oggetto di valutazione con il suo EBITDA (earnings before interest, taxes, depreciation and amortization), ovvero il suo margine operativo lordo (M.O.L.) che è la grandezza di conto economico che più si avvicina al concetto di flusso di cassa. Un indicatore maggiore di 5 è in genere considerato un indice di fragilità finanziaria. Il secondo indicatore mette a rapporto l’EBIT con gli oneri finanziari. Tale indicatore costituisce un utile supporto per valutare la capacità dell’impresa oggetto di analisi di far fronte alla remunerazione periodica del debito, rappresentata proprio dagli oneri finanziari. Anche se reddito operativo e flussi di cassa rappresentano concetti diversi, un indicatore 16 minore di 3 è in genere considerato un segnale di possibili tensioni finanziarie. 16 Finanziamenti d’azienda Pierpaolo Ferrari 8