Manuale di ricerca educativa PDF
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Università degli Studi di Cagliari
Trinchero R.
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Questo documento è un riassunto del Manuale di ricerca educativa di Trinchero. Copre la logica della ricerca in educazione, differenziando tra approcci qualitativi e quantitativi, le cinque questioni chiave della ricerca, e la distinzione tra ricerca nomotetica e idiografica in campo educativo. Il documento presenta anche esempi di ricerca e l'importanza dei fattori socio-economico-culturali, scolastici e degli allievi nella comprensione del contesto educativo.
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Riassunto Trinchero R. Manuale di ricerca educativa. Franco Angeli Editore Pedagogia Sperimentale Università degli Studi di Cagliari (UNICA)...
Riassunto Trinchero R. Manuale di ricerca educativa. Franco Angeli Editore Pedagogia Sperimentale Università degli Studi di Cagliari (UNICA) 41 pag. Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) MANUALE DI RICERCA EDUCATIVA 1. LA LOGICA DELLA RICERCA IN EDUCAZIONE 3.1Fare ricerca in educazione Fare ricerca in educazione significa condurre una riflessione sul fatto educativo seguendo un appropriato metodo scientifico. I fatti educativi possono essere studiati da diverse prospettive: a) sul piano teoretico, secondo l’approccio della filosofia dell’educazione e della pedagogia generale il quale mira a stabilire lo statuto epistemologico del sapere pedagogico e i problemi assiologici e normativi ad esso legati; b) sul piano storico e su quello comparativo, con l’obiettivo di confrontare le concezioni di educazione e le istituzioni educative in due sensi: In senso DIACRONICO: nello stesso spazio ma in tempi diversi In senso SINCRONICO: nello stesso tempo ma in spazi diversi; a) sul piano descrittivo e sperimentale, servendosi di procedure di controllo positivo-sperimentale della conoscenza prodotta. Quest’ultimo è la branca della ricerca educativa chiamata pedagogia sperimentale, pedagogia scientifica, metodologia della ricerca pedagogica, metodologia della ricerca educativa. L’obiettivo è quello di far luce su una data situazione educativa, spazialmente, temporalmente e culturalmente situata, per comprenderne la specificità (ricerca idiografica) o per astrarne regole di portata più generale da applicare a situazioni diverse (ricerca nomotetica). La ricerca idiografica si avvale delle tecniche di raccolta dei dati tradizionalmente dette qualitative, quali l’intervista libera, l’osservazione non strutturata, l’analisi dei documenti, mentre la ricerca nomotetica ricorre più spesso alle tecniche quantitative, quali il questionario e altri strumenti per la raccolta dei dati. In entrambi i casi, l’attività di ricerca è utile per far si che chi è chiamato a prendere decisioni in ambito educativo abbia tutti gli elementi necessari per prendere decisioni informate, guidate da un’attività conoscitiva sistematica/controllata che è alla base della conoscenza scientifica, e non dal mero senso comune (ad es. il senso comune ci porterebbe a dire che i ragazzi di bassa estrazione sociale hanno un tasso di abbandono superiore a quello di altri ragazzi). La conoscenza scientifica ci orienta invece a non fidarci di quanto possiamo osservare, ma a tenere presente l’EVIDENZA EMPIRICA che deve essere analizzata con tecniche opportune e, solo dopo aver ottenuto gli elementi utili, a dare un giudizio. Prendere decisioni in ambito educativo è senza dubbio una pratica complessa. Le decisioni possono essere prese tenendo conto della pluralità di fattori che operano all’interno di una situazione educativa. Nel sistema scuola, per esempio, è possibile identificare tre ordini di fattori: a) fattori socio-economico-culturali, (i quali possono essere fattori di macrosistema, es. reddito di lavoro, reddito nazionale, organizzazione culturale); fattori di struttura (es. organizzazione scolastica, programmi di studio, organizzazione del tempo scolastico); b) fattori scolastici o didattici, (possono essere fattori di microsistema, es. organizzazione sociale del territorio, qualità dei servizi offerti, livello culturale degli abitanti, composizione del nucleo familiare); o fattori didattici (es. metodi di insegnamento, caratteristiche degli insegnanti, obiettivi e strategie dell’azione formativa); c) fattori relativi agli allievi. (quelli cognitivi es conoscenze ed abilità, affettivi es. interessi e stati e motivi, sociali es. capacità relazionali). L’acquisizione e la corretta interpretazione di dati empirici su questi tre livelli richiede una pluralità di competenze specifiche che spaziano da più ambiti disciplinari, quali la filosofia, l’epistemologia, la pedagogia, la psicologia, la sociologia, la logica, l’informatica e la statistica. La metodologia della ricerca pedagogica si colloca all’intersezione di tutte queste discipline. 1.2 Le cinque questioni della ricerca educativa La caratteristica principale della ricerca scientifica è che essa mira a produrre un sapere controllabile, ossia un sapere generato mediante procedure di ricerca. Nel suo tendere a produrre un sapere, intersoggettivamente condivisibile, la ricerca scientifica deve necessariamente confrontarsi con cinque questioni: 1) ontologica, l’ontologia è la branca della filosofia che studia la natura dell’essere, l’essere in quanto tale; 2) epistemologica, l’epistemologia è la branca della filosofia che si occupa della riflessione sulla conoscenza scientifica; 3) metodologica, il termine metodologia indica l’insieme delle riflessioni sul metodo e sulle tecniche utilizzate in una data disciplina allo scopo di conoscere l’oggetto della disciplina stessa; 4) tecnico-operativa, con il termine tecnica di ricerca si intende in procedimento preconfezionato, codificato e relativamente generale volto a risolvere uno specifico problema di raccolta o di analisi dei dati; 5) assiologica, l’assiologia è la branca della filosofia che studia le questioni del valore da attribuire a Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) concetti, azioni ed entità del mondo reale. È la questione attinente al come “dovrebbero essere le cose” proprio della pedagogia. Le concrete pratiche di ricerca dipendono molto dalle risposte che il ricercatore dà alle prime quattro questioni, in particolar modo: a) questione ontologica o se il ricercatore crede nell’esistenza di una realtà oggettiva si pone nel filone realista: se il ricercatore crede che essa sia conoscibile in modo determinato allora avremo la posizione del realismo ingenuo, se egli ritiene conoscibili solo in modo imperfetto allora avremo la posizione del realismo critico; o se il ricercatore pensa che il problema dell’esistenza o meno della realtà sia subordinato al problema della percezione che noi abbiamo di essa, allora si pone nel filone interpretativista e l’ontologia relativa è quella costruttivista; a) questione epistemologica o se il ricercatore adotta la prospettiva del realismo ingenuo, considererà come entità indipendenti l’indagine e l’indagato, ossia il ricercatore e la realtà studiata. Obiettivo del ricercatore sarà pervenire ad identificare le leggi, generali ed universali, che governano l’oggetto studiato; o se il ricercatore adotta la posizione del realismo critico verrà riconosciuta l’impossibilità di giungere ad una conoscenza deterministica della realtà studiata. Per il realista critico le teorie scientifiche possono potenzialmente essere sempre in errore, dato che appartengono al mondo dei concetti formulati dalla mente, separato dunque dal mondo della realtà alla quale i concetti si riferiscono; a) questione metodologica o se il ricercatore ritiene che una realtà oggettiva esista e sia conoscibile allora adotterà metodi sperimentali-manipolativi, per scoprire le leggi che governano quella realtà; o se il ricercatore ritiene che una realtà oggettiva esista ma che sia solo imperfettamente conoscibile allora dichiarerà il suo quadro teorico e premessa di partenza e solo dopo adotterà metodi sperimentali-manipolativi e osservazione distaccata; o se il ricercatore ritiene che una realtà oggettiva non esista, punterà a stabilire un’interazione empatica con i soggetti osservati allo scopo di ricostruire l’intenzionalità alla base delle loro azioni, interpretando la realtà sotto esame secondo un processo di induzione; a) questione tecnico-operativa o se il ricercatore ritiene che una realtà oggettiva esista e sia conoscibile allora cercherà di individuare i fattori che spiegano le regolarità empiriche osservate, astraendoli dal loro contesto, operando un’analisi tesa a ricostruire il sistema logico-matematico che dia conto della struttura sottostante alla realtà; o se il ricercatore ritiene che una realtà oggettiva esista ma non sia conoscibile allora cercherà ugualmente di individuare i fattori rilevanti per ricostruire il modello logico-matematico, ma non potendo rilevare e quantificare con certezza tutti i fattori e spiegare il funzionamento del sistema, ricorrerà anche a tecniche qualitative in grado di fornirgli informazioni sui fattori che rientrano nel sistema; o se il ricercatore ritiene che una realtà oggettiva non esista non avrà senso ricostruire un sistema, si concentrerà sulle dinamiche dei singoli soggetti allo scopo di comprendere le motivazione che hanno generato determinati comportamenti. Le scelte ontologiche, epistemologiche, metodologiche che il ricercatore opera si riflettono sugli strumenti tecnico-operativi che egli utilizzerà concretamente nella sua ricerca. I fautori del realismo critico utilizzeranno prevalentemente tecniche quantitative, mentre i fautori dell’interpretativismo utilizzeranno prevalentemente tecniche qualitative. Schema dei modi diversi di concepire la realtà e scelte del ricercatore REALTA’ OGGETTIVA: - Conoscibile - Realismo ingenuo - Individuare i fattori che spiegano determinate regolarità empiriche - Approccio nomotetico - Tecniche quantitative di raccolta e di analisi dei dati REALTA’ OGGETTIVA: - Non conoscibile - Realismo critico - Individuare i fattori che spiegano determinate regolarità empiriche, interpretando tali regolarità alla luce di un quadro tecnico - Approccio nomotetico Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) - Tecniche quantitative di raccolta e di analisi dei dati REALTA’ OGGETTIVA: - Non conoscibile - Realismo critico - Individuare i fattori che spiegano determinate regolarità empiriche, interpretando tali regolarità alla luce di un quadro tecnico - Approccio idiografico - Tecniche qualitative di raccolta e di analisi dei dati REALTA’ COSTRUZIONE SOCIALE: - Interpretativismo - Interpretare i fenomeni per comprendere le scelte dei soggetti che sono alla base di determinate regolarità empiriche - Approccio idiografico - Tecniche qualitative di raccolta e di analisi dei dati 1.3 Ricerca quantitativa e ricerca qualitativa: caratteristiche e concetti chiave A partire dagli anni 60 è stata condotta una ricerca per comprendere se i fattori motivazionali (autostima, stato emotivo) potessero essere in rapporto con l’esito scolastico, specialmente nell'’ambito matematico. Sono state scelte due scuole, una elementare (due classi terze) e una superiore (due quarte e due quinte). Nella scuola elementare, sulla base dei punteggi ottenuti nella prova di matematica, sono stati individuati tre livelli di abilità diverse; i risultati hanno evidenziato che la stima di sé non influisce sull’'esito scolastico in matematica, mentre lo condizionano lo stato emotivo e le motivazioni intrinseche. Per quanto riguarda gli esiti della scuola superiore, sembra esserci una correlazione tra motivazione e risultati scolastici. È una ricerca di impostazione quantitativa. È stata condotta una ricerca con bambini di 20 mesi appartenenti a contesti culturali diversi. Anche nel gioco del bambino (un processo di sviluppo indipendente dai fattori culturali e sociali) il porsi della madre nel gioco si differenzia, riflettendo da una parte il livello socioculturale e dall’altra l’influenza di tradizioni culturali. I ricercatori ipotizzano che la frequenza e la durata dei comportamenti di gioco simbolico e non simbolico messi in atto dai bimbi non siano influenzate né dal genere né dal luogo di provenienza dei soggetti. Si deduce che: la qualità del gioco è influenzata dalla partecipazione della madre, tenendo presente la sua età ed il livello socioeconomico e culturale. I concetti chiave che sono alla base di una ricerca sono: 1. tema: si definisce tema della ricerca l’argomento generale all’interno del panorama scientifico della ricerca educativa sul quale verte la ricerca in oggetto; Nei due esempi precedenti il tema è “motivazione e rendimento scolastico” e “comportamento di gioco nel bimbo”. 2. obiettivo: si definisce obiettivo della ricerca la finalità conoscitiva che essa intende perseguire; Prima ricerca: esaminare se esiste un rapporto tra rendimento scolastico e motivazioni. Seconda ricerca: notare i fattori comuni nel gioco di bambini di 20 mesi appartenenti a contesti culturali diversi. 3. problema: si definisce problema da cui parte la ricerca il bisogno conoscitivo esplicito che ha dato origine alla ricerca; Nella prima: i fattori motivazionali condizionano l’esito scolastico? Nella seconda: i fattori personali (genere, luogo di provenienza) e la partecipazione della madre condizionano il gioco? 4. concetto: si definisce concetto un’idea astratta e generale che ha origine nell’intelletto sulla base dell’interazione dell’essere con il mondo e con gli altri soggetti appartenenti al suo gruppo di riferimento. I concetti si formano con l’'esperienza, ma non provengono da essa. Nella prima ricerca: rendimento in matematica e la motivazione degli studenti. Nella seconda: contesti culturali ed i comportamenti di gioco. 5. oggetto: si definisce oggetto della rilevazione (o soggetto se stiamo parlando di un individuo) uno specifico referente sul quale si raccolgono informazioni; 6. proprietà: si definisce proprietà di un oggetto un dato carattere dell’oggetto di rilevazione in questione; Nella prima ricerca: l’'autostima, la motivazione intrinseca, l'’inserimento sociale. Nella seconda: il luogo di provenienza dei soggetti, durata dei comportamenti di gioco, le prestazioni cognitive dei bimbi. 7. stato: si definisce stato sulla proprietà il valore assunto dalle specifica proprietà nell’oggetto in questione; Prima ricerca: alla proprietà rendimento scolastico sono stati assegnati tre livelli di abilità. Nella seconda: il comportamento di gioco può assumere gli stati di simbolico e non simbolico. 8. fattore: si definisce fattore una proprietà individuale o collettiva rilevabile empiricamente in modo diretto o attraverso opportuni indicatori; Nella prima i fattori sono: i tipi di scuola, rendimento in matematica, autostima. Nella seconda: genere dei soggetti, durata dei comportamenti di gioco, presenza o meno dei genitori. 9. variabile: si definisce variabile un’entità simbolico-matematica corrispondente ad un fattore del qual si è data una definizione operativa, ovvero l’insieme di regole che guidano le operazioni; Per definizione operativa si intende un insieme di regole esplicite che guidano le operazioni con cui ciascun stato su una data proprietà viene rilevato, assegnato ad una delle categorie stabilite in precedenza (es. la proprietà genere può assumere gli stati di maschio o femmina) e ciascuna di queste viene messa in corrispondenza con determinati valori di una variabile (la variabile genere può Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) assumere i valori 1 per i maschi, 2 per le femmine). Gli oggetti sono entità del mondo reale, mentre le proprietà sono entità del mondo delle idee e dei concetti. 10. indicatore: si definisce indicatore una proprietà rilevabile di un oggetto che consente di avere una rilevazione indiretta di una proprietà rappresentata da un concetto astratto, non rilevabile in modo diretto; Nella prima ricerca: il rendimento in matematica è un concetto astratto, non ricavabile empiricamente in modo diretto; il risultato ottenuto nella prova viene quindi utilizzato dai ricercatori come indicatore del rendimento in matematica. Questa prova rileva una serie di abilità concrete (di calcolo, di impostazione dei problemi ecc.) che si suppone siano in relazione semantica con il concetto astratto di rendimento in matematica (più problemi l’'allievo risolve, più il suo rendimento è elevato). 11. costrutto: si definisce costrutto un concetto astratto riferito ad un individuo rilevabile sono attraverso le sue conseguenze sperimentali sulla base di un indicatore; 12. asserto: si definisce assetto un’affermazione dotata di valore di verità, riferita ad un dato aspetto della realtà sotto esame; Nella prima sono le affermazioni: “la stima di sé non influisce sull’'esito scolastico”. Nella seconda: “la frequenza dei comportamenti messi in atto dai bimbi non è influenzata dal genere dei soggetti”. 13. ipotesi: si definisce ipotesi un asserto formulato dal ricercatore sulla realtà sotto esame che riguarda lo stato assunto da un fattore o che esprime un legame o dipendenza tra due o più fattori. Tale legame deve far riferimento ad un contesto spazio-temporalmente situato e l’'ipotesi deve essere empiricamente controllabile, ossia deve essere possibile dire se essa è vera o falsa sulla base del confronto con i dati empirici. Nella prima ipotesi sono: esiste un rapporto tra esito di una prova in matematica e fattori motivazionali. Nella seconda: frequenza e durata del gioco sono influenzati dal genere dei soggetti e dal loro luogo di provenienza. 14. teoria scientifica: si definisce teoria scientifica un insieme di asserti connessi che si pongono ad un elevato livello di astrazione e generalizzazione rispetto alla realtà empirica; Nella prima: la teoria da cui la ricerca prende le mosse è che esista un rapporto tra profitto in matematica e fattori motivazionali. Nella seconda: la capacità di gioco è un processo di sviluppo indipendente da fattori culturali e sociali. 15. modello: si definisce un modello una rappresentazione astratta o per mezzo di un grafico di una teoria o di un sistema di aspetti. Il modello può essere logico, se per la rappresentazione fa ricorso agli strumenti dalla logica, statistico, se fa ricorso al linguaggio della statistica o computazionale, se fa ricorso ad un programma per computer; 16. quadro teorico: si definisce quadro teorico di una ricerca l’insieme dei riferimenti teorici che danno conto dei paradigmi del ricercatore, delle scuole di pensiero a cui si appoggia, dalle teorie e dai modelli che utilizza per formulare le ipotesi e interpretare i dati; 17. validità: si definisce validità di un metodo, di una tecnica, di uno strumento di rilevazione, di un indicatore, la caratteristica per cui questi raggiungono gli obiettivi che si prefiggono. Si parla di validità interna quando tali conclusioni sono da considerarsi effettivamente vere e non frutto di errori da parte del ricercatore nel processo di costruzioni del quadro teorico (errata applicazione degli strumenti di raccolta dati o mancata validità degli strumenti stessi. ), e di validità esterna quando possono essere estese ad altri soggetti diversi da quelli su cui è stata condotta la ricerca;. Le ricerche con intenti nomotetici puntano ad individuale leggi generali, quindi in tale ricerche la validità esterna significa generalizzabilità dei risultati. La generalizzabilità si può ottenere lavorando su campioni rappresentativi, ossia campioni che riproducano in piccolo tutte le caratteristiche della popolazione da cui sono stati estratti. Le ricerche con intenti idiografici puntano alla comprensione approfondita di una situazione educativa, quindi la validità esterna significa trasferibilità dei risultati in altre situazioni analoghe. La trasferibilità deriva dall’'analisi accurata delle differenze tra contesto da cui si è ottenuto il risultato e contesto in cui questi risultati devono essere trasferiti. Negli esempi di ricerche risulta che entrambi hanno intenti nomotetici. 18. attendibilità: si definisce attendibilità la stabilità della rilevazione compiuta mediante un dato strumento a parità di condizioni iniziali. Le tendenze recenti puntano ad una ricerca multimetodo in cui gli stessi costrutti vengono rilevati con più tecniche diverse, quantitative e qualitative, secondo un processo di triangolazione, in cui i dati raccolti con una tecnica validano e arricchiscono quelli raccolti con altre tecniche. In questa visione si abbandona la logica del metodo di ricerca, scelto a priori in favore della strategia di ricerca dove le tecniche utilizzate sono diverse e vengono messe in atto in modo combinato. 1.4 Operazioni concettuali della ricerca Qualsiasi operazione di ricerca richiede da parte del ricercatore una curiosità attiva, una voglia di non fermarsi all’apparenza delle cose, una voglia di indagare. Strategie differenti di ricerca, discendenti da visioni ontologiche, epistemologiche e metodologiche diverse, pongono enfasi diversa a tali operazioni: a) la descrizione: descrivere significa costruire una rappresentazione particolareggiata di una data realtà educativa, dei soggetti che vi operano, dei fattori che intervengono e dei contesti che fungono da cornice e determinano fattori e caratteristiche dei soggetti. La descrizione si avvale di tecniche che Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) vanno dai resoconti di osservazione sui fatti accaduti, alla classificazione e costruzione di tipologie, alla sintesi dei fattori e caratteristiche dei soggetti mediante tabelle, grafici e parametri statistici. La descrizione si può considerare come un’operazione di formulazione di un insieme di asserti rilevanti, compatibili con i dati raccolti su quella determinata realtà educativa. Il numero di asserti formulabili su una realtà è infinito, perciò è il ricercatore che deve stabilire quali elementi considerare rilevanti per la descrizione di quella realtà e quali no, e qui entra la sua sensibilità, la sua capacità di cogliere i fenomeni, di intuire gli elementi che caratterizzano la situazione studiata. Questa operazione è quella che gli antropologi chiamano thin description, ovvero la descrizione di ciò che appare in superficie, di ciò che si vede ed è contrapposta alla thick description, ovvero l’interpretazione di ciò che è latente, nascosto. La descrizione della realtà educativa studiata è sempre il primo passo che si compie nella redazione di un rapporto di ricerca. b) l’interpretazione: qualsiasi descrizione non è mai esente da operazioni di interpretazione della realtà. Il ricercatore è chiamato ad interpretare i dati raccolti sul campo per assegnare ad essi un senso. L’interpretazione risente inevitabilmente del background conoscitivo ed esperienziale del ricercatore e del quadro teorico da cui muove la ricerca. Egli è chiamato ad assegnare senso e si pone o nella prospettiva dei soggetti studiati (approccio chiamato emic) oppure staccandosi da quella prospettiva e mettendosi nella prospettica di un osservatore esterno (approccio chiamato etic). L’operazione di interpretazione è quella che gli antropologi chiamano thick description, ossia una descrizione che scende in profondità, che individua ciò che sta sotto e che determina le espressioni della realtà manifestata. c) la spiegazione: la spiegazione presuppone ovviamente un’ontologia realista. Il ricercatore che mira alla spiegazione non studia il soggetto nella sua globalità, ma solo come testimone di una relazione tra fattori. La descrizione dell’esistenza di un rapporto causa-effetto può essere fatta solo tenendo sotto controllo tutti gli altri fattori che agiscono sui sistemi o mediante una riflessione approfondita sulla situazione oggetto di studio, riflessione che richiede necessariamente il ricorso a tecniche di ricerca interpretativa. Attraverso una spiegazione si cerca di dimostrare la motivazione nel momento in cui si riscontrano delle regolarità tra combinazioni di eventi e/o fattore. d) la comprensione: “comprendere” significa per il ricercatore “mettersi nei panni” dei soggetti studiati, entrare con loro in empatia. La comprensione non fa riferimento alle istanze psicologiche degli individui, ma cerca di ricostruire gli elementi che hanno portato il soggetto ad intraprendere una scelta razionale, consapevole, volontaristica. L’obiettivo è quindi quello di mettere in evidenza la razionalità dei comportamenti degli attori in termini di massimizzazione dell’utilità attesa e non la loro trama psichica. L’attività di comprensione richiede la ricostruzione del senso che gli attori danno alle specifiche azioni e situazioni, cercando di cogliere i significati e le caratteristiche intrinseche della realtà osservata, così come la interpretano i soggetti. Tale attività è una modalità di interpretazione che non può prescindere dalle intenzioni del soggetto osservato, la cui ricostruzione è l’oggetto principale dell’analisi. e) la previsione: se il ricercatore riscontra delle regolarità empiriche non all’interno di sua singola realtà educativa ma di due o più realtà educative, egli può dedurre un legame tra fattori comuni alle due realtà oppure imputare all’appartenenza alle due differenti realtà le differenze riscontrate in determinati fattori. Attraverso la comparazione sistematica di casi differenti è possibile così rilevare relazioni tra fattori sulla base di altri fattori. Canone Definizione di Stuart Mill Esempio Se un gruppo di allievi ha buoni risultati in Se due o più casi del fenomeno sotto indagine matematica, elencare tutte le possibili hanno una sola circostanza in comune, proprietà che possono influire sul Canone della quell’unica circostanza nella quale tutti i dati rendimento in matematica: le proprietà che concordanza concordano è la causa (o l’effetto) di quel dato hanno lo stesso valore nei vari allievi fenomeno possono essere la causa o l’effetto del buon rendimento in matematica. Canone della Se un caso nel quale il fenomeno sotto indagine Se alcuni allievi hanno buoni risultati in differenza si manifesta, e un caso in cui non si manifesta, matematica e altri no, elencare tutte le hanno ogni circostanza in comune tranne una, possibili proprietà che possono influire sul quell’unica che è presente nel precedente, la rendimento in matematica e andare a circostanza nella quale i due casi differiscono è vedere per quali allievi le proprietà l’effetto (o la causa, o una indispensabile parte differiscono: quelle proprietà possono della causa) del fenomeno. essere la causa o l‘effetto delle differenze di Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) rendimento in matematica Se due casi o più casi nei quali il fenomeno si Se gli allievi che hanno un buon profitto in Canone manifesta, hanno soltanto una circostanza in matematica hanno come unica circostanza congiunto di comune, mentre due o più casi nei quali non si in comune l’elevato numero di ore di studio concordanza e manifesta non hanno niente in comune oltre e coloro che hanno un basso profitto, pur differenza l’assenza di quella circostanza, l’unica essendo molto differenti, hanno in comune il (canone dei circostanza nella quale i due gruppi differiscono basso numero di ore di studio, il numero residui) è l’effetto, o è la causa, o una indispensabile delle ore di studio è almeno una delle cause parte della causa, del fenomeno. del profitto in matematica. Qualsiasi fenomeno vari in qualche modo ogni Se il profitto in matematica cresce al Canone delle volta che un altro fenomeno varia in qualche crescere di una proprietà degli allievi e variazioni particolare modo, è o una causa o un effetto di diminuisce al diminuire di quella proprietà, il concomitanti quel fenomeno o è connesso con esso profitto in matematica può essere causa o attraverso qualche forma di causazione. effetto di quella proprietà. Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) 2. STRATEGIE DI RICERCA EDUCATIVA 2.1. Le strategie di ricerca in educazione Il termine “metodologie della ricerca nelle scienze dell’educazione” non indica solamente l’insieme dei metodi e delle tecniche utilizzate nella pratica di ricerca in educazione, ma anche e soprattutto l’attività critica esercitata su di essi, finalizzata a definire strategie di applicazione corretta di tali strumenti allo scopo di trasformare una qualsiasi ricerca in una ricerca in grado di portare a risultati validi ed affidabili. Una ricerca fatta senza certi “standard di qualità”, oltre ad essere una perdita di tempo e di risorse, è anche potenzialmente dannosa perché potrebbe portare a trarre conclusioni false o forvianti. Obiettivo primario della metodologia della ricerca deve essere quindi il far sì che una qualsiasi ricerca assuma canoni della ricerca scientifica. Il primo risultato di una tale ricerca è la controllabilità delle scelte e delle operazioni compiute. Il processo di ricerca deve essere accuratamente descritto e documentato per garantire la massima trasparenza nel quadro teorico che guida la ricerca, nelle strategie adottate, e nell’interpretazione dei risultati, che al quadro teorico è strettamente legato. Una documentazione accurata permette ad altri ricercatori di ripercorrere passo dopo passo il percorso che ha portato alla definizione di un risultato. È in quest’ottica che prende corpo il concetto di strategia di ricerca. Una strategia di ricerca prevede l’utilizzo combinato di più metodi e tecniche sulla base dello specifico problema conoscitivo in oggetto e tende a superare preclusioni paradigmatiche in vista dell’obiettivo primario, che consiste nella produzione di risultati validi, attendibili e rilevanti. Le strategie di ricerca proposte sono: ✔ ✔ Strategie orientate quantitativamente: 1. la ricerca basata sulla matrice dei dati (o ricerca standard), 2. la ricerca interpretativa, ✔ Strategie orientate qualitativamente: 1. la ricerca per esperimento, 2. 3. la ricerca azione, 4. la ricerca basata sugli studi di caso. 2.1.1. La ricerca basata sulla matrice dei dati La ricerca basata sulla matrice dei dati trae origine dai metodi quantitativi delle scienze fisico-naturali di fine ‘800 di Galton, il padre del movimento psicometrico. Elemento chiave di questo tipo di ricerca è la matrice dei dati, ossia una tabella rettangolare composta da tante righe quanti sono i referenti sotto esame e tante colonne quanti sono i fattori in considerazione per ciascun referente. Ciascuna riga corrisponde ad un caso (es. un soggetto o una scuola) e ciascuna colonna corrisponde ad una variabile. La matrice viene quindi detta anche matrice casi per variabili. All’incrocio di ciascuna riga e colonna è presente un dato, ossia un valore assunto da quella specifica variabile per quello specifico caso. Le matrici dei dati vengono caricate sul calcolatore mediante programmi chiamati fogli elettronici (ad esempio Microsoft Excel) se le matrici hanno un numero limitato di casi e variabili, o database (Microsoft Access) se il numero di casi e di variabili è più grande. Per le matrici caricate su un calcolatore ogni riga viene detta record e l’intera matrice è contenuta in un file, ossia un archivio computerizzato. Per raccogliere i dati della matrice il modo più semplice è quello di condurre un’inchiesta (survey), ad esempio somministrando ai soggetti un questionario autocompilato che il soggetto compila da solo. Le domande del questionario sono volte a rilevare dati personali, comportamenti, intenzioni/preferenze/opinioni e atteggiamenti dei soggetti intervistati. Quando le domande sono molte e richiedono di indagare argomenti complessi o di difficile comprensione il questionario può essere compilato da un intervistatore che pone le domande ai soggetti e ne riporta le risposte sul questionario. Si parla in questo caso di intervista complementare strutturata. Ciascun questionario dà origine ad un record, ossia una riga, sulla matrice dei dati. Ogni domanda del questionario dà origine a una o più variabili a seconda di quante risposte può dare il soggetto a ciascuna domanda (detta item). I valori calcolati come dati sono i codici riportati sul questionario stesso e sono parte della d efinizione operativa, la quale definisce le regole di passaggio. Accanto al questionario, altri strumenti di raccolta dati che generano matrici dei dati sono: le prove oggettive (o prove strutturate) di profitto, volte a rilevare il possesso da parte dei soggetti di determinate conoscenze e abilità; i test psicoattitudinali volti a rilevare la presenza/assenza di determinati caratteri, la frequenza e intensità degli stessi o ad associare l’evidenza empirica raccolta a categorie predefinite, utilizzati nell’osservazione e nell’analisi dei documenti strutturati. L’analisi dei dati viene fatta attraverso tecniche statistiche di elaborazione dei dati quantitativi che si dividono in tecniche monovariate, se lo scopo è descrivere l’andamento dei fattori nel campione considerato, e tecniche bivariate, se lo scopo è individuare relazioni tra fattori all’interno del campione. La ricerca basata sulla matrice di dati discende da una visione ontologica di tipo realista e persegue generalmente finalità nomotetiche, puntando all’identificazione di relazioni tra fattori, ossia alla spiegazione di valori assunti da fattori opposti dipendenti sulla base di valori assunti da fattori supposti indipendenti. Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) La ricerca basata sulla matrice dei dati viene anche chiamata ricerca standard per la sua caratteristica di avere fasi e procedure altamente formalizzate. Il suo alto grado di formalizzazione la rende per molti versi più semplice di altri tipi di ricerca. 2.1.1. La ricerca interpretativa La ricerca interpretativa trae origine dalle riflessioni critiche di Willhelm Dilthey sull’applicazione dei metodi tipici delle scienze fisico-naturali alla scienza umane a fine Ottocento. La ricerca deve puntare a comprendere i fatti umani, più che spiegarli sulla base di un’interazione di fattori. La comprensione è possibile in quanto il ricercatore condivide la stessa natura umana del soggetto che studia. Questa strategia di ricerca viene denominata ricerca interpretativa, qualitativa, umanistica e i suoi punti peculiari sono lo studio del fatto educativo nella sua globalità, mediante tecniche basate sull’empatia o sull’intuizione induttiva e generalizzante, la non focalizzazione sui singoli fattori ma sull’effetto globale che essi hanno sul soggetto, rilevabile mediante tecniche di raccolta dei dati, quali l’intervista con basso grado di strutturazione, il colloquio, l’osservazione, l’analisi dei documenti. L’intervista è uno scambio verticale tra due o più persone nella quale un esperto (l’intervistatore) cerca, ponendo domande più o meno rigidamente prefissate, di raccogliere informazioni su dati personali, comportamenti, opinioni e atteggiamenti di un soggetto (l’intervistato o gli intervistati) su un particolare tema. L’intervista è sempre una relazione partecipativa dove è sempre presente un’attività stimolo-risposta, ossia la domanda dell’intervistatore è uno stimolo per sollecitare una risposta da parte dell’intervistato. L’intervista completamente strutturata consiste nella compilazione di un questionario con l’aiuto di un intervistatore mentre l’intervista con basso grado di strutturazione prevede una scaletta di intervista non rigida, ma che fornisce solo un elenco, più o meno dettagliato, degli argomenti da toccare. L’intervista può coinvolgere più di due persone: si parla in questo caso di intervista di gruppo, se uno o più intervistatori pongono domande a più soggetti e tutti possono rispondere, o intervista in gruppo, se uno o più intervistatori pongono domande ad un soggetto all’interno di un gruppo ma solo il soggetto intervistato risponde alle domande. Le interviste di gruppo possono essere effettuate con tecniche più complesse quali i focus group, il brainstorming, la tecnica del gruppo nominale, la tecnica Delphi. La dinamica del colloquio è simile a quella dell’intervista, ma si differenzia da essa per la motivazione con cui l’intervistato e l’intervistatore agiscono. Nel caso dell’intervista, l’intervistatore e l’intervistato non hanno motivazione intrinseca, ma estrinseca, non esiste un desiderio, un bisogno interno di mettersi in relazione. Nel caso del colloquio la motivazione dell’intervistatore e dell’intervistato è intrinseca. L’intervistato ha un interesse specifico a stabilire un’interazione, dal canto suo l’intervistatore desidera aiutare l’intervistato (il paziente). Ha quindi a sua volta una motivazione intrinseca ad entrare in relazione. Un altro dei modi della ricerca interpretativa è l’osservazione, utile soprattutto quando si vogliono studiare dei fenomeni all’interno del contesto in cui avvengono. L’osservazione è una forma di rilevazione finalizzata all’esplorazione/conoscenza di un determinato fenomeno e consiste nella descrizione il più possibile fedele e completa delle caratteristiche di un particolare evento, comportamento o situazione e delle condizioni in cui si verifica. L’osservazione scientifica viene definita sistematica, per distinguerla dall’attività di osservazione che ciascuno di noi compie nella vita quotidiana. Osservare significa operare una selezione, mettere in luce alcuni comportamenti o caratteristiche di determinati soggetti. Essa prevede due momenti: ◦ la selezione dell’informazione osservata, ◦ la riorganizzazione dell’informazione selezionata in un quadro interpretativo coerente. L’osservazione può essere diretta o indiretta a seconda che venga condotta direttamente sul campo dell’osservatore oppure avvenga su materiale videoregistrato, condotta in ambiente naturale in situazione di vita reale o in ambiente artificiale. L’osservazione può essere poi strutturata, se si avvale di strumenti di raccolta e classificazione delle informazioni (guide o griglie di osservazioni) oppure a basso grado di strutturazione, laddove l’osservatore annota semplicemente ciò che accade senza utilizzare strumenti strutturati. L’osservazione strutturata è in genere guidata da ipotesi, insite nella struttura degli strumenti di raccolta e classificazione. L’osservazione non strutturata prevede invece un osservatore libero sia nel momento della selezione dei fatti da osservare sia nel momento dell’interpretazione. L’osservazione strutturata mira alla qualità scientifica del dato, ossia alla sua comparabilità, intersoggettività e riproducibilità. L’osservazione non strutturata mira alla qualità umanistica del dato, ossia a cogliere aspetti e sfumature della realtà non rilevabili con i criteri dell’osservazione strutturata. Il ruolo dell’osservatore può essere partecipante o non partecipante. Osservatore partecipante è ad esempio l’educatore che compie attività osservativa nel contempo in cui opera, l’osservatore non partecipante è ad esempio l’osservatore esterno che descrive il comportamento degli allievi di una classe nelle attività di laboratorio. L’analisi dei documenti è un altro dei modi della ricerca interpretativa. I documenti personali o collettivi sono importanti fonti di informazioni sulla realtà educativa sotto esame. I documenti possono essere primari, ossia resoconti di soggetti che hanno vissuto in prima persona la realtà sotto esame (quali ad esempio il diario personale o appunti) e secondari, ossia resoconti di soggetti che non erano coinvolti in prima persona nella realtà sotto esame ma che, per svariate ragioni, hanno steso un Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) resoconto di quanto è successo, ad esempio relazioni di presidi o ispettori. Avremo quindi documenti personali (lettere, diari, quaderni), relazioni (resoconti, rapporti), stampa (articoli). L’analisi dei documenti può essere strutturata o non strutturata. Nell’analisi dei documenti non strutturata il ricercatore isola nei documenti tutti i segmenti di testo utili al controllo delle ipotesi di partenza o utili al raggiungimento degli obiettivi conoscitivi di partenza e li riporta in una tabella con l’indicazione della fonte. Nell’analisi dei documenti strutturata, il ricercatore si serve di griglie di criteri per classificare le informazioni presenti nei documenti all’interni di una tipologia predefinita, check list per controllare la presenza o meno di date informazioni o affermazioni, scale di valutazione per rilevare il grado o l’intensità di determinate affermazioni. A differenza della ricerca basata sulla matrice dei dati, la ricerca interpretativa non offre procedure di ricerca predefinite a priori ma indicazioni operative, consigli sugli atteggiamenti da mantenere, disposizioni di fondo con cui l’intervistatore o l’osservatore possono accostarsi alla rilevazione e all’interpretazione dei dati. Tali consigli e indicazioni non sono mai definiti ma da adattare di volta in volta sulla base della sensibilità e l’esperienza del ricercatore che in questi metodi assumono un’importanza maggiore che non nell’approccio basato sulla matrice dei dati. 2.1.1. La ricerca per esperimento Mentre la ricerca tramite questionario, tramite l’intervista e l’osservazione mirano a rilevare più fattori contemporaneamente, la ricerca per esperimento si pone obiettivi del tutto contrapposti: spiegare le variazioni di un solo fattore che si suppone dipendente da un insieme di altri fattori, isolando da tale insieme un singolo fattore, denominato fattore indipendente, mediante un piano di ricerca appositamente predisposto. Nella sperimentazione l’introduzione controllata, la manipolazione da parte del ricercatore del fattore dipendente, è quello che viene chiamato lo stimolo sperimentale, ossia la variazione di un fattore di ingresso di un sistema allo scopo di provocare modificazioni sul fattore che rappresenta il prodotto del sistema stesso. Il fattore indipendente viene anche chiamato fattore sperimentale. Mentre nella ricerca standard, nell’intervista e nell’osservazione il successo della ricerca dipende dal fatto che l’operazione di rilevazione dei dati non modifichi la realtà da osservare e tenga conto del maggiore numero possibile di aspetti di essa, all’opposto nella sperimentazione si cerca di controllare al massimo l’effetto di tutti i fattori, operando in modo da escludere l’effetto dei fattori di disturbo e mettere in evidenza l’effetto del fattore indipendente. La sperimentazione punta alla spiegazione, più che alla comprensione, e rappresenta lo strumento più adeguato per giungere ad identificare i fattori che danno conto del funzionamento di un dato sistema, ossia che sono legati da un rapporto di causa-effetto con i prodotti del sistema stesso. La sperimentazione viene in genere condotta in un ambiente controllato, ma non è detto che un ambiente controllato debba per forza coincidere con un ambiente artificiale: sperimentazioni possono avvenire in classe, in comunità, in contesti naturali, a patto che siano passibili di controllo. Laddove un controllo totale non sia possibile si può parlare di disegni di ricerca quasi-sperimentali, uno schema di ricerca in cui il ricercatore non può controllare l’introduzione dello stimolo sperimentale o i fattori di disturbo e deve limitarsi a studiare comparativamente situazioni già predeterminate. Un piano quasi sperimentale è un piano dove non è possibile, quindi, controllare pienamente né il fattore sperimentale né i fattori di disturbo che possono incidere sul fattore dipendenza. Il ricercatore, più che una sperimentazione, opera una comparazione tra situazioni diverse. L’analisi dei dati avviene attraverso tecniche statistiche per i dati strutturati, caricabile su una matrice dei dati. La tecnica denominata analisi della varianza, che consente di rilevare se esistono differenze significative tra i risultati ottenuti ed un test da parte di due o più gruppi di soggetti. I dati del resoconto di osservazione che accompagnano l’esperimento potranno essere elaborati mediante tecniche qualitative di analisi dei dati. Esempio Supponiamo di voler verificare l'efficacia di un nuovo metodo x per prendere appunti da testo scritto, finalizzato ad una migliore comprensione dei testi scolastici. Il ricercatore decide di verificare tale metodo su bambini di due classi scolastiche. A una classe viene insegnato il nuovo metodo mentre un'altra segue il metodo tradizionale finora usato, in modo da rendere le condizioni dei due gruppi omogenee in tutto tranne che per quella particolare variabile di cui si vuole verificare l'efficacia. In seguito le due classi vengono sottoposte a un test per verificare la capacità di comprensione dei testi scolastici. Il metodo per prendere appunti x costituisce la variabile indipendente manipolata dal ricercatore, mentre la capacità di comprensione costituisce la variabile dipendente. Se la classe sottoposta al metodo di lettura fornisce punteggi più alti al test di comprensione significa che il metodo, ossia la variabile indipendente, ha avuto efficacia sulla variabile dipendente, ossia sulla capacità di comprensione dei testi. In questo esempio, si è verificata l'efficacia della variabile indipendente, nel senso che si è creato un gruppo, detto gruppo sperimentale, a cui è stato somministrato il trattamento e un altro gruppo, detto gruppo di controllo a cui non è stato sottoposto alcun trattamento. Questo tipo di disegno viene definito disegno sperimentale vero e proprio, o più semplicemente disegno sperimentale. Per CORROBORARE un’ipotesi di causalità tra due variabili è necessario disporre di elementi empirici su tre aspetti: Covariazione fra variabile indipendente e dipendente: Deve essere possibile osservare una variazione Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) della variabile indipendente (causa) e una variazione della variabile dipendente (effetto). Al variare dell’una deve variare anche l’altra (ad es. all’aumentare del grado di individualismo deve aumentare anche il tasso di suicidi). Direzione causale: Si deve osservare che, al variare della variabile indipendente, corrisponda una variazione della variabile dipendente e non il contrario. Questo si può verificare mediante la manipolazione della variabile indipendente (far variare la X e vedere se varia la Y) o mediante il criterio della successione temporale (la variazione della X precede la variazione della Y). Il primo caso è possibile solo con l’esperimento. Controllo delle variabili estranee: Si deve poter escludere che la causa del variare della dipendente sia attribuibile ad altre variabili (es. se il tasso di suicidi aumenta passando da regioni cattoliche a protestanti e tutte le regioni protestanti analizzate sono tedesche e quelle cattoliche sono francesi, non si può dire se la causa delle differenze nel tasso di suicidi sia la religione o la nazionalità). Questo terzo elemento è assolutamente necessario (correlazione non è causazione). 2.1.1. La ricerca azione Anche se nella sperimentazione sul campo il ricercatore entra attivamente nella realtà indagata allo scopo di introdurre lo stimolo sperimentale e di studiarne gli effetti, egli rimane sempre in una posizione esterna, distaccata dalla realtà sotto esame. Il distacco tra osservatore e realtà osservata è uno dei cardini della produzione di conoscenza scientifica: il ricercatore non può essere obiettivo nelle sue conclusioni, se viene coinvolto emotivamente nella realtà che egli intende studiare. Questo è il principio che guida in modo netto la ricerca basata sulla matrice dei dati e quella sperimentale, e in parte anche la ricerca interpretativa, in cui il ricercatore, pur condividendo la natura dei soggetti studiati, è un “esterno” che cerca di acquisire gli strumenti per interpretare una cultura che non gli appartiene. Una strategia alternativa, quella della ricerca azione, punta proprio all’obiettivo opposto. Secondo la visione di questa ricerca, parlare di ricercatore distaccato dalla realtà studiata non ha senso: il ricercatore è inserito in un contesto di rapporti sociali, politici, economici, quindi, anche quando pensa di essere distaccato dalla realtà che studia, è comunque parte di un sistema che condiziona la scelta dei temi su cui opera la sua attività. Un ricercatore distaccato non potrebbe mai raggiungere una condizione di empatia con i soggetti studiati dato che, non condividendo la loro stessa realtà quotidiana, rischierebbe di adottare categorie interpretative non adeguate per la comprensione di quella realtà. Prendendo coscienza dell’impossibilità di un totale distacco emotivo della realtà studiata e dei rischi che questo distacco può comportare in termini di possibilità di interpretazione e comprensione, il ricercatore dovrebbe quindi rinunciare del tutto a questo distacco ed immergersi completamente (fisicamente, culturalmente ed emotivamente) nella realtà studiata. Questo però non è possibile, quindi chi dovrebbe fare ricerca azione dunque? I soggetti che potrebbero farlo sono gli operatori sul campo che normalmente sono coinvolti in quella attività (detti stakeholders, “coloro che hanno una posta in gioco”), ossia gli insegnanti, gli educatori, i formatori, ma anche gli alunni, i genitori, gli utenti del servizio. Con il termine ricerca operativa viene designato un tipo di ricerca, nata per risolvere i problemi logistici posti dalla Seconda Guerra Mondiale, in cui il metodo scientifico viene applicato alla risoluzione di problemi specifici e alla determinazione della decisione ritenuta ottimale tra un certo numero di alternative. Con il termine ricerca partecipante viene designato un tipo di ricerca che si prefigge di superare il modello di separazione rigida tra l’attività dei ricercatori e quella degli operatori sul campo, mediante la collaborazione e la verifica congiunta dei risultati delle ricerche in contesti operativi concreti. Il termine ricerca in azione indica una delle forme più avanzate e strutturate di ricerca partecipante. Le Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) definizioni e i tipi di ricerca azione sono molteplici, ma le istanze che ne sono alla base si possono considerare le seguenti: a) lo scopo principale della ricerca non è quello di produrre conoscenza scientifica da utilizzare in un secondo momento, ma produrre conoscenza contestualizzata volta a migliorare una determinata pratica educativa. L’obiettivo è trasformare la realtà e non limitarsi a raccogliere dati su di essa. Il miglioramento della pratica educativa viene determinato sulla base di criteri di efficacia, (congruenza tra obiettivi e mezzi impiegati per ottenerla), ed efficienza, (raggiungimento degli obiettivi con il minimo impiego di risorse), ma anche di soddisfazione degli operatori, nei suoi aspetti psicologici (gratificazione) e socioeconomici (riconoscimento di status); b) il problema di ricerca svolge e viene definito all’interno di una comunità educativa. Gli operatori sul campo delineano il problema, lo analizzano e progettano strategie di soluzione. Il coinvolgimento di tutti i membri della comunità nelle varie fasi del processo è importante per poter cogliere il maggiore numero possibile di aspetti della situazione sotto esame. La ricerca viene condotta in modo partecipato da tutti i membri della comunità che ne fanno proprie le istanze attraverso una continua negoziazione che permette di giungere ad un accordo largamente condiviso tanto su temi generali quanto su temi specifici; c) la ricerca deve mirare all’acquisizione di consapevolezza da parte degli operatori. Essi devono divenire consapevoli delle risorse a loro disposizione, delle proprie potenzialità e dei propri limiti, sviluppando le capacità di autoanalisi e di analisi delle situazioni operative concrete. Tali capacità sono legate a due fattori. Il primo è la competenza metodologica degli operatori, costitutiva delle abilità di riconoscimento, contestualizzazione e risoluzione dei problemi conoscitivi legati alla propria attività. Il secondo è la consapevolezza, da parte degli operatori, dei propri meccanismi emotivi e relazionali e di come questi si intersecano nelle dinamiche sociali del contesto in cui essi agiscono. L’acquisizione di consapevolezza si esplica anche nelle abilità di autovalutazione degli operatori, che consiste nel rendersi conto dei progressi personali avvenuti nel corso della ricerca azione stessa, degli obiettivi raggiunti e di quelli ancora da raggiungere; d) il ricercatore assume nuovi ruoli. Nella ricerca standard, interpretativa e per esperimento il ricercatore è una figura esterna, non coinvolta nell’attività sul campo. Nella ricerca azione il ricercatore può assumere nuovi e diversi ruoli. Egli può essere un semplice consulente, un osservatore esterno, può entrare nella comunità e assumere un ruolo paritario. In tutte queste forme il rapporto si configura come uno scambio: può aiutare gli operatori ad individuare e dare forma ai propri bisogni inespressi, facilitandoli nell’operazione di identificazione degli obiettivi, strumenti e strategie operative fornendo delle competenze metodologiche. L’intervento di una figura esterna, qual è quella del ricercatore, è spesso indispensabile per stimolare l’inizio di un processo di cambiamento; e) gli attori della ricerca si devono rendere disponibili ad un impegno esistenziale. L’acquisizione di consapevolezza e il miglioramento della realtà educativa a cui gli attori partecipano, non possono avvenire se essi non si rendono disponibili alla messa in discussione delle proprie abitudini e dei propri comportamenti; f) il problema della ricerca, gli obiettivi e le metodologie utilizzate devono essere soggette a una continua ridefinizione, sulla base della negoziazione tra i partecipanti alla ricerca. Tale ridefinizione è utile per cogliere nel modo migliore la realtà sotto esame e la sua evoluzione, in modo da poter intervenire in maniera appropriata. Le dinamiche non previste possono portare a delle correzioni di rotta nel processo, ma forniscono anche informazioni interessanti e inaspettate; g) la ricerca deve puntare a vedere la realtà dal punto di vista dei soggetti deboli o emarginati ossia quelli tradizionalmente meno rappresentati dalla ricerca di tipo accademico; h) la scientificità della ricerca deve risiedere nell’autenticità dei risultati prodotti, data dal coinvolgimento dell’intera comunità educativa, dalla completezza di analisi della realtà sotto esame, dall’ancoraggio dei risultati al contesto. Non è indispensabile che la ricerca giunga a formulare delle scoperte. Essa avrà avuto successo nella misura in cui avrà incrementato la consapevolezza degli operatori e migliorato la qualità del servizio. La ricerca azione utilizza i metodi e le tecniche tipici della ricerca standard, della ricerca interpretativa e della ricerca di esperimento. Le tecniche di analisi dei dati fanno ricorso alla statistica se i dati sono strutturati o alle tecniche di analisi dei dati testuali se i dati sono a bassa strutturazione. 2.1.1. La ricerca basata sugli studi di caso La ricerca basata sugli studi di caso (case study)è una strategia di ricerca che ha come obiettivo lo studio di un’unità di analisi ristrette, quali possono essere singoli soggetti, piccoli gruppi, classi, team di lavoro o di studio, comunità, ambienti educativi, denominati appunto casi. I casi sono unità autonome dotate di una struttura propria, delimitate in termini di spazi e di attori con caratteristiche di unitarietà e specificità che ne rendono sensato il loro studio come unità Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) autonome. Lo studio avviene in un arco temporale ben definito che può anche essere molto lungo, studi longitudinali, o in un arco di tempo ristretto, studi trasversali. Nello studio di caso l’intero processo di ricerca è spesso guidato da ipotesi e in alcuni casi da una teoria più generale che le lega. Il ricercatore può accostarsi allo studio cercando di essere una tabula rasa, sforzandosi di non utilizzare nessuna delle sue conoscenze per interpretare quanto emerge dal campo e costruendo la sua teoria solo sulla base di quanto vien fuori nell’interazione con il caso studiato. Questo approccio porta alla costruzione di una grounded theory, ossia una teoria circostanziale. La debolezza di questo tipo di approccio sta nella difficoltà di accostarsi allo studio mettendo totalmente da parte le sue esperienze e suoi presupposti i quali, anche in modo inconsapevole, possono guidare la sua interpretazione. Gli studi di casi si dividono in studi su casi singoli (holistic case study) e studi su casi multipli (embedded case study). Nello studio di casi multipli la logica è quella della replicazione della ricerca: l’esperienza, gli asserti e le teorie ricavate dallo studio dei casi precedenti costituiscono il quadro di riferimento per lo studio dei casi successivi. Scopo dello studio di caso singolo è descrivere e comprendere la struttura complessa di relazioni che individuano e caratterizzano il caso in sé e solo in secondo luogo l’evidenza empirica raccolta per gettare luce su temi più generali. Caratteristica dello studio di caso è quella di non prevedere a priori generalizzazioni statistiche per i risultati che verranno prodotti. Si parla di trasferibilità dei risultati, se le conclusioni ottenute possono essere applicate ad altri casi i cui presupposti di partenza sono analoghi a quelli del caso studiato (secondo un processo di analogazione). Il caso indagato diventa così un caso emblematico, ossia oggetto di studio sul quale sviluppare asserti e teorie che verranno utilizzate come modello con il quale analizzare altri casi. Gli studi di caso hanno quindi INTENTI IDIOGRAFICI, non nomotetici. Gli studi di caso possono essere suddivisi in tre tipi: a) studio di caso intensivo, volte a definire tipizzazioni, ad esempio il profilo del ragazzo che abbandona gli studi in un dato istituto; b) studio di caso comparativo, in cui si adottano i canoni della comparazione per individuare similitudini e differenze tra casi, ad esempio le differenze tra i ragazzi che abbandonano la scuola in un istituto del nord e in uno del sud Italia; c) studio di caso di ricerca azione, in cui si studia un caso all’interno per individuare strategie di intervento sulla specifica situazione, ad esempio lo studio dell’abbandono scolastico in un dato istituto per definire interventi correttivi. Lo studio di caso può essere condotto a fini esplorativi, descrittivi o esplicativi. Lo studio di caso esplorativo è finalizzato a migliorare la conoscenza di una data realtà educativa e condivide con gli studi esplorativi l’assenza di ipotesi e una minore strutturazione degli strumenti di raccolta dei dati. Lo studio di caso descrittivi ed esplicativi perseguitano le già citate funzioni di descrizione e spiegazione di una realtà educativa. Applicazioni tipiche degli studi di caso sono: a) descrivere e spiegare le connessioni causali complesse che intercorrono tra i fattori considerati e che definiscono la specificità intrinseca della tipologia di casi studiata; b) scoprire il modo in cui operano questi fattori inquadrandoli all’interno di contesti e situazioni reali, all’apposto di quanto fanno altri tipi di ricerche, tra i quali quelle sperimentali, che tendono ad isolare i fattori dal contesto; c) descrivere gli effetti (visibili e meno visibili), in contesti reali, di specifici interventi educativi e studiare le situazioni in cui uno specifico intervento educativo provoca e non provoca gli effetti desiderati. Gli studi di caso tendono a rilevare dati con particolare attenzione alla ricostruzione storica degli eventi e allo studio approfondito del contesto ecologico in cui tali eventi si verificano, dal quale il caso sotto esame non può mai essere astratto. La validità degli asserti prodotti dagli studi di caso viene confermata mediante processi di triangolazione e operano secondo quattro forme: triangolazione dei dati, ossia il ricercatore rileva dati relativi agli stessi fattori in tempi, contesti e situazioni diversi, (in cui il ricercatore ipotizza che tali fattori non debbano variare); se tutti i dati rilevati portano sostanzialmente alle stesse conclusioni allora sono dati validi; triangolazione di metodo, quando più metodi di indagine e più tecniche di raccolta dei dati vengono utilizzate contemporaneamente o di seguito per rilevare gli stessi dati o dati che si suppone non varino; se i dati raccolti portano alle stesse conclusioni i metodi e le Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) tecniche utilizzate si possono considerare validi; triangolazione dei ricercatori, ossia più ricercatori studiano gli stessi fenomeni utilizzando gli stessi metodi, le stesse tecniche e lo stesso quadro teorico di partenza; se i ricercatori giungono alle stesse conclusioni allora il processo di ricerca associato al singolo ricercatore si può considerare valido; triangolazione della teoria, ossia ricercatori con quadri teorici e punti di vista diversi che esaminano gli stessi fenomeni; se le conclusioni a cui giungono sono le stesse allora il quadro teorico del ricercatore si può considerare valido. Il ricercatore che compie studi di caso lavora quindi con sorgenti multiple di dati, deve tener conto di aspetti longitudinali ed ecologici nella raccolta dei dati e deve assicurare la possibilità di un controllo intersoggettivo delle procedure di ricerca. ⤷Diventa necessario quindi costruire un archivio specifico (database), condiviso con altri ricercatori che operano sugli stessi dati, dove vengono raccolti tutti i dati e le annotazioni, descrizioni ed interpretazioni. Le informazioni devono essere commentate, organizzate in una forma comprensibile e strutturate in modo che possano essere agevolmente recuperate. Il database dovrebbe essere reso pubblicamente disponibile a fine ricerca per consentire ulteriori controlli in base al requisito di ispezionalità della base empirica della ricerca. L’analisi dei dati consiste nell’esaminare il materiale empirico raccolto, costruendo categorie, tabelle e schemi riassuntivi, dai quali ottenere altra evidenza empirica. I metodi di analisi ed interpretazione maggiormente utilizzati sono: 2.2 il metodo pattern-matching, secondo il quale il ricercatore compara il modello che emerge dai dati con quello che egli ha teoricamente predetto sulla base dell’evidenza empirica raccolta nello studio di casi precedenti; 2.3 il metodo explanation-building, in cui il ricercatore, partendo dall’analisi di un primo caso, costruisce una teoria esplicativa che viene rifinita studiando via via un certo numero di casi mediante un processo interattivo di confronto con i dati rivedendo, cancellando e aggiungendo nuovi aspetti alla teoria sulla base dell’evidenza empirica di volta in volta raccolta sui nuovi casi; 2.4 l’analisi di serie temporali, in cui vengono costruiti modelli di evoluzione temporale dei fattori sotto esame e se ne controlla la capacità di previsione confrontandoli via via con l’evidenza empirica raccolta. 2.5 Le fasi della ricerca in educazione Le fasi della ricerca in educazione che seguono sono quelle tipiche della ricerca standard, le quali possono essere presenti o meno nelle altre strategie di ricerca oppure essere presenti in ordine diverso. La descrizione delle singole fasi verrà quindi accompagnata dalle considerazione sulla loro rilevanza e specificità all’interno delle varie strategie di ricerca. Le fasi della ricerca sono: 1. identificazione del tema di ricerca 2. identificazione del problema di ricerca 3. definizione dell’obiettivo di ricerca 4. costruzione del quadro teorico 5. formulazione delle ipotesi 6. individuazione dei fattori rilevanti e dei relativi indicatori 7. definizione del campione oggetto di studio e popolazione di riferimento 8. definizione degli strumenti di rilevazione dei dati 9. rilevazione dei dati 10. analisi dei dati 11. interpretazione dei risultati 12. stesura del rapporto di ricerca ad indicazioni operative 1. Identificazione del tema di ricerca Ogni ricerca riguarda uno specifico tema inerente la ricerca educativa, per cui la prima fase della ricerca consiste nell’individuazione del tema su cui verterà la ricerca. Qualsiasi ricerca parte poi da uno specifico problema conoscitivo. Esempi di temi su cui può vertere una ricerca educativa sono: ✔ Le competenze linguistiche nella scuola elementare; ✔ Gli effetti della televisione sul comportamento degli adolescenti; ✔ Le tecnologie didattiche per l'autismo; ✔ Il bullismo a scuola; ✔ La dispersione scolastica; ✔ Il reinserimento sociale di ex detenuti;… Avere un'idea chiara del tema di ricerca è importante per identificare le parole chiave che verranno Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) utilizzate nella ricerca di materiali (online e cartacei) utili per costruire il quadro teorico della ricerca. 2. Identificazione del problema di ricerca La seconda fase sarà quindi individuare e rendere esplicito il problema, ossia la domanda, l’interrogativo al quale la ricerca intende rispondere. Essendo un bisogno conoscitivo, il problema di ricerca è sempre espresso in forma interrogativa. Esempi di problemi di ricerca educativa sono: – L’uso dei videogiochi (brain training) incide sullo sviluppo di abilità di pensiero logico- matematiche? – Le tecniche di apprendimento cooperativo favoriscono l'inclusione di figli di immigrati nelle classi scolastiche? – Quali sono le competenze di scrittura degli studenti alla fine della scuola elementare? – I programmi di comunicazione aumentata alternativa migliorano le competenze di espressione dei soggetti con disturbo dello spettro autistico? – Quali sono i fattori correlati alla dispersione scolastica? … 3. Definizione dell’obiettivo di ricerca Il ricercatore si pone poi un obiettivo ben preciso nella terza fase. Esempi di obiettivi di ricerca educativa sono: – Stabilire se l'uso dei videogiochi (brain training) incide sullo sviluppo di abilità di pensiero logico- matematiche. – Comprendere se le tecniche di apprendimento cooperativo favoriscono l'inclusione di figli di immigranti nelle classi scolastiche – Rilevare le competenze di scrittura degli studenti alla fine della scuola elementare – Capire se l'uso di programmi di comunicazione aumentata alternativa migliorano le competenze di espressione dei soggetti con disturbo dello spettro autistico – Conoscere i fattori correlati alla dispersione scolastica Queste tre fasi sono comuni a tutte le strategie di ricerca. Nella ricerca azione il problema conoscitivo è legato ad un problema concreto che si manifesta nella pratica educativa di un determinato contesto. Nel corso della ricerca azione può capitare che il problema cambi. 4. Costruzione del quadro teorico Ogni ricerca fa riferimento poi ad un quadro teorico ben definito. Nelle ricerca con finalità confermative il quadro teorico è la base di partenza per la formulazione delle ipotesi che guidano la ricerca e la base di conoscenza alla luce della quale viene interpretata l’evidenza empirica raccolta sul campo. Nelle ricerche che perseguono finalità esplorative, il quadro teorico guida semplicemente il ricercatore attraverso il processo di raccolta ed interpretazione del dato empirico. Nella ricerca interpretativa o nella ricerca azione la raccolta di evidenza empirica può mettere in discussione e ristrutturate il quadro teorico del ricercatore. Alla staticità del quadro teorico della ricerca standard, la ricerca interpretativa fa corrispondere un quadro teorico flessibile, continuamente ricostruibile e rimodellabile. 5. Formulazione delle ipotesi Il quadro teorico e l’esperienza del ricercatore portano a formulare delle ipotesi che i dati empirici dovranno confermare o confutare. Le ipotesi non confutate dall’evidenza empirica si diranno ipotesi compatibili con dati e corroborate dagli stessi. L’ipotesi è una legittima aspettativa su ciò che la realtà sotto esame manifesterà al ricercatore che si accinge ad osservarla e negli studi confermativi rappresenta il raccolto tra la teoria e l’evidenza empirica raccolta sul campo. Le ipotesi sono appunto le possibili risposte che il ricercatore da al problema di ricerca sulla base del quadro teorico adottato, ad esempio: – L'uso dei software brain training non determina miglioramenti dei risultati nei test di abilità di pensiero logico-matematiche – Svolgere attività didattiche collaborative favorisce l'inclusione dei figli di immigrati nelle classi scolastiche – Al termine della scuola elementare, il 95% degli studenti italiani sa scrivere correttamente in italiano – La visione di programmi televisivi con contenuti violenti favorisce negli adolescenti lo sviluppo di un senso morale in cui la violenza viene vista positivamente – Completare un programma di comunicazione aumentata alternativa determina un incremento dei risultati nei test di competenze espressive orali dei soggetti con disturbo dello spettro autistico – Esistono fattori socio-economici correlati ai tassi di dispersione scolastica Nella ricerca standard e nella ricerca esperimento le ipotesi devono essere quanto più possibile rese esplicite prima della raccolta dei dati, dato che la trasformazione delle ipotesi in conoscenza scientifica dipende dalla compatibilità delle stesse con i dati empirici. Fanno eccezione le indagini tramite questionario svolte con finalità esplorative nelle quali la presenza di domande aperte avvicina il questionario più ad uno strumento di ricerca interpretativa che non ad uno strumento di ricerca standard. 6. Individuazione dei fattori rilevanti e dei relativi indicatori Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) Le ipotesi sono asserti che coinvolgono determinati fattori oggetto di rilevazione empirica. Una volta definiti i fattori da rilevare è necessario dare di essi una definizione operativa, ossia rendere esplicite le operazioni che consentono il passaggio da un concetto astratto agli elementi empiricamente rilevabili, che nel concetto astratto (non direttamente operazionalizzabili es. l’autostima, la motivazione, l’intelligenza) costituiscono gli indicatori, (ossia concetti e proprietà direttamente rilevabili che abbiano un rapporto di indicazione con il concetto astratto di partenza). Nella ricerca standard e per esperimento, la definizione operativa comprende tutte le regole e le operazioni da compiere per associare a ciascun fattore una corrispondente variabile nella matrice dei dati. Nella ricerca interpretativa la definizione operativa non comprende regole per la costruzione di variabili, ma semplicemente regole di rilevazione. Nella ricerca azione le definizioni operative dei fattori coinvolti inglobano, oltre che le regole per le rilevazione, anche quelle per la successiva modificazione dei fattori stessi, in vista del raggiungimento dei risultati voluti. Nella ricerca basata sugli studi di caso, la continua ridefinizione di fattori e ipotesi legata al processo fa si che cambino anche le definizioni operative, man mano che viene raccolta nuova evidenza empirica. 7. Definizione del campione oggetto di studio e della popolazione di riferimento Costruita una definizione operativa per ciascuno dei fattori coinvolti nelle ipotesi, è necessario individuare un campione, ossia un insieme ristretto di soggetto o oggetto su cui verrà condotta la rilevazione empirica. Nel caso della ricerca standard e per esperimento, al campione individuato potrà corrispondere una popolazione di riferimento, ossia un gruppo più ampio al quale i risultati dell’indagine potranno essere estesi, se il campione possiede il requisito di rappresentatività. Nel caso della ricerca interpretativa non si parlerà di rappresentatività ma di requisiti di trasferibilità, ossia condizioni che consentono di trasferire i risultati della ricerca ad altri contesti. 8. Definizione degli strumenti di rilevazione dei dati Stabiliti i soggetti sul quale il ricercatore dovrà condurre il suo studio, egli individuerà delle tecniche di rilevazione dei dati, che prevedranno l’utilizzo di appositi strumenti volti a rilevare i fattori precedentemente definiti, sui soggetti del campione. Se adotterà la strategia della ricerca standard egli si rivolgerà verso tecniche pensate per fornire dati altamente strutturati (intervista, osservazione strutturata, questionario autocompilato) allo scopo di originare variabili da inserire in una matrice e gli strumenti utilizzati saranno il questionario, la check list e le scale di valutazione. Se adotterà la prospettiva della ricerca interpretativa si orienterà verso tecniche che forniscono dati meno strutturati (intervista, osservazione semi strutturata) e gli strumenti saranno quali l’intervista o griglie di osservazione. Nella ricerca per esperimento, ricerca azione e in quella basata sullo studio di casi gli strumenti di rilevazione dei dati non si differenzieranno da questi, ma verranno utilizzati in modo combinato. 9. Rilevazione dei dati Una volta raccolti i dati, il ricercatore individuerà opportune tecniche di elaborazione dei dati che consentono di sintetizzare l’informazione ottenuta, di controllare le ipotesi di partenza, di offrire risposte operative agli interrogativi che guidano l’indagine. Nella prospettiva della ricerca standard le tecniche di analisi dei dati mirano a descrivere i fattori che intervengono nella realtà educativa sotto esame, a spiegare i valori assunti da determinati fattori sulla base di altri, a prevedere i valori che assumeranno determinati fattori, sulla base delle regolarità tendenziali che governano il funzionamento del sistema. 10. Analisi dei dati Nella prospettiva della ricerca interpretativa, le tecniche di analisi dei dati sono volte a facilitare il processo di comprensione delle azioni dei soggetti. In entrambe le prospettive, opportune tecniche faciliteranno la comparazione di più realtà o di più soggetti. Il dato quantitativo viene elaborato mediante tecniche statistiche, le quali ci dicono, per ciascuna variabile (analisi monovariata), dove i risultati tendono a concentrarsi (indici di tendenza centrale: media aritmetica, mediana, moda), come si distribuiscono lungo la gamma del valori possibili (indici di dispersione: squilibrio, differenza interquartilica, devianza, varianza, scarto tipo) o che forma assume la loro distribuzione (indici di forma: asimmetria, curtosi). Quando le variabili in gioco sono due (analisi bivariata), tali tecniche ci dicono come tali variabili risultano essere associate tra di loro (indici di contingenza, cograduazione, correlazione), come la forma e la posizione delle distribuzioni delle variabili differiscano tra di loro o da determinati modelli teorici (test statistici non parametrici), come i parametri delle distribuzioni delle variabili differiscano tra di loro o da un valore prestabilito (test statistici parametrici). Quando le variabili sono più di due, vi sono tecniche statistiche che ci dicono come tali variabili siano connesse tra di loro e possano descrivere, spiegare, prevedere i comportamenti del sistema sotto esame (analisi multivariata). 7. Interpretazione dei risultati In base ai risultati forniti da ogni tecnica il ricercatore interpreterà ciò che emerge dal campo, cercando di costruire un quadro di conoscenza, quanto più possibile coerente e unitario. Però ciò non è sempre possibile. L’analisi dei dati secondo prospettive molteplici potrebbe portare a risultati contrastanti o addirittura contraddittori. Scoprire che la realtà è mutevole o contraddittoria non significa aver lavorato per nulla, ma aver messo in evidenza che il mondo è più complesso di quando noi crediamo e le soluzioni Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) migliori ai nostri problemi conoscitivi non sono probabilmente quelle più semplici. Se l’evidenza empirica raccolta è compatibile con l’ipotesi di partenza si dice che tale ipotesi è corroborata, ossia più credibile di quanto lo fosse prima del confronto con i dati. 8. Stesura del rapporto di ricerca ed indicazioni operative Se il ricercatore ha lavorato nella prospettiva della ricerca standard, della ricerca interpretativa o della ricerca per esperimento, potrà a questo punto stilare un rapporto di ricerca e mettere così l’esperienza acquisita a disposizione di un’intera comunità scientifica. Se il ricercatore opera nel quadro della ricerca azione ha a questo punto tutti gli elementi per assumere decisioni operative sulla base dei risultati dell’indagine conoscitiva. Se il ricercatore opera nel quadro della ricerca basata sullo studio di caso potrà decidere se stilare un rapporto di ricerca e fermarsi a questo livello o se ricominciare l’intero processo di ricerca su altri casi, avvalendosi della conoscenza fin qui acquisita. 3. LA COSTRUZIONE DI UN QUADRO TEORICO 3.1. Temi, problemi, obiettivi, contesti di ricerca Il primo passo di qualunque ricerca empirica in educazione è l’individuazione del tema della ricerca e del problema conoscitivo di cui si occuperà. Qualsiasi ricerca nasce da un bisogno conoscitivo che la ricerca scientifica non ha ancora adeguatamente soddisfatto. Il bisogno conoscitivo può avere origine da: un fatto che colpisce la nostra attenzione, un’anomalia o qualcosa di non previsto a priori, oppure una regolarità empirica che l’esperienza ci porta a notare, una percezione di un disagio personale o collettivo, di una malfunzionamento o inefficienza di un dato servizio educativo, dall’esigenza di una migliore programmazione o razionalizzazione dell’offerta formativa, dall’avere rilevato una discrepanza tra una teoria e un’evidenza empirica, o più semplicemente da un bisogno personale di conoscenza o dalla volontà di non soffermarsi sull’acquisito, ma di crescere e migliorare continuamente. Ognuno di questi problemi fa riferimento ad uno specifico tema di ricerca all’interno del quale il nostro problema di ricerca trova collocazione. Il tema di ricerca viene identificato nel momento in cui viene identificato il problema di ricerca. Il tema racchiude e circoscrive il problema all’interno di un determinato ambito disciplinare. Più discipline infatti studiano i fatti educativi con un approccio empirico. Tra queste le più vicine alla ricerca educativa, intesa come ricerca in pedagogia, sono la psicologia e la sociologia dell’educazione. I problemi di ricerca empirica in pedagogia sono quelli legati ai fini dell’educazione dell’istruzione, ai metodi per raggiungerli e ai soggetti ai quali tali metodi vengono applicati per raggiungere i fini prestabiliti. La pedagogia utilizza e fa convergere vari saperi allo scopo pratico di progettare interventi educativi e formativi concreti: dall’incontro tra le discipline e le istanze pedagogiche nascono problemi di confine, anch’essi oggetti di studio della ricerca empirica in educazione. L’individuazione di un problema in uno specifico ambito educativo è il contesto della ricerca. Una volta collocato il problema all’interno di uno specifico tema di ricerca è necessario porsi due questioni: la prima è quella della rilevazione del problema in oggetto, la seconda riguarda la corretta formulazione del problema in relazione agli specifici obiettivi conoscitivi o di azione. La rilevanza di un problema di ricerca dipende quindi dalla capacità del ricercatore di saper formulare i problemi giusti, adeguati agli scopi e finalità che guidano l’agire educativo e quindi rilevanti. Saranno i problemi giusti a guidare l’intero processo di ricerca. Nella formulazione del problema il ricercatore deve adottare una duplice prospettiva: saper guidare la realtà che si accinge a studiare dall’interno, ossia dal punto di vista di chi in quella realtà educativa vive ed opera; saper guardare la realtà che si accinge a studiare dall’esterno, ossia dal punto di vista dell’osservatore distaccato. Dal problema discendono gli obiettivi della ricerca. A ciascun obiettivo corrispondono una o più strategie di ricerca, le quali possono utilizzare una sola tecnica di rilevazione dei dati o più tecniche combinate. 3.2.2. Dalle risorse bibliografiche al quadro teorico Una volta identificato il problema di ricerca e il tema che lo racchiude, il passo successivo è quello di costruire il quadro teorico che guiderà la ricerca in tutte le fasi successive. L’ancoraggio delle scelte che orientano e guidano la ricerca a un quadro teorico esplicito, formulato prima della raccolta e dell’interpretazione dei dati, è una condizione importante per far sì che altri ricercatori possano ripercorrere il percorso del primo e giungere alle stesse conclusioni o conclusioni differenti. Un ricercatore che non esplicita le premesse teoriche da cui parte, compie un errore metodologico o rende il fatto Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) impossibile non solo alla replicazione del suo studio, ma anche alla critica delle sue scelte di ricerca, ponendosi al limite dei canoni della scientificità. È necessario distinguere tra quadro teorico della ricerca e background teorico del ricercatore. Il primo è l’insieme di paradigmi, teorie e modelli che il ricercatore adotta come riferimenti espliciti per la specifica ricerca in oggetto. Il secondo è un insieme più vasto di conoscenze che appartiene al ricercatore e comprende i paradigmi ai quali fa riferimento e i suoi valori, la sua esperienza concreta e le competenze acquisite nella sua attività di ricerca scientifica. Il quadro teorico di una ricerca è quindi indubbiamente influenzato dal background teorico dei ricercatori che la conducono, ma non coincide in toto con questo. Mentre il quadro di una ricerca rappresenta una formulazione esplicita di paradigmi, teorie, modelli di riferimento, il background teorico della ricerca contiene segmenti di conoscenza impliciti derivanti dalla sua esperienza umana e professionale, la quale può avere peso sulle scelte di ricerca. La funzione del quadro di ricerca è duplice: a) da un lato consente di rendere espliciti gli “occhiali” con cui il ricercatore si appresta ad osservare la realtà; b) dall’altro lato la sua costruzione indica il ricercatore ad un’accurata opera di ricerca bibliografica volte al reperimento e all’analisi della produzione scientifica riguardante un dato tema. La prima cosa da fare nella costruzione di un quadro teorico è quindi un esame quanto più possibile esaustivo della lettura sull’argomento. Tale esame dovrà essere mirato a: 1. chiarire i termini del problema affrontato; 2. identificare i metodi di ricerca utilizzati e i loro limiti; 3. ottenere dati e risultati con i quali confrontarsi; 4. individuare problemi risolti e questioni aperte; 5. ottenere idee originali e creative per la riformulazione dei problemi; 6. controllare se la stessa ricerca è già stata fatta da altri ricercatori. 3.2.6.1. Fonti di informazioni: le reti telematiche Non sono lontani i tempi in cui compilare una semplice ricerca bibliografica richiedeva di spostarsi fisicamente in biblioteca, consultare polverosi schedari, e non trovare tutto ciò che si poteva trovare. Fortunatamente i tempi sono cambiati. Le reti telematiche, attraverso gli Opac (Online Public Access Catalog, i cataloghi delle biblioteche in linea), le banche dati, i motori di ricerca, mettono a disposizione una finestra di accesso ad un immenso patrimonio conoscitivo in tempo reale e su scala mondiale. Attraverso gli Opac è possibile compilare una bibliografia solo per ottenere i volumi, mentre attraverso le banche dati e i motori di ricerca è possibile consultare articoli e saggi direttamente sul nostro computer, avendo un terminale connesso in rete. Se un tempo il problema era la scarsità di informazioni, adesso il problema è l’opposto e si chiama infoalluvvione: gli strumenti di ricerca telematici ci restituiscono spesso troppe informazioni, poco pertinenti con i nostri obiettivi, per cui necessitano di una selezione e quindi di una strategia di ricerca. Anzitutto occorre identificare le parole chiave, ossia i descrittori, i temi specifici che descrivono nella maniera migliore il tema o il problema che stiamo affrontando: parole chiave troppo generiche delimitano troppo poco la ricerca e ci costringono ad esaminare una grossa quantità di materiale, parole chiave troppo specifiche rischiano di non farci trovare tutto ciò che potrebbe essere reperito. Un singolo concetto viene etichettato da un termine linguistico, ma questo termine non necessariamente esaurisce l’insieme di significati associati al concetto stesso. I concetti hanno un carattere storicamente e socialmente situato, sì formano nell’interazione tra individui, presentano una componente personale e una interpersonale e vengono etichettati con termini linguistici. Saper scegliere le migliori parole chiave per una ricerca in archivio è un’operazione complessa in cui è possibile mettere in atto diverse strategie individuando: relazioni di analogia, di inclusione, di opposizione e concetti più generali che ne riassumono altri. Scopo della ricerca in rete non è quindi trovare i documenti che contengono proprio quelle parole chiave, ma trovare i documenti che trattino di concetti presenti in quel determinato ambito semantico. Nella ricerca in educazione un’importante fonte di parole chiave è il Thesaurus Europea dell’Educazione (TEE). Esso è liberamente disponibile in rete all’indirizzo: http://www.eurydice.org/TeeForm/FrameSet_EN.htm. Si definisce thesaurus un vocabolario controllato e strutturato di termini tra cui sussistono relazioni semantiche e gerarchiche. Per ciascun termine viene reso così esplicito l’ambito semantico, garantendo che ogni concetto sia rappresentato in modo univoco nella banca dati, facilitando le operazioni di caricamento (data entry) e di recupero informazioni (information retrieval). All'interno del TEE è possibile trovare elenchi di parole chiave su temi inerenti l'educazione, scaricabili in formato pdf. Esso fornisce anche l'equivalente della parola chiave anche nelle altre lingue. Il padroneggiare la terminologia specifica della disciplina, aiutandosi con glossari e dizionari, è il punto di una ricerca efficace. Accanto all’utilizzo di thesauri, un’altra buona strategia per individuare parole chiave è compilare liste Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) di nomi di autori prestigiosi che hanno scritto su un determinato tema. La ricerca per autori è doppiamente efficace: a. consente di trovare, nelle banche dati e nei motori di ricerca, i documenti originali degli autori in questione, negli Opac, i riferimenti bibliografici alle loro opere; b. consente di trovare, nelle banche dati e nei motori di ricerca, i documenti degli autori che citano gli autori in questione (anche solo come riferimento bibliografico) e quindi di trovare altro materiale pertinente al tema e al problema sotto esame, allo scopo di arricchire l’elenco di autori utilizzabili come parole chiave. 3.2.6.1. Gli Opac Gli Opac sono i cataloghi delle biblioteche consultabili in linea. E’ possibile collegarsi ad essi tramite un browser per la navigazione in rete digitando l’Url (Uniformal Resource Locator) ossia l’indirizzo di internet. Le informazioni comunemente ottenibili dagli Opac sono: o autore dell’opera (es. Catalonghi Luigi), o titolo (es. Sperimentazione della scuola), o pubblicazione (es. Roma: Armando, 1994), o descrizione fisica (es. 206 P. – 24 cm), o collana (es. Problemi della didattica), o note generali, o soggetto (es. Educazione sperimentale), o nomi (i nomi degli autori quando si tratta di una pubblicazione collettiva), o altri titoli collegati, o paese di pubblicazione (es. Italia), o lingua di pubblicazione (es. italiano), o localizzazioni (es. Italia – Lazio – Roma, Biblioteca Caspur), o collocazione (es. BVE0086685 – Monografia – RML), o codice Isbn del documento (es. 8871441206) La ricerca avviene generalmente per autore e/o titolo, ma alcuni Opac consentono anche la ricerca su più campi tra quelli suddetti. L’alto numero di Opac disponibili in Italia e nel mondo ha fatto sì che nascessero siti, detti meta-Opac, che permettono di eseguire ricerche su più Opac contemporaneamente. Questi siti sono attualmente il modo più comodo per cercare informazioni bibliografiche su internet. Esempi di meta-Opac sono il meta-Opac Azalai e il MultiOpac del Cisi – Centro Interdipartimentale dei Servizi Informatici per le Facoltà Umanistiche dell’Università degli studi di Torino. 3.2.6.1. Le librerie e i cataloghi online delle case editrici Le librerie che praticano l’e-commerce attraverso Internet e i principali editori mettono a disposizioni i loro cataloghi in linea, liberamente consultabili. Da questi cataloghi è possibile avere elenchi bibliografici in linea, il cui aggiornamento dipende dalla frequenza degli acquisti di testi e dalla selezione operata su di essi. Tra le principali librerie online ci sono Internet Book Shop Italia tra le italiane e Amazon.com tra le internazionali. 3.2.6.2. Le banche Le banche dati sono costituite da raccolte di informazioni consultabili in linea. Si differenziano dalle basi di dati o database che rappresentano le raccolte di informazioni in generale. La banca dati consente un accesso pubblico alle informazioni, anche se a volte questo è limitato ai possessori di uno specifico account. Le informazioni reperibili nelle banche dati possono essere informazioni secondarie, dove reperire il documento, o informazioni primarie, il documento stesso. Le banche dati consento ricerche su particolari campi, oppure una modalità di ricerca detta ricerca libera, in cui le parole chiave vengono cercate su tutti i campi di indicizzati del database. 3.2.6.3. I motori di ricerca I motori di ricerca sono siti internet che contengono grossi cataloghi di informazioni relative ai contenuti di altri siti Internet interrogabili mediante parole chiave. Le parole chiave vengono inserite in un’unica casellina e la ricerca viene effettuata in tutto il testo della pagina Web indicizzata. È necessario distinguere i motori di ricerca dalle web directory. I motori di ricerca indicizzano le informazioni presenti sul Web mediante programmi automatici detti spider, come Google e Altavista. Le web directory forniscono invece elenchi di indirizzi Web selezionati da esperti e ordinati per categoria, come Yahoo, Arianna e Virgilio. 3.2.2. Strategie di ricerca sul Web Una volta identificate le parole chiave con cui iniziare la ricerca, colleghiamoci all’Opac, alla banca dati o al motore di ricerca, digitiamo la parola chiave nell’apposita casella ad avviamo la ricerca premendo il pulsante “Cerca”. Dall’esame dei risultati della ricerca sarà possibile individuare altre parole chiave legate al tema o problema che ci interessa e proseguire la ricerca con queste. Nella ricerca sugli Opac è poi Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-trinchero-r-manuale-di-ricerca-educativa-franco-angeli-editore/2183782/ Downloaded by: Bea.Sca ([email protected]) possibile procedere con ricerche per soggetto, che sfrutta la catalogazione per soggetto già operata dal bibliotecario, queste ricerche sono quasi sempre possibili con un semplice link sul collegamento ipertestuale relativo alla categoria che ci interessa. Per le banche dati di abstract, la strategia di ricerca per autore e titolo è adeguata nel caso si cerchi un documento preciso del quasi si è sicuri dell’esistenza. Negli altri casi la strategia migliore è quella della ricerca libera, ossia la ricerca su tutti i campi della banca dati, raffinando le parole chiave man mano che si procede nella ricerca. Per i motori di ricerca le strategie diventano più complesse. Quasi tutti i motori di ricerca (tranne quelli di vecchia concezione come Altavista) sono ormai dotati di algoritmi che calcolano automaticamente la pertinenza del contenuto delle pa