Lingue e Culture del Mediterraneo - Appunti di Studio PDF

Summary

Questi appunti trattano la storia della scrittura, dalle prime forme di comunicazione rupestre ai sistemi di scrittura ideografica e fonetica. Analizzano diversi gruppi linguistici e le loro origini, focalizzandosi sul Mediterraneo e sulle sue culture. Il documento include una sezione sulle principali pitture rupestri.

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1 LINGUE E CULTURE DEL MEDITERRANEO Le prime forme di comunicazione vennero rivenute all’interno di grotte → si trattava di tentativi non alfabetici: segni che nacquero nel periodo di “prescrittura” (o “protoscrittura”). Dopo secoli di lingua parlata, il quale era l’unico mezzo di...

1 LINGUE E CULTURE DEL MEDITERRANEO Le prime forme di comunicazione vennero rivenute all’interno di grotte → si trattava di tentativi non alfabetici: segni che nacquero nel periodo di “prescrittura” (o “protoscrittura”). Dopo secoli di lingua parlata, il quale era l’unico mezzo di comunicazione, l’uomo sentì la necessità di fissare per iscritto le parole, i pensieri i suoni. Fu un processo graduale che iniziò circa 20˙000/30˙000 anni fa nelle grotte e che migliorò dopo numerosi tentativi, prove e perfezionamenti → la scrittura è un sistema ordinato di segni e simboli usati per esprimere un pensiero o un’emozione Esistono due gruppi di scritture principali: Scritture ideografiche: si classificano sistemi di scrittura come il geroglifico egizio, la scrittura cuneiforme sumerica, scrittura maya e quella cinese. In questo tipo di scritture si impiega l’utilizzo di segni conosciuti come “logografi” o “ideogrammi”: segni che rappresentano intere parole; Scritture fonetiche: sono le scritture sillabiche e alfabetiche. La caratteristica principale di queste scritture è la trascrizione dei suoni della lingua parlata con una corrispondenza approssimativa tra fonemi e grafemi → la scrittura alfabetica è una delle più comodi e soddisfacenti scritture in quanto utilizza trenta segni; favorisce la democratizzazione della scrittura cioè avvicina le persone alla conoscenza. L’alfabeto presenta meno segni da studiare e porta a una maggiore alfabetizzazione La nascita della scrittura può essere suddivisa in tre fasi: 1. FASE PITTOGRAFICA: il termine “pittogramma” significa disegno delle cose; vengono utilizzati dei segni per la comunicazione scritta, come immagini e disegni di oggetti che traducono fedelmente la realtà materiale del mondo. La scrittura pittografica è particolarmente complessa e ha poca utilità pratica in quanto, ogni oggetto ha una sua rappresentazione specifica. Si avvertì la necessità di un’ulteriore evoluzione per permettere alla società di risparmiare risorse e tempo 2. FASE IDEOGRAFICA: è una scrittura che presenta l’utilizzo di segni che rappresentano altro, oltre alla realtà materiale. I segni sono numerosi e complessi e possono essere interpretati in diversi modi. L’ideogramma rappresenta l’identità di un popolo e il suo valore insito nella scrittura. Esempio di scrittura ideografica: - il cuneiforme della Mesopotamia: la montagna può rappresentare il confine, ma se si aggiunge un uomo significherà straniero; la spiga rappresenta l’agricoltura; il leone può significare forza o coraggio - scrittura cinese: i pittogrammi diventano ideogrammi, esempio la parola si, in cinese “shi” (是的), la parola è una combinazione di due segni: un sole e un segno che indica il camminare, questa analogia significa “sì all’esistenza”; la parola no, in cinese “bù” (不), viene rappresentata come una pianta sulla quale è presente una riga orizzontale, questo perché la pianta è un simbolo vitale e tracciare un tratto sopra ne blocca la crescita 3. FASE FONOGRAFICA: utilizza segni che evocano e rappresentano un suono, non più un oggetto. La combinazione di fonemi dà vita alla lingua. Esempio: “piede” è un ideogramma, “du” è il fonogramma e “P” il fonema La scrittura nasce 40˙000 anni fa nel corso della Preistoria: l’uomo preistorico cominciò a disegnare pittogrammi rupestri nelle grotte per esprimere sé stesso e lasciare traccia del suo passaggio. Nonostante la mancanza di comunicazione, gli uomini provenienti da tutto il mondo si esprimevano in modo analogo utilizzando lo stesso approccio. La grotta di sé era un elemento molto importante in quanto simboleggiava un luogo di protezione e di difesa; inoltre, l’uomo, vivendo a stretto contatto con la natura, realizzava pittura che raffiguravano principalmente animali, anche estinti, e scene di caccia e familiari. Un giovane archeologo, Genevieve Von Petzinger, visitò oltre 150 grotte in tutto il mondo e, con l’uso della tecnologia, iniziò a trascrivere i simboli maggiormente ricorrenti e categorizzarli. Delineò, in totale, 32 segni universali, i più diffusi e trasversali → si tratta di segni geometrici e di animali 2 3 PRINCIPALI PITTURE RUPESTRI Pittura rupestre in Argentina. È stata realizzata con ocra soffiata in epoca Paleolitica: vengono raffigurate mani con dita molto sottili di diverse sfumature. Quest’opera rappresenta la più antica raffigurazione delle mani. Sono state fatte diverse interpretazioni simboliche, ma principalmente le mani vengono associate alla volontà dell’uomo primitivo di lasciare una traccia della sua presenza Cueva de las manos Sono raffigurate delle mani con animali estinti, i cavalli puntanti. Ha una grande importanza storica in quanto documenta ciò che non c’è più Grotta di Pech Merle Presenti molte raffigurazioni di animali. Vengono rappresentati in particolare gli “uri”, bovini estinti, e piccoli rinoceronti. Si tratta di un disegno di lotta tra gli animali; è un disegno di confusione e rappresenta un momento di vitalità e movimento Grotta di Chauvet Pittura rupestre in cui viene rappresentata al centro una donna (pube e gambe) e uno “stregone”: una figura con la testa di bisonte e il corpo di un uomo. La venere rappresenta la sensualità e l’amore, mentre l’uomo rappresenta la forza, la virilità e il dominio. Opera enigmatica e difficile da decifrare La venere e lo stregone Disegnata la sagoma di un uomo con la testa di uccello (ibrido), steso in aria e itifallico; rispetto al bisonte che ha di fronte, non ha una posizione eretta, appare quasi colpito. Quest’opera descrive una breve storia di caccia, nata dalla combinazione di più elementi: l’uomo attacca il bisonte con una lancia e viene attaccato a sua volta dall’animale. (A sinistra un’asta con un uccello) Gotta di Lascaux 4 Raffigurate figure stilizzate in movimento che si tengono per mano. Colpisce molto l’abbigliamento. Datato a 12˙000 anni fa circa. Nella seconda immagine vengono raffigurati gli spiriti delle nuvole e della pioggia. L’uomo prova a comunicare la sua credenza nell’aldilà e negli spiriti Grotte di Kimberly Si tratta di un Petroglifo, incisione su pietra, che rappresenta delle giraffe con intorno circa 800 figure più piccole di animali e uomini Giraffe di Dabous Si tratta di un Petroglifo che rappresenta un surfista. Questa immagine è legata alle credenze religiose, rappresenta l’identità del popolo hawaiano e la capacità dell’uomo di sopravvivere e di domare la natura Il surfista Nella grotta sono stati raffigurati dei cervi, delle croci e delle spirali. Presenti più di 3000 raffigurazioni Grotta dei cervi La scrittura è un mezzo per poter capire le vicende dei popoli nei vari secoli. In diverse tribù del mondo, il corpo viene scritto e segnato in quanto le incisioni sono l’unico elemento distintivo dagli animali e dalle altre persone → scarificazione Lo stesso vale per le cicatrici che rappresentano un vanto, una distinzione positiva dagli altri che non va nascosta, ma tenuta viva. Il tatuaggio, invece, nasce come forma di comunicazione e veniva usato per identificarsi nella società. La scrittura ha un’importanza anche nei riti religiosi, come ad esempio nelle letture cabalistiche dove alle lettere vengono associati dei numeri. Calligrafia, scrivere bene, significa scrittura come opera d’arte. Dietro la scrittura si cela il genio umano, l’arte e la comunicazione 5 GRANDI GRUPPI LINGUISTICI Il gruppo linguistico più importante è la famiglia indoeuropea → indo: popoli dell’Oriente, europea: popoli dell’Occidente Quando si parla di Indoeuropei che si fa riferimento ad un popolo che visse nel 3 millennio a.C. in Russia meridionale. Questo popolo iniziò a migrare sia verso Oriente sia verso Occidente: se il territorio era libero si insediavano, se invece era occupato ci furono guerre o insediamenti pacifici. Questo causò uno spostamento di lingua in quanto gli Indoeuropei imposero il loro gruppo linguistico che portò alla nascita di molte lingue indoeuropee. Il latino fu una delle prime lingue indoeuropee localizzata nel territorio intorno al Tevere, a Roma. Qui si era sviluppato un popolo di contadini che segnò la storia. I romani diedero vita ad un lessico agricolo, ovvero il latino. Un esempio di questo lessico può essere la parola lieto, in latino “laetus” che deriva da “laetamen” ovvero letame; la parola rivale deriva dal latino “rivus” che significa ruscello. Fu una lingua molto prolifica che diede vita alle lingue romanze o neolatine: → italiano, spagnolo, francese, portoghese, sardo, rumeno, provenzale e ladino; sono lingue sorelle, facilmente riconoscibili tra loro. - Lingue baltiche: lingue europee di cui fanno parte il lituano, l?antico prussiano e il lettone; - Lingue slave: lingue indoeuropee di cui fanno parte il russo, il serbo, il croato, il bulgaro, l’ucraino, il palazzo, il ceco e lo slovacco; - Lingue celtiche: lingue indoeuropee che derivano dai Galli(Celti) e sono l’irlandese, il gallese, il gallese scozzese e il bretone; - Lingue indoiraniche: lingue che derivano da due Paesi: India e Iran. Questo gruppo linguistico contiene due lingue antiche, l’avestico e il persiano antico, da cui oggi deriva il farsi (persiano moderno); - Lingue anatoliche: lingue indoeuropee che derivano dall’Anatolia, ovvero l’antica Turchia. Queste lingue erano presenti in tutta l’Asia Minore e sono l’ittito e il lidio(lingua estinta); - Lingue germaniche: fanno parte il gotico (la più antica di cui si hanno informazioni), il tedesco, l’inglese, il danese, il norvegese, lo svedese, l’islandese e l’olandese; - Lingue uralo-altaiche: come il finlandese, l’estone, l’ungherese, il lappone, il turco e il mongolo; - Lingue semitiche: lingue indoeuropee molto antiche, tra cui l’ebraico, il fenicio, l’aramaico (variante dell’ebraico), l’etiopico, l’arabo, il maltese (componente araba e componente italiana/siciliana) e l’egiziano attuale; - Lingue sino-tibetane: fa parte il cinese, nei secoli suddiviso in antico, medio e moderno. Oggi ne esistono cinque varianti, la principale è il mandarino Esistono anche molte lingue isolate, ovvero lingue che non sono riconducibili a grandi gruppi linguistici e che a loro volta non hanno dato vita ad altre lingue. Ad esempio l’albanese, è una lingua indoeuropea, ma non è riconducibile ad altri gruppi. È diffuso anche il Kosovo, dove sono presenti delle comunità e delle minoranze linguistiche suddivise in tosco (parlato al nord) e ghego (parlato al sud). Un’altra lingua isolata è il tocario, parlato nel Turkestan cinese e in Estremo Oriente. Anche l’armeno è una lingua indoeuropea isolata, utilizzata dall’antico popolo degli Armeni: venne utilizzata per tradurre testi biblici e antiche opere greche. Anche il basco è una lingua isolata. Si parla di parentele tra lingue facendo riferimento ad alcuni “prestiti” che avvengono tra le lingue, dovuto a fenomeni migratori → parentele perfette o imperfette Nelle parentele imperfette le parole possono non essere facilmente pronunciabili, così subiscono un adattamento nei confronti del sistema grafico e fonetico della lingua. Esistono i prestiti di necessità, ovvero, vengono utilizzati dei termini di un’altra lingua in quanto si ha necessità o urgenza di determinare il nome. Diacronica: si parla di diacronica, si fa riferimento allo sviluppo temporale della lingua nei secoli. Per conoscere effettivamente una lingua occorre studiarne l’origine, l’evoluzione e contesto d’uso; Bilinguismo: questo fenomeno si presenta quando due lingue hanno gli stessi diritti e hanno equivalente importanza; Diglossia: è un fenomeno che si verifica quando due lingue non hanno un rapporto paritario. (Lingua e dialetti) 6 Differenza tra lingue e dialetto: la lingua è riconosciuta ufficialmente dallo Stato, ha un numero di parlanti elevato e presenta una diffusione molto estesa; il dialetto, invece, ha un numero di parlanti inferiore, non è ufficialmente riconosciuto e viene utilizzato in contesti informali. Semplificazione tra due lingue: quando avviene un incontro tra due lingue, può avvenire un processo di semplificazione, ovvero, la grammatica viene semplificata fino all’osso. Ciò avviene in quanto nei processi di colonizzazione è più semplice utilizzare, ad esempio, i verbi all’infinito → lingue Pidgin Si parla di Creolo quando si fa riferimento all’unione di due lingue nate dal Pidgin: si crea una nuova lingua ufficiale con una base linguistica più forte e un maggior numero di parlanti. Esempio è l’africans una lingua con una base di inglese e una di africano o l’ydish, unione di tedesco ed ebraico. 7 SCRITTURE IDEOGRAFICHE La scrittura ideografica presenta la compresenza di ideogrammi, fonogrammi e determinativi. I determinativi indicano la categoria a cui appartiene un segno, che può avere più significati, aiutano, quindi, ad interpretare il testo: ad esempio, in numerico, la divinità si indica con il “dingir”. Esistono anche le scritture “exnovo”, scritture che vennero inventate senza avere un modello di riferimento e hanno caratteristiche proprie: il geroglifico e il sumerico. SCRITTURE CUNEIFORME La parola “cuneiforme” deriva da cuneus, che significa chiodo. Si tratta di una tipologia di scrittura senza relazioni con le altre lingue. È la scrittura ideografica più antica e presenta l’utilizzo di segni a forma di cunei e lunette. Le opere erano realizzate principalmente in argilla con uno stilo appuntito. → i segni grafici subirono una continua evoluzione Nacque in Mesopotamia tra il 4 e il 3 millennio a.C., grazie ai sumeri (Sud). Anche gli accadi erano stanziati nel nord della Mesopotamia nello stesso periodo e loro utilizzarono la scrittura cuneiforme e la lingua accadica (lingua semitica) e questo, portò ad una maggiore complessità tra il dato grafico e linguistico. Gli accadi portarono la scrittura cuneiforme ad altri popoli, come ad esempio gli elamiti e gli ettiti (lingua indoeuropea-anatolica) facendo perdere terreno al sumerico che iniziò ad essere parlato solo dall’élite della popolazione. Successivamente, in Mesopotamia, si affermarono due dialetti accadici: l’assiro, nel nord, e il babilonese, nel sud. Tra questi due dialetti prevalse il babilonese che divenne, non solo la lingua più diffusa sia nel nord che nel sud della Mesopotamia, ma anche la lingua principale di tutto il Medio Oriente. Il popolo degli ittiti si collocò nell’Anatolia, essi utilizzarono contemporaneamente due tipologie di scritture: la scrittura cuneiforme e il geroglifico → una lingua e due sistemi di scrittura differenti SCRITTURA CINESE La scrittura cinese risale al 3 millennio a.C. → nata successivamente alla scrittura sumerica: può essere sorta da un procedimento di copia dell’idea Le prime scritture cinesi vennero realizzate su gusci di tartaruga e su ossa, successivamente anche su seta e legno. I testi scritti erano principalmente legati a profezie e avevano lo scopo di interpellare gli dei. È una forma di scrittura elegante, in cui ogni segno è iscritto in un rettangolo ideale, e molto conservativa che non cambiò nel corso dei secoli → rappresenta l’identità del popolo cinese Mantiene il suo sistema antico, con piccole modifiche: oggi presenta 56˙000 segni. Vennero utilizzati tre stili principali (cambiati nel corso delle epoche): - Stile del Grande sigillo - Stile del Piccolo sigillo - Scrittura a tratti Oggi viene utilizzato lo stile regolare, il corsivo e lo stile d’erba e i caratteri possono essere semplici (indicano un solo significato) o composti (il segno presenta un significato diverso e nasce dall’unione di due segni). Nonostante il bel aspetto grafico, questa scrittura è poco funzionale: ogni segno può indicare un oggetto o un significato simbolico. 8 SCRITTURA MAYA Con la scrittura maya si fa riferimento al glifo, “incisione”. Presenti circa 1000 segni, la scrittura veniva realizzata principalmente su ceramica, pietra e legno e i temi principali sono politica e religione. Inizialmente questa scrittura fu segnata da molti fraintendimenti: si pensava che non avesse significato e che fosse la scrittura del diavolo. I religiosi spagnoli ne riconoscevano la natura demoniaca che ne portò la distruzione → Diego De Landa, vescovo dello Yucatan, ordinò nel 1652 un grande “auto de fé”, atto di fede, con cui fu bruciata un’enorme quantità di manoscritti Maya Vari codici maya, quattro codici di contenuto calendariale e rituale, sopravvissero, ma furono poi perduti. La decifrazione della scrittura maya va a Yuri Knorozov, epigrafista russo, che aveva intuito che: Il sistema della scrittura fosse logografo misto Il sistema dei glifi è una vera e propria forma di scrittura Il numero dei glifi implicava che fosse una scrittura ideografica Tutte le scritture ideografiche sono composte da ideogrammi e fonogrammi Tuttavia, il lavoro di Knorozov rimase marginalizzato a causa di Thompson, archeologo inglese, divenuto massima autorità nel campo archeologico, il quale, con la sua opinione ostacolò l’opera di decifrazione della scrittura maya → continua a negare la validità delle scoperte impedendo per anni la considerazione che la scrittura maya potesse comprare segni fonetici Nonostante sia una lingua antica, oggi è parata da circa 6 milioni di parlanti (in più, decine di lingue derivano dal maya antico) GEROGLIFICO EGIZIANO La scrittura egizia compare dopo quella sumerica e, dato l’assenza di materiale egiziano relativo a una fase prescritturale, risulta frutto di una copia d’idea: fin dalle prime attestazioni, dispone di un sistema ben sviluppato e dotato, però, e, in base alle forme dei segni, si può sostenere che il sistema scrittorio egiziano fu creato da ex novo. La scrittura nell’antico Egitto era considerata un dono divino del Dio Thot: differenzia l’uomo dagli animali e porta all’eccesso della conoscenza. Lo scriba era la figura che nella cultura egiziana si dedicava alla scrittura e riproduzione di testi. Scrivevano su qualsiasi materiale come pietra, legno, tessuti e sul papiro (materiale più pregiato e antico). Per diverso tempo, gli studiosi hanno creduto che i geroglifici fossero solo disegni e che non trasmettessero un vero messaggio, ma grazie alla scoperta della stele di Rosetta si riuscì a decifrarne i primi significati. La stele di Rosetta è una pietra a tre livelli, trigrafo, che conteneva il geroglifico, il demotico e il greco → si può considerare bilingue in quanto conteneva due codici linguistici, il greco e l’egiziano in due versioni La scoperta della lastra va a Pierre-François Bouchard nel villaggio egizio di El-Rachid, mentre la traduzione fu possibile grazie a Jean-François Champollion, archeologo francese che conosceva il greco Gli egizi realizzavano templi e monumenti con i geroglifici per celebrare vittorie e dei e per raccontare episodi pubblici e della vita dei faraoni → conservare la memoria Le piramidi erano simbolo di trascendenza: tombe destinate alla sepoltura dei faraoni in modo tale che potessero alzarsi e raggiungere gli dei. La forma triangolare è simbolo di gerarchia sociale: al vertice, il faraone divinizzato (portavoce degli Dei), i nobili e i militari, a seguire gli artigiani, mercanti e operai e infine contadini e gli schiavi. 9 La Sfinge, creatura mitologica con il corpo di leone e la testa umana, è simbolo sacro in quanto rappresenta la forza e la potenza del faraone, è segno di rinascita perché sdraiato con lo sguardo rivolto verso il sole. Nella cultura egizia, le divinità più importanti erano: Dio Thot: dio della luna, rappresentava la scrittura e la sapienza Dio Ra: dio del sole, rappresentava il padre dei faraoni Dio Horus: raffigurato come un falco, rappresentava la guerra e la caccia, e, in più si credeva che controllasse ogni cosa e proteggesse il popolo Anche alcuni animali sono considerati sacri come il gatto e lo scarabeo. Lo scarabeo, rappresentato nei testi sacri e su oggetto preziosi, veniva associato all’alba in quanto spinge il Dio Sole verso l’Oriente (l’animale spinge il letame) ed è un portafortuna. Gli animali venivano sacralizzati nelle civiltà perché pericolosi → si cerca di rendere amico un animale che veniva considerato nemico Scrivere significava manifestare la realtà e per questo motivo esistevano alcuni tabù su: nomi degli animali, malattie e la morte → gli uomini cercavano di non nominare esplicitamente questi animali/malattie perché si credeva che nominandoli venissero chiamati. La tavoletta di Narmer è una lastra cerimoniale a forma di scudo. Prima facciata: protagonista Narmer, sovrano che aveva riunito i due regni (basso e alto Egitto). Il nome del sovrano viene raffigurato con due ideogrammi, pesce siluro e scalpello, iscritti in un cartiglio; di fianco al nome, sono raffigurati due animali cornuti che rappresentano il potere. Narmer presenta un posto centrale nel disegno e ha in mano una mazza che rappresenta il potere: ai suoi piedi, tenuto per i capelli, il re del Basso Egitto sconfitto. In alto a destra, il Dio Horus, rappresentato con la figura di un falco, che tiene sotto controllo tutto e indica che gli eventi storici sono stati voluti dagli dei. Dietro al sovrano vi è un servo che porta i sandali del faraone e ciò rappresenta il prestigio ed eccellenza, al di sotto, vennero raffigurati dei servi nudi che indicano che il re si è arricchito e ha privato l’altro re dei suoi beni. Seconda facciata: Narmer con la corona del nord e al suo fianco i suoi Tavoletta di Narmer soldati che trasportano insegne militari e uomini decapitati che rappresentano gli eserciti sconfitti. Sotto sono stati raffigurati due animali fantastici con colli lunghi che non riescono a combattere perché legati da corde: si rappresenta l’Alto e il Basso Egitto che non sono più in conflitto tra loro. Nell'ultima sezione vi è un toro, Narmer, che distrugge le città fortificate dei suoi nemici. È un testo classico e simbolico in cui prevale il valore ideogrammatico, ma vi sono anche ideogrammi con valore di suono. La scrittura ha una finalità celebrativa. Esistono tre tipologie di geroglifici: I. Scrittura geroglifica: scrittura più antica. La parola “geroglifico”, incisioni (glifo) sacre (nero), è stata coniata dal greco Clemente Alessandrino, il quale credeva che il tema principale dei testi fosse religioso → non si trattava solo di testi religiosi, ma anche economici, amministrativi, militari… era una scrittura monumentale II. Scrittura ieratica: semplificò i geroglifici, che vennero stilizzati per renderli più facili da incidere III. Scrittura demotica: è una scrittura ulteriormente semplificata e stilizzata, la quale chiede meno tempo di realizzazione e prevede segni accorpati. La parola demotico deriva da “demos”, popolo, in quanto si diffuse principalmente nel popolo Esiste anche il copto che è l’ultima evoluzione del geroglifico. Si tratta della lingua egiziana espressa in caratteri greci. In Egitto, in età romana, si utilizzava sia il greco sia l’egiziano, e s’impose così l’alfabeto greco. Il copto si sviluppò grazie agli egiziani di origine cristiana, detti copti. Successivamente arrivarono gli arabi e diffusero la loro lingua, tutt’oggi parlata. 10 l’Egitto era una terra antichissima che presenta un ruolo importante nel mondo antico. Nel III millennio a.C. era presente la terza dinastia: oltre al geroglifico, si affermò anche la scrittura ieratica che semplificò i segni. Nel II millennio a.C. era presenta il “Nuovo Regno”: la scrittura ieratica dà vita alla scrittura demotica, diffusa nelle classi popolari. La scrittura demotica durò fino al IV secoLo d.C. L’Egitto venne conquistato da Alessandro Magno e subì una grecizzazione: oltre alla lingue e la scrittura egiziana, si introdusse la lingua greca, parlata da pochi. Successivamente, l’Egitto divenne provincia romana e fu introdotta la lingua latina, lasciando quella greca come lingua ufficiale. Il popolo parlava l'egiziano, i dominatori parlavano il greco, mentre il latino era parlato nelle zone della provincia romana e il copto dai cristiani d’Egitto. Nel VII secolo d.C. arrivarono gli arabi e si impose la lingua e la scrittura araba, che, all’inizio, per comodità, veniva espressa con alfabetò greco. La traduzione dei geroglifici fu un lungo processo. Il decifratore più antico è Orapollo: scrittore del V secondo d.C. che fece un’indagine sui geroglifici cercando di interpretare il loro significato. Ebbe alcune intuizioni giuste: - Lepre: secondo Orapollo rappresentava il verbo aprire in quanto l’animale ha sempre gli occhi aperti e attenti - Orecchio del toro: pensava che indicasse l’udito poiché l’animale è in grado di percepire il rischiamo della femmina in calore da km di distanza - Oca: secondo lui rappresentava il “figlio” perché l’animale arriva a sacrificarsi per proteggere i propri figli Nel 1600, il gesuita Athanasius Kircher si occupò dei geroglifici: girò per Roma ed esaminò i geroglifici sugli obelischi, li studiò e li tradusse allegoricamente Successivamente, nel 1700, il vescovo inglese William Warburton intuì che i segni comunicavano qualcosa, fece vari tentativi e in alcuni casi ebbe successo. Nel 1800, Jørgen Zoëga ebbe un’intuizione sui cartigli: capì che dentro cerano nomi e formule importanti e capì che alcuni segni potevano avere un valore fonetico. La figura più importante è Jean-François Champollion, il quale, alla fine del 1700, riuscì a decifrare la Stele di Rosetta. Champollion era un bambino prodigio e un grande studioso: studiò la storia e diverse lingue antiche come arabo, il greco, il latino, il copto età… Nel 1799, grazie al tentativo di Napoleone a conquistare l’Egitto e il Medio Oriente, vennero ritrovati molti reperti antichi nella città di El-Rachid (rinnovato interesse dell’Europa verso l’Egitto). La direzione di lettura dei geroglifici può essere sinistrorsa (da sinistra verso destra) e estrosa (da destra verso sinistra), e questo, dipende dalla direzione in cui guarda l’animale/uomo, ma si legge sempre d’alto verso il basso. Sono molto diffusi i cartigli: riquadri a forma di cerchio o rettangolo che contengono il nome del faraone o dei nobili e, anche formule importanti. I geroglifici vengono suddivisi per categorie e hanno tre forme: Segni verticali e stretti Segni bassi e stretti (schiacciati) Segni bassi e larghi I segni più importanti occupano più spazio nelle opere e spesso riguarda gli animali. Vengono raffigurati più volte animali pericolosi come il serpente e l’ippopotamo per per il loro suono: vi erano paura che questi animali potessero disturbare il defunto nell’aldilà, così venivano resi inattivi, rappresentandoli infilati o senza testa. Anche nella scrittura geroglifica sono presenti i determinativi, monolittero (segno che corrisponde ad una lettera) e bilatero (segno che corrisponde ad un insieme di due lettere). Cartiglio 11 SCRITTURE ALFABETICHE La culla della scrittura alfabetica è il Medio Oriente. I tempi di evoluzione degli alfabeti furono millenari e le varie scritture subirono molte modifiche: 1500 a.C. alfabeto ugaritico e alfabeto protosinaitico 1300 a.C. alfabeto protofenicio 1000 a.C. alfabeto paleoebraico 800 a.C: alfabeto greco e alfabetò etrusco 600 a.C. alfabeto latino La prima scrittura alfabetica nacque nel II millennio a.C. nell’odierna Siria, Libano, Israele, Giordania e nel deserto del Sinai (stessa zona in cui, successivamente, si diffonderanno le lingue semitiche). Questi paesi confinavano a ovest con l’Egitto, dov’era diffusa la scrittura geroglifica e, a est, con la Mesopotamia, diffusa la scrittura cuneiforme. Il primo alfabeto di cui si ha certezza storica è l’alfabeto ugaritico proveniente dalla città di Ras Schambra. Qui vennero trovate documentazioni che testimoniano che è la scrittura alfabetica più antica. L’alfabeto era composto da 30 segni, ogni segno corrispondeva ad una consonante o a uno dei tre suoni vocalici (A,E,U) → alfabeto consonantico in quanto vi sono solo tre vocali In contemporanea si affermò una seconda scrittura alfabetica, ovvero il protosontaico. Si sviluppò nella zona del deserto del Sinai. I segni non sono più ideogrammi: per motivi religiosi, islam e ebraismo, la scrittura deve essere priva di immagini → iconismo: prevale il valore fonetico e si perde il valore ideogrammatico ALFABETO GRECO L’alfabeto greco è molto simile a quello fenicio: - Lettere sono chiamate allo stesso modo - Segni con forma simile - Direzione di lettura da destra a sinistra La novità dell’alfabeto greco riguarda: Inserimento di un sistema vocalico Inserimento di segni complementari: aggiunti segni al posto dei suoni che erano presenti nell’alfabeto fenicio L’alfabeto greco è composto da 24 lettere e deriva dal fenicio. Quando si parla di questo alfabeto, si fa riferimento alla compresenza di diversi alfabeti: erano presenti molte città autonome con una propria identità e un proprio alfabeto, e, solo quando Alessandro Magno creò il suo grande impero, in tutto il territorio, venne imposto un unico alfabeto greco (fu scelto quello di Mileto). La coppa di Nestore è un antico vaso greco risalente all’VIII secolo a.C. ritrovato sull’isola di Ischia, all’epoca colonia greca. È uno dei resti greci più antichi e il fatto che sia stato trovato al di fuori della Grecia indica lo sviluppo crescente del commercio e della sua potenza. La coppa è collegata a un’antica leggenda secondo cui, chi beveva da essa era facile all’innamoramento; viene citata la dea Afrodite. Coppa di Nestore 12 Le principali fasi dell’evoluzione delle lettere dell’alfabeto riguardano: Riduzione iconica Rotazione Inversione Si tratta della lettera dell’uomo in preghiera. Per i fenici era una consonante con un’aspirazione (segno di gioia), i greci, invece, la resero una vocale. Per prima cosa subì una riduzione iconica: venne persa la gambetta inferiore e poi, anche il capo. Subì, poi, una rotazione: divenne verticale e in seguito, obliqua. Infine ci fu un inversione della direzione di scrittura: diventa la lettera che noi oggi conosciamo, la E. Lettera E Lettere dell’alfabeto Fenicio Greco A Alef Alpha Corrisponde al numero 1, quindi al principio. Il significato è toro: simbolo di vita, potenza, prolificità ed energia. Deriva dall’ideogramma egiziano del toro, che fa riferimento al determinativo utilizzato per indicare il bestiame. Inizialmente il simbolo raffigurava un toro intero, successivamente solo la testa e le corna e infine solo le corna capovolte B Bet Beta Corrisponde al numero 2 e il suo significato è la casa. La casa rappresenta gli affetti, l’intimità, la famiglia e la protezione. In origine era un riquadro semplice, poi divenne più tondeggiato C-G Gimel Gamma Il suo significato è cammello: animale fondamentale in quanto funge da trasporto nel deserto. In origine, il simbolo aveva la forma di un cammello intero, poi rimase solo la gobba che venne ruotata M Mem Mu Il suo significato è mare: significato letterale è acqua e in origine veniva rappresentata come le onde del mare O Iod Omicron Il suo significato è occhio, pupilla, ma rappresenta anche la sorgente della conoscenza (la conoscenza è nella vista) S Samekh Sigma Il suo significato è dente 13 ALFABETO ARABO L’arabo è una lingua semita, la cui scrittura si diffuse rapidamente. Nel VI secolo d.C. esistevano giù diversi stili di scrittura e, all’epoca, si potevano distinguere due tipologie di scrittura: Cufico: scrittura angolosa e rigida, principalmente usata per le incisioni su materiale duro come pietra o legno Cufico fiorito: scrittura più rotondeggiante, elegante e ornamentale dipinta su materiali meno duri Il cufico nacque per primo, ma con il passare del tempo tese a diventare più rotondeggiante e a perdere la caratteristica spigolosa, assumendo così un aspetto ornamentale: nasce il cufico fiorito. Nell’XI secolo, la scrittura cufica venne sostituita gradualmente dal naskhi, un tipo di scrittura ancora più arrotondata → nella gran parte dei territori il cufico venne abbandonato, ma nell’area del Maghreb viene tutt’ora utilizzata la sua variante; il naskhi è ancora in uso (nei giornali) La scrittura araba si diffuse così notevolmente a causa dell’islamizzazione → islam, in arabo, significa sottomesso ad Allah Il corano, testo sacro dell’islam, per moltissimo tempo non venne tradotto e questo, portò alla diffusione della scrittura. Per convertire i fedeli a una religione, occorre far conoscere i testi sacri e le loro apposite scritture: nella scrittura araba il passaggio dall’utilizzo degli ideogrammi all’alfabeto fu dovuto alla vocazione di non raffigurare le parti del corano. La scrittura araba ha un forte lato decorativo che portò alla nascita di molte scuole di calligrafia (bella grafia) e saper scrivere in modo elegante divenne una vera e propria arte. Assume spesso forme geometriche o floreali, ma non vengono raffigurati esseri viventi → gli animali non devono essere idolatrati, i fedeli devono lodare solo Dio In origine, la scrittura araba presentava 18 caratteri, oggi ci sono 28 segni alfabetici di cui ciascuno può assumere quattro forme diverse: la forma della lettera varia dalla sua posizione nella parola. Il ductus, ovvero direzione di lettura, è da destra a sinistra. Questa scrittura presenta una difficoltà: la mancanza di vocali che non sono sempre presenti nelle parole. → detto arabo: bisogna che tu capisca per leggere e che tu legga per capire 14 LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA l’Italia, un tempo, era abitata da popoli con lingue e scritture diverse: Nord Italia: - Leponzio, derivazione etrusca - Gallico, lingua celtica - Retico, alfabeto di derivazione etrusca - Venetico, derivazione etrusca - Ligure Centro Italia: - Etrusco, popolazione dei Turrenoidi (etruschi) da cui prende il nome il Mar Tirreno - Umbro (umbro antico) - Fallisco Sabino - Latino Sud Italia e Isole: - Osco, si suddivide in tre alfabeti: greco, latino ed etrusco - Messapico, deriva dal greco - Magnogreco, derivazione greca - Elmo, Sicano e Siculo, in Sicilia - Sardo, lingua neolatina autonoma; lingua arcaica e conservatrice I popoli hanno convissuto tra di loro finché Roma non ha espanso il suo potere → latinizzazione dell’Italia da parte dei romani e scomparse delle varie lingue Esistono tre fenomeni linguistici quando avvengono gli spostamenti di popolo: I. Substrato: le lingue lasciano qualche traccia di sé nella nuova lingua II. Abstrato: avvengono dei prestiti di parole tra le due lingue III. Superstrato: non avviene un’imposizione di lingua da parte dei conquistatori L’ALAFABETO ETRUSCO Dal punto di vista linguistico, alfabeto etrusco non è stato inserito in nessuna famiglia. Si tratta di un caso particolare: la scrittura etrusca è nota e il suo alfabeto deriva da quello greco, ma la lingua non è stata ancora decifrata. Il motivo è che esistono pochi scritti di qualità: esistono migliaia di testi, ma non sono qualitativi per la diversificazione. Occorrono testi di varie tipologie per poter far confronti e decifrare la lingua, e, la maggior parte delle iscrizioni etrusche sono funerarie. Dal punto di vista storico, l’etrusco ha avuto mota importanza in relazione al rapporto con Roma: deriva dall’alfabeto greco ed è stato modello per tanti popoli, soprattuto per i romani che, grazie all’etrusco hanno dato vita all’alfabeto latino. L’alfabeto etrusco, oggi, viene trascritto con lettere latine e il suo dictus è sinistrorso, ovvero da destra verso sinistra. Modello in bronzo del fegato di pecora con iscrizioni etrusche, usato dai sacerdoti per le divinazioni. È un testo religioso legato alla divinazione: l’arte della divinazione risponde all’esigenza dell’uomo di capire il futuro. → il popolo etrusco cercava presagi del futuro nelle parti del corpo degli animali Interpretavano anche il comportamento dei polli (pullarius di Roma), il volo degli uccelli e facevano sacrifici umani) Fegato di Piacenza 15 (Croazia) è il testo più lungo in lingua etrusca e il solo libro in lino esistente → libro più antico d’Europa Si tratta di uno scheletro avvolto da un testo etrusco Mummia di Zagabria ALFABETO RUNICO L’alfabeto runico era la scrittura maggiormente diffusa nel mondo germanico tra il III e il XIV secolo d.C. → runa significa “mistero” e “decisione” Questa scrittura è avvolta da un mistero e le si riconosce un potere magico, infatti veniva spesso utilizzata per trarre presagi. I segni venivano principalmente incisi sul legno, ed erano allungati e spigolosi; anticamente erano 24 segni. L’alfabeto runico era molto usato in Danimarca e Norvegia, ma anche in Germania e Inghilterra, solo dopo il XIV secolo, con la diffusione del cristianesimo e dall’alfabeto latino, si perse quello runico. Le persone più conservatrici continuarono ad utilizzare l’alfabeto runico, ma divenne solo per pochi adepti in quanto il resto della popolazione non riusciva più a capirlo. Molte iscrizioni, oltre ai segni runici, comprendevano dei simboli: i maggiormente ricorrenti sono la ruota, il carro e la svastica, che rappresentano tutti il sole. ALFABETO OGAMICO L’alfabeto ogamico si sviluppò nelle aree dell’Irlanda, Galles e Scozia, ed è costituito da centinaia di iscrizioni attestati tra il V e il VI secondo d.C. Questa scrittura nacque in onore del Dio Ogme, dio della poesia e della lingua, caro ai celti. Consiste in una serie di incisioni rettile disposte in diverse combinazioni ai lati di una linea centrale; ogni lettera ha il nome di un vegetale. Sono presenti 20 segni: - Cinque vocali: rappresentate da cerchietti - Tre gruppi di consonanti (15 consonanti): distinte in base alla combinazione e al numero degli intagli I tre gruppi di consonanti si distinguono per inclinazione obliqua e per orientamento, un gruppo a destra e un gruppo a sinistra. I testi son giunti a noi tramite pietre e legno. ALFABETO GOTICO I goti erano un’antica popolazione germanica. Inizialmente disponevano delle rune, legate al mondo esoterico e ai testi pagani. L’alfabeto runico non era adatto ai testi lunghi, così i goti crearono una scrittura più semplice e versatile: → il vescovo cristiano Wulfila cercava di evangelizzare il suo popolo facendo conoscere la bibbia che tradusse e inventò l’alfabeto gotico, con l’intenzione di mantenere al suo popolo una propria identità e che non si perdesse nella latinizzazione. L’alfabeto gotico è composto da 25 segni in totale: - 6 lettere dell’alfabeto runico (le prime) [futhark] - 2 lettere dall’alfabeto latino - Maiuscola greca Scrittura di creazione e originale. Manoscritto contenente la traduzione del nuovo Testamento in lingua gotica. Realizzato probabilmente all’inizio del VI secolo, è una delle traduzioni più antiche in assoluto. Scritto su pergamena rossa in caratteri oro e argento. → testo liturgico, traduzione in gotico del Vangelo di Matteo Codex Argentus 16 ALFABETO GLAGOLITICO → la parola glagolitico deriva da “glagol” che in slavo significa “parola”. L’alfabeto glagolitico venne utilizzato dalle popolazioni slave (Russia, Ucraina, Polonia), composto da 40 lettere, ed è di derivazione dall’alfabeto greco corsivo, ma presenta anche segni che rimandano al copto e all’ebraico. Gli inventori sono i santi Cirillo e Metodio: due missionari mandati ad evangelizzare i popoli slavi e, per favorire la conversione, crearono questo alfabeto. Inizialmente venne utilizzato per la creazione di testi religiosi e, successivamente si diffuse fino ai Balcani andando incontro ad una profonda evoluzione → nascita dell’alfabeto cirillico, alfabeto per copia del modello La chiesa slava decise di utilizzare questo nuovo alfabeto come scrittura ufficiale. È l’alfabeto che presenta il maggior numero di segni tra tutti gli alfabeti; oggi è utilizzata in Russia. Alfabeto russo ALFABETO LATINO I romani erano un modesto popolo di contadini e pastori situati lungo il fiume Tevere. Si trovavano in mezzo due grandi popolazioni: gli etruschi e i greci, e, per il proprio alfabeto presero a modello quello etrusco. La scrittura, inizialmente, era utilizzata da pochi, principalmente da religiosi e studiosi → possedere la scrittura significava potere e possibilità di manipolare il popolo La sua evoluzione presenta una serie di stili diversi: stile quadrato, attuario e corsivo. Quando la potenza romana divenne egemonica, il latino si espanse e si impose come la lingua più diffusa: il mondo divenne bilingue; in Oriente i popoli parlavano il greco, mentre in Occidente si usava il latino, lingua universale e della scienza. L’alfabeto latino rimase la lingua dominante in Italia per moltissimi secoli, fino al 1200, ma pochi continuarono ad usarlo: si verificò una biforcazione - Latino: sapienti, religiosi e intellettuali - Lingue nazionali: biforchi → nel corso dei secoli, il latino subì una serie di cambiamenti e riforme L’invenzione della stampa determinò una decisiva svolta nella storia della scrittura: nel 1439, quando Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili, il primo testo della storia, realizzato con la nuova tecnica, la Sacra Bibbia in latino. ALFABETI INVENTATI Gli alfabeti inventati sono scritture create per diversi motivi, spesso partendo da zero e con un fine particolare. → non sono scritture tradizionali SCRITTURA DI ILDEGARDA DI BINGEN Ildegarda di Bingen era una monaca benedettina cristiana, scrittrice e teologa tedesca, oggi, venerata come Santa dalla Chiesa cattolica. Ella creò un alfabeto per poter esprimere ciò che le veniva raccontato in visione da Dio. È composta da 23 segni: litteræ ignotæ, considerata un codice segreto, attraverso il quale Ildegarda raccontò le rivelazioni su sé e sul mondo → scrittura epifanica 17 MANOSCRITTO VOYNICH Nel 1912, un mercante polacco, Wilfrid Voynich, scoprì un manoscritto particolare, un libro illustrato con immagini fantastiche (fiori, piante, silhouette di donne, segni alchemici ecc.). A prima vista, sembra un’enciclopedia della scienza, un manuale medico, perché il libro era datato al XV secolo, periodo in cui la medicina era una mescolanza di alchimia, astrologia ed erboristeria. → scrittura indecifrabile, una sorta di codice criptato L’ inventario dei segni parla di 30 segni, che si ripetono moltissime volte. Il manoscritto non è ancora stato decifrato. La scrittura può essere utilizzata come codice criptico, come gioco di fantasia o può avere un fine prettamente estetico. CODEX SERAPHINIANUS In Italia, Luigi Serafini, nel 1981, scrisse un’enciclopedia illustrata di un mondo immaginario. Questa presenta dei segni grafici che sembrano scarabocchi, che si mescolano con immagini. Luigi volle produrre un’enciclopedia illustrata che volutamente non avesse un senso: si è posto nei panni di un bambino piccolo, che osserva il mondo affascinato, ma senza conoscerne la scrittura. L’enciclopedia si chiama “Codex Seraphinus”ed è una scrittura asemica, senza significato, perché l’osservazione è posta dagli occhi di un bambino. SILLABARIO PAHAWH HMONG In Vietnam, un contadino analfabeta, Shong Lue Yang, aveva spesso delle visioni di spiriti e di anime. Una notte del 1959, sognò due spiriti celesti che, tra il fumo e l’oppio, gli rivelarono una scrittura, intimandogli di trasmetterla al popolo: nacque il sillabario Pahawh Hmong. Questa scrittura, divenne uno strumento di emancipazione, usata dal popolo Hmong e Khmu per non essere più sottomesso al regime comunista. Da quel momento Shong divenne una sorta di santone per il popolo, un personaggio “over line” → venerato con il titolo di “madre della scrittura”, perché pioniere della cultura e della civilizzazione [Shong Lue Yang venne assassinato dal regime] SILLABARIO CHEROKEE Nell’America del Nord, alla fine del 1700, un commerciante d’argento di nome Sequoyah, popolo nativo americano Cherokee, notò che i bianchi utilizzavano la scrittura per registrare e ricordare lunghi discorsi e, che la scrittura dava loro potere. Da questo, decise anche lui di avere un meccanismo che gli permettesse di tenere conto di quanto 18 gli dovevano i suoi clienti: cominciò con un sistema di pittogrammi, ma abbandonò l’idea poiché troppo complicata, passo così a inventare segni che corrispondessero alla singole parole, ma i segni non bastavano mai. Alla fine, si rese conto che le parole erano composte da suoni che si ripetevano (sillabe) e iniziò a lavorare su 200 segni sillabici che poi ridusse a 85: sillabario Cherokee (non è un alfabeto in quanto ha un numero maggiore di segni). Questi segni derivano dall’alfabeto latino, da quello greco e dall’alfabeto etrusco ⇢ alfabeto di copia dell’idea di base → prima scrittura dei nativi americani: fu creata dopo 10 anni di tentativi nel 1821 Questo sillabario gode di grande considerazione linguistica in quanto è molto semplice, logico e adatto a rappresentare i suoni della sua lingua: uno dei casi meglio documentati in cui un sistema di scrittura nacque a partire da una semplice idea. Come Shong Lue Yang, anche Sequoyah divenne “madre della scrittura” e venne venerato. ALFABETO HAN’GUL Venne inventato nel 1446 in Corea per opera del re Seyong: prese ispirazione dai caratteri cinesi, da quelli mongoli e dai testi buddisti. ⇢ lingua nata per imitazione ALFABETO OGHAM Si diffuse in Irlanda (e in altre aree celtiche) nel VI secolo; si ispirò agli alfabeti diffusi nell’Europa continentale. ⇢ idea di fondo 19 20 CIVILTA' MINOICO-MICENEA Nel V millennio a.C. gli indoeuropei delle steppe della Russia meridionale emigrarono verso ovest e raggiunsero la Grecia. Quando si parla di popoli egeii, si fa riferimento a tutti quei popoli che si svilupparono a contatto con il Mar Egeo, che bagna le coste della Grecia, le sue isole e l’isola di Creta: Minoici: antichi abitanti dell’isola di Creta e, prendono il nome dal re Minosse Micenei: abitanti della città di Micene e delle altre città della Grecia continentale I due popoli coesisterono per secoli, ma successivamente i Micenei si sostituirono ai Monoici → si pensa che i motivi della scomparsa della civiltà micenea siano: terremoti, maremoti, invasioni di popolazioni straniere e guerre civili tra ricchi e poveri. La Grecia ha una conformazione territoriale interessante: a est confina con la Turchia (Anatolia), ovvero con il popolo degli ittiti, a nord confine con i Balcani e a sud di Creta, si trova l’Egitto, l’antica civiltà egiziana. Questo punto strategico permetteva incontri, scambi materiali e culturali (prestiti tra le lingue). La scoperta e lo studio del mondo minoico e miceneo va a Heinrich Schliemann (parte con l’archeologia), Arthur Evans (protagonista delle scoperte) e Michael Ventris (decifratore). HEINRICH SCHLIEMANN Le civiltà dell’antico Egeo erano scomparse senza lasciare traccia e l’unico indizio della preistoria della Grecia era legato ai racconti degli autori antichi, in particolare al racconto omerico. Heinrich Schliemann nacque in Germania nel 1822 e sin dalla più tenera età era un amante delle leggende e delle fiabe. Per Natale, il padre gli offre in regalo un libro intitolato “Storia Universale per bambini” che illustrava le vicende della guerra di Troia: Schliemann chiese al padre dove si trovasse la città, il padre ripose che si tratta di una leggenda inventata dai poeti e che Troia non è mai esistita. → nasce in lui il desiderio di scoprire la città Schliemann crebbe e sviluppò un incredibile senso degli affari: nel giro di poco tempo, durante e dopo la guerra di Crimea. Nel 1856, Schliemann si mise a studiare il greco moderno, dal greco moderno passò a quello antico: divenne in grado di tradurre gli autori antichi, in particolare Omero, credeva che i poemi di questo autore avrebbero potuto guidarlo nella sua impresa. Viaggiò intorno al globo e poi, nel 1868 si imbarcò per Corfù e poi per Itaca, per tentare di ritrovare i resti del palazzo di Ulisse: gli scavi si rivelarono deludenti, restituendo solo alcuni reperti antichi. L’interesse di Schliemann era Troia e, seguendo Omero come guida, s’imbarcò per la Turchia: molti pensavano che la città sorgesse sull’altura di Pinarbasi, ma per Schliemann doveva trovarsi più vicino alla costa e perciò decise di spostarsi sulla collina di Hissarlik, in quanto distanza del mare e la topografia territoriale corrispondevano a ciò che Omero aveva raccontato. Nel 1871 Schliemann iniziò gli scavi e sulla collina scoprì i resti della città di Troia, le porte di Scee e il tesoro di Priamo. 21 Elettrizzato dalla realizzazione del suo sogno, decise di tentare di scoprire anche Micene, città di Agamennone, vincitore della guerra di Troia. Nel 1874, Schliemann parte per Corinto, dove giace la fortezza di Micene, e comincia nuovi scavi. I lavori, però, si fermarono in quanto il governo turco cominciò un processo contro Schliemann per ottenere la restituzione della metà degli oggetti scoperti e portati via da Troia e, alla fine, Schliemann è condannato a pagare una somma di 10˙000 franchi aurei, ma egli manderà in compenso 50˙000 franchi → il ministro si commuove e Schliemann riacquista la fiducia del governo turco Ricominciano gli scavi a Micene dove vengono scoperte le antichissime tombe reali, ricche di corredi funebri preziosi (vasi in argilla, maschere d’oro, vestiti ornati d’oro, pietre preziose, braccialetti, orecchini, spille..), la porta dei leoni, le imponenti mura ciclopiche e la famosa maschera di Agamennone. Successivamente decise di esumare i resti della fortezza di Tirinto: dimora dei principi di Tirinto. A seguire, si recò a Creta a visitare il sito di Cnosso: l’area in cui Schliemann voleva iniziare gli scavi vi era piantato un oliveto e perciò bisognava acquistare i terreni. Cominciarono le trattative tra Schliemann e un proprietario cretese; il prezzo proposto n cambio del terreno è esorbitante, ma alla fine le due parti si mettono d’accordo per 40.000 franchi. Tuttavia Schliemann, prima di firmare l’atto notarile, decise di guardare la sua futura proprietà. Scopre quindi che nel frattempo il cretese ha spostato i confini del terreno. I due uomini litigano furiosamente, rompono le trattative e Schliemann abbandona l’idea di scavare il Palazzo di Cnosso. ARTHUR JOHN EVANS Arthur Evans nacque in Inghilterra nel 1852, figlio di un importante archeologo. Evans ha 20 circa quando Schliemann scopre i tesori di Micene e, davanti a questi ritrovamenti, rimane sorpreso. Cominciò a interrogarsi sul significato delle ricchezze provenienti dalle tombe a fosse della città di Agamennone e iniziò a ipotizzare che un sistema di scrittura analogo a quello ittiti fosse stato utilizzato nell’Egeo → i reperti rinvenuti testimoniavano l’esistenza di un potere forte nell’Argolide del II millennio a.C. Un antiquario vende ad Evans una pietra, dovrebbe provenire da Sparta, sulla quale sono incisi segni misteriosi che sembrano rappresentare dei pittogrammi. Evans avanzò una duplice ipotesi: o l’oggetto era di provenienza ittita oppure un sistema di scrittura d’ispirazione anatolica si era sviluppato in Grecia. Nel 1893, Evans si recò in Grecia e, ha la fortuna di trovare ad Atene altri sigilli incisi simili a quello comprato. Stabilì che tutte le pietre incise da lui acquistate provenivano da Creta; sapeva che il museo di Berlino possedeva una collezione importante di gemme antiche e, una volta in possesso di queste, Evans notò due cose in particolare: - I caratteri, battezzati geroglifici, incisi sulle pietre corrispondevano a quelli presenti sui documenti comprati ad Atene - Insieme dei segni sembrava costruire un sistema grafico coerente Nel 1894, sbarcò a Creta e in poco tempo riuscì ad accumulare una massa di dati ed elementi che provavano l’estrema antichità dell’isola. Viaggiando tra le varie città si imbatté in pietre galopetres o galouses, pietre del latte, produttrici di latte, che venivano portate al collo dalle donne convinte che questi piccoli talismani favorissero l’allattamento, però le stesse donne non sapevano interpretare la scrittura incisa su queste pietre. Percorrendo i villaggi, Evans fu in grado di mettere insieme una notevole collezione di pietre incise: l’ipotesi circa l’esistenza di una scrittura a Creta nel II millennio a.C. avrebbe ricevuto altre conferme. Su un vaso scoperto a Prodeomos Botsanou erano incisi segni che già sembravano aver perso il loro aspetto ideografico per evolvere verso un tipo di scrittura che Evans non esisteva a considerare alfabetica. Altrove ancora, in una grotta sul monte Diktè, laddove, secondo la leggenda si sarebbe rifugiata Rea per partorire Zeus, lontano dal pericoloso padre, fu rinvenuta una tavola per libagioni (tavola usata come vassoio per i sacrifici rivolti agli Dei). L’oggetto era in parte incompleto, ma sugli orli del vaso, si poteva ammirare un’iscrizione incisa in una scrittura più evoluta di quella geroglifica attestato sulle pietre del latte. Evans ipotizzò che esistesse un secondo sistema di scrittura che apparteneva solo a Creta: lineare A, chiamata così perché gli scribi che 22 l’avevano utilizzata ne avevano ordinato il testo seguendo una linea effettiva o immaginaria tracciata da sinistra verso destra. Scoppiò la rivoluzione cretese contro l’occupazione turca, ma Evans non interruppe le sue ricerche: quando Creta conquista l’indipendenza, Evans intraprese degli scavi in grande stile sul sito cretese di Cnosso. Durante le prime ricognizioni, si potevano scorgere resti di muri affioranti dal suolo e venne trovata una tavoletta in argilla bruciata recante un’iscrizione composta da segni che parevano essere elementi di scrittura, il reperto, però era stato trovato in superficie e non era databile. Evans acquistò tutti i terreni sotto i quali si presumeva fossero sepolti i resti del palazzo di Minosse. Nel 1900, si scoprì la prima tavoletta: la scrittura che contiene è identica a quella attestata dai contadini. Nel corso di sette campagne di scavi, Evans scavò il palazzo di Minosse → la tana del Minotauro e il labirinto della legenda, il capolavoro di Dedalo non erano creazioni immaginarie I documenti scritti emersi erano a centinaia. La stragrande maggioranza dei documenti iscritti provenienti da Cnosso erano redatti da una scrittura che Evans chiama lineare B, e che fu usata durante l’ultima fase della costruzione. Il Palazzo di Cnosso, meglio che in qualunque altro sito, permetteva di seguire l’evoluzione della scrittura attraverso la nascita, lo sviluppo e il declino delle scuole che avevano redatto i documenti in geroglifico, in lineare A e in lineare B. A partire dal 1905, Evans comincia a distinguere 3 periodi principali nell’età del bronzo: il bronzo antico, il bronzo medio e il bronzo tardo e, successivamente, in onore delle scoperte di Cnosso iniziò a distinguere la protostoria cretese in: Antico minoico Medio minoico Tardo minoico: quest’ultimo segnato dalla conquista cretese del continente greco Esistevano contatti tra Creta e il continente nel bronzo tardo, ma questi contatti erano prestiti dalla Grecia continentale e ciò contraddiceva le teorie di Evans. CARL BLEGEN Altro centro importante era la Grecia continentale, sede della scoperta di un altro grande sito omerico, Pilo. Carl Blegen, uno dei più eminenti specialisti della preistoria greca, si mise alla ricerca del palazzo disperso di uno dei re che aveva combattuto sotto le mura di Troia. Il luogo dove si trovava Pilo era da sempre oggetto di accesi dibattiti e così, come Schliemann, anche Blegen scelse di affidarsi alle indicazioni di Omero e di cercare Pilo di Nestore in Messina. Blegen intraprese una ricognizione sistematica, individuò un collina cosparsa di cocci micenei e resti antichi e, nel 1939, ottenne dal governo greco il permesso di iniziare gli scavi: portarono alla luce il palazzo di Nestore e 600 tavolette in lineare B, simili a quelle scoperte da Evans a Cnosso → i documenti in lineare B erano chiaramente scritti nella stessa lingua usati nei testi di Cnosso Pilo e Cnosso hanno restituito il maggior numero di tavolette in lineare B. MICHAEL VENTRIS Nel 1936, si tenne a Londra una mostra in cui venne invitato Arthur Evans a tenere una conferenza: tra il pubblico, Michael Ventris, giovane di quattordici anni appassionato dalle scritture antiche e degli enigmi che pongono → rimase affascinato e commosso dal mondo greco discusso da Evans, che Ventris promise a sé stesso di diventare un giorno il decifratore dei testi cretesi [partecipò alla seconda guerra mondiale e si occupò della decifrazione dei messaggi bellici] 23 TEMA DELLA DECIFRAZIONE Per decifrare una scrittura sconosciuta occorre avere a disposizione 4 condizioni fondamentali: Avere un’idea relativamente chiara del contenuto del testo Avere un’idea abbastanza precisa del sistema di scrittura utilizzato Disporre di un elemento in grado di suggerire un’ipotesi di partenza Disporre di un numero di segni abbastanza elevato che consenta di valutare le eventuali ipotesi di decifrazione Non è importante solo la quantità della documentazione, ma anche la qualità, ossia la presenza di differenziazione tra di essi. Un altro caso che può aiutare è disporre di un testo bilingue per poter fare dei confronti → esempio la Stele di Rosetta; Champollion è stato aiutato dalle quattro condizioni per riuscire a decifrare la stele A Creta sono esistite delle forme di prescritttura: la prima scrittura di tutta Europa nasce qui. Tra il III e il II millennio a.C. sono attestate tre tipologie di scrittura: GEROGLIFICO CRETESE: attestato tra i primi anni del 2000 e il 1650 a.C., la durata temporale è limitata: circa 400/500 anni. Le iscrizioni si concentrano nella pare orientale e centro-settentrionale di Creta. Furono scoperte da Evans a Cnosso nel 1900. Fuori da Creta non sono state trovate altre documentazioni in geroglifico cretese, questo significa che non si è espanso. I testi sono principalmente di tipo amministrativo, prevalentemente su argilla e su pietra. Le tipologie di testo possono essere molto diverse, ma sono principalmente: - Barre a 4 facce: forma di parallelepipedo quadrangolare allungato. Spesso avevano un foro ad un’estremità - Lame a 2 facce: documenti allungati con un’estremità appuntita a forma di triangolo - Medaglioni: a forma di discoide con un piccolo foro (maggior parte dei testi) - Tavolette: in argilla o in pietra. La forma è allungata e potevano essere a forma di foglia di palma o a formato di foglio di pagina - Sigilli in pietra Sono stati ritrovati all’incirca 350 testi e soni stati classificati circa 96 segni. Si tratta di una scrittura sillabica dove ogni segno corrisponde ad una sillaba costituite da consonante + vocale o solo da vocale. Erano presenti anche ideogrammi e determinativi e, sono stati ritrovati diversi segni numerici: sistema decimale. Non presentava una direzione di scrittura standard. → scrittura non decifrata: non si disponeva di un’ipotesi di partenza e i testi a disposizione erano troppo pochi. LINEARE A: apparteneva alla civiltà minoica; il nome dato deriva dal fatto che la scrittura seguiva una linea immaginaria. Si tratta di una scrittura logosillbica che comprendeva sia ideogrammi che sillabogrammi. È destrorsa, quindi la direzione di scrittura va da sinistra a destra. Vi sono circa 100 sillabogrammi e 70 ideogrammi, in più vengono utilizzate anche le cifre: utilizzo contabile e amministrativo. La lineare A è documentata su tutta l’isola di Creta e, in minima parte, anche fuori dall’isola e sulle coste dell’Asia minore. Sono state trovate all’incirca 1500 iscrizioni su tavolette d’argilla, molte diffuse erano le tavolette di libagione: vasi di pietra con iscrizioni utilizzati con finalità religiosi. Offrire prodotti agli dei. → scrittura non decifrata: non si disponeva di un’ipotesi di partenza. Inizialmente si credeva che ci fosse qualche parallelismo e somiglianza tra la lineare A e la lineare B, ma anche se le due scritture presentano alcuni segni omografi non significa che gli stessi siano anche omofoni. Il numero dei documenti era troppo basso. - omografia: segni con uguale forma - omofonia: segni con suono uguale Perché sulle stessa isola sono state usate due scrittura tanto differenti? A. Probabilmente le due scritture registravano due lingue diverse: il fatto che il geroglifico si sia limitato ad alcune parti dell’isola, mentre la lineare A si sia estesa, fa pensare che ci fossero due diversi regni all’interno di Creta e, il regno che utilizza la lineare A avesse prevalso B. Luois Godart sostiene che le due scritture sono nate per due esigenze diverse 24 CONDIZIONI DI ILLEGGIBILITÀ DI UNA SCRITTURA In alcuni casi la decifrazione della scrittura può presentare maggiori difficoltà: Se la lingua è nota, ma la scrittura è ignota: caso citato da L. Godart, il persiano antico decifrato nel 1802 dal tedesco Grotefend. Il persiano era in caratteri cuneiformi non ancora noti, ma la lingua, in parte, era comprensibile perché i testi avertici riportavano nomi analoghi Se la scrittura è nota, ma la lingua è ignota: il caso dell’etrusco. L’alfabeto ha caratteri greci leggibili, ma la lingua non è nota Se sia la scrittura che la lingua sono ignote: caso peggiore; il Disco di Festo e della lineare B Prima che Micheal Ventris decifrasse, nel 1952, il lineare B, vi furono una serie di intuizioni: - Arthur Evans: aveva scoperto molti reperti e aveva capito che si trattava di una scrittura in cui coesistevano sia sillabogrammi, sia ideogrammi e cifre. Aveva notato che il Lineare B presentava segni simili alla lineare A e al sillabario Cipriota classico: creò una griglia in cui inserì i segni simili tra le varie scrittura che corrispondevano allo stesso suono - George Smith: aveva decifrato il sillabario Cipriota classico scoprendo che esso nascondeva il greco - Carl Blegen: aveva scoperto moltissimi documenti in lineare B a Pilo - Alice Kober: studiosa americana, importante per la decifrazione della lineare B. Nei suoi studi si era accorta che c’erano delle parole che presentavano una successione di segni simili che cambiavano solo nella parte finale: caratteristica delle lingue flessive; la lingua dietro alla lineare B era una lingua flessiva. Aveva intuito che la lineare B distinguesse i generi: il logorammo del maschio presentava dei segni vicini con una specifica terminazione, mentre il logorammo della donna aveva un’altra terminazione. Aveva anche individuato delle formule a fine delle tavolette che indicavano un totale: registrazioni contabili di animali e oggetti. → le scoperte vengono pubblicate ne “terzetti di Alice Kober” - Emmet L.Bennet: aveva classificato tutte le tavolette di Pilo e aveva contatto tutti i segni notando le differenze LINEARE B: scrittura decifrata da Michael Ventris utilizzando il metodo statistico combinatorio che permette la creazione di un repertorio di segni. Serviva per capire quante volte un segno ricorre all’interno della stessa parola e quante volte si trova al suo inizio, centro o alla fine, in quanto la posizione aiuta a capire se si tratta di consonanti o vocali. Confermò la scoperta della distinzione dei generi di Kober. Siccome il lineare B proveniva anche da Creta, si cerca all’interno di molte tavolette cretesi dei segni che corrispondessero ai nomi di luogo… il suo metodo stava funzionando. Chiese aiuto a John Chadwick e, insieme, i due scoprirono che il lineare B notava un greco molto antico, che chiamarono greco miceneo. La lineare B è una scrittura logosillabica che utilizza determinativi e cifre. Sono stati ritrovati oltre 6000 testi nelle città di Cnosso, Micene, Pilo, Tebe e Tirinto. Si scriveva su tavolette di argilla, ma si facevano anche delle iscrizioni sui vasi. I documenti in argilla potevano essere di due tipologie: a forma di pagina e a forma di palma. In totale ha 90 segni. La decifrazione di questa scrittura è fondamentale per la storia greca: informazioni molto importanti sulla civiltà micenea. I micenei arrivarono a Creta e la trovarono abitata dai minoici; le due popolazioni convissero per alcuni secoli, ma quando i minoici entrarono in crisi, la civiltà micenea subentrò. I micenei presero il sistema di scrittura già esistente e lo modificarono in base alle necessità della loro lingua. Sono presenti: ideogrammi (cavallo, puledro e asino) usati per far capire agli analfabeti di cosa si stava parlando, segni fonetici (vocale o consonante+vocale) e numeri (sistema decimale) → i testi possono essere letti utilizzando i sillabogrammi e i trattini Tavolette di Cnosso 25 ISOLA DI CIPRO Isola attigua alla Grecia dove nacquero due sistemi di scrittura: SILLABARIO CIPRIOTA CLASSICO: sistema di scrittura decifrato da Smith a fine 1800. Si scoprì che che era caratterizzato da segni che erano presenti anche nella lineare B: l’omografia corrisponde con l’omofonia. Per la decifrazione è stato trovato un documento bilingue che riporta il cipriota e il fenicio: ha permesso di leggere una serie di segni e arrivare alla decifrazione. Il sillabario presenta 60 segni circa. I testi conservati sono epigrafe pubbliche e private, ossia iscrizioni su diversi materiali, soprattutto su pietra, che riportavano decreti e leggi o iniziative a problemi. Il testo più lungo ritrovato è il “Bronzo di Idalion”: documento (tavola di bronzo del 480-470 a.C.) che sanciva una convenzione tra un medico e la città di Idillio durante un episodio di guerra contro i persiani. La decifrazione del sillabario cipriota classico ha portato alla luce il fatto che l’isola di Cipro è stata conquistata dai greci e, che la lingua nascosta era il greco; l’interpretazione ha aiutato nella decifrazione della lineare B CIPRO MISTO: secondo sistema di scrittura definito da Arthur Evans con il termine “Cipro-minoico”. Questa scrittura ricorda molto la scrittura cretese Lineare A. Il Cipro minoico è stato utilizzato a partire dal XVI secolo a.C. ed è suddiviso in 3 repertori che presentano delle varianti: - Cipro minoico 1 (CM1): è la lingua della popolazione cipriota autoctona (ciprioti del posto). È la più diffusa per estensione geografica e cronologica. Presenta all’incirca 100 segni /sillabario/. - Cipro minoico 2 (CM2): sistema grafico utilizzato da un gruppo etnico straniero installato nell’isola di Cipro. Scrittura limitata nel tempo e anche a livello geografico. Presenta un altro repertorio di segni grafici: i testi più importante sono “tavolette di argilla di Enkomi”. - Cipro minoico 3 (CM3): scrittura più attesta fuori dall’isola, principalmente nella città di Ugarit (costa siriana). Scrittura importata da un gruppo di coloni ciprioti stanziati in quella zona. Il cipro minoico 2 e 3 hanno una derivazione diretta dalla lineare A e, successivamente, hanno generato il Sillabario cipriota classico. I testi in totale sono 217 e perciò, il cipro minoico non è stato decifrato. DISCO DI FESTO Festo località dell’isola di Creta. Nel luglio del 1908, l’architetto Luigi Pernier, scavando all’esterno del palazzo minoico di Festo trovo Disco di Festo: piccolo manufatto a forma circolare non perfetta, realizzato in argilla rossa pulita e depurata → intenzionalmente creato per essere conservato; si tratta di un documento opistografo, scritto da entrambi i lati. Presenta una serie di novità: - L’argilla utilizzata è maggiormente lavorata e conservata nelle migliori condizioni - I segni sono stati impressi con punzoni, timbri che si utilizzavano per incidere il materiale, probabilmente 45 punzoni in oro Si tratta di una scrittura sillabica in quanto presenta un centinaio di segni, circa 242, non sono presenti segni numeri e nemmeno gli ideogrammi Lato A: riportati 31 gruppi di segni per un totale di 123 Lato B: riportati 30 gruppi di segni per un totale di 118 Il ductus era spiraliforme: la scrittura iniziava dalla periferia e proseguiva verso il centro → motivi paleografici hanno fatto capire l’andamento All’epoca doveva essere un testo molto importante, probabilmente sacro, realizzato in circostanze straordinarie. Oggi è considerato un testo molto importante in quanto per la prima volta, nella storia della scrittura europea, venivano utilizzati i caratteri mobili per creare dei testi. Il disco era stato scoperto nella città di Festo, in un ambiente archeologicamente disturbato: erano stati trovati moltissimi reperti di epoche differenti tra loro. Ci sono delle ipotesi sulla sua possibile provenienza: le principali sono che sia autoctono (Creta) o che sia di importazione estera. 26 Le raffigurazioni sul disco permettono di capire il territorio e il popolo di appartenenza. Anche la datazione in questo contesto è difficile in quanto i segni rimandano a epoche diverse → gli studiosi pensano che sia un testo cretese. Alcuni segni sono uguali a quelli della lineare A, ma troppi pochi per consentire delle congetture o collegamenti. Sono stati confrontati i segni con ciò che si conosce delle altre culture: provenienze dell’argilla, la sua qualità, le rappresentazioni, ma non si risale alla provenienza. Il testo non è stato decifrato: si conosce il sistema di scrittura, ma sono presenti troppi pochi segni per poter fare delle congetture e non ci son corrispondenze con nessun altro tipo di documento → considerato documento isolato, uno dei casi più difficili di decifrazione. MICENE Ingresso attraverso il quale si accede alla città di Micene cinta dalle mura ciclopiche. È un ingresso molto ampio (alto 3m). L’architrave sostiene due leoni acefali, senza testa, che si trovano l’uno di fronte all’altro con al centro una colonna. La colonna è un simbolo sacro che rappresenta la divinità ed è posta in verticale perché fa riferimento al legame tra terra e cielo. Il leone è simbolo di forza e potenza → l’ingresso è una metafora che racchiude il popolo miceneo, forte e Porta dei leoni coraggiosa. Il complesso tombale fu scoperto da Schliemann nel 1879. Sono tombe che richiamano la forma delle abitazioni: molto spaziose con un vero e proprio ingresso. → rappresenta l’usanze micenea di costruire le tombe a forma di case (anche in mezzo alle case stesse) perché i morti dovevano continuare a vivere insieme ai lori cari in vita; tutti i membri della famiglia dovevano rimanere insieme anche nella morte. Si ha dei nuclei tombali con oltre 100 individui all’interno. All’interno delle tombe era solito trovare corredi, gioielli e manufatti dovuti al desiderio di far vivere nella morte la persona amata. Tomba di Atreo Micene è considerata la terra di Agamennone, grande re che aveva condotto i greci nella guerra di Troia. È una maschera realizzata interamente in oro, che rappresentava (probabilmente) un sovrano scomparso. I micenei avevano un’usanza romantica: conservare un ricordo del volto del familiare amato → venivano spesso realizzate maschere in modo da rappresentare e ricordare L’oro rappresentava il rispetto, la preziosità e la nobiltà della persona. Maschera di Agamennone È un sito archeologico dell’età del bronzo di Creta, scoperto da Arthur Evans. Sorge a Cnosso, nella parte centrale dell’isola. Il palazzo rappresenta un emblema urbanistico: costruzione palaziale tipica della civiltà minoica e micenea ed è molto articolata e complessa. La parte centrale ospitava un cortile detto megaron e all’interno degli spazi conteneva moltissimi affreschi. La piantina del palazzo veniva chiamata dabrus o labrus da cui deriva il termine labirinto per la vastità e complessità degli spazi, ma significa anche ascia bipenne, un’ascia a due anse, simbolo sacro per Creta. Palazzo di Cnosso 27 L’affresco rappresenta la tauromachia: lotta con il toro, sport molto diffuso all’epoca. La tauromachia consisteva in un salto e una serie di acrobazie sulla schiena del toro fatti da un’acrobata, mentre altri due personaggi tenevano l’animale per le corna → mostrare agilità, destrezza e coraggio. Affresco tauromachia I temi legati all’arte e alle rappresentazioni minoico-micenee rappresentano la visione positiva e serena della vita. Principalmente vengono rappresentati gli animali, quelli sacri, sotto forma di vasi, tavolette e gioielli. Vengono raffigurate anche scene di vita sportiva, lavori e attività quotidiane. È un gioiello realizzato in oro: due api Il polpo viene raffigurato vicine che hanno in centro una goccia frequentemente sui vasi. di miele → simbolo che fa capire quanto la → l’apicoltura e la lavorazione del società sia legata al mare. miele erano molto diffuse, anche l’oreficeria cretese e micenea era molto sviluppata e qualitativa. Vaso di polpo Spilla d’oro Dea principale: signora potente, colei che può. Dea madre legata alla terra, alla vegetazione e all’agricoltura: viene rappresentata con dei serpenti nelle mani (simboli di fertilità e del legame con la terra). In testa un gatto considerato sacro (influenza egiziana). → il gatto è l’animale che scaccia i topi, i quali minacciano i raccolti immagazzinati; simbolo della fertilità sacra. Dea Madre Potnia → rhyton: coppa, contenitore forato Il muso di toro è stato realizzato in steatite con le corna in oro puro. È il simbolo di Creta, più specificatamente di Minosse e del Minotauro. Rhyton 28 CIVILTA' MINOICA La civiltà minoica è una civiltà palaziale: il palazzo era il centro della società minoica. Il palazzo aveva 4 funzioni fondamentali: I. Funziona economica: distribuzione dei beni ai sudditi che il re preleva sul territorio. Nel palazzo esistevano delle stanze adibite all’archivio e botteghe dove venivano conservati i prodotti II. Funzione politica: la civiltà palaziale era un monarchia. Il palazzo era sede del sovrano che comandava nel palazzo stesso e su tutto il territorio. La funzione politica consisteva nella distribuzione del potere ai sottoposti nella creazione di leggi, decreti, norme… III. Funzione amministrativa: il palazzo emanava decisioni. Si gestiva le entrate e le uscite di beni, conflitti e ruoli IV. Funzione religiosa: tutela della religione di Stato. Il re era stato nominato per volontà degli dei. Il monarca si relazionava con una casta di sacerdoti e all’interno del palazzo vi era un’area sacra Le civiltà palaziali erano molto evolute e presto si sentì il bisogno di possedere una scrittura legata a necessità burocratiche e amministrative → occorreva documentare tutto ciò che avveniva nel palazzo, particolarmente per quanto riguarda movimenti legati al lavoro e all’economia. Nacquero le prescritture che comprendevano le cretule d’argilla e i sigilli su cui erano impressi dei simboli. Nel 1970, a Salamanca, in Spagna, ci fu una convenzione interazionale che definì alcune caratteristiche del sistema grafico. Vennero definite alcune sigle acrofoniche come alcuni acronimi per il luogo di ritrovamento dei documenti: - MY per Micene - KN per Cnosso - TI per Tirinto - TH per Tebe - PY per Pilo. I documenti vennero classificati anche in base alla classe di appartenenza: - A-B registrazioni di persone - C-D registrazioni di animali - E-U registrazioni di prodotti agricoli o artigianali Esistono due metodi di sepoltura: Metodo dell’inumazione: in humus, sotto terra, i corpi venivano seppelliti sotto terra dentro a casse funebri → metodo preferito in quanto la persona cara era fisicamente presente Metodo della cremazione: si sviluppò successivamente 29 CIVILTA' MICENEA Anche la civiltà micenea era una civiltà palaziale. Le iscrizioni micenee venivano realizzate su testi dipinti in argilla o in pietra/legno, ma anche su vasi, poi le tavolette venivano riposte in cassetti di legno e poi archiviate sui scaffali nei magazzini. Gli scribi erano coloro che redigevano le tavolette e questo, conferiva a loro una forma di potere. → alcune tavolette risultano plasmate da bambini e questo fa intuire che fosse ben diffuso il lavoro minorile RELIGIONE La religione micenea era una religione di Stato. Gli spazi del sacro dei micenei erano di due tipologie: Santuari urbani: luoghi di culto all’interno dei Palazzi e nelle città Santuari extra-urbani: luoghi di culto fuori dalla città. I santuari di vetta, i più importanti, erano ubicati sulle cime delle montagne Il momento di culto si sviluppava in diverse modalità: - Processioni: avvenivano verso il luogo di culto per donare delle offerte. Sono stati ritrovati diversi affreschi che rappresentavano uomini e donne che si recavano in luoghi di culto con delle offerte - Riti particolare - Sacrifici: sacrifici di animali. Diffuso il suovetaurilia, il sacrificio di un maiale, una pecora e un toro Il personale religioso era costituito da: sacerdote o sacerdotesse, i servi e le serve di Dio che, godevano di molti privilegi e, infine, gli indovini che interpretavano i segni della natura e leggevano il futuro. La religione dei micenei era politeista e comprendeva numerose divinità: - Dea Potnia: una delle più importanti; dea madre - Poseidone: anticamente era un dio agrario e della terra, successivamente divenne il dio del mare - Dea Ilitizia: dea del parto - Zeus: dio del cielo - Dioniso: dio del vino, delle vite - Apollo: dio dell’intelletto, musica e delle scienze - Hermes: messaggero di Zeus e protettore dei viaggiatori L’interpretazione della teonimia, scienza che studia l’origine, il significato e l’evoluzione dei nomi propri delle divinità, ha delle complessità e non è immediato il capire a quale divinità si sta facendo riferimento in quanto alcune di esse hanno subito un cambio di funzione dovuto alla differenziazione religiosa. STRUTTURA POLITICA, AMMINISTRATIVA E SOCIALE La civiltà micenea aveva una struttura fortemente gerarchica: Re: si chiama Wanax, “signore”. Viene citato molte volte nei testi dove viene specificato che il uso potere si estende su tutto il regno e gli sono riservate delle offerte. È presente una regina, citata nei testi come “signora”. → il titolo più alto per il re è “signore delle bipenne”, capo supremo con potere politico e religioso Lawagetas: colui che guida il popolo in armi. Il capo guerriero deteneva il potere militare e collaborava con il re Basileus: rappresentava il capo di un’unità territoriale periferica Damos: il resto della popolazione Doulos: servi e schiavi. Si trattava di prigionieri di guerra e persone cadute in disgrazia Esisteva un consiglio degli anziani che avevano il compito di decidere utilizzando le esperienze maturate nel corso della vita. La civiltà micenea era bellicosa e potente dal punto di vista militare → nelle tavolette sono state ritrovate molte informazioni sulle guerre e sulle armi utilizzate STRUTTURA ECONOMICA Le tavolette, gli elenchi di informazioni rinvenuti e i documenti iconografici permettono di conoscere la struttura economica micenea. Nel settore dell’agricoltura, i lavoratori venivano pagati in natura tramite la ridistribuzione dei beni. Erano diffuse molte specie di cereali: grano, orzo, sesamo, lino e coriandolo. 30 Venivano prodotti anche l’olio e il vino, molto consumato e veniva aromatizzato con la resina di pino e il miele, diffusi anche i vini prodotti con frutti di bosco e mirto; documentata anche la produzione della birra e dell’idromele → sono stati ritrovati una serie di terrazzamenti e di sistemi idraulici che hanno permesso di ricostruire quali fossero gli alimenti prediletti dai micenei. Si prediligeva una dieta mediterranea: alimentazione basata sul consumo di cereali, legumi, frutta e pesce; la carne era consumata solo dai ricchi. L’allevamento era diffuso e fondamentale per i micenei: delle vere e proprie stalle in cui erano presenti quasi tutti gli animali domestici (tutt’ora diffusi). Il fine era quello di produrre carne, ma soprattutto produrre latticini e lana. La lana veniva lavorata e diventava merce di scambio o utilizzata per creare abiti. Esisteva un sistema di tassazione che forniva informazioni fiscali sulle terre e su come venivano lavorate. IL LAVORO Esistevano tante tipologie di lavori. Era presente una iperscpecializzazione del lavoro. I settori maggiormente documentati erano: Settore primario: riguardava l’agricoltura e l’allevamento Settore secondario: riguardava l’artigianato e il commercio (specialmente vasi e ceramica) Settore terziario: costituito dai addetti al palazzo, addetti al tempio e all’esercito Documentati anche i settori dell’oreficeria, metallurgia e gioielleria. LABORATORI PALAZIALI E COMMERCIO All’interno del palazzo esistevano dei laboratori in cui veniva fornita la materia prima agli operai, i quali la lavoravano e la trasformavano in un prodotto finale che diventava merce di esportazione. Era diffusa la lavorazione della ceramica in quanto i micenei erano appassionati di questo settore e, lo era anche la lavorazione dell’avorio. Il campo tessile era tra quelli sviluppati: principalmente il lino e la lana. Diffusa anche la manifattura di oli profumati: nelle tavolette sono documentati l’olio essenziale di rosa e di salvia utilizzati per l’alimentazione, per detergere il corpo, come offerta agli dei e venivano usati anche nelle fabbriche per rendere i tessuti più morbidi. Anche la lavorazione del vetro era molto accurata. Documentata anche la presenza e l’utilizzo delle erbe aromatiche impiegati nell’uso alimentare e farmaceutico naturale per alleviare i mali. Il ritrovamento di 6000 tavolette micenee ha permesso agli storici di ricostruire il quadro dell’intera civiltà che trapassò in quella greca, che poi crollò. Dopo la fase micenea per la Grecia iniziarono i secoli bui. Successivamente iniziò la Grecia di Omero. CONTATTI TRA LE POPOLAZIONI E CRETA Creta era considerata una crocevia tra l’Europa, l’Africa e l’Asia minore. Nell’età del bronzo Creta era molto ricca, fertile e favorita dal clima e iniziò a produrre una serie di prodotti di eccedenza (surplus). L’isola iniziò una serie di scambi, commerci e incontri con i popoli vicini e potè incrementare la sua ricchezza, il suo benessere e la sua potenza → si parla di talassocrazia cretese: potere sul mare e indica il controllo esercitato dall’isola di Creta sul mare. Anche con l’Egitto i commerci erano molto sviluppati e gli scribi egiziani indicavano il popolo cretese con il termine keftiu. Sempre in Egitto, nel corso degli scavi, furono ritrovati una serie di prodotti cretesi e viceversa a Creta vennero trovati molti prodotti di origine egiziana. I rapporti commerciali avevano convogliato anche molte credenze e culti. Dal punto di visto cronologico Evans suddivise la storia cretese in tre grandi momenti indicati con il termine “minoico”, a loro volta tripartiti: - Antico minoico (I-II-III) - Medio minoico (I-II-III) - Tardo minoico (I-II-III) 31 Successivamente venne proposto una nuova terminologia e cronologia anche per le Cicladi, isole dell’Egeo che ruotavano ciclicamente intorno all’isola di Delo. Questi periodi vennero nominati con il termine “cicladico” e t

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