Le Funzioni della Comunicazione PDF
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These lecture notes discuss the functions of communication, including social, phatic, and pragmatic functions. The notes are from a course on communication and information, and the author explores various aspects of how communication influences social interaction and human actions.
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Lezione 6: Le funzioni della comunicazione 2. Funzione sociale Creare e mantenere rapporti sociali e consentire il reciproco riconoscimento tra i soggetti è la seconda fondamentale della comunicazione. Questa funzione è legata alla «socievolezza», espressione coni...
Lezione 6: Le funzioni della comunicazione 2. Funzione sociale Creare e mantenere rapporti sociali e consentire il reciproco riconoscimento tra i soggetti è la seconda fondamentale della comunicazione. Questa funzione è legata alla «socievolezza», espressione coniata dal filosofo e sociologo tedesco Georg Simmel per indicare quella sorta di «istinto» per cui gli uomini hanno bisogno di essere in relazione con altri. Simmel collega la socievolezza umana al tipo di comunicazione che le è propria, cioè una comunicazione che non si qualifica essenzialmente per il suo contenuto (il «che cosa» si dice), ma per il fatto di consentire il contatto interpersonale, di fungere da tramite per la relazione stessa: «discorrere diventa legittimamente un fine in sé. In virtù del fatto di essere bilaterale per antonomasia – e di essere forse, a eccezione del ‘ guardarsi ’ , la forma di bilateralità più pura e sublime tra tutti i fenomeni sociologici in generale – il discorrere crea una relazione che non vuole affatto essere tale e in cui ciò che di solito è mera forma dell’interazione ne diviene il contenuto autosufficiente» (Simmel 1911). 3. Funzione fática Secondo Bronislaw Malinowski, antropologo di origine polacca, la comunicazione - a prescindere dal suo contenuto - serve per «legare gli interlocutori col vincolo di questo o quel sentimento sociale» e come tramite per stabilire dei «legami di unione personale tra gente riunita insieme». È qui presente l ’ idea che comunicare significhi mettere in comune qualcosa, condividere qualcosa, partecipare di qualcosa, come rivela la comune radice semantica di comunicazione con comunità e comunione. Malinowsky definisce questo uso del linguaggio comunione fática: stabilire con l’altro un rapporto di comunicazione che ha un valore in sé, un reciproco contatto e riconoscimento con l ’ altro come fonte di rassicurazione e benessere. Non a caso la funzione fática viene acquisita presto dai bambini, nei quali «la tendenza a comunicare precede la capacità di trasmettere o di ricevere un messaggio comunicativo» (Jakobson). L’oggetto della comunicazione è la stessa relazione tra le persone, il loro essere in relazione. 3. Funzione pragmatica «Fare cose con le parole». In questa celebre espressione del filosofo e linguista inglese John Austin è riassunta la terza funzione fondamentale della comunicazione, che può essere definita pragmatica. In che senso dunque comunicare è agire? In almeno tre sensi: 1) la comunicazione può servire a coordinare l’azione di più individui; 2) può promuovere, favorire o impedire l’azione (propria o di altri): 3) può costituire essa stessa un’azione. 3. Funzione pragmatica 1) La comunicazione può servire a coordinare l’azione di più individui. È ancora Malinowsky a suggerirci che la comunicazione è un mezzo che consente l’azione coordinata di un gruppo di uomini impegnati in un’attività pratica legata alla loro sussistenza, come la caccia, la pesca e, in generale, il lavoro. Riferendosi all ’ esempio di una battuta di pesca, Malinowski osserva che in questa azione orientata ad un determinato scopo: «tutti dovranno agire di concerto secondo certe regole stabilite dal costume e della tradizione. In ciò il discorso è mezzo necessario di comunicazione, strumento unico e indispensabile per creare quei legami senza i quali è impossibile l’azione umana unificata». Questa attività si svolge attraverso indicazioni reciproche come «fai entrare», «lascia andare», «spostati in là», «alza la rete» e si serve di termini tecnici riferiti alle azioni degli uomini e ai movimenti della preda, agli strumenti di lavoro e al loro uso, alle condizioni ambientali. Il significato e l’uso di ognuno di questi termini si specifica in relazione a quella esperienza pratica e a quella specifica situazione. O, per dirla con le parole di Malinowski, «le espressioni [linguistiche] sono incastonate nell’azione». 3. Funzione pragmatica 2) La comunicazione può promuovere, favorire o impedire l’azione (propria o di altri). La comunicazione influenza l ’ azione, come si vede in almeno due tipologie di atti comunicativi: a) gli atti in cui il parlante «obbliga» se stesso ad un’azione futura, si impegna ad assumere un certo comportamento: giuramenti, promesse, assunzione di impegni; b) atti «imperativi» che dirigono (in forma implicita o esplicita) il comportamento di altri: ordini, comandi, richieste, suppliche, consigli, avvertimenti, minacce, ammonimenti. 3. Funzione pragmatica 3) La comunicazione può costituire essa stessa un’azione. Dire in uno specifico contesto rituale o cerimoniale «io ti prendo come mio marito» o come «mia moglie» oppure «io ti battezzo», nominare qualcuno proprio successore o erede, conferire un titolo accademico di «dottore in Scienze della comunicazione»: sono tutti atti comunicativi che producono un effetto pratico sulle persone, ne cambiano oggettivamente lo status e la condizione di vita. In questo caso la forza perlocutoria (la capacità di «far accadere» un evento) non dipende solo dalle parole pronunciate, ma dal contesto istituzionale e cerimoniale in cui esse producono effetti (cosa che non vale al di fuori di quel contesto). Corso di Laurea: #corso# Insegnamento: Sociologia della Comunicazione e dell’Informazione Lezione n°: 6 Titolo: #titolo# Attività n°: #attività# Lezione 6/S1 (Sessione di studio 1) Le funzioni della comunicazione Corso di Laurea: #corso# Insegnamento: Sociologia della Comunicazione e dell’Informazione Lezione n°: 6 Titolo: #titolo# Attività n°: #attività# 4. Funzione identitaria Nella comunicazione si esprime l’identità, cioè si manifesta, si “rende noto” agli altri chi siamo. Ma, al tempo stesso, nella relazione comunicativa con gli altri si forma, si conferma e si modifica l’identità. L’identità (tema molto vasto che tratteremo qui senza pretesa di esaustività) comprende sia una dimensione individuale sia una dimensione sociale. Esistono due grandi modelli di definizione dell’identità. 1) Il primo presenta una struttura verticale e si compone di una pluralità di «strati» dell’identità che vanno da quelli più immediati e spontanei a quelli maggiormente condizionati e costruiti socialmente. Sono, ad esempio, i modelli di Freud (Es, Io e Super-Io) e di Mead (Io, Me, Sé). Corso di Laurea: #corso# Insegnamento: Sociologia della Comunicazione e dell’Informazione Lezione n°: 6 Titolo: #titolo# Attività n°: #attività# 4. Funzione identitaria 2) Il secondo modello presenta una struttura orizzontale e prevede una pluralità di Selves, cioè di espressioni identitarie che le persone assumono e interpretano nelle diverse situazioni e contesti. La versione più influente di questo modello è costituita dall’approccio drammaturgico di Goffman che sarà oggetto dell’unità didattica 7. Secondo Goffman, i personaggi e i ruoli che ognuno di noi recita nei diversi contesti e situazioni non sarebbero un’espressione, più o meno articolata e mediata, di una identità personale irriducibile, di un nucleo stabile della personalità, ma «un effetto drammaturgico che emerge da una scena che viene presentata». L’Io sociale che presentiamo agli altri non è dunque una «causa» di ciò che accade sulla scena dipendendo da una struttura originaria del soggetto agente, ma solo un «prodotto» della scena e delle aspettative degli altri che si concentrano su quel personaggio/ruolo. L’identità è perciò sempre e solo l’identità «sociale» conferita dall’assunzione di un certo ruolo. Corso di Laurea: #corso# Insegnamento: Sociologia della Comunicazione e dell’Informazione Lezione n°: 6 Titolo: #titolo# Attività n°: #attività# 5. Funzione metacomunicativa La quinta e ultima fondamentale funzione riguarda la comunicazione sulla comunicazione e si realizza quando il linguaggio parla di se stesso o la comunicazione si riferisce alla comunicazione stessa. Questa funzione, come osserva Bateson, è una specificità degli esseri umani e scaturisce dal fatto che essi sono consapevoli che «i loro segnali sono segnali» e, come tali, «possono essere creduti, non creduti, contraffatti, negati, amplificati, corretti». Nell’ambito delle scienze comunicative il metalinguaggio e la funzione metalinguistica sono stati messi a fuoco da Hjlmslev e Jakobson mentre il concetto di metacomunicazione è stato elevato a concetto centrale della teoria della comunicazione da Bateson, dai successivi esponenti della Scuola di Palo Alto e da Goffman in Frame Analysis. Sulla base delle loro analisi possiamo identificare tre accezioni principali del concetto. Corso di Laurea: #corso# Insegnamento: Sociologia della Comunicazione e dell’Informazione Lezione n°: 6 Titolo: #titolo# Attività n°: #attività# 5. Funzione metacomunicativa Prima accezione: spiegare il significato La funzione metalinguistica si realizza nella spiegazione del significato di una parola o di una locuzione. Essa serve a raccordare i processi di codifica e decodifica da parte dell’emittente e del destinatario e a verificare la compatibilità delle loro conoscenze del codice linguistico usato. Spesso nella comunicazione gli interlocutori controllano se stanno usando lo stesso co-dice chiedendo l’uno all’altro: «mi segui, capisci quello che sto dicendo?» o «che cosa intendi?» o «non ho capito, potresti chiarire meglio?». Seconda accezione: definire in che modo un certo messaggio debba essere inteso. La metacomunicazione fornisce una specie di istruzioni per l’uso sulla comunicazione in atto. Ad esempio un insegnante può richiamare l’attenzione dei suoi studenti dichiarando «attenzione, queste slide saranno oggetto di valutazione all’esame conclusivo». Nelle relazioni quo tidiane ricorriamo costantemente a indicazioni metacomunicative circa il modo con cui si deve considerare un enunciato o un gesto. Possiamo dire ad esempio «sto solo scherzando» o «guarda che non sto affatto scherzando». Ciò può avvenire anche attraverso segnali non verbali, ad esempio gridando o sorridendo, cambiando postura o avvicinandosi all’interlocutore. Corso di Laurea: #corso# Insegnamento: Sociologia della Comunicazione e dell’Informazione Lezione n°: 6 Titolo: #titolo# Attività n°: #attività# 5. Funzione metacomunicativa Terza accezione: «incorniciare», capacità di comunicare a diversi livelli di astrazione Quando noi osserviamo un’azione comunicativa e ci chiediamo «che cosa significa?» il più elementare livello di significato è quello per cui le cose sono come appaiono, cioè risultano immediatamente vere o, almeno, così le interpretiamo. Se ad esempio vediamo una persona che stringe i pugni e si scaglia contro di noi crediamo che ci voglia aggredire e cerchiamo di difenderci. Ma questo livello più immediato di comprensione degli eventi non è l’unico possibile. Accanto ad esso sono possibili altri «inquadramenti» che consentono di dare all’azione un significato diverso da quello che appare più immediato. Bateson propone varie esemplificazioni di questi inquadramenti che implicano un differente livello di astrazione rispetto a ciò che appare immediatamente: il gioco, la minaccia, l’inganno, il rituale o il processo terapeutico. Consideriamo il gioco. Il gioco è un’attività che crea un mondo, una porzione di realtà delimitata da precisi confini rispetto alla realtà circostante, con propri scopi e regole che i giocatori devono osservare. Corso di Laurea: #corso# Insegnamento: Sociologia della Comunicazione e dell’Informazione Lezione n°: 6 Titolo: #titolo# Attività n°: #attività# (segue dalla slide precedente) Bateson fa anche l’esempio della minaccia. Il pugno chiuso in gesto di minaccia è diverso dal pugno che viene sferrato per colpire. Anche in questo caso per com- prendere che si tratta di una minaccia e non di un tentativo di aggressione in atto devo operare un inquadramento che mi consenta di segnalare o di decodificare «questa è una minaccia». In tutte queste situazioni, per comprendere che cosa sta accadendo o in quale ordine di realtà ci si trova occorre mettere in atto un inquadramento metacomunicativo, cioè astrarre dal più immediato e semplice livello di significato per cogliere un significato ulteriore. Ciò avviene nella vita quotidiana come nei media. Pensiamo alla televisione: ogni programma esibisce particolari segnali e contrassegni esterni (sigle o altri paratesti) e interni (temi, linguaggi espressivi, modalità di presentazione) che lo rendano riconoscibile dal pubblico, consentendogli di capire «di che si tratta». Ciò permette ad esempio di distinguere se l’immagine di un uomo steso a terra in una pozza di sangue sia “vera”, cioè appartenga al genere dell’informazione, della notizia o del documento storico, o invece sia una finzione, una rappresentazione scenica della realtà per cui il sangue è costituito di succo di pomodoro e il morto (in realtà l’attore che impersona la vittima) si rialzerà. Nei casi in cui non vi siano segnali o contrassegni che classifichino e differenzino i contesti, o questi siano ignorati, rimossi o volutamente occultati, si possono creare molteplici equivoci o confusioni. Corso di Laurea: #corso# Insegnamento: Sociologia della Comunicazione e dell’Informazione Lezione n°: 6 Titolo: #titolo# Attività n°: #attività# Conclusioni Le cinque principali funzioni della comunicazione qui discusse sono state presentate separatamente per motivi analitici, ma ovviamente possono essere presenti simultaneamente in ogni relazione comunicativa. Quando al bar chiediamo «per favore un caffè», in questo enunciato sono presenti tutte le funzioni descritte. È presente la funzione informativa o referenziale con la quale indichiamo il caffè, cioè un determinato oggetto esistente nella realtà e non un altro (ad esempio un bicchiere di birra o una limonata). Ma la frase contiene anche la richiesta di compiere un’azione e istituisce una particolare relazione con l’interlocutore che ha i caratteri di una relazione di ruolo, quella tra un barista e un cliente. Nella frase inoltre è implicato l’aspetto della presentazione di sé (per esempio, attraverso la pronuncia, il soggetto può rivelare una certa origine regionale). Infine, la funzione metacomunicativa si manifesta nel fatto che ci sono tanti modi per chiedere un caffè: gentile, arrogante, svogliato, impaziente, autoritario. Lezione 6/S2 (Sessione di studio 2) Esercitazione: le funzioni della comunicazione (DI) Esercitazione In questa sessione di studio, che conclude il nostro percorso sulle funzioni della comunicazione, tenteremo di mettere in pratica i concetti analizzati nella sessioni precedenti. Scegliete una delle due seguenti situazioni reali a cui avete assistito recentemente: 1) Una coppia o un gruppo di persone che conversa al tavolo di un ristorante. 2) Uno studente che sostiene un esame orale. Osservate con attenzione, per almeno 10 minuti, l ’ interazione tra i partecipanti all’atto comunicativo: i commensali (ma anche i camerieri e le altre persone presenti nel ristorante) o il docente e lo studente (ma anche gli altri individui presenti nell ’ aula d ’ esame). Prendere appunti sul loro comportamento (gesti, postura, tono di voce etc.) e annotate quello che dicono. Esercitazione Sulla base della vostra osservazione, identificate e descrivete quali comportamenti comunicativi sono stati impiegati dia partecipanti all’interazione per: 1) conoscere e rappresentare la realtà (funzione referenziale); 2) creare, mantenere e modificare le relazioni sociali (funzione sociale); 3) produrre e coordinare l ’ azione (funzione pragmatica); 4) presentare un ’ immagine dell ’ io (funzione identitaria); 5) definire la comunicazione stessa (funzione metacomunicativa). La relazione, lunga non più di due cartelle, deve essere salvata dallo studente nel proprio portfolio con l’indicazione portfolio#4. Corso di Laurea: #corso# Insegnamento: #insegnamento# Lezione n°: #lezione# Titolo: #titolo# Attività n°: #attività# Lezione 6/S3 (Sessione di studio 3) Esercitazione: Domande di ripasso Corso di Laurea: #corso# Insegnamento: #insegnamento# Lezione n°: #lezione# Titolo: #titolo# Attività n°: #attività# Domande di ripasso Emittente e ricevente: in che relazione si trovano? Quali sono gli scopi e le norme della comunicazione nel modello di Gili e Colombo? Come viene condizionata la relazione comunicativa dal micro e dal macrocontesto? Parlare di ‘relazione comunicativa’ è diverso dal parlare di ‘comunicazione’? Qual è la specificità della sociologia nello studio della comunicazione? Quante e quali sono le funzioni della comunicazione?