Psicologia Generale: Personalità - PDF
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Università di Bologna
Paolo M. Russo
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Questi appunti forniscono una panoramica introduttiva sulla psicologia della personalità, concentrandosi sulle definizioni di personalità e temperamento. Vengono presentate distinzioni tra le prospettive comportamentiste, sociocognitive e interazioniste e le differenze tra temperamento e personalità. Inoltre, vengono introdotti concetti relativi a test per lo studio della personalità.
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Paolo M. Russo PSICOLOGIA GENERALE Personalità Definizioni di personalità Esistono numerose definizioni di “personalità”. Nel vostro libro di testo, viene avanzata questa definizione: La personalità può essere definita come l’insieme distintivo e caratteristico di...
Paolo M. Russo PSICOLOGIA GENERALE Personalità Definizioni di personalità Esistono numerose definizioni di “personalità”. Nel vostro libro di testo, viene avanzata questa definizione: La personalità può essere definita come l’insieme distintivo e caratteristico di pensieri, emozioni e comportamenti che definiscono lo stile personale con cui l'individuo interagisce con l'ambiente fisico e sociale. La definizione del termine è strettamente dipendente dall’impostazione utilizzata: ad esempio, nella prospettiva comportamentista la personalità non è che la somma dei copioni comportamentali selezionati dall'azione dell'ambiente, mentre nelle prospettive sociocognitive e interazioniste la personalità va intesa come un sistema aperto che analizza informazioni, genera degli schemi, reagendo e agendo in funzione dell'ambiente. Qual è la differenza fra i termini “temperamento” e “personalità”? Se è indubbio che l'utilizzo del termine temperamento, rispetto al termine personalità, implichi un'accentuazione dell'importanza dei fattori biologici nel determinare l'organizzazione psicologica (Caprara & Gennaro, 1994), esso viene utilizzato a volte come parte, altre come sinonimo e altre ancora come precursore e base della personalità (Buss & Plomin, 1984; Cloninger, 1986; Eysenck & Eysenck, 1985; Strelau, 1983). Buss e Plomin (1984) sostengono che i criteri fondamentali per distinguere il temperamento dagli altri tratti della personalità sono soltanto due: la precocità con cui si manifesta un tratto e la base genetica. Questo ultimo criterio è quello ritenuto più importante da Cloninger (1986). Qual è la differenza fra “temperamento” e “personalità”? Criteri differenziali individuati Temperamento Personalità da Strelau (1983) Risultato dell'evoluzione biologica SI NO Presente solo negli uomini NO SI Presente sin dalla nascita SI NO Tipologie di test per studiare la personalità PERSONALITA’ Test sui Test sul livello Tratti disposizionali intellettivo generale Test sul Test su profilo Interessi cognitivo Motivazioni Attitudini Misurare la personalità: classificazioni di Cattell e Allport (Boncori,1993) Introspezione Osservazione ▪Documenti Personali (ad es., diari) ▪Valutazioni (ratings) e ▪Analisi del profondo campioni di condotta (Dati L) ▪Autovalutazione (Dati Q, ▪Test e Scale (Dati T, test) questionari) ▪Tecniche proiettive Variabili misurate dai Questionari di personalità ▪Tratti Sociali (Es. Timidezza, Dominanza) ▪Motivazioni, Bisogni, Tendenze (Es. Bisogni di affiliazione, tendenza all’aggressività) ▪Concezioni Personali (Es. Stili Attributivi) ▪Adattamento/disadattamento, Psicopatologia (Es. OCD) ▪Dinamiche di Personalità (Es. Super Io) EXVIA o ESTROVERSIONE? La scelta delle etichette linguistiche Approcci allo studio della personalità Approcci differenziali Approcci (studio dei tratti) olistici STUDIO DELLA PERSONALITA’ Cosa sono i tratti? “Il concetto di tratto è il più amato e vilipeso in tutta la storia della psicologia della personalità” (McAdams, 1996, p. 375). Introdotti negli Stati Uniti da Allport, che li definisce come sistemi neuropsichici con funzione di integrazione comportamentale, i tratti sarebbero il risultato dell'integrazione tra le diverse abitudini ed avrebbero rispetto a queste un carattere più generale (Caprara & Gennaro, 1994). Ciò che rende necessario postulare l' esistenza di tratti è “il presentarsi ripetutamente di azioni che hanno lo stesso significato (equivalenza della risposta) e che seguono un definito insieme di stimoli che hanno lo stesso significato per la persona (equivalenza dello stimolo)” (Allport, 1937, p.129). Consistenza temporale e cross-situazionale Dalla definizione precedente risulta evidente che i tratti non vengono mai osservati ma piuttosto vengono inferiti dall’osservazione di una somiglianza di alcune specifiche risposte del soggetto. Una versione più articolata del concetto di tratto tende a valutare la sua influenza sul comportamento in termini probabilistici, escludendo così un accezione normativa del termine e sostituendo il concetto di correlazione a quello di somiglianza. Il tratto viene inferito quando l’individuo emette ripetutamente comportamenti tra loro correlati. Un tratto aumenterebbe la probabilità d'emissione di una risposta in una determinata situazione. In tale accezione i tratti vengono considerati come tendenze a compiere determinati comportamenti. Anche in questa prospettiva, comunque, è la consistenza comportamentale (emissione del comportamento ripetuta nel tempo e in diverse situazioni) a fornire la base concettuale su cui il tratto si fonda (Eysenck & Eysenck, 1985). Gli inventari per misurare i tratti ◼ Gli strumenti più usati per misurare i tratti di personalità sono gli inventari (o questionari) di personalità. ◼ I tratti vengono misurati da un certo numero di item (domande) che indagano la frequenza di alcuni comportamenti. ◼ Due item sono considerati come indicativi dello stesso tratto se le risposte fornite dai soggetti ai due item sono correlate (sia negativamente che positivamente) in modo elevato. ◼ Per la costruzione di un questionario di personalità (ad esempio, una scala d’ansia), i ricercatori in una prima fase generano un numero elevato di domande per misurare un tratto (“mi preoccupo per cose che non sono importanti”, “quando devo parlare in pubblico, mi batte forte il cuore”, ecc.), basandosi su una teoria che indica a quali comportamenti il tratto è collegato. Questa versione preliminare dell'inventario viene somministrata a molte persone, le cui risposte sono analizzate per stabilire le correlazioni tra gli item. Vengono scelti gli item che presentano correlazioni più elevate tra loro. ◼ Quando gli item non sono correlati in modo elevato, ciò può dipendere da una cattiva formulazione o da una teoria non corretta. Indicatori multipli e correlazione Qualunque sia la scala di risposta che si ritiene di usare, occorre considerare che valutare un costrutto psicologico attraverso indicatori multipli corrisponde a ipotizzare che ciascuno di essi rifletta una sfaccettatura di un unico costrutto. Ci si aspetta quindi che siano tutti correlati. Solo se i diversi indicatori correlano tra loro, si può pensare infatti che siano tutti collegati allo stesso costrutto. Uno dei principali rischi da evitare quando si misurano un atteggiamento o una variabile di personalità utilizzando indicatori multipli in un questionario è quello che i differenti indicatori non siano tutti correlati tra loro. Questo significherebbe che essi si riferiscono in realtà a diversi costrutti. Se questo avviene il questionario non può essere considerato né attendibile né valido. I metodi più usati per evitare di considerare come indicatori dello stesso costrutto domande che invece si riferiscono ad aspetti diversi e non collegati prevedono l’utilizzo di tecniche statistiche legate all’analisi fattoriale e alla valutazione della coerenza interna (ATTENDIBILITA’) attraverso l’alfa di Cronbach. Dai costrutti agli indicatori ASTRATTO Definizione del’area IMPULSIVITA’ d’intersse SUBFATTORI Motoria Attentiva Non pianif Livello operazioni concrete (Es. variabile su cui vengono registrate CONCRETO variabili variabili variabili le risposte alla domanda) Quanti tratti di base? Vi è stato un acceso dibattito su quali siano le dimensioni di base della personalità. Un autore importante in questo ambito è stato Raymond Cattell (1966; 1957) che analizzando le etero-valutazioni (valutazioni fatte dal soggetto X della personalità del soggetto Y) e auto-valutazioni di personalità (valutazioni fatte dal soggetto X della propria personalità) evidenziò 16 fattori di base della personalità. Tuttavia, negli altri modelli teorici più rilevanti vengono postulati un numero minore tratti di base. In questa lezione analizzeremo le differenze tra il modello PEN di Hans J. Eysenck e il modello Big Five. Gerarchia dei tratti ◼ I tratti di personalità rappresentano “la tendenza abituale di una persona, o disposizione, a mostrare un certo tipo di condotta” (Caprara & Cervone, 2003). ◼ La tassonomia (dal greco taxis "ordinamento", nomos, "norma") dei tratti di personalità è un sistema di classificazione dei tratti di personalità all'interno del quale ogni persona può essere descritta. ◼ Organizzare la molteplicità dei tratti di personalità in una tassonomia semplice e coerente è stata una delle principali attività della psicologia della personalità nell'ultimo quarto di secolo. ◼ Come costruire una tassonomia dei tratti di personalità? IL PROBLEMA DELLA GERARCHIA Sistemi tassonomici e gerarchia Gerarchia dei tratti di personalità Eysenck (1970; 1990) ha proposto una gerarchia a 4 livelli: Al livello di base ci sono i singoli comportamenti che possono essere osservati (“Giovanni ha fatto amicizia con una persona che non conosceva per nulla”). Alcune risposte tendono a ripetersi e vengono considerate abitudini più generalizzate (“Giovanni fa amicizia facilmente”). Diverse abitudini tendono a verificarsi insieme (sono correlate) formando i tratti specifici (Giovanni fa amicizia facilmente ed ama uscire con gli amici”, es. socievolezza). Infine, al massimo livello di organizzazione, vari tratti risultano essere correlati tra loro e possono essere raggruppati insieme per formare i tratti di base (superfattori o fattori di ordine superiore). TRATTI DI BASE- SUPERFATTORI Estroversione TRATTI SPECIFICI: Socievolezza ABITUDINI “Il problema nel misurare i tratti è che Comportamenti ce ne sono troppi” specifici (R. B. Cattell, 1965, p. 55). Un esempio di tratto SPECIFICO: L’OTTIMISMO E LOT-R (Carver et. al 1994) 1. Nei momenti di incertezza mi aspetto che tutto vada per il meglio 2. Mi riesce facile rilassarmi 3. Se qualcosa può andare per il verso sbagliato sicuramente ci andrà 4. Sono sempre ottimista riguardo al mio futuro 5. I miei amici mi divertono moltissimo 6. Per me è importante avere sempre molte cose da fare 7. Ritengo che difficilmente le cose andranno come voglio 8. Se sono abbattuto non mi riprendo facilmente 9. Non conto sul fatto che mi capiteranno cose positive 10. In generale credo che mi attendano più cose positive che negative Un esempio di tratto SPECIFICO: I quattro fattori della Sensation Seeking Scale Disinibizione A Mi piacciono le feste sfrenate e disinibite. B Preferisco le feste tranquille dove si faccia della conversazione. Suscettibilità alla noia A Mi piace vedere certi film per una seconda e anche una terza volta. B Non sopporto di vedere film già visti. Ricerca di avventura A Penso che mi piacerebbe fare lo scalatore. B Non capisco perché la gente rischi di rompersi l'osso del collo per scalare le montagne. Ricerca di Sensazioni A Mi piace provare nuovi cibi che non ho mai assaggiato prima. B In genere ordino piatti che conosco per evitare delusioni e cibi sgraditi. Organizzazione gerarchica Superfattore: estroversione Tratto: Ricerca socievolezza attività vivacità Ottimismo di sensazioni Reazioni abituali: Reazioni specifiche: 1. Pianifico le cose da fare in dettaglio Analisi fattoriale 7. Pianifico i viaggi con molto anticipo 10. Risparmio con regolarità 27. Vivo il presente senza pensare troppo a ciò che succederà 30. Faccio progetti pensando a ciò che potrà accadere in futuro 12. Prima di prendere una decisione valuto i pro e i contro 3. Decido velocemente 2. Faccio le cose senza pensarci 14. Mi comporto in modo spontaneo, dicendo le cose che mi vengono in mente senza trattenermi 22. Compro le cose d’impulso 5. Non “focalizzo l’attenzione” 11. Non riesco a star fermo durante gli spettacoli o le lezioni 20. Riesco a restare concentrato senza distrarmi 6. I miei pensieri “vanno a gran velocità” 26. Mentre sto studiando o lavorando, mi capita di ritrovarmi a pensare ad altro Criteri principali per la valutazione delle diverse tassonomie ◼ Caratteristiche metriche e attendibilità delle misure. ◼ Stabilità fattoriale e universalità dei tratti nelle diverse culture. ◼ Stabilità temporale dei tratti misurati. ◼ Validità predittiva dei tratti. Approccio di Eysenck alla tassonomia dei tratti Hans J. Eysenck (1916-1997) Necessità di formulare teorie. La teoria deve identificare i tratti di base, l’analisi fattoriale deve confermali. Enfasi sull’ importanza di misure adeguate dei tratti. Approccio psicobiologico allo studio dei tratti. Analisi delle relazioni tra tratti e indici di funzionamento del Sistema Nervoso Centrale e Periferico, utilizzando modelli teorici falsificabili. I tratti di base devono avere una base genetica e devono poter esser osservati anche negli animali. I tratti PEN misurati dall’EPQ-R Estroversione Socievole Cooperativo Ricercatore di Attivo sensazioni Vitale Assertivo Spensierato Dominante Coraggioso Nevroticismo Figura 2: Tratti che costituiscono il concetto di Estroversione. Ansioso Tendente ai sensi Dotato di bassa Teso di colpa autostima Irrazionale Depresso Timido Umorale Emotivo Figura 3: Tratti che costituiscono Psicoticismo il concetto di Nevroticismo. Aggressivo Egocentrico Non empatico Freddo Distaccato Testardo Creativo Antisociale Impulsivo EPQ-R: Esempi di item (dicotomici, Sì/No) 1. Ho molti hobby, o passatempi SCALA E 6. Sono una persona che parla molto 20. Mi piace incontrare gente nuova 40. Mi definirei una persona fiduciosa e spensierata 38. Mi preoccupo facilmente SCALA N 3. Ho frequenti sbalzi d'umore 22. Basta poco per ferire la mia sensibilità 35. Mi definirei una persona nervosa 5. Non mi curo dell'opinione degli altri 25. Prenderei una droga, pur sapendo che può avere effetti strani SCALA P 29. Preferisco fare a modo mio piuttosto che attenermi alle norme 61. Mi hanno detto che a volte sono troppo impulsivo 23. Le mie abitudini sono tutte buone e desiderabili SCALA LIE 44. Non ho mai perduto qualcosa che apparteneva ad un altro 53. Non ho mai detto qualcosa di cattivo o di spiacevole a proposito di altri Estroversione e Arousal nella teoria di Eysenck ◼ Teoria dell' arousal: Eysenck definisce la dimensione dell' Estroversione come dipendente dalle differenze individuali nei livelli di attività (arousal) del sistema corteccia-formazione reticolare, definendo così gli introversi come soggetti cronicamente più attivati a livello cerebrale rispetto agli estroversi. ◼ In accordo con tale formulazione gli introversi tenderebbero ad evitare situazioni sociali al fine di evitare un eccessivo arousal (rispetto al loro livello ottimale), mentre gli estroversi sarebbero più disposti alla ricerca di nuove stimolazioni per raggiungere un livello di arousal più elevato. Differenze associate a estroversi (E) vs. introversi (I) ◼ I + sensibili al dolore e alla fatica ◼ Eccitazione peggiora la prestazione di I, migliora quella di E ◼ I + attenti ma meno veloci di E ◼ I migliore rendimento scolastico, E + frequenti ritiri accademici, I + ritiri per ragioni psichiatriche ◼ E lavori più interattivi e innovativi, I lavori + solitari e di routine ◼ E humour + aggressivo, I + intellettuale ◼ E + attivi sessualmente ◼ E + suggestionabili Nevroticismo e sistema limbico ll nevroticismo (instabilità-stabilità) è una dimensione dell'emotività, che caratterizza individui ansiosi, instabili e disadattati all'estremità nevrotica o instabile della scala, e individui calmi e ben adattati all'altra estremità. I soggetti instabili emotivamente presenterebbero una maggiore reattività del sistema limbico (amigdala, cingolo, setto e ippocampo). Lo Psicoticismo ◼ Lo Psicoticismo è una dimensione che caratterizza individui tendenti a disturbi di tipo psicotico o a comportamenti antisociali. ◼ Diversamente dalle due dimensioni dell'Estroversione e del Nevroticismo, l'introduzione della dimensione dello Psicoticismo (Eysenck, 1976) non è stata accompagnata dalla proposta di un modello psicobiologico preciso, né sono stati identificati i meccanismi fisiologici responsabili delle differenze individuali rispetto a questa dimensione. ◼ E' proprio relativamente alle dimensione dello Psicoticismo che si sono avute le critiche più forti al modello di Eysenck. Valutazione del modello PEN di Eysenck ◼ Qualità degli strumenti di misura utilizzati L’EPQ-R ha buone caratteristiche metriche, anche se la scala P mostra livelli più bassi di coerenza interna. In generale «Se vogliamo una misura attendibile e valida di questi tre fattori di base della personalità, allora non c’è nulla di meglio dell'Eysenck Personality Questionnaire-R, che rappresenta un buon indicatore dello spazio fattoriale della personalità» (Kline, 1996, p. 491). ◼ Replicabilità e universalità della struttura gerarchica dei tratti Diverse i ricerche hanno replicato il modello PEN e la struttura fattoriale degli adattamenti in molte lingue diverse dell’EPQ-R. Ad esempio, una ricerca cross culturale su 25 paesi ha mostrato una elevata stabilità della struttura a 4 fattori del EPQ-R (E, P, N, L) in quasi tutti i campioni, con una minore congruenza per il fattore P (cfr. Cervone & Pervin, 2009). Valutazione del modello PEN di Eysenck ◼ Stabilità temporale dei tratti misurati Buona stabilità temporale, dimostrata in numerosi studi. Ad es., Conley (1984) ha condotto uno studio sistematico che coinvolgeva soggetti di differenti fasce di età: i risultati mostrano una correlazione tra punteggi dei tratti misurati in due tempi differenti che oscilla tra.30 e.60 in funzione del diverso intervallo temporale test-retest. ◼ Validità predittiva dei tratti E’ stata dimostrata una buona validità predittiva delle scale N e P rispettivamente per la previsione di disturbi ansiosi e antisociali. Seppure alcuni studi sembrano indicare che il tratto E sia predittivo di alcune rilevanti differenze individuali (ad esempio, soglie del dolore, suggestionabilità, condizionamento classico e operante), non mancano evidenze empiriche contrastanti in merito (per una rassegna, Matthews e Gilliland, 1999). L’ipotesi lessicale e le origini dei BIG FIVE “Tutti gli aspetti della personalità umana che hanno o hanno avuto importanza, interesse, utilità sono già stati registrati all'interno del linguaggio” (Cattel, 1943, p.483). "Tutte o quasi tutte le lingue del mondo arriveranno a codificare le più importanti differenze individuali nelle transazioni umane con singoli termini" (Goldberg, 1990, p. 1216). Giovanni è più socievole di Andrea Andrea è più ansioso di Giovanni è più Giovanni “Nessun'altra scienza naturale ha stabilito i suoi coraggioso di Andrea concetti più importanti affidandosi al dizionario" (Kagan, 1994, p. 43). Origini dell’ipotesi lessicale ◼ Galton (1884) provò a identificare gli aspetti più salienti del carattere consultando un dizionario. Identificò un migliaio di termini descrittivi della personalità. ◼ Lo studio di Allport e Odbert (1936): Analisi dei 400.000 termini contenuti nel Webster's New International Dictionary, estraendo la più lunga lista di termini relativi alla persona che sia stata individuata fino a oggi: 17.953 parole. Categorizzandole, identificarono i termini riferiti a tratti stabili della personalità (per esempio, "aggressivo", "socievole"). ◼ Cattell e l’ipotesi della sedimentazione: "tutti gli aspetti della personalità umana che hanno o hanno avuto importanza, interesse, utilità sono già stati registrati all' interno del linguaggio” (Cattell, 1943, p.483). I BIG FIVE Basandosi sulle ricerche di Allport e Cattell, Tupes e Cristal (1961) e Norman (1963) hanno evidenziato attraverso un’analisi fattoriale, una struttura a cinque fattori di base, impiegando dati provenienti sia da autovalutazioni (DATI S) che da eterovalutazioni (DATI O) basandosi sull’ipotesi lessicale. Tale struttura è stata replicata numerose volte (per una rassegna, cfr. McCrea, 2009). OCEAN ◼ Openness to Experience Apertura all’esperienza (o intelletto) ◼ Conscientiousness Coscienziosità ◼ Extraversion Estroversione (o energia) ◼ Agreeableness Gradevolezza (o amicalità) ◼ Neuroticism Nevroticismo Misurare i BIG FIVE con gli aggettivi (Goldberg, 1992) Valutazione del modello BIG FIVE ◼ Qualità degli strumenti di misura utilizzati: Sono state sviluppate molte misure diverse per misurare i 5 grandi fattori, che hanno nella maggior parte dei casi delle ottime caratteristiche metriche. ◼ Il NEO-PI-R è attualmente considerata la misura più solida dei 5 fattori. Inoltre, si osserva un notevole accordo tra autovalutazioni ed eterovalutazioni (da parte di coniugi, amici, ecc) relativamente ai tratti del BIG FIVE (Kurtz & Sherker, 2003). ◼ Meno convincenti sono i risultati relativi alle misure del Big Five che utilizzano esclusivamente aggettivi. Valutazione del modello BIG FIVE ◼ Replicabilità e universalità della struttura gerarchica dei tratti: Diverse i ricerche hanno dimostrato in modo consistente la struttura a 5 fattori del questionario NEO-PI- R. Ad esempio, in una rassegna di studi condotti in 26 paesi (N=23,031), McCrae (2001) ha dimostrato un elevata congruenza della struttura BIG FIVE in quasi tutti i paesi. ◼ Per quanto riguarda invece gli studi che hanno utilizzato un approccio lessicale, i dati sono più contrastanti. Estroversione, Gradevolezza e Coscienziosità hanno una maggiore stabilità trans-culturale, mentre gli altri due fattori (Stabilità Emotiva e apertura all'esperienza) non si presentano in modo chiaro in alcune culture (Saucier, Hampson, Goldberg, 2000). Stabilità e cambiamento nel tempo dei BIG FIVE ◼ Alcune recenti ricerche hanno dimostrato ripetutamente una certa la stabilità nel tempo dei BIG FIVE (Caspi & Roberts, 1999; McCrae, Costa, 1997; Roberts & Del Vecchio, 2000). Roberts e Del Vecchio (2000) riportano una stabilità test-retest di.55 ad un anno,.52 a 5 anni,.49 a 10 anni,.41 a 20 anni di distanza. La Stabilità cambia in funzione dell’età. Stabilità e cambiamento della personalità Non bisogna interpretare i coefficienti test-retest di stabilità dei tratti come un indice del fatto che non vi siano cambiamenti anche importanti nella personalità degli individui nel corso della vita! Diverse ricerche dimostrano, al contrario, che si osservano consistenti cambiamenti nel corso dell’arco di vita (cfr. Cervone & Pervin, 2009). E’ stato più volte riscontrato, in studi trasversali, che: Openness to Experience Conscientiousness Extraversion Agreeableness Neuroticism Aumento della Coscienziosità: Analisi cross- culturali Valore predittivo dei BIG FIVE Uno dei punti di forza dei BIG FIVE è la capacità dei cinque fattori di prevedere una serie molto ampia di comportamenti che sono rilevanti al livello individuale e sociale. La rassegna di Daniel J. Ozer and Verònica Benet-Martinez (2006) “Personality and the Prediction of consequential outcomes” sul Annal Reviews of Psychology è uno delle pubblicazioni più citate in ambito psicologico. In essa viene evidenziato un elevato potere predittivo dei BIG FIVE su molti comportamenti rilevanti per la salute dell’individuo (benessere percepito, rischio di malattie cardiovascolari, rischio di depressione, efficacia del coping, ecc) per le sue relazioni interpersonali (soddisfazione nella vita familiare, rete sociale e amicizie, stabilità e soddisfazione nelle relazioni di coppia). Validità predittiva dei BIG FIVE sui voti universitari: La metanalisi di Poropat (2009) I risultati di una meta-analisi che riguarda il potere predittivo dei BIG FIVE sul rendimento accademico. Variabili k N d Scala FFM Gradevolezza 109 58.522.07 0.14 Coscienziosità 138 70.926.22 0.46 Stabilità emotiva 114 59.554.02 0.03 Estroversione 113 59.986 -.01 -0.02 Apertura 113 60.442.12 0.24 Intelligenza 47 31.955.25 0.52 Un esempio: i ritardatari Bassa coscienziosità→ aumento del ritardo Relazione tra i modelli tassonomici presentati Cinque fattori Dimensioni di Eysenck NEO-PI-R di Costa e McCrae I. ESTROVERSIONE/ENERGIA Estroversione Cordialità, Assertività, Attività, Ricerca di situazioni stimolanti, Emozioni positive, Gregarismo II. AMICALITÀ Psicoticismo (-) Fiducia, Altruismo, Condiscendenza, Modestia, Ottimismo, Lealtà III. COSCIENZIOSITÀ Psicoticismo (-) Competenza, Ordine, Rispettosità, Impegno per il successo, Autodisciplina, Decisione Nevroticismo IV. STABILITÀ EMOTIVA Ansia, Ostilità rabbiosa, Depressione, Coscienza di sé, Impulsività, Vulnerabilità V. APERTURA MENTALE Fantasia, Gusto estetico, Apertura ai sentimenti, alle azioni, ai valori Il BIG FIVE come modello dominante Tratto da John et al., 2008 Le differenze individuali e i tratti di personalità I tratti rappresentano una misura delle tendenze abituali a esibire un certo tipo di risposta. Per esempio, possiamo descrivere il comportamento abituale di due studenti del corso. Arriva in ritardo agli appuntamenti X Non rilegge la tesina prima di consegnarla Lascia in disordine la sua stanza la mattina quando esce Y Arriva puntuale agli appuntamenti Controlla accuratamente la tesina prima di consegnarla Mette a posto la sua stanza prima di andare a dormire Coscienziosità - + X Y Tratti Fenotipici o Tratti Genotipici? I tratti sono costrutti con funzione I tratti sono costrutti ipotetici esclusivamente descrittiva delle responsabili in termini causali delle differenze interindividuali. tendenze disposizionali degli individui. Dire che Y è una persona Dire che Y è una persona “coscienziosa” corrisponde “coscienziosa” indica che le sue esclusivamente alla descrizione del caratteristiche psicobiologiche suo comportamento abituale causano un comportamento (Goldberg, 1993; John, Srivastava, “coscienzioso” (McCrae, Costa,1999). 1999). DESCRIVERE-PREVEDERE-SPIEGARE Coscienziosità - + Y Descrivere o prevedere? Il modello BIG FIVE di Costa e McCrae (2006) Basi biologiche Biografia Processi oggettiva dinamici ? Reazioni emotive, scelte di vita: Processi Influenze dinamici Processi dinamici ? comportamenti esterne Norme culturali, eventi di vita: Tendenze Modalità di situazione adattamento dinamici Processi di base Processi Fenomeni culturalmente dinamici condizionati: spinte personali, attitudini Nevroticismo, estroversione, apertura, gradevolezza, scrupolosità Concetto di sé Processi Schemi di sé, dinamici miti personali Descrivere e prevedere Il modello PEN e il Modello BIG FIVE convergono nell’identificazione di E e N come i due tratti di base della personalità. La validità del tratto dello Psicoticismo è stato oggetto di critiche in letteratura. Differenti concezioni sulla natura ontologica dei tratti. I BIG FIVE sono un utile descrizione dei tratti fenotipici ma non possono essere considerati tratti genotipici della personalità. Prevedere un comportamento NON corrisponde a spiegare un comportamento! Genetica e Personalità ◼ Uno degli studi più importanti sulle basi genetiche della personalità è il Minnesota Study ofTwins Reared Apart. ❑ I gemelli monozigoti hanno caratteristiche di personalità più simili dei gemelli dizigoti (Bouchard et al, 1990; Lykken, 1982; Tellegen et al, 1988). ❑ I gemelli monozigoti allevati separatamente hanno personalità che sono simili tra loro tanto quanto lo sono quelle dei gemelli monozigoti allevati insieme; ◼ Entrambi questi risultati dimostrano le influenze genetiche sulla personalità, come dimostrato in un ampia serie di studi. ◼ In generale, i livelli di ereditarietà osservati per le misure di personalità sono di circa il 50%! ◼ Per esempio, alcuni studi hanno rivelato che anche tratti più specifici come la timidezza e aggressività hanno dimostrato un'ereditarietà compresa tra il 30 e il 50% (Bouchard et al, 1990; Newman, Tellegen & Bouchard, 1998). Geni, ambiente e personalità ◼ Nel modellare la personalità individuale, le influenze genetiche e ambientali si intrecciano fin dal momento della nascita (McGuffin, Riley & Plomin, 2001). ◼ Determinati ambienti possono inibire/facilitare l’espressione di tendenze geneticamente determinate (ad es. l’alcolismo). ◼ I genitori forniscono ai figli sia i loro geni sia l'ambiente domestico, e entrambi sono funzioni dei geni dei genitori. ◼ Alcuni genitori possono deliberatamente costruire un ambiente negativamente correlato con il genotipo del figlio. (Per esempio, genitori introversi possono incoraggiare le attività sociali allo scopo di controbilanciare la probabile introversione del figlio). ◼ L'ambiente varia in funzione dell'iniziale personalità del bambino attraverso tre forme di interazione: reattiva, evocativa e proattiva L’importanza dell’interazione persona-situazione ◼ Vi è un generale consenso degli psicologi della personalità sul fatto che il comportamento sia funzione dell'interazione tra la persona e la situazione. ◼ In primo luogo, non reagiamo semplicemente alle caratteristiche oggettive delle situazioni, ma alle nostre interpretazioni soggettive (interazione reattiva). ◼ In secondo luogo, le nostre personalità evocano risposte distintive da parte degli altri (interazione evocativa). ◼ la nostra personalità ci induce a cercare alcune situazioni e ad evitarne altre (interazione proattiva). L'interazione proattiva produce coerenza comportamentale nelle diverse situazioni perchè noi selezioniamo e creiamo intenzionalmente situazioni in cui possiamo comportarci nei modi che ci sono più confacenti ed evitiamo in modo selettivo le situazioni in cui potremmo comportarci diversamente – in modi che sono incoerenti con la nostra personalità. La vita quotidiana non ci assegna casualmente alle condizioni (Ross & Nisbett, 1991). Oltre la psicologia dei tratti ◼ L'approccio dei tratti rappresenta un orientamento generale in cui è prestata particolare attenzione all’insieme di metodi per valutare caratteristiche stabili delle persone. Diversi autori sostengono, però, che i tratti di personalità da soli non possono fornirci informazioni sui processi dinamici che guidano il comportamento. ◼ “La personalità è qualcosa in più di una collezione di differenze individuali?” (vedi Sarason, Sarason, & Pierce, 1996). ◼ E’ nota la critica, che viene portata ai sostenitori della psicologia dei tratti, che sottolinea come essi si occupino fondamentalmente di differenze individuali e non di personalità. Oltre la psicologia dei tratti ◼ Gli psicologi dei tratti, che hanno cercato teorie complete di personalità, hanno dovuto guardare ad altri approcci per rispondere alla necessità fondamentale della psicologia della personalità: sintetizzare i molti processi che influenzano le interazioni della persona con gli ambienti fisici e sociali (biologia, sviluppo, apprendimento, pensiero, emozioni, motivazione e interazione sociale) in una descrizione integrata della persona nel suo insieme (APPROCCI OLISTICI). Tratteremo brevemente, basandoci sul manuale Hilgard, alcuni degli approcci olistici principali. In particolare: ◼ l'approccio psicoanalitico; ◼ l’approccio socio-cognitivo ◼ l'approccio fenomenologico. L’approccio psicanalitico ◼ Sigmund Freud è una delle figure intellettuali predominanti del XX secolo e la sua influenza sulla cultura moderna è ancora molto ampia, sia nelle scienze sociali, ma anche nell’arte e nella società in genere. ◼ Nonostante la teoria psicoanalitica sia oggi meno popolare rispetto ad un tempo, molte delle sue idee sono state assunte e trasformate da altri approcci teorici. ◼ Dopo gli studi iniziali in neurologia, Freud tentò inizialmente di applicare la tecnica dell'ipnosi come procedura terapeutica alternativa alla terapia tradizionale delle nevrosi. ◼ In un secondo tempo scoprì il metodo delle libere associazioni: il paziente viene istruito a dire qualsiasi cosa gli venga in mente, indipendentemente da quanto triviale o imbarazzante possa sembrare. ◼ Analizzando queste associazioni verbali, Freud identificò temi costanti, che pensava fossero manifestazione dei desideri e dei timori inconsci. Egli trovò temi simili nella rievocazione dei sogni e nei ricordi della prima infanzia. Il modello topografico di Freud Freud concepisce le strutture mentali come magazzini. Il presupposto teorico principale della teoria psicoanalitica è che molto di quanto pensiamo e facciamo è governato da processi inconsci. Utilizzando la metafora dell’iceberg, si può dire che nel modello di Freud solo una piccola parte del “lavoro” della mente è consapevole (IL CONSCIO). Il PRECONSCIO è il contenitore delle informazioni che non sono presenti nella nostra coscienza in un dato momento, ma che possiamo portare a livello conscio se ci viene richiesto di farlo (ad esempio, il nome del nuovo Papa). Ma la parte più estesa dell’iceberg, quella immersa e non “visibile”, è l’INCONSCIO, un “magazzino” di impulsi, desideri e ricordi inaccessibili che influenzano i pensieri e il comportamento. La metafora dell’Iceberg ◼ Anche se già era stata riconosciuta l’importanza delle influenze inconsce sulla mente, in Freud l’inconscio assume un ruolo centrale e primario. ◼ Secondo Freud tutti i pensieri, emozioni ed azioni hanno delle cause (determinismo psicologico). Egli sosteneva che la causa degli eventi psicologici deriva da pulsioni insoddisfatte e desideri inconsci. ◼ In “Psicopatologia della vita quotidiana” (1901), Freud sostiene che i sogni, l’umorismo, le dimenticanze ed i lapsus (lapsus freudiani) sono necessari per diminuire la tensione psicologica, appagando impulsi proibiti o desideri insoddisfatti. Il modello strutturale di Freud Nel corso degli anni Freud sviluppò un modello strutturale, che divideva la personalità in tre sistemi fondamentali che interagiscono nel governare il comportamento umano: ◼ Es ◼ Io ◼ Super-io L'ES L'Es è la parte più primitiva della personalità, da cui si sviluppano in seguito l'Io e il Super-io. E’ presente nel neonato e consiste negli impulsi biologici fondamentali (o pulsioni): il bisogno di mangiare, di bere, di eliminare i rifiuti, di evitare il dolore e di ottenere piacere sessuale (sensuale), ma anche l'aggressività. Gli Impulsi sessuali ed aggressivi sono visti come le determinanti istintive più importanti della personalità. L'Es, come un bambino, cerca di raggiungere il piacere e di evitare il dolore, a dispetto delle circostanze esterne (principio del piacere). L'Es cerca la gratificazione immediata degli impulsi. L'IO Fin da bambini impariamo che i nostri impulsi non possono sempre essere gratificati immediatamente. L'Io si sviluppa quando il bambino impara a prendere in considerazione le esigenze della realtà. Per soddisfare alcuni impulsi (ad es., fame) si deve attendere di averne la possibilità. Altri tipi di impulsi (ad es., l’aggressività) se perseguiti possono causare una punizione (ad es., da parte di un genitore). L'Io obbedisce al principio di realtà: la gratificazione degli impulsi deve essere rimandata fino a quando la situazione è adeguata. L’Io decide quali azioni sono adeguate e che tipo di impulsi dell'Es verranno soddisfatti e in quale modo. L'Io media fra le richieste dell'Es, le realtà del mondo e le richieste del Super-io. IL SUPER-IO In senso generale, il Super-io è la rappresentazione interiorizzata dei valori e della morale della società, e include la coscienza dell'individuo e la sua immagine della persona moralmente ideale (definito l'Io ideale). Il Super-io è un giudice che stabilisce se le azioni sono giuste o sbagliate. Inizialmente sono i genitori che controllano direttamente il comportamento del bambino con premi e punizioni. Il Super-io si sviluppa in risposta alle gratificazioni e alle punizioni dei genitori. IL SUPER-IO ◼ Durante la crescita il bambino assimila gli standard (valori) parentali nel Super-io. Avviene così un passaggio fondamentale: il bambino trasferisce il comportamento sotto il proprio controllo. Alcune condotte (ad es., rubare, essere violenti) vengono attraverso il Super-Io definite come sbagliate. ◼ Violare gli standard del Super-io causa l’ansia – le cui manifestazioni più precoci si riferiscono alla paura di perdere l'amore dei genitori. ◼ Freud ritiene che tale ansia sia in gran parte inconscia, ma può divenire cosciente nella forma di “senso di colpa”. ◼ Stili parentali estremamente rigidi o lassisti possono far sì che il comportamento dell'individuo sia caratterizzato, rispettivamente, da sensi di colpa (eccessiva severità verso sé stessi, Super-io forte) o da condotte non socialmente accettabili (eccessiva indulgenza verso sé stessi, Super-io debole). Modello strutturale e la logica del conflitto ◼ Le tre componenti della personalità sono spesso in opposizione: l'Io rimanda la gratificazione che l'Es vuole immediatamente, e il Superio “contrasta” sia l'Es che l'Io. ◼ Nella personalità “normale”, l'Io controlla in modo deciso ma flessibile il comportamento, che di conseguenza è governato dal principio di realtà. ◼ Secondo Freud una parte dell'Io e del Superio sono sommersi nell'inconscio e piccole parti di essi sono invece sia nel conscio che nel preconscio. Modello strutturale e la logica del conflitto ◼ Ispirandosi al principio di conservazione dell’energia (=l'energia può essere modificata in forme diverse ma non viene né creata né distrutta) sviluppato nel XIX secolo in Fisica, Freud ha postulato l’esistenza di una quantità costante di energia psichica per ciascun individuo, che chiamava libido (in latino, desiderio). Se si reprime un'azione o un impulso, la corrispondente energia cercherà sbocco altrove all'interno del sistema, probabilmente in forma trasformata (ad esempio, tramite un lapsus o nei sogni o attraverso sintomi nevrotici). ◼ I desideri dell'Es contengono un'energia psichica che in qualche modo deve esprimersi, se si proibisce l'espressione diretta, si arriva ad una espressione indiretta di essi, ad esempio nei sogni. Modello strutturale e la logica del conflitto ◼ Gli impulsi aggressivi, per esempio, possono essere sostituiti dalle corse in macchina, dal gioco competitivo, o dall’ umorismo. ◼ Anche i sogni e i sintomi nevrotici sono manifestazioni dell'energia psichica cui è stato impedito di esprimersi direttamente. ◼ Secondo Freud un individuo può utilizzare parecchie strategie alternative per prevenire o ridurre l'ansia conseguente le “trasgressioni” delle norme del Super-Io. Tali strategie vengono chiamate meccanismi di difesa dell'Io. I meccanismi di difesa ◼ Rimozione: Eliminare la consapevolezza conscia di impulsi o ricordi troppo spaventosi o dolorosi. (il meccanismo di difesa più importante e primitivo. Ad es., rimuovere sentimenti di ostilità verso una persona cara; rimuovere ricordi dolorosi, ecc.) ◼ Razionalizzazione: Attribuire motivazioni logiche o socialmente desiderabili a ciò che facciamo, in modo che le nostre azioni sembrino razionali. (ad esempio, la volpe e l’uva della favola di Esopo; Cercare una ragione fittizia ma plausibile, piuttosto che quella vera) ◼ Formazione reattiva: Sostituire i nostri pensieri o sentimenti inaccettabili con comportamenti, pensieri o sentimenti opposti. (ad es., una madre che si senta colpevole per non desiderare il figlio, può diventare troppo indulgente e protettiva per assicurare al figlio il suo amore e rassicurare se stessa di essere una buona madre). ◼ Proiezione: Attribuire agli altri in modo esagerato le nostre qualità indesiderabili (ad esempio, un figlio che prova sentimenti negativi verso il padre potrebbe dire “mio padre mi detesta”) ◼ Intellettualizzazione: Cercare di prendere le distanze da una situazione stressante trattandola in termini intellettuali, astratti. (ad esempio, un medico che affronta quotidianamente problemi di vita o di morte evita di essere coinvolto emotivamente con ogni paziente) ◼ Negazione: Negare l'esistenza di una realtà spiacevole (ad esempio, alcuni individui che ignorano costantemente le critiche, non percepiscono che gli altri sono arrabbiati con loro, o non riconoscono i vari indizi che suggeriscono che il coniuge ha un amante) Lo sviluppo della personalità ◼ Freud ipotizzò che nei primi 5 anni di vita il bambino passa attraverso varie fasi (stadi psicosessuali) che influenzano lo sviluppo della sua personalità. Durante ciascuno stadio, gli impulsi dell'Es si concentrano su un'area particolare del corpo e su attività legate a tale area. ◼ Stadio orale (0-2 anni): i bambini traggono piacere dall'essere accuditi ed allattati e iniziano a mettere in bocca tutto quanto riescono a raggiungere. ◼ Stadio anale (2-3 anni): i bambini trovano piacere sia trattenendo che espellendo le feci. Questi piaceri sono in conflitto con le richieste di controllo da parte dei genitori. ◼ Stadio fallico (3-6 anni): i bambini iniziano a ricavare piacere ad accarezzare i propri genitali. Osservano le differenze tra maschi e femmine ed iniziano ad indirizzare verso il genitore di sesso opposto gli impulsi sessuali che si stanno “svegliando”. Il complesso di Edipo ◼ Durante lo stadio fallico i bambini devono risolvere il complesso di Edipo. Tale complesso fu descritto più precisamente per i bambini maschi, mentre per le bambine (il complesso di Elettra) il modello non è stato altrettanto sviluppato. ◼ Gli impulsi sessuali del maschio vengono diretti verso la madre. Il padre è considerato un rivale nel rapporto affettivo con la madre. Freud chiamò tale situazione complesso di Edipo, facendo riferimento alla tragedia di Sofocle. ◼ Secondo Freud, il bambino ha paura che il padre voglia reagire contro questi impulsi sessuali castrandolo. ◼ Freud chiamò tale paura angoscia di castrazione e la considerava il prototipo di tutte le successive angosce provocate da desideri interni proibiti. La soluzione del complesso di Edipo e il periodo di latenza ◼ Nel corso di un normale sviluppo, il bambino riduce questa ansia e si accontenta di soddisfazioni sostitutive dei suoi sentimenti verso la madre; si identifica con il padre, interiorizzando una percezione idealizzata degli atteggiamenti e dei valori del padre. Il complesso di Edipo è così risolto. ◼ Con la risoluzione del complesso di Edipo si conclude lo stadio fallico, e si arriva ad un periodo di latenza che copre l’arco di vita che va dai 7 ai 12 anni. Durante questo periodo, secondo Freud il bambino è sessualmente quiescente. ◼ Con l'adolescenza e la pubertà si arriva allo stadio genitale, la fase matura della sessualità e del funzionamento adulto. Personalità e stadi di sviluppo Secondo Freud se durante uno qualsiasi degli stadi descritti si verificassero problemi, si potrebbe arrestare (o fissare) lo sviluppo ed avere effetti duraturi sulla personalità. La libido rimarrebbe legata alle attività proprie di quello stadio. ◼ Una personalità “orale” è, secondo Freud, tipica di persone svezzate precocemente. Una volta adulto, questa persona potrebbe dipendere eccessivamente dalle soddisfazioni di tipo orale (mangiare, bere, fumare, ecc.). ◼ Una personalità “anale” è, secondo Freud, una persona fermatasi allo stadio anale dello sviluppo psicosessuale; è caratterizzata da un interesse eccessivo per la pulizia, l'ordine e il risparmio; ◼ Se il complesso di Edipo viene risolto in modo inadeguato, si potrà avere una personalità caratterizzata da uno scarso senso della moralità, da difficoltà nei confronti delle figure che rappresentano l'autorità. Le prove controverse della teoria freudiana Una delle principali critiche rivolte alla teoria psicoanalitica è relativa al fatto che molti concetti sono difficili da definire o misurare obiettivamente. Nonostante ciò, essa ha esercitato una profonda influenza sulla nostra cultura ed ha dato importanti contributi scientifici: ◼ Il metodo di Freud delle libere associazioni è stato utilizzato in settori di ricerca differenti. ◼ La rilevanza del conflitto tra diverse istanze per comprendere il comportamento conserva una sua validità di fondo. ◼ L’influenza dei processi inconsci sul comportamento è ad oggi comunemente accettata, anche se tali processi vengono spesso interpretati in termini di teoria dell'apprendimento o di elaborazione delle informazioni. Le prove controverse della teoria freudiana ◼ I tentativi di collegare le caratteristiche della personalità adulta ad eventi rilevanti dal punto di vista psicosessuale nell'infanzia hanno generalmente avuto risultati negativi. ◼ Le ipotesi sullo sviluppo sessuale delle donne (ad es., l’invidia del pene) piuttosto che fornire una descrizione accurata e affidabile del loro sviluppo sessuale sembrano essere più frutto dei molti pregiudizi culturali che Freud aveva. ◼ In generale la teoria strutturale (Io, Es e Superio), la teoria psicosessuale ed il concetto di energia si possono ritenere superati, mentre la teoria dinamica di Freud – ed in particolare la sua teoria dell'ansia e dei meccanismi di difesa, anche se con modifiche lessicali, ha resistito alla prova del tempo, della ricerca e dell'osservazione. ◼ Altre critiche molto vivaci sono quelle relative all’efficacia della terapia psicanalitica, che non abbiamo qui approfondito, per il trattamento dei disturbi mentali. Le prove controverse della teoria freudiana ◼ I risultati di studi antropologici sono spesso citati dagli Psicanalisti. Ad es., il tabù dell'incesto è presente in molte culture e ciò viene considerato una prova dell'universalità del conflitto di Edipo; esso viene visto come un tentativo della società per controllare la rivalità edipica all'interno della famiglia. ◼ Ci sono comunque anche altre verifiche antropologiche che non sostengono la teoria psicoanalitica (Daly & Wilson, 1990). ◼ Verificare la teoria psicoanalitica è una sfida eccitante. Anche se la teoria psicoanalitica al giorno d'oggi ha un ruolo minore rispetto al passato non è ancora scritta la fine della storia. Misurare l’inconscio? ◼ Gli psicologi della personalità che hanno seguito la tradizione psicoanalitica freudiana sono rivolti principalmente a valutare desideri, motivazioni e conflitti inconsci. Per questo utilizzano test proiettivi. ◼ Un test proiettivo è costituito da uno stimolo ambiguo, al quale la persona può rispondere come desidera. ◼ I test proiettivi sono stati utili anche in aree di personalità diverse da quelle prese in considerazione dalla teoria psicoanalitica. ◼ Due delle tecniche proiettive maggiormente utilizzate sono il Test di Rorschach e il Test di Appercezione Tematica (TAT). I test proiettivi ◼ TEST DI RORSCHACH. Il Test di Rorschach, ideato dallo psichiatra svizzero Hermann Rorschach negli anni '20, è costituito da una serie di 10 tavole, raffiguranti ciascuna una complessa macchia di inchiostro. Al soggetto viene chiesto di guardare una tavola alla volta e riferire tutto quello che la macchia d'inchiostro gli fa venire in mente. Dopo che il soggetto ha completato le 10 tavole, l'esaminatore di solito ritorna su ogni risposta e chiede al soggetto di chiarirne alcune e indicare quali caratteristiche della macchia gli hanno dato la particolare impressione riportata. I test proiettivi ◼ TEST DI APPERCEZIONE TEMATICA. Il Thematic Apperception Test (TAT), è stato sviluppato all'Università di Harvard da Henry Murray, negli anni '30. Al soggetto vengono mostrate 20 immagini ambigue di persone e scene e gli si chiede di costruire una storia su ogni immagine. ◼ Lo scopo è rivelare i temi fondamentali che ricorrono nelle produzioni fantastiche di una persona e dei suoi problemi personali e valutare i bisogni e le motivazioni centrali per l’individuo. Test proiettivi ◼ In generale, i test proiettivi presentano problemi di validità (il test misura ciò che intende misurare?) e di attendibilità (il test fornisce una misura precisa?). ◼ L'attendibilità dei risultati del Rorschach è sempre stata generalmente scarsa, in gran parte perché le stesse risposte possono essere interpretate in modo diverso anche da due esaminatori esperti. ◼ I tentativi di dimostrare la capacità del Rorschach di predire il comportamento o discriminare tra gruppi hanno avuto un successo scarso. ◼ Risultati più confortanti si hanno relativamente al TAT (Lillienfield et al., 2000). Quando si utilizzano sistemi specifici di siglatura (per esempio, per misurare le motivazioni al successo oppure i temi aggressivi), l'attendibilità tra siglatori è piuttosto buona. Inoltre, alcune ricerche sembrano dimostrare una buona validità predittiva: ad esempio, il bisogno di potere rilevato dalle risposte al test è utile per predire la scelta degli studenti universitari di una carriera che comporti un’influenza sugli altri. Approccio dell’apprendimento sociale: Critica ai tratti ◼ L'approccio dell'apprendimento sociale ha messo ripetutamente in dubbio l'idea comune che le persone dimostrino coerenza comportamentale nelle diverse situazioni; si ricordi che tale assunto sta alla base della nozione di tratto di personalità. Tale posizione non è ovviamente recente: “Alla luce della naturale instabilità della nostra condotta, mi è spesso sembrato che anche bravi autori sbagliassero quando insistevano a volerci tessere addosso un tessuto coerente e solido... La cosa più sicura, a mio parere, sarebbe di far risalire [le nostre azioni] alle circostanze intorno a noi, senza ulteriori ricerche e senza trarre da esse nessun altra conclusione” (de Montaigne, 1580). ◼ Quando una persona riceve una ricompensa per la medesima risposta in diverse situazioni, si ha la generalizzazione, che garantisce che quel medesimo comportamento si verificherà in varie situazioni. Tuttavia, sottolineano i teorici dell’apprendimento sociale, più spesso le risposte dei soggetti danno luogo a diverse conseguenze in diversi ambiti. Per tale motivo, i teorici dell'apprendimento sociale mettono in discussione l'utilità di caratterizzare le persone in termini di tratti generali, sostenendo che tali tratti non spiegano la variabilità del comportamento che dipende dalle diverse situazioni. La teoria dell'apprendimento sociale ◼ La teoria dell'apprendimento sociale deriva dalla precedente teoria comportamentale, benché sia stata considerata come un radicale allontanamento dal comportamentismo, al momento della sua introduzione. ◼ Per i comportamentisti è più appropriato parlare di copioni comportamentali che vengono rinforzati, attraverso i processi di condizionamento classico e operante, piuttosto che di personalità. ◼ Per esempio, la punizione viene associata nel bambino alle risposte fisiologiche tipiche dell'ansia. ◼ Il comportamento punito diventa uno stimolo condizionato, tramite l'accoppiamento con la punizione; e l'ansia diventa la risposta condizionata. ◼ In seguito, il comportamento stesso del bambino potrebbe suscitare quelle stesse risposte; il bambino, o la bambina, potranno sentirsi colpevoli quando compiono un'azione proibita. ◼ Secondo l’apprendimento sociale è il condizionamento classico che produce la fonte interiorizzata dell'ansia che Freud denominava Super-io. La teoria dell'apprendimento sociale ◼ Si deve a Julian Rotter l’introduzione delle variabili cognitive nell'approccio comportamentale (1954, 1982). Egli propose il concetto di potenziale comportamentale, cioè la possibilità che si verificasse un particolare comportamento in una particolare situazione. ◼ La forza del potenziale comportamentale è determinata da due variabili: l'aspettativa di risultato (una variabile cognitiva) e il valore del rinforzo. ◼ Bandura, uno dei teorici contemporanei più autorevoli in quest'area, ha ampliato l'approccio, sviluppando la cosiddetta teoria socio-cognitiva (1986, 2000). Egli enfatizza il determinismo reciproco, nel quale le determinanti esterne del comportamento (come i premi e le punizioni) e le determinanti interne (come le credenze, i pensieri e le aspettative) sono in continua interazione. ◼ Bandura, inoltre, sottolinea che la maggior parte dei comportamenti si verifica in assenza di punizioni o rinforzi esterni. Invece di spiegare il comportamento semplicemente in termini di condizionamento, enfatizza il ruolo dell'apprendimento osservativo. "Le prospettive di sopravvivenza sarebbero davvero scarse se si potesse apprendere solo dalle conseguenze di prove ed errori. Non si insegna ai bambini a nuotare, agli adolescenti a guidare automobili e ai nuovi studenti di medicina a praticare la chirurgia facendogli scoprire il comportamento richiesto dalle conseguenze dei loro successi e fallimenti" (Albert Bandura ,1986, p. 20). La teoria dell'apprendimento sociale Uno dei più importanti teorici dell'apprendimento sociale, Walter Mischel, ha cercato di incorporare le differenze individuali nella teoria dell'apprendimento sociale, introducendo il seguente insieme di variabili cognitive: ◼ Competenze: Cosa sapete fare? Le competenze comprendono le capacità intellettuali, le capacità sociali e fisiche e altre abilità particolari. ◼ Strategie di codifica: Come lo vedete? Un evento può essere percepito da una persona come minaccioso e stimolante da un'altra. ◼ Aspettative: Cosa succederà? Le aspettative sulle conseguenze dei diversi comportamenti, guidano la scelta di comportamento dell'individuo. ◼ Valori soggettivi: Che cosa vale la pena di fare? ◼ Sistemi e piani di autoregolazione: Come potete arrivarci? la capacità di fare programmi realistici per raggiungere l'obiettivo (Mischel, 1973, 1993). Tutte queste variabili individuali (a volte denominate variabili cognitive individuali dell'apprendimento sociale) interagiscono con le condizioni di una particolare situazione nel determinare quello che l'individuo farà, in quella situazione. Approccio Fenomenologico e la psicologia umanista "II punto migliore da dove partire per comprendere il comportamento è la struttura di riferimento interna dell'individuo stesso. L'organismo possiede un'unica tendenza ed aspirazione – attualizzare, conservare e dare impulso al proprio campo di esperienza. Quando l'individuo percepisce ed accetta alI'interno di un sistema coerente ed integrato tutte le sue esperienze sensitive e viscerali, allora egli avrà certamente una migliore comprensione degli altri e li saprà meglio accettare come individui distinti". (Rogers, 1951) La maggior parte degli psicologi umanistici non mette in dubbio che le variabili biologiche ed ambientali possano influenzare il comportamento, ma enfatizza il ruolo proprio dell'individuo nel determinare e creare il suo destino, in una logica diversa dal determinismo caratteristico degli altri approcci. Gli individui sono fondamentalmente buoni, aspirano alla crescita e all'autorealizzazione. Il criterio di salute psicologica è particolarmente elevato: soltanto un individuo che sta progredendo verso l'autorealizzazione può essere definito psicologicamente sano. In altre parole, la salute psicologica è un processo, non un punto di arrivo. Approccio Fenomenologico e la psicologia umanista ◼ Nel 1962 un gruppo di psicologi fondarono l'Association of Humanistic Psychology. ◼ Gordon Allport, Carl Rogers e Abraham Maslow sono tra gli esponenti più illustri di questo approccio. Tale approccio si basava su un insieme di quattro principi: 1. L'esperienza della persona è di primario interesse per il ricercatore 2. Scelta umana, creatività e autorealizzazione sono gli argomenti elettivi di questa ricerca. 3. Nel selezionare i problemi di ricerca, è più importante valutarne il significato piuttosto che ricercare il perfetto controllo sperimentale e postulare un’obiettività intesa come indipendenza completa del ricercatore dai valori. 4. Particolare attenzione viene attribuita alla dignità della persona. CARL ROGERS ◼ Carl Rogers (19021987) sviluppò la sua teoria lavorando con pazienti. Secondo Rogers vi è un'innata tendenza dell'individuo a muoversi in direzione della crescita, della maturità e del cambiamento positivo. ◼ Tendenza attualizzante = una tendenza verso il compimento o la realizzazione di tutte le capacita dell'organismo. ◼ Rogers non negava l'esistenza di altri bisogni, alcuni dei quali biologici, ma li considerava subordinati alla motivazione dell'organismo a migliorare se stesso. Il concetto di Sé ◼ Il concetto fondamentale della teoria della personalità di Rogers è il Sé. ◼ Il Sé è costituito da tutte le idee, le percezioni ed i valori che caratterizzano l'"io“, compresa la consapevolezza di "quello che io sono" e "quello che io posso fare". ◼ Questa percezione di sé, a sua volta, influenza sia il modo in cui la persona percepisce il mondo sia il suo comportamento. ◼ Una donna che percepisce se stessa forte e competente, percepisce ed agisce nei confronti del mondo in maniera decisamente diversa rispetto ad una donna che considera se stessa debole ed inutile. ◼ Il concetto di sé non riflette necessariamente la realtà. Il concetto di Sé ◼ Secondo Rogers, l'individuo valuta ogni esperienza in relazione al proprio concetto di sé. ◼ La gente vuole comportarsi in modo coerente con l'immagine che ha di se stessa; le esperienze ed i sentimenti non coerenti costituiscono una minaccia e possono non essere accettati dalla coscienza (simile al concetto di rimozione freudiano). ◼ Maggiore è il numero delle aree di esperienza che una persona nega, perchè in contrasto col suo concetto di Sé, più ampio sarà il potenziale disadattamento. Inoltre, percezioni incoerenti con il proprio Sé, producono stati di ansia e l’attivazione di meccanismi difensivi. ◼ L'altro sé nella teoria di Rogers è il Sé ideale. Più il Sé ideale si avvicina al Sé reale, più l'individuo è realizzato e felice. Un ampio divario tra Sé ideale e Sé reale determina una persona infelice ed insoddisfatta. Incoerenza tra Sé reale, Sé ideale e realtà Due tipi di incoerenza: ◼ Tra il Sé reale e le esperienze della realtà; ◼ Tra il Sé reale e il Sé ideale. Rogers fece alcune ipotesi su come tali incoerenze si possono sviluppare nei bambini. Vi è un maggiore benessere se i bambini vengono allevati con una considerazione positiva incondizionata. Se i genitori si limitano ad offrire una considerazione positiva condizionata – apprezzando il bambino soltanto quando si comporta, pensa e sente correttamente – il bambino avrà probabilmente un concetto distorto di sé (per esempio, i sentimenti di competizione e ostilità verso un fratellino più piccolo sono naturali, e se i genitori agiscono rigidamente, i bambini non riescono a integrare questa esperienza nel loro concetto di sé. Possono percepirsi come cattivi, sentirsi rifiutati, oppure negare i propri sentimenti. Ognuno di questi atteggiamenti contiene una distorsione della realtà). Più le persone vengono forzate a negare i propri sentimenti e ad accettare i valori degli altri, più si sentiranno a disagio verso sé stessi. La piramide di Maslow Sono da considerarsi anche i bisogni di “Trascendenza” (tendenza ad andare oltre se stessi, per sentirsi parte di una realtà più vasta, cosmica o divina).. La gerarchia dei bisogni (Maslow, 1954) Tratti essenziali del modello di Maslow ◼ Nel modello di crescita motivazionale di Maslow, vengono messe in evidenza sia la gerarchia, sia l’ontogenesi delle diverse motivazioni. ◼ I bisogni sono gerarchici: perché nasca il desiderio di soddisfare quelli della categoria successiva, è necessario che quelli della categoria precedente siano già stati soddisfatti (in questa logica, una persona che ha una bassa stima di sé difficilmente riuscirà a realizzarsi). ◼ Secondo Maslow, quindi, una persona può evolvere se i suoi bisogni primari sono stati soddisfatti: se non lo sono, la persona non potrà essere sana né fisicamente, né mentalmente. ◼ Secondo Maslow i bisogni di natura superiore sono fondamentali quanto quelli primari, anche se non sono vitali. Ciascuno di noi può raccogliere la sfida del proprio sviluppo, oppure rifiutarla. ABRAHM MASLOW ◼ Abbiamo già trattato la piramide dei bisogni di Abraham Maslow (1908-1970). La sua posizione teorica generale è simile a quella di Carl Rogers. ◼ Per capire la personalità, Maslow decise di studiare gli autorealizzatori – uomini e donne che avevano fatto un uso eccezionale delle loro potenzialità. Cominciò studiando la vita di figure storiche di primo piano, come Spinoza, Thomas Jefferson, Abraham Lincoln, Albert Einstein ed Eleanor Roosevelt. ◼ L’obiettivo era quello di delineare i tratti comuni e di definire un quadro composito delle caratteristiche di una persona autorealizzata. Maslow e le caratteristiche personali degli Autorealizzatori ◼ Percepiscono la realtà in modo efficiente e sono in grado di tollerare l'incertezza ◼ Accettano sé stessi e gli altri per quello che sono ◼ Spontanei nei pensieri e nei comportamenti ◼ Concentrati sul problema piuttosto che su sé stessi ◼ Hanno un buon senso dell'umorismo ◼ Altamente creativi ◼ Refrattari all'incanalamento culturale sebbene non intenzionalmente non convenzionali ◼ Interessati al benessere dell'umanità ◼ Capaci di apprezzare profondamente le esperienze fondamentali della vita ◼ Creano rapporti interpersonali profondi e soddisfacenti con poche persone, piuttosto che con molte ◼ Capaci di guardare alla vita in modo obiettivo Maslow e i comportamenti che portano alla autorealizzazione ◼ Vivere la vita come farebbe un bambino, completamente assorbiti e concentrati ◼ Provare qualcosa di nuovo piuttosto di fossilizzarsi in qualcosa di sicuro ◼ Ascoltare le proprie sensazioni quando si valutano le esperienze, piuttosto che le voci della tradizione, dell'autorità o della maggioranza ◼ Essere onesti; evitare le finzioni o "simulare dei ruoli" ◼ Essere pronto a diventare impopolare se il tuo punto di vista non coincide con quello degli altri ◼ Assumersi le responsabilità ◼ Lavorare sodo a qualsiasi cosa si decida di fare ◼ Cercare di identificare le proprie difese, ed avere il coraggio di rinunciarvi La concezione della natura umana negli psicologi fenomenologici ◼ La maggior parte degli psicologi umanistici non mette in dubbio che le variabili biologiche ed ambientali possano influenzare il comportamento, ma enfatizza il ruolo proprio dell'individuo nel determinare e creare il suo destino, in una logica diversa dal determinismo caratteristico degli altri due approcci. Gli individui sono fondamentalmente buoni, aspirano alla crescita e all'autorealizzazione. ◼ Il criterio di salute psicologica è particolarmente elevato: soltanto un individuo che sta progredendo verso l'autorealizzazione può essere definito psicologicamente sano. In altre parole, la salute psicologica è un processo, non un punto di arrivo. Valutazione dell'approccio fenomenologico ◼ Le teorie di Rogers e Maslow si concentrano sulla persona sana nel suo insieme, ed enfatizzano una visione positiva ed ottimistica della personalità umana. ◼ Ai metodi rigorosi, si preferiscono metodi più adatti per studiare le esperienze quotidiane degli individui. Tuttavia la scarsa qualità metodologica dei dati raccolti è stata spesso criticata. ◼ L’area di studi privilegiata è il concetto di Sé in persone sane. Viene criticata l’assunzione che le teorie sviluppate in tal modo possano essere utili per spiegare la patologia. Diventa difficile applicare tali teorie ad individui gravemente disturbati oppure socialmente, culturalmente o economicamente svantaggiati, che hanno bisogni di base oltre all’autorealizzazione. ◼ Inoltre, la filosofia dell’autorealizzazione sottostante all’approccio umanistico viene criticata come manifestazione dell’individualismo tipico delle società occidentali.