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Espressionismo Astratto L'espressionismo astratto è un'esperienza legata a quella che è stata anche definita la scuola di new York, che vede Pollock come la punta di diamante. È importante notare come questo movimento si inserisca nel contesto di una ancor più generica e diffusa tendenza pittorica,...

Espressionismo Astratto L'espressionismo astratto è un'esperienza legata a quella che è stata anche definita la scuola di new York, che vede Pollock come la punta di diamante. È importante notare come questo movimento si inserisca nel contesto di una ancor più generica e diffusa tendenza pittorica, che andiamo a definire con l'etichetta di informale. Pensiamo alle esperienze europee di Fautrier, Dubuffet, Fontana, Burri, alcune opere di Piero Manzoni… Quando parliamo di Informale parliamo di un concetto, un raccoglitore di una serie di esperienze che si stavano formano in varie parti del mondo. Non solo America ed Europa: in Giappone sta nascendo il gruppo Gutai che ha delle vicinanze con quello che sta succedendo contemporaneamente in Occidente. L'espressionismo astratto non è quindi una cellula indipendente americana, ma è anch'esso frutto di un'espressione generale che però ha delle sfaccettature e declinazioni diverse a seconda del luogo. In Europa l'informale si lega al discorso del post-guerra: si sta vivendo un'impossibilità della figurazione a causa della distruzione portata dalla Seconda guerra mondiale. Bisognava ricostruire la figura dell'essere umano. In America l'arte non ha una valenza così esistenziale, perché non si è vissuto il post guerra allo stesso modo. La drammaticità e sofferenza della condizione umana non era un tema per gli americani, avendo fatto un'esperienza del conflitto in modo più distaccato e distante. In qualche modo gli stati uniti e soprattutto New York incominciano, a partire da questo momento, di allinearsi alle avanguardie europee: cercano di proporre una propria visione inedita. Fino a quel momento c'era stato un copiare, uno studiare… La nascita dell'espressionismo astratto effettivamente ha dei punti che partono proprio dall'esperienza europea, in particolare del Surrealismo. André Masson sviluppò la tecnica dell'automatismo, che consiste nell’esplorare il subconscio attraverso il gesto spontaneo e libero, senza premeditazione. Masson credeva che il processo automatico potesse rivelare contenuti psicologici nascosti, liberando l’artista dalle convenzioni e dalle censure razionali. Egli fu uno di quegli artisti visti come "degenerati" dal nazismo, per questo allo scoppio della Seconda guerra mondiale si trasferì negli stati uniti. Qui continua le sue sperimentazioni surrealiste, tra quelle più famose citiamo quelle in cui faceva cadere della sabbia su una tela piena di colla, disposta a terra orizzontalmente. Teniamo a mente questo concetto dell'orizzontalità della tela, ci servirà tra poco. Non possiamo non parlare della figura di Peggy Guggenheim, collezionista d'arte nata da una ricca famiglia ebrea americana, era nipote del fondatore del Museo Guggenheim. Iniziò a collezionare arte negli anni '30 e divenne una sostenitrice appassionata di artisti d'avanguardia. Prima dello scoppio della guerra stava già intraprendendo dei viaggi in Europa, soggiornando a Parigi, e stabilendo contatti con gli artisti di punta. Ma a causa del conflitto tornò in patria, dove inaugura la galleria "Art of This Century" in cui presenta al popolo americano tutte le opere europee che aveva supportato. La sua figura è importante, non solo perché ha fatto modo di diffondere in America le avanguardie europee, ma ha sostenuto artisti come Pollock, Duchamp e Marx Ernst. Ella ufficializza il passaggio da pittura europea a quella americana, e ha fatto in modo di mettere in connessione questi due mondi. Le influenze di Pollock Parliamo delle influenze di Pollock. Oltre alle avanguardie europee, prima tra tutte il Surrealismo, che aveva avuto modo di studiare nella galleria di Peggy, ci sono altri due riferimenti da tenere in considerazione. Al tempo in Messico gli artisti si specializzavano essenzialmente in pittura murale, utile alla propaganda politica del comunismo. Siqueiros era uno di questi, e faceva delle sperimentazioni sulle vernici industriali, le quali erano molto fluide. Sappiamo che egli e Pollock ad un certo punto intrapresero un workshop insieme: ed è qui che avviene il contatto con questo materiale, lo smalto industriale, e con le pratiche pittoriche che prevedevano lo sgocciolamento. Pollock rimase colpito dalla possibilità di questo materiale di assecondare quella che era già una sua idea, che risentiva della lezione di Masson surrealista: vernice fluida e disegno automatico, la coppia vincente. In realtà possiamo trovare un altro riferimento, questa volta puramente americano. I dipinti con la sabbia realizzati dai Navajos, nativi americani. Utilizzavano una superficie piana e orizzontale. Questo è quello che introduce Pollock: il processo pittorico passa dal verticale all'orizzontale, il che conferisce un rapporto più immersivo con la tela. È meno distante, più partecipativo. conferisce un rapporto più immersivo con la tela. È meno distante, più partecipativo. I punti iniziano ad unirsi Siamo nei primi anni '40 e la forza del segno comincia ad emergere nelle sue opere, ancora non c'è la pratica del dripping. Abbiamo ancora una pittura mediata dal segno, da forme che ricordano comunque i surrealisti Mirò, Masson... Ma andando avanti il processo viene sempre più perfezionato, e la forma sparisce sempre di più. Non c'è più figurazione o rappresentazione, solo pittura fine a se stessa. Più che rappresentare la realtà Pollock tenta di portare la realtà all'interno del dipinto stesso, attraverso il processo e il gesto. L'arte processuale che vedremo negli anni '60 affermerà proprio questo, riferendosi anche all'arte di Pollock, che è il procedimento la cosa più importante e non l'opera finale. C'è però da dire che, per quanto invece riguarda Pollock, l'opera finale ha il peso più importante: si porta con sé tutte le tracce del procedimento, che sono indistricabilmente legate all'azione stessa del dipingere. Pollock crea l'all-over, la superficie pittorica diventa fortemente stratificata di segni, materia e anche gesto dell'artista. L'importanza della documentazione Già nel '49 Pollock per gli americani diventa una star, la rivista Life chiede se sia il più grande pittore vivente degli stati uniti. Egli però vive questo momento di celebrità non benissimo, morirà in un incidente automobilistico causa il suo problema dell'alcool. C'è stato chi lo ha documentato, Hans Namuth: fa un differenza abbastanza importante. Perché è vero che ogni quadro del mondo è sempre il risultato di un processo, ma mai questo era stato documentato con questa importanza. Il fatto che noi possiamo vedere attraverso la documentazione come dipingeva ha dato a Pollock un ruolo di rilievo sulla scena artistica. Non avrebbe attivato tutta quella serie di riflessioni nell'arte se non fosse stato tutto documentato con video e foto. In alcuni paesi come il Giappone sono arrivate prima le documentazioni che le opere d'arte: il gruppo dei Gutai rimane fortemente impressionato da quelle immagini, credeva erroneamente che erano pure performances. Di Pollock arrivava solo il fatto che lanciava la pittura, non c'era la possibilità di apprezzare il suo valore pittorico. Vediamo come stava emergendo il concetto dell'importanza della comunicazione del processo creativo dell'artista. Il surrealismo aveva un'implicita carica fortemente politica e sociale, mentre in America è una dimensione puramente estetica. Molti artisti americani sono partiti da presupposti da avanguardie europee rimanendo solo la parte estetica-formale, tralasciando quella politica. Era quindi solito che l'America si rifacesse a dei modelli ma senza guardare dietro i motivi socio-politici-filosofici per cui erano nati. Brevemente alcuni artisti che rientrano nell'espressionismo astratto americano: De kooning: olandese di nascita, si trasferisce negli anni '20 e entra nella scena dell'arte americana. Lavora anche lui sul segno inteso come primordiale, e rispetto a Pollock ritroviamo degli accenni figurativi, con un gesto pittorico molto denso e marcato. Mentre Pollock va nella dimensione più astratta, De kooning va nella dimensione più espressionista. Rotko: nato in Lettonia, si trasferisce da piccolo negli Usa. Anche qui siamo in una dimensione astratta: ma non c'è né segno né sgocciolature, ma solo campiture di colori. Anche Rotko lavora per grandi superfici, con queste campiture di colore che si sfaldano e si stemperano nel fondo. Troviamo riferimenti a Matisse, alla geometria di Malevic e l'astrattismo. Newman: c'è un rigore molto più dichiarato rispetto al "casino" di Pollock. La sua è una pittura che si trova al confine tra espressionismo astratto e minimalismo pittorico. Marris luis: lavora con delle sciabolate di colore e lo sgocciolamento. Anche lui utilizza le vernici industriali. Realizza un tipo di astrazione più controllata rispetto a quella di Pollock Gorky: qui predomina proprio la sfera del segno. Le sue forme riconducono all'esperienza surrealista di Mirò. Kline: la sua è una pittura astratta di grandi dimensioni, con segni molto forti di colore nero. Twombly: importanza del segno, che diventa quello infantile dello scarabocchio. Forma di graffito della superficie. Ognuno con il proprio approccio, rientrano tutti nell'espressionismo astratto Da una parte c'è quell'emergenza di tirare fuori qualcosa dalla propria soggettività. Dall'altra abbiamo l'astrazione come non-riconoscimento di una forma, né nella narrazione.

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