ECONOMIA AZIENDALE PDF

Summary

This document is a lecture of business economics. It discusses economic operators and the company system, detailing concepts like economic activity, economic goods, and different types of institutions. The document also explores the role of companies in society along with the different components of the market.

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LEZIONE DEL 15/09 Gli operatori economici e il sistema d’impresa Attività economica: consiste nella produzione e nel consumo di beni e servizi scarsi utili per il soddisfacimento dei bisogni umani. L’attività umana è orientata a soddisfare uno specifico bisogno o obiettivo. Il soddisfacimento compor...

LEZIONE DEL 15/09 Gli operatori economici e il sistema d’impresa Attività economica: consiste nella produzione e nel consumo di beni e servizi scarsi utili per il soddisfacimento dei bisogni umani. L’attività umana è orientata a soddisfare uno specifico bisogno o obiettivo. Il soddisfacimento comporta spesso uno svolgimento di un’attività economica, poiché si soddisfa con delle risorse scarse (non sono disponibili in natura) le quali hanno un valore e un prezzo. Quando la risorsa è scarsa nasce la relazione domanda-offerta. I beni economici: sono utili per soddisfare un bisogno; devono essere scarsi/limitati rispetto alla disponibilità in natura. Deve esserci qualcuno disposto a pagare quel prezzo. Esistono anche beni scarsi e inutili, ma il carattere utile non basta. I beni liberi non sono soggetti alla caratteristica di scarsità. L’a. economica può essere studiata da due diverse prospettive: i fenomeni economici vengono osservati con riguardo ai grandi aggregati (visione complessiva) regionali, nazionali, internazionali o con riferimento a forme di mercato, se ne occupa l'economia politica; i fenomeni economici vengono studiati con riguardo ai comportamenti delle unità economiche di base (alle imprese, aziende), la scienza che se ne occupa è l’e.aziendale. Le aziende sono tutte quelle organizzazioni che svolgono un’attività economica o organismi nei quali se ne svolge. Anche nelle famiglie c’è un’azienda. E.aziendale è una scienza istituzionale L’istituto è un’insieme di persone, di energie, fattori produttivi, risorse materiali e personali che hanno l’obiettivo di soddisfare i bisogni. Ogni istituto deve essere potenzialmente duraturo e dinamico (per crescere deve comprendere le dinamiche del mercato; evolversi in base a quello che il mercato chiede); è ordinato secondo proprie leggi (alcune sono definite dal legislatore, altre dall’istituto stesso); è autonomo (sotto il punto di vista strategico e idee, e dal punto di vista economico); ed è un’unità di rapporti, rivolti a un insieme di fini comuni. Gli istituti non devono essere eterodiretti, non dipendere dalle scelte di macro (viene diretto da altri). Spesso capita che il fornitore sia così potente da stabilire le strategie di un’azienda → istituto eterodiretto. Le classi di istituto più rilevanti sono: famiglie, ha bisogno anche dell’a.economica; imprese, istituto che nasce proprio per fare a.economica; istituti pubblici territoriali, es. regione, UE; istituti non profit (terzo settore, svolgono a.economica senza obiettivo di profitto, ma svolgerla insieme); L’azienda è la dimensione economica dei diversi istituti, ogni istituto ha un proprio ordine economico di un istituto. Famiglia: azienda familiare 1 Impresa: azienda di produzione (non è solo ciò, ma è caratterizzata anche da obiettivi personali e familiari come la soddisfazione di dirigere…), produce b/s per il mercato, obiettivo prettamente economico; Istituti non profit: azienda non profit, obiettivo è aumentare la crescita di assistenza, sviluppo economico, housing sociale. In alcuni casi sono miliardarie. ASL. Obiettivo è migliorare la dimensione economica per migliorare i servizi. Istituti pubblici territoriali: azienda pubblica L’e. aziendale studia le aziende di pertinenza dei diversi istituti, nei profili riguardanti: assetti istituzionali (corporate governance), organizzativi (come viene organizzato il lavoro, ognuno ha il suo modello), economico-finanziari, competitivi (strategie); combinazioni produttive: attività e processi strumentali alla produzione economica; risultati: sociali, organizzativi, economico-finanziari, competitivi. Indagare l’ordine economico degli istituti significa osservare … Quali interessi economici gravitano intorno alle aziende e da quali categorie di persone (interessi pubblici e privati); quali insiemi di operazioni di produzione e consumo di beni economico svolge; quali strutture si adottano per il governo e lo svolgimento dell’attività economica; quali condizioni di economicità si manifestano. L’azienda è la cellula vitale dell’intero ordinamento economico (G.Zappa). Le aziende creano prodotti, posti di lavoro, non realizzano solo profitti, esse hanno obiettivi sani per svolgere l’attività economica. Famiglia Caratteri dell’istituto: ha finalità sociali, etiche, religiose. E’ anche unità economica; Finalità economica immediata (attenzione non è l’obiettivo finalistico): soddisfacimento dei bisogni dei membri che la compongono; Soggetto di istituto (colui che comanda nell’istituto): è costituito dai membri della famiglia. Impresa Caratteri dell’istituto: finalità economiche dominanti; Finalità economica immediata (?): produzione di remunerazioni adeguate e congrue per tutti(per i dipendenti, i fornitori, i soci, gli azionisti per far si che essi mantengano le azioni); Soggetto di istituto: è costituito dai portatori del capitale proprio (investitori, azionisti … nelle imprese capitalistiche comandano coloro che danno il c.proprio. E’ importante che comandi chi ha le risorse non solo in denaro anche di know-how) e dal management (normalmente i proprietari). Ai dipendenti le aziende danno dei premi L’amministrazione pubblica Caratteri dell’istituto: E’ un istituto con dominanti finalità di ordine sociale. Il fine è il progresso nella sua più ampia accezione; Finalità economica immediata: a. produzione di b per il soddisfacimento dei bisogni delle persone appartenenti alla collettività (il cittadino deve porre attenzione se ciò viene eseguito correttamente); 2 b. remunerazione dei prestatori di lavoro (rientra nella funzione sociale dell’istituto). Soggetto di istituto: è costituito dai membri appartenenti alla collettività organizzata. A costoro fanno capo gli interessi istituzionali. Istituti non profit Caratteri dell’istituto: ha finalità sociali, morali, culturali. Simile alle famiglie Finalità economica immediata: : a. soddisfare i bisogni degli associati; b. remunerare i prestatori di lavoro. Soggetto di istituto: prevalentemente associati e lavoratori. Slide 14, Macroeconomista Samuelson, spiega come funziona il mercato, relazioni tra i diversi istituti. 1. Operatore famiglie: ha le persone che offrono sul mercato il fattore della produzione, decide come allocare il capitale per ottenere il max di remunerazione. tutto ciò che esse offrono finisce nel mercato della produzione (es m. del lavoro, la domanda di lavoro proviene largamente dalle imprese). Le famiglie offrono fattori di produzione. 2. O. pubblica amministrazione è al centro di tale schema. Agisce sul mercato dei fattori (interessi fissi e dividendi variabili) e dei prodotti. 3. O. imprese: raccoglie le risorse (capitale, lavoro, risorse naturali) per porre sul mercato prodotti (regolato dal diritto pubblico) i b/s. Quest’ultimi si confrontano con l’offerta degli altri, i prezzi di vendita o di acquisto variano in base alla domanda e alla concorrenza. Mercato composto dalle famiglie, ai singoli, nel quale influisce molto il tempo e la qualità. Tale operatore domanda fattori di produzione e deve comprendere il modello di impresa vincente. 3 LEZIONE DEL 16/09 Lo scambio Attraverso gli scambi tutti gli operatori si scambiano b/s, capacità lavorativa, capitale di credito (denaro) e risorse finanziarie alle migliori condizioni, coperture assicurative (trasferiscono i rischi). Le imprese quando operano sono continuamente gravate da numerosi rischi: r. di credito per gestirli si trasferiscono alle assicurazioni pagando un premio; al giorno d’oggi le imprese scambiano a livello internazionale, c’è il rischio di valuta del quale se ne occupano le banche, esse trasformano le valute e si assumo il rischio e li copre, le banche trasferiscono parte del rischio ad altre compagnie (es.lloyd di londra). Lo scambio può essere monetario (moneta di conto, usata dalle aziende per mantenere i suoi conti, in EU è l’euro; e moneta non di conto. Lo scambio con tali monete il pagamento può essere differito/posticipato → nasce il credito, cassa; o immediato) o realizzato tramite il baratto. La moneta è la nostra unità di misura. Negli scambi monetari, il prezzo definisce i valori delle condizioni di produzione negoziate. Il prezzo dunque è anche uno degli elementi dello scambio. Fondamentale negli scambi è il timing di consegna. Le aziende applicano il Just in time, per evitare di avere capitale fermo in magazzino, importante che il fornitore consegni secondo i tempi stabiliti (rottura di stock?). Tutto funziona in modo sincronizzato. Un altro aspetto importante è la qualità. Tutti elementi fondamentali nel mondo industriale. Il covid ha mutato alcuni modelli di business, come il just in time. Lo scambio monetario presuppone l’impiego della moneta la quale si configura come: unità di misura; strumento di pagamento; riserva di valore nel tempo: strumento con il quale si trasferiscono i valori nel tempo (deposito in banca). Ciò varia a seconda del potere di acquisto della moneta. Esiste fenomeni economici e monetari, normalmente i beni patrimoniali perdono valore. Bisogna continuare ad investire per ridurre tale rischio. Quando c’è l’inflazione, l’utile e il patrimonio delle aziende sono solo nominale/fittizi, perché il potere di acquisto è diminuito, andrebbe deflazionato. Invece se dichiara una perdita, il valore è maggiore. Non tutti gli scambi danno origine all’uso in via immediata della moneta come strumento di pagamento. Ciò implica il sorgere di: credito/debito di prestito/finanziario: nascono quando c’è un prestito di denaro, aggravato da interessi, spesso le società alfa concedono prestiti alle controllate; credito/debito di regolamento/commerciale: nascono dal pagamento dilazionato. se vende è noto come debito fisiologico, tipico delle prassi del business. Il funzionamento delle aziende Il circuito della produzione: Ambiente(fornitori) Mercato dei fattori produttivi → acquisto f.p. → Impresa Processi produttivi → vendita → Ambiente (Clienti) Mercato di sbocco. 4 Fattori produttivi/input: Lavoro: ora è difficile trovare figure competenti, Capitale: risorse finanziarie/f.p.generici, ossia i mezzi monetari che possono essere trasformati in qualsiasi elemento utile allo svolgimento dei processi aziendali; f.p.specifici, ovvero vincolati all’attività dell’azienda alla quale contribuiscono mediante servizi (es. macchinari). Quest’ultimi aumentano il rischio d’impresa perché diminuiscono la possibilità di riconversione, ma senza non permettono il successo. (Sunk cost) Il mondo aziendale è caratterizzato da mode di gestione. Negli ultimi anni molte si sono destrutturate, le aziende diventano registe/coordinatrici del processo (es. automobilistiche, lusso). Esistono molti vantaggi: governo del design del prodotto; evito di fare investimenti specifici perché lo fanno i fornitori. Alla fine però non si possiedono le capacità produttive e il controllo del processo, si dipende da terzi che hanno assunto il rischio. Es. leasing, contratto ibrido/misto (il leasing somma il mutuo e l’acquisto del bene) con il contratto con il quale si usufruisce un bene e al termine di esso si può acquistare, diffuso nel settore aereo, permette di fare outsourcing. I f.p.specifici sono classificati in: f.p. a fecondità semplice: usati solo per un ciclo produttivo, dunque dopo la loro utilizzazione non sono più disponibili; f.p. a fecondità ripetuta: usati per più cicli produttivi, beni pluriennali, dopo un ciclo produttivo si consuma solo parte della loro utilità economica (es. terreno). Il consumo del bene a livello economico nel tempo è noto come ammortamento.Obsolescenza dei beni subito molto da quelli tecnologici. Il reperimento delle risorse monetarie (f.p.generici): circuito dei finanziamenti attinti a titolo di capitale di proprietà/di rischio, è l’ultimo ad essere remunerato, dividendo è la quota dell’utile dato ai soci. possono farne parte anche i beni in natura (una perizia stabilisce il valore). possono essere conferiti in momenti differenti. Initial public offering, frequente in borsa, per coprire le perdite. prospettiva di remunerazione futura e incerta. shareholders; circuito dei finanziamenti attinti a titolo di capitale di terzi: gli interessi sono la ricompensa del prestito stabilito contrattualmente. da origine a debiti finanziari. disponibilità temporanea di denaro, che dovrà essere restituito secondo modalità stabilite contrattualmente. l’azienda sostiene oneri/interessi. se non viene restituito, i finanziatori/fornitori possono anche richiedere il fallimento dell’azienda se non c’è un’ipoteca (istanza di fallimento). Differenza sostanziale è il rischio. Aumento del valore dell’azione: capital gain, vi è anche se non c’è utile, permette di guadagnare anche senza utile. Portange: dare un capitale di rischio ma in realtà è un prestito, spesso fatto dalle banche. Covenant: è un parametro stabilito dalla che misura la qualità del cliente, se vengono superati significa che la situazione è peggiore, la banca vuole essere maggiormente remunerata. 5 I mezzi monetari recuperati tramite ilo c.proprio e di terzi vengono usati per dotare l’azienda delle risorse necessarie per tradurre in realtà l’idea imprenditoriale. Sistema d’impresa Ogni impresa ha una struttura finanziaria, umana e fattori specifici. La struttura-attività-risultati fornisce alla gestione operativa i fattori materiali ed immateriali necessari al suo svolgimento e definisce l'ambiente organizzativo entro il quale maturano e si svolgono i processi di direzione strategica. Tutti i beni vengono gestiti a due livelli: dalla gestione strategica: valuta quali risorse ha bisogno e governa i processi operativi, da feedback a quella operativa. Determina le linee di mutamento o di consolidamento della struttura necessaria per realizzare la strategia prescelta; g. operativa: produce i risultati che verranno esaminati da g.strategica per verificare se sono congrui a quelli previsti. Insieme ai risultati che produce e alle condizioni organizzative e ambientali in cui si svolge, costituisce il "terreno" da cui muove la riflessione strategica ed entro cui si svolgono essenziali processi incrementali di apprendimento organizzativo. I risultati, in via diretta, scaturiscono dalla gestione operativa e si riflettono sulla stessa grazie ai meccanismi di controllo operativo nonché sulla direzione strategica (grazie ai meccanismi di controllo strategico). I risultati contribuiscono all'accrescimento (o alla distruzione) di risorse critiche per l'impresa. Struttura L’assetto è la struttura gestita e pianificata con un certo obiettivo. Struttura come "insieme di variabili che definiscono l'assetto istituzionale, organizzativo e patrimoniale dell'impresa" Assetto istituzionale: Interessi di coloro che fanno parte dell’istituto. E’ qualificato dalla correlazione esistente tra l'insieme delle persone che compongono il soggetto d'impresa può essere diverso dall’istituto azienda, i fini e le prerogative di governo che ad esse fanno capo, e le modalità di esercizio di tali prerogative, composte in unitari indirizzi di governo economico; non esistono imprese simili, anche se tutte producono la 6 stessa cosa. Dentro il soggetto di impresa ci possono essere persone che non sono dentro l’azienda di produzione. ES. nelle i.familiari concorrono a comandare e a condizionare la vita dell’impresa anche altri componenti della famiglia che non fa parte dell’azienda. Parte dal direttore generale (grado più alto di dipendente). Assetto organizzativo: La combinazione della struttura organizzativa, meccanismi operativi e potere. Riguarda le modalità di specializzazione e di divisione del lavoro dell'impresa di chi si occupa della gestione quotidiana dell’impresa; implica la definizione di compiti e di responsabilità assegnati agli organi aziendali; fa riferimento all'organismo personale considerato con riguardo alle singole persone o a gruppi di persone interagenti; presuppone l'attivazione di meccanismi di funzionamento e una chiara definizione del potere interno all'organizzazione. L’organizzazione rende differenti le imprese. Il problema delle imprese è che quando producono da molto tempo si radicano nei processi e difficilmente riescono a cambiare per adeguarsi al mercato (i capetti hanno posizione intermedia da anni e ostacolano il cambiamento) Obiettivo: organizzazione flessibile. Assetto patrimoniale: Insieme delle condizioni di produzione e di consumo di pertinenza dell'azienda in un "determinato momento". Non fanno parte del patrimonio le condizioni di lavoro personali, cioè il lavoro. Gli "assetti" sopra esposti comprendono dunque le cd. “risorse organizzate” costituenti l'organismo personale e il patrimonio, e più specificatamente il patrimonio imprenditoriale il manager deve essere creativo, avere una visione a lungo termine, avere competenze imprenditoriali, correre il rischio, direzionale risorse manageriali sono ricercatissime, tecnologico, commerciale conoscere i clienti e finanziario. Natura di tali risorse: materiali (o hard) cassa, i soldi, impianti, software di produzione.. e immateriali (o soft) know how, organizzazione tra le persone, conoscenze rispetto al processo produttivo (specializzazioni territoriali, in determinati territori si concentra il know how), marchi e brevetti, conoscenza del cliente, essere presenti nei punti strategici, capacità di retention (es. negli aeroporti i negozi devono essere collocati nei punti di maggior flusso e al termine del contratto devono essere capaci di retention dei clienti per riavere la posizione del negozio). Fra le risorse soft, anche “valori imprenditoriali”, “filosofia di management”, “missione dell'impresa”. Vedere letture caricate sui valori delle imprese. Attività' Decisioni, azioni e interazioni che si svolgono a livello direzionale e a livello esecutivo, volte direttamente al conseguimento di risultati o al cambiamento della struttura: Direzione strategica: definisce la "formula" ovvero l'impostazione imprenditoriale di fondo dell’attività aziendale (stabilire come, dove e perché operare), nonché il disegno strutturale dell’impresa e la sua 7 architettura organizzativa. Le decisioni strategiche sono: di lungo periodo; difficilmente reversibili, non ripetitive. Direzione operativa: consente il "funzionamento" dell’impresa, data una certa impostazione strategica, ed è preposta allo svolgimento di attività «quotidiane». tale direzione è composta da decisioni implementative della d.strategica che consentono il funzionamento dell’impresa. Molti fallimenti non nascono da scelte strategiche sbagliate, ma dall’implementazione operativa (execution) che non funziona. Categorie concettuali per valutare la qualità della direzione: efficacia, vale soprattutto per la direzione strategica. Il termine intende il grado di rispondenza degli output effettivi agli output desiderati (“fare le cose giuste”); efficienza, vale soprattutto per la direzione operativa. Il termine intende il rapporto tra output e input effettivi (“fare le cose nel modo giusto”). Le caratteristiche possono riguardare contemporaneamente entrambe le direzioni. L’obiettivo aziendale è quello di compiendare l’efficacia e l’efficienza. 8 Risultati ed obiettivi di un’impresa Diverse "categorie" di risultati, che qualificano altrettante dimensioni del sistema d'impresa: Risultati economico-finanziari: sintetizzati indicatori di economicità, di solidità patrimoniale, di liquidità, da interpretare nel contesto delle relazioni dinamiche che li compongono a sistema Risultati competitivi: affermazione dell'impresa nell’ “arena/mercato” (porter, studioso di strategie di mercato, egli usa arena come metafora per indicare il mercato, il modello ikea è stato progettato da lui, egli è diventato anche consulente di stati) in cui la stessa è impegnata (settori, mercati, nicchie di mercato), avere rapporti con il mercato di sbocco; Risultati sociali: livelli di soddisfazione, di coesione (intorno all'impresa e ai suoi obiettivi) dei diversi interlocutori sociali dei cui contributi o consensi l'impresa ha bisogno. Relazioni sinergiche e relazioni conflittuali fra i diversi risultati propri del sistema d'impresa, anche con riguardo all'ottica temporale di osservazione (breve, è impossibile avere tutti e 3 i risultati contemporaneamente, o medio-lungo periodo) L’impresa in crescita: sta aumentando le sue dimensioni aziendali (dipendenti, stabilimenti, vendite …) L’impresa è in sviluppo: capacità di migliorare i 3 risultati, molto più importante dell’essere in crescita. L’i. può essere in crescita ma non in sviluppo e viceversa. Tensione permanente dell'impresa verso lo "sviluppo", che esprime la sintesi delle tre dimensioni. continuare a crescere; networking; soddisfare la clientela; globalizzarsi; differenziazione; reattività: seguire il mercato; battere la concorrenza; strategie di sviluppo; design del prodotto; dominare il mercato → obiettivi competitivi. creare utile; equilibrio monetario → obiettivi economici finanziari. Bisogna saper soppesare queste due tipologie di risultati. sostenibilità; soddisfare il personale e porre attenzione al loro benessere; progresso collettività; creare posti di lavoro; commitment; rapporti sia con l’ambiente interno all’azienda sia con la collettività (gratitudine della collettività permette la crescita dell’azienda); legittimazione sociale→ obiettivi sociali. Un’impresa sana raggiunge tutti e tre gli obiettivi nel medio-lungo periodo, se deve crescere inizialmente pone l’accento a quelli competitivi, mentre penalizza quelli sociali ed economici finanziari. Il ruolo dell’impresa in un’economia di mercato 9 1. Attrazione di risorse, si collega allo schema di samuelson. L’azienda deve attrarre risorse umane, finanziarie, imprenditoriali … Per attrarre le risorse migliori o coerenti agli obiettivi bisogna garantire ricompense monetarie, economiche, possibilità di crescita, sviluppo, ambiente di lavoro sano … Con tali risorse allestisce il proprio sistema di offerta. 2. L’impresa va nell’arena e si propone con il proprio sistema di offerta, l’impresa compete con esso nel mercato. Nei rapporti b2b e b2c. Esistono vari elementi che costituiscono il sistema di offerta, come il servizio finanziario, il tempo di pagamento, acquisto in leasing, buone relazioni con le banche. Il mio sistema si confronta sul mercato con gli altri con l’obiettivo di soddisfare i bisogni di mecato. 3. Se soddisfo il mercato, vuol dire che produco un vantaggio competitivo, dunque riesco ad essere migliore rispetto ai concorrenti diretti. I v.competitivi sono di varia natura e importante che siano durevoli e solidi, ossia non devono essere imitabili. Successivamente la soddisfazione del mercato deve trasformare i v.competitivi in vantaggi economici che mi permettono di produrre reddito. 4. I risultati che ho prodotto possono usarli per migliorare la mia attività e soddisfare le attese sociali. Il circolo deve funzionare in modo virtuoso, in modo che si produca crescita e ricchezza. Però basta poco che ciò smetta di funzionare-- situazione patologica. Un’impresa in un’economia di mercato è l’operatore che ha come ruolo fisiologico quello di attrarre risorse, che sia in grado di produrre v.competitivi, soddisfare il mercato, che si traduce in v.economici con i quali riescono a riattrarre le risorse, perché offrono prospettive migliori e il circolo continua. Le dimensioni del sistema impresa 10 Dimensione=elementi, diverse angolazioni dalle quali posso vedere l’impresa. 1. d. competitiva porta a risultati competitivi: che sistema di offerta allestire, con quali tecnologie e processi di produzione e di vendita, in quali mercati, canale distributivo coerente con il prodotto offerto. 2. economico finanziaria: produce i risultati e.f. 3. d. sociale Al centro c’è la struttura organizzativa (assetto istituzionale e organizzativo) e l’assetto di governance. 11 L’ASSETTO ISTITUZIONALE E LA CORPORATE GOVERNANCE Il soggetto di istituto esprime gli interessi e bisogni istituzionali, propri dei componenti dell’istituto. Se essi hanno contenuto economico si parla di interessi economici istituzionali, nelle imprese tali interessi sono i più importanti. Invece gli interessi istituzionali non economici, es. mantenere alto il prestigio dell’azienda. I soggetti non d'istituto esprimono gli interessi e bisogni non istituzionali (es. rispetto all'istituto-impresa, i fornitori che sono portatori di interessi economici non istituzionali, i dipendenti). … accezione di stakeholder. Stakeholder è il portatore di interessi. Tutti lo sono, es. stato, cittadini, fornitori, clienti, banche … con diverso grado di interesse. Si può essere anche shareholders contemporaneamente. Nel mondo delle aziende ci sono due importanti teorie: stakeholder theory, concepisce l’impresa come un soggetto collettivo a cui tutti siamo interessati, si sta diffondendo sempre di più tale teoria (ciò si trasforma anche in norme più o meno agevolative per le imprese), e si contrappone alla shareholder/stockholder theory, vede l’impresa come uno strumento del proprietario/azionista per realizzare gli interessi solo dei soggetti di istituto. Le implicazioni che comportano tali teorie sono molto differenti. Tabella Interesse istituzionali economici interni Se io sono un soggetto parte dell’istituto, posso esprimere interessi o obiettivi economici, portare a casa il dividendo, essere dentro l’organo del consiglio di amministrazione e ricevere i compensi di amministrazione (sono annuali), obiettivo che aumenti il valore complessivo dell’azienda sul mercato (non ricevo né i dividendi né i compensi, ma vendendo le azioni io guadagno; oppure per vendere l’azienda con un valore alto in borsa IPO, al prezzo più alto possibile -- si concretizza tramite la quotazione il valore dell’azienda nel tempo, oppure lo si concretizza perché entra un fondo di investimento), infine la crescita dell’impresa (aumentare il fatturato, le dimensioni aziendali). /Spesso vi è il socio di minoranza non allineato e conflittuale/ Interessi non economici interni Gli interessi non economici esprimono obiettivi di prestigio personale; la continuità aziendale (dal punto generazionale nelle aziende di famiglia); autosoddisfazione; corporate social responsibility (produrre con basso impatto ambientale, tutela dei lavoratori … ). 12 Queste decisioni non sono necessariamente positive Interessi non istituzionali economici esterni: pagamento imposte (stato); mantenimento posti di lavoro; buono stato di salute (vantaggio per tutti gli enti, fornitori, potenziali lavoratori…) Interessi non economici esterno Rispetto ambientale; sostegno al territorio (sponsor, alimenta lo sviluppo locale …); sviluppo sociale. /spill over: fenomeno tipico nel 1990, i dipendenti si dimettono per dare vita ad una nuova impresa dopo aver appreso le capacità/ L'assetto istituzionale Viene definito in base alla configurazione: A. Dei soggetti nell'interesse dei quali l'azienda si svolge; B. Dei contributi (apporto che il soggetto di istituto dà, es.know how, beni…) che tali soggetti forniscono all'azienda; C. Delle ricompense che ricevono; D. Delle prerogative di governo (potere di comandare) economico; E. Delle correlazioni tra B), C), D). I soggetti che apportano i contributi critici, senza i quali l’azienda non funziona. Essi si aspettano delle ricompense e hanno il potere di governo. In tutti gli istituti vi sono i soggetti critici che apportano i contributi critici. La composizione degli interessi categorici nelle imprese qualificate di "tipo capitalistico" individuali e societarie. Nelle imprese capitalistiche, il reddito è prodotto dopo aver soddisfatto/remunerato tutti i soggetti non istituzionali, sono soggetti definiti in posizione contrattualmente definita. Vi possono essere compensi fissi o/e variabili predefiniti, fondamentale che ci sia chi si assume il rischio. Il residuo, ossia il reddito, va a favore della proprietà, il soggetto che apporta il 13 capitale. Se c’è una perdita, il rischio di impresa viene assunto dalla proprietà, sempre dopo aver remunerato tutti i soggetti. La "formula imprenditoriale" nelle c.d. imprese capitalistiche individuali e societarie. C’è chi assume l’iniziativa imprenditoriale (proprietario, shareholder), chi partecipa al pieno rischio di impresa e quindi diventa parte del soggetto di istituto. E’ il modello di impresa più diffuso, ma ne esistono altri molto rilevanti. Modello cooperativo Modello molto diffuso nel mondo della finanza. L’impresa cooperativa: il soggetto che apporta un contributo critico, non è il capitalista. Consente di sopportare il rischio, con una remunerazione variabile, ad un soggetto diverso dal capitalista. Tre sottocategorie di cooperative. La visione dell’impresa cooperativa è di tipo democratica, in cui l’imprenditore è un soggetto collettivo. Modello alternativo con il limite dell’eccesso di democrazia, capita spesso che quando cresce colui che comanda è il manager, non tutti i soci, egli deve trovare la sua maggioranza che lo sostiene. Lungaggine decisionale, minore reattività Cooperative di conferimento La composizione degli interessi categorici nelle imprese cooperative di conferimento. Il soggetto critico è colui che conferisce la materia prima (senza l’impresa non può lavorare). Il reddito va al fornitore del contributo della materia prima essenziale, essi potrebbero non avere capitali, ma assumono l’iniziativa imprenditoriale, partecipano al pieno rischio di impresa, garantiscono a tutti la remunerazione predefinita e si spartiscono il residuo o la perdita. Non esistono i dividendi, ma i ristorni. Nei bilanci, gli utili sono pari a zero, perché sono già stati dati ai soci aumentando il prezzo dell’uva comprata. Tale modello è molto diffuso nel mondo alimentare, perché permette di mettere insieme la produzione della materia prima essenziale per realizzare il business. 14 Es. cantine sociali. Gruppo italiano vini. I viticoltori si uniscono. Granarolo compete con Parmalat, che non è cooperativa. Cooperativa di consumo La composizione degli interessi categorici nelle imprese cooperative di consumo. I soci sono i clienti, i quali apportano le condizioni di consumo, cioè la domanda. Per l’impresa vuol dire il mercato. In questo caso devo remunerare ciò che resta (utile) ai clienti con prezzi più bassi rispetto al mercato. I soci hanno degli sconti. Tipica nel mondo della grande distribuzione. Permette anche di fidelizzare il cliente. Il rischio di impresa diventa progressivamente meno quanto l’azienda diventa di grandi dimensioni. Nel mondo della finanza e delle assicurazioni sono molto diffuse, sono nate quando era difficile avere l’accesso a banche capitalistiche, dunque gli imprenditori di una certa zona si uniscono (piccole banche locali). Tali cooperative si sono diffuse inizialmente nelle zone impervie geograficamente (montane…), dove la grande distribuzione non avrebbe molti vantaggi. Finché le dimensioni di tali aziende sono piccole, si vede chiaramente il rischio di imprese. Quando diventano più grandi, non si percepisce più perché viene distribuito ad un pubblico di clienti vasto. Es. Coop, Conad. Le banche popolari; di credito cooperativo; Reale mutua, Cattolica assicurazioni. La "formula imprenditoriale" nelle imprese cooperative di conferimento, produzione e lavoro o di consumo. Nelle imprese cooperative di conferimento, produzione, lavoro, consumo l’iniziativa imprenditoriale viene assunta da soggetti diversi rispetto a coloro che se ne assumono nelle imprese capitalistiche. I soggetti diversi partecipano nel pieno rischio di impresa e diventano soggetti dell’istituto che esprimono interessi istituzionali economici e non. In funzione del tipo di cooperativa possono essere conferenti fattori specifici (materia prima/lavoro) o destinatari di beni o servizi, esercitano le prerogative di governo. Il capitale sociale in tutte le tipologie di impresa è limitato, il voto vale uno solo. Il capitale di rischio è il capitale che i soci danno quando costituiscono la società e può crescere o decrescere, non è il denaro conferito ma le condizioni, i fattori specifici o le condizioni di consumo specifiche che variano nel tempo e misurate danno origine ad un capitale di natura variabile rotativa nel tempo. Se la cooperativa va male, incassa dai clienti ma non paga il lavoro (costo più importante), il rischio si divide perché ci sono tanti soci. Punto di forza: è più resiliente nell’ipotesi di cristi ma è più imberbe nell’ipotesi di crescita. 15 Punto debole: trovare l’accordo poichè ci sono esigenze diverse tra i soci. (Le capitalistiche: rapidità decisionale e velocità nel perseguire la crescita.) Nelle cooperative di lavoro, il personale apporta il contributo critico, differenziale, rilevante per il funzionamento dell’impresa. Essi si assumono il rischio → soci→ il rischio ricade su di loro con una ricompensa che non è definita contrattualmente, ma che dipende dai risultati aziendali. In questo modo garantisco a tutti gli altri una ricompensa fissa. Ricevono un’incremento della ricompensa del lavoro coloro che sono soci quando c’è un utile. Se c’è una perdita, ricevono una ricompensa minore. Es. modello diffuso nei settori di trasporto, consulenza di alto livello, pulizie, imprese che vanno in crisi e i lavoratori salvano l’impresa (fattore critico→lavoro) e vi è un rilancio. La composizione degli interessi categorici nelle imprese pubbliche. L’impresa pubblica nella quale il reddito va verso lo stato/ente pubblico/socio di comando. Dunque il risultato positivo va a integrare i risultati dello stato, il quale poi decide cosa farne (qualificazione delle finalità). La maggior parte di tale imprese sono di proprietà dello stato, che è l’ente territoriale, e delle sue diramazioni territoriali che lavorano con i clienti, ossia i cittadini. C’è una decisione politica pubblica su come gestire tali imprese. Ci sono casi in cui si cerca di portare al limite l’azienda finchè produca il massimo risultato, perché l’ente pubblico vuole usarlo per altri fini. In queste imprese è fisiologico l’influenza politica. Ci sono pochi casi di manager, imprese pubbliche che si riconvertono in imprese private o nel privato che poi vanno nelle cooperative. Sono percorsi molto specialistici. 16 La "formula imprenditoriale" nelle c.d. imprese pubbliche. Lo stato-ente pubblico assume l’iniziativa imprenditoriale, poi definisce gli interessi istituzionali, ossia gli obiettivi che l’azienda si prefigge di raggiungere (profitto e della collettività). (Non tutte le imprese sono volte a realizzare solo il profitto 1. Profitto: quando l’azienda ha ricavi che coprono i costi: reddito, utile. Parte dell’utile che eccede la remunerazione medio-normale dell’investimento. Le aziende non profit non hanno come obiettivo di produrre utili. Le imprese capitalistiche puntano all’utile, ma anche ad altri risultati; le cooperative hanno obiettivo di utile ma non lo distribuiscono come dividendi; esiste una forma cooperativa che non ha obiettivo di distribuire l’utile, ma migliorare i servizi offerti: cooperativa sociale, sono una forma di cooperative di lavoro (obiettivo: aiutare le persone). Anche nelle imprese pubbliche l’obiettivo è fare utili, talvolta c’è una scelta politica che decide di non conseguire utili (es.ospedali) e le perdite vengono coperte dallo stato. Le imprese cooperative pagano meno imposte, ricevono riduzioni se c’è la mutualità. 2. Azienda non profit: l’utile non viene distribuito a chi gestisce l’azienda, ma a favore degli obiettivi. I principali caratteri delle imprese: -l’autonomia (è dotata di una funzione di governo propria), che riguarda l’esercizio della funzione di governo al di là dei vincoli che i fattori d’impresa e d’ambiente possono produrre per perseguire l’“interesse aziendale sovraordinato”. L’impresa non è uno strumento per realizzare altri obiettivi. Capita di trovare imprese eterodirette, se esse devono realizzare degli obiettivi stabiliti dall’esterno o subiscono condizionamenti sulla gestione (le imprese sono gestite da un gruppo, holding). -la durabilità, ossia l’attitudine a permanere nel tempo. L’impresa non rappresenta qualsiasi “fenomeno organizzativo” genericamente inteso, ma solo i “fenomeni organizzati” in modo stabile e duraturo. Esistono imprese fittizie, solo per realizzare utili a breve prendendo un finanziamento in area depressa per costruire uno stabile e successivamente chiudere. -l’ordine economico, organizzativo, patrimoniale, competitivo dei processi e delle combinazioni d’impresa. -l’unità nella molteplicità (trovare coesione pur nella differenziazione degli obiettivi), che attiene all’unitarietà dei fenomeni aziendali e alla capacità di superare divisioni e tensioni pur nella molteplicità di interessi da realizzare, di obiettivi da perseguire, di condizioni da 17 impiegare e di bisogni da soddisfare e dell’evoluzione delle condizioni aziendali e ambientali nel tempo -l’economicità, che (quale risultato della combinazione di autonomia e durabilità) esprime l’operare dell’impresa in condizioni di equilibrio reddituale, finanziario e monetario. Soggetto giuridico e soggetto economico Relazione tra l’impresa (istituto) e le società (per azioni), trova risposta nel s.giuridico ed economico. → Soggetto economico è colui che detiene le prerogative di governo economico. Nell'istituto impresa vi è sostanziale coincidenza tra il soggetto economico e il soggetto di istituto. → Soggetto giuridico/vestiti giuridici è il centro di imputazione dei diritti e degli obblighi derivanti dallo svolgimento dell'attività aziendale. Colui che risponde alla legge per l’attività svolta. Soggetto giuridico Va visto in connessione con la forma con la quale è condotta l'attività aziendale. AZIENDA INDIVIDUALE: IMPRENDITORE (persona fisica). Ci sono aziende gestite direttamente da un imprenditore individuale (artigiani, piccoli commercianti) AZIENDA SOCIETARIA: SOCIETÁ (soggetto collettivo), l’imprenditore non è un singolo ma un soggetto collettivo. Contratto di società: 2 o più persone si mettono insieme per fare società e decidere il vestito giuridico. Il soggetto giuridico si distingue da quello economico ‒ di persone (insieme di persone fisiche) ‒ di capitali (persona giuridica Ovvero → Ente (la persona fisica o la persona giuridica) in nome del quale l'impresa è condotta. → All’ente si riferiscono i diritti e gli obblighi che nascono dall'esercizio dell'impresa. L'impresa può essere esercitata da: Una persona: IMPRESA INDIVIDUALE (S. economico = S. giuridico) Più persone: IMPRESA COLLETTIVA (S. economico ≠ S. giuridico) → SOCIETÁ: S. di persone/S. di capitali Le società commerciali → Con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili (art. 2247). → Le società possono essere dotate di autonomia patrimoniale SEMPLICE → s.persone: ‒ Divieto dei creditori particolari del socio di rivalersi sul patrimonio sociale finché dura la società; ‒ Divieto di ripartizione dei beni sociali tra i soci finché non sono soddisfatti i creditori sociali (coloro che avanzano i soldi alla società); → I creditori sociali possono rivalersi sul patrimonio dei soci solo escusso il patrimonio sociale (se il patrimonio non è sufficiente, si può rivalersi sul patrimonio individuale). I soci rischiano anche il loro patrimonio alla fine --responsabilità illimitata. C’è una separazione tra il patrimonio della società e dei soci ma è debole. 18 → Società con autonomia patrimoniale PERFETTA→ SOCIETÁ di CAPITALI: ‒ Il patrimonio sociale è insensibile alle vicende dei patrimoni individuali dei soci, e viceversa; ‒ Hanno una personalità giuridica: nei confronti della legge risponde un soggetto fittizio che non esiste concretamente (persona giuridica) soggetti di diritto distinti dalle persone dei soci. Il capitale è maggiore delle società di persone. IL socio ha una responsabilità limitata a quello che ha apportato in azienda. Le società di persone → Caratteri principali: ‒ responsabilità solidale (chi avanza i soldi aggredisce il più ricco dei soci, ma quest’ultimo si può rivalere sugli altri) e illimitata dei soci per le obbligazioni sociali; ‒ autonomia patrimoniale semplice; ‒ intrasferibilità della qualifica di socio senza il preventivo consenso degli altri soci. → Tipi di società: ‒ Società in nome collettivo (s.n.c.): tutti i soci rispondono in modo solidale e illimitato per le obbligazioni sociali, salvo il beneficio di preventiva escussione del patrimonio sociale; l’amministrazione spetta congiuntamente a tutti i soci, salvo diversa decisione; fallimento della società -- fallimenti dei soci. Esistono dei vincoli che scaturiscono a livello personale. ‒ Società in accomandita semplice (s.a.s.): Soci accomandatari (strawman, fanno quello che dicono i soci accomandanti): amministrano la società e rispondono in modo solidale e illimitato per le obbligazioni sociali; Soci accomandanti: non amministrano la società e rispondono per le obbligazioni solo nei limiti del capitale conferito. Le società di capitali → Caratteri principali: ‒ responsabilità dei soci limitata al capitale conferito; ‒ autonomia patrimoniale perfetta; ‒ personalità giuridica: chi amministra queste società possono non essere soci; ‒ potere di amministrazione dissociato dalla qualifica di socio; ‒ la qualifica di socio può essere liberamente trasferita. → Tipi di società: ‒ Società per azioni (s.p.a.): risponde delle obbligazioni sociali solo con il suo patrimonio; ‒ Società a responsabilità limitata (s.r.l.); ‒ Società in accomandita per azioni (s.a.p.a.); ‒ Società cooperativa a responsabilità limitata (s.c.a.r.l.). Le società per azioni → Condizioni per la costituzione: ‒ il capitale sociale (> di 50.000 euro) deve essere interamente sottoscritto. Per aumentare il capitale sociale basta aumentare o il numero delle azioni o il valore nominale. Il capitale 19 sociale nasce o quando si costituisce l’impresa o quando faccio dei cambiamenti a questi due fattori. ‒ il 25% dei conferimenti in denaro devono essere versati alla sottoscrizione dell'atto costitutivo. → Il capitale sociale corrisponde al prodotto: n °azioni x valore nominale della singola azione. (Per far entrare nuovi soci non posso aumentare il valore nominale, ma preparo nuove azioni che verranno date ai nuovi soci.) → I principali diritti dell’azionista: ‒ diritto di intervenire alle assemblee, partecipare alla discussione ed esprimere il proprio voto. Si vota in base alle percentuali delle azioni che ho; ‒ può impugnare le delibere assembleari non conformi all’atto costitutivo; ‒ può attivare i controlli del collegio sindacale (organo di controllo); ‒ 1/10 dei soci (per le non quotate) e 1/20 dei soci (per le quotate) può richiedere agli amministratori la convocazione dell’assemblea; ‒ verifica dei libri contabili e del bilancio d’esercizio; ‒ diritto di opzione; ‒ diritto agli utili se distribuiti (decisione dell’assemblea) e al rimborso del capitale; ‒ diritto di recesso. → Gli organi delle società per azioni: ‒ Le Assemblee dei Soci: Organo Deliberativo/Organo Sovrano. Si riunisce almeno una volta all’anno. Nomina gli amministratori o il consiglio di amministratori (se più di un amministratore). ‒Gli Amministratori: Organo Esecutivo/Organo Elettivo. Se l’azienda è piccola c’è un solo amministrazione. ‒ Il Collegio Sindacale: Organo Controllo/ Organo Elettivo eletto dai soci. → Le ASSEMBLEE DEI SOCI Assemblee speciali Assemblee generali: si fa almeno una volta all’anno, ○ Assemblee ordinaria ○ Assemblee straordinaria → Gli amministratori: ‒ Sono l'organo esecutivo della volontà assembleare; sono altresì l’organo propulsivo delle decisioni dell’assemblea. ‒ Presiedono alla gestione dell’attività sociale e rappresentano la società. ‒ Può essere formato da: Una sola persona → Amministratore Unico Più persone → Consiglio di Amministrazione → Il Collegio Sindacale: ‒ Organo elettivo interno che ha una funzione di controllo e di sorveglianza sulla gestione sociale e sull'operato degli amministratori. ‒ I sindaci sono nominati dall'assemblea ordinaria in un numero che può variare da tre a cinque membri effettivi, più due supplenti. 20 ‒ I sindaci rimangono in carica tre anni e, salvo particolari e gravi circostanze, sono irrevocabili. Si riuniscono almeno ogni trimestre. ‒ Funzioni del Collegio Sindacale: Controllo legale: vigilare sull'osservanza delle norme del codice civile, delle altre leggi e dell'atto costitutivo. Questa funzione c’è sempre; Controllo contabile/di legittimità: verificare la regolare tenuta della contabilità, la corrispondenza fra le risultanze del bilancio e delle scritture contabili e la corretta redazione del bilancio (funzione delegabile a società di revisione o a un revisore contabile). Questa funzione non sempre è presente. Le società a responsabilità limitata → Sono sottoposte in larga parte alle stessa disciplina delle società per azioni (costituzione, organi sociali, bilancio, copertura di perdite, distribuzione di utili, variazioni dell’atto costitutivo, tenuta dei libri sociali, normativa fiscale). → Principali caratteristiche e peculiarità: ‒ Il capitale sociale deve essere > di 10.000€; ‒ Possibilità di costituire una s.r.l. "semplificata" con capitale almeno pari a 1 euro e inferiore a 10.000 euro solo se i conferimenti vengono effettuati in denaro, i soci sono persone fisiche e la denominazione contiene l'indicazione di s.r.l. "semplificata"; ‒ Il capitale sociale non è diviso in azioni ma in quote. La quota non è liberamente trasferibile, serve il consenso degli altri; ‒ Possono emettere obbligazioni solo se tale possibilità è prevista nell'atto costitutivo e i titoli vengono sottoscritti unicamente da investitori professionali soggetti a vigilanza prudenziale. -Obbligazioni: è un titolo che serve per ottenere prestiti. Raccolta di capitale di debito. Le banche possono emettere obbligazioni con cui raccogliere denaro. Possono comprare obbligazioni emesse da altri. Le società in accomandita per azioni (In eu una società che emette obbligazioni deve dimostrare che vanno a ridurre di anidride carbonica, fondi che impattano sull’ambiente. SI tratta di una direttiva che copia quella americana). → Sono sottoposte per molta parte alla stessa disciplina delle società per azioni. Non sono molto diffuse Dentro di esse si può proteggere ulteriormente chi governa da chi non governa. → I caratteri di peculiarità risiedono nella presenza di due categorie di soci: ‒ Soci accomandatari: Amministrano la società Rispondono in modo solidale e illimitato per le obbligazioni sociali. ‒ Soci accomandanti: Non amministrano la società Rispondono per le obbligazioni sociali solo nei limiti del capitale conferito. 21 Sistemi di amministrazione e controllo nelle imprese condotte in forma societaria Sistema tradizionale Nel sistema normativo italiano (con denominazioni diverse in tutto il mondo) ci sono strutture di governance che possono essere diverse. Questo sistema di corporate governance giuridicamente si chiama … Questo sistema è il più diffuso. Nel sistema tradizionale l'Assemblea dei soci nomina: ‒ l'organo esecutivo: Consiglio di Amministrazione o Amministratore Unico; ‒ l'organo di controllo: Collegio Sindacale. → Nel sistema tradizionale all'Assemblea (la proprietà/soci) sono attribuite le seguenti competenze: ‒ approvazione del bilancio (redatto dal CdA); ‒ nomina e revoca gli amministratori e i sindaci (collegio sindacale); ‒ determina il compenso di amministratori e sindaci; ‒ delibera sulle responsabilità di amministratori e sindaci. → Al Consiglio di Amministrazione spetta la gestione dell'impresa. Gli amministratori compiono le operazioni necessarie per l'attuazione dell'oggetto sociale (obiettivi dell’impresa). Il CdA provvede a: ‒ individuare il presidente e i suoi poteri del presidente; ‒ consentire a delega di attribuzioni a singoli amministratori o ad un comitato esecutivo, ad eccezione di alcune specifiche materie (l’amministratore delegato può avere una delega di un determinata azione); ‒ precisare i rapporti intercorrenti tra il CdA e gli organi delegati. → Il Collegio Sindacale vigila sull'osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei princìpi di corretta amministrazione e, in particolare, sull'adeguatezza dell'assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla società e sul suo concreto funzionamento. Verifica che il bilancio sia redatto correttamente, controlla la gestione del CdA. Limiti: strutture societarie complesse e non si può ridurre il tutto a tre organi, si possono trovare dei sistemi di governance con delle rappresentanze intermedie. Se gli azionisti/proprietari di un’impresa piccola (pochi soci) o medie dimensioni che operano nei mercati mondiali, sono gli stessi che nominano il CdA o si auto nominano, il socio che ha la proprietà complessiva dell’impresa decise tutto e può ridurre la funzione di controllo agli altri a danno dei terzi (es. banche, fornitori…). Per risolvere tali problematiche sono stati realizzati dei sistemi intermedi, come il dualistico … 22 Sistema dualistico Nel sistema dualistico l'Assemblea dei Soci nomina: ‒ l'organo di controllo: Consiglio di sorveglianza (insieme di persone qualificate, fidate, rappresentative). L’assemblea delega l’identificazione di chi gestisce ai suoi rappresentanti. Il Consiglio di sorveglianza a sua volta nomina: ‒ l'organo amministrativo: Consiglio di gestione → Il Consiglio di gestione: esercita le funzioni tipiche dell'organo amministrativo del sistema tradizionale → Il Consiglio di sorveglianza: è l'organo di controllo interno. Oltre agli incarichi di sorveglianza propri del Collegio Sindacale, esercita anche talune funzioni di indirizzo della gestione che sono proprie dell'assemblea dei soci (ha delegato) nel sistema tradizionale, quali: ‒ la nomina e la revoca dei consiglieri di gestione; ‒ l'approvazione del bilancio di esercizio Questo modello di corporate governance è soprattutto presente in business molto complicati e ci sono tanti soci, è difficile trovare accordo, può capitare che i soci non sappiano molto dei business e dunque nominano Diffuso molto nel settore della finanza, perché in questo modo l’azionista che può non essere esperto del settore delega queste competenze a delle persone affidabili, che a loro volta possono identificare il management e così via. In questo modello si crea una spaccatura tra i soci e il cda. L’impresa diventa simile ad una public companies, non perché viene quotata, ma è molto frazionata dove il management rigenera e ripete se stesso, poiché gli azioni sono tantissimi, comanda il manager. Questo modello di imprese non quotate è pericoloso perché non vengono effettuati controlli. 23 Sistema monistico Nel sistema monistico l'Assemblea dei Soci nomina: ‒ l'organo amministrativo: Consiglio di Amministrazione (il cda si distingue in due gruppi: chi controlla e chi governa). Il Consiglio di Amministrazione a sua volta nomina al suo interno: ‒ l'organo di controllo: Comitato di controllo sulla gestione → Il Consiglio di amministrazione: esercita le funzioni tipiche dell'organo amministrativo del sistema tradizionale. Almeno 1/3 dei componenti del Consiglio deve essere in possesso dei requisiti di indipendenza (ovvero, almeno ⅓ non devono lavorare nell’impresa, soggetti distaccati, quindi essendo indipendenti possono controllare). → Il Comitato per il controllo sulla gestione: è l'organo di controllo interno. Oltre agli incarichi di sorveglianza propri del Collegio Sindacale, esercita anche talune funzioni di indirizzo della gestione che sono proprie dell'assemblea dei soci nel sistema tradizionale, quali: Anche questo modello è diffuso nel mondo della finanza. Amministratori esecutivi / non esecutivi e amministratori indipendenti Per le società quotate dentro gli organi della corporate governance devono essere presenti degli amministratori esecutivi e non e indipendenti. → Per Amministratori esecutivi si intendono gli Amministratori a cui il Consiglio di Amministrazione abbia attribuito deleghe di gestione (es. controlli di gestione) individuali nonché gli Amministratori che ricoprono particolari funzioni direttive (es. il capo del lending che è in consiglio) nella Società. → Gli Amministratori non esecutivi sono quelli privi di deleghe di gestione individuali e non svolgono funzioni direttive nella società. → Nelle società quotate gli Amministratori indipendenti sono amministratori non esecutivi che non intrattengono, né hanno di recente intrattenuto, neppure indirettamente, con la società o con soggetti legati alla società/ai vertici, relazioni tali da condizionarne l’autonomia di giudizio (soggetti separati dagli azionisti, da chi governa, esperti della materia). Per le quotate hanno la funzione di controllare in modo critico dall’interno l’operato degli esecutivi, in modo che tutto sia coerente e rispetti la legge. Nelle società non quotate hanno le stesse funzioni, ma essendo un mondo molto delicato quello della finanza e non sono necessari. E’ una funzione della proprietà scegliere esperti in base alle proprie esigenze. → L’indipendenza degli amministratori è valutata dal consiglio di amministrazione dopo la nomina e, successivamente, con cadenza annuale. L’esito delle valutazioni del consiglio è comunicato al mercato. 24 Imprese sociali → L’impresa sociale identifica tutte quelle imprese in cui l'attività economica d'impresa principale è stabile e ha per oggetto la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale, che ricadono nei settori tassativamente indicati dal d.lgs. 155/2006. → Possono quindi acquisire la qualifica: associazioni riconosciute e non, fondazioni, comitati; società (anche la spa può esserlo, quindi fa carico di obiettivi di tipo sociale), cooperative, consorzi. → Le imprese sociali devono comunque mantenere finalità di interesse generale che vengono favorite dal legislatore sul piano civilistico (con la semplificazione delle attività) con la possibilità di potersi organizzare in qualsiasi forma di organizzazione privata e con qualsiasi tipo societario con la possibilità di formare anche un gruppo. L'importante è che questo tipo di impresa non abbia mai come fine ultimo o principale lo scopo di lucro (es. una spa i.s. l’obiettivo è produrre max risultato per sviluppare iniziative di utilità sociale). La finalità collettiva potrebbe essere creare posti di lavoro. Questa forma di impresa non è quotata. Ci possono essere casi che imprese lucrative usino questo modello per avere un impatto positivo sull’ambiente. → Non possono essere considerate imprese sociali le amministrazioni pubbliche o quelle che erogano servizi e beni solo in favore dei soci. Le Società Benefit E’ molto diffusa, è un modello ibrido. Dichiarano obiettivi collettivi e non solo di lucro. → le società benefit (sb) integrano nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sulla biosfera. → Non si tratta di una evoluzione del non profit, ma di una trasformazione positiva dei modelli di impresa a scopo di lucro. → Una società benefit è una società tradizionale con obblighi modificati che impegnano il management e gli azionisti a standard più elevati di scopo, responsabilità e trasparenza: 1. Scopo: le sb si impegnano a creare un impatto positivo sulla società e la biosfera, ovvero valore condiviso, oltre a generare profitto. La sostenibilità è parte integrante del loro business model. 2. Responsabilità: le sb si impegnano a considerare l’impatto della società sulla società e l’ambiente al fine di creare valore sostenibile nel lungo periodo per tutti gli stakeholder. 3. Trasparenza: le società benefit sono tenute a comunicare annualmente un report (che si aggiunge e segue il bilancio) con i risultati conseguiti, i loro progressi e gli impegni futuri. Non ricevono vantaggi fiscali ed economici, vengono effettuate dei controlli perché devono produrre informazioni, spiegando perché sono società benefit. Punteggio più alto negli ESG. Equilibrare obiettivi sociali-economico finanziari- … Il comportamento dell’azienda deve emergere ma non vantarsene. perché il mercato potrebbe rispondere in modo negativo. 25 1. lettura LETTERA DI LARRY FINK La sua impresa raccoglie i capitali e li orienta ad altre imprese nelle quali Black ROck investe. Egli si fa interprete delle esigenze. Creare valore aggiunto: investire i soldi in aziende che creano valore a lungo termine. Allocare le risorse ponendo degli obiettivi alle aziende, intervenendo sulla gestione delle aziende. Meglio investire in quelle che pongono attenzione all’ambiente. In questo clima di incertezza le aziende devono dimostrare nei mercati finanziari una visione chiara, la formula imprenditoriale, coerenza. Per un successo di lungo periodo è fondamentale instaurare relazioni trasparenti con i clienti. (a causa del covid, le imprese hanno cambiato l’approccio al lavoro per attirare i lavoratori) Porre attenzione ai dipendenti, coinvolgendoli. Al giorno d’oggi il successo è legato soprattutto ai dipendenti. Chi eroga denaro pone attenzione agli obiettivi ESG. I rischi ESG sono stati definiti da una tassonomia europea. La disciplina europea impone alle banche di misurare i rischi ESG insieme a quelli che misurava precedentemente. Tutte le imprese devono fare dei report sulle loro attività. Impone obiettivi di riordinamento ambientale. Sistema di risk management. 2. lettura VALORI, CULTURA … Unicità; equilibrio economico-finanziario, sociale e competitivo; è diffusa l’idea che l’impresa sia un soggetto nocivo per la società, ma in realtà non è così, la maggior parte di esse è ricca di obiettivi sociali …; l’impegno civico di ciascuno di noi emerge e permette di portare avanti le imprese e un capitalismo sano; il perché dell’impresa che opera deve essere chiara a tutti i soggetti, come i clienti, dipendenti … e così si è chiari anche sulle cose che non vanno fatte (es. ampliare la gamma produttiva può fare uscire di mercato, invece se si focalizza sul proprio prodotto, core business, sono vincenti o estensione geografica.) 26 Modulo 3 I MODELLI CAPITALISTICI DIFFUSI A LIVELLO INTERNAZIONALE Archetipi/fattispecie di impresa diffuse a livello internazionale. Osservando tramite uno sguardo macroeconomico, si giudica un’impresa sul come opera (capitalista, liberista). La tipologia di impresa più diffusa a livello internazionale definisce il modello capitalistico. 1. Modello capitalistico anglosassone: Diffuso prevalentemente nei paesi anglosassoni. Definito market oriented per la forte enfasi sul ruolo del mercato dei capitali come strumento atto a disciplinare il management e a favorire la creazione di valore – Ruolo della grande impresa ad azionariato diffuso. 2. Modello capitalistico tedesco-giapponese (renano): Presente soprattutto in Germania e in Giappone. Definito network oriented per la forte enfasi alle relazioni fra le imprese industriali e finanziarie e per la presenza di una coalizione di azionisti di controllo – L’assetto istituzionale della grande impresa è quello del gruppo finanziario e industriale. 3. Modello capitalistico latino: Riguarda Italia, Francia, Spagna, Belgio, Portogallo e Grecia (Europa continentale). In generale si connota per la presenza di un azionista di controllo, forti legami tra imprese e scarso ruolo del mercato dei capitali Il modello capitalistico anglosassone Impresa quotata in borsa, quindi il loro capitale è diviso in azioni negoziate nei mercati finanziari borsistici. Non esiste un socio di maggioranza. Queste imprese si chiamano public companies, dunque il loro titolo è acquistabile da tutto il pubblico degli investitori. Elevata frammentazione del capitale di rischio delle imprese fra numerosi piccoli risparmiatori, con due conseguenze: ○ forte separazione tra proprietà (azionisti piccoli, poco coesi) e controllo e trasferimento del potere di controllo a manager professionisti (presenti nel consiglio di amministrazione) e spesso non sono proprietari dell’impresa ma sono professionisti che vengono assunti per gestire le imprese. Il soggetto economico sono gli azionisti. C’è un grande mercato del lavoro manageriale. Quando il CEO esce, coloro che scelgono quello nuovo è il team …, egli seguirà ciò che ha fatto il precedente - solidarietà manageriale. Separazione tra il governo e la proprietà. ○ indebolimento del potere di controllo degli azionisti. Gli azionisti assumono un pò di controllo/influenza quando raggiungono un’importante posizione con le azioni. Patto sindacale. Al giorno d’oggi si cerca coesione per assumere un pò di controllo. Politiche di stock option, premi, incrementi di compensi. Queste aziende per raccogliere capitale vanno in borsa, presentano il progetto, se sono credibili -- risorse a titolo di rischio. Dal punto di vista finanziario hanno debiti molto limitati, perché non raccolgono capitale di debito. Raccolgono agevolmente denaro e crescono velocemente, possono effettuare ricerche a livello avanzato. 27 All'inizio del secolo, spettava alle famiglie il 38% del capitale delle grandi imprese; il 10% agli azionisti stranieri; il 42% agli investitori istituzionali (calo famiglie, crescita investitori negli ultimi 20 anni) Comportamento differente di investitori istituzionali (fondi che si accordano per far parte del sindacato e diventare investitori attivi, per controllare maggiormente l’azienda: ○ Politica di investimento attiva (acquisizione titoli società sottostimate e stress del management alla creazione di valore) Forte influenza dell'AD (Chief Executive Officer, Ceo) sul CDA Sistema che incoraggia le imprese a quotarsi e favorisce l’incremento della capitalizzazione di borsa Influenza l'economia indirizzando i flussi verso gli investimenti più profittevoli. Favorisce la capitalizzazione dell’impresa. Per far crescere il valore dell’impresa, bisogna dare il dividendo agli azionisti, per pagare i dividendi le aziende devono avere cassa, dunque avere un orientamento di breve termine. Il capitale di rischio non è paziente, dunque sono investimenti di breve termine, perché il capitalismo deve condurre risultati. Le imprese devono mettere i finanziatori nella posizione allocativa migliore per l’investimento. Normativa che tuteli i finanziatori. Crowdfunding: rientra nell’intermediazione non bancaria. Il modello tedesco-giapponese/renano Elementi di differenziazione rispetto al capitalismo anglosassone: ○ Esistono categorie di azionisti rilevanti (famiglie e investitori istituzionali più limitati a favore di altre imprese industriali: famiglie [dal 48% degli Usa al 22,2% Jap e 14,6% Germ]; imprese [dall'1,1% Usa al 31,2% Jap e al 42,1% Germ.]. Il capitale di rischio non è frazionato in molti azionisti non identificati. Famiglie-investitori istituzionali-dipendenti-banche che diventano soci. Queste imprese hanno un accesso diretto ai finanziamenti, è un sistema di informazioni per i soci per ricevere finanziamenti. Nei cda è obbligatoria la presenza di una % di dipendenti. SI crea una grande coesione, punto di forza: facile accesso ai finanziamenti, coesione tra i soggetti per il know how … punto critico: per assumere una decisione bisogna avere accordo tra le varie parti in quanto hanno diversi interessi, e possono nascere conflitti (processi decisionali molto lunghi), però essendo tutti i soggetti uniti devono trovare un equilibrio e alla fine è un sistema che trova sempre una pace sociale (pochi scioperi…) in una prospettiva di medio-lungo termine. Le imprese tralasciano gli obiettivi di breve termine per trovare accordi tra i soggetti. Tali imprese hanno dimensioni notevoli. ○ Riflessi sui livelli di collaborazione fra imprese, rispetto alla massimizzazione del valore azionario ○ Peso rilevante delle banche che votano sia in proprio sia attraverso le deleghe di piccoli azionisti 28 Processi di concentrazione azionaria e presenza di una coalizione di azionisti di controllo. L’azionista tende a raggiungere quote importanti. Il capitale quotato è un capitale di minoranza. ○ In Germania il primo azionista controlla (valore mediano di società non finanziarie quotate) il 57% del capitale contro il 5,4% Usa NYSE, l’8,6% UsA Nasdaq e il 9,9% UK. Fitto intreccio di relazioni cooperative con banca di riferimento (Hausbank) – Big three: DB, Dresdner Bank e Commerzbank a. ruolo delle banche quale azionista che favorisce la concertazione tra le parti sociali e la soluzione dei conflitti b. sistema che favorisce la crescita dimensionale e internazionale delle imprese, con una velocità diversa da quelle anglosassoni, più lenta ma è una crescita solida. D. Forte impiego dell'autofinanziamento (gli utili prodotti vengono reinvestiti) e del sostegno delle banche socie (puntano al capital gain non al dividendo). L’obiettivo del profitto non è così forte, ma è la crescita a lungo termine. Modello meno esposto alla volatilità del mercato. Queste imprese hanno tempi di reazione lenti che potrebbero non essere coerenti con quello che il mercato richiede nel breve. Il modello di capitalismo italiano/latino Prevalenza di esso. /Isoformismo: i modelli di impresa si stanno copiando per diventare più competitivi sul mercato./ Dominato da un capitalismo misto, ossia tante PMI e dalla presenza pubblica dello stato. ○ Dominanza della piccola-media impresa di derivazione familiare ○ Rilievo del pubblico (imprese controllate dallo Stato o da enti locali) ○ Fenomeni di privatizzazione di imprese pubbliche ○ Ruolo del mercato dei capitali (borsa valori) in crescita ma condizionato dalla struttura della proprietà Comanda l’imprenditore, presente nel cda insieme a manager (non sempre) e alla famiglia. Nelle imprese di famiglia, Consigli di amministrazione “a tavola” (casa) dove si decidono le strategie, nessuna analisi di mercato o confronto con i consulenti, se le dimensioni dell’impresa è piccola. Problematiche legate ai processi di successione imprenditoriale. Spesso si va di successione ereditaria, però può accadere che non vi sia coerenza tra le competenze e le necessità dell’impresa. Adesso, in alcuni casi la successione avviene con l'identificazione di un manager Criteri di selezione del CdA – anche delle quotate – fortemente piegati all'interesse dell'azionista di controllo, quindi si sviluppa su basi nepotistiche e non ci sono metodi di valutazione manageriali. 29 Lenta crescita della figura del “Consigliere indipendente” nelle società quotate. Quando le imprese sono diventate grandi portano nel cda dei manager che non governano ma consigliano sulle decisioni migliori da adottare nelle situazioni da affrontare. Grande peso di “criteri politici” nella individuazione dei CdA delle imprese pubbliche. Forte impiego dell'indebitamento, dalle banche, con autofinanziamento/capitale di rischio ridotto. Quando si conseguono gli utili, vengono portati fuori e incassati ma questo sta cambiando. Ridotto numero di imprese quotate e… a. Controllo concentrato in un ristretto numero di azionisti b. Basso flottante – attitudine azionisti a detenere le azioni a lungo Cambiamento dell’assetto azionario attraverso… Trend limitati, si avvicinano agli altri modelli (anglosassoni) a. Maggior ruolo delle Banche d’affari nel regolare processi di convergenza sul mercato. b. Ruolo delle Autorità di vigilanza nel coordinare il salvataggio preventivo di istituzioni finanziarie in difficoltà I fondi sono diventati soci. c. Peso delle “grandi famiglie” nel regolare i passaggi dei pacchetti di controllo Debolezza: carenza manageriale, scelte di investimento effettuate senza un controllo scientifico. Forza: velocità, rapidità decisionale; grande attenzione al cliente e al prodotto, non tanto all’innovazione, ma piccole innovazioni quotidiane senza partnership con università o centri di ricerca. modello anglosassone va verso una maggiore concentrazione di proprietà perché c’è frammentazione banche italiane: modello tradizionale dualistico: banco bpm, monistico: cattolica assicurazioni (è in fase di delisting perché acquistata da generali) ??????? assogestioni sindacali 30 Modulo 4 ALLEANZE E ACCORDI AZIENDALI Ad oggi la maggior parte delle imprese non opera da sola, occorre vivere in un sistema di network. Quasi tutti i prodotti sono complessi, cioè integrano competenze e tecnologie diverse. Ci sono gli specialisti. Frammentazione del supply chain. Fondamentale che tutte queste aziende si coordinino. Alleanze e accordi tra aziende (imprese) Il successo e la sopravvivenza di un’azienda dipendono in larga parte dalla sintonia con il contesto ambientale di cui fa parte. Può essere conveniente instaurare collaborazioni, accordi o alleanze di varia natura e tipo, con altre aziende che operano nello stesso contesto, ma anche in contesti diversi. L’importante è allestire un sistema vincente. Esistono accordi verticali e orizzontali (imprese nello stesso livello della catena, produttori che si conoscono e non competono. prezzo più basso. molto diffuso in Italia. costi di acquisto molto inferiori. però ci sono storie di business e concorrenza economica che possono ostacolare tale accordo) Alleanze e accordi: i diversi scopi Conquistare o consolidare vantaggi competitivi: es. collaborare nell’innovazione Condividere e accrescere esperienze e conoscenze: es. i produttori di macchine utensili, essi hanno uno o più punzoni. il produttore di quest’ultimi ha deciso di introdurre un chip per indicare lo stato di usura. realizzano un’azienda congiuntamente. Permette anche di accedere a nuovi mercati. Ripartire i rischi: in tutti gli accordi ciò avviene. più mi specializzo in una fase meno investimenti e rischi. volatilità del mercato si frammenta perché ci sono più soci. Alleanze strategiche Particolare tipologia di accordi/obiettivi: di scadenza non breve; visibili, percepiti all’esterno. ad. es. nel settore orafo nelle vendite all’estero le imprese si uniscono in alcuni casi un unico prodotto; informali o precisamente regolati su base contrattuale. Servono, ad esempio: per accedere al mercato della controparte (cross selling, la messa in comune della parte clienti tra imprese. se si rompe l’alleanza ciascuna parte ottiene un know how importante, comune nel mondo della finanza. sempre nella finanza, molte imprese devono sostenere costi di compliance, ossia l’attività di soddisfacimento di tutto ciò 31 richiesto dalle autorità finanziarie. ad. es. il mondo delle imprese sono costituiti soprattutto da alleanze tra imprese come confindustria), tra concorrenti per esercitare insieme alcune funzioni, per acquisire una maggiore forza contrattuale nei confronti delle istituzioni. Alleanze strategiche: esempio Volkswagen e Ford "i mercati e la domanda dei clienti stanno cambiando a una velocità incredibile. Entrambe le società hanno già posizioni forti e complementari in diversi segmenti di veicoli commerciali. Per adattarsi all'ambiente difficile, è della massima importanza ottenere flessibilità attraverso le alleanze. [...] La potenziale cooperazione industriale con Ford è vista come un'opportunità per migliorare la competitività a livello globale". Thomas Sedran Responsabile della strategia del gruppo Volkswagen Accordi di licenza Accordi con il quale il licenziante concede temporaneamente il diritto di usare il proprio marchio o brevetto dietro corrispettivo di un prezzo/fee, quest’ultimo può gestire le vendite … e al licenziante riceve un compenso che è una % delle vendite. Molto diffuso. Accordi di licenza: esempio Microsoft e Asus « Un accordo che prevede anche una stretta collaborazione per integrare al meglio i servizi di Microsoft nei nuovi smartphone e tablet, nonché sviluppare nuove soluzioni software pensate per interagire al meglio con l’interfaccia ZenUI di Asus. […] niente guerra ai sistemi operativi concorrenti (che siano Android o iOS), ma integrazione dei servizi Microsoft sul maggior numero di dispositivi mobili possibile » Satya Nadella Ceo Microsoft Franchising Particolare accordo di licenza. Diffuso soprattutto nelle imprese che creano fondi di investimenti, fondi corporate. Il franchiser concede il diritto a vedere i propri beni e a usare il proprio marchio al franchisee, dietro pagamento del royalty. 32 Un’ulteriore peculiarità del franchising rispetto al generico « accordo di licenza » è che, solitamente il franchiser s’impegna anche a trasmettere al franchisee know how, conoscenze, competenze, offrire formazione ed assistenza. Franchising: esempio MC In Italia, l’85% dei punti vendita McDonald’s sono condotti attraverso accordi di franchising, mediante i quali l’affiliato corrisponde a McDonald’s royalties nella misura del 5% delle vendite nette a fronte dell’utilizzo del brand e di altri servizi, oltre ad ulteriori somme, sempre calcolate in percentuale dei ricavi di vendita, per la pubblicità e per gli affitti delle strutture. Differenze tra i due modelli precedenti: con il franchiser si guadagna di più. Joint Venture C’è un accordo di tipo equity Strutture organizzative comuni: con un’autonomia giuridica e un suo patrimonio; costituite da due (o più) soggetti imprenditoriali – che ne hanno il controllo congiunto e paritario – ciascuno dei quali conserva la propria indipendenza operativa; ben formalizzate e a tempo determinato. Tale modello funziona se le parti sono portatrici di elementi dello stesso valore. Si mettono insieme parti di business di soggetti diversi. Diffuso nel mondo industriale, molte imprese italiane lavorano con quelle tedesche, nel mondo della finanza, il cross selling viene gestito in questo modo. Joint Ventures: esempio Renault e Nissan Nel 1999 la casa automobilistica francese Renault e quella giapponese Nissan Motor hanno costituito con quote paritetiche una società di diritto olandese – Renault-Nissan BV – per elaborare una strategia comune e sviluppare sinergie, divenendo, nel 2001, il terzo gruppo automobilistico mondiale, dietro General Motors e Volkswagen. Nel 2016 Mitsubishi è entrata nell’accordo. Attualmente RNB costituisce il terzo produttore mondiale di automobili. Consorzi Modello equity. I consorzi sono forme cooperative. ES. permette di avere maggior potere di acquisto di energia elettrica. Spin off: dare la gestione a esperti. (c. esterna). Sono alleanze tra imprese ben formalizzate e regolate anche sul piano giuridico (art. 2602 ss. c.c.), con cui due o più imprese creano un’organizzazione comune per svolgere alcune 33 attività che si predeterminano all’inizio del rapporto, pur conservando ciascuna di esse autonomia economica e giuridica. Consorzi con Attività Esterna: Servono a svolgere alcune funzioni volte all’esterno a vantaggio dei consorziati, attraverso un ufficio comune e un fondo consortile. Consorzi con Attività Interna: Servono a svolgere alcune funzioni all’interno e nell’interesse dei consorziati. Consorzi: esempio Consorzio del Parmigiano-Reggiano Nato nel 1934, il Consorzio del Parmigiano-Reggiano ha riunito tutti i caseifici produttori, perseguendo diversi obiettivi, ad esempio: tutela della Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.); vigilanza sulla produzione e sul commercio del formaggio "Parmigiano-Reggiano"; valorizzazione della sua produzione "; promozione del suo consumo in Italia e all’estero, vigilanza sull’uso corretto dei marchi e tutela dalle contraffazioni, etc. Reti o Networks Forma recente di collaborazione tra imprese, tramite un contratto di rete. Esso prevede che un’azienda alfa stipula un contratto per collaborare con altre imprese, se però crei un fondo comune e un organo di governance per tale fondo, questa forma assume personalità giuridica. Gli utili della rete, occorrono dei meccanismi di ripartizione da ciò che esce da quella specifica attività che le imprese hanno svolto insieme. Ciò permette di ricevere dei vantaggi fiscali. Tutti i contratti di rete sono pubblici (online, permette di capire l’idea di business). Sono collaborazioni organizzate in diverse forme fra una pluralità di aziende, che oggi peraltro possono trarre vantaggio dalla diffusione delle tecnologie informatiche. Sono caratterizzate dall’interdipendenza e dalla complementarietà che si creano fra le aziende partecipanti. Reti o Networks: esempio La rete Mondobio E’ formata da quattro aziende agroalimentari emiliano-romagnole che insieme soddisfano tutte le fasi della filiera. L’obiettivo è offrire al consumatore finale prodotti privi di sostanze chimiche, riducendo al minimo l’impatto ambientale dell’attività agricola. « La rete […] consente di realizzare progetti comuni ma non vincola in modo permanente le aziende, che mantengono la propria autonomia. Ogni impresa fa quello che ha sempre fatto e soprattutto ciò che sa fare meglio » Rete Mondobio Arturo Santini Chairman Nel mondo della finanza di sono reti tra gli intermediari e coloro che sviluppano tecnologie di intelligenza artificiale. Per sviluppare nuovi prodotti con pochi rischi e molto successo. 34 /differenza con i consorzi: in quest’ultimi le aziende diventano soci (dividendi, perdite) pur mantenendo un’autonomia; se si esce dal consorzio non si può più utilizzare il marchio; vi sono molti vincoli. nelle reti: possono vendere la partecipazione; pochi vincoli/ Distretti industriali Essenziali per lo sviluppo dell’economia italiana. Sono una pluralità di imprese, in generale di piccola e media dimensione: legate/localizzare ad un medesimo territorio ristretto; appartenenti/operanti ad uno stesso settore; specializzate in una o più fasi di un processo produttivo. Per questioni storiche ed economiche si formano in una certa area geografica, fanno parte del tessuto sociale, conoscenze che si tramandano in generazioni. A volte questi distretti sono forzati, poiché sono nemici nel mercato. La capacità è di industrializzare l'idea che proviene dal produttore finale. Sotto diversi profili, pur restando indipendenti e concorrenti fra loro. Permette di ridurre i costi, aumentare le dimensioni. Negli ultimi anni sono diventati un freno, perché le imprese hanno paura di collaborare per perdere la propria autonomia. Con la globalizzazione è stato coniato un nuovo termine da un economista italiano: di slarghi. Inserimento di filiere internazionali. La specializzazione si colloca in più aree geografiche. Opportunità: se l’azienda è il capofila, governa l’intero processo produttivo e guadagna di più (lo sono poche aziende italiane. nel mondo del lusso lo sono i francesi, automobile i tedeschi). Distretti industriali: esempi italiani 35 Affitto d’azienda Contratto disciplinato dal c.c. E’ molto diffuso. Oggetto di locazione: Azienda Locatore (proprietario) → cede temporaneamente la gestione → Affittuario Sia il locatore che l’affittuario possono essere persone fisiche o società. Regolato da norme di legge. Affitto d’azienda: implicazioni Dal punto di vista del proprietario/locatore: ha un compenso fisso, Ulteriore rischio: l’affittuario potrebbe orientare la gestione al breve termine, pochi investimenti e massimizzare il valore di breve periodo e ha minor valore rispetto a quando era stata acquistata, e che sia inadempiente. Il proprietario potrà tutelarsi attraverso specifiche clausole contrattuali (fondo degli obiettivi per cercare di indirizzare la gestione al meglio nel medio-lungo termine). E’ molto diffuso quando le aziende attraversano un periodo caratterizzato da problemi di mercato. I gruppi aziendali Sono tra tutti i più importanti e diffusi. C’è un rapporto di equity, di proprietà, nel quale c'è una società madre/holding che detiene le partecipazioni/il pacchetto di maggioranza delle società acquistate. Quasi tutte le aziende sono formate da gruppi, società veicoli. Ogni gruppo ha una struttura propria. Pluralità (variamente estesa e configurata) di aziende tutte controllate, direttamente o indirettamente, da una capogruppo o holding. Caratteristiche Un solo soggetto economico: Holding o Capogruppo Svolge attività di indirizzo e coordinamento delle singole aziende appartenenti al gruppo. Più soggetti giuridici: la pluralità di aziende. Pertanto, le diverse aziende restano indipendenti dal punto di vista giuridico. Tuttavia, l’autonomia decisionale risulta limitata. 36 Spesso costituite in spa perché è più facile l’acquisto delle azioni. La holding assorbe le autonomie decisionali. Tutto il gruppo diventa un'unica azienda che si scompone in pluralità di soggetti giuridici giuridicamente autonomi ma economicamente controllate dalla holding. Connotati sfumati dell’autonomia (carattere distintivo dell’azienda). Crescita aziendale I gruppi sono i migliori strumenti per la crescita aziendale. Fronteggiare la complessità ambientale, raggiungere un vantaggio competitivo e garantirsi la sopravvivenza. Crescita qualitativa (cd. Sviluppo) non è detto che si accompagni a quella quantitativa. Crescita dimensionale Crescita interna vs esterna Crescita Interna/linee endogene: Si usano mezzi e capacità di cui si dispone, portando a compimento adeguati programmi di investimento. Crescita lenta ma solida Crescita esterna/linee esterne o esogene: (gruppi) Si acquisiscono altre imprese, combinando i punti di forza dell’acquirente e dell’acquisita. → Attuabile secondo diverse modalità. Comporta immediate uscite di cassa, decisioni rapide, m&a (mergers & acquisition), operazione di scouting. Crescita rapida. La scelta dipende dal tipo di business. Leva azionaria di gruppo: meccanismo che permette di investire poco e creare molte società, aumentare le catene di livello. Devono dichiarare che sono a direzione e coordinamento di qualcun’altro. Problema: esistenza di risorse fittizie. Le differenti modalità di acquisizione Acquisition/Acquisto di un’altra impresa→Proprietà dell’impresa Merger/Fusione → Condivisione del complesso aziendale risultante dall’unificazione Acquisto del capitale della società che possiede l’impresa→ Partecipazione di controllo Alcune politiche seguite nell’acquisizione: Acquisizione di imprese che svolgono la medesima attività, ma in diverse aree (diversificazione del rischio per area geografica; es. Autogrill loro vincono la gara di appalto per un posto, diffusione EU comprando una società simile in quel paese); Acquisizione di imprese che operano in settori diversi/diversificazione correlata o contigua (diversificazione del rischio per attività, es. una compagnia ferroviaria compra una aerea); Acquisizione di imprese per fini puramente finanziari e speculativi (es. cash pooling: scopo è integrare i flussi finanziari comprando aziende con cicli finanziari 37 complementari, è un contratto con il quale si ottimizza la gestione di cassa dei gruppi; Nestlé, è una holding pura, è presente in diversi business, non c’è integrazione industriale, acquista aziende, le ristruttura e le rivende a prezzi più alti). Logica simile nei gruppi finanziari. I gruppi aziendali: realtà assai variegate I percorsi di formazione dei gruppi, così come gli obiettivi perseguiti, sono i più diversi. I gruppi si presentano come realtà assai variegate. Essi possono distinguersi, ad esempio: in base alla natura della capogruppo: holding pura (gestiscono solo le partecipazioni e il controllo) e holding mista (gestisce le partecipazioni, attività di controllo e attua attività di produzione) oppure holding pubblica e privata (ed eventuali subholding); in base al tipo di integrazione economica fra le aziende: gruppi ad integrazione verticale, orizzontale (stesso livello della filiera) e conglomerati; in base alla struttura formale (catena societaria) delle partecipazioni: gruppi a struttura semplice, complessa e a catena; Etc… La leva azionaria spesso può comportare dei problemi legati agli azionisti di minoranza. Private banking 38 Modulo 5 L'ASSETTO COMPETITIVO AZIENDALE Dimensione competitiva Area del sistema di impresa che riguarda il rapporto con il mercato. Fondamenta: → (quali realizzo) Prodotto: si tratta del sistema di offerta che permette di soddisfare i bisogni (latenti o da generare). Si fa riferimento ad un "sistema di prodotto" che comprende: ‒ i caratteri materiali del prodotto o del servizio offerto (ad es.: attributi qualitativi, estetici, ecc.) ‒ gli elementi immateriali (ad es.: prestigio, eleganza, sicurezza) ‒ servizio collegato al prodotto (ad es.: assistenza post-vendita, velocità di consegna, ecc.) ‒ condizioni di scambio (ad es.: prezzo, modalità di pagamento/soluzioni finanziarie, garanzie, ecc. influiscono molto sulla scelta del cliente); → (dove) Mercato: ricercato in stretta connessione ai bisogni specifici che i prodotti sono in grado di soddisfare. Individuazione in senso geografico, o per tipo di soggetti, o per canali di vendita (es.online, tramite grossisti, lo scopo è evitare di perdere l’identità del marchio (cioè nella successione di operatori economici che si frappongono tra l'impresa e il mercato finale). Spesso vengono assunte scelte di canalizzazione diverse per lo stesso tipo di prodotto; → (come) Tecnologia: non pensata astrattamente, ma finalizzata ad attivare un certo sistema di prodotto-mercato. La combinazione di tali fattori fanno la differenza e producono delle matrici. Matrice prodotto-mercato La tecnologia è incorporata nel prodotto. Serve a combinare le aree dove io vendo il mio prodotto in un certo mercato. → Individuazione di: ‒ Classi o famiglie di beni e servizi che l'impresa produce o di cui programma di avviare la produzione ‒ Categorie di clienti o segmenti di mercato nei quali l'impresa è presente o in cui tende a collocare i suoi prodotti. →Consente di delimitare il territorio in cui l'impresa opera con riguardo ai settori di utilizzo dei prodotti, al grado di concentrazione del fatturato, alle caratteristiche della competizione. →La costruzione della matrice P/M rappresenta il primo passo per comprendere i vantaggi o gli svantaggi differenziali che l'impresa possiede nei confronti delle altre unità aziendali operanti in un certo settore. 39 Un esempio di matrice prodotto mercato Opera in Italia e all’estero. In Italia ha due canali. 34 è la concentrazione del fatturato in quell’anno. Leve commerciali competitive diverse per il tipo di canale di distribuzione. Piccoli allevatori: più fidelizzazione, più rischio. Premiscelati: in italia c’è un eccesso di offerta. Può l’impresa stabilire per ogni canale un processo produttivo-reti commerciali diversi e sostenere i costi di una struttura così? NO, non è economicamente sostenibile, quindi creano delle combinazioni prodotto-mercato che condividono per quanto possibile la stessa idea imprenditoriale. Utilizzo di economie di scale. Aree strategiche d’affari (ASA) – Strategic Business Area (SBA) → Le ASA (o SBA) sono (insiemi di prodotto-mercato) unità elementari caratterizzate da un assetto produttivo e commerciale unitario, operanti in un definito contesto competitivo → Dalla matrice P/M alle ASA: ricerca dei fattori che danno coesione a particolari insiemi di combinazioni P/M: integrazione tecnico-produttiva, comuni politiche di approvvigionamento (acquisti), impiego di un'unica rete commerciale, natura complementare dei prodotti; /distinzione per guadagno, scelte strategiche, processo produttivo, aree geografiche. valutazioni soggettive/ → Non esistono criteri rigidi e generalizzabili, ma l'individuazione degli stessi riposa su valutazioni soggettive sviluppate da parte di chi svolge l'azione imprenditoriale. → Ciascuna ASA è caratterizzata da una profonda unità, nonostante la pluralità di elementi riguardanti i P/M/T: tale unità è assicurata dall'unitaria idea imprenditiva. (ASA) – Strategic Business Area (SBA) →Possibilità, entro certi limiti, di riferire i costi ed i ricavi, nonché il fabbisogno finanziario (impieghi finanziari) alle ASA, così come le fonti generate dalla gestione caratteristica. →Collegamenti talora possibili con la struttura organizzativa aziendale (con le unità strategiche d'affari o Strategic Business Unit – SBU) →Analisi delle ASA, nella loro specifica identità e in un portafoglio di aree d'affari (non esistono unità organizzative per esse) 40 →Necessità di recuperare una visione unitaria d'impresa, che non può mai in ogni caso essere assimilata a un portafoglio di aree (ad esempio la gestione finanziaria non è riferibile al portafoglio, ma all'impresa) Si possono attribuire alle aree strategiche dei responsabili di aree strategiche d’affari (USA), si divide l’azienda in sottoaziende. Trasformazioni di asa in usa, L’azienda non è solo un portafoglio asa, ci sono molte funzioni che rimangono fuori perché sono frutto dell’impresa unitaria esterna alle aree (la finanza). Sono due cose diverse gestire le asa e il portafoglio di asa. 1. impresa 2. asa 3. portafoglio asa. Aree strategiche d’affari Tre processi produttivi, tre diversi buyers, strutture vendite. Premia meno sul mercato ma riduce i costi di gestione. Necessità di mettere insieme diversi tipi di prodotto-mercato. Decidere dove investire/disinvestire, in base a quali criteri. I livelli della strategia Esiste una gerarchia delle strategia aziendale L'orientamento strategico di fondo influenza lo sviluppo della strategia a vari livelli: OSF "Corporate" – Livello complessivo aziendale (temi principale: in quali asa investire e disinvestire, dove svilupparsi) me esiste solo una in azienda; 41 A.S.A./strategie di business – Area Strategica d'Affari (dove, come competere) sono minori rispetto alle funzioni; Funzionale (acquisti, produzione, vendite. sono le strategie più estese. Sono le strategie tangibili. Corporate: strategie reddituale-finanziaria, organizzativa e istituzionale. Competitivo: portafoglio asa (esistono imprese mono asa, pluri asa note anche come diversificate) Funzionali: ricerca, sviluppo, marketing, trasformazione. Elementi costitutivi dell’OSF (orientamento strategico di fondo) Strategia intangibile, è una sintesi dei valori, delle visioni, mission, propensione al rischio unico per tutte le persone/soggetti che vi operano. Modo di condurre l’impresa etico. In italia c’è l’istituto che studia l’OSF. 42 L’OSF condiziona il "dove, come e perché" un’attività imprenditoriale viene di fatto esercitata o tende ad esplicarsi. Definizione di strategia a livello aziendale La strategia a livello aziendale (o corporate strategy) è il modello di interazione tra l’impresa e l’ambiente economico-sociale che considera in termini sintetici le problematiche emergenti dalla strategia (o dalle strategie) a livello di ASA. Tale modello, frutto di scelte e di azioni, determina il simultaneo posizionamento dell’impresa rispetto a tutti gli interlocutori e a tutti i mercati. Assomma le: a) Decisioni riguardanti alcune attività funzionali centralizzate; b) Decisioni relative all’assetto strutturale complessivo dell’impresa; c) Decisioni relative all’assetto economico-finanziario (fondo di investimento, borsa… ultimamente c’è delisting per avvicinarsi al modello renano); d) Decisioni relative al posizionamento nell’ambiente economico-sociale; e) Decisioni di strategia di portafoglio. L’articolazione della corporate strategy S.economico finanziaria: decide

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