Appunti di Istologia PDF

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Questi appunti di Istologia sono destinati agli studenti dei corsi di laurea triennali delle professioni sanitarie. L'opera si concentra sugli aspetti fondamentali dell'Istologia e sugli ultimi sviluppi della materia, in un'ottica che correla morfologia e funzione. Le tabelle riassuntive e i riferimenti clinici facilitano l'apprendimento e dimostrano l'importanza dell'Istologia per le scienze mediche.

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Istologia Istologia Università Politecnica delle Marche 72 pag. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) ! " # $%&&'$%&$ ( Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE PREFAZIONE Questi appunti nascono dal bisogno di dare agli studenti dei “Corsi di laurea triennali delle professioni sanitarie infermieristiche, osteriche e tecniche delle classi I e III” gli elementi basilari e più importanti dell’Istologia e dalla necessità di offrire, per quanto possibile, gli aspetti più moderni di questa materia. Nella preparazione di questa nuova edizione alcuni capitoli sono stati modificati alla luce di informazioni ottenute dalla biologia cellulare che grande influenza ha avuto e ha tuttora sulla Istologia intesa in senso classico. L’istologia infatti ha perso da tempo il ruolo di materia puramente descrittiva, diventando piuttosto una materia dove morfologia e funzione appaiono sempre di più correlate e intimamente connesse. Per facilitare lo studio e la memorizzazione sono state aggiunte tabelle riassuntive che sintetizzano le informazioni. Dove è stato possibile sono stati fatti anche riferimenti clinici per suscitare l’interesse dello studente e per dimostrare l’utilità dell’Istologia (se ce ne fosse ancora bisogno) nelle scienze mediche. Pagina 2 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE INTRODUZIONE Le unità di misura di lunghezza normalmente utilizzate in Istologia 10 -2 centimetro cm sono il centimetro, il millimetro, il micrometro (corrispondente a 1 10 -3 millimetro mm millesimo di millimetro) e il nanometro (1 millesimo di micrometro). -6 10 micrometro µm -9 Un’altra unità di misura che però non appartiene al SI (Sistema 10 nanometro nm -10 internazionale di unità di misura), ma che viene ancora utilizzata è 10 Ångström Å l’Ångström che corrisponde a 1/10 di nanometro. La cellula è l’elemento base del nostro organismo. Le dimensioni delle cellule sono estremamente variabili: da pochi micrometri ad alcune decine di micrometri, con alcuni tipi che possono raggiungere anche il centinaio di micrometri come la cellula adiposa o la cellula uovo. Sono pleomorfe: sono generalmente di aspetto rotondeggiante quelle immerse in un liquido (i leucociti nel sangue), di forma grossolanamente poliedrica soprattutto quelle, come le cellule epiteliali, strettamente contigue fra loro, oppure di forma stellata per la presenza di prolungamenti citoplasmatici (es. le cellule nervose), fusiformi, ecc… Senza entrare nel dettaglio, per non sconfinare nel campo della Biologia, sono qui presentate le caratteristiche principali della cellula, la conoscenza delle quali, tuttavia, permette una migliore comprensione degli aspetti morfo-funzionali dei varî tessuti. La membrana plasmatica o plasmalemma è l’involucro che delimita la cellula e la separa dall’ambiente extracellulare (matrice extracellulare). È costituita principalmente da proteine e lipidi ed è rivestita da uno strato di spessore e composizione variabile il glicocalice ricco in glucidi. La membrana plasmatica permette l’adesione fra cellule, favorisce e regola gli scambi fra cellula e cellula e quelli fra cellula e matrice extracellulare; su di esse sono presenti recettori, ovvero glicoproteine capaci di interagire con molecole provenienti dall’ambiente extracellulare (ligandi: es. ormoni). Questa interazione è quindi causa di modificazioni del metabolismo cellulare. L’interno della cellula è costituito dal nucleo e dal citoplasma. Nel nucleo interfasico* è possibile distinguere la cromatina più addensata o eterocromatina, fortemente elettrondensa al microscopio elettronico a trasmissione (TEM), inattiva dal punto di vista della trascrizione e quella più dispersa o eucromatina, scarsamente elettrondensa, più attiva. La posizione del nucleo è generalmente centrale, ma può localizzarsi a un polo della cellula quando questa è funzionalmente polarizzata. * L’interfase è il periodo di tempo del ciclo di divisione cellulare tra una mitosi e la successiva. Pagina 3 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE Il citoplasma, sede delle attività metaboliche, è costituito dal citosol, che è la parte acquosa non strutturata dove si trovano in soluzione le molecole per il metabolismo cellulare, e dagli organuli. Degli organuli ricordiamo il reticolo endoplasmatico granulare o rugoso detto ergastoplasma, ricco in ribosomi, necessario per la sintesi proteica e responsabile, assieme ai ribosomi liberi, della cosidetta basofilia citoplasmatica. Il reticolo endoplasmatico liscio, che nelle gonadi e nelle ghiandole surrenali è coinvolto nella sintesi steroidea, nel fegato partecipa ai processi di detossificazione e al metabolismo del glicogeno. Il complesso o apparato di Golgi, costituito da una serie di cisterne appiattite e impilate fra di loro, partecipa a diversi processi biosintetici ed è il responsabile della formazione delle vescicole di secrezione. I lisosomi sono vacuoli contenenti idrolasi acide, cioè enzimi litici utilizzati sia nei processi digestivi all’interno della cellula, sia, soprattutto, nei processi della fagocitosi nei macrofagi e nei garnulociti neutrofili. I mitocondri sono organuli bastoncellari capaci di produrre energia per le varie funzioni cellulari formando molecole di ATP. I tessuti sono strutture formate da cellule simili tra loro sia per aspetto che per funzione; il tessuto svolge funzioni più elaborate di quelle delle singole cellule. Più tessuti diversi tra loro formano una struttura superiore, di dimensioni maggiori, l’organo, che svolge funzioni più complesse rispetto a quelle di un singolo tessuto. L’insieme di più organi collegati funzionalmente costituiscono un sistema o apparato capace di funzioni ancora superiori. Più apparati infine, collegati e coordinati fra loro, costituiscono un organismo. I tessuti si dividono in quattro gruppi principali: epiteliale, connettivo, muscolare, nervoso. Ciascun tessuto, a sua volta, è suddivisibile in diversi sottogruppi. Pagina 4 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE TESSUTO EPITELIALE Il tessuto epiteliale si in: epitelio di rivestimento con funzione protettiva, di trasporto lungo la sua superficie, di assorbimento ed è costituito da cellule formanti lamine di spessore variabile; epitelio ghiandolare con funzione secretoria, costituiti da aggregati cellulari; epitelio sensoriale con funzione percettiva di stimoli esterni. Questi ultimi, per affinità morfo- funzionali, saranno studiati nel contesto del tessuto nervoso. Le caratteristiche di tutti gli epiteli sono quelle di: essere costituiti da cellule disposte a mutuo contatto (distano fra loro circa 15-20nm) con interposta scarsissima matrice extracellulare (ECM); essere spesso costituiti da cellule polarizzate, con un’asimmetrica distribuzione degli organuli citoplasmatici e delle componenti della membrana plasmatica; sono cioè cellule che presentano un versante basale, un versante apicale opposto al precedente e parti laterali, dove possono essere distribuite specializzazioni di membrana diverse per morfologia e funzione; ciò comporta che le varie zone della cellula assumano caratteristiche morfologiche, biochimiche e funzionali diverse. non essere né vascolarizzati né innervati; presentare una membrana basale che li separa dal tessuto connettivo sottostante che fornisce adeguato apporto trofico. EPITELI DI RIVESTIMENTO Gli epiteli di rivestimento sono quegli epiteli che rivestono l’organismo dall’esterno o che delimitano le cavità interne. Gli epiteli di rivestimento si classificano in base a due criteri che permettono di distinguere varie categorie: 1. la forma delle cellule 2. il numero degli strati che lo compongono. In base alla forma distinguiamo Epitelio pavimentoso, composto da cellule piatte, schiacciate con margini irregolari, di forma grossolanamente poligonale, con diametro maggiore parallelo alla superficie d’impianto; il nucleo è centrale di forma ovalare. Pagina 5 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE Epitelio cubico, costituito da cellule poliedriche che in sezione hanno l’aspetto di un quadrato; il nucleo è rotondeggiante e centrale. Epitelio cilindrico, con cellule alte con asse maggiore perpendicolare alla superficie di impianto della cellula; il nucleo, situato nel terzo basale della cellula, è di forma ovalare, con asse maggiore perpendicolare alla superficie d’impianto della cellula. In base al numero degli strati distinguiamo: epiteli semplici o monostratificati se costituiti da un solo strato di cellule; epiteli composti o stratificati se costituiti da due o più strati di cellule. Questi due criteri possono integrarsi e dare luogo a varie combinazioni. La descrizione della forma tiene presente, negli epiteli composti, solamente le cellule degli strati più superficiali. Epitelio pavimentoso semplice. Le cellule di questo epitelio hanno nucleo schiacciato con asse maggiore parallelo alla superficie; trattando un epitelio con nitrato di argento si può notare che lo spazio tra una cellula e l’altra è esiguo, i contorni cellulari sono irregolari e i margini sono frastagliati per favorire l’adesione fra le cellule. A questo scopo sono presenti specializzazioni della membrana plasmatica che aumentano l’adesione fra le cellule (desmosomi). Osservato in sezione trasversale si notano le cellule schiacciate con una rilevatezza al centro in cui è presente il nucleo. Questo epitelio è presente negli alveoli polmonari, facilitando lo scambio di O2 e CO2 fra alveolo e sangue contenuto all’interno del capillare; riveste la superficie interna della membrana del timpano; prende il nome di mesotelio quando riveste le cavità peritoneale, pleurica e pericardica; nella parete dei vasi costituisce l’endotelio; è localizzato infine nel glomerulo renale e nella rete testis. Epitelio cubico semplice. È caratterizzato da un singolo strato di cellule con gli assi longitudinale e trasversale uguali fra loro, con il nucleo rotondeggiante posto centralmente. In realtà l’aspetto delle cellule è poliedrico; in sezione tuttavia appaiono quadrate, da cui la di cubico. Questo epitelio è localizzato nell’ovaio, nei plessi corioidei∗, nei bronchioli terminali e nei condotti escretori di alcune ghiandole. Epitelio cilindrico semplice. Questo epitelio è formato da un singolo strato di cellule alte. Le cellule hanno asse maggiore perpendicolare alla superficie di impianto. I nuclei di forma ovalare sono localizzati nel terzo inferiore della cellula e presentano l’asse maggiore parallelo all’asse maggiore della cellula. Intercalate alle cellule cilindriche ci sono altre cellule, dette mucipare o ∗ I plessi corioidei sono formazioni vascolari capillari rivestiti da ependima (ep. cubico) all’interno dei ventricoli cerebrali. Pagina 6 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE caliciformi che appartengono agli epiteli ghiandolari. Un epitelio cilindrico semplice particolare è quello della mucosa gastrica; questo è dotato di funzione secernente, e i nuclei delle cellule sono schiacciati sul fondo. L’epitelio cilindrico semplice è localizzato nell’intestino, nella colecisti, nei tubuli renali, nella tuba uterina, nell’utero e nello stomaco. L’epitelio cilindrico semplice può presentare sulla superficie apicale alcune specializzazioni di membrana: ciglia vibratili, microvilli e stereociglia. Epitelio cilindrico semplice pseudostratificato. L’epitelio cilindrico semplice pseudostratificato è caratterizzato da cellule cilindriche ad altezza diversa che poggiano tutte sulla membrana basale; non tutte però si affacciano alla superficie libera; di conseguenza i nuclei non si troveranno tutti alla stessa altezza su di un’unica fila, ma si troveranno distribuiti in un intervallo più o meno ampio. Questo epitelio è presente nell’uretra maschile e nel dotto deferente. Dotato di ciglia è presente nelle vie aeree superiori: laringe, trachea, bronchi. Per questo motivo è detto epitelio respiratorio. Epitelio polimorfo. Questo tipo di epitelio composto ha una localizzazione specifica (calici renali, uretere, vescica e tratto iniziale dell’uretra). Presenta uno spessore minimo nei calici minori e massimo (5-6 strati cellulari) nella vescica depleta. Viene definito plastico in quanto è capace di modificare il suo aspetto a seconda del grado di distensione dell’organo che riveste. Ciò è permesso dalla particolare morfologia cellulare e dai rapporti esistenti fra i varî tipi di cellule. Le cellule che costituiscono questo epitelio sono: cellule basali, cellule clavate e cellule globose. Le cellule basali sono di forma poliedrica, a contatto con la membrana basale. Le cellule clavate costituiscono lo strato intermedio di spessore variabile a seconda delle condizioni di distensione in cui si trova l’organo. In condizioni di vacuità dell’organo presentano una forma a clava con la parte apicale slargata contenente il nucleo e la parte basale sottile in rapporto con la membrana basale. Sono unite fra loro da numerosi desmosomi. Le cellule globose, infine, costituiscono lo strato superficiale. In condizioni di organo depleto presentano la classica forma ad ombrello con una serie di introflessioni presenti sulla faccia inferiore della membrana plasmatica dove trovano alloggio le teste delle cellule clavate. Queste cellule sono spesso binucleate. La particolarità di questo epitelio, spesso denominato urotelio, è quella di essere capace di modificare il suo spessore con il variare delle dimensioni dell’organo che riveste. Questa plasticità si manifesta con lo schiacciamento delle cellule clavate il cui asse maggiore non è più perpendicolare alla superficie d’impianto bensì parallelo, con l’assottigliamento delle cellule globose e la contemporanea scomparsa delle introflessioni. Inoltre, per garantire assoluta Pagina 7 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE impermeabilità all’epitelio e unione fra loro, le cellule presentano sulla superficie laterale specializzazioni di membrana come la zonula occludens e i desmosomi. Epitelio cubico composto e cilindrico composto. Rari nell’uomo; sono localizzati per lo più nelle zone di transizione fra epiteli semplici ed epiteli composti; il primo nei dotti delle ghiandole sudoripare, il secondo nella congiuntiva palpebrale, nei condotti escretori principali di grosse ghiandole e in alcuni tratti dell’uretra. Epitelio pavimentoso composto. L’epitelio pavimentoso composto è costituito da diversi strati di cellule la cui forma è appiattita solo negli strati più superficiali. Può essere di due tipi diversi: non cheratinizzato e cheratinizzato. Epitelio pavimentoso composto non cheratinizzato. È costituito da parecchi strati ed è un epitelio a funzione protettiva. Le cellule dello strato basale sono parzialmente indifferenziate, capaci di dividersi per mitosi. Il loro citoplasma è intensamente basofilo per la presenza di numerosi ribosomi. Mano a mano che ci si sposta verso gli strati più superficiali la vitalità cellulare così come il metabolismo e la basofilia citoplasmatica progressivamente diminuiscono. Le cellule, inizialmente di forma poliedrica assumono via via forma sempre più appiattita, mostrando progressivamente segni di sofferenza, conservando tuttavia un certo grado di vitalità. Localizzazioni: cornea, vagina, parte della mucosa orale, corde vocali ed esofago. Epitelio pavimentoso composto cheratinizzato. È localizzato principalmente a livello della pelle a costituire l’epidermide che riveste il derma sottostante, ma anche in alcuni tratti della mucosa orale. Le cellule che lo compongono sono dette cheratinociti. 2 L’epidermide si estende per una superficie di circa 2m. La superficie cutanea è distribuita in distretti corporei, utili per la valutazione di lesioni cutanee tipo le ustioni. I distretti in cui è possibile suddividere la cute, e di conseguenza l’epidermide, sono undici, ciascuno dei quali corrisponde al 9% della superficie totale. I distretti sono 1) testa e collo, 2) superficie anteriore del torace, 3) superficie posteriore del torace, 4) superficie anteriore dell'addome, 5) superficie posteriore dell'addome, 6) e 7) superficie anteriore di ciascun arto inferiore, 8) e 9) superficie posteriore di ciascun arto inferiore, 10) e 11) ciascun arto superiore. Alla regione del perineo∗∗, infine, corrisponde l’1%. Lo spessore dell'epidermide è compreso tra 50 e 150µm, con un massimo di 1,5 mm nel palmo della mano e nella pianta del piede. * Particolare affinità verso ciò che è basico. La basofilia citoplasmatica è legata essenzialmente alla quantità di ribosomi presenti costituiti da acido ribonucleico. È evidenziata dall’uso di coloranti basici quali l’ematossilina. ∗∗ Il perineo è una regione anatomica situata tra la sinfisi pubica, il coccige e le tuberosità ischiatiche. Pagina 8 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE L’epidermide fornisce una protezione contro agenti esterni quali insulti meccanici, chimici e termici, nonché le radiazioni elettromagnetiche; infine regola la perdita di acqua. È possibile distinguere 5 strati ben distinti, che, iniziando dal basso sono: il basale, lo spinoso, il granuloso, il lucido, il corneo. Non sono strati a sé stanti, ma rappresentano i diversi gradi di evoluzione delle cellule che compongono questo epitelio. I cheratinociti migrano dallo strato basale a quello corneo in circa 20-30 giorni. Le modificazioni delle cellule sono molto più marcate di quelle che si manifestano nell’epitelio non cheratinizzato. Il confine tra epidermide e connettivo sottostante (derma) è caratterizzato dalla presenza di profonde estroflessioni dell’epidermide (creste epidermiche) che penetrano profondamente negli strati del derma e da altrettanto profonde estroflessioni del derma (papille dermiche). Le ragioni della presenza di queste insenature al confine tra epitelio e connettivo sono da ricercarsi in una maggiore aderenza fra i due tessuti e per una maggiore facilità di scambio metabolico. L’epitelio può raggiungere spessori notevoli, quindi gli strati più superficiali ricevono con difficoltà le sostanze nutritizie perché non sono direttamente vascolarizzati. Strato basale. È costituito da uno strato di cellule che poggiano sulla membrana basale. Di aspetto poliedrico, con un grosso nucleo, presentano caratteristiche staminali con elevata capacità mitotica perché devono sostituire le cellule dello strato corneo che desquamano (“steady state”). Sono ricche di ribosomi che sintetizzano le proteine (principalmente cheratine) e quindi il loro citoplasma è intensamente basofilo. La cheratina si organizza in protofilamenti che a loro volta si uniscono in protofibrille e infine in tonofilamenti che contribuiscono alla costituzione dell’impalcatura citoscheletrica. Mano a mano che migrano dall’1° al 5° strato le cellule si modificano secondo un processo definito citomorfosi cornea (che implica modificazioni morfologiche e biochimiche). Lo scopo è quello di formare squame cornee dotate di notevole resistenza agli agenti chimici e fisici. Sul plasmalemma della faccia inferiore della cellula sono presenti delle irregolarità di membrana dette radichette che aumentano sia la superficie di scambio che l’adesività. Sono presenti anche degli emidesmosomi∗. Lungo gli altri dominî della membrana invece le cellule presentano dei desmosomi*. Strato spinoso. È caratterizzato da cellule abbastanza separate le une dalle altre che formano numerosi strati; le cellule presentano prolungamenti che le connettono tra loro tramite desmosomi. Gli ampi spazi presenti fra le cellule hanno probabilmente lo scopo di facilitare il ∗ v. Cap. Specializzazioni di membrana Pagina 9 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE passaggio di sostanze trofiche presenti nella matrice extracellulare (ECM) fino agli strati più superficiali. Possono ancora dividersi per mitosi. Nel citoplasma sono presenti un numero maggiore di filamenti di cheratina che iniziano ad assemblarsi in fasci di dimensioni sempre maggiori. Sono presenti granuli a struttura lamellare (cheratinosomi, lamellar bodies o corpi di Odland) che contengono materiale lipidico che sarà rilasciato nell’ambiente extracellulare nello strato granuloso per la impermeabilizzazione dell’epidermide. Le cellule producono anche involucrina che si stratifica sulla faccia citoplasmatica della membrana plasmatica contribuendo così alla costituzione del cosiddetto involucro cellulare (IC). Le file di cellule più superficiali di questo strato progressivamente si appiattiscono e i fasci di tonofilamenti si dispongono parallelamente all’asse maggiore della cellula. Strato granuloso. È costituito da poche file di cellule appiattite nelle quali si possono rilevare i primissimi segni di sofferenza. Sono presenti granuli basofili di cheratoialina, costituiti da una miscela di proteine che concorreranno alla formazione dello strato corneo, granuli la cui sintesi era già iniziata nello strato precedente. La più importante di queste proteine è la filaggrina che favorisce l’aggregazione in fasci sempre più grandi di tono filamenti che si orientano progressivamente in senso parallelo rispetto all’asse maggiore della cellula. L’assenza di questa proteina o sue alterazioni sono alla base di malattie della pelle quali le ittiosi∗. Le cellule dello strato granuloso producono infine loricrina che contribuisce con l’involucrina ad ispessire e ad irrobustire la membrana cellulare. Strato lucido. È presente (o meglio: è visibile) quando lo strato corneo è molto spesso. È composto da 1-3 strati di cellule appiattite di aspetto translucido, con il citoplasma quasi interamente occupato da tonofilamenti, con orientamento parallelo all’asse maggiore della cellula, invischiati con filaggrina. Sono cellule molto sofferenti con attività metabolica minima e ricche in eleidina, sostanza di probabile derivazione dalla cheratoialina. Strato corneo. Composto da cellule morte, anucleate, fortemente appiattite e completamente cheratinizzate. Le membrane sono ispessite. Gli spazi intercellulari sono occupati da materiale lipidico liberato dai cheratinosomi. Queste cellule si distaccano con un ritmo variabile. Le cellule fungono da barriera protettiva. Per quanto riguarda l’aspetto biochimico della citomofosi cornea, nelle cellule degli strati inferiori sono presenti notevoli quantità dell’aminoacido (AA) cisteina, mentre è assente l’AA cistina. Progressivamente, man mano che la cellula migra dallo strato basale a quello corneo, due ∗ Le ittiosi sono una famiglia di alterazioni genetiche della pelle caratterizzate da pelle secca, ispessita e squamosa. Pagina 10 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE AA cisteina, che presentano gruppi sulfidrilici “SH–”, reagiscono tra loro formando un nuovo AA, la cistina, in cui sono assenti i gruppi sulfidrilici ma è presente un ponte disolfuro “S = S”. Questa reazione, possibile in presenza di O2, libera una molecola di H2O. La barriera idrorepellente epidermica è formata quindi da due costituenti distinti: l’IC e l’involucro lipidico. Il primo, cioè l’IC, è costituito da uno strato proteico disposto sulla faccia citoplasmatica delle cellule, di spessore di circa 15nm, che contribuisce, assieme ai fasci di tonofilamenti citoplasmatici, alla funzione di difesa di tipo meccanico. Sarà quindi di spessore maggiore nelle aree cutanee maggiormente sottoposte a stress (palmo delle mani, pianta dei piedi). Il secondo involucro è formato da lipidi di varia natura che costituiscono un sottilissimo strato (5nm di spessore) che riveste le cellule. In questo modo la barriera lipidica idrorepellente impedisce la perdita di acqua. La scomparsa di questa barriera, come nel caso di ustioni gravi ed estese, determina la perdita massiva di fluidi, che può portare a morte. Nell’epitelio pavimentoso composto cheratinizzato sono presenti, oltre ai cheratinociti, altri 3 tipi cellulari: cellule di Merckel, localizzate nello strato basale. prendono rapporto con fibre nervose. Hanno un nucleo lobato e nel loro citoplasma sono presenti granuli neurosecretori elettrondensi (v. Istologia di LP Gartner e JL Hiatt, EdiSes 3° ed., pag. 333 fig.14-5). Insieme alle terminazioni nervose sensitive che si espandono a costituire una struttura di forma discoidale che entra in rapporto con la cellula di Merckel, danno origine al cosiddetto corpuscolo di Merckel che funziona da meccanocettore, ovvero con una funzione recettoriale tattile. Si trovano in maggior misura nei polpastrelli delle dita, nella gengiva e nella vagina. cellule di Langerhans, che si trovano negli strati più profondi dell’epitelio; sono cellule di aspetto dendritico, scarsamente distinguibili nei preparati istologici di routine in quanto il nucleo è poco evidenziato dall’ematossilina e il citoplasma appare chiaro. Al microscopio elettronico a trasmissione (TEM) è visibile il nucleo indentato e nel citoplasma le cellule presentano caratteristicamente organuli a forma di racchetta da tennis, i granuli di Birbeck, probabilmente coinvolti nei fenomeni di endocitosi. Poiché sono in grado di riconoscere l’antigene, partecipano ai fenomeni di ipersensibilità (es.: la dermatite allergica da contatto). Queste cellule derivano dai monociti del sangue e fanno parte della famiglia dei macrofagi. melanociti sono localizzati a livello della giunzione epitelio/connettivo. A causa della loro posizione e della basofilia citoplasmatica, sono difficilmente distinguibili dalle cellule dello strato basale dell'epidermide. Sono cellule dendritiche con prolungamenti che si inseriscono fra i Pagina 11 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE cheratinociti. Al TEM sono evidenti i cosiddetti melanosomi, organuli sferoidali o di forma allungata. solo Melanogenesi. I melanociti sono responsabili della produzione di melanina, il pigmento che insieme ad altre sostanze (caroteni, mioglobina, ecc) determina il colorito della pelle. I melanociti possiedono un enzima deputato alla sintesi di melanina chiamato tirosinasi o DOPA-ossidasi contenuto in organuli detti premelanosomi a struttura lamellare. Nei melanociti possono essere presenti due tipi di melanosoma: l’eumelanosoma, piuttosto grande, ellittico, bastoncellare, tipico degli individui con capelli castani o biondi in cui è sintetizzata la eumelanina dal classico colore bronzeo; il feomelanosoma, sferoidale, tipico dei soggetti con capelli rossi, che sintetizza la 1Schema della melanogenesi secondo Raper-Mason feomelanina di colorito rossastro. In seguito all’azione di un enzima epatico phenil-alanina-idrossilasi, l’AA phenil-alanina, è trasformato in tirosina o mono-idrossi-phenil-alanina, cioè il substrato che il melanocita utilizza per la sintesi della melanina. La tirosina se esposta ai raggi UV si ossida trasformandosi in 3-4-di- idrossi-phenil-alanina o DOPA. Sia la tirosina che la DOPA sono il substrato su cui agisce la tirosinasi contenuta nei premelanosomi per formare la melanina. La tirosina si trasforma in DOPA lentamente, mentre il passaggio successivo da DOPA a dopachinone è veloce così come i passaggi successivi fino alla formazione della melanina. Con l’avanzamento del processo di sintesi all’interno del premelanosoma, questo diventa sempre più elettrondenso fino a che assume l'aspetto di un organulo uniformemente elettrondenso, perché infarcito di melanina. A questo punto, quando cioè la sintesi è completata, prende il nome di melanosoma. Ogni melanocita si trova in rapporto, tramite i suoi prolungamenti, con un certo numero di cellule epiteliali alle quali fornisce melanina, costituendo così la cosiddetta unità melaninica. Infatti la melanina è presente anche nel cheratinocita: una volta che hanno prodotto la melanina, i melanociti sono capaci di trasferirla ai cheratinociti sia dello strato basale che dello strato spinoso con una modalità definita citocrina con la quale le parti terminali dei processi citoplasmatici dei melanociti in cui sono migrati i melanosomi contenenti i granuli di melanina sono fagocitate dai cheratinociti. Si forma così il cosiddetto schermo melanico. Le cellule epiteliali (cheratinociti) che ricevono dai melanociti la melanina sono dette perciò anche melanofori. I melanociti sono nella Pagina 12 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE proporzione di 1 a 10 (rispetto ai cheratinociti) nelle zone meno pigmentate e di 4 a 10 nelle zone più pigmentate. È inoltre da sottolineare che le differenze razziali di colore non dipendono dal numero di melanociti, ma dalla quantità di melanina prodotta e trasferita ai cheratinociti Per individuare i melanociti e distinguerli dai melanofori uno studioso svizzero, Bruno Bloch, mise a punto una reazione che evidenzia l’attività dell'enzima tirosinasi o DOPA-ossidasi responsabile della melanogenesi, enzima presente soltanto nei melanociti. Si esegue un espianto di pelle che è posto in coltura; si aggiunge DOPA prodotta in laboratorio per ossidazione artificiale della tirosina (in natura la ossidazione è favorita dai raggi UV) al terreno di coltura. La melanina che si produce è di colore nero e non di color bronzo come la melanina prodotta naturalmente nell'epidermide. È sufficiente arrestare la reazione prima che avvenga la secrezione citocrina per riconoscere le cellule, che presentano melanina nera, come quelle che possiedono l'enzima tirosinasi, cioè i melanociti. Correlazioni tra schermo melanico – UV – metabolismo del Ca. Lo schermo melanico è importante perché protegge la pelle dagli effetti dannosi (potenzialmente cancerogeni) delle radiazioni ultraviolette capaci anche di stimolare la produzione di radicali liberi; lo schermo melanico contribuisce inoltre alla regolazione del metabolismo del calcio, ostacolando la penetrazione dei raggi UV negli strati profondi del derma dove è presente un precursore della vitamina D, (7-deidrocolesterolo) o provitamina D, che è necessaria per l’assorbimento intestinale del calcio; questo precursore può essere convertito dai raggi UV in vitamina D3. Si può concludere che si tratti di un sistema autoregolante: i raggi UV attivano da un lato la produzione di vit. D3 e contemporaneamente attivano anche lo schermo melanico che regola la loro stessa penetrazione nell’organismo. Una carenza di vitamina D porta a una difettosa mineralizzazione delle ossa con conseguente rammollimento e deformità dovute al carico, rallentamento della crescita e ritardo della eruzione dentaria: questa condizione clinica è nota come rachitismo quando insorge durante l’accrescimento e come osteomalacìa quando insorge durante la vita adulta. Al contrario, un eccesso di vitamina D può provocare una ipercalcemia che può provocare la formazione di calcificazioni dei tessuti molli. Pagina 13 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE Infine si può affermare che il numero globale dei melanociti e la loro attività di sintesi sono diversi da individuo ad individuo; il numero di melanociti e il loro grado di attività variano da sssslo solo regione cutanea a regione cutanea; età e gravidanza influenzano il numero di melanociti e la loro attività sintetica; ferite e traumi possono stimolare la melanogenesi nelle aree viciniori alle lesioni. Pagina 14 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE SPECIALIZZAZIONI DI MEMBRANA La polarizzazione funzionale delle cellule epiteliali fa sì che possiamo distinguere un dominio apicale, uno laterale e infine uno basale (v. introduzione al tessuto epiteliale). Specializzazioni della membrana apicale. Il dominio apicale può presentare particolari modificazioni della membrana e del citoplasma che formano le specializzazioni di membrana costituite da: microvilli, presenti sulla superficie apicale delle cellule degli epiteli cilindrici semplici a funzione assorbente formando il cosiddetto orletto striato. Essi sono numerose e sottili espansioni digitiformi lunghi circa 5μm, in numero di circa 2000 per cellula con lo scopo di aumentare considerevolmente la superficie assorbente. Questi microvilli sono ricoperti da un materiale glicoproteico, il glicocalice, che possiede una duplice funzione: protezione e facilitazione dell’assorbimento in quanto in esso sono presenti enzimi litici (ivi pag. 91 fig.5-5); ciglia vibratili, che si inseriscono nel citoplasma apicale delle cellule e sporgono fino a 10 m (ivi pag. 96 fig.5-10). Oscillano con un movimento metacrono∗. Un epitelio cilindrico semplice ciliato è presente sulla superficie libera delle tube uterine e nei piccoli bronchi dove svolge un ruolo di trasporto: ovocita o zigote nelle tube, muco nelle vie aeree. La discinesia ciliare primaria (DCP) di cui fa parte la sindrome di Kartagener è caratterizzata dalla mancata oscillazione delle ciglia con conseguente mancato trasporto del muco che favorisce l’insorgenza di bronchiti ricorrenti; Specializzazioni della membrana laterale. Il dominio laterale della cellula presenta specializzazioni di membrana che servono o ad impedire il passaggio di sostanze estranee oppure per far aderire fra loro le cellule. Negli enterociti ci sono in sequenza 3 specializzazioni che costituiscono nel loro insieme l’apparato di giunzione: zonula occludens, zonula adherens, macula adherens (o desmosoma) (ivi pag. 98 fig.5-12). La zonula occludens non ha il compito di tenere unite fra loro due cellule ma di sigillare lo spazio (come una chiusura lampo) impedendo la diffusione di molecole anche di basso peso molecolare. La zonula occludens si trova nella parte più apicale del plasmalemma laterale ed è estesa a fascia per tutto il perimetro della cellula; inoltre mantiene distinti il dominio apicale da quello basolaterale della membrana plasmatica garantendo diverse funzioni della membrana, funzioni legate alla presenza di diverse proteine di membrana. ∗ Tipico movimento ondulatorio proprio delle ciglia vibratili per il quale ogni ciglio, o gruppi di ciglia, oscillano in modo sfasato rispetto al ciglio o alle ciglia viciniori, ovvero in anticipo o in ritardo rispetto al ciglio o gruppo di ciglia precedenti o successivi. Un esempio è rappresentato dalla “ola” da stadio. Pagina 15 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE La zonula adherens è una specializzazione della membrana che contribuisce all’adesione di una cellula all’altra. Anche la zonula adherens è estesa per tutto il perimetro della cellula. solo Il desmosoma (o macula adherens) non è una giunzione a fascia. È una specializzazione puntiforme con un diametro di circa 0,4 m. È una zona di aggancio fra membrane cellulari di cellule contigue che contribuiscono entrambe alla sua costituzione. L’emidesmosoma è una specializzazione puntiforme che costituisce una zona di aggancio tra la cellula epiteliale e il sottostante tessuto connettivo. La sua struttura è simile a quella della metà di un desmosoma. IL CITOSCHELETRO In tutte le cellule dell’organismo è presente un network che funge da supporto, il citoscheletro, che è necessario per l’eventuale motilità cellulare, il mantenimento o il cambio di forma della cellula, e che permette il flusso citoplasmatico di sostanze o vescicole. È formato da microfilamenti di actina, microtubuli e da filamenti intermedi. I microfilamenti e i microtubuli sono comuni a tutti i tipi cellulari. La terza categoria, quella dei cosiddetti filamenti intermedi, è costituita da varie classi di proteine specifiche per ogni tessuto. Le cellule epiteliali presentano i tonofilamenti costituiti da cheratina; le cellule connettivali i filamenti di vimentina; le cellule nervose i neurofilamenti; le cellule della nevroglia i filamenti costituiti da proteina acida fibrillare gliale (GFAP); le cellule muscolari i filamenti di desmina. I microfilamenti di actina sono raggruppati in fasci che attraversano il citoplasma per il mantenimento della forma della cellula, per la fagocitosi, per permettere il movimento cellulare e il traffico intracellulare. I filamenti intermedi sono denominati così per le loro dimensioni intermedie fra quelle dei microfilamenti e quelle dei microtubuli. Sono tessuto-specifici. Poiché sono elementi stabili il loro ruolo principale è quello strutturale e di supporto con la formazione dell’impalcatura della cellula. I microtubuli sono strutture cave che si originano in prossimità del nucleo e si estendono fin verso la membrana plasmatica. La loro funzione principale è quella di permettere e regolare i movimenti all’interno del citoplasma di vescicole contenenti sostanze di varia natura. Pagina 16 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE EPITELI GHIANDOLARI La capacità di produrre sostanze di varia natura non è una caratteristica esclusiva degli epiteli ghiandolari: alcune cellule muscolari cardiache sono in grado di produrre e liberare il fattore natriuretico atriale; cellule nervose localizzate nell’ipotalamo possono elaborare ossitocina e ormone antidiuretico. Per convenzione, tuttavia, il termine “ghiandola” è riferito a quegli ammassi cellulari di natura epiteliale deputati esclusivamente alla secrezione. Questa secrezione può avvenire sia all’interno che all’esterno dell’organismo. Il secreto prodotto può essere di natura proteica, glucidica, lipidica. Le ghiandole esocrine EPITELI secernono all’esterno del GHIANDOLARI corpo o in cavità comunicanti Ghiandole Ghiandole naturalmente con l’esterno ed esocrine endocrine esplicano la loro attività in Unicellulari Pluricellulari A cordoni A vescicole Interstiziali ambito loco-regionale (es.: ghiandola sebacea e fegato. La ghiandola sebacea secerne il sebo in un tratto ristretto di cute; il fegato secerne la bile che si raccoglie prima nella colecisti e poi viene immessa nel duodeno che comunica con l’esterno per mezzo dell’orifizio anale). Le ghiandole endocrine secernono nel circolo sanguigno ed esplicano la loro azione a distanza su organi bersaglio (es. ipofisi). Ghiandole esocrine. Possono essere costituite da una sola cellula (ghiandole unicellulari) o da più cellule (ghiandole pluricellulari). Le ghiandole unicellulari sono le mucipare e le mucoidi. Le ghiandole pluricellulari sono strutture più complesse: alcune cellule si organizzano a formare la parte (adenomero) che sintetizza il prodotto di secrezione, altre a formare il tramite che permette al prodotto di secrezione di essere trasportato nella sede di utilizzo (condotto escretore). Ghiandole unicellulari. Ghiandole mucipare. Sono dette mucipare perché producono muco derivato dalla idratazione del mucinogeno. (Il mucinogeno a contatto con acqua si trasforma nelle mucine che compongono il muco). Si trovano in un qualsiasi epitelio cilindrico, intercalate alle cellule di rivestimento (quindi sia nell’epitelio cilindrico semplice, ma anche in quelli Pagina 17 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE pseudostratificato e composto). Queste cellule prendono anche il nome di ghiandole caliciformi per la morfologia che ricorda quella di un calice. GH. MUCIPARE GH. MUCOIDI Il nucleo, di forma ovalare con Intercalate in un epitelio Formano esse stesse un epitelio a asse maggiore parallelo a quello cilindrico funzione secernente della cellula, è situato nel terzo Localizzazione: in ogni epitelio Localizzazione nella mucosa prossimale della cellula assieme ai cilindrico semplice o composto gastrica varî organuli (mitocondri, ribosomi e PAS + PAS + complesso di Golgi), mentre nei due Metacromasia + Metacromasia - terzi distali si accumula il secreto. Nuclei con asse maggiore ⊥ alla Nuclei con asse maggiore // alla Questo accumulo crea una pressione superficie di impianto superficie di impianto che viene esercitata sulle pareti della Muco a pH acido Muco a pH neutro cellula, pressione non Secrezione a fiotto Secrezione continua controbilanciata dalle cellule adiacenti: in questo modo la parete si slarga e la cellula assume un aspetto a calice. La secrezione è a fiotto: i granuli di mucina idratati sono espulsi tutti insieme; la parte superiore della cellula apparirà così vuota. Il muco è composto da molecole contenenti zuccheri complessi (glicoproteine, proteoglicani e glicosaminoglicani o GAG). Il muco non si colora con ematossilina ed eosina. Per evidenziare il muco si ricorre ad una reazione istochimica che visualizza gli zuccheri: la reazione PAS. Il muco quindi è PAS+ (PAS positivo). Il muco prodotto dalle cellule mucipare ha un pH acido per la presenza di GAG solforati e per tale motivo può essere evidenziato anche attraverso la reazione metacromatica : quando il preparato è colorato con un colorante basico (blu di toluidina) il muco si colora di rosso fucsia, mentre le altre regioni del preparato si colorano di blu. Il muco svolge a livello intestinale funzioni protettiva e di lubrificazione della parete; a livello delle vie respiratorie contribuisce alla eliminazione di particelle penetrate con la respirazione; nella congiuntiva stabilizza la sottile pellicola lacrimale. Ghiandole mucoidi. Pur secernendo anch’esse muco presentano alcune differenze: hanno una forma regolare, cilindrica; il nucleo è più rotondeggiante o schiacciato sul fondo (con l’asse parallelo alla superficie libera); il muco non è più accumulato per poi essere secreto tutto insieme * La reazione PAS (acronimo di Periodic Acid e reattivo di Schiff) è utilizzata per evidenziare i carboidrati. Il trattamento con acido periodico, forte ossidante, trasforma i gruppi 1,2 glicolici CHOH in gruppi aldeidici CHNH2 la cui presenza è rivelata con il reattivo di Schiff che li colora in rosso magenta. ** La metacromasia è quel fenomeno per cui il colorante, in base alle particolari strutture a cui si lega, modifica il suo assorbimento dello spettro luminoso. In pratica il colorante basico blu di toluidina normalmente disciolto in acqua si trova in forma monomerica e il suo spettro di assorbimento è tale che il preparato risulta colorato in blu; se è in ambiente acido il colorante polimerizza modificando il suo spettro di assorbimento e conferisce al preparato una colorazione violetta. Pagina 18 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE (a fiotto), ma è secreto in maniera continua, per cui le cellule non presentano una struttura a calice; le ghiandole mucoidi costituiscono esse stesse un epitelio mentre le mucipare sono solo solo intercalate nell’epitelio cilindrico. Le cellule mucoidi sono presenti nella mucosa gastrica dove svolgono un ruolo protettivo nei confronti degli enzimi digestivi e dell’acido cloridrico. Il muco delle ghiandole mucoidi è PAS+, ma, dato che è costituito da GAG non solforati a pH neutro, non è metacromatico. Sono più complesse --> Ghiandole esocrine pluricellulari. Sono provviste di adenomeri e di un condotto escretore. I criteri di classificazione sono basati su: 1) Comportamento del condotto escretore (Quindi cosa fa e non fa) 2) Forma dell’adenomero 3) Modalità di secrezione (come libera il prodotto di secrezione) 4) Tipo di secrezione 1) Comportamento del condotto escretore. Il condotto può ramificarsi o non ramificarsi in dotti fino a sboccare negli adenomeri. Se il condotto escretore non si ramifica e questo termina con un solo adenomero la ghiandola è semplice. Se il condotto escretore si ramifica e al termine di ogni ramificazione c’è un adenomero la ghiandola è composta. Tuttavia, se il condotto non si ramifica ma nonostante ciò è presente un certo numero di adenomeri che vi sboccano direttamente la ghiandola è semplice ramificata. Da quanto esposto si può ricavare che le ghiandole sia semplici che composte hanno sempre un solo condotto escretore e ciò ovviamente non costituisce un fattore discriminante per la classificazione∗. 2) Forma dell’adenomero. In base alla forma dell’adenomero una ghiandola può essere: − tubulare, con adenomero allungato a decorso rettilineo e lume ristretto; − a gomitolo, come sopra ma a decorso tortuoso; − acinosa, con adenomero di forma rotondeggiante e lume ristretto; − alveolare, con adenomero di forma rotondeggiante e lume ampio. 3) Modalità di secrezione. Si distinguono 3 diverse modalità: olocrina, apocrina e merocrina. Secrezione olocrina. Le cellule dell’adenomero vanno progressivamente incontro a un processo degenerativo, durante il quale sintetizzano materiale lipidico con il quale infarciscono il loro citoplasma diventando così esse stesse prodotto di secrezione. Questo processo prende il nome di processo bionecrotico, È necessario perciò che sia presente una stratificazione delle ∗ L’unica ghiandola con due condotti escretori è il pancreas esocrino. Tale eccezione è dovuta al fatto che la ghiandola si origina da due abbozzi distinti, destinati poi ad unirsi, da ciascuno dei quali si differenzia un condotto escretore. Pagina 19 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE cellule le quali, alla periferia dell’adenomero assumeranno caratteristiche tipiche delle cellule staminali. Queste cellule indifferenziate capaci di dividersi per mitosi sostituiranno le cellule che degenerano e muoiono; durante il periodo di avvicinamento al lume dell’adenomero andranno incontro al processo bionecrotico (es: ghiandole sebacee, ghiandole di Meibomio e di Zeiss annesse all’occhio). Secrezione apocrina. Le cellule dell’adenomero sintetizzano del materiale che non è racchiuso in vescicole ma si trova libero nel citoplasma. I granuli di secreto si accumulano nella parte distale della cellula, mentre la membrana plasmatica si restringe a mo’ di clessidra al di sotto dei granuli di secreto provocando la formazione di una grossa e unica vescicola contenente tutti i granuli di secreto che sono così liberati, mentre nella regione prossimale della cellula rimangono tutti gli organuli e il nucleo, permettendo così alla cellula di continuare l’attività secretoria e di rinnovarsi. Il lume dell’adenomero appare frastagliato in quanto questo processo di secrezione non è CLASSIFICAZIONE DELLE GHIANDOLE ESOCRINE PLURICELLULARI COMPORTAMENTO FORMA MODALITÀ DEL CONDOTTO ESCRETORE DELL’ADENOMERO DI SECREZIONE TUBULARE OLOCRINA APOCRINA MEROCRINA SEMPLICE COMPOSTA A GOMITOLO SIEROSA SEMPLICE RAMIFICATA ACINOSA MUCOSA ALVEOLARE MISTA contemporaneo in tutte le cellule (es: ghiandola mammaria per la componente lipidica del latte, ghiandole ceruminose, ghiandole bulbouretrali di Cowper e ghiandole del Bartolino). Secrezione merocrina. Le cellule dell’adenomero racchiudono il prodotto di secrezione all’interno di vescicole la cui membrana si fonde con quella cellulare liberando il secreto con una modalità nota come “esocitosi” (es: ghiandole salivari, pancreas esocrino, ghiandole lacrimali). 4) Tipo di secrezione. Le ghiandole merocrine si possono ulteriormente classificare secondo la natura del loro secreto in sierose, mucose, miste. Le ghiandole a secrezione sierosa producono un fluido acquoso, ricco in proteine (es.: parotide, pancreas, ghiandole lacrimali). Generalmente gli adenomeri sono di tipo acinoso e le cellule che li compongono hanno un citoplasma basofilo. Pagina 20 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE Le ghiandole a secrezione mucosa producono un secreto più vischioso, costituito da muco scarsamente colorabile con eosina ma che reagisce intensamente con la reazione del PAS (PAS+) (es.: gh. duodenali). Gli adenomeri hanno di solito forma tubulare. Le ghiandole a secrezione mista possono presentare adenomeri sierosi e mucosi distinti, nel qual caso gli adenomeri sierosi sono di forma acinosa mentre quelli mucosi sono di forma tubulare, oppure gli adenomeri possono presentare entrambe le componenti; quella mucosa in prossimità del dotto e quella sierosa a formare sul fondo degli adenomeri una struttura a semiluna detta del Giannuzzi. In questo caso esistono strutture canalicolari fra le cellule mucose che permettono il passaggio di secreto sieroso fino al lume dell’adenomero (es.: gh. salivari sottomandibolare e sottolinguale). Infine, intorno agli adenomeri sono generalmente presenti le cosiddette cellule mioepiteliali. Sono cellule di forma stellata provviste di prolungamenti ramificati che circondano l’acino. Il nome deriva dal fatto che pur essendo di origine epiteliale, sono provviste di filamenti contrattili come l’actina e la miosina tipici del tessuto muscolare. Per mezzo della loro capacità di contrarsi favoriscono la secrezione del materiale da parte dell’adenomero e il suo transito nei primi tratti dei condotti escretori. In quest’ultimo caso la forma delle cellule mioepiteliali è allungata, fusiforme. Ghiandole endocrine. Le ghiandole endocrine esplicano la loro azione su organi (detti organi bersaglio) anche lontani dalla loro sede purché le cellule parenchimali∗ appartenenti all’organo siano provviste di recettori specifici. Il secreto delle ghiandole endocrine è detto ormone ed è liberato nel torrente circolatorio. Le ghiandole endocrine si classificano secondo un criterio morfologico in ghiandole endocrine a cordoni, ghiandole endocrine a vescicole, ghiandole endocrine interstiziali. Le ghiandole endocrine a cordoni hanno cellule stipate e organizzate in strutture solide, allungate, cordoniformi, separate da tralci connettivali in cui sono presenti capillari sanguigni. (es.: surrene, ipofisi). Le ghiandole endocrine a vescicole sono costituite da cellule organizzate a formare la parete di strutture sferoidali, i follicoli (o vescicole), contenenti un materiale detto colloide in cui è presente l’ormone. Le cellule della parete del follicolo sono di forma cubica o cilindrica a seconda del loro momento funzionale. L’unica ghiandola endocrina di questo tipo è la tiroide. ∗ Si intende per parènchima il tessuto caratteristico e funzionale di un determinato organo. Si contrappone allo stroma che corrisponde ai tessuti di supporto inteso come sostegno, impalcatura e come apportatore di sostanze trofiche. Pagina 21 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE Le ghiandole endocrine interstiziali sono costituite da cellule singole sparse all’interno di un tessuto. Le cellule C o parafollicolari si trovano nelle immediate vicinanze del follicolo tiroideo ma non ne fanno parte e producono calcitonina. Le cellule di Leydig del testicolo, situate nell’interstizio fra i tubuli seminiferi, producono testosterone. Le ghiandole endocrine a cordoni e quelle interstiziali elaborano il proprio ormone nel momento del fabbisogno da parte dell’organismo, mentre la tiroide produce ormoni, li accumula nella colloide, e li rilascia in circolo al momento del bisogno. La produzione e la secrezione ormonale è soggetta a controllo tramite i cosiddetti meccanismi di feed-back. Di solito questo meccanismo è di tipo negativo: una aumentata concentrazione plasmatica di un determinato ormone induce un effetto inibitorio diretto della secrezione sulla ghiandola endocrina e/o un effetto inibitorio indiretto su strutture che regolano la secrezione della ghiandola endocrina. Poiché le ghiandole endocrine rilasciano oltre cento sostanze ormonali è utile una classificazione sulla base delle caratteristiche biochimiche che porta alla determinazione di tre gruppi. Gli ormoni sono di derivazione: proteica: insulina, ormone tireotropo, glucogone, etc... I loro recettori sono presenti sulla membrana plasmatica della cellula: quando l’ormone ha interagito col recettore, vengono prodotti e liberati dei II° messaggeri che daranno il via ai meccanismi metabolici richiesti dallo stimolo ormonale. steroidea: ormoni ovarici, testicolari e ormoni prodotti dalla corticale del surrene. Derivano dal colesterolo. Si legano a specifiche proteine di trasporto plasmatiche. I loro recettori sono presenti nel citosol. aminoacidica: adrenalina, noradrenalina (catecolamine) e gli ormoni tiroidei. I loro recettori sono localizzati sulla membrana plasmatica con l’eccezione di quelli per gli ormoni tiroidei localizzati a livello nucleare. Le ghiandole endocrine sono: Ipofisi. È Suddivisibile in adenoipofisi e neuroipofisi. L'adenoipofisi produce: ormone somatotropo (STH o GH) che agisce indirettamente stimolando la crescita della cartilagine di accrescimento; Prolattina (PRL) stimola lo sviluppo della ghiandola mammaria nella pubertà, nella gravidanza e durante l’allattamento. In questo ultimo periodo determina la produzione del latte; ormone follicolo-stimolante (FSH) stimola lo sviluppo del follicolo ovarico e la spermatogenesi; Pagina 22 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE ormone luteinizzante (LH) determina nella donna la maturazione del follicolo, l’ovulazione e la formazione del corpo luteo e la relativa secrezione endocrina; nel maschio mantiene la secrezione di androgeni delle cellule di Leydig; ormone tireotropo (TRH) stimola la crescita delle cellule follicolari tiroidee e la produzione dei relativi ormoni; ormone adrenocorticotropo (ACTH) stimola la produzione surrenalica di glicocorticoidi e gonadocorticoidi. L’ormone della crescita e la prolattina agiscono su organi bersaglio di natura non endocrina, gli altri ormoni sono definiti a funzione tropica in quanto regolano l’attività di altre ghiandole endocrine. La neuroipofisi contiene e non produce due ormoni*: ossitocina che favorisce la contrazione muscolare liscia dell’utero e le cellule mio-epiteliali associate alla ghiandola mammaria; ormone antidiuretico (ADH) che favorisce il riassorbimento di acqua nei tubuli renali. Le paratiroidi producono paratormone o ormone paratiroideo (PTH) che regola l’omeostasi del calcio e del fosforo ematici principalmente attraverso il riassorbimento osseo mediante osteolisi osteoclastica. Il surrene è suddivisibile in corticale e midollare: La corticale secerne ormoni steroidei derivati dal colesterolo; è organizzata in: zona glomerulare che produce ormone mineral-corticoidi (es. aldosterone) che controllano la pressione sanguigna; zona fascicolata che produce essenzialmente ormoni glucocorticoidi (cortisolo e corticosterone) che regolano il metabolismo glicidico e degli acidi grassi. Un effetto particolare è quello riguardante la risposta immunitaria: i glucocorticoidi infatti inibiscono la risposta immunitaria ritardando, ad esempio, la guarigione delle ferite; zona reticolare che produce ormoni gonadocorticoidi androgeni (deidroepiandrosterone) La midollare produce due ormoni di derivazione aminoacidica (fenilalanina e tirosina) noradrenalina e adrenalina che hanno effetti simpatico mimetici, ovvero effetti simili a quelli indotti dalla stimolazione del sistema nervoso autonomo simpatico (es.: aumento della frequenza cardiaca e della pressione del sangue) * In realtà i due ormoni sono prodotti dai nuclei ipotalamici sovraottico e paraventricolare. Pagina 23 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE Epifisi (gh. pineale). Regola il ritmo circadiano∗. Produce melatonina Le isole di Langerhans sono ammassi cellulari indovati nel pancreas esocrino e sono composte da: cellule α (alfa) che producono glucagone che determina glicogenolisi epatica e il rilascio di glucosio nel sangue; cellule β (beta) che producono insulina che favorisce l’assorbimento cellulare del glucosio e la sua utilizzazione; cellule δ (delta) che producono somatostatina che inibisce la secreione sia di insulina che di glucagone; cellule F (o PP) che producono il polipeptide pancreatico che ha varie funzioni sia di stimolo che di inibizione sulle cellule del tubo gastroenterico. La tiroide produce triiodotironina (T3) e tetraiodotironina o tiroxina (T4) che regolano il metabolismo basale e la produzione di calore. Le cellule C (o parafollicolari) producono calcitonina che ha effetto ipocalcemizzante attraverso la inibizione della attività degli osteoclasti. Il rene produce renina, enzima coinvolto nella regolazione della pressione sanguigna ed eritropoietina che regola l’emopoiesi eritrocitaria. L’ovaio produce ormoni estrogeni (estradìolo) e ormoni progestinici (progesterone) coinvolti nelle modificazioni cicliche della mucosa uterina e nella gravidanza. Il testicolo produce ormoni androgeni (testosterone) (dalle cellule di Leydig) La placenta** (annesso embrionale) produce progesterone, estrogeni, gonadotropina corionica (HCG), ormone lattogeno placentare (HPL). Il sistema neuroendocrino diffuso produce serotonina, gastrina, somatostatina… Il sistema neuroendocrino diffuso è dato dall’insieme di singole cellule sparse negli epiteli di rivestimento respiratorio e gastrointestinale. Queste cellule producono e liberano sostanze le quali, piuttosto che essere riversate nel torrente circolatorio per causare effetti sistemici, agiscono sulle cellule circostanti. Questa funzione è definita paracrina. ∗ Ritmo biologico giornaliero giorno/notte, caratterizzato da una periodicità di 24 ore. ** La placenta è un annesso embrionale tramite la quale avvengono gli scambi trofici e di gas tra madre e feto. (ivi pag. 483 fig. 20-16) Pagina 24 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE TESSUTO CONNETTIVO PROPRIAMENTE DETTO I tessuti connettivi hanno il compito di sostenere e connettere gli altri tessuti fra loro sssssslo determinando quindi la morfologia sia dei singoli organi che dell'organismo nel suo insieme. Tutti i connettivi presentano caratteristiche comuni come essere costituiti da cellule immerse in abbondante matrice extracellulare (ECM). Le cellule del tessuto connettivo sono di diversi tipi per morfologia e funzione. La ECM è formata da fibre e da sostanza amorfa. I tessuti connettivi hanno questo nome per la loro funzione di connettere fra loro, sia funzionalmente che strutturalmente, i diversi tessuti nella costituzione di organi. I tessuti connettivi comprendono tessuti diversi fra loro ma simili per la organizzazione strutturale. Le varie funzioni sono quella di sostegno, trofismo, di difesa e il mantenimento dell’omeostasi. Esistono varî tipi di tessuto connettivo: il tessuto connettivo propriamente detto (TCPD), il tessuto cartilagineo, il tessuto osseo, il sangue. Questi ultimi tre sono definiti connettivi specializzati e saranno trattati in capitoli autonomi. Nell’ambito dei tessuti connettivi propriamente detti dobbiamo tenere conto di una classificazione che tiene conto della presenza delle cellule e delle componenti della matrice extracellulare. Tessuti connettivi propriamente detti. Nel TCPD la matrice è prodotta dal fibroblasta. Le fibre. Sono di natura proteica e sono presenti in proporzioni diverse a seconda della particolare funzione che svolge quel determinato tessuto. Le fibre appartengono a tre categorie: collagene, reticolari, elastiche. Le fibre collagene e le fibre reticolari sono il risultato di gradi diversi di aggregazione della molecola di base, il tropocollagene o collagene. Le fibre collagene. Se osservate a fresco hanno un colorito biancastro. Sono resistenti alla trazione (circa 5 kg/cm2); sono flessibili ma inestensibili e hanno un andamento ondulato; questo permette la distensione delle strutture quando sottoposte a trazione. Il collagene è la proteina più abbondante dell’organismo; è termolabile (se si fa bollire si denatura e raffreddato forma gelatina). Le fibre collagene sono digerite dalla collagenasi e sono attaccabili dagli acidi (digerite dai succhi gastrici). Il loro diametro (Ø) oscilla fra 1 m e 12 m mentre la loro lunghezza non è FIBRA COLLAGENA Ø tra 1 m e 12 m precisabile. Possono addensarsi a formare dei fasci. Il collagene è basico FIBRILLA COLLAGENA Ø circa 0,3 m e quindi si colora bene in rosa con MICROFIBRILLA COLLAGENA Ø tra 20 e 150nm l’eosina, ma anche in rosso con il MOLECOLA DI TROPOCOLLAGENE Ø 1,5nm metodo di van Gieson, in blu con il Pagina 25 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE metodo di Mallory e in verde con la colorazione tricromica di Masson. È invece scarsamente PAS+. Ciascuna fibra collagena è costituita da fibrille di spessore di circa 0,3 m; le fibrille a loro volta sono costituite da microfibrille di Ø variabile fra 20 e 150nm. Le microfibrille sono il risultato dell’assemblaggio di molecole di tropocollagene. Se osserviamo le fibrille al microscopio elettronico a trasmissione è possibile evidenziare una tipica bandeggiatura trasversale che si ripete ogni 67nm. Classificazione dei collageni: Fibrillari. Rappresentano il gruppo più importante: Sono i collageni “classici” in cui è osservabile al M.E la tipica bandeggiatura. Sono di tipo I (90% di tutti i collageni) (osso, derma, dentina, cartilagine fibrosa, tendini e ligamenti); di tipo II (cartilagine ialina ed elastica), di tipo III (fibre reticolari), di tipo V, di tipo XI Facit (FACIT = Fibrillar Associated Collagen with Interrupted Triple helix) cioè collageni associati ai collageni fibrillari A catena corta. Il tipo VIII il tipo X si trovano nel pericondrio e nella cartilagine ipertrofica rispettivamente Delle membrane basali (tipo IV). Polimerizzano formando networks. Sono senza bandeggiatura. Altri collageni. Le fibre reticolari. Le fibre reticolari sono costituite da molecole di tropocollagene con minore grado di aggregazione rispetto a quello delle fibre collagene. Si costituiscono così fasci più sottili che formano maglie tridimensionali. Hanno diversa affinità tintoriale: sono intensamente PAS+ e sono dette fibre argirofile perché si colorano in nero con AgNO3 (nitrato di argento) (metodo di Bielschowsky). Sono composte da collagene di tipo III. Le fibre elastiche. Le fibre elastiche osservate a fresco hanno un colorito giallastro. Sono caratterizzate dalla capacità di distendersi se sottoposte a trazione, per ritornare, una volta cessata la forza, alle dimensioni originarie. Conferiscono così elasticità al tessuto e all’organo in cui si trovano (es. polmone) Possono anastomizzarsi tra loro formando lamine elastiche, definite lamine “fenestrate” perché presentano degli spazi (presenti soprattutto nella tonaca elastica dei grossi vasi arteriosi). Sono termostabili. Non sono attaccabili dagli acidi e dagli alcali diluiti e resistono ai succhi gastrici. L’unico enzima che le digerisce è l’enzima elastasi prodotto dal pancreas esocrino. Sono meno numerose e più sottili delle fibre collagene. Il Ø oscilla tra 0,2 m e 1 m. Sono capaci di ramificarsi e di formare un tessuto specifico, il tessuto elastico. Si colorano Pagina 26 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE selettivamente con orceina in marrone e con il metodo di Weigert, utilizzando fucsina e resorcina, in blu. Sono costituite da due componenti: un materiale omogeneo, amorfo, la elastina e una componente microfibrillare, la fibrillina. La elastina si forma per la polimerizzazione di molecole di tropoelastina (precursore solubile dell’elastina). La tropoelastina è una proteina solubile ma al termine della fibrillogenesi diventa insolubile. L’elastina che ne risulta è un polimero amorfo che avvolge le microfibrille di fibrillina. La sostanza amorfa. La sostanza amorfa è un sistema colloidale multifasico formato da una fase disperdente acquosa e da una fase dispersa. Ha un indice di rifrazione vicino a quello dell’acqua, per cui nei preparati a fresco non è visibile. La fase disperdente acquosa è costituita da H2O, sali e gas in essa disciolti; la fase dispersa è invece costituita da una componente aspecifica costituita da vitamine, ormoni, enzimi, sostanze trofiche e cataboliti e da una componente specifica comprendente i glicosaminoglicani (GAG), i proteoglicani e le glicoproteine. Si può trovare in fase sol (fluida) ed è tipica dei tessuti connettivi propriamente detti e in fase gel (meno fluida e più compatta) tipica della cartilagine; infine può essere calcificata per la SOSTANZA AMORFA (o FONDAMENTALE) FASE DISPERDENTE FASE DISPERSA Acqua, elettroliti, gas Componente aspecifica: vitamine, ormoni, enzimi, anaboliti, cataboliti Componente specifica: GAG, proteoglicani, glicoproteine precipitazione di sali di calcio nel tessuto osseo. È PAS+ (per la presenza di GAG e glicoproteine) ed è metacromatica per la presenza di GAG solforati acidi. I GAG sono delle macromolecole costituite dal ripetersi di un eterodimero∗ formato da due zuccheri complessi, un acido uronico (ac. glicuronico, ac. iduronico) e una esosamina (acetil- glucosammina, acetil-galattosammina). I GAG sono divisibili in solforati (eparansolfato, condroitin- 4-solfato o condroitin-solfato A, condroitin-6-solfato o condroitin-solfato C, cheratan-solfato, dermatan-solfato) e non solforati (acido ialuronico, acido condroitinico). Hanno un peso molecolare elevato (da alcune decine di KDa fino a 8000 KDa) caratterizzati dalla presenza di gruppi anionici∗ responsabili della basofilia, della metacromasia e della capacità di legare molte molecole di H2O. L’acido ialuronico si ritrova nel connettivo lasso, nel derma, nel cordone ∗ Un eterodimero è una molecola formata dall'unione di due subunità di natura chimica diversa ∗ Un anione è un atomo oppure, come in questo caso, una molecola con una carica elettrica negativa Pagina 27 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE ombelicale, nel liquido sinoviale. Il condroitin-4-solfato si ritrova nella cartilagine e nell’osso; il condroitin-6-solfato è presente nella cartilagine. Il dermatan-solfato si ritrova nel derma, nel tendine, nell’aorta e nei vasi in generale. I GAG ad eccezione dell’acido ialuronico devono legarsi ad una proteina tramite dei legami covalenti, formando complessi macromolecolari detti proteoglicani. (es.: proteoglicano aggrecano: condroitin- e cheratan-solfato). I proteoglicani sono il risultato dell’assemblaggio di uno o più GAG su di un asse proteico. La ritenzione di un numero elevatissimo di molecole di H2O conferisce un certo grado di elasticità al tessuto e gli permette di resistere a forze compressive notevoli, comportandosi come una spugna. L’acqua infatti si lega ai proteoglicani grazie alle cariche negative dei GAG. Quando viene esercitata la forza, le molecole di acqua momentaneamente si allontanano per poi nuovamente legarsi ai gruppi anionici al momento che cessa la pressione esercitata sul tessuto. I proteoglicani inoltre agiscono come filtro molecolare facilitando o ostacolando il passaggio di soluti presenti nel liquido interstiziale. Alcuni proteoglicani sono l’aggrecano, il versicano, la decorina e il biglicano. Un aggregato proteoglicanico è costituito da un asse su cui si inseriscono parecchi proteoglicani (è una molecola enorme). Possiamo avere un aggregato il cui asse principale è costituito da tropocollagene, fibronectina o acido ialuronico. Le glicoproteine hanno una modesta quantità di zuccheri, ma sono le principali responsabili della PAS+. Con l’età aumentano e rappresentano un marker dell’invecchiamento tissutale. Le glicoproteine possono essere di provenienza plasmatica oppure di origine autoctona. Fra queste ricordiamo le glicoproteine strutturali fibronectina, laminina ed entactina o nidogen. Queste glicoproteine hanno il compito di collegare le cellule ai varî elementi della matrice extracellulare. Per fibronectina si intende una famiglia di molecole glicoproteiche il cui ruolo è quello di favorire l’adesione di cellule alla matrice oppure lo “spreading” o diffusione cellulare, quando cioè avvengono migrazioni cellulari durante lo sviluppo. La laminina è una glicoproteina, prodotta dalle cellule epiteliali, endoteliali e muscolari lisce, ma non dai fibroblasti. È necessaria per l’adesione cellulare. L’entactina è tipica delle membrane basali. Le cellule. Le cellule del tessuto connettivo propriamente detto si possono suddividere in due categorie: quelle proprie del tessuto dette anche residenti e quelle provenienti dal sangue dette anche migranti. Le prime hanno una vita relativamente lunga, le seconde invece una vita breve. Le cellule residenti sono il fibroblasta, il macrofago, il mastocita, la plasmacellula e l’adipocita. Quelle migranti, provenienti dal sangue, sono il linfocita, i granulociti e i monociti. Tutte le cellule del Pagina 28 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE connettivo derivano dalla cellula mesenchimale embrionale. I fibroblasti sono deputati alla sintesi e secrezione di macromolecole della matrice. I macrofagi, i mastociti, i linfociti e le plasmacellule sono coinvolti nella difesa dell’organismo. Gli adipociti sono necessari per il metabolismo lipidico. I granulociti migrano nel tessuto connettivo solo se si instaurano processi infiammatori. Fibroblasti. I fibroblasti sono le cellule più numerose del tessuto connettivo. Sintetizzano fibre e sostanza amorfa. Hanno una forma fusata o stellata. Il nucleo eucromatico è ben evidente così come il nucleolo. Il citoplasma presenta un ricco reticolo endoplasmatico rugoso indice di CELLULE DEL CONNETTIVO CELLULE CELLULE RESIDENTI MIGRANTI FIBROBLASTI MACROFAGI MASTOCITI PLASMACELLULE ADIPOCITA LINFOCITI GRANULOCITI MONOCITI spiccata sintesi proteica, un complesso di Golgi, mitocondri di dimensioni notevoli (ivi pag. 115 fig. 6-4). La ricchezza in ribosomi conferisce basofilia citoplasmatica all’osservazione al MO. Per quanto riguarda la fibrillogenesi la molecola di tropocollagene si forma per la associazione di tre catene polipeptidiche α idrossilate e glicosilate in ambiente intracitoplasmatico, mentre l’assemblaggio delle molecole avviene in ambiente extracellulare. Macrofagi. I macrofagi sono cellule delle dimensioni di circa 20 m di Ø con la capacità di fagocitare sia costituenti dell’organismo degenerati o invecchiati, sia elementi estranei all’organismo come batteri. Si originano dai monociti del sangue, che alla necessità, migrano fuoriuscendo dal letto vascolare; superando l’endotelio si portano nel tessuto connettivo e si trasformano in macrofagi che, se stimolati, possono andare incontro a mitosi. Presentano un nucleo di forma irregolare, indentato (ivi pag. 122 fig. 6-12), mentre nel citoplasma eosinofilo sono presenti numerosi lisosomi contenenti enzimi litici (idrolasi acide). Si possono distinguere in un preparato istologico iniettando nell’animale da laboratorio coloranti vitali (che non interferiscono cioè con il metabolismo cellulare) come il trypan blu, il blu pirrolo, il litiocarminio, che sono fagocitati permettendo così il riconoscimento (ivi pag. 123 fig. 6-13). Pagina 29 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE Al momento della fagocitosi i macrofagi emettono delle estroflessioni citoplasmatiche dette membrane ondulanti per il movimento di tipo ameboideo che permette l’avvicinamento al corpo da internalizzare. Una volta raggiunta la sede il macrofago emette due estroflessioni dette pseudopodi che circondano il corpo. I due pseudopodi si fondono fra di loro formandosi così all’interno del macrofago una vescicola contenente il corpo estraneo. Questa vescicola è detta fagosoma. A questo punto alcuni lisosomi si fondono con il fagosoma dando luogo alla formazione del fagolisosoma o lisosoma secondario. Le idrolasi possono così digerire il materiale fagocitato. Nel caso di batteri o cellule, prima della fagocitosi la membrana di queste strutture viene rivestita da immunoglobuline delle classi G o M oppure da proteine provenienti dal plasma (complemento). Questo processo, detto opsonizzazione, facilita la prima fase della fagocitosi, cioè l’internalizzazione, in quanto sulla membrana dei macrofagi sono presenti dei recettori specifici sia per le immunoglobuline che per il complemento. I macrofagi sono in grado di cooperare nei processi di difesa immunitaria presentando la componente antigenica del batterio fagocitato ai linfociti che potranno produrre anticorpi specifici. Sono utilizzati anche nei processi di emocateresi: nella milza i globuli rossi invecchiati sono eliminati per fagocitosi ma il ferro contenuto negli eritrociti è recuperato dai macrofagi splenici e trasportato dalla transferrina nel midollo osseo. Possono fondersi fra di loro formando una cellula polinucleata, la cosiddetta cellula gigante da corpo estraneo nel caso di fagocitosi di elementi di cospicue dimensioni. Sono capaci di produrre diverse sostanze come il lisozima che distrugge la parete batterica, varie citochine per le interazioni fra le varie cellule immunocompetenti, la mieloperossidasi, l’O2 e l’ipoclorito che sono sostanze battericide, l’interferone che possiede attività antivirale. Assieme ad altre cellule ad attività fagocitaria costituiscono la famiglia dei macrofagi. Le cellule sono quelle di von Kuppfer nel fegato, di Langerhans nell’epidermide, della microglia nel tessuto nervoso, le cellule A della sinovia, quelle della polvere nel polmone, le dendritiche nei tessuti linfoidi, gli osteoclasti nel tessuto osseo. Pagina 30 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE Mastociti. I mastociti sono grosse cellule (Ø 20-30μm) presenti nel tessuto connettivo fibrillare lasso in sede perivascolare. Hanno forma ovoidale, nucleo piccolo ed eccentrico con citoplasma fortemente basofilo, PAS+ e metacromatico. Questa affinità tintoriale è legata alla presenza di numerosissimi granuli contenenti il proteoglicano eparina, molecola fortemente acida. L’eparina è un anticoagulante. Inoltre nei granuli è presente l’istamina, prodotto della decarbossilazione dell’AA istidina, che agisce come vasodilatatore e aumenta la permeabilità dell’endotelio capillare. I mastociti producono anche leucotrieni, derivati dall’acido arachidonico, che favoriscono la contrazione della muscolatura liscia. I mastociti hanno sulla membrana dei recettori per le IgA Presenti nelle secrezioni: saliva, lacrime, colostro∗ IgD Tipiche dei linfociti immaturi. Non si trovano in circolo Dette reagine. I loro recettori si trovano sulla membrana dei mastociti e dei granulociti basofili. IgE Interagiscono con essi durante le allergie Principali anticorpi prodotti nella risposta secondaria. Passano la barriera placentare conferendo immunità IgG passiva al feto. IgM Principali anticorpi prodotti nella risposta primaria immunoglobuline di classe E dette reagine che sono dirette contro sostanze allergizzanti (polline, alcuni alimenti, polveri, farmaci). Questi anticorpi sono numerosi negli individui soggetti ai fenomeni allergici. L’interazione IgE-mastocita può scatenare diverse reazioni sia di lieve entità e localizzate (rinite allergica) oppure di maggiore gravità e generalizzate (shock anafilattico). Adipociti. La cellula adiposa sarà studiata in dettaglio nell’ambito del tessuto adiposo. Linfociti e plasmacellule. I linfociti sono cellule rotondeggianti di provenienza ematica Ø 10μm con un grosso nucleo rotondeggiante con cromatina addensata e scarso citoplasma intensamente basofilo per la ricchezza di ribosomi per la sintesi delle immunoglobuline. Possono costituire un tessuto, il tessuto linfoide, presente in organi quali il timo, la milza, i linfonodi, le placche del Peyer, tonsille, appendice. Sono responsabili della difesa immunitaria. Si possono distinguere varie sottopopolazioni tra cui i linfociti B e i linfociti T. I primi sono responsabili dei fenomeni di difesa immunitaria di tipo umorale mediante la produzione e secrezione di anticorpi circolanti nella risposta primaria; i secondi della difesa immunitaria cellulo-mediata con la produzione di anticorpi che restano legati alla membrana linfocitaria. I linfociti B possono trasformarsi in plasmacellule per la produzione anticorpale nella risposta immunitaria secondaria. ∗ Il colostro è secreto dalle ghiandole mammarie nei primi giorni dopo il parto. Pagina 31 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE I linfociti T esplicano la loro attività attaccando e distruggendo l’agente patogeno (linfociti T citotossici) mentre i linfociti T helper stimolano i linfociti B a produrre anticorpi. Inoltre i linfociti T sono coinvolti nei fenomeni di ipersensibilità ritardata e nel rigetto dei trapianti. Le plasmacellule derivano dai linfociti B. Sono voluminose cellule del connettivo (Ø 20μm circa) di forma ovoidale con nucleo rotondeggiante ed eccentrico (ivi pag. 124 fig. 6-14). La cromatina è tipicamente disposta in zolle che conferiscono l’aspetto di ruota di carro o di quadrante di orologio. Il citoplasma presenta un reticolo endoplasmatico rugoso sviluppatissimo che conferisce intensa basofilia al citoplasma. È presente un grosso complesso di Golgi in sede perinucleare (ivi pag. 125 fig. 6-16). Nel citoplasma sono presenti zone PAS+ che corrispondono ad accumuli di anticorpi (corpi di Russell). Le plasmacellule sono responsabili della produzione di anticorpi nella risposta secondaria. Classificazione del tessuto connettivo MUCOSO propriamente detto. I tessuti connettivi FIBRILLARE A FASCI LASSO INTRECCIATI sono classificati a seconda del maggiore o minore coinvolgimento delle tre FIBRILLARE A FASCI DENSO INCROCIATI componenti: cellule, fibre, sostanza amorfa. TESSUTI CONNETTIVI A FASCI Il tessuto mucoso è costituito RETICOLARE PROPRIAMENTE PARALLELI DETTI prevalentemente da sostanza amorfa con ELASTICO pochi fibroblasti e un numero assai limitato LINFOIDE di fibre per lo più reticolari. È presente nel BIANCO O UNILOCULATO feto a livello del cordone ombelicale a ADIPOSO BRUNO O costituire la gelatina di Wharton con lo MULTILOCULATO scopo di impedire il collassamento dei vasi ombelicali. Nell’adulto è presente nella polpa dentaria. Il tessuto connettivo fibrillare lasso è quello maggiormente rappresentato fra quelli propriamente detti. Le tre componenti sono equamente rappresentate. Sono presenti tutti i tipi cellulari. È un tessuto molto flessibile ed elastico con scarsa resistenza alle forze esercitate. Grazie alla sua ricca vascolarizzazione e all’alta percentuale di sostanza amorfa svolge un importante ruolo trofico. Il tessuto connettivo fibrillare denso presenta una preponderanza di fibre collagene con modeste quantità di sostanza amorfa. La componente cellulare è rappresentata pressoché da fibroblasti. Queste caratteristiche conferiscono una notevole resistenza alle varie forze tensive, di Pagina 32 di 72 Document shared on www.docsity.com Downloaded by: anonimo-team-1 ([email protected]) APPUNTI DI ISTOLOGIA PER I CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE, OSTETRICHE E TECNICHE torsione e anche compressive che vi possono essere esercitate. In base alla disposizione dei fasci di fibre possiamo ulteriormente classificare questo tessuto in: ⋅ Tcfd a fasci intrecciati (derma, fasce, capsule) (ivi pag. 127 fig. 6-17) ⋅ Tcfd a fasci incrociati (cornea) ⋅ Tcfd a fasci paralleli (tendini, ligamenti, aponevrosi) (ivi pag. 127 fig. 6-18) Il tessuto reticolare costituisce lo stroma di organi parenchimatosi come il fegato o la milza (ivi pag. 128 fig. 6-20). Il tessuto elastico costituito da fibre che possono formare lamine formato (parete delle arterie, ligamenti) tessuto linfoide (organi linfoidi: timo, milza, linfonodi, appendice vermiforme, tonsille, placche del Peyer) tessuto adiposo bianco o uniloculato (pannicolo adiposo sottocutaneo) e bruno o multiloculato o grasso embrionale La cellula adiposa è normalmente presente in forma isola

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