La riforma della Chiesa di Roma (X-XI secolo) PDF
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Universidad Fray Luca Paccioli
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Questo documento presenta un'analisi storica della riforma della Chiesa di Roma tra il X e l'XI secolo. Si focalizza sui cambiamenti organizzativi e sulle nuove forme di spiritualità monastica emerse in quel periodo. Il testo esplora il ruolo dei monaci, come i cluniacensi, e il tentativo della Chiesa di ridefinire il suo rapporto con il potere politico.
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# La riforma della Chiesa di Roma (X-XI secolo) ## 1. Chiesa e monachesimo intorno all'anno Mille **IL PARAGRAFO PER CONCETTI CHIAVE** * Paci di Dio: la Chiesa cerca di limitare la violenza dei cavalieri. * Cluniacensi / certosini / camaldolesi / vallombrosani: nascono nuovi ordini monastici....
# La riforma della Chiesa di Roma (X-XI secolo) ## 1. Chiesa e monachesimo intorno all'anno Mille **IL PARAGRAFO PER CONCETTI CHIAVE** * Paci di Dio: la Chiesa cerca di limitare la violenza dei cavalieri. * Cluniacensi / certosini / camaldolesi / vallombrosani: nascono nuovi ordini monastici. **Frammentazione ed esigenze di riforma della Chiesa:** * Tra IX e X secolo, il papato, nonostante fosse considerato, quanto meno in Europa occidentale, come il centro della Chiesa universale, era in realtà dominato dalle dinamiche locali di potere, poiché dipendeva dalle contese tra le famiglie aristocratiche romane e dagli equilibri delle aree vicine a Roma. * Fino all'XI secolo il primato del papa aveva quindi poco più che un significato onorifico, sebbene il vescovo di Roma godesse di autorevolezza nelle questioni di fede. * La vita della Chiesa nelle varie regioni e diocesi procedeva infatti in modo autonomo da Roma, che non svolgeva un'azione efficace di coordinamento. * Le autorità ecclesiastiche locali in molti casi, soprattutto in Germania, ma anche nelle regioni centro-settentrionali della Penisola Italiana, avevano acquisito potere anche nella sfera civile. * Era frequente che i vescovi esercitassero funzioni di governo sulla città e l'area circostante. * Anche nel caso degli abati dei monasteri più importanti si assistette a un'evoluzione analoga. * In numerosi ambienti era avvertita l'esigenza di un processo che conducesse a un rinnovamento della vita della Chiesa e della sua presenza nella società del tempo. * Insomma vi era una spinta diffusa per una riforma della Chiesa. Essa avrebbe dovuto riguardare gli aspetti spirituali e morali della sua vita, ma anche una sua riorganizzazione istituzionale attorno a una nuova centralità dell'autorità religiosa, ecclesiastica e politica del papa. | Anno | Evento | |---|---| | 1059 | Riforma dell'elezione pontificia: Niccolò II affida ai cardinali l'elezione del pontefice | | 1077 | Pentimento di Canossa: L'imperatore Enrico VI incontra a Canossa il papa Gregorio VII e riceve il condono dalla scomunica | ## Ricerca di autonomia e contenimento della violenza * Lo sviluppo dei poteri politici di vescovi e abati si era potenziato nell'età degli Ottoni (seconda metà del X secolo). * Questo processo fu contemporaneo e interagì con un altro fenomeno rilevante: la graduale trasformazione delle strutture ecclesiastiche, che acquisivano un ruolo progressivamente più autonomo dal potere politico. * Nel contesto di frammentazione dei poteri, la ricerca di autonomia della Chiesa scaturi dai movimenti per la «Pace di Dio», dedicati a regolare, ponendo dei limiti, il diritto e il modo di fare la guerra o di praticare la violenza: un problema molto diffuso, specie nelle campagne, a causa delle scorribande dei cavalieri e del banditismo, che, spesso, colpiva proprio i beni e le persone degli ecclesiastici. * In varie regioni d'Europa (per esempio nella Francia meridionale) le autorità ecclesiastiche locali, in particolare i vescovi, convocarono grandi assemblee di chierici e laici, perché giurassero collettivamente di rispettare alcuni limiti nell'uso delle armi. * In questo modo la Chiesa cercava di sostituirsi a un ordine pubblico che il potere regio non riusciva più a garantire. ## La riforma cluniacense * In numerosi ambienti era quindi avvertita l'esigenza di un processo che conducesse a un rinnovamento della vita della Chiesa e della sua presenza nella società del tempo. * A partire dal X secolo, furono nuovi movimenti monastici a farsi carico di queste istanze riformatrici. * Fino ad allora, i monasteri benedettini - quasi tutti i monasteri, in età carolingia, avevano adottato la regola di san Benedetto - erano stati organismi autonomi l'uno dall'altro, nonché dipendenti dal vescovo del luogo; oppure sottoposti, se fondati per volontà e con le risorse di una famiglia aristocratica, al controllo di quest'ultima. * Ora cresceva, al contrario, il bisogno di un più forte coordinamento del mondo monastico, così come di una maggiore autonomia dai poteri locali, ecclesiastici o laici che fossero. * L'intenzione era salvaguardare i monasteri e i loro beni dalle pressioni esterne, con il fine ultimo di correggere il disordine nella disciplina e nei costumi che si era diffuso anche tra i monaci. **Il centro irradiatore della riforma fu Cluny, in Francia, dove l'abbazia fondata dal potente duca Guglielmo di Aquitania (910) e guidata per primo dall'abate Bernone non seguì il destino di tanti monasteri sorti per iniziativa signorile.** * Il fondatore, infatti, rinunciò a qualsiasi intervento sulla vita della sua creatura. * Dal canto loro gli abati riuscirono a svincolarsi dalla giurisdizione vescovile, grazie all'esenzione concessa dal papa, da cui dipendevano direttamente. * Dal X secolo, per i duecento anni seguenti, l'intero continente europeo vide nascere centinaia di monasteri cluniacensi (la rete giunse a includerne all'inizio del XII secolo circa 1200 con 10.000 monaci). * Essi applicavano la disciplina codificata a Cluny e, invece di eleggere un abate per ciascuno, erano governati da un priore nominato dall'abate unico di Cluny, spesso godendo di autonomia da altre autorità secolari o ecclesiastiche (eccetto il pontefice romano). ## La spiritualità di un monachesimo potente * Cluny presentava il profilo di un monachesimo dalla disciplina rigorosa e dalla spiritualità intensa. * Era un'abbazia ricca e potente, inserita nel mondo della élite aristocratica del tempo. * Dismettendo del tutto il lavoro manuale (affidato a laici), i cluniacensi si specializzarono nello studio e in grandi cerimonie liturgiche di particolare magnificenza e solennità, alle quali i benefattori affidavano volentieri le loro intenzioni di preghiera. * La solenne cornice di tali riti rendeva particolarmente efficaci, nelle convinzioni di allora, le preghiere per la salvezza delle anime dei vivi e dei defunti; di conseguenza, per far sì che i nomi propri, e quelli delle persone care, fossero ricordati nelle invocazioni dei monaci cluniacensi a Dio, i signori erano disposti a largheggiare in donazioni. * Certo, i monasteri della congregazione – che utilizzavano servi e coloni per la coltivazione delle terre e i migliori artisti per l'abbellimento degli spazi - impiegavano le loro ingenti proprietà anche in opere di misericordia materiale, come la massiccia fornitura di pasti ai poveri. ## Altri modelli monastici contro quello di Cluny * Lo sviluppo economico dei secoli centrali del Medioevo (vedi cap. 1, par. 4), con l'incremento della popolazione urbana e la maggiore circolazione della ricchezza, stava suscitando, per reazione, il desiderio di fuggire dal mondo e dai suoi valori materiali. * Esperienze religiose molto diverse da Cluny si avviarono a praticare una povertà sia individuale sia collettiva. **In particolare, la ricerca della solitudine animò i camaldolesi e i certosini, due realtà che, pur confrontandosi con la regola di san Benedetto, assunsero forme diverse da quelle benedettine, tanto da configurarsi - una volta riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa - come nuovi ordini monastici.** * I primi sorsero sul principio dell'XI secolo, a Camaldoli nell'Appennino toscano; i secondi nel Regno di Borgogna, sul massiccio prealpino della Chartreuse (da cui il nome), alla fine dello stesso secolo XI. * Gli uni e gli altri cercarono di alternare, nella vita del monaco, fasi di assoluto isolamento eremitico e momenti cenobitici. * I vallombrosani, fondati alla metà dell'XI secolo, facevano riferimento alla regola benedettina e si organizzarono secondo il modello cluniacense: ne era sede centrale l'abbazia di Vallombrosa, non lontana da Camaldoli. * I suoi monaci non esitarono a scendere dai boschi e dai monti per intervenire nelle città, specialmente a Firenze, conducendovi una dura battaglia per la riforma del clero (▸ vedi par. 2). ### Le certose * I monasteri dei frati certosini si chiamano certose. * Fondato da Bruno (o Brunone) da Colonia nel 1176, quello certosino è un ordine caratterizzato dalla fusione tra vita eremitica e cenobitica. * Cuore della certosa è il Chiostro Grande, intorno al quale vi sono le celle dei Padri, piccole abitazioni in cui i monaci vivono soli, senza entrare in contatto con i confratelli, in silenzio e in continua unione con Dio. * Ciascuna cella dispone di un piccolo orto, di un banco con attrezzi da lavoro e di un ambiente dedicato alla preghiera. * Collegati al Chiostro vi sono gli ambienti destinati alla vita cenobitica: la chiesa, il refettorio, la biblioteca, la cucina ed il cimitero. * Nei secoli passati centinaia di certose punteggiavano l'Europa. * Oggi, oltre alla casa madre, la Grande Chartreuse nelle Alpi francesi, solo 18 ospitano ancora i monaci, in vari Paesi del mondo, e rimangono rigorosamente chiuse ai visitatori. * In Italia sono attive quelle maschili di Serra san Bruno (Vibo Valentia) e di Farneta (Lucca) e quella femminile di Dego (Savona). ## L'ordine cistercense * Infine, più tardo ma destinato a enorme successo nel XII secolo, si costituì l'ordine cistercense. * Apertamente critico verso Cluny, esso dava una lettura molto più rigida e austera della povertà monastica, valorizzando il lavoro manuale. * Prendeva il nome da Cîteaux (in latino Cistercium), località della Borgogna (non lontana da Cluny), dove sorse nel 1098 la prima abbazia di questo tipo. * Lo spirito militante del monachesimo cistercense, oltre a prendere di mira lo sfarzo cluniacense, seppe mettersi al servizio del rafforzamento del papato, della lotta agli eretici e della guerra agli infedeli (▸ vedi cap. 4, par. 4), esprimendosi al massimo grado nella figura di Bernardo di Chiaravalle. ## 2. La riforma del clero secolare e una nuova concezione del papato **IL PARAGRAFO PER CONCETTI CHIAVE** * Nicolaismo/simonia: la Chiesa prova a limitare le pratiche di concubinato e di vendita delle cariche. * Pataria: movimenti popolari chiedono la moralizzazione del clero. * Libertà della Chiesa: la Chiesa rivendica la propria autonomia dal potere politico. **L'azione dei papi riformatori contro il concubinato e la simonia** * Mentre il monachesimo dell'XI e XII secolo conosceva tali forme di vitalità, il clero secolare - quello che, incardinato in una diocesi, agiva nel «secolo», ovverosia non in comunità ristrette ma tra il popolo generico dei fedeli - subiva a sua volta un decisivo processo di cambiamento, non privo di collegamenti con quanto avveniva nei monasteri. * Avvalendosi del sostegno di grandi personalità di estrazione monastica, come l'eremita Pier Damiani, l'abate di Cluny Ugo e il benedettino Umberto di Silvacandida, il papa Leone IX (1048-54) iniziò una campagna contro due comportamenti che, radicatisi da secoli nella vita della Chiesa, erano divenuti il principale obiettivo dell'azione moralizzatrice degli ambienti riformatori. **Il primo riguardava l'unione dei chierici con le donne.** * Se contrarre matrimonio dopo avere ricevuto l'ordine sacro era formalmente proibito nell'Occidente latino, tuttavia era tollerato l'uso di continuare una normale vita matrimoniale anche dopo che un uomo sposato fosse stato ordinato prete. * Il cristianesimo orientale, invece, ammetteva il matrimonio dei preti, prima dell'ordinazione, e comune a entrambi era il celibato dei monaci. * Ancora più corrente era il concubinato del clero, cioè la convivenza stabile con una donna non sancita dal matrimonio (concubini, dal latino, significa letteralmente «coloro che condividono il letto»). **Il secondo comportamento riguardava le modalità di accesso alle cariche ecclesiastiche, con la pratica divenuta comune, analoga a quelle in uso tra le élite europee in ambito civile, di corrispondere delle ricompense per le nomine ricevute.** * In casi estremi si aveva un vero e proprio acquisto in denaro della carica. * Non si era di fronte a un fenomeno di corruzione dei costumi ecclesiastici, ma a consuetudini radicate nella vita del clero. * Tuttavia, i papi riformatori e i loro sostenitori condannarono i due comportamenti suddetti: * la pratica del concubinato venne qualificata di nicolaismo, con riferimento a una setta del I secolo che ne avrebbe difeso la liceità. * la ricompensa offerta in cambio dell'accesso alle cariche fu bollata di simonia, con riferimento a quel Simon Mago di cui si legge nel Nuovo Testamento, intenzionato a comprare dagli apostoli i poteri spirituali di Gesù. **Questi due temi furono il cavallo di battaglia dei riformatori.** * Essi intendevano ribadire il compito fondamentale della Chiesa, vale a dire la salvezza delle anime. ## La spinta riformatrice della società * Il contrasto alla simonia e al nicolaismo incontrava una sensibilità già maturata tra i fedeli, soprattutto in alcune città italiane. * L'esigenza di un clero più puro, nel senso di più distaccato dalle relazioni familiari ed economiche che strutturavano la società circostante, era avvertita anche da cerchie di laici sensibili a una religiosità più vicina al messaggio evangelico. **Particolarmente interessante fu il caso di Milano - centro politico e religioso di enorme importanza -, dove alla metà dell'XI secolo sorse un vero e proprio movimento popolare, la pataria (l'origine del nome è poco chiara): migliaia di donne e uomini si raccolsero intorno al diacono Arialdo, allo scopo di denunciare i sacerdoti sposati, nicolaiti e simoniaci, invitando i fedeli a disertare i servizi religiosi offerti da costoro.** * La protesta patarina provò uno scontro duro e sanguinoso con l'arcivescovo. * Il movimento milanese trovò una sponda nel papato impegnato nella sua azione riformatrice: man mano che le posizioni riformistiche romane si imposero, molti esponenti della pataria rientrarono nei ranghi. * Per le frange minoritarie più radicali il papato mantenne una posizione intransigente. ## Dalla «purificazione» del clero alla «libertà della Chiesa» * La lotta per la «purificazione» del clero ebbe in realtà un effetto ulteriore di fondamentale importanza, non previsto dagli imperatori e nemmeno dalla pataria. * Se la Chiesa doveva essere un corpo separato dal resto della società, perché rispondente a norme di comportamento più esigenti e restrittive, non poteva essere subordinata a nessuno: nemmeno alla più alta autorità politica. **La libertas Ecclesiae («libertà della Chiesa») cominciava a diventare uno slogan da opporre non solo all'ingerenza delle aristocrazie, ma anche a quella di re e imperatori.** * Era anche un sovvertimento del sistema di rapporti sociali e politici che reggeva la società: in prospettiva l'ordinamento della cristianità avrebbe avuto il suo perno non nell'Impero ma nella Chiesa di Roma, che si configurava come un'autorità ecclesiastica unica e suprema, che aveva sede su un territorio indipendente dagli altri regni. * Inoltre, in tal modo, poteva difendere e rappresentare le singole Chiese locali che, lasciate a se stesse, difficilmente tenevano testa al potere politico. * Da qui la crescente esaltazione, nella cultura teologica alla metà dell'XI secolo, del potere del papa, vescovo di Roma, sulla Chiesa universale, che comprende-va cioè tutti i cristiani (e doveva guadagnare tutto il mondo noto al cristianesimo). * Era un potere che andava ben al di là del primato d'onore riservato al successore di san Pietro. ## Lo «sciopero liturgico» * In questa lettera del 1064 l'eremita-teologo Pier Damiani, uno dei protagonisti intellettuali della riforma ecclesiastica dell'XI secolo, promuove lo «sciopero liturgico» dei fedeli contro i chierici sposati o concubinari, siano essi preti (presbiteri), diaconi o suddiaconi (grado subito inferiore al diaconato nella gerarchia dell'ordine sacro, vedi parola a p. 61). Il testo originale è in latino. * «Noi, come custodi qualsiasi della Sede apostolica, lo proclamiamo pubblicamente in tutte le chiese: che nessuno ascolti la messa detta da un presbitero, il vangelo letto da un diacono e nemmeno l'epistola [riferimento alle lettere di san Paolo e degli apostoli, parti del Nuovo Testamento] letta da un suddiacono, se sa che costoro frequentano donne.»