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Questo documento PDF ripercorre l'evoluzione della pedagogia nel Medioevo, evidenziando i luoghi, le forme e i protagonisti dell'educazione in questo periodo storico. Analizza le pratiche educative dell'epoca e la forte influenza della Chiesa nella diffusione del sapere.

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UNITÀ 1 LA PEDAGOGIA NEL MEDIOEVO O DELLE PAROLE R CO R S IL PE LUOGHI, FORME E PROTAGONISTI 1 DELL’EDUCAZIONE MEDIEVALE Nel Medioevo la Chiesa è l’istituzione votata all’alfabetizzazione del popolo, alla trasmissione del sapere e...

UNITÀ 1 LA PEDAGOGIA NEL MEDIOEVO O DELLE PAROLE R CO R S IL PE LUOGHI, FORME E PROTAGONISTI 1 DELL’EDUCAZIONE MEDIEVALE Nel Medioevo la Chiesa è l’istituzione votata all’alfabetizzazione del popolo, alla trasmissione del sapere e all’elaborazione della cultura. Tuttavia, dopo il Mille la rinascita economica, politica e culturale delle città favorisce la diffusione di un sapere laico, con la nascita delle L’INSEGNAMENTO TEOLOGICO- università, delle scuole comunali e di quelle di arti e mestieri. 2 FILOSOFICO NEL MEDIOEVO LE PAROLE CHIAVE Quello medievale è un sapere votato a Alfabetizzazione teologica comprendere la realtà riferendola alla Educazione popolae la Domanda Chiave dottrina religiosa. In questo compito si Clericus Quali forme e pratiche impegnò la scolastica, ossia la filosofia Università educative si affermano del Medioevo, il cui impegno centrale fu la Scuole comunali dopo il Mille? riflessione sul rapporto tra ragione e fede, Apprendistato indagato pure da alcuni sapienti islamici che ebbero grande influenza su quelli cristiani. LE PAROLE CHIAVE Sapienza arabo-islamica Scolastica la Domanda Chiave Disputatio In che modo avviene l’insegnamento Mistica / Tecnica della filosofia e della teologia nelle Amore università medievali? Dialettica IL PERCORSO DEL TEMPO 900 1000 1100 ALTO MEDIOEVO 1122-1151 IX secolo 1096-1141 Costruzione della Fondazione della Casa della Saggezza a Baghdad Basilica di Saint-Denis, Ugo di San Vittore prima chiesa in stile 859 gotico Fondazione BASSO MEDIOEVO della madrasa X secolo XI secolo di al-Qarawiyyn Affermazione dell’arte romanica Inizio di una fase di rinascita economica, 980-1037 demografica, sociale e culturale Avicenna 1088 1079-1142 Nascita 1126-1198 Pietro Abelardo dell’Università Averroè di Bologna IL PERCORSO DIGITALE 3 PEDAGOGIA GUARDA! Scopri i contenuti digitali dell’unità Uno sguardo d’insieme IL PERCORSO DELLE COSE Oculi de vitro cum capsula Questo brano parla di un oggetto che ha cambiato ra- dicalmente la vita quotidiana e la storia della cultura. TOMMASO 3 D’AQUINO «Guglielmo infilò le mani nel saio […] e ne trasse un oggetto che già gli avevo visto tra le mani, e sul Il pensiero di Tommaso d’Aquino si inserisce volto, nel corso del viaggio. Era una forcella, costruita nella fase di crisi dell’antico ordine medievale così da potere stare sul naso di un uomo […]. E ai due e introduce concetti che diventeranno basilari lati della forcella, in modo da corrispondere agli occhi, nell’età moderna. Vanno in questa direzione i capisaldi della sua riflessione. Egli infatti separa si espandevano due cerchi ovali di metallo, che rinser- la filosofia dalla teologia, facendone due scienze ravano due mandorle di vetro spesse come fondi di distinte, considera la ragione lo strumento bicchiere. […] necessario per comprendere la fede, pone al Nicola prese la forcella che Guglielmo gli porgeva centro dell’etica il bene comune, restituisce la con grande interesse: “Oculi de vitro cum capsula!” politica all’analisi razionale e fonda la pedagogia esclamò. “Ne avevo udito parlare da un certo fra sull’esperienza e sull’attivazione negli studenti Giordano che conobbi a Pisa! Diceva che non erano del desiderio di apprendere. passati vent’anni da che erano stati inventati. Ma parlai LE PAROLE CHIAVE la Domanda Chiave con lui più di venti anni fa.” Ragione naturale Qual è il problema centrale della “Credo che siano stati inventati molto prima,” disse Potenza e atto filosofia scolastica, e come lo Guglielmo, “ma sono di difficile fabbricazione, e ci vo- Habitus risolve Tommaso d’Aquino? gliono maestri vetrai molto esperti. Costano tempo e Potere lavoro. Dieci anni fa un paio di questi vitrei ab oculis ad legendum sono stati venduti a Bologna per sei soldi. Io Questo dipinto ne ebbi un paio in dono da un grande maestro, Salvino di Tommaso da degli Armati, più di dieci anni fa, e li ho conservati gelo- Modena (1352) ritrae il cardinale samente per tutto questo tempo, come fossero – quali Ugone di Provenza ormai sono – parte del mio stesso corpo.» (U. Eco, Il ed è considerata la nome della rosa, Garzanti, Milano 2019). prima testimonianza iconografica degli Svolgete una ricerca e individuate nel brano ri- occhiali (Treviso, ferimenti a luoghi e personaggi legati all’inven- convento di San zione medievale degli occhiali. Confrontate poi Nicolò, Sala del Capitolo). la descrizione di Eco con il dipinto di Tommaso da Modena. 1200 1300 1400 1209 1215 Fondazione dell’ordine Fondazione dell’ordine francescano domenicano XI-XII secolo XII-XIII secolo Nascita dei primi Comuni e delle corporazioni di arti e mestieri Diffusione delle eresie pauperistiche XII secolo Fenomeno dei clerici vagantes Sviluppo della Scuola di traduzione di Toledo 1158 Emanazione circa 1217-1274 1225-1274 1274 dell’Authentica Bonaventura di Tommaso d’Aquino Concilio di Lione «Habita» Bagnoregio 4 UNITÀ 1 LA PEDAGOGIA NEL MEDIOEVO 1 Luoghi, forme Percorso e protagonisti dell’educazione medievale IL PERCORSO DELLE PAROLE CHIAVE Nel Medioevo la L’ EDUCAZIONE POPOLARE Il CLERICUS è la Chiesa promuove è affidata alla predicazione figura dell’intellettuale l’ ALFABETIZZAZIONE degli ordini mendicanti e medievale, formatosi TEOLOGICA alla letteratura didascalica, nelle scuole abbaziali e attraverso l’uso delle il cui scopo è non solo di poi nelle università immagini e le feste diffondere precetti morali popolari e religiosi, ma anche di divulgare il sapere dell’epoca Le UNIVERSITÀ nascono come Il contratto Le SCUOLE COMUNALI libere associazioni di APPRENDISTATO nascono dalla diffusione di studenti e disciplina l’assunzione dell’ideale mercantile, con docenti, a partire “a bottega” di l’esigenza di un’educazione da cui si formano giovani artigiani, che laica, alternativa rispetto a comunità educanti imparano facendo il quella proposta nelle scuole votate alla ricerca e mestiere religiose all’insegnamento Le coordinate VECCHI E NUOVI PROTAGONISTI DEL SAPERE LA RINASCITA DEL MILLE Già nell’Alto Medioevo era stata la Chiesa, con i suoi Tra l’XI e il XII secolo si affermò in Europa un profondo monasteri e le sue scuole, a garantire la continuità con la rinnovamento sociale ed economico, determinato dalla tradizione passata e a svolgere un fondamentale ruolo di fioritura delle attività agricole, artigianali e commer- formazione e di trasmissione del sapere. È in questo ciali e dalla maggiore circolazione di denaro nelle mani di momento storico che clericus, “chierico”, divenne sino- intraprendenti mercanti. Ciò favorì una graduale rinascita nimo di intellettuale. delle città, che iniziarono a non sopportare i condizio- Tale identificazione si mantenne anche negli anni suc- namenti delle autorità religiose, monarchiche e imperiali. cessivi al Mille, anche se, contestualmente allo sviluppo Di conseguenza molte di esse, soprattutto in Italia cen- della società urbana e alla comparsa di nuovi ceti so- tro-settentrionale, decisero di dotarsi di forme giuridi- ciali, la Chiesa perse il monopolio della formazione. Ciò co-amministrative autonome: nacquero così i Comuni. Il avvenne in seguito alla nascita di nuovi istituti formativi da processo che portò alla loro creazione avvenne in modo essa indipendenti: in particolare le università, le scuole graduale: prima con la concessione di alcuni diritti; poi, comunali e l’apprendistato di arti e mestieri delegato spesso in seguito a contrasti e conflitti, con la creazione di alle botteghe. organismi di governo svincolati dai grandi poteri. Percorso 1 | Luoghi, forme e protagonisti dell’educazione medievale 5 L’educazione religiosa del popolo PAROLA LEGGERE LA PEDAGOGIA 1 Alfabetizzazione teologica T1 J. Le Goff L'antropologia cristiana medievale p. 22 EDUCARE ATTRAVERSO LE IMMAGINI Per adempiere la sua missione edu- RACCORDI cativa, la Chiesa aveva in primo luogo l’esigenza di fornire un’alfabetizzazione La funzione educativa dell’architettura p. 24 teologica al popolo dei battezzati. In altri termini, bisognava assicurarsi che tutti EDUCAZIONE CIVICA comprendessero i contenuti, le norme, gli usi, il significato del culto: insom- In che modo usare le ma, tutto ciò che caratterizza la dottrina cristiana. Visto che la maggior parte immagini come fonte di della popolazione era analfabeta, il mezzo più adeguato al raggiungimento di informazioni? p. 66 tale obiettivo educativo si rivelò essere l’iconografia: traducendo in immagini Iconografia Dal greco i contenuti della fede, se ne rendeva possibile per tutti l’apprendimento e la eikón, “immagine”, e graphía, “descrizione”, è la memorizzazione. disciplina che analizza le Negli edifici sacri di questo periodo ogni oggetto, dalla pittura alla scultura, immagini di un’opera d’arte per coglierne il significato parla di Dio e del cammino spirituale che il fedele deve compiere per giungere culturale e stilistico, il a lui. Le statue, le pitture, i mosaici erano veri e propri messaggi teologici che modo e i fini con cui viene rappresentata. anche gli analfabeti potevano decifrare. La struttura architettonica stessa del- le costruzioni – la poderosa solidità delle chiese romaniche, lo slancio verso il cielo delle cattedrali gotiche – comunicavano implicitamente un messaggio re- STUDIARE CON ligioso. I cicli di affreschi che ricoprono le pareti di molte chiese erano veri e METODO propri “libri di testo” commissionati dal clero ai pittori per divulgare il credo Sottolinea nel testo quali erano le strategie, da religioso ai fedeli. Sono raffigurazioni ispirate alla dottrina della salvezza e della parte della Chiesa, per redenzione, che narrano le storie sacre e le vite dei santi, ricreando scene al- educare il popolo alla dottrina cristiana. tamente drammatiche. in concreto AVVICINARE IL CULTO ALLA VITA QUOTIDIANA La messa in scena delle situa- zioni e dei personaggi sacri appare in queste immagini fortemente evocativa, Per comprendere meglio il ruolo educativo e dida- così da provocare nel popolo identificazione e partecipazione emotiva. scalico svolto attraverso Nella stessa direzione vanno le feste popolari, i cui significati simbolici ri- l’arte religiosa, cerca sul tuo libro di arte o in rete mandano ai contenuti di fede, o le rappresentazioni sacre che si svolgevano sui un esempio di ciclo di af- sagrati delle chiese, coinvolgendo l’intero popolo. Lo stesso calendario litur- freschi, come le Storie di San Francesco realizzate gico riproponeva i momenti fondamentali della fede, attraverso riti legati alle da Giotto nella Basilica di attività svolte dalla popolazione, in massima parte contadina. Le feste popolari San Francesco ad Assisi (1292-1296), di cui qui ri- religiose scandivano così il tempo della semina e della mietitura, in modo da portiamo un episodio. legare i contenuti teologici alla vita quotidiana. Il filo del discorso San Francesco predica agli uccelli in un affresco di Giotto del 1292-1296. Assisi, Basilica di San Francesco. ALFABETIZZAZIONE TEOLOGICA promossa dalla iconografia Chiesa attraverso feste popolari e rappresentazioni sacre 6 UNITÀ 1 LA PEDAGOGIA NEL MEDIOEVO PAROLA 2 Educazione popolare GLI ORDINI MENDICANTI Nel rapporto tra Chiesa e popolo, altra esigenza fondamentale era quella di contrastare la diffusione delle eresie pauperisti- Eresie pauperistiche Con che che cominciarono a proliferare negli anni dopo il Mille. Questi movimenti il termine “eresia” (dal greco haíresis, “scelta”) si denunciavano l’eccessiva ricchezza e la corruzione dei costumi ecclesiastici, definisce qualsiasi posizione testimonianza dell’allontanamento delle istituzioni religiose dal cristianesimo considerata non coerente con l’ortodossia religiosa. delle origini, caratterizzato invece da semplicità e povertà. In età medievale sorsero Per contrastare la diffusione di tali eresie, agli inizi del XIII secolo la Chiesa diverse eresie ispirate al appoggiò la nascita e la diffusione degli ordini mendicanti, promotori di una valore del “pauperismo”, che cioè celebravano la nuova forma di educazione popolare. L’ordine francescano fu fondato da povertà di Cristo e delle Francesco d’Assisi nel 1209, ma la sua Regola fu approvata dalla Chiesa solo prime comunità cristiane e auspicavano un ritorno della nel 1223. L’ordine domenicano fu invece fondato nel 1215 dallo spagnolo Chiesa a quell’ideale. Domenico di Guzmán in Francia, dove era diffusa l’eresia dei catari, contro i quali si indirizzò sin da subito la predicazione dei domenicani. L’ideale religioso degli ordini mendicanti condivideva con i movimenti ereticali la necessità di tornare alle origini del messaggio evangelico, prenden- do a modello la vita di Cristo come via di perfezionamento spirituale. Essi LEGGERE LA PEDAGOGIA facevano dunque voto di povertà, per sottolineare come la consacrazione a T2 Domenicani e Dio comportasse la rinuncia a ogni bene terreno. Ciò faceva breccia tra i ceti francescani p. 23 più umili, fornendo un esempio virtuoso da opporre alla smodata ricchezza dell’alto clero, di cui però non veniva contestata l’autorità, al contrario di quanto facevano i movimenti eretici. La predicazione si svolgeva nelle rinascenti realtà urbane delle piazze e dei mercati, dove i frati si facevano poveri tra i poveri e si sostenevano solo con Questua Dal latino quaerere, la questua, cioè l’elemosina, e con i beni in natura offerti dai fedeli (da qui la “andare in cerca”. denominazione di “ordini mendicanti”). Conventi francescani Conventi domenicani Area ad alta densità di conventi MARE DEL NORD MAR BALTICO La carta mostra la diffusione in Europa – e soprattutto in Italia – degli ordini mendicanti. In meno Londra di un secolo numerosissimi erano i conventi francescani OCEANO e domenicani in tutto il ATLANTICO continente. Parigi Angoulême Montpellier Napoli Bari Salerno MAR MEDITERRANEO Palermo Messina Sciacca Percorso 1 | Luoghi, forme e protagonisti dell’educazione medievale 7 IL VALORE DELLA CULTURA E DELLO STUDIO Lo stile di vita dei frati mendi- canti si caricava di una forte valenza pedagogica: era un invito a dare il giusto valore alle cose senza esserne schiavi e a ritrovare quindi in sé stessi il richiamo alla libertà della scelta, ciò che rende l’essere umano una creatura a immagine di Dio. Già a partire dai primi anni della fondazione dei loro ordini, domenicani e francescani riconobbero il valore dell’impegno culturale per l’esperienza re- ligiosa: alla predicazione affiancavano lo studio e la ricerca di nuovi modelli teorici del sapere aderenti ai valori della vita cristiana. LA LETTERATURA DIDASCALICA In epoca medievale la diffusione dei con- tenuti della fede si avvalse anche della letteratura didascalica, un insieme di Didascalico Il termine, che deriva dal greco didaskalikós opere in prosa o in poesia che avevano non solo lo scopo di impartire precetti (da didaskalía, “istruzione”), morali e religiosi, ma anche – più in generale – di divulgare il sapere, vale a si riferisce a ciò che è volto a spiegare, a insegnare, dire le conoscenze filosofiche, tecniche, scientifico-magiche, storiche e geogra- a istruire, a far capire e a fiche prevalenti in quell’epoca. Molte di tali opere, sia sacre sia profane, propon- facilitare l’apprendimento. gono modelli positivi da imitare (o negativi da evitare), e indicano norme di convivenza civile, spesso presentate attraverso la personificazione allegorica di concetti astratti come l’intelligenza, la cortesia, la ragione, il vizio, la virtù e l’amore. Tra gli espedienti più diffusi nella letteratura didascalica figura il “contrasto”, caratterizzato dal confronto tra due personaggi, concetti o cose – come, per esempio, Cristo e Satana, il corpo e l’anima, la vita e la morte –, che gareggiano tra loro per stabilire chi possiede gli argomenti più convincenti, attraverso i qua- li far emergere il contenuto morale o conoscitivo che si vuole veicolare. Famosa è la disputatio in versi scritta dal frate milanese Bonvesin de la Riva (circa 1250-1315), incentrata sul contrasto tra una rosa, che rappresenta la superbia, e una viola, presa a emblema dell’umiltà; le loro rispettive virtù sono giudicate da un giglio, simbolo di purezza, che assegna il primato alla viola. LA VISIONE DELL’ALDILÀ COME AMMAESTRAMENTO MORALE Sviluppatasi in ambito lombardo-veneto a partire dalla seconda metà del XII secolo, la lettera- tura didascalica medievale affronta spesso il tema della vita ultraterrena, met- tendo a contrasto i castighi dell’inferno e la felicità del paradiso, come emerge nei due poemetti De Babilonia civitate infernali (“Babilonia, città infernale”) e De Ierusalem celesti (“La Gerusalemme celeste”), scritti attorno al 1275 dal frate Giacomino da Verona (vissuto tra la prima e la seconda metà del XIII se- colo), in cui sono descritte le gioie dei beati e le pene dei peccatori nell’aldilà. Di argomento analogo è il Libro delle Tre Scritture (1274), opera in versi sempre di Bonvesin de la Riva, in cui vengono descritti i 12 tormenti inflitti ai dannati nell’inferno, la passione di Cristo e le 12 glorie di cui si gode in paradiso. Il testo è considerato un precursore della Commedia di Dante Alighieri (1265-1321), come pure il Tesoretto del toscano Brunetto Latini (circa 1220- 1294), poemetto del XIII secolo in cui il protagonista si smarrisce in una «selva diversa», dove incontra una bella signora, personificazione della Natura, che gli spiega il significato dell’universo. È lei a incitarlo a compiere un viaggio attra- verso un “sentiero stretto” che lo condurrà alla valle della Virtù, in cui visita i palazzi dove risiedono le quattro virtù cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza 8 UNITÀ 1 LA PEDAGOGIA NEL MEDIOEVO STUDIARE CON e Temperanza). Questo percorso metaforico lo porta poi in un “bel prato”, sede METODO del Dio d’Amore, e sul Monte Olimpo: qui incontra l’astronomo Claudio Indica analogie e Tolomeo, che si appresta a dargli lezioni di scienze fisiche. Meta del viaggio, differenze tra gli dunque, non è solo il bene, ma anche la verità e la conoscenza, a testimonianza ideali delle eresie pauperistiche e quelli di come la letteratura didascalica si proponesse non solo di divulgare contenu- degli ordini mendicanti. ti etici e religiosi, ma anche di trasmettere il sapere a un pubblico più vasto Elenca le caratteristiche principali della di quello degli ambienti clericali. letteratura didascalica medievale. Il filo del discorso EDUCAZIONE POPOLARE promossa attraverso ordini mendicanti letteratura didascalica per volta a il perfezionamento impartire precetti morali spirituale dei fedeli e a divulgare il sapere La formazione dei chierici e l’università PAROLA 3 Clericus I PROFESSIONISTI DELLA CULTURA MEDIEVALE All’interno della civiltà reli- giosa che caratterizzò l’Europa cristiana medievale, tutte le forme della cultura (arte, letteratura, filosofia ecc.) erano finalizzate allo studio della teologia, se- condo una visione piramidale e gerarchica del sapere. Ciò si rifletteva nell’or- ganizzazione del curriculum di studi delle scuole che formavano i “chierici”, la classe intellettuale dell’età medievale. In origine, il termine clericus designava l’uomo di Chiesa che svolgeva com- piti liturgici e di predicazione nell’esercizio delle sue funzioni. Nella società medievale il chierico era l’unico a compiere un percorso completo di studi superiori e per questo si affermò come una figura professionale di riferimento per l’epoca. Sapeva leggere e scrivere in latino, conosceva e sapeva interpretare le Sacre Scritture, era competente nel diritto e perciò poteva assumere ruoli istituzionali di rilievo. Prima della nascita delle università, la formazione dei chierici avveniva nelle scuole cattedrali sorte presso le abbazie cittadine, la cui attività didattica si ba- STUDIARE CON sava sull’insegnamento delle sette arti liberali del trivio (grammatica, retori- METODO ca e dialettica) e del quadrivio (aritmetica, musica, geometria e astrono- Spiega le differenti mia). Un percorso formativo, dunque, nel quale particolare cura veniva data agli accezioni del termine studia humanitatis, perché considerati mezzi per avvicinarsi al gradino più alto “chierico”. del sapere umano: lo studio della teologia. Percorso 1 | Luoghi, forme e protagonisti dell’educazione medievale 9 Il filo del discorso CLERICUS uomo di Chiesa intellettuale sa leggere e scrivere in latino conosce le Sacre Scritture competenze di diritto si forma presso le scuole cattedrali e poi nelle università PAROLA 4 Università LA NASCITA DELLE UNIVERSITÀ L’avvento di un nuovo luogo di formazione superiore coincise con l’affermazione di chierici che per professione e a tempo pieno si dedicavano all’insegnamento e alla ricerca. Tali figure di dotti famosi attiravano folle di studenti, che dai chiostri dei monasteri e dalle scuole catte- drali si riversavano nei centri cittadini per seguire le loro lezioni. Nel corso degli anni, per trovare una collocazione formale e organica e difendere i propri interessi, docenti e studenti cominciarono ad associarsi all’interno di centri di ricerca e di didattica (studia, al singolare studium). Le università nacquero Università Il termine latino universitas (“universalità”) proprio da questi patti associativi, simili alle corporazioni delle arti e dei mestie- indicava nel Medioevo ri p. 16 che regolavano il lavoro artigianale e mercantile nelle città. la “totalità” di persone Nate come associazioni private, le università ottennero in seguito anche un che facevano parte di una specificazione riconoscimento da parte dei poteri costituiti. Si poteva infatti insegnare soltanto “corporazione”, cioè di se si era ricevuta una licentia docendi in arti liberali o in teologia concessa dalla un’associazione di cittadini accomunati dallo stesso Chiesa o dal potere civile. La prima università a formarsi fu quella di Bologna mestiere o condizione (1088), studium in cui si svolgeva un’importante attività di ricerca e d’insegna- sociale. Solo in seguito il nome cominciò a essere mento di discipline giuridiche. In seguito, in Italia e in Europa sorsero molte usato in maniera specifica altre università, spesso specializzate in particolari indirizzi (filosofia, medicina, per le corporazioni di studenti e insegnanti. giurisprudenza, teologia). TRE ORIGINI, TRE TIPI La storiografia moderna distingue tre tipi di univer- sità, in base al criterio della loro origine. Vi sono università “spontanee”, nate dallo sviluppo di scuole preesistenti, come quelle di Bologna, Parigi, Oxford, e altre sviluppatesi invece “per migrazione”, quando gruppi di docenti e studenti si spostavano da una città a un’altra, al fine di trovare condizioni migliori per svolgere le loro attività di studio e di ricerca. In entrambi i casi si trattava di studia che nascevano da accordi privati tra in- segnanti e studenti, e che in un secondo tempo riuscivano a ricevere una bolla di fondazione – cioè una certificazione ufficiale – da parte dei rappresentanti del potere. Nel terzo tipo di università, “per fondazione”, rientrano invece gli studia fondati direttamente dal papa o dall’imperatore. Queste università ricevevano fin dall’origine, attraverso una bolla o una carta di fondazione, specifici privilegi e statuti, primo tra tutti la licentia ubique docendi, ossia l’autorizzazione a svol- gere la professione di insegnante su tutto il territorio della cristianità. 10 UNITÀ 1 LA PEDAGOGIA NEL MEDIOEVO MARE DEL NORD Oxford (1231) Colonia (1388) Parigi (1200) OCEANO ATLANTICO Padova (1222) Gli stemmi e gli anni di nascita delle più importanti università Bologna (1088) medievali. Pisa (1343) Napoli (1224) MAR MEDITERRANEO UN INSEGNAMENTO APERTO A TUTTI Le università proponevano un sapere generale, non immediatamente orientato a un’applicazione specifica. Infatti, il nome che più propriamente designa l’università medievale è studium generale, o universale, o ancora studium commune, cioè istituto di insegnamento aperto a tutti. Le università fornivano dunque una vasta preparazione culturale, capace di garantire l’esercizio di professioni prestigiose, come quella di medico o di giurista, o un’ascesa ai gradi più elevati della carriera ecclesiastica e ammini- strativa: le arti liberali, la teologia, la medicina, la giurisprudenza erano infatti le discipline caratterizzanti i vari studia. All’interno delle università dis- seminate su tutto il territorio europeo (Parigi, Oxford, Bologna, Tolosa, Salerno, Napoli, Colonia, per citare le principali), la lingua dotta comune era il latino. in concreto Negli edifici antichi che furono – o sono tutto- LE CORPORAZIONI DEGLI STUDENTI A partire dal XIII secolo, le corpora- ra – sede di università, zioni degli studenti universitari presero il nome di nationes, aggregazioni si possono ammirare spontanee e autonome prevalentemente accomunate dalla stessa lingua e dalla molti scudi raffiguranti gli stemmi delle nationes, stessa area geografica d’origine. Inizialmente avevano il compito di provvedere che in seguito riportarono ai bisogni di chi era “fuori sede”, procurando alloggi a costi accessibili e fornen- anche quelli delle famiglie aristocratiche degli stu- do ogni tipo di protezione e sostegno a fronte delle difficoltà pratiche che gli denti. Bologna, Biblioteca studenti dovevano affrontare. In seguito, però, diventarono veri e propri centri dell’Archiginnasio. di potere in grado di influire sugli orientamenti didattici. Con il tempo gli scolari cominciarono ad associarsi non solo per via della stessa provenienza geografica, ma anche in base a interessi e tradizioni comuni, preferenze cono- scitive e schieramenti politici. Benché le nationes fossero molto eterogenee, al loro interno si creava un forte lega- me di solidarietà tra gli studenti, che andava di pari passo con la rivalità tra le diverse nationes, dando luogo anche a forme di aperta ostilità. Percorso 1 | Luoghi, forme e protagonisti dell’educazione medievale 11 Al loro ingresso in un’università, gli scolari erano tenuti a iscriversi sia nel- le sue matricole generali sia in quelle della propria “nazione” d’appartenenza, Matricola Il termine, che deriva dal latino matrix senza distinzione di status sociale. Potevano essere infatti poveri e ricchi: i pri- (“matrice”), si riferiva nel mi trovavano alloggio in collegi finanziati da benefattori o tramite elargi- Medioevo agli elenchi in zioni pubbliche, oppure venivano mantenuti dai sussidi concessi dalla loro cui erano registrati coloro che appartenevano a una “nazione”; i secondi, invece, erano in grado di provvedere autonomamente alla corporazione. Oggi indica gli loro sistemazione e spesso erano accompagnati da un servo e un precettore studenti iscritti per la prima volta all’università e che, personale. quindi, frequentano il primo La popolazione studentesca dell’università medievale appariva così come un anno del corso di studi. mondo assai variegato, anche per l’età degli studenti che iniziavano a frequen- tarla, che poteva andare dai 14 anni (come accadeva a chi si iscriveva ai corsi di arte a Parigi o a Oxford) ai 30 (per coloro che studiavano diritto a Bologna). I CLERICI VAGANTES Il desiderio di seguire le lezioni di insegnanti famosi per arricchire le proprie conoscenze e per raggiungere i propri obiettivi di studio favorì la peregrinatio academica, cioè l’abitudine degli studenti di spostarsi, anche su lunghe distanze, alla ricerca di luoghi più idonei al perfezionamento del proprio percorso formativo. Da queste peregrinazioni si affermò il fenomeno dei clerici vagantes: così nel XII e XIII secolo venivano chiamati quei poeti, studiosi e studenti che si spostavano tra le città, le università e le corti d’Europa per conoscere usi e costumi diversi, imparare nuove lingue e seguire le lezioni di docenti famosi. Essi erano definiti “chierici” perché inizialmente godevano di alcuni privilegi ecclesiastici; a causa della loro vita errabonda e talvolta esagerata (spesso venivano scambiati per giullari), però, iniziarono a essere malvisti dalla Chiesa. La loro definitiva scomparsa avvenne intorno al XIII secolo. I clerici vagantes diedero vita, con il loro girovagare di città in città e di nazione in nazione, a un’autentica comunità culturale, in cui le generazioni future po- terono riconoscersi e ritrovare il proprio senso di appartenenza. È grazie a loro che avvenne il radicamento istituzionale delle università e che si determinò una rivoluzione pedagogica: il passaggio da una dimensione privata del sapere, come avveniva nel mondo greco e romano (dove la formazione era il risultato di un accordo maestro-discepolo), a una dimensione comunitaria, basata su programmi pubblici e soggetti a verifica periodica. La sopravvivenza e l’ampia circolazione del sapere non era più legata alla figura di un singolo maestro o a un ristretto cenacolo di chierici, ma a un’intera comunità di studiosi. L’università medievale si configurò quindi come una vera e propria comu- nità educante: allievi e insegnanti, ciascuno con il proprio ruolo, erano attiva- mente coinvolti nel processo di elaborazione culturale. Lo spirito che animava queste comunità di ricerca era essenzialmente l’amore per la verità coltivato attraverso l’esercizio del dubbio, che crea nel gruppo coesione e armonia: l’at- tività dell’insegnamento-apprendimento avviene infatti attraverso il confronto e il coinvolgimento attivo dell’intera comunità. LEGGI PER LA TUTELA DEGLI STUDENTI Per i loro continui spostamenti di paese in paese, i clerici vagantes andavano incontro a pericoli e al rischio di soprusi e maltrattamenti. Ciò indusse gli studenti e gli insegnanti di giu- risprudenza dell’Università di Bologna a chiedere una forma di protezione 12 UNITÀ 1 LA PEDAGOGIA NEL MEDIOEVO all’imperatore Federico I Barbarossa (1122-1190), che intorno al 1158 emanò l’Authentica «Habita» (o Privilegium Scholasticum Friderici I), un provvedimento con cui venivano riconosciuti a tutti gli studenti universitari immunità giuridiche, tutele e privilegi, con lo scopo di metterli al riparo da abusi. L’inosservanza di tale decreto era punita con sanzioni legali. Questo di- spositivo di tutela venne successivamente confermato da papa Alessandro III (circa 1100-1181) e dal re francese Filippo Augusto (1165-1223), a testimo- nianza della considerazione in cui erano tenuti gli studia universitari da parte del potere locale e sovranazionale. La protezione giuridica riconosciuta a studenti e professori che si spostavano da un’università all’altra contribuì alla creazione in molte città di collegi e ostelli a loro destinati, talvolta posti sotto la supervi- sione delle varie nationes. I GOLIARDI Agli organi direttivi delle nationes spettava anche il tentativo di mitigare gli eccessi e le sregolatezze di cui erano di frequente protagonisti gli Goliardo Termine di studenti, soprattutto i “goliardi”. Prevalentemente poveri e appartenenti alla etimologia incerta (probabilmente derivato categoria dei clerici vagantes, i goliardi erano spesso dediti alla sfrenatezza, al dal francese antico joculer, gioco, all’ubriachezza e all’amore libero. Un manifesto del loro stile di vita è “giocoliere”), che prese a designare una persona rappresentato dai Carmina Burana, un insieme di testi poetici destinati al canto ribelle, uno spirito libero e risalenti all’XI secolo. Accanto all’esaltazione del vino e del piacere carnale, insofferente a conformarsi essi esprimono una generale critica morale alla ricchezza e una più specifica alle regole della comunità. condanna della curia papale romana, ritenuta troppo dedita alla ricerca del po- tere, all’accumulo di denaro e al libertinaggio. L’ORGANIZZAZIONE Man mano che si andarono sviluppando, oltre che in nationes le università si divisero in facultates, quelle che oggi noi chiamiamo “facoltà”, unità didattiche al cui interno venivano raggruppati gli insegnamenti relativi a una determinata disciplina. Per esempio, l’Università di Bologna ave- va quattro facoltà: Lettere, Teologia, Giurisprudenza e Medicina. Erano così chiamate perché conferivano la facoltà di esercitare l’insegnamento o una professione. Per lungo tempo le facultates non avevano sede in un unico edificio specifica- mente adibito all’insegnamento, in quanto le lezioni erano tenute un po’ ovun- que, anche in stanze affittate dagli insegnanti, dato che inizialmente gli studia si identificavano con l’universitas di studenti e docenti, e non con un preciso luogo fisico. Solo in seguito le istituzioni universitarie iniziarono ad affittare, ad acquistare o a costruire edifici appositamente destinati a scopi didattici, in cui erano riunite tutte le facultates. Il governo dell’università era affidato a un rettore, che veniva eletto e in ge- nere restava in carica per un periodo breve. A lui spettava il compito di rappre- sentare l’istituzione di fronte alla cittadinanza e ai vari signori locali, al papa e all’imperatore. La sua autorità era sottoposta alle decisioni dell’assemblea, composta da rappresentati eletti dalle nationes. GLI INSEGNANTI È solo dal XII secolo che, secondo quanto evidenzia il gran- de storico francese Jacques Le Goff (1924-2014), le professioni intellettuali cominciarono a ottenere un riconoscimento e un prestigio sociale. Questo processo interessò anche l’insegnamento universitario. Inizialmente, infatti, Percorso 1 | Luoghi, forme e protagonisti dell’educazione medievale 13 esso non veniva retribuito: si era a lungo discusso se fosse lecito o meno paga- re un docente per le sue lezioni e, nel 1179, il Concilio Lateranense III aveva decretato che il suo lavoro doveva essere gratuito. Con la diffusione delle uni- versità, e grazie alla crescente importanza politico-sociale a loro riconosciuta, Baccelliere Nella cavalleria gli insegnanti iniziarono però a essere pagati prima con il denaro degli studen- medievale, il termine indicava un giovane ti, chiamato collecta, e poi dall’università stessa, per cui poterono mantenersi gentiluomo che compiva il grazie all’attività didattica, anche se erano ecclesiastici e beneficiavano già di noviziato prima di diventare cavaliere. Nell’ambito rendite connesse al loro ruolo. universitario, si riferiva allo Diversi erano i titoli di chi esercitava l’insegnamento. Dopo aver superato gli studente che aveva ottenuto il primo titolo accademico esami, gli studenti ottenevano la licentia docendi, che permetteva di diventare che lo autorizzava genericamente “maestri” in una data università. A essa si aggiunse la licentia all’insegnamento, prima di conseguire quello di ubique docendi (la licenza di insegnare ovunque), che aveva valore universale. dottorato. Oggi, nei paesi Vennero poi introdotti i titoli di baccelliere e di dottorato, posti in sequenza anglofoni, il bachelor’s gerarchica: il primo permetteva di accedere al secondo, che rappresentava il degree è un titolo equivalente a quello italiano grado più alto della docenza. di laurea. IL METODO DI INSEGNAMENTO Benché ogni università avesse una diversa articolazione dell’ordinamento degli studi, il metodo didattico che veniva uti- lizzato al loro interno si rifaceva a quello della filosofia scolastica p. 32, volto a stimolare nei discenti il dubbio e la riflessione critica. Esso si basava sul metodo dialettico, vale a dire sull’esposizione di un problema di studio e sulle sue ipotesi di soluzione, da discutere e difendere alla luce delle sue possibili conferme e confutazioni (pro et contra). STUDIARE CON La struttura della didattica prevedeva: METODO alla mattina la lectio (“lezione”), nel corso della quale il docente leggeva brani Sottolinea nel testo di libri di autori importanti relativi a un dato caso o quaestio (“questione”); le informazioni per spiegare come nacquero nel pomeriggio si passava poi alla disputatio (“disputa”), in cui gli studenti le università. facevano domande o dibattevano sulla questione presentata dall’insegnante; Indica quali erano il giorno dopo questi era tenuto a presentare la determinatio (“determina- gli indirizzi di studio principali nelle zione”), ovvero la sintesi finale in cui quest’ultimo esponeva la sua interpre- università medievali. tazione della questione esaminata. Spiega con parole tue Approfondiremo la questione nel prossimo percorso, dedicato nello specifico come erano organizzate le università medievali. all’insegnamento teologico-filosofico in età medievale p. 26. Il filo del discorso nasce dagli UNIVERSITÀ basa è organizzata studia, liberi centri il suo insegnamento sul metodo di ricerca e di in facoltà, unità didattiche dialettico della scolastica insegnamento creati che raggruppano gli dall’associazione tra insegnamenti relativi a docenti e insegnanti una determinata disciplina lectio quaestio ed è governata da disputatio determinatio un rettore, le cui decisioni sono sottoposte all’assemblea dei rappresentati delle nationes 14 UNITÀ 1 LA PEDAGOGIA NEL MEDIOEVO A PROPOSITO DI… La nascente “industria” del libro Sia per gli studenti sia per i docenti, i libri rappresen- privi di immagini, in modo da rendere più accessibile tavano uno strumento fondamentale per la didatti- il loro acquisto. Restarono comunque poco economici, ca universitaria e per l’apprendimento, oltre che per lo tanto che gli studenti meno abbienti erano costretti a scambio intellettuale. Dal momento che erano scritti a prenderli in prestito o a copiarli, ricorrendo ad abbrevia- mano dagli amanuensi e la loro realizzazione richiedeva zioni che riducevano i tempi della scrittura. Spesso erano circa un anno di lavoro, si trattava di beni di lusso. Gli le stesse nationes che, con la preventiva autorizzazione esemplari più pregiati erano di grande formato e conte- da parte degli insegnanti, producevano volumi a basso nevano al loro interno miniature, illustrazioni e ornati costo, affidando il compito di realizzarli a copisti che li capolettera. producevano in serie sotto la direzione degli stationa- La necessità di avere a disposizione volumi a basso co- rii, qualcosa di simile ai bibliotecari di oggi. Non appare sto per una platea di studenti in continua crescita, però, quindi azzardato affermare che l’espansione delle uni- incentivò la produzione di libri di minori dimensioni e versità ha favorito la nascita dell’“industria” del libro. La scuola calligrafica del re Alfonso X di Castiglia in una miniatura del 1280. Madrid, Biblioteca de El Escorial. La formazione laica all’interno dei Comuni PAROLA 5 Scuole comunali LA RINASCITA DELLE CITTÀ Il processo di graduale ripresa economica e demografica che interessò l’Europa dopo il Mille determinò anche una rina- scita della società e dell’economia cittadina. In questo dinamico contesto emersero nuove figure destinate a rivestire un ruolo sociale importantissimo: i mercanti e gli artigiani, il cui attivismo animò vecchi e nuovi centri urbani. Inoltre, tale processo di espansione fece sì che intorno alle mura delle città sor- gessero nuove abitazioni, negozi e botteghe: “borghi” erano chiamati questi nuovi agglomerati extraurbani e “borghesi” gli individui che li abitavano. Furono queste forze sociali a determinare lo sviluppo dei Comuni, al cui in- terno nacquero nuovi centri di formazione e di istruzione, le scuole comunali, Percorso 1 | Luoghi, forme e protagonisti dell’educazione medievale 15 funzionali all’acquisizione delle nozioni essenziali per la vita pratica e profes- Laico Il termine, che deriva dal greco sionale. Tali scuole, che affiancarono il sistema formativo delle scholae ecclesia- laik—s (“del popolo”, stiche e monastiche, anticipano il moderno sistema educativo laico, indipen- “profano”), è utilizzato in contrapposizione dente dalla pedagogia religiosa. a “ecclesiastico”, in riferimento a ciò che non UN NUOVA PROPOSTA FORMATIVA La proposta formativa delle nuove pertiene alla sfera del clero o che è indipendente da scuole comunali nasceva dunque da scopi pratici. Esse erano finalizzate es- esso. senzialmente all’acquisizione di: abilità di lettura, scrittura e calcolo, indispensabili per gestire le compra- vendite, saper leggere e redigere lettere, cataloghi, contratti ecc.; conoscenza delle lingue straniere, che permetteva a chi viaggiava e com- merciava di poter interagire verbalmente con i mercanti di altri paesi. Queste competenze non potevano essere acquisite presso le scuole religiose, che avevano altre finalità. Per questo in diverse città mercantili dell’Italia comu- nale le famiglie di commercianti cominciarono a far frequentare ai propri figli le scuole laiche. Queste erano gestite da fondazioni private o municipali e preparavano espressamente alla carriera commerciale, tecnico-professionale o amministrativa. Le scuole laiche, infatti, dovevano preparare esperti uomini d’affari e amministratori, a cui serviva poco la preparazione religiosa, classico-fi- losofica che veniva appresa nelle scuole religiose. Le discipline che si studiavano nelle scuole comunali erano quelle proprie dell’ideale formativo mercantile: diritto, economia, geografia, merceologia, aritmetica, matematica commerciale, calcolo finanziario, contabilità, esecuzioni testamentarie, tenuta dei libri contabili, lingue straniere, archiviazione, catalo- gazione, stipula di assicurazioni, elaborazione e scrittura di lettere commerciali. Lo sviluppo di una rete scolastica laica fece perdere il controllo assoluto STUDIARE CON dell’istruzione alla Chiesa, che fino ad allora aveva avuto un vero e proprio mo- METODO nopolio in questo ambito, e permise la nascita di una nuova figura di insegnan- Indica quali erano le te. I docenti di queste scuole non erano più legati alla Chiesa, ma erano profes- finalità delle scuole comunali. sionisti esperti in discipline tecnico-amministrative (giuristi, notai, Sottolinea nel testo contabili, artigiani e mercanti di grande esperienza), regolarmente stipendiati quali discipline erano con salari spesso commisurati alle competenze che venivano loro riconosciute studiate nelle scuole comunali. pubblicamente. Il filo del discorso prevedono nascono SCUOLE COMUNALI una in sintonia con formazione tecnico- l’ideale formativo professionale e amministrativa mercantile per scopi pratici finalizzato a fornita da formare esperti nascita di insegnanti non più uomini d’affari e un’istruzione legati alla Chiesa, ma amministratori laica professionisti esperti 16 UNITÀ 1 LA PEDAGOGIA NEL MEDIOEVO PAROLA 6 Apprendistato LA NASCITA DELLE CORPORAZIONI Nel periodo di rinascita intorno al Mille, le arti – e con questo termine bisogna intendere tutti i mestieri e le professioni in genere – trovarono terreno fertile di sviluppo all’interno delle città. Coloro che esercitavano una stessa attività professionale, e che cominciarono ad avere un ruolo sociale rilevante, sentirono il bisogno di associarsi in strutture or- ganizzate: le corporazioni, chiamate a seconda della città artes, societates, misteria, scholae, ordines. GUARDA! Le corporazioni delle arti, dei mestieri e dei mercanti erano entità autono- me dall’autorità pubblica, con propri regolari statuti, che assistevano gli affiliati e curavano i loro interessi per il raggiungimento di fini nell’ambito di determi- nati settori produttivi e commerciali. Questo fu certamente uno dei fenomeni Videomappa più originali e caratteristici della società medievale, che condizionò, oltre allo I Comuni e le sviluppo economico, anche l’assetto organizzativo e politico della vita citta- corporazioni dina, la concezione del mondo del lavoro e del commercio internazionale, gli ideali e gli obiettivi educativi. LE SCUOLE DI ARTI E MESTIERI Accanto alle scuole comunali, in città nac- quero scuole di arti e mestieri che curavano la preparazione degli artigiani. Il percorso formativo di tali scuole avveniva attraverso la permanenza dell’ap- prendista nel laboratorio in cui il maestro artigiano trasmetteva i segreti del mestiere. In genere i ragazzi venivano accolti verso i 12-13 anni e rimanevano nell’of- ficina o nella bottega per circa 4-5 anni. Per tutto il periodo di permanenza l’apprendista era pagato molto poco, ma al termine del periodo di apprendistato poteva, dopo avere sostenuto e superato un esame, ottenere il titolo di mae- stro e aprire una propria bottega, aumentando la concorrenza. Per questo nei periodi di crisi, quando il lavoro diminuiva, i maestri tendevano a ostacolare l’accesso dei loro allievi al titolo di maestro. Importanti informazioni relative a questa relazione pedagogica, nonché al metodo d’insegnamento posto in essere dai maestri artigiani, sono contenute nelle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, una raccolta di biografie di molti importanti artisti italiani del Medioevo e del Rinascimento, il cui autore è Giorgio Vasari (1511-1574), primo storico dell’arte italiano. Dalle biografie di Vasari emerge un profilo del maestro particolarmente at- tento alla crescita morale e intellettuale del discepolo, con il quale si stabi- liva un rapporto patriarcale, in ragione del fatto che il giovane viveva assieme alla famiglia del maestro. “IMPARARE FACENDO” Gli allievi, affiancati dal maestro artigiano o da lavo- ranti più esperti, erano direttamente introdotti nell’arte insegnata e potevano “imparare facendo”. Stare “a bottega”, in un laboratorio o in un’officina, signifi- cava ricevere una vera e propria formazione professionale: quest’esperienza permetteva infatti di sviluppare competenze specifiche, relative alle diverse fasi, tecniche e procedure dell’attività lavorativa, che bisognava imparare a pa- droneggiare con grande abilità. Percorso 1 | Luoghi, forme e protagonisti dell’educazione medievale 17 A PROPOSITO DI… Apprendistato femminile In continuità con l’epoca precedente (e con quella se- guente), anche dopo il Mille le donne vivevano una condizione di subordinazione sociale, culturale e lavorativa. Tuttavia, recenti studi hanno mostrato come anche per le donne nel Medioevo fossero aperte le porte della formazione e della specializzazione professionale. Il se- guente testo, che presenta un saggio di Maria Paola Zanoboni dedicato all’argomento, ci fornisce qualche informazione al riguardo: «Si è sempre detto, e la maggior parte degli scritti sull’ar- gomento non si stanca di ripeterlo, che le donne nel Medioevo lavoravano, ma lavoravano in casa, tessendo e filando [...]. Potevano al massimo aiutare il marito nella sua attività, e proseguirla se vedove, ma erano retribuite meno rispetto agli uomini e incapaci di sopravvivere col proprio lavoro. Tutto questo secondo l’opinione tradizio- nale, viziata da preconcetti e da schemi attuali proiettati sul passato. Questo libro mostra un quadro completamente diver- so: donne che lavoravano in tutti i possibili settori, compresa l’edilizia, le miniere e le saline; imprenditrici che si autofinanziavano con propri capitali ottenuti dalla vendita di abiti e gioielli; retribuzioni commisurate “alle reali capacità” e quindi non dipendenti dal genere; Questa divergenza di intenti portò spesso a vivaci scontri donne che col proprio lavoro riuscivano a mantenere se tra le donne e le corporazioni o le autorità cittadine, e più stesse e familiari in difficoltà, o a saldare i debiti dei mari- di una volta furono proprio le donne ad avere la meglio. ti; nobildonne impegnate nelle attività più varie: dall’or- L’apprendistato femminile esisteva, spesso in modo ganizzazione di laboratori per il ricamo, alla gestione di informale, e tendeva ad emergere in casi particolari, miniere, alla direzione di opere di bonifica, all’impianto quando erano le lavoratrici stesse ad aver bisogno di un di caseifici, alla gestione di alberghi. Lucrezia Borgia, ad attestato che dimostrasse le loro capacità (ad esempio esempio, era un’abilissima imprenditrice agricola impe- nella lavorazione di materie prime preziose). Talvolta era- gnata in lavori di bonifica e in svariate attività, tra cui la no invece le corporazioni ad imporre alle donne la stipu- produzione di mozzarelle di bufala (di cui tra l’altro era lazione scritta del contratto di apprendistato, soprattutto golosa). Non raramente finanziava i suoi affari vendendo in settori importanti per la salute della collettività (come i propri gioielli: sacrificando una catena d’oro costruì l’ar- la confezione del pane)» (Donne al lavoro nel Medioevo, gine di un fiume. Analogamente la madre di Lucrezia con www.festivaldelmedioevo.it). la vendita dei propri monili finanziò la ristrutturazione di Nel suo studio Zanoboni mostra come queste attività un albergo nel centro di Roma, garantendosi in tal modo femminili fossero diffuse in tutta Europa e riguardassero una cospicua rendita. anche lavori fisicamente impegnativi: «Le donne me- C’erano poi le mercantesse, le armatrici di navi per la dievali erano attivissime anche in attività molto faticose, pesca del corallo, le imprenditrici nell’editoria che firmavano nell’edilizia e nelle miniere: a Siena e a Pavia scavavano col proprio nome le pubblicazioni, le prestatrici di denaro acquedotti e canali (dei 640 lavoratori reclutati nel 1474 orientate in particolare al credito verso le aziende femminili. a Pavia, 284 erano donne, tra cui anche alcune bambine). Dotate di notevolissime capacità organizzative nella Nel XIV e XV secolo in Francia in Spagna le donne parte- flessibilità estrema dei loro ruoli, erano le donne stesse cipavano come manovalanza alla costruzione delle catte- a tenersi al di fuori dalle associazioni professionali, drali mentre a Messina nel XIII secolo avevano costruito le che in genere ne tolleravano il “lavoro nero” senza esclu- mura cittadine. In Francia le donne occupavano un ruolo derle, ma cercando al contrario di obbligarle ad iscriver- notevole soprattutto nelle miniere di sale» (www.stori- si quando avevano necessità di tenerle sotto controllo. cang.it, 22 ottobre 2020). 18 UNITÀ 1 LA PEDAGOGIA NEL MEDIOEVO L’assunzione “a bottega” veniva definita attraverso la stipula di un atto nota- rile di contratto di apprendistato. Tale contratto includeva il riferimento a un contenuto formativo, che obbligava il maestro di bottega a garantire all’ap- prendista la formazione necessaria per acquisire le competenze professionali adeguate alle mansioni per cui era stato assunto. Il giovane apprendista, a sua volta, aveva l’obbligo di seguire il percorso formativo con attenzione e svolgen- do le sue mansioni diligentemente, nel rispetto delle disposizioni impartite dal maestro di bottega. L’apprendista doveva inoltre sopportare il cosiddetto ius correctionis (“dirit- to di correzione”), che veniva regolarmente citato nei contratti di apprendista- to dell’epoca sottoscritti da entrambi i contraenti. Tra gli strumenti “pedagogici” di uso comune vi erano la cinghia e la frusta, che venivano impiegati affinché il giovane venisse “agevolato” nell’apprendimento. L’artigiano si obbligava inoltre a spiegare l’uso adeguato di at- trezzature e strumenti professio- nali specifici e si riservava anche di curare l’istruzione generale del giovane nel leggere, scrivere e nel calcolo o nel suonare uno strumento musicale. Al termine del percorso di apprendistato, erano previste prove d’esame di difficoltà crescente. STUDIARE CON METODO Spiega il significato dei seguenti termini ed espressioni: “corporazioni”, Apprendisti al lavoro nella “apprendistato”, bottega di un sarto in una “imparare facendo”, miniatura del XV secolo. Parigi, “diritto di correzione”. Bibliothèque Nationale. Il filo del discorso APPRENDISTATO permetteva di si basava sul era svolto nelle acquisire una metodo dell’ scuole di arti formazione “imparare facendo”, e mestieri, “a professionale basato sull’esperienza bottega” compiuta, con diretta di tutte le fasi, competenze tecniche tecniche e procedure specifiche della lavorazione Percorso 1 | Luoghi, forme e protagonisti dell’educazione medievale 19 PROSPETTIVE John Dewey e il learning by doing Laboratorio di falegnameria Imparare facendo – in inglese learning by doing – è una in una scuola delle strategie più motivanti ed efficaci per acquisire nuo- americana nel ve conoscenze e abilità. Il principio pedagogico sul quale 1936. si fonda è quello secondo cui l’esperienza concreta e in prima persona rende più efficaci i processi di ap- prendimento, in quanto induce a mettere in gioco le conoscenze e le abilità pregresse, creando una situazione ideale per l’integrazione delle nuove conoscenze. Tra i pedagogisti più influenti del secolo scorso, lo statunitense John Dewey (1859-1952) è stato il prin- cipale sostenitore di questa tecnica didattica. Nel testo affrontate da un punto di vista nozionistico, senza ag- seguente, Fausto Finazzi, ricercatore esperto in materie ganci con il vissuto di coloro che dovrebbero apprenderle. pedagogiche, spiega la posizione di Dewey, riportando Per dare vita a una scuola che adempia pienamente al alcuni passaggi centrali di uno dei suoi testi più impor- suo compito occorre uscire da questa logica e impostare tanti, Democrazia e educazione (1919): il primo contatto dell’allievo con l’oggetto dell’insegna- mento all’insegna del metodo ‘prova, sbaglia e ritenta’. «Il pensiero, la riflessione sono stati in passato sempre Viene, all’opposto, ed è motivo di disapprovazione, con- considerati come qualcosa di separato dall’esperienza, cesso abitualmente grande risalto all’ascolto, alla lettura sia nell’ambito della filosofia sia nella pratica educativa. e alla ripetizione mnemonica. Si è preteso di fondare questo assioma sul fatto che l’e- Quanto sopra a tacere del fatto che la stessa impo- sperienza è limitata ai sensi e alla materialità mentre il stazione e attrezzatura dell’aula scolastica sono general- pensiero, cioè la ragione, attiene alla spiritualità e come mente concepite e realizzate in modo sfavorevole all’at- tale non solo è più degna di riguardo ma è anche suscet- tuarsi di esperienze costruttive, nel senso indicato, per tibile di essere coltivata a prescindere dall’esperienza. Il l’apprendimento. pensiero invece, afferma Dewey, per procedere cor- “Perciò il primo approccio a qualsiasi argomen- rettamente deve procedere proprio dall’esperienza. to nelle scuole dovrebbe essere il meno scolastico L’esperienza, anzitutto, per lo meno sotto il profilo possibile, se si vuole risvegliare il pensiero e non educativo, deve essere definita come il tentativo, il cer- insegnare delle parole. Per comprendere ciò che signi- care di fare qualcosa e la successiva esposizione alle con- fica un’esperienza o una situazione empirica, dobbiamo seguenze di ciò che si è fatto, lo svolgere un’attività e richiamare alla mente il genere di situazione che si pre- il conseguente sottostare, sottoporsi alle conseguenze. senta fuori della scuola; il genere di occupazione che in- “Non è esperienza il fatto che un bambino metta teressa e impegna l’attività nella vita ordinaria. Un esame semplicemente il dito nella fiamma; è esperienza attento dei metodi che riescono sempre fruttuosi nell’e- quando il movimento è connesso col dolore al quale ducazione ufficiale o in aritmetica o nel compitare o nella sottostà. Da ora in poi il mettere il dito nella fiam- geografia fisica o nelle lingue straniere, ci mostrerà che ma significa bruciarsi”. la loro efficienza dipende dal fatto che essi si riferi- La semplice attività senza un cambiamento riflesso su scono al tipo di situazioni che provoca la riflessione di noi, senza conseguenze, implicante un flusso in un’u- fuori della scuola, nella vita ordinaria”. nica direzione, non è esperienza, è un puro evento senza L’attività che viene proposta ai discenti deve essere tale significato e come tale non produce apprendimento. da implicare la soluzione di problemi come si porrebbero “Imparare dall’esperienza significa fare una connes- loro al di fuori della scuola, durante una conversazione sione indietro e in avanti fra quel che facciamo alle cose con altre persone o durante la lettura di un libro, vale a e quel che ne godiamo o ne soffriamo in conseguenza. dire in un contesto naturale di vita quotidiana» (Fausto In queste condizioni, il fare diventa un tentare; un Finazzi, Esperienza, metodo e importanza del knowledge esperimentare il mondo fuori di noi per formarcene of how to do per colui che apprende in Dewey, in John un’idea; e il sottostare diventa istruzione: la scoper- Dewey e pedagogia democratica del ’900, a cura di M. ta del nesso fra le cose”. Fiorucci e G. Lopez, RomaTre Press, Roma 2017). L’errore commesso dalle scuole è stato quello di sot- tintendere, di dare per scontato, di presupporre che gli IL TUO PUNTO DI VISTA Racconta allievi siano già in possesso di un’esperienza precedente- in un breve testo di quando ti è capitato di applica- mente acquisita. Da ciò consegue che le materie di inse- re il metodo del learning by doing, aggiungendo le gnamento come geografia, storia, matematica ecc. sono tue riflessioni su quest’esperienza formativa. 20 UNITÀ 1 Percorso 1 | Luoghi, forme e protagonisti dell’educazione medievale SINTESI INTERATTIVA GUARDA! PREPARARSI ALL’INTERROGAZIONE Audiosintesi Completa la mappa con le parole studiate nel percorso. Ascolta l’audiosintesi se non ricordi qualche concetto o per verificare che le tue risposte siano corrette. Esercitati a sintetizzare oralmente i passaggi chiave del percorso. Registrati per riascoltarti e tenere sotto controllo il tempo della tua esposizione (cerca di stare entro i 5 minuti). ebbe come L’educazione nel Medioevo la figura del CLERICUS , centrale un intellettuale che aveva competenze di latino, diritto, prese le mosse da teologia, arti ……………………………………………, e che si forma prima nelle scuole cattedrali e poi nelle UNIVERSITÀ ALFABETIZZAZIONE EDUCAZIONE TEOLOGICA POPOLARE che nacquero ossia promossa attraverso nelle città dove erano già presenti gli studia, ovvero l’insegnamento della la predicazione patti associativi tra docenti dottrina cristiana al degli ordini e studenti (Bologna, Parigi, popolo, attraverso: …………………………………………… Oxford ecc.) l’uso delle immagini la …………………………………………… (……………………………………………) didascalica le feste popolari e le ed ebbero rappresentazioni sacre tre diverse origini: spontanee dove grazie al rilancio dei commerci e alla per migrazione successivamente ripresa economica, nacquero le SCUOLE per …………………………………………… COMUNALI , dove si formavano i mercanti e gli …………………………………………… dando vita anche imparando che al fenomeno dei lettura, scrittura e calcolo si unirono nelle clerici vagantes, che per poter gestire le attività ……………………………………………, dando spostandosi per tutta …………………………………………… poi vita alle scuole l’…………………………………………… lingue straniere per poter di arti e mestieri, contribuirono alla interagire con i mercanti di dove veniva svolto diffusione del sapere altri paesi l’ APPRENDISTATO il quale prevedeva che gli allievi “imparassero ……………………………………………” e faceva acquisire una formazione professionale che il maestro trasmetteva all’allievo insegnandogli tutti i segreti del ……………………………………………

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