Storia d'Italia: Dalla Prima Guerra Mondiale all'Ascesa del Fascismo PDF

Summary

Questo documento tratta la storia italiana del dopo-guerra, analizzando i problemi economici e sociali che il paese dovette affrontare, come il debito pubblico e l'instabilità politica. Il testo descrive anche l'ascesa del fascismo, il Biennio Rosso e i primi anni del regime di Mussolini, includendo le riforme elettorali e l'ascesa al potere.

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DOPO GUERRA IN ITALIA (capitolo 6) Il mancato riconoscimento di Fiume e la mancata concessione dei territori di Istria e Dalmazia spingono D’Annunzio a parlare di “vittoria mutilata”. Fiume non era mai stata promessa all’Italia, a differenza di Istria e Dalmazia che erano comprese nel patto di Londr...

DOPO GUERRA IN ITALIA (capitolo 6) Il mancato riconoscimento di Fiume e la mancata concessione dei territori di Istria e Dalmazia spingono D’Annunzio a parlare di “vittoria mutilata”. Fiume non era mai stata promessa all’Italia, a differenza di Istria e Dalmazia che erano comprese nel patto di Londra, ma egli decise di conquistare la città poiché popolata prevalentemente da italiani. Le due richieste erano incompatibili tra loro, poiché da un lato erano stati promessi territori abitati da popoli non italiani, dall’altro si reclama una città solo perché popolata da italiani: nonostante questo la delegazione italiana a Parigi (composta da Emanuele Orlando e Sonnino) avanzò entrambe le richieste, respinte dagli altri stati. Fiume viene conquistata da D’Annunzio insieme ai cosiddetti legionari nel 1919, lui instaura un governo provvisorio e la situazione rimane sospesa per qualche mese mentre al governo c’era Nitti, la situazione di snoda quando torna al governo Giolitti che fa smobilitare D’Annunzio attraverso l’intervento dell’esercito, viene firmato il trattato di Rapallo e Fiume diventa indipendente anche se successivamente verrà attribuita all’Italia. Per quanto riguarda i confini, l’Italia aveva annesso una parte dell'Istria e le zone del nord est. L’Italia del dopoguerra deve affrontare numerosi problemi dal punto di vista economico e sociale. Da un punto di vista economico: c’è una situazione di crisi: debiti con paesi esteri, alto debito pubblico, problema della svalutazione della moneta, riconversione industriale, Per quanto riguarda i problemi sociali: lo stato deve occuparsi del riassorbimento dei reduci, i quali tornano con problemi fisici o mentali e devono ricevere una pensione (avevano maturato maggiore consapevolezza dei propri diritti e vogliono vivere in un sistema maggiormente controllato). Dopo Caporetto erano state fatte tantissime promesse ai soldati per spingerli a continuare a combattere: ora che la guerra era finita le classi popolari facevano queste richieste = vogliono rivendicare i propri diritti I contadini chiedono contratti migliori e paghe più alte, mentre gli operai desiderano un aumento del salario e una riduzione delle ore di lavoro: erano state fatte molte promesse ai soldati come il miglioramento delle condizioni in fabbrica o l’assegnazione di terre, che non vengono mantenute. La guerra lascia dei segni sulle persone che sono difficili da sradicare, come obbedienza e tendenza al conflitto: c’è un’abitudine alla violenza difficile da sradicare. Presidenti del consiglio tra il 1918 e il 1922 1.​ Orlando → trattative di pace 2.​ Nitti → liberale democratico: fa la riforma del sistema elettorale proporzionale 3.​ Giolitti 4.​ Bonomi 5.​ Facta Nitti è un liberale democratico che introduce il sistema elettorale proporzionale, il quale si sostituisce a quello maggioritario (meno democratico). A questo punto i maschi adulti in Italia hanno tutti il diritto di voto e vengono eliminate le leggi che causano una qualche disuguaglianza. Esiste dunque il suffragio universale maschile con un sistema elettorale proporzionale. Il biennio rosso (1919-1920) è chiamato così a causa delle proteste, scioperi e agitazioni sociali che coinvolgono in maniera omogenea tutta l’Italia. Al sud abbiamo un’agricoltura meno moderna rispetto al nord e la protesta è abbastanza spalmata sul territorio. I contadini vogliono la ridistribuzione agraria, mentre gli operai vogliono una parte di controllo sulla produzione, maggiori salari e migliori condizioni di lavoro. Inizialmente le proteste nascono come moti spontanei di fronte all’aumento del costo dei viveri, ma presto diventano occupazioni di terre e di fabbriche, influenzati dall’esperienza dei soviet in Russia. Il settore maggiormente coinvolto è quello metalmeccanico, dove gli industriali rispondono con la “serrata”, ossia la chiusura delle fabbriche al fine di impedire che venissero occupate e impedendo anche agli operai di lavorare e quindi ricevere una retribuzione. Queste proteste sono in parte gestite dai sindacati e dai partiti di sinistra, ma talvolta le richieste degli operai scavalcano la dirigenza sindacale o la dirigenza del partito, come la scelta dell’occupazione. Ci sono dei nuovi gruppi che sostengono questa radicalizzazione della lotta operaia → a Torino c’è il partito di Antonio Gramsci (fondatore del futuro partito comunista italiano). Queste proteste spaventano i grandi proprietari (proprietari terrieri, industriali) poiché si teme la rivoluzione (influsso rivoluzione russa). Giolitti aspetta che le proteste refluiscano da sole senza intervenire e nel 1920 le occupazioni terminano lasciando però un grande impatto sociale. La richiesta fondamentale degli operai, ossia quella di maggiore intervento nella produzione, non viene accolta e rimane una grande paura del pericolo rosso (ceti proletariato temono la rivoluzione socialista), avvicinandoli al nascente movimento fascista e una grande ostilità per il socialismo. All’indomani della guerra in Italia esistono vari partiti ​ Liberali (liberal-democratici, liberali conservatori) ​ Nazionalisti ​ Socialisti (PSI= massimalisti/ rivoluzionari e riformisti) ​ Nel 1919 nasce il PPI (Partito Popolare italiano) fondato da Sturzo, raccoglie consensi anche in classi diverse. È molto diffuso nelle campagne, tra i ceti medi e anche alcuni ceti proletari. Non è un partito connotato dal punto di vista della classe di riferimento ​ Nel 1921 nasce il PCI (Partito Comunista) tra i fondatori c’è Gramsci e ci sono dei nuclei importanti di intellettuali napoletani. Il partito nasce in seguito alla partecipazione alla Terza Internazionale durante la quale Lenin aveva imposto il cambiamento del nome da “socialista” a “comunista” (il PSI si rifiuta e viene fondato un altro partito). Il PSI mantiene comunque le sue anime. ​ Nasce il PSU, che nasce da una costola riformista del PSI (Partito socialista Unitario) di cui fa parte Matteotti. ​ Nel 1919 nascono i Fasci di Combattimento da cui deriva il Partito nazionale fascista di Mussolini nel 1921. Questi sono i partiti e nel 1919, durante le votazioni, socialisti e popolari (partiti di massa) ottengono dei buoni risultati. I nazionalisti e liberali hanno ancora la maggioranza ma stanno iniziando a perdere i voti. Ora, post guerra, i partiti di massa sono in grado di mobilitarsi e cercare consensi Negli stessi anni degli eventi di Fiume inizia a prendere piede il movimento fascista guidato da Benito Mussolini, uomo che intorno agli anni dieci aveva mutato radicalmente la sua posizione politica: nel 1910 era segretario del Partito Socialista e ostentava posizioni repubblicane e anticlericali. Nel 1912 si era affermato come leader nazionale del socialismo rivoluzionario, anche con l'appoggio della sua stessa rivista “Avanti!”. Dopo la presa di posizione a favore dell’entrata in guerra Mussolini aveva fondato un nuovo giornale “Il Popolo d’Italia”, filointerventista e nazionalista. Il 23.03.1919 Mussolini fonda il “fascio da combattimento”, a cui aderirono diverse persone, come ex socialisti, conservatori indignati e studenti. In concomitanza con la fondazione di questo movimento viene presentato il “programma di San Sepolcro”, contenente i principi e gli obiettivi del movimento: -​ richieste di riforme economiche e sociali radicali -​ anticlericalismo -​ fondazione di una repubblica. A partire dal 1920 il fascismo si propose come una nuova forza di destra che aveva come scopi la tutela della proprietà privata e gli interessi della borghesia produttiva, al fine di arginare il movimento socialista: per fare ciò il movimento doveva trasformarsi in un partito organizzato. Lo strumento utilizzato contro il movimento socialista furono le squadre d’azione, ossia formazioni armate che volevano smantellare il sistema di leghe rosse con metodi violenti (chiamate squadracce fasciste o camicie nere). I fasci di combattimento ottennero un grande successo e iniziarono ad essere sovvenzionati dai proprietari terrieri (fascismo agrario), inoltre il numero dei membri aumentò (i leader erano esclusivamente dei ceti medi): il successo è riconducibile a diversi fattori, come l’impreparazione dei socialisti, la debolezza delle istituzioni liberali e l’atteggiamento benevolo delle istituzioni stesse. Nel 1921 Giolitti indice delle nuove elezioni e si ha la formazione dei “blocchi nazionali”, ossia coalizioni per contrastare le forze socialiste e cattoliche e le elezioni furono precedute da forti violenze squadriste. Nonostante questo il Partito socialista e il Partito Popolare ottennero un forte consenso, mentre i fascisti ottennero un forte riconoscimento politico e entrarono in parlamento. Il 3.08.1921, grazie alla mediazione del capo di governo Bonomi, fu stipulato un patto di pacificazione tra socialisti e fascisti, condiviso da Mussolini (che temeva di perdere l’appoggio della borghesia), ma non da alcuni capi fascisti di provincia (Italo Balbo/ Farinacci). Si determinò una crisi interna al movimento che fu sanata solo dalla trasformazione del movimento fascista in Partito Nazionale Fascista (PNF). Il programma del nuovo partito abbandonò la volontà di una repubblica (per non inimicarsi la monarchia) e lasciò cadere la critica alla grande industria e al capitalismo, mantenendo l’ostilità verso il socialismo e il liberalismo: il programma fascista richiamava l’idea di uno Stato forte e la necessità di una politica di potenza. Nel febbraio del 1922 salì al governo Facta e Mussolini maturò l’idea di conquistare il potere, spingendo affinchè Facta venisse rimosso e venisse nominato un nuovo esecutivo con la partecipazione fascista. Indisse dunque la marcia su Roma, utilizzata come strumento di pressione affinché il governo cedesse il potere. Il 27 ottobre iniziò la mobilitazione delle forze armate fasciste e la richiesta di Facta di proclamare lo stato d'assedio fu respinta da Vittorio Emanuele III, che temeva un ulteriore aggravamento della situazione. La Marcia su Roma ebbe il successo sperato e Mussolini ottenne per sé il ruolo di capo del governo il 30.10.1922: il nuovo governo fu presentato con un discorso di Mussolini in Parlamento che confermava l’ostilità fascista verso i valori dell democrazia e del liberalismo. Dopo essere stato nominato presidente del Consiglio, Mussolini ha intenzione di collaborare con la vecchia classe dirigente e rassicurare gli estremisti fascisti:per questo, durante il discorso in Parlamento, definisce il Parlamento un organismo inutile. I suoi intenti sono quelli di debolire il Parlamento, promuovere riforme radicali e fascistizzare lo Stato. Il primo provvedimento fu la “Legge dei pieni poteri”, con cui furono attribuite al Partito delle funzioni del Parlamento, in seguito fondò Il Gran Consiglio del Fascismo, con il compito di consigliare il governo sulle linee guida da seguire e promuovere le leggi (formato da dirigenti fascisti nominati da Mussolini), e la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale,una forza armata statale e di partito, che rispondeva agli ordini del re ma anche del leader fascista e ufficializza le forze armate (in precedenza illegali). -​ incrementa le funzioni del governo = rafforza l’esecutivo -​ inquadra le squadre d’azione = vengono legalizzate, diventano milizia volontaria per la sicurezza nazionale, diventano una sorta di istituzione per lo stato. (si tratta comunque di una milizia di partito) Nel novembre del 1923 Mussolini promulgò la legge Acerbo, che prevedeva che il partito che avesse ottenuto il 25% dei voti avrebbe avuto diritto ai due terzi dei seggi parlamentari (66/100), al fine di assicurarsi una maggioranza e creare un governo con basi solide. Durante le elezioni del 1924 i fascisti si candidarono all’interno della “lista nazionale” = “listone” ottenendo il 65% dei voti, mentre gli altri partiti non riuscirono a far fronte comune e rimasero frammentati. Questa legge fu successivamente definita un vero e proprio “suicidio” poichè consegnò pieni poteri a Mussolini, aiutato da un’abile e violentissima propaganda elettorale. Nel 1924 un membro del PSU, Giacomo Matteotti, decise di denunciare alla Camera le violenze fasciste nei confronti dell’opposizione chiedendo l’annullamento delle elezioni. Pochi giorni dopo, il 10.06.1924, Matteotti fu rapito e assassinato da dei sicari fascisti, generando grande indignazione e suscitando forti critiche nei confronti del governo. Il Parlamento (tutti i partiti politici tranne quello comunista) decise di reagire astenendosi dai lavori parlamentari fino a quando il re non avesse riportato la legalità: la protesta è conosciuta come secessione dell’Aventino, ma fallì a causa di Vittorio Emanuele III → è un gesto forte, fanno fatica però a mobilitare le piazze. Inizialmente Mussolini tentò di tranquillizzare l’opinione pubblica negando la sua responsabilità l'accaduto e pretendo e dimissioni dei responsabili, ma questo scatenò le critiche dei fascisti anche più radicali, che la videro come un’occasione per eliminare le opposizioni al governo e dare inizio alla rivoluzione fascista. Il 3.01.1925 Mussolini tenne un discorso in Parlamento con il quale si assunse piena responsabilità dell’assassinio di Matteotti e minacciò di dare sfogo alla violenza squadrista contro tutti i suoi avversari. In questo modo legittima la violenza come strumento politico lecito. Questo discorso è il punto di svolta; parla di sé e sembra essere investito del potere direttamente dal popolo. “La soluzione è nella forza” In seguito a questo discorso viene costruito un regime totalitario, lo Stato diventa accentrato e tra il 1925 e il 1926 vengono varate le leggi fascistissime, le quali prevedono: 1.​ un aumento dei poteri del capo del governo: facoltà di emanare le leggi che viene sottratta al parlamento. Questo rafforzamento dell’esecutivo si vede bene anche nella riforma dell’amministrazione locale: a capo delle città non c’è più il sindaco, ma viene sostituito dal podestà che risponde al governo (partito fascista), è di nomina centrale, non più della cittadinanza 2.​ I deputati aventiniani vengono dichiarati decaduti 3.​ vengono messi fuori legge tutti i partiti. Rimane solo il partito fascista. 4.​ Pluralismo di opposizione: viene abolita la libertà di stampa e i giornali che non sono allineati alle idee del partito fascista vengono chiusi 5.​ Provvedimenti per reprimere qualunque tipo di dissenso: chi è sospetto di attività sovversiva può essere mandato al confino, ossia un provvedimento senza processo (paesi sperduti per allontanarlo dalla loro attività, ex. Carlo Levi in cristo si è fermato a Eboli). Il confino è un provvedimento che esisteva già, ma veniva ampiamente utilizzato in questo periodo. E’ una procedura che serve a disincentivare la pericolosità di queste persone (es. isole tremiti, ventotene). 6.​ Viene reintrodotta la pena di morte e un tribunale speciale per la difesa dello stato: ci sono tantissimi processi con lunghi periodi di reclusione. 7.​ Nel 1927 nasce la ovra → polizia politica per intercettare gli oppositori politici. 8.​ I sindacati vengono sciolti e quello fascista perde potere 9.​ Viene abrogato il diritto di sciopero 10.​Negli anni ‘30 l’obiettivo fascista è ridare vita alle corporazioni nel senso medievale del termine 11.​Ai dipendenti pubblici viene chiesta la tessera del partito per lavorare. C’è un momento di particolare violenza fascista e alcuni uomini politici importanti come Gobetti vengono uccisi o malmenati fino alla morte. ? Il 431.10.1986 si verifica un attentato a Mussolini che porta alla liquidazione di qualsiasi tipo di opposizione politica, con provvedimenti come l’abolizione della libertà di stampa, di associazione, di parola, la reintroduzione della pena di morte (codice Rocco) e l’introduzione d una polizia politica, l’OVRA e di un Tribunale speciale per la difesa dello Stato (una delle vittime fu Antonio Gramsci, capo del PCI). Siccome il partito fascista era l’unico ammesso, gli oppositori di Mussolini erano considerati nemici dello stato, venivano spesso ridotti al silenzio, minacciati o uccisi. Molti oppositori fuggirono dall’Italia, dando vita al fenomeno del fuoriuscitismo, per continuare la lotta antifascista dall’estero.Un gruppo di giovani fondò il movimento Giustizia e Libertà (GL) e proponeva un socialismo di tipo liberale, di matrice democratica e repubblicana, ma il leader fu assassinato da estremisti fascisti. Nel 1928 viene approvata una nuova legge elettorale nonostante ci sia solo un partito. Le elezioni prevedevano che Il Gran consiglio del fascismo, nato all’indomani della marcia su Roma, stilasse un elenco di candidati e l'elettore potesse scegliere se lo vuole o non lo vuole, ma le schede di chi vota sì o no sono diverse, quindi il voto non è segreto: il partito fascista, in seguito a queste elezioni, ottiene il 98% di consensi. Questo risultato fu permesso anche grazie all'avvicinamento del fascismo alla Chiesa. RAPPORTO STATO-CHIESA Mussolini aveva espresso un atteggiamento anticlericale sin dall’inizio della sua carriera, ma quando deve assumere una veste presentabile per diventare un interlocutore accettabile e quando mira a gestire il potere, Mussolini si rende conto che gran parte dei cittadini sono di fede cattolica e la Chiesa ha un peso. C’è un abbandono dell’idea di origine e un avvicinamento alla chiesa. Nel 1923 viene varata la riforma Gentile che prevede: -​ l’insegnamento di religione nelle scuole elementari -​ viene inserito l’esame di stato per rendere uguale il titolo di studio tra la scuola pubblica e privata. Si apre la questione romana, ossia la difficoltà di rapporti tra stato e chiesa. Pio XI conduce in via diplomatica i patti lateranensi, firmati ufficialmente nel 1929 e composti da tre provvedimenti: 1.​ Patto Bilaterale = il regno di Italia riconosce come sovrano il Vaticano e la chiesa riconosce lo stato italiano come stato legittimo 2.​ Convenzione finanziaria = indennizzo economico che l’Italia paga alla santa sede rispetto ai territori del ‘70 che aveva perso 3.​ Concordato = mette in discussione il principio di laicità dello stato. La religione viene insegnata in tutte le scuole, il matrimonio religioso diventa valido anche sotto il punto di vista civile, i preti non erano tenuti a fare il servizio militare ma devono giurare fedeltà allo Stato, i preti erano esclusi dai pubblici uffici e la religione cattolica divenne religione ufficiale dello stato italiano: si assottiglia il confine stato-chiesa. Mussolini, presentandosi come uomo della provvidenza, ottiene un grande consenso con i patti lateranensi poiché si crea una buona immagine in uno stato prevalentemente cattolico e il cattolicesimo ottiene una posizione di privilegio a livello nazionale. Nel 1984 viene fatta una revisione. COSTRUZIONE DEL CONSENSO In questo periodo viene fatto un uso spropositato e indrottinatorio della propaganda per acquisire consenso, infatti il fascismo non si basava solo sulla repressione ma anche su una forte ricerca del consenso, favorito dall’ingresso delle masse nella scena politica. Mussolini assunse l’appellativo di “duce” e si diffuse un vero e proprio culto della sua persona. Il regime ottenne il controllo sulla formazione dei giovani per costruire la loro opinione sin da piccoli, nel 1923 viene approvata la riforma Gentile, con cui si crea una scuola autoritaria e classista. La riforma prevedeva l’obbligo scolastico fino alla quinta elementare, per accedere al liceo era necessario frequentare la scuola media e solo con il liceo classico si poteva accedere all'università. Nel 1928 viene introdotto il testo unico alle elementari che porta a un’ assenza di libertà di insegnamento, inoltre libri e quaderni avevano copertine indottrinatori. Ai docenti viene richiesto un giuramento di fedeltà al partito fascista e solo 12 si rifiutano. L’inquadramento dei giovani è fondamentale per il fascismo, i ragazzi vengono divisi per associazioni di tipo militare in base a età e sesso, che facevano capo all’Opera Nazionale Balilla. Tutte le organizzazioni fasciste giovanili vengono riunite nella “Gioventù italiana del littorio", tutti gli studenti hanno una divisa e sfilano in determinate occasioni al fine di creare un popolo guerriero. Il tempo libero è controllato, si organizzano attività ludiche e sportive tramite l’Opera nazionale dopolavoro e c’è un forte controllo dei mezzi di comunicazione (soprattutto della radio). La radio e i cinegiornali sono potenti mezzi di comunicazione utilizzati a fini propagandistici, che furono nazionalizzati e passati sotto il controllo del capo del governo. Sopravvivono solo i giornali che si piegano alle richieste del regime, le indicazioni su quali notizie comunicare vengono date dalle "veline" e nasce il MinCulPop per controllare i mezzi di comunicazione di massa, ossia un ministero con il compito di dare direttive su cosa pubblicare e che sottopone i giornali ad un’attenta censura. SCHEDA CLASSROOM Vengono fondate delle istituzioni come l’istituto Luce, la Rai (che si chiamava EIAR=ente italiano audizioni radiofoniche) e Cinecittà. Il cinema del periodo è fatto da produzioni di intrattenimento o film che celebrano la romanità. Il controllo sulla cultura alta si ottiene attraverso l’istituto fascista di cultura. C’è il tentativo di scoraggiare il ruolo delle donne nel mondo del lavoro poiché la donna è considerata la custode del focolare domestico, con il solo ruolo di madre e moglie. L’opera nazionale maternità e infanzia (ONMI) aiuta le donne, nasce per sostenere le donne in maternità con l’obiettivo di combattere una battaglia per la crescita demografica. Vengono introdotte leggi che vietano alle donne l’accesso a cariche prestigiose, l’aborto diventa un crimine contro lo Stato e vengono istituiti premi per le famiglie numerose e tassi per i celibi. Inoltre nacquero delle istituzioni particolari femminili come i Fasci femminili. C'è una particolare attenzione alla lingua, gli italiani si devono esprimere solo in italiano in una specie di autarchia linguistica al fine di eliminare le parole non italiane dal linguaggio. Bisogna cercare di sradicare i dialetti e c’è una violenta campagna di imposizione di lingua italiana alle minoranze, vengono italianizzati i toponimi e i cognomi al fine di arrivare ad un superamento della “vecchia Italia”. Sono organizzate molte manifestazioni pubbliche come discorsi ed eventi sportivi per trasmettere un messaggio di Italia compatta intorno al suo duce. C’è una politica demografica precisa, Mussolini vuole che la popolazione italiana cresca: viene disincentivato il ruolo delle donne nel lavoro. Nasce un vero e proprio culto della Roma imperiale, vengono introdotti simboli come il fascio littorio e l’aquila imperiale, il saluto romano e le forme architettoniche e statuarie rimandano a quel mondo: esso diventa un modello a cui tornare. POLITICA ECONOMICA La politica economica si divide in due fasi: 1922-1925 e 1925+ in poi Nei primissimi anni di governo, Mussolini porta avanti una politica improntata al liberismo economico, al fine di ottenere il favore degli industriali e dei proprietari terrieri. Tra la prima e la seconda fase cambiano anche i ministri. La seconda fase, dal 1925 in poi, prevede un forte intervento statale, lo stato deve intervenire, governare, disciplinare e orientare l’economia. Si parla addirittura di capitalismo di stato, che diventa progressivamente banchiere e imprenditore. La battaglia del grano e la quota 90 sono due eventi importanti in questo periodo. -​ La battaglia del grano è l’adozione di un radicale protezionismo per il commercio del grano, affinché l’Italia diventi autosufficiente nel piano della produzione cerealicola. Si chiede di produrre tutto il grano necessario all’Italia, anche a costo di eliminare altre coltivazioni redditizie perché adatte al clima o all’esportazione. Sul grano straniero invece vengono imposti pesanti dazi. La produzione del grano cresce, ma si riducono le esportazioni all’estero. L'aspetto positivo di questo provvedimento è lo sfruttamento dei terreni incolti del Meridione e delle terre paludose del Lazio. -​ Quota 90 è un piano di rivalutazione della lira, che era stata svalutata nel corso del tempo. La svalutazione della lira è un problema da più punti di vista perché mette in difficoltà i risparmiatori, i risparmi perdono valore nel tempo, inoltre una moneta svalutata racconta di un paese in difficoltà sul piano economico. Per ragioni di prestigio e per rassicurare i ceti medi Mussolini decide di rivalutare la lira e il cambio lire-sterlina deve arrivare a quota 90. La battaglia della moneta viene vinta e il risparmio viene protetto. Questa “battaglia della lira” viene vinta, ma con conseguenze negative sulle esportazioni: i prodotti italiani costano di più = esportazioni penalizzate Alla fine degli anni 20 la crisi del 1929 (usa) si ripercuote su tutti i paesi, ma non è così devastante come lo è in altri stati perché l’Italia è un paese ancora poco industrializzato e quindi meno inserita nel piano internazionale. Mussolini tende a promuovere e tutelare gli interessi delle classi proprietarie e sacrificare gli interessi delle classi lavoratrici: i salari tendono a ridursi (anche perché i sindacati non esistono più) e le condizioni dei lavoratori tendono a peggiorare. L’Italia è un paese ancora meno moderno, in cui il reddito medio è più basso, il reddito mensile è dedicato alle cose fondamentali tipo l’alimentazione. Cresce durante gli anni del fascismo il numero di impiegati soprattutto pubblici (settore terziario) perché si allarga l’apparato burocratico dello stato. Un altro provvedimento preso per affrontare i contraccolpi della crisi del 1929 è il lancio delle campagne per i lavori pubblici al fine di dar lavoro ai disoccupati e in questo progetto si colloca il piano di bonifica delle zone paludose (in Italia c’era ancora la malaria trasmessa dalle zanzare) per trasformare i territori in zone coltivabili. La bonifica delle paludi dell'agro pontino è effettivamente riuscita. Quell’area viene divisa in lotti in cui si stabiliscono delle aziende agrarie. Vengono anche costruite delle città in questi territori come Sabauda, Littoria. Mussolini non incoraggia l’urbanizzazione e le città sono descritte come negative rispetto alla vita di campagna, più sana e tradizionale. I grandi flussi migratori che avevano caratterizzato l’Italia si interrompono. Vengono fondati due importanti enti che si chiamano IMI (istituto Mobiliare Italiano) e IRI (istituto per la ricostruzione industriale) nel 1931 e 1933 e trasformano l’Italia in uno stato imprenditore e banchiere, che diventa un soggetto economico diretto senza mediazione, o finanziando opere pubbliche o si compra le azioni. Diventa uno stato imprenditore e si parla di dirigismo statale perché l’economia è diretta dallo Stato, cosa che non ci si aspetterebbe da uno stato capitalista. Qua abbiamo uno stato dirigista e interventista. Nel 1925 c’è la battaglia del grano e si tassa fortemente il grano proveniente dall’estero. L’idea dell’autosufficienza economica diventa estrema dopo la guerra d’Etiopia, una guerra di aggressione che doveva essere punita con pesanti sanzioni dalla società delle nazioni. Le sanzioni però non sono così gravi perchè nella società delle nazioni ci sono partner economici dell’Italia. Mussolini dice che le altre nazioni stanno ostacolando l’Italia e la parola d’ordine diventa “autarchia” ossia auto sufficienza e auto-produzione. I prodotti che non si possono produrre vengono sostituiti dai surrogati. Il fascismo ha in mente di regolare i rapporti tra capitale e lavoro sia in base al modello capitalista sia quello socialista attraverso il corporativismo: non deve esistere la lotta di classe perché gli interessi devono essere subordinati al bene dello stato (rimando a interclassismo cattolico). Si propone di organizzare tutti i settori economici in corporazioni (modello medievale), le quali vengono lanciate alla fine degli anni ‘20, ma le corporazioni vere e proprie vengono istituite alla metà degli anni ‘30. Il concetto è che all’interno delle corporazioni si armonizzino gli interessi di classe per il bene statale, ma in pratica si favoriscono gli interessi della classe dirigente affinché lo stato ottenga il loro favore. Nel 1939 il parlamento (composto da senato e camera dei deputati) viene sostituito dalla camera dei fasci e delle corporazioni. POLITICA ESTERA Dell’ideologia fascista fa parte un acceso nazionalismo, negli anni ‘20 non ci sono grandi iniziative in politica estera al di fuori della questione della vittoria mutilata perché Mussolini sceglie di seguire una linea prudente e moderata per ottenere la legittimazione del suo governo in Europa. In questi anni l’impresa più importante è la riconquista della Libia, già conquistata da Giolitti ma in modo più nominale che effettivo, l’Italia infatti possedeva solo una striscia costiera, mentre la zona interna era segnata da una logorante guerriglia. Ora si tenta di assumere un controllo reale e Mussolini si presenta come un baricentro delle relazioni internazionali europee (le cose si complicano con Hitler). Tra il 1921 e il 1930 si tenta una “riconquista” del mare nostrum che termina con una “pacificazione” della Libia, ossia una violenta repressione di qualsiasi resistenza locale. Nel 1925 viene firmato il Patto di Locarno, che prevedeva il reciproco riconoscimento delle frontiere franco-tedesche riconosciute con il trattato di Versailles e sembra superare la tradizionale rivalità tra le due potenze. Questi anni sembrano promettere una relazione più distesa tra i vari stati europei e sembra esserci un clima positivo, ma le cose iniziano a cambiare negli anni ‘30 (Mussolini è ministro degli esteri). Nel 1933 Hitler diventa cancelliere e tra la Germania nazista e l’Italia fascista ci sono affinità ideologiche, ma Hitler fa subito azioni concrete per superare il patto di Locarno e prende iniziative importanti che destabilizzano la situazione europea. Il trattato di Versailles vietava l’unificazione di Germania e Austria e Mussolini si mostra inizialmente contrario a questa unificazione, arrivando addirittura a firmare gli accordi di Stresa con Francia e Gran Bretagna. Hitler prende provvedimenti aggressivi molto forti, violando le clausole del trattato di Versailles: Hitler riarma la Germania. Conferenza di Stresa condanna le iniziative di Hitler e Mussolini è d’accordo, allineandosi con Francia e Gran Bretagna. Dal 1935 inizia un avvicinamento tra Italia e Germania, stesso anno in cui Mussolini decide la guerra di Etiopia, ritenendo che l’Italia sia troppo piccola sul piano coloniale. Nel 1936 l’Italia strinse con la Germania l’Asse Roma-Berlino, alleanza che si consolida con la conferenza di Monaco del 1938. L’Italia aveva già provato alla fine dell’800 fallendo con la battaglia di Adua e ora Mussolini decide di riprovare con lo stesso obiettivo (Etiopia era uno dei pochi territori non ancora colonizzati). Nel 1935 inizia la guerra di Etiopia condotta da importanti esponenti del partito fascista (De Bono, maresciallo Graziani con metodi violentissimi, Badoglio) durante cui vengono combattuti numerosi crimini di guerra. La guerra viene combattuta con bombordamenti aerei e gas asfissianti, ricevendo molte critiche estere. L’Italia vince e Mussolini ottiene un grande successo sul piano internazionale. Durante la guerra la società delle nazioni vota delle sanzioni economiche per l’Italia che aveva attaccato uno stato sovrano ma sono sanzioni più simboliche che effettivamente dannose per l’Italia. Mussolini sfrutta questa situazione per accusare le grandi potenze di non voler permettere all’Italia la sua legittima espansione presentando la comunità internazionale come uno schieramento per sfigurare e umiliare l’Italia. Mussolini chiede ai cittadini di regalare la fede nuziale al paese con la campagna “Giornata della fede” per dimostrare la lealtà al paese e far fronte a queste sanzioni: la campagna riscontra grande successo. È un momento positivo per il fascismo in cui c’è un forte consenso. Gli anni a un certo punto iniziano a essere contati dalla nascita del fascismo. Nel 1939 viene proclamata la nascita dell’Impero e dell’AOI (africa orientale italiana) che comprendeva Etiopia, Somalia. Dopo la guerra di Etiopia l’Italia si trova in una condizione di isolamento internazionale e si avvicina alla Germania nazista con cui condivide un impianto ideologico simile anche se potrebbero esserci degli interessi in conflitto (espansione nella stessa direzione). Nel 1936 viene ufficialmente firmato l’Asse Roma-Berlino e la prova di questa nuova alleanza 1.​ La partecipazione di Italia e Germania alla guerra sociale in Spagna a favore dei fascisti di Francisco Franco. 2.​ Patto anti-komintern = Alleanza anticomunista che viene sottoscritta anche dal Giappone (alleato Francia e Germania) in cui c’è una forma di regime autoritario omologa. 3.​ successiva al 1938 (annessione tedesca dell’austria): nel 1939 viene firmato il patto d’acciaio: lega italia-germania militarmente, si tratta di un patto militare LEGGI RAZZIALI Il razzismo è un elemento intrinseco di quest’ideologia di destra come fascismo e nazismo, perchè si basano su una gerarchia di gruppi distinti. Il razzismo è evidente anche quando si tratta di confrontarsi con le colonie e con i popoli che entrano a far parte dell'impero italiano. Le relazioni celebrate da faccetta nera non andavano bene perché il figlio di questa relazione era un problema in quanto apparteneva a una sorta di razza mista che indeboliva la razza italiana e l’antisemitismo rientra in questa categoria di razzismo rivolto a un popolo particolare, ma viene declinata in chiave biologica. L’antisemitismo ha un fondamento di tipo biologico che si diffonde in tutta Europa. In Italia c’è una comunità ebraica sostanzialmente integrata, ma poco dopo l’antisemitismo diventa più centrale per il fascismo. L’emanazione delle leggi razziali non dipende dall’avvicinamento a Hitler, ma coincide con l’ideologia nazista (leggi di Norimberga). In Italia le leggi razziali vengono emanate nel 1938 e diventano il manifesto degli scienziati razzisti per dimostrare che il concetto di razza è biologico, esiste una pura razza italiana ed è necessario fare una distinzione tra occidentali mediterranei e asiatici/ africani, gli ebrei non appartengono alla razza italiana e i caratteri fisici e biologici italiani non devono essere contaminati. C’è il bisogno di conservare la razza ariana. Sulla base di questo manifesto vengono emanate le leggi razziali. Discorso di Trieste, il fascismo di confine diventa molto violento: Mussolini afferma che è ora di dichiarare che esistono differenze tra razze e superiorità nettissime. Il problema ebraico è un aspetto di questo fenomeno e l’ebreo diventa un nemico irreconciliabile. A partire dall’autunno del 1938 gli studenti ebrei vengono esclusi dalle scuole superiori e segregati in classi separate alle elementari, mentre i docenti non possono più insegnare. Essere ebreo significava avere una discendenza ebraica, ma non era questione di religione. Progressivamente vengono estese le violazioni e i divieti per gli ebrei (non potevano la radio). Perdono diritti arrivando a non essere cittadini pari agli altri. Si diffonde la questione dei matrimoni misti per paura di contaminazione della razza. Una questione problematica è la posizione della Chiesa cattolica, che non prende una posizione netta. Era appena morto Pio XI e Pio XII diventa papa nel 1939: è innamorato della Germania e non prende una posizione ufficiale di condanna. Ci saranno solo singole iniziative dei religiosi e dei sacerdoti per aiutare gli ebrei, ma mai da parte della Chiesa cattolica ufficiale che si è astenuta dal prendere una posizione. In questi anni c’è una sorta di antifascismo, anche se in Italia non è ammesso, quindi molti antifascisti pagano con la vita specialmente in seguito all’emanazione delle leggi fascistissime. Tra questi vi è Gobetti che viene picchiato dai fascisti, si reca in Francia e muore poco dopo, o Gramsci, uno dei fondatori del PCI che viene incarcerato per 10 anni e muore là, mentre altri antifascisti ancora si recano all’estero dove provano a fare “attività antifascista”. In Italia rimane la rete comunista che tenta di fare attività contro il fascismo o si recano all’estero (Sturzo, militanti del PSI, Togliatti) spesso si rifugiano in Francia: il fenomeno prende il nome di fuoriuscitismo. Danno vita alla “concentrazione antifascista” a Parigi per sensibilizzare sulla situazione politica italiana, ma con possibilità ovviamente ridotte. Poi nasce il movimento “Giustizia e libertà” che tenta di tenere insieme la tradizione liberal-democratica + socialista e quella antifascista, ma sarà importante anche per la resistenza e per il movimento dei partigiani. Il movimento era formato dai fratelli Rosselli, Emilio Lussu… ma alla fine anche chi è all’estero rischia: i fratelli Rosselli vengono uccisi in Francia. Manifesto degli intellettuali fascisti e antifascisti Giovanni Gentile è uno dei più importanti ministri e intellettuali per il fascismo (ministro dell’istruzione), infatti pubblica il manifesto degli intellettuali fascisti a cui esprime il sostegno per il regime. A questo manifesto risponde il liberale Benedetto Croce che è uno dei più importanti intellettuali antifascisti e scrive il manifesto degli intellettuali antifascisti (è l’unico intellettuale a esprimere un pensiero antifascista e non essere ucciso grazie alla sua posizione di primo piano che lo metterà al riparo). Rimane un antifascismo di parola e non di attiva azione, però con la sua rivista e con il suo manifesto è una voce di dissenso che non viene tacitata. Era protetto da questa sua posizione di intellettuale di primissimo piano conosciuto anche fuori dall’italia. C’è la difficoltà nel costruire un fronte unitario contro il fascismo che divide la sinistra: i comunisti si riconoscevano nel modello sovietico che non piace ai socialisti e ai socialdemocratici. Le due parti non trovano un accordo comune e questo favorisce l’altra parte. Questa difficoltà si supera solo negli ‘30. Nel 1935 durante il congresso dei comintern ci si inizia a preoccupare del pericolo delle destre che si stanno diffondendo velocemente in tutta Europa ed è necessario superare le divergenze e organizzarsi contro, solo da quel momento le sinistre iniziano a lavorare insieme. L’accordo produce i “fronti popolari” ossia alleanze della sinistra per evitare che le destre salissero al potere: succede nel 1936 in Francia e Spagna, ma in Spagna la sinistra vince e c’è il colpo di stato di Francisco Franco con il franchismo. Alcune difficoltà dell’ antifascismo sono date dall'opposizione delle diverse anime dell’ antifascismo che non vanno d’accordo su tante altre cose e questo si rivela favorevole al fascismo. Gobetti descrive il fascismo come "l'autobiografia della nazione”, in quanto l’italiano riduce la lotta politica per pigrizia, si affida a un leader per non impegnarsi. C’è stata la speranza che l’avvento del fascismo portasse gli uomini a lottare per la propria idea antifascista, ma non è accaduto. I ceti medi sono il bacino di riferimento del fascismo. Per il quieto vivere gli italiani accettano qualunque cosa.