Il Cinema Sotto Il Fascismo PDF

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Lezione sul cinema sotto il fascismo, analizzando i valori, i progetti e l'impatto del regime sulla vita dei cittadini. L'articolo discute l'ideologia fascista, i cinegiornali, la modernizzazione del paese e le guerre coloniali. Inoltre, si analizza la censura cinematografica e l'industria cinematografica nazionale.

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Il cinema sotto il fascismo venerdì 27 settembre 2024 17:12 LEZIONE 5 Il cinema sotto il fascismo → Valori e progetti del regime: L'ideologia fascista non entrò solo nelle istituzioni ma iniziò a permeare ogni aspetto della vita dei cittadini. La retorica utilizzata, ad esempio, dai cinegiorn...

Il cinema sotto il fascismo venerdì 27 settembre 2024 17:12 LEZIONE 5 Il cinema sotto il fascismo → Valori e progetti del regime: L'ideologia fascista non entrò solo nelle istituzioni ma iniziò a permeare ogni aspetto della vita dei cittadini. La retorica utilizzata, ad esempio, dai cinegiornali LUCE puntava infatti ad innalzare la figura di Mussolini che, per certi versi, rappresentò il vero divo italiano dell'epoca. Tra i motivi di vanto del regime c'erano sicuramente le azioni di modernizzazione del Paese - come mostrato nel cinegiornale dedicato all'esposizione internazionale di Barcellona che ospitò automobili italiane - e il progetto delle città di fondazione. Queste ultime facevano parte di un disegno urbanistico che prevedeva la bonifica di diverse paludi e la costruzione di nuovi complessi abitativi e di fabbriche; in breve tempo si avviò così una sorta di "deportazione volontaria" di migliaia di cittadini italiani a cui venne offerto un nuovo alloggio e un posto di lavoro. In tutto ciò impossibile non notare come l'industrializzazione avviata dalla dittatura andasse in contrasto con l'orgoglio delle origini rurali del Paese, su cui la propaganda aveva sempre fatto leva. Discorso di Mussolini a Palazzo Venezia L'Italia aveva inoltre iniziato una serie di guerre coloniali tra i Paesi Balcanici e l'Africa che causarono più di una sanzione dalla Società delle Nazioni. Nel 1937 Mussolini annuncia l'uscita dell'Italia dalla Società delle Nazioni, definendola "barcollante tempio, dove non si lavora per la pace ma si prepara la guerra". È il 1938 ad essere l'anno di svolta: da una parte entrano in vigore le leggi razziali contro gli ebrei, dall'altra la Legge Alfieri vieta l'esportazione dei prodotti italiani e l'importazione di prodotti esteri (tra cui i film) nel Paese. Tale provvedimento causò un improvviso buco nel rifornimento di materia prima, tra cui il ferro, essenziale per la fortificazione dell'armamentario bellico. Per ovviare a questa mancanza i cittadini italiani, più o meno volontariamente, si privano di oggetti comuni o preziosi beni di metallo che - come mostrato dai cinegiornali - vengono raccolti dallo Stato. Luigi Pirandello dona alla patria la medaglia del premio Nobel Il fascismo e l'atteggiamento di Mussolini dimostrarono una perenne contraddizione nelle intenzioni esposte al Paese: il regime si riempie continuamente la bocca di promesse di pace, ma nei fatti la corsa al riarmo e la glorificazione delle forze militari non suggerivano altro che un preambolo di guerra. Il fascismo viene ricordato come "totalitarismo imperfetto" poiché sopravvivono, oltre al partito, due fonti di potere: Chiesa e Lezioni Pagina 1 Il fascismo viene ricordato come "totalitarismo imperfetto" poiché sopravvivono, oltre al partito, due fonti di potere: Chiesa e monarchia. Il potere fascista non è solo frutto del carisma individuale del Duce e del potere militare, ma anche di una serie di compromessi: - L'impostazione dello statuto albertino rimane formalmente - L'11 febbraio 1929 vennero firmati tra Mussolini ed il cardinale Gasparri i Patti Lateranensi - Principio del panem et circenses → Controllo delle masse: A differenza dei tradizionali totalitarismi che cercano di reprimere il più possibile le masse, in modo da renderle inermi, nella dittatura fascista si cerca di mobilitare costantemente il popolo, in modo tale da farlo sentire coinvolto in un progetto che avrebbe reso grande il Paese. Tra gli strumenti utilizzati per accalappiare consensi c'è ovviamente anche il cinema e l'intrattenimento in generale. Mussolini stanzia cifre ingenti per la produzione dei cinegiornali e li tiene sotto il suo controllo, ma il cinema è costruito sulle narrazioni fittizie e - negli anni '20 e '30 - i maggiori successi di pubblico sono film americani. Ancora una volta il Duce giocò la carta del compromesso, accettando di buon grado che il popolo italiano si intrattenesse con le pellicole straniere, che di fatto risultavano o innocue o in linea con gli ideali fascisti (ruoli di genere definiti, enfasi sulla lealtà alla patria) La cinematografia italiana è azzerata, eccezion fatta per il caso di Stefano Pittaluga, distributore che con i suoi guadagni apre diverse sale e ragiona nei termini di una integrazione verticale. Integrazione verticale è un'espressione che nella microeconomia e nel management strategico descrive la scelta di un'impresa produttrice o assemblatrice di un certo prodotto di integrare all'interno della propria attività un maggior numero di "passaggi intermedi" necessari all'ottenimento del prodotto finito. Così facendo si ha la certezza, da una parte, che il prodotto arriverà al consumatore, dall'altra, che gli introiti rimangano interamente nelle mani del distributore/esercente. Pittaluga negli anni '30 diventa anche produttore, ruolo che entra in conflitto con il suo ruolo di distributore, e riempie il campo rimasto scoperto delle pellicole di gusto tipicamente italiano. → Cinematografia nazionale: I film prodotti da Pittaluga rientrano principalmente nel filone dei "forzuti", infatti il suo più grande successo è la serie di Maciste, personaggio inverosimilmente muscoloso - interpretato da Bartolomeo Pagano - che conquista in poco tempo gli spettatori italiani. I film dedicati al personaggio sono avventure naif per famiglie, talvolta con scene licenziose, che hanno la sola pretesa di far svagare il suo pubblico Mussolini capisce tuttavia che l'Italia non può permettersi di non avere un'industria cinematografica nazionale dignitosa e, sul fine degli anni '20 è intenzionato a riscattarla. Si reca prontamente da Pittaluga, che lo consiglia sia in termini finanziari che creativi: il regime si affiderà completamente a lui in campo cinematografico fino alla sua morte nel 1932. Il primo punto su cui lavorare sono i mezzi: all'Italia servono studi cinematografici adeguati; Mussolini fa così costruire Cinecittà che - con i suoi 73 edifici e i 20 teatri di posa - è tuttora il più grande studio cinematografico in Europa. Essa viene inaugurata nel 1937, ma grandi progetti erano stati avviati già anni prima, come la Mostra del cinema di Venezia - il primo grande festival dedicato al cinema - che era stata avviata nel 1932. Nel 1935 era inoltre nato il centro sperimentale della cinematografia, diretto prima dall'intellettuale marxista Umberto Barbaro, grande conoscitore del cinema sovietico, e in seguito da Luigi Chiarini, coinvolto anche nell'organizzazione del festival del cinema di Venezia Ci voleva infine un centro di coordinamento e, sempre nel 1935, nasce la Direzione generale per il cinema, diretto da Luigi Freddi, che si occupa fondamentalmente di due aspetti: Il rilascio del visto di censura -> decide cosa può circolare Finanziamento pubblico -> Mussolini è il primo a stabilire che il governo finanzierà le produzioni cinematografiche a fondo perduto Il fatto che lo stesso ente gestisse entrambi gli aspetti risultava particolarmente conveniente al regime in quanto veniva attuata una censura a priori della produzione che, di conseguenza, non rischiava di andare in perdita. Queste due azioni, apparentemente opposto, agivano così nella medesima direzione: una lavorando di sottrazione (negativo) e l'altra per addizione (positivo). Un ulteriore vantaggio era costituito dal fatto che, nel cinema di finzione, lo spettatore arriva con le difese abbassate e quindi la propaganda implicita risultava molto più efficace di quella esplicita dei documentari dell'istituto LUCE. Nel 1933 Mussolini chiama a lavorare in Italia Walter Ruttmann, cineasta conosciuto nel contesto delle avanguardie, per realizzare Acciaio, film che si basava su tre novelle di Pirandello. Mussolini voleva esaltare il lavoro delle acciaierie di Terni e, anziché farci un cinegiornale, lo si inserisce in un film ambientato in Umbria. Nel film è presente una sequenza "documentaristica", costruita esclusivamente su immagini e musica; si crea una Lezioni Pagina 2 in Umbria. Nel film è presente una sequenza "documentaristica", costruita esclusivamente su immagini e musica; si crea una sinfonia della fabbrica che, tramite suggestioni indirette, lanciava un forte messaggio: l'Italia era "pronta" a combattere una guerra Lezioni Pagina 3

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