Storia dei Media - Approccio Storico (PDF)
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Bocconi University
Filippo
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Questi appunti forniscono un'analisi storica dell'evoluzione dei media, esaminando le dimensioni istituzionale, tecnologica, testuale e fruitiva del loro funzionamento. L'approccio evidenzia come i media siano inseriti in un sistema complesso e come le tecnologie e i loro usi si evolvano nel tempo. L'autore evidenzia l'influenza del pubblico e delle tecnologie sui media.
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1 Martedì, 1° ottobre 2024 STORIA DEI MEDIA: L’approccio storico alla storia dei media ci permette di avere uno sguardo sistemico nel tenere in considerazione il fatto che: ogni prodotto mediale è caratterizzato da quattr...
1 Martedì, 1° ottobre 2024 STORIA DEI MEDIA: L’approccio storico alla storia dei media ci permette di avere uno sguardo sistemico nel tenere in considerazione il fatto che: ogni prodotto mediale è caratterizzato da quattro dimensioni, ed è inserito in un sistema che prevede a sua volta quattro aree diverse. Questo approccio ci permette di tenere in considerazione le 4 dimensioni di ogni medium ovvero le seguenti: Le dimensioni del medium ci aiutano a coglierne le sue peculiarità, I media sono inseriti in un sistema all’interno del quale collaborano e dialogano tra di loro. 1. Dimensione Istituzionale: Ovvero quella che comprende le policies, le leggi e le governance ma anche i rapporti con organi sovranazionali come ad esempio l’unione europea che regolano un media. 2. Dimensione Fruitiva: Questa dimensione invece comprende il pubblico, ovvero chi consuma un determinato prodotto mediale, precedentemente pensato e prodotto per una specifica fetta di pubblico: la cosiddetta TARGET AUDIENCE 3. Dimensione Tecnologica: Questa dimensione infine si preoccupa dei dispositivi e dell’evoluzione di quest’ultimi comprendendo il cambio delle piattaforme su cui vengono consumati i media prodotti dalle industrie mediali che di conseguenza devono adattarsi alla evoluzione tecnologica. Questa dimensione non evolve direttamente i mass media, ma il consumo che ne facciamo. 4. Dimensione Testuale: L’ultima dimensione, quella testuale riguarda il contenuto, i codici ed i linguaggi di un determinato prodotto mediale: se ad esempio si produce un film horror, si usa una precisa etichetta di genere che si auspica sia riconosciuta da un certo tipo di pubblico interessato a questo genere. Un prodotto mediale può essere un magazine, un podcast, un programma televisivo ma anche un semplice post che viene condiviso su Instagram, le industrie mediali sono coloro che producono questi prodotti, i quali come abbiamo già detto sono caratterizzati da quattro distinte dimensioni che ora vedremo più nel dettaglio. - La Dimensione Testuale: Come abbiamo già detto, la dimensione testuale riguarda i linguaggi specifici di ogni medium, il cinema ad esempio, è un mezzo audiovisivo che si espressa in due componenti ovvero immagini e suono: I linguaggi sono frutto di un’evoluzione storica influenzata da diversi fattori culturali ed il linguaggio specifico è associato ad uno specifico genere. Il concetto di genere ha una doppia funzione, serve infatti allo spettatore per riconoscere il genere di un determinato prodotto mediale, riuscendone quindi a cogliere l’etichetta di genere di un determinato prodotto mediale, ma serve anche a chi produce contenuti mediali poiché riesce a capire come organizzare la sua produzione in base a cosa i consumatori richiedono di più. - Standardizzazione e Differenziazione: Nella organizzazione della produzione di determinati prodotti mediali da parte dell’industria dei media, si produce un doppio effetto 2 che il filosofo Francese Edgar Morin, definisce Standardizzazione e Differenziazione, per esempio, se si vuole produrre un film horror, il direttore di produzione è consapevole che per produrre questo film si dovranno seguire delle determinate regole per far si che il prodotto mediale segua il sistema di standardizzazione che si rifà al genere degli Horror , introducendo però degli nuovi elementi permettendo al consumatore di interessarsi a quel contenuto e scegliere di consumarlo, questa invece è la differenziazione. Questi due elementi permettono ai generi di continuare ad evolversi pari passo all’evoluzione di elementi linguistici e delle culture in continuo movimento. Ciascun Medium introduce dei processi di rappresentazione, ovvero crea delle immagini della realtà, le immagini della realtà che un medium crea non sono lo specchio della realtà ma bensì una mediazione di quest’ultima, ovvero una rappresentazione di quest’ultima. Queste rappresentazioni creano una realtà, NON LA REALTA, è interessante investigare questo meccanismo poiché queste rappresentazioni non nascono dalla fantasia dell’autore, ma bensì dal desiderio di intercettare i desideri e le aspettative del pubblico a cui il prodotto mediale vuole rivolgersi, quindi implicitamente ci dicono qualcosa del pubblico e della società. Tutte queste rappresentazioni ed immaginari non sono mai neutri ma sempre ideologici, queste rappresentazioni anche quando vogliono neutrali rispondo ad interessi specifici di chi produce questo prodotto mediale. - Paris Match: Roland Barth, analizza una copertina del Paris Match, un periodico molto popolare ed accessibile ad una larga fetta della popolazione Francese. In questa copertina viene ritratto un soldato Francese che fa il saluto alla bandiera, Barth ci dice che questa immagine è particolarmente significativa poiché ambivalente, contiene molti significati ed è capace di nasconderne altrettanti. Paris Match decide di mettere un soldato non-caucasico, una particolarità che sembra denotare una straordinaria inclusività fuori dal tempo per l’epoca in cui ci troviamo, ma che in realtà è un grande simbolo di patriottismo che vuole comunicare la grandezza della Francia coloniale dell’epoca, sicuramente non inclusiva e progressista. La Dimensione Istituzionale: Questa dimensione riguarda gli organi governativi, le imprese mediali e le aziende che producono contenuti mediali. Perché però serve influenzare il settore dei media? Proprio perché ha un fortissimo impatto sociale che può fomentare l’opinione pubblica e la vita dei cittadini in una nazione. I media vanno regolamentati perché hanno impatto sulla vita sociale di un paese, quindi il suddetto paese è chiamato ad intervenire per regolamentare le industrie dei media attraverso normative specifiche, lo stato dei media può rivelarsi però critico quando siamo davanti a dittatura dove lo stato presenta delle criticità applicate ai media che possono rivelarsi critiche andando incontro a censure. Dunque la concentrazione della proprietà, ovvero, chi possiede il monopolio – riguarda meglio slide. La Dimensione Fruitiva: La dimensione fruitiva e di consumo riguarda i media ed il proprio pubblico, soprattutto, per questa dimensione dove vi è coinvolto il pubblico continuerà a cambiare e cambierà a seconda dei contesti storico-culturali che si va ad interrogare. Gli studi della sociologia dei media, disciplina che si occupa di questo rapporto hanno a loro volta affrontato una evoluzione, dando a seconda delle 3 epoche delle risposte diverse, la sociologia inizia ad interrogarsi sul rapporto con il pubblico dagli anni ’20-’30 del 1900, ciò che la sociologia dei media dice di quel momento è che i media hanno il potere di influenzare il comportamento della società e delle persone, Come arriva a queste conclusioni la sociologia di questa epoca? proprio perché sono gli anni dei primi totalitarismi e della facile influenza della popolazione. - Lo sguardo dei sociologi dopo la guerra si sposta invece sugli usi che la popolazione fa dei media, vuol dire che l’accento non è più su quanto un medium possa influenzare un consumatore ma al contrario, l’accento è sull’individuo e su quanto quest’ultimo come pubblico e consumatore possa influenzare un medium come risorsa. Le dinamiche si capovolgono ed il media diventa una risorsa disponibile al consumatore, lo scarto importante è che l’accento non sta più nel medium, il potere non sta nel chi controlla il medium ma nel pubblico che ora può influenzare il medium. Questo cambio di paradigma ci porta al terzo punto, quello più vicino a noi ovvero il concetto di ricezione o consumo, dall’idea di uso, circoscriviamo l’area di ricerca e di interesse del consumo, l’accento si sposta sul consumo poiché teniamo conto del pubblico che può influenzare il medium. L’idea di consumo introduce nuovi elementi per le imprese mediali, per conoscere il pubblico come il marketing, questi dati servono all’impresa per comprendere se il prodotto soddisfa il pubblico, se è da trasformare, cambiare o cancellare. La Dimensione Tecnologica: La dimensione tecnologica interroga le tecnologie, innovazioni e trasformazioni che la tecnologia porta con sé. Tendenzialmente i mezzi di comunicazione di massa mantengono una continuità intrinseca, ontologicamente rimane lo stesso ma tecnologicamente si evolvono. Un esempio è come abbiamo iniziato ad ascoltare musica registrata al grammofono, non è cambiato il prodotto ma la dimensione tecnologica. A seconda della portata del cambiamento possiamo cambiare usi e costumi, spesso le svolte più evidenti sono quelle tecnologiche ma non solo, ciò che permette ad un medium di diventare un device di massa invece sono una serie di determinati fattori. - In funzione di questa evoluzione tecnologica e continuità dei media ci viene in soccorso la “Remediation” di Bolter & Gruisin che ci dice che il contenuto di un medium è sempre un altro medium, ciò significa che ciascuno nuovo mezzo che si affaccia nel sistema dei media, tendenzialmente cerca di appropriarsi di alcune caratteristiche di altri media, di mezzi precedenti che esistevano già prima, allo stesso tempo però essendo un nuovo mezzo che va anche a trasformare i mezzi esistenti in quella che diventa una relazione di duplice influenza, il nuovo medium è influenzato dai media precedenti che però devono adattarsi alle novità portate dal nuovo media. La televisione si impone come mezzo di comunicazione di massa in maniera dirompente, non avendo però già codificato tutti i linguaggi ed i generi che permettono di costruire i vari programmi, va quindi a recuperare e rimediare i generi ed i codici già precedenti nel teatro filmato e nel cinema che però vengono adattati portando delle novità, il contenuto è sempre quello di un altro medium, infatti quando la televisione arriva rimedia dei generi cinematografici che impongono al cinema di adattarsi, in un ottica concorrenziale il cinema, dopo il boom economico delle televisioni nei salotti degli americani, si adatta ed introduce lo schermo panoramico, così che le persone siano di nuovo motivate ad andare al cinema. 4 Un medium è un insieme di tecnologie per la comunicazione della dimensione tecnologica, organizzate in un apparato della dimensione istituzionale, finalizzate alla circolazione di testi (dimensione testuale) destinati ad un pubblico (dimensione fruitiva o di consumo). - AREE DEL SISTEMA DEI MEDIA: Lo studio dei media è un campo interdisciplinare ovvero, tutte le discipline che lo riguardano sono in comunicazione tra di loro, siamo di fronte ad un sistema quindi composito, fatto di diverse aree tutte comunicanti tra di loro. Questo concetto viene coniato da uno studioso americano nel libro “Technologies Of de Sola Pool Freedom” che traccia una mappa di tutti gli strumenti che possiamo approcciare per capire queste connessioni che noi stiamo dando per scontate tra un medium e l’altro ed è una dimensione e l’altra, rilegge la storia dei media in ordine cronologico cercando di tracciare un senso ed una idea evolutiva comune. Il sistema dei media comincia con la stampa a partire dall’800 dunque quando possiamo iniziare a parlare di società di massa. Bisogna aspettare una serie di fenomeni socio-culturali come l’industrializzazione, l’urbanizzazione e la maggiore alfabetizzazione che permette a chi produce testi mediali di rivolgersi ad un pubblico più ampio. L’autore definisce questo periodo il “Secolo dei Media”, ripercorrendo questo secolo egli traccia un sistema ben diviso in quattro aree più rigido di quello che conosciamo perché questo libro viene pubblicato nel 1983, dunque, l’avvento dei media digitali porterà questo sistema a mischiarsi in forme inedite rispetto al passato. Le forme che riconosce sono le seguenti: - EDITORIA: Qui collochiamo i giornali ed i libri - RETI O VETTORI: Qui invece troviamo le imprese di comunicazione che si occupano di cose diverse rispetto ad un editore ovvero la comunicazione 1:1 - BROADCASTING: qui invece troviamo le reti radio e televisive - SOFTWARE O HARDWARE: qui collochiamo le imprese che producono strumenti volti al diffondere un prodotto mediale. Martedì 8 Ottobre, Milano, IT IL SISTEMA DEI MEDIA: 1. Editoria: In questa area, scopriamo la figura dell’editore, un tramite tra chi materialmente produce i prodotti di questa area ed il mercato, cioè i consumatori di tale prodotto. L’editore ha il compito, non tanto di creare ma di confezionare il prodotto mediale selezionando che tipo di prodotto sia più adatto da inserire sul mercato, la finalità della sua figura professionale è quindi quella di generare profitto, ciò verrà generato attraverso dei diversi modelli di business che troviamo all’interno di questa industria, per esempio il modello di business di un quotidiano cartaceo sarà diverso da quello della free press che viene distribuita in metro. 2. Reti e Vettori: Questo è un settore che si occupa principalmente della comunicazione e dei mezzi di comunicazione di massa, la prima grande rete creata dall’uomo anticipa di 5 parecchio la rete internet, il sistema postale infatti, il quale primo antenato risale all’impero Romano, il grande scarto arriva però con l’inizio del 900 e con l’invenzione del telegrafo, ovvero una comunicazione a distanza, vettoriale che veicola dei messaggi da un punto all’altro azzerando i metodi di trasporto della comunicazione, ciò ha un grande impatto poiché grazie all’introduzione del telegrafo si potevano comunicare notizie ad esempio di politica estera o di guerra in tempo reale, istantaneamente e quando questi stessi avvenimenti stavano succedendo sul campo. Ciò cambia la natura delle persone che lavorano in queste imprese, introducendo una comunicazione punto a punto, dove questi due punti sono entità specifiche. 3. Broadcaster: In questo settore abbiamo un unico grande centro irradiatore che produce una serie di contenuti e lo distribuisce attraverso una rete circolare di comunicazione che gli permetta una distribuzione ampia di questo contenuto. L’esempio può essere quello della stazione radiofonica che produce contenuti come i vari programmi radiofonici, ma si appoggia ad una rete di comunicazione simile ad una rete o un vettore per distribuire i seguenti contenuti, necessita quindi di un centro irradiatore ed una semina larga, per esempio nel caso dell’industria radiofonica, una stazione radio (centro irradiatore) è in grado di raggiungere chiunque possegga una radio (semina larga). L’obbiettivo finale dei broadcaster è il medesimo degli editori, quello di generare più profitto possibile, agendo anche come gli editori, i broadcaster confezionano prodotti mediali ma sfruttano una rete di comunicazione che permette loro un’ampia distribuzione immateriale del prodotto. 4. Software O Hardware: Questo è il settore dove collochiamo le imprese che producono gli strumenti necessari a creare, diffondere, conservare e fruire i contenuti multimediali prodotto dalle altre aree prima elencate, all’interno di questo settore possiamo trovare tutte le nuove invenzioni che portano o che producono un cambiamento nel come si produce o si consuma un prodotto mediale. Ci rivolgiamo verso un sistema sempre più convergente, si confondono i perimetri netti tracciati fino ad adesso e tutte le aree tendono verso una unica direzione, tendono a produrre in un certo modo, ad offrire servizi che siano in comune l’uno con l’altro. EVOLUZIONE TECNOLOGIA E CONVERGENZA: L’evoluzione tecnologica è una parte fondamentale ed indispensabile per l’evoluzione di un medium, le innovazioni tecnologiche però non spiegano ed esauriscono completamente la natura di un medium che in realtà, mantiene una sua continuità all’interno del tempo. Lo smartphone è un esempio di come si sta andando sempre di più verso la convergenza. Nel disegnare il sistema dei media, De Sola Pool, lascia intuire che in futuro ci possa essere convergenza e connessione fra le diverse aree, il sistema in cui ci troviamo oggi è convergente. Le varie aree convergono tutte nella stessa direzione, verso dei grandi conglomerati mediali all’interno dei quali entrano diverse aziende che un tempo si occupavano di diversi settori, un esempio ne è l’acquisizione di TRISTAR COLUMBIA da parte di Coca-Cola negli anni ’80, ciò ci fa capire come il sistema dei media ora si muova verso una piena convergenza. STUDIARE I MEDIA: 6 Approcciando un medium come un sistema, capiamo che si può tracciare una storia istituzionale ed economica dei media, adotteremo quindi degli strumenti politico-economici per tracciare la linea del medium. Peppino Ortoleva introduce la logica del ciclo, se noi guardiamo l’evoluzione della storia dei media come se fosse una linea su un diagramma, vedremo l’alternanza di periodi esplosivi e periodi riflessivi. - Periodi esplosivi: In questi periodi possiamo riconoscere l’introduzione in maniera dirompente di una serie di innovazioni tecnologiche con potenziale rivoluzionario - Periodo riflessivo: In questo periodo invece, possiamo identificare il periodo dove le innovazioni entrando nella pratica comune, tutto ciò segue un ritmo ed una dinamica alternanza. Nel periodo infatti tra il 1830 ed il 1840, viene introdotto il telegrafo, il francobollo e la macchina fotografica assieme alla pratica della tipografia, facendo passare un po’ di anni, tra il 1875 ed il 1895 invece, nascono i giornali moderni, abbiamo la rivoluzione dell’industria del cinema con i fratelli Lumiere ma anche la rivoluzione dell’industria musicale, tra il 1920 ed il 1935 invece si velocizza la produzione dei giornali, abbiamo la diffusione della radio come strumento di comunicazione e l’invenzione dell’iconoscopio di Dworkin. LA SOCIETA DI MASSA: La cosiddetta società di massa nasce con la rivoluzione industriale, ed è un fenomeno frutto dei processi di industrializzazione del ventesimo secolo, produce una polarizzazione tra i prodotti di cultura alta e di cultura bassa. La scuola di Francoforte, di impronta Marxista, legge il rapporto tra mass media e società di massa, come il rapporto all’interno di una società che utilizza i mezzi di comunicazione di massa come strumenti di subordinazione della classe operaia, quello che la scuola di Francoforte vuole trasmetterci è che, il ceto egemone, quello borghese capitalista, utilizza i mass media per spingere alla passività la classe operaia, per comunicare e diffondere i propri valori ed ideologie, assicurandosi di mantenere lo status quo capitalista che privilegia le classi sociali più altolocate. Ls scuola di Francoforte ha un approccio prettamente pessimistico ai media, ci sono invece anche teorie ottimiste che riconoscono nei media un baluardo di democrazia e libertà. La stampa viene definito il quarto potere poiché era in grado di raggiungere la popolazione facilmente, come se fosse un potere di contrappeso rispetto agli altri, ovvero uno strumento di vigilanza. Il rapporto tra i mezzi di comunicazione di massa e la società di massa ha interessato buona parte delle teorie che andremo a prendere in considerazione, la prima quella del CERCHIO DELLE TEORIE DEI MEDIA - All’interno del cerchio ogni teoria che andremo a riconoscere costituisce un modello intellettuale e metodologico attraverso il quale si possono o sono stati analizzati i media, la prima distinzione è tra due poli contrapposti: il polo scientifico che si divide in empirici e critici ed il polo profetico che si divide in utopisti e elitisti. 7 IL POLO SCIENTIFICO: Questo polo è metodologicamente diverso dal polo profetico poiché si basa su un costante confronto tra un’ipotesi teorica ed una ricerca sul campo, definibile quasi una verifica scientifica, mentre quello profetico non ha nessuna ricerca sul campo. Il polo scientifico inoltre si occupa solitamente del passato. 1. Gli empirici: Quest’ultimi sono la corrente prevalente all’interno di chi studia la sociologia dei media, rifiutano l’idea dei media potenti che possano influenzare il pubblico dall’alto, poiché rivendicano un ruolo attivo da parte del pubblico, anzi, sostengono che più è alta l’autonomia dello spettatore e di chi consuma questi prodotti mediali, più è alto anche il pluralismo delle idee espresso dai media. Secondo questa visione prettamente ottimista, il cittadino ed il consumatore è attivo ed autonomo, la stessa autonomia è però garantita ai produttori dei media, godendo quindi di una autonomia di base delle istituzioni. 2. I Critici: Proprio come la Scuola di Francoforte, i critici, cercano sempre di trovare fondatezza scientifica alle loro teorie, ma lo fanno per decifrare e smascherare un processo che è insito nelle società capitalistiche di dominazione e subordinazione culturale, gli studiosi definiscono i media, il mezzo grazie a cui questo processo di subordinazione può prendere atto, riconoscendo la capacità di influenzare ed impattare il pubblico. IL POLO PROFETICO: Questo polo invece, si occupa del futuro ed è un polo le cui teorie non possono rispondere a quel principio di scientificità oggettiva del proprio futuro, sono delle teorie protette dalla loro non verificabilità, cercano di provare a prevedere quello che sarà l’impatto di un medium sulla società, il punto di partenza di questi studiosi è che effettivamente, i media abbiano la loro pervasività e presupposto di potere sul pubblico, vanno quindi ad interrogarsi sugli effetti dei media sul pubblico. 1. Gli Utopisti: Di questo gruppo spesso ne fanno parte i giornalisti, sono quei teorici che nel corso dei decenni hanno esaltato la capacità dei media di essere un quarto potere, la capacità sicuramente prima della stampa, poi della televisione e conseguentemente di internet nell’essere degli strumenti capaci di stabilire o ristabilire delle forme di democrazia politica o culturale, gli utopisti pensano che i media possano essere degli strumenti che possono ristabilire un nuovo ordine sociale. 2. Gli Elitisti: Al contrario della loro controparte nel polo profetico, gli elitisti si rifanno alla tradizione della critica alta, poiché nella loro visione tendono a valorizzare un certo tipo di 8 cultura tradizionale, canonica, che sarebbe a loro parere minacciata dall’affermazione dei nuovi media, questi nuovi media che hanno un potere pervasivo così forte verso la popolazione che arriverebbero ad attaccare o mettere in discussione quel canone alto e tradizionale che viene danneggiato dalla presenza e pervasività dei media che sono anche secondo loro i fautori di un declino culturale. LA CORRENTE EMPIRICA: La corrente empirica e del funzionalismo utilizza strumenti di due discipline, la sociologia e la psicologia sociale, questa corrente rappresenta in larga parte una reazione agli scritti sulla società di massa della corrente critica. Uno dei più noti filosofi nel dedicarsi alla società di massa è Paul Lazarsfeld che si dedica in maniera sistematica all’indagine sulla società di massa, l’inchiesta ed il momento chiave del lavoro dello studioso empirico e quindi i risultati ottenuti dalla sua indagine, saranno l’effetto combinato di costrutti teorici ed inchieste, ovvero delle raccolte di dati che interrogano gli effetti dei media sul pubblico e viceversa l’utilizzo che il pubblico fa dei media, gli effetti che si vanno ad indagare non esistono però in termini aprioristici ma esistono in virtù di determinati segmenti di pubblico che si vanno ad indagare. Questo gusto per l’indagine viene declinato in una prospettiva funzionale, questi autori tendono infatti a vedere la società come un sistema generalmente orientato all’equilibrio, ovvero un sistema all’interno del quale ogni elemento della società contribuisce a reggere quel sistema e mantenere questo equilibrio. I media in questa ottica funzionalista, sono quelli che mantengono l’equilibrio. Le funzioni sono CONTROLLO, CORRELAZIONE E TRASMESSIONE - Controllo dell’ambiente: questa funzione consiste nel rivelare elementi che possono minacciare o influenzare i valori della società, tutto ciò che può in qualche modo alterare o minacciare la società. - Correlazione: la correlazione delle componenti della società per produrre una risposta all’ambiente. - Trasmissione: la trasmissione dell’eredità sociale, se questo sistema si mantiene in equilibrio dobbiamo trasmettere i valori che permettono di mantenere questo equilibrio prima citato. Per gli empirici, la società può essere ridotta ad un flusso di comunicazioni mediatiche e la ricerca empirica ha lo scopo di scomporre questo flusso di comunicazioni per capirne le dinamiche ed i suoi effetti, cercandone la loro verificabilità, Laswell nel 1948, forma un programma sotto forma di quesiti di indagine che dovrebbe rispondere alle domande di chi dice che cosa? a chi? Mediante quale canale? E con quale effetto? Cinque domande di indagine rispondendo alle quali possiamo andare ad analizzare il rapporto tra media e pubblico, questo tipo di approccio si presta bene all’analisi di un certo tipo di comunicazione come quella politica, che parla specificatamente ad un particolare elettorato, quali attori intervengono nella comunicazione politica? Sono il politico, il suo elettorato, ed i mezzi di informazione o i media che incarnano il medium nello specifico a fare parte di questa conversazione, attraverso canali diversi a seconda del tipo di pubblico che il politico vuole raggiugere (ex. Salvini che fa le live su tiktok e non una conferenza stampa). Affinché questo sistema sia funzionale, si presuppone che la comunicazione sia chiara, a tutti i livelli con la possibilità di una espressione pluralista dove tutti capiscano il loro ruolo senza un attore prevalente. 9 LA CORRENTE DEI CRITICI Il presupposto di partenza della corrente dei critici è quello dell’approccio di verificabilità della teoria, però contestano il limite delle ricerche, producendo indagini e ricerche molto specifiche e precise, agendo su un pubblico limitato ed a condizioni limitate nel tempo. La corrente critica che in questo senso è più speculativa, appoggiandosi di più su costrutti teorici, cerca di trovare verificabilità delle proprie teorie non tramite delle inchieste, ovvero interrogando il pubblico ma interrogando degli aspetti che riguardano il sistema e l’organizzazione di un medium. I critici cercano la verificabilità delle proprie teorie interrogando direttamente le strutture economiche e organizzative che compongono il sistema dei media, stesso approccio ma con altri strumenti. - Visione sulla società di massa: I critici leggono il concetto di società di massa come qualcosa di negativo, la massa è composta da individue alienati, isolati e quindi facilmente manipolabili dai media. Ciò però non costituisce una critica verso l’applicazione dei media ma l’utilizzo che questa società fa dei media, i critici mettono in discussione l’evoluzione della società moderna post-rivoluzione industriale ma allo stesso tempo, sono consapevoli degli strumenti di emancipazione che gli strumenti tecnologici e i media possono offrire all’individuo, non succede così perché il sistema sociale ha piegato i media ad un utilizzo non positivo, i media e gli strumenti tecnologici potrebbero secondo i critici, avere un ruolo all’interno del processo di emancipazione dell’individuo. Un ruolo centrale nella diffusione di queste categorie, va cercato nella scuola di Francoforte, fondata da Max Horkheimer, durante la repubblica di Weimar, non è un caso sia stata fondata sia da un economista che un filosofo, poiché i critici interrogarono le strutture economiche dei media e delle industrie culturali. Questa istituzione inizia a focalizzare il cuore della sua indagine ed analisi, sulla economia della cultura, ciò però non significa che si focalizzano solo sull’economia, ma ampliano la loro indagine verso altre discipline come la psicoanalisi, per illustrare quelle che sono i meccanismi di funzionamento della produzione culturale e soprattutto come tale possa avere effetti sull’individuo. Adorno, un esponente della scuola di Francoforte, rimprovera agli empirici di trascurare le dinamiche economiche, ritenute da lui importanti per capire al meglio il funzionamento dei media. La pubblicità per esempio, è fatta per sortire un determinato effetto sul pubblico, per condizionarlo, ed in questo contesto culturale per influenzare un pubblico sempre più visto come solo consumatore, nasce l’idea dell’industria culturale che però viene coniato con una connotazione non positiva, questo processo infatti porta, secondo Adorno, ad una riduzione dell’arte e della cultura, ad una merce senza valore, un qualcosa di facilmente consumabile, Adorno ritiene infatti che la trasformazione dell’arte in bene di consumo sia doppiamente negativa, in primo luogo poiché azzera il sistema di arte alta ed arte bassa, comune nel sistema di lettura degli studiosi dell’epoca, dall’altra attraverso la pervasività dei media, impone un arte o una cultura fraudolenta, nel senso che è un arte che non esprime i bisogni ed i valori di nessuno, l’arte alta era un tempo l’espressione di classi sociali dominanti, mentre l’arte bassa appartiene al popolo che la esprime ed è un’arte di resistenza, valgono però entrambe come valida espressione di due gruppi sociali diversi. - LA VISIONE DI GRAMSCI: L’arte però veicolata dai media, come dice Gramsci, è fraudolenta perché non risponde alle attività culturali del popolo, ma nasce come un bisogno di consumo, la tecnica induce ad una trasformazione di un’opera d’arte, ciò che un tempo 10 era un oggetto raro, appannaggio di pochi, diventa un fenomeno di massa, che può offrirsi alla fruizione del popolo ripetutamente, come dice Walter Benjamin nel polo dei critici, perde l’aura dell’oggetto artistico I critici facendo riferimento a strumenti economici e facendo soprattutto riferimento alla dimensione tecnica e tecnologica, iniziano a denunciare un sistema che produce delle forme di imperialismo culturale di una classe egemone e più abbiente ai danni delle classi subalterne, perché l’individuo all’interno della società di massa è un individuo atomizzato ed alienato, facilmente manipolabile e facilmente trasformabile in un consumatore a tutti gli effetti, lo si trasforma in tale attraverso i media talmente pervasivi da far arrivare ben chiaro il messaggio. IL POLO PROFETICO: Anche in questo polo, possiamo distinguere due parti: gli elitisti e gli utopisti, dalla parte degli utopisti troviamo il cosiddetto determinismo tecnologico, che considera ogni mezzo di comunicazione isolatamente e non in comunicazione in un sistema più ampio, prendendo in considerazione ogni mezzo in maniera isolata. Gli utopisti ritengono che ogni mezzo possa produce effetti specifici che obbediscono internamente ad una loro logica interna, dall’altra parte abbiamo invece gli elitisti, che seguono la teoria della massificazione, secondo la quale l’individuo è l’oggetto principe dell’azione dei media, un individuo alienato ed isolato nella massa in cui si trova perciò è facilmente manipolabile, la componente tecnica e quella dell’individuo riguardano entrambe le correnti del polo profetico però con approcci diversi, entrambe le correnti interrogano il rapporto fra uomo e macchina, prendono gli oggetti in maniera diversa, separata LA CORRENTE ELITISTA: Il loro approccio è identificabile in una delle prime teorie sullo studio di media, si sviluppa nel tardo ottocento ed all’inizio la visione è negativa, si rifanno quindi al concetto di società di massa dove i media assumono una influenza negativa. Gli elementi che gli elitisti denunciano è che il nuovo sistema culturale prodotto dai media, porti determinate idee, valori, racconti e narrazioni ad un pubblico che prima era minoritario ed ora è diventato un pubblico di massa, ciò necessita però di un adattamento, che però è visto come negativo, visto come lo svilimento di un pubblico ampio e figlio di un processo di massificazione che automatizza l’individuo, lo rende sprovveduto e facilmente manipolabile senza nessun tipo di consapevolezza, per gli elitisti uno strumento privilegiato sono i media come i giornali, che subiscono una forte trasformazione. Questa visione si rafforza negli anni 20 del 1900 con i totalitarismi, e sopravvive anche in epoca più recente soprattutto nella scuola francese, la connotazione negativa alla società di massa la troviamo nelle parole del saggio “Il villaggio Globale” di Guy Debord, nella società dello spettacolo, egli denuncia quello che lui chiama “irrealismo della società reale”, in tutte le sue forme particolari, lo spettacolo costituisce il modello sociale dominante, viviamo quindi in una società reale che attraverso i media, costruirà sotto forma di una dimensione di spettacolo che è irreale e che produce conseguentemente disagio. La comunicazione e quindi i media, rendono così persuasiva questa forma di spettacolo che è irreale nella società reale. La nozione stessa di cultura, viene letta in diversi livelli. Questa nuova cultura di massa prodotta dai media, agisce sulle altre forme di produzione culturale stravolgendone i valori sia di una che dell’altra. LA CORRENTE UTOPISTA: 11 Al centro dell’analisi di questa corrente vi è il rapporto tra il pubblico ed il supporto tecnologico del medium che si prende in esame. Secondo gli utopisti per ogni tecnologia, avremo un corrisposto processo cognitivo messo in atto dal pubblico. Ogni mezzo di comunicazione di massa, in virtù della sua matrice tecnologica, indica all’individuo spettatore una determinata e specifica modalità di pensiero, producendo i cosiddetti effetti cognitivi, ci approcciamo ad un medium proprio per la sua natura tecnologica, gli utopisti credono quindi nell’autonomia dell’individuo. - Marshall McLuhan: Negli anni 60, McLuhan nella sua opera, il villaggio globale, sottolinea come i processi di comunicazione elettronica, trasmettendo con una velocità mai vista prima, mettono in contatto individui sconosciuti tra di loro, questa è di fatto una matrice tecnologica capace di avvicinare uomini per creare un grande villaggio su scala globale, secondo McLuhan, il medium è il messaggio, il concetto secondo cui ogni medium va analizzato sono i suoi criteri strutturali, attraverso cui organizza la propria comunicazione, proprio la struttura comunicativa rende il medium non neutrale, i media hanno un potere pervasivo sull’individuo ma secondo gli utopisti, lo stesso individuo mantiene una sua autonomia e consapevolezza, ciò rende il medium non-neutrale e quindi capace di suscitare diversi modi di pensare nell’individuo. Dobbiamo quindi distinguere come si comportano i media, capire che tipo di messaggi veicolano, proprio per questo, McLuhan, divide i media in media freddi e media caldi, i media non si comportano allo stesso e non adottano strutture organizzative uguali: i media freddi, richiedono una alta partecipazione da parte dell’utente mentre i media caldi, sono caratterizzati da una più bassa partecipazione dell’utente. LA STAMPA: La stampa nasce nel periodo della seconda rivoluzione industriale e diventa un mezzo di comunicazione di massa per via dei molti mutamenti sociali del tempo che gli permettono di raggiungere una nuova dimensione rispetto all’ampiezza distributiva del pubblico. Gli antenati della stampa sono i famosi fogli di informazione, già presenti nel quattrocento, essi trattavano di avvenimenti correnti, due secoli dopo, viene coniato il termine newspaper, per via della diffusione di fogli di informazione come The London Gazzette. Questi newspaper però hanno subito un senso di mutamento, in virtù a condizioni come la rivoluzione industriale, alla quale si lega un fenomeno di crescente urbanizzazione, ma anche decisioni politiche che impattano molto la diffusione dei giornali e delle importanti innovazioni tecnologiche del periodo. - Pur essendo USA e UK, entrambe all’avanguardia, hanno proposto delle soluzioni antitetiche allo sviluppo di un medium, una delle tappe fondamentali nel Regno Unito per esempio, riguarda l’emanazione dell’Education Act nel 1870, questa serie di leggi impatta i media poiché riguarda l’età consentita per lasciare la scuola dell’obbligo, così progressivamente il Regno Unito crea dei cittadini più scolarizzati, alfabetizzati e che andranno a costituire un pubblico più ampio. Due fenomeni fondamentali che impattano la diffusione della stampa sono la crescente urbanizzazione ed il suo processo migratorio, ma anche l’estensione al diritto di voto a fasce più ampie della popolazione, ciò fa si che il pubblico diventi un pubblico urbanizzato, vicino 12 fisicamente a dove vengono prese le decisioni del paese in cui questo pubblico vive, facendo sentire i suoi cittadini parte del dibattito politico-culturale. L’industria della stampa si avvantaggia anche dell’implementazione della rete ferroviaria che ora collega le maggiori città, alle aree più rurali del paese, su questi treni viaggiano sia persone che merci, ovvero i giornali, che solitamente venivano stampati in doppia copia, ora hanno un pubblico ampio, interessato, riuscendo a raggiungere anche le aree rurali e periferiche. Abbiamo infine l’abolizione delle imposte nel settecento, volta a far circolare più giornali nel Regno Unito. - GLI STATI UNITI: Negli USA, la situazione è la medesima, con processi di urbanizzazione e industrializzazione che contribuiscono a creare un ceto operaio specializzato, che diventi a sua volta un pubblico più specializzato dei giornali che si iniziano a produrre in questo periodo. Anche qui abbiamo una traduzione dei Quality papers, che si rivolgevano ad un pubblico di élite, avendo inizialmente un pubblico medio basso, si possono iniziare a produrre e mettere in circolazione giornali che si rivolgono a ceti più bassi ad alta tiratura, questo è il periodo dove nascono i giornali come il Sun, il Times o l’Herald, che saranno tutti e tre punti di riferimento per l’industria dell’informazione e dei media. Anche in questo caso il pubblico, si dimostra interessato nel partecipare al dibattito pubblico, con la crescente domanda, i giornali, hanno bisogno di un approvvigionamento ancora più grande di notizie, qui entrano in gioco le agenzie di stampa, organi intermedi che nascono in questo periodo e che hanno il compito di mediare tra il fatto, e l’articolo di cronaca che riporterà il giornale. Queste ultime, forniranno ai giornali contenuti che saranno più facilmente conoscibili, le agenzie di stampa riportano i fatti come sono accaduti e ricercano oggettività mentre i giornalisti commentano le storie di cui parlano. La necessità di avere sempre più notizie, fa si che siano pubblicati molti più fatti di cronaca, piuttosto che opinioni. Il pezzo più importante di giornale è l’editoriale, dove il pezzo di opinione in prima pagina viene commentato. Una serie di innovazioni tecnologiche per la tiratura dei giornali, come la produzione della carta ora basata interamente sulla pasta di legno, non più sulla macerazione degli stracci, in un’ottica più veloce, e più economica favorendo una dimensione di massa, allo stesso tempo si passa alla rotativa per tirare un numero più alto di copie rispetto al passato, con impaginazioni anche più veloci ed accattivanti. L’origine della stampa come mezzo di comunicazione di massa, va a toccare tutte le dimensioni di un medium con una serie di mutamenti sociali. L’avanzamento dei diritti umani e l’urbanizzazione produce un nuovo pubblico ben distinto, Inoltre, i mutamenti principali di ordine economico- organizzativo sono due: l’avvento della pubblicità e lo sviluppo delle catene. La pubblicità utilizza la stampa come piattaforma per raggiungere un pubblico più ampio ed allo stesso tempo la stampa ha un’altra fonte di guadagno grazie agli sponsor. Le catene di giornali e periodici invece, sono in mano ai magnati della stampa, i cosiddetti press barons, queste sono organizzazioni basate sull’economia di scala, all’aumento della scala il costo unitario del prodotto diminuisce. Questa idea rivoluziona l’idea di editoria del tardo ottocento, prima di questo momento i giornali erano gestiti come piccole aziende di famiglia, il proprietario del giornale era spesso anche il direttore ed utilizzava il giornale come piattaforma di dibattito pubblico confinato all’élite, il giornale viene prodotto da membri di un establishment per chi fa parte dello stesso establishment. La stampa va quindi incontro ad un processo di commercializzazione, i giornali non sono più piccole aziende a stampo familiare, ma diventano grandi imprese industriali che mirano a creare profitto, i proprietari 13 ora diventano i cosiddetti press barons, magnati della stampa non più interessati all’élite, ma a raggiungere un pubblico di massa. Gli investitori delle pubblicità, ora sono interessati ad un mercato popolare, ed ai giornali che raggiungono questo mercato, vogliono infatti ritagliarsi i loro spazi in questi giornali per fare arrivare i loro prodotti all’individuo. In questo periodo nascono le agenzie pubblicitarie, queste ultime fanno da intermediario agli inserzionisti, ed alle loro esigenze di investire per guadagnare, adattandole alle esigenze del giornale stesso. - I PRESS BARONS: Tra i magnati della stampa troviamo nomi importanti come Joseph Pulitzer, William Randolph Hearst per gli Stati Uniti mentre per il Regno Unito, citiamo Lord Northcliffe e Lord Rothermere, in particolare, il primo, pubblica il Daily Mail, che diventerà il quotidiano nazionale ad alta tiratura, ciò naturalmente attirerà investitori, che verranno investiti in giornali diversi più popolari e venduti a basso prezzo, dando a Northcliff potere economico e politico. Come ha fatto Lord Northcliff ad imporre il Daily Mail a così tante persone? Bisogna sapere che in questo caso viene introdotto un nuovo tipo di giornalismo, contenutistico e formale, all’epoca i due tipi di quotidiani, i broadsheet, ovvero i quotidiani che derivano esteticamente dai Quality papers, adottato da giornali che volevano distinguersi nel trasmettere un ideale di autorevolezza ed una immagine predisposta che anticipa dei determinati contenuti, a questo Broadsheet viene affiancato il tabloid, ovvero un formato fisico più piccolo, venduto ad un prezzo più basso per il pubblico di massa, quest’ultimi si iniziano a contraddistinguere per l’uso di prime pagine accattivanti nell’illustrazione, con titoli più grossi, molte immagini, affidandosi ad un pubblico più ampio, oltre a questi due tipi di giornale che vengono stampati tutti i giorni, iniziano a diffondersi riviste e periodici, in particolare le cosiddette riviste di settore, quest’ultime si riferiscono ad un pubblico estremamente settoriale definendo la loro natura in base al pubblico al quale vogliono rivolgersi, ogni rivista settoriale punta ad un mercato diverso. In questo periodo si sviluppa un nuovo stile giornalistico, adattato da prodotti che costituiscono novità per il pubblico come i tabloid, con un tono molto più leggero, titoli più accattivanti, ed interessi verso generi come lo scandalistico. Lo spazio dedicato ai Quality papers, come politica ed economia, man mano diminuisce, per lasciare spazio ai nuovi generi di notizie come gli scandali prima trattati solo nei domenicali, la cronaca sportiva e quella dello spettacolo, il genere della cronaca di guerra diventa invece, un racconto epico ed eroico, soprattutto per quanto riguarda le guerre combattute all’estero, nel periodo tra il 1865 e l’inizio della prima guerra mondiale, la stampa ha avuto un grande potere di influenza, il momento in cui si mette alla prova l’influenza che la stampa ha sull’opinione pubblica è quello della guerra anglo-boera ed ispano-americana, in particolare nella seconda, la questione sul controllo di Cuba, vede gli Stati Uniti, sollevare un dibattito all’interno dei tabloid, i giornali di vocazione di massa, che hanno un ruolo chiave in questo dibattito, in particolare si è studiato come i press barons come Hearst e Pulitzer, e le catene editoriali in loro possesso, abbiano sposato una campagna di pro intervento bellico molto efficace, facendo questo tipo di campagne, si sono di conseguenza prodotte reazioni più forti da parte della popolazione che hanno portato a pressioni politiche, i giornali avevano di fatto interesse ad alimentare un sentimento già esistente, sicuramente cavalcare le onde delle cronache di guerra ed il loro aspetto quasi immaginario, causerà più tirature di un giornale, creando un movimento di opinione con ripercussioni sulla storia, ciò risulterà ancora più evidente durante la prima guerra mondiale. 14 - Le cronache di guerra, sono un genere che vende, lo dice il fatto che già gli stati uniti, pur essendo neutrali, avevano 500 corrispondenti in Europa, data la facile influenza dell’opinione pubblica per via della pervasività dei media, le nazioni sono corse ai ripari controllando i media, da una parte influenzando l’opinione pubblica, dall’altra, per mantenere alto il morale sul fronte interno, ciò si lega alle attività politiche di censura, e controllo della propaganda, per esempio membri dell’editoria, entrano in politica e nei governi con ruoli relativi al controllo dei media come Lord Northcliff, che diventa direttore della propaganda, formando un confine sempre più ambiguo ed un legame sempre più stretto, tra stampa e politica, in questo periodo ma anche nei giorni nostri. NASCITA E SVILUPPO DELL’INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA: Il cinema nasce alla fine dell’ottocento, più precisamente nel 1895, grazie ai fratelli Lumiere, si tratta di una proiezione pubblica, a pagamento e collettiva chiamata “Le Sortie de L’Usine”. Queste tre condizioni che per la prima volta, si verificano con la proiezione di questo film sono le tre condizioni che hanno caratterizzato la fruizione cinematografica per come la conosciamo per tutti i decenni successivi, in un momento in cui le piattaforme come Netflix non esistevano. Si parla di convenzione proprio perché come sempre nella storia del cinema e dei media, non c’è una data spartiacque precisa, ma viene presa per convenzione in realtà in quel periodo diversi autori da diversi paesi, si interessano allo studio ed alle sperimentazioni delle potenzialità delle immagini in movimento. - Siamo in quello che Peppino Ortoleva definirebbe un periodo esplosivo, diversi soggetti si interessano a questo tipo di novità tecnologiche, un macchinario che da la possibilità di riprendere e riprodurre delle immagini in movimento ovvero il cinetoscopio. Questo interesse e questa consapevolezza, per la riproduzione delle immagini in movimento nasce ancora prima del cinema, nascono con le sperimentazioni degli strumenti che chiamiamo col nome di “strumenti ottici per il cinema” (es. camera oscura di Leonardo). Di questi strumenti ciò che ci interessa è che testimoniano un interesse amplificato per la fotografia, un interesse per le rappresentazioni delle immagini in movimento, ciò trova fin dal principio degli applicativi diversi: dagli studi scientifici ed anatomici, agli scopi educativi per esempio con la catechesi, siamo infatti in un periodo dove la popolazione è prevalentemente analfabeta, quindi l’educazione attraverso le immagini è più approcciabile, infine abbiamo l’utilizzo per attrazioni ludiche, è da qui che il cinema come medium troverà la sua evoluzione. Il cinema ha una doppia anima: da una parte abbiamo un medium che ha caratteristiche tecnico- scientifiche, e dall’altra parte abbiamo caratteristiche ludico spettacolari (es. CGI). Il linguaggio cinematografico va evolvendosi tenendo questo doppio binario. La vocazione del cinema però, cioè il tipo di utilizzo che si fa di queste innovazioni tecnologiche, è puramente quella di intrattenimento, in particolare di intrattenimento popolare, ovvero rivolto ad un pubblico di massa. I PRIMI FILM: I primi film di durata limitata e con delle narrazioni molto semplici, rappresentano principalmente scene di vita quotidiana, oppure anche quelle che considerate le cosiddette vedute esotiche: scene di vita quotidiana ma di un paese potenzialmente lontano dall’origine degli spettatori, i lumiere per 15 esempio, pagavano degli operatori per andare sul posto con il loro macchinario. Non vi è una narrazione vera e propria, non per quello che la intendiamo noi, pur tuttavia vediamo che nel film (Le Sortie de L’Usine), ha un inizio e una fine: si aprono e si chiudono le porte. Questo ha a che fare con un valore distributivo di questi film, cioè il rappresentare l’interezza dell’azione, queste vedute rappresentano scene di vita quotidiana tenendo presente l’interezza dell’azione, di modo che ogni singola veduta sia di per sé autonoma, autoconclusiva ed autosufficiente. È un valore distributivo per chi produce film in questo periodo, quest’ultimi inoltre venivano distribuiti venendo venduti, quindi l’esercente che acquista il film, lo tiene e diventa suo. - La Composizione Delle Immagini: Non vi sono stacchi e movimenti della macchina, quest’ultima è fissa e la veduta è mono puntuale, in particolare frontale (si doveva vedere bene quello che succedeva), non c’è montaggio, non esisteva nemmeno infatti l’idea di montaggio. L’inquadratura è a campo largo, ovvero a figura intera (caratteristica che rimarrà per decenni) che rappresenta l’interezza dell’azione, girata all’aperto perché la luce deve impressionare la pellicola, e non hanno bisogno di costruire una narrazione, questa infatti è una azione. Questi film non hanno bisogno di costruire una narrazione perché la novità delle immagini in movimento è già qualcosa di sensazionale di per sé, la cosa bella di questi film, è già di per sé il fatto di poter vedere il movimento, non c’è bisogno di un altro elemento attrattivo o di raccontare una storia. L’impatto emotivo della visione delle immagini è talmente forte per il pubblico dell’epoca che è sufficiente per stupire il pubblico. Il pubblico viene attirato nei teatri, nei luoghi di ritrovo e intrattenimento, nei locali e nei cafè, luoghi dove il pubblico popolare a cui vogliamo rivolgerci, era già abituato a frequentare per motivi di svago, quindi le proiezioni verranno realizzate in questi luoghi. All’esterno di questi luoghi, vi era anche un imbonitore, una specie di intrattenitore che non aveva solo il compito di invitare gli spettatori all’interno del teatro o del caffè, ma anche di commentare a voce i film e le vedute più lunghe, i film più compiti infatti, con articolazioni più strutturate, ma che sono ancora film muti. Nel momento in cui i film hanno queste vedute così brevi, non possono essere l’unico spettacolo, ma vanno a inserirsi in una serata spettacolare composta da diversi numeri. Quindi una serata di intrattenimento composta da diverse performance, il film non è l’unica componente. 1. Fase di attrazione mostrativa: L’elemento speciale era il movimento nelle prime vedute, quindi la prima fase di storia dei film e del cinema è una parte in cui lo spettatore è legato semplicemente alla possibilità di vedere un’immagine in movimento. Se per attirare gli spettatori basta fare vedere un’immagine in movimento in sé e per sé, non avrò bisogno di inventare narrazioni. 2. Questa fase non potrà durare per sempre: quindi entriamo circa nel 1908 nella fase di integrazione narrativa: in queste vedute iniziamo ad inserire un racconto, nella speranza che raccontare una storia possa essere un valore attrattivo per il pubblico dell’epoca. Tramite il montaggio, che fino ad ora non era esistito. Il cinema è un linguaggio e come tutti i linguaggi è in continua evoluzione, ha bisogno di creare le proprie regole, forme sintattiche proprio come la lingua parlata. 16 Film di George Melies: coevo ai fratelli Lumiere, a differenza loro, che producevano film di sole scene di vita quotidiana e nei primi anni del 1900 smettono, George Melies si rifà ad un immaginario molto più avventuroso, fantasioso e grottesco, rifacendosi a dei codici e degli immaginari della letteratura popolare che il pubblico già conosce, adattandoli a questo nuovo medium possiamo pensare che il pubblico continuerà a ritenerli scenari meritevoli di essere fruiti. - L’homme orchestre e gli elementi di novità: Melies è un uomo del teatro illusionista, abbiamo tra le sue innovazioni degli effetti ottici, dei trucchi ed una doppia esposizione, non è una scena di vita quotidiana ma si ha la consapevolezza di una messa in scena, del fatto che si stia costruendo uno sketch che probabilmente era già stato messo in atto a teatro, usando però le potenzialità tecnologiche del cinema e degli effetti speciali. Gli elementi che invece troviamo di continuità sono la camera fissa, la figura intera, la ripresa mono puntuale ed infatti il linguaggio tecnico non è cambiato molto. - Voyage Dans La Lune: Nel 1902 Melies realizza questo film dopo aver sperimentato, troviamo degli elementi di continuità come la figura intera, la camera fissa e la ripresa mono puntuale e degli elementi di novità come la scena ambientata in uno studio cinematografico, ciò lo capiamo dal fatto che c’è una scenografia di impronta teatrale, abbiamo sempre più di una costruzione, una messa in scena. Nella prima inquadratura, troviamo degli scienziati che discutono per andare sulla luna, successivamente si preparano al lanciano, salgono su un tetto con i vari telescopi per vedere cosa stesse succedendo, si preparano poi per andare sulla luna con il loro missile. Il missile raggiunge quindi la luna, gli uomini sbarcano ed abbiamo degli effetti che movimentano il tutto. Quando sbarcano trovano delle creature demoniache e fantastiche che popolano questo satellite inesplorato, ci sono molti trucchi ottici tipo la doppia esposizione della pellicola. La luna viene rappresentata come se fosse tratta da un libro di Jules Verne, in una giungla con funghi giganteschi. Melies sta raccontando una storia e per raccontarla non basta più una veduta unica ma dobbiamo mettere insieme più vedute. Non parliamo ancora propriamente di montaggio, ma di assemblaggio di un pezzo dietro l’altro è un tentativo di montaggio e di creare una relazione tra una scena e l’altra. I film venivano venduti e la cosa importante era che ogni fosse conclusiva ed autonoma. In questo caso ogni singola veduta da cui è composto il film non è autonoma, e la prendiamo da sola, non abbiamo il senso del racconto, quindi il film non va più preso veduta per veduta, ma nella sua interezza e quindi iniziamo a capire che forse vendere non è più così vantaggioso, bisogna passare ad un sistema di noleggio proprio perché si deve versare il costo di produzione su una singola vendita. SCUOLA DI BRIGHTON: Un gruppo di ex-fotografi inglesi che iniziano a sperimentare con le potenzialità del cinema, guardano anche cosa hanno fatto i fratelli Lumierè e Melies ed iniziano ad interrogarsi su cosa possano fare loro. - The Kiss in The Tunnel (1899): In questo film abbiamo tre diverse vedute, una dove vediamo l’ingresso nel tunnel, una dove abbiamo la scena romantica della coppia nel tunnel e l’altra dove abbiamo il treno uscire dal tunnel, queste ultime, sono girate all’esterno ed in studio, c’è un effetto di movimento, siamo su un treno, ciò era stato adottato anche dai 17 fratelli lumiere in una delle loro vedute esotiche dove misero una camera su una gondola a Venezia creando un effetto di stupore dello spettatore, chiedendosi chi stesse effettivamente guidando quella gondola, veduta chiamata “Phantom ride”. Queste sono vedute autoconclusive ed autonome, sono smembrabili di per sé e si potrebbero vedere separatamente, però allo stesso tempo questo film è pensato nella sua interezza, siamo quindi in una fase di passaggio. - Rescued by Rover (1905): Abbiamo in questa veduta più personaggi, il cane di nome rover, ed una bambina, successivamente ci viene presentata una azione diversa, siamo in un parco ed abbiamo una mendicante, queste immagini (emblematic shots), non fanno parte della narrazione, ci sono solo per attirare l’attenzione e spiegare la morale. La bambina viene rapita ed il cane la ritrova. Le due azioni che avvengono in simultanea convergono, all’epoca, c’era una sorta di raddoppiamento del tempo per rendere questo effetto. Noi non possiamo vederle entrambe, né in maniera alternata né nella loro interezza (non è naturale). Questi sono i primi esempi in cui il cinema inizia ad interrogarsi circa la trattazione della dimensione temporale del racconto, finché le azioni rimangono così semplici possiamo permetterci un raddoppiamento, quando si faranno più complesse non si potrà più. Rover torna indietro, riattraversa tutti i luoghi in cui era passato per arrivare alla bambina. Questo serve per dare coordinate spazio-temporali allo spettatore, Rover va ad avvertire l’uomo di casa che interviene ed i due ripercorrono la strada assieme. C’è un movimento di macchina perché l’attore esce dall’inquadratura, viene ripresa nuovamente la bambina e la mendicante, si ricongiunge poi la famiglia ed abbiamo un lieto fine della narrazione. C’è un emblematic shot (inquadratura ravvicinata), che ha la funzione di chiudere la scena. Ogni scena tenderà quindi ad essere elaborata a tal punto che dovranno cambiare i linguaggi attraverso i quali si struttura il linguaggio cinematografico. A storie più elaborate corrisponderà un nuovo modo di produrre i film, i macchinari e la dimensione fruitiva. ISTITUZIONALIZZAZIONE DEL CINEMA AMERICANO: Parliamo del cinema americano poiché ci troviamo davanti all’industria più matura ed evoluta, è la cinematografia nazionale che più delle altre riesce a mettere a punto un sistema più industrializzato ma anche industriale. Non sono gli unici a provarci ma sono anche gli unici che riescono a progettare uno studio sistematico. Negli anni ’10-’15 del 1900, l’industria cinematografica statunitense non era più quella di successo globale, vi erano al suo posto invece Italia e Francia. - David Griffith: il suo film “Birth of a Nation” (1915), viene posto come spartiacque tra cinema primitivo delle origini e cinema classico o cinema istituzionale. Perché proprio questo film? Perché è diventato il modello di un nuovo modo di fare cinema e convenzionalmente si è presa l’uscita di questo film proprio come data spartiacque, questo film è infatti rappresentativo di una serie di tendenze che riguarderanno il cinema americano da qui in poi nel suo complesso. Il cinema Americano sarà talmente di successo che andrà ad influenzare il linguaggio cinematografico. Il film racconta della guerra di secessione Americana da un punto di vista peculiare. Uno dei temi capitali che questa guerra ha portato è la schiavitù, nonostante la complessità narrativa che riesce a raggiungere Griffith, usa il monitoraggio per guidare lo spettatore nella visione: è consapevole che le novità linguistiche che introduce sono tali per cui lo spettatore vada messo al centro dell’attenzione, va guidato: 18 si ricerca l’attenzione ma anche il piacere dello spettatore quindi Griffith mette a punto un linguaggio estremamente chiaro che segue due obbiettivi: quello della Chiarezza Espositiva e del Coinvolgimento Empatico dello spettatore. Queste due tendenze saranno alla base dello sviluppo del linguaggio cinematografico. La novità è che c’è una didascalia in un cinema che è ancora muto, ma vengono inserite delle parti scritte che possono assolvere al compito di voce narrante oppure si sostituiscono ai dialoghi. Il fatto che ci sia qualcosa di scritto, impatta sulla dimensione fruitiva: il pubblico deve sapere leggere, siamo in un’epoca in cui il cinema non è più puramente dell’intrattenimento popolare, ma si rivolge anche ad un pubblico più borghese. Si inizia a rivendicare quindi la centralità di chi fa o produce il film, veniamo da un periodo in cui i film sono creati ed immediatamente venduti, si inizia quindi a mettere un marchio per dire che un prodotto appartiene a qualcuno, a chi l’ha fatta, si inizia a instaurare un’idea di diritti di autore. Per non farsi plagiare veniva inserito il logo della casa di produzione all’interno delle scenografie, l’idea di cinema è quella di alto artigianato, in questo caso inizia a stabilirsi un idea di autorialità o paternità del film. L’idea di paternità negli stati uniti, è in seno al produttore mentre in Europa è in seno al regista. - Assassinio di Lincoln, The Birth of a Nation (1915): in questa scena si mette il focus sui due protagonisti tramite il mascherino che si apre e si chiude stringendosi rivelando un certo tipo di complessità di questa scena. Griffith utilizza la macchina, con una nuova mobilità e quindi non abbiamo più l’esigenza dell’inquadratura interna, propone dei primi piani Americani, ripresa fino a metà coscia, introdotti per la prima volta da lui e dal cinema Americano, ovvero delle visioni ravvicinate dei suoi protagonisti, per un fatto di coinvolgimento empatico dello spettatore, soprattutto se l’attore o l’attrice hanno un volto riconoscibile come in questo caso (Lilian Gish), i personaggi sono quindi un catalizzatore dell’attenzione e del coinvolgimento empatico dello spettatore. C’è un mascherino che isola l’assassino dal resto della scena, in un modo che non può che destare sospetti: sta studiando il momento giusto per agire contro il presidente. Ci sono diverse inquadrature e diversi punti macchina ma anche delle didascalie tra le varie scene che spiegano cosa sta per succedere e momenti di suspence. Questa ricerca del coinvolgimento empatico fa sì che il cinema cambi necessariamente, cambi il modo di fruizione e di produzione. A partire dal 1905, iniziano a nascere le prime sale cinematografiche sia in Europa che negli Stati Uniti, che sono d’élite costruite in palazzi prestigiosi nei grandi centri urbani e cercano di attirare una clientela di un ceto sociale elevato, allo stesso tempo però, nascono delle sale chiamate Nickelodeon, dove, al prezzo di un nickel, si poteva assistere alla riproduzione dei film ed a visioni prolungate anche di un film uno dietro l’altro. Questo doppio binario varrà anche per come si producono i film, apriranno delle linee di serie A e delle linee di serie B. Il sistema di acquisto titoli cessa definitivamente e viene scambiato con il sistema del noleggio. Produzione, Distribuzione ed Esercizio sono le tre fasi della filiera cinematografica che lo studio system andrà a rivoluzionare. LO STUDIO SYSTEM: Lo studio system è un modello industriale hollywoodiano che però nasce in Francia all’inizio del ‘900, quando alcune case di produzione iniziano a costruire sale cinematografiche di loro proprietà 19 che controllano in maniera diretta. Questo tipo di modello industriale, che chiameremo modello di integrazione verticale, nasce in Francia nei primi anni del 1900 e conosce la sua piena evoluzione ad Hollywood, dove viene messo a sistema negli anni ’30-’50. - Perché si adotta questo modello? Gli USA adottano questo modello poiché, a partire dagli anni ’10, si stava cercando una soluzione per ottimizzare la produzione dell’industria cinematografica ed allo stesso tempo, un modello per rendere più efficiente una produzione industriale è quello Fordista, quello della catena di montaggio, si sposta la cinematografia da New York ad Hollywood. Con questa industrializzazione, che porta ad una istituzionalizzazione del cinema: si gettano le basi della “Golden Age” del cinema, che va dagli anni ’20 fino agli anni ’50; per mantenere questo arco di tempo, il sistema industriale statunitense, mantiene il primato all’interno della produzione cinematografica, ma soprattutto all’interno di quella dell’intrattenimento. Vedremo infatti che dopo gli anni ’50, questo modello industriale non verrà più messo in discussione. Come si costituisce questo Golden System? 1. Il primo passo fondamentale è quello della costruzione o acquisizione di catene di sale cinematografiche da parte delle case di produzione. Questo è particolarmente cruciale ed è un buon investimento perché le case di produzione si assicuravano così, un certo sbocco distributivo, facendo in modo che il loro investimento non andasse perso. Quest’introduzione fa sì che si applichi all’industria Americana, quel modello già visto in precedenza in Francia di integrazione verticale, cioè le case di produzione e gli studios controllano direttamente le tre fasi della filiera cinematografica. 2. Produzione: questa fase riguarda la realizzazione dei film e tutto ciò che gli concerne. 3. Distribuzione: questa fase invece, rientra negli editori, quindi la distribuzione è fare da organo tra mediatore e tra chi produce ed infine il pubblico 4. Esercizio: Infine, questa ultima fase comprende le sale cinematografiche, la gestione di queste ultime da quando sono state aperte. L’implementazione però dell’industria cinematografica procede anche in altre maniere: - Ottimizzazione della produzione attraverso la costruzione di linee produttive differenti: Esattamente come in una fabbrica, avremo una classificazione dei film come prodotti di serie A o di serie B, questa classificazione corrisponde ad una vera e propria linea di produzione alla quale si dedicheranno risorse a seconda delle aspettative che ci sono su quel prodotto. Per esempio, la dacia, è una macchina che nasce come prodotto di serie B rispetto alla Renault, che ne è la sua casa produttrice, sarà quindi meno accessoriata e vi saranno stati investiti meno soldi. 20 - Block Booking: Le case di produzione controllano direttamente le sale cinematografiche per assicurarsi uno sbocco distributivo, per controllare le sale indipendenti che avrebbero la libertà di proiettare i film che vogliono. Il noleggio a pacchetto, un pacchetto costituito da film di serie A e di film di serie B che l’esercente non vorrebbe, parte dalla casa di produzione verso l’esercente indipendente. Questo tipo di pratiche produttive e distributive fanno si che si vada a costruire un oligopolio, ovvero pochi soggetti che controllano quasi completamente un solo mercato. Per pochi soggetti intendiamo ovviamente un sistema composto da big five e little three. 1. Big Five: 5 grandi studi che applicano questo tipo di controllo sulla produzione orientato ad integrazione verticale controllando quindi anche le sale assicurandosi uno sbocco distributivo sui prodotti. 2. Little Three: 3 altri studi ugualmente importanti per la produzione dei film ma che a differenza dei Big Five, non controllano le sale. Oligopolio: Questa struttura industriale rimane in essere fino agli anni ’50, ed andrà alimentandosi, proprio perché il successo in continua crescita del cinema, porterà gli studi ad essere sempre più grandi ed importanti, quella che avviene al giorno d’oggi è una dinamica estremamente simile: Disney per esempio si sta comprando compagnie come Marvel e National Geographic, diventerà quindi un soggetto unico sempre più importante. Il cinema rimane inoltre per decenni la forma di intrattenimento più di successo, quindi questo sistema va ad alimentare sé stesso, gli studi diventano sempre più escludenti nei confronti degli altri, che cercheranno quindi di entrare nel mercato. Negli anni ’50 il ministero della giustizia porrà un veto su questo tipo di sistema. Ci sono inoltre, anche altri elementi che favoriscono l’alimentazione di quest’industria e che ci ruotano attorno, un altro elemento messo a sistema grazie all’implementazione del sistema dei media è quello dello Star System: un elemento che è messo a sistema e contribuisce in maniera fondamentale all’affermazione dei nuovi grandi studi. IL DIVISMO: Questo sistema, non nasce nell’industria cinematografica statunitense, non è di fatto una novità, la vera novità è l’integrazione dell’industria cinematografica con gli altri media, in particolare con la stampa e con la radio. Iniziano a nascere delle agenzie di stampa, che oggi chiameremo uffici stampa che si specializzavano nel costruire l’immagine di un attore/attrice, non soltanto sullo schermo ma anche al di fuori di quest’ultimo. Per esempio, Rodolfo Valentino era un attore che in questi anni dell’industria cinematografica era famoso per la sua immagine da Latin Lover anche se in realtà lui fosse omosessuale, viene costruita di fatto una determinata immagine sulla sua persona. - L’integrazione tra i media serve sia nel costruire delle immagini pubbliche di questi personaggi e queste immagini, che vanno oltre allo schermo, aiutano a vendere un determinato immaginario, una determinata illusione e di conseguenza a vendere biglietti. Questo è un dato importante da tenere in considerazione poiché la stampa e gli altri media avevano un rapporto sia di tipo collaborativo che di tipo concorrenziale. Ciò impatta anche sulla evoluzione del linguaggio che cambierà anche il tipo di recitazione. L’attore o l’attrice, vengono messi al centro con tutta una serie di accortezze tecniche che permettono appunto 21 di sublimare la presenza di questi attori e permettono al linguaggio di evolversi affinché renda più funzionale (ovvero più accattivante per il pubblico) la presenza di un attore o di una attrice in un film, si cerca quindi un fattore di coinvolgimento empatico nello spettatore. “Flash and Devil” – Censura Studio System: In questa scena tratta dal film Flash and Devil con Greta Garbo, abbiamo una evoluzione del linguaggio con l’introduzione di didascalie, il sonoro ancora non c’è ma è come se ci fosse già. I film degli anni ’20 sono molto più spinti e provocatori rispetto ai film degli anni ’30 e ’40, questo proprio perché in questo periodo, interviene la censura, la forma di censura che viene adottata dallo studio system si rivela una forma molto sofisticata di controllo da parte dello stesso studio system sulle sue produzioni, è di fatto una forma di autocensura, per questo è anche una forma di autocontrollo: lo stesso ente che produce i film, decide anche che cosa e come farlo vedere. - Cosa c’è di vantaggioso in questo sistema? Adottando questa politica si minimizza il rischio di investimento così sono sicuro che quando uscirà non verrà tagliato, cancellato o ritirato dallo stato, se ci si autocensura si andrà a limitare quello che sarà poi il danno, perché una volta che il film sarà uscito nessuno potrà dirmi che non può essere distribuito per come è CENSURA E CONTROLLO: Questa forma di autocensura è un altro elemento che non riguarda direttamente la struttura dello studio system, ma è un elemento aggiuntivo fondamentale per sancire l’istituzionalizzazione dei grandi studi. Negli anni ’20 ad Hollywood, in virtù dell’integrazione di altri media come la stampa nel cinema, iniziano a diffondersi ed a prodursi una serie di narrazioni scandalistiche su quello che succede ad Hollywood (gossip, cronache dello spettacolo etc.); L’interesse per la vita degli attori e delle attrici è molto alto, la stampa popolare se ne occupa ed inizia a raccontare una serie di avvenimenti più o meno morbosi e scandalistici chiamati con il nome di Hollywood Babilonia. - In questi anni ad Hollywood c’è del materiale da raccontare ed il tipo di narrazioni che la stampa racconta indigna l’opinione pubblica a tal punto che la censura statale decide di intervenire sulle produzioni cinematografiche, soprattutto quelle più licenziose. L’intervento della censura statale è un rischio troppo alto per i produttori quindi decidono di associarsi e di creare una loro forma di autocensura con la finalità di rendersi interlocutori credibili agli occhi dello stato. I grandi studi formano un’associazione che si chiama MPDAA (oggi MPAA che sta per Motion Production Association of America) e chiama un politico, Will H. Hays, chiedendogli di redare delle linee guida su cosa fosse opportuno far uscire dalle linee di produzione Hollywoodiane. Quindi, nel 1922, Will Hays redige il cosiddetto Production Code (chiamato anche codice Hays), che elenca non soltanto i soggetti che si possono rappresentare o no, ma anche i modi in cui si possono rappresentare o no certi temi come il linguaggio blasfemo, la violenza eccessiva o la pornografia. Il production code viene adottato nel 1922 ufficialmente, ma serve come contentino allo studio system, per evitare il temuto intervento della censura statale, di fatto, dodici anni dopo nel 1934, viene effettivamente messo in atto ed entra in vigore in maniera stringente, proprio perché la Catholic Legion of Decency, decide di boicottare tutti i film che non passino gli standard del production code, questo boicottaggio spaventa i produttori proprio perché questa associazione da 22 sola avrebbe potuto fare perdere due milioni di spettatori. La production code entra in vigore quindi nel 1934 e ci resta fino al 1967, ovvero quando viene introdotto il Rating System con i bollini: giallo, rosso e verde. - Perché proprio nel 1967? In questo periodo siamo nel pieno delle manifestazioni pacifiste contro la guerra in Vietnam, è il primo anno dei moti studenteschi del 1968, vediamo inoltre la nascita di molti movimenti progressisti che si battevano per i diritti civili e la società in generale si dirige verso un orizzonte molto più progressista. Viene quindi adottato effettivamente il production code quando il pubblico e quindi i consumatori, spinge in una direzione più conservatrice e moralista, l’industria si dota quindi degli strumenti più adatti per rispondere a tali esigenze. Relazione tra media e società: vi è sempre un rapporto di tipo ambivalente tra media e società, nel ’67 la società ad esempio va verso direzioni più progressiste e di conseguenza, il cinema si dota di strumenti che portino i film e quindi i loro prodotti, in una direzione progressista che risponda a ciò che il pubblico chiede, il pubblico influenza quindi i media finché questi non reagiscono? è sempre ambivalente il rapporto fra società e media, se da una parte abbiamo il cinema che per trenta anni consecutivi propone un certo tipo di immaginario, è chiaro che questo immaginario rientri nella società ed allo stesso tempo, il nostro potere di influenzare il pubblico rimane ma non agisce da solo. INNOVAZIONI TECNOLOGICHE E LO STILE CLASSICO: Abbiamo l’introduzione del sonoro, che associamo al film “Al Jolson, the jazz singer” del 1927, ciò implica tanti cambiamenti tecnologici. Dobbiamo iniziare ad interrogarci su come si registri il sonoro, lo facciamo con i microfoni. Le macchine da presa prima venivano inscatolate in scatole di legno per non far sentire il loro rumore, quindi si perdeva tutta la loro mobilità. Il sono è uno svantaggio per le lingue dato che non vi si era mai posti questo problema, bisogna cambiare supporto dove si registra la colonna sonora. Non tutte le sale però sarebbero state pronte per questo tipo di conversione: richiede infatti tempo e denaro, bisogna brevettare nuovi sistemi e quindi di registrazione, per il momento infatti questo tipo di produzioni costose saranno riservate solamente ai circuiti di produzione di serie A. - Lo stesso discorso vale per tutta un’altra serie di innovazioni che sono portate nel mondo dell’industria cinematografica in questo periodo come il technicolor: ovvero uno dei brevetti che permette di registrare l’immagine a colore e poi produrla, ma anche il cinemascope: il formato panoramico, anche in questo caso vanno introdotte delle capacità tecnologiche che impattano sul modo di registrare ma anche di usufruire di questi prodotti, un altro caso può essere il voler esportare un film all’estero, oggi si ricorre al doppiaggio che però non è stata la prima ed unica soluzione ad essere stata trovata, per esempio alcuni grandi studi, rigiravano la stessa pellicola sullo stesso set ma con attori di nazionalità diversa, ciò però non funziona proprio perché si perde l’autenticità dell’attore. Tutte questi passaggi sono sempre accomunati da innovazioni tecnologiche, per esempio, il colore ed il cinemascope, vengono adottati in anni diversi ma iniziano ad essere utilizzati come produzione stilistica negli anni ’50, in particolare il cinemascope. In questi anni infatti, arriva la TV, che è piccola e quadrata ed in bianco e nero. Bisognava sempre creare quindi un’immagine più grande a 23 colori per attirare il pubblico di nuovo al cinema, ciò porta a definire quello che chiameremo il sistema dei generi, cioè queste innovazioni tecnologiche che impattano sulla produzione cinematografica al punto di cambiare alcuni generi, inventarne altri ed invertire l’ordine di importanza di altri ancora. - Con l’avvento del sonoro, acquista importanza il genere del musical, che ottiene una certa importanza, si utilizzano quindi spettacoli già famosi a teatro e si sfruttano le possibilità del cinema per creare un effetto spettacolare. I musical si vanno poi ad evolvere integrando commedie, storie romantiche etc. Altri generi che cambiano sono gli horror, in cui fondamentali sono gli effetti sonori, vengono introdotti jumpscare, scricchiolii, che contribuiscono ed aiutano a creare una atmosfera adatta a ciò che il film vuole trasmettere. Un altro genere in transizione in questo periodo è il comico, prima la comicità era basata sull’elemento fisico mentre ora può basarsi su i giochi di parole. Un altro genere che subisce un cambiamento è il western, soprattutto grazie al cinemascope che permette una panoramica e quindi un’inquadratura più ampia. Poverty Row: piccole case di costruzione che si concentrano esclusivamente sulla produzione di film di serie B, quello che vanno nei circuiti meno importanti ed in quelle sale in cui si consumano due o tre spettacoli al prezzo di un biglietto solo. È un periodo di cambiamenti anche a livello sociale questo, il cinema diventa infatti il medium più popolare in questo periodo anche se, verrà sorpassato dalla radio, che a differenza del cinema, se ne paga solo il costo iniziale, invece i biglietti di ingresso agli spettacoli si pagano ogni volta. Da questo momento di crisi, l’industria cinematografica esce con il Piano Roosevelt, il cinema usato come strumento di propaganda conosce un momento molto florido per la sua industria, negli anni ’50, invece interverranno alcuni cambiamenti che mineranno sul sistema dei media, si tratta di una sentenza giuridica che prende il nome di Paramount, che ci comunica che forse ci sia qualcosa che non vada bene con il sistema dell’oligopolio e che bisognerebbe aprire questo mercato alla concorrenza, arriva quindi un nuovo medium che entra nelle case della popolazione Americana, di quel pubblico ampio a cui il cinema puntava, ovvero la televisione, meno costosa e più a portata di mano. DALLA RADIOTELEGRAFIA ALLA RADIO BROADCASTING: Siamo nei primi anni ’20 del 1900 quando iniziamo a parlare di radio e broadcasting radiofonico, questa è considerata l’età d’oro “golden age” della radio, poiché entra negli consumi e nei costumi delle diverse popolazioni, in particolare USA ed UK, le quali andremmo a prendere in considerazione come modelli di risposta antitetici alla diffusione di questo medium, la radio è appunto un medium che si afferma in questi anni, c’è da tenere in conto che però le sue innovazioni risalgono a decenni prima, le dinamiche che infatti portano alla diffusione della radio come strumento di broadcasting sono frutto di fenomeni storici, culturali e politici. La novità che la radio introduce, è quella di essere sia una fonte di intrattenimento che una di informazione, la radio infatti si sovrappone oltre certi limiti a ciò che i media precedenti come la stampa possono offrire, inoltre, è un medium domestico in una dimensione collettiva. - LE INNOVAZIONI: Il quadro dei progressi tecnici risale alla invenzione della telegrafia senza filo, che permette una comunicazione vettoriale punto a punto attraverso il codice 24 morse con impulsi elettrici a punti che azzera quindi i tempi di comunicazione, già alla fine del 1800, Guglielmo Marconi, svolge i primi esperimenti di comunicazione wireless, nel 1901 invece, abbiamo la trasmissione del primo segnale telefonico transatlantico tra Terranova e Londra. L’introduzione della telegrafia senza fili per comunicare da nave a nave o dalla nave a terra è proprio il punto di partenza per l’inizio dell’evoluzione di questo medium, gli investimenti della marina militare britannica e di quella statunitense, dimostrano interesse nel volere approfondire questa forma di comunicazione sia con una applicazione militare ma anche con un applicazione civile, esattamente come è successo con il cinema, negli stati uniti, Lee De Forest, inventa l’audion, una valvola con tre elettrodi che serviva per la trasmissione ed amplificazione della voce, ci troviamo come possiamo capire in uno di quei periodi che Peppino Ortoleva definirebbe esplosivi, per via sicuramente del grande interesse e del grande fermento attorno a queste innovazioni tecnologiche, ciò che ci interessa di questo periodo è che si sperimentano le potenzialità della radio come strumento dalle distinte applicazioni, lo si usa per esempio non solo in direzione di una comunicazione vettoriale, ma anche per trasmettere delle registrazioni fonografiche dalla cima della Torre Eiffel, e poi per trasmettere musica dal vivo nel 1910 al MET di New York, perché ci interessiamo di questi utilizzi ? proprio perché si sperimentano gli usi civili che poi impatteranno sulla nostra vita e permetteranno alla radio di diventare un mezzo di comunicazione di massa, in questo processo si inserisce un importante fatto storico, la vicenda del Titanic, un evento così impattante che porta l’attenzione della società statunitense in primis, ma anche mondiale, sulle potenzialità straordinarie della radio come mezzo di comunicazione. Questo interesse si traduce anche nella nascita dei cosiddetti gruppi di radioamatori, che iniziano ad interessarsi a questo strumento di comunicazione come fonte di svago ed intrattenimento, costruendo le radio dette “a galena”, che permettono la comunicazione punto a punto tra i membri di questo gruppo. IL MODELLO STATUNITENSE: Una volta terminata la prima guerra mondiale, ci interfacciamo con una tecnologia molto più avanzata e sofisticata, le potenzialità della radio infatti, iniziano ad interessare quei gruppi commerciali che vedono il broadcasting radiofonico una possibilità di investire in questa tecnologia. L’interesse di questi interlocutori, si traduce nella creazione della Radio Corporation of America nel 1919, una corporazione che comprende le aziende che producono apparecchi radiofonici o sono i proprietari e quindi ne hanno il controllo, delle linee e dei cavi grazie a cui la radio funziona, questi soggetti con interessi comuni si consorziano creando la RCA, la Westinghouse, per esempio, compagnia di elettrodomestici, capisce che se si investe nell’industria del broadcasting radiofonico, si possono anche vendere e produrre tali apparecchi che permettano la diffusione di questa tecnologia. Si ha interesse quindi, che i programmi siano di successo così si possono attirare quanti più consumatori possibili, se osserviamo il modo in cui questi attori industriali partecipanti alla RCA, notiamo che è lo stesso fenomeno che abbiamo visto nello studio system nell’industria cinematografica. Il primo programma radiofonico non sperimentale va in onda sull’emittente KDKA, di proprietà di Westinghouse, lo speaker chiede quanti e come stiano sentendo la trasmissione, un altro fattore indicativo di questo primo esperimento, è che l’emittente si appoggi a due giornali con redazioni a Pittsburgh, tutti gli americani hanno interesse a sapere il risultato delle elezioni, non c’è grande ricerca creativa, ma bensì una grande efficacia informativa che rende 25 appetibile questo tipo di informazione per via della sua immediatezza, la maggior parte del paese infatti, avrebbe dovuto aspettare l’uscita dei giornali per sapere questo tipo di notizia, dopo questo tipo di attenzione sul primo esperimento, anche gli altri membri della RCA, iniziano ad acquisire o fondare delle stazioni radiofoniche, lo scenario è in talmente rapida evoluzione che ad uno degli interlocutori, AT&T, viene l’idea di collegare in un'unica rete, molti emittenti, controllando le infrastrutture, permettendo a tanti piccoli emittenti di essere collegati in un’unica riconducibile proprietà, per servirsi di questo servizio, delle emittenti collegati ad AT&T, si paga una tariffa, questo sistema funziona perché risponde ad una dinamica tipica dei momenti evolutivi del sistema dei media, che chiameremo concentrazione della proprietà, man mano che il sistema si mette a punto, inizia ad essere più vantaggioso che le singole emittenti facciano parte di una singola catena piuttosto che diventare una rete indipendente, nel 1926, infatti, nasce il primo network, NBC, fondato da Davis Sarnos, iniziano a crearsi poi anche la CBS, ABC ed infine la MBS. Rimangono questi quattro network che controllano le emittenti del paese e che fanno a capo ad uno di questi emittenti. - FEDERAL COMMUNICATION COMMISSION: Nel 1927, il congresso istituisce un nuovo organo, la federal communication commotion, che ha il compito di vigilare e controllare il mercato che di fatto va a costruirsi come oligopolio, un organo di vigilanza che regolamenta l’attività di questi attori industriali e network, che lasci spazio all’iniziativa degli indipendenti, che non diventi monopolio e che le emittenti operino in una unica ottica di interesse pubblico in mano ad un iniziativa effettivamente privata. Negli USA, le dottrine politico-economiche, sono quelle prevalentemente capitalistiche, non vi è interesse da parte dello stato di interferire con una industria che effettivamente funziona, infatti costituisce solo un organo di vigilanza, sorveglianza e tutela, la volontà dei privati è di fatto in questo caso il faro dell’industria. Anche in questo caso, la pubblicità, ovvero gli inserzionisti, vengono individuati come i principali interlocutori del funzionamento del broadcasting, ma se nel giornale la pubblicità era inserita in delle pagine vicino ad altre notizie, in quello che era uno spazio fisico, nelle radio si offre uno spazio temporale all’interno del palinsesto dell’emittente, i giornali hanno una tradizione strutturale, mentre l’offerta del broadcasting, ha come fonte di finanziamento la pubblicità e gli inserzionisti che vogliono vendere prodotti e che quindi si fanno ritagliare spazi temporali nei palinsesti radiofonici, le agenzie pubblicitarie che già lavoravano per la stampa da decenni, si dotano di dipartimenti speciali dedicati all’industria radiofonica, si attestano infatti la responsabilità di scrivere e confezionare programmi interi, le agenzie si intestano di scrivere il palinsesto completo di pubblicità e programmi. L’unica esigenza da soddisfare, è quella dell’inserzionista, sicuramente l’offerta andrà verso un tipo di intrattenimento leggero, questo tipo di influenza degli sponsor commerciali sulla programmazione radiofonica diventa tanto più forte più si inseriscono strumenti di misurazione del pubblico, molto più comunemente gli indici di ascolto, se un programma è popolare l’inserzionista continuerà a finanziarlo. IL MODELLO BRITANNICO: 26 Il modello di broadcasting Britannico sarà completamente diverso, sarà infatti di riferimento ad altri paesi. Le poste britanniche, competenti in questo settore, concedono le prime licenze ed autorizzano la Marconi company a trasmettere per la prima volta da una stazione situata a Londra chiamata 2LO, anche in UK, si manifesta un grande interesse da parte di una serie di attori industriali verso il nuovo sistema di broadcasting radiofonico, alcuni nomi tornano, proprio come la General Electric, il ministero delle poste invece di aprire il mercato e concedere ai fabbricanti di apparecchi di concedere una licenza, esattamente come è successo negli USA, propone la creazione di un consorzio all’interno del quale, vengono compresi non solo gli attori industriali interessati ad investire, affinché questo consorzio non sia del tutto dipendente da interessi commerciali lo faremo diventare un ente a statuto regio, questo consorzio viene creato nel 1922 e chiamato British Broadcasting Company, poi British Broadcasting Corporation (BBC), il particolare statuto di questo ente permette alla BBC, di non subire pressioni dirette relativi ad interessi commerciali ed allo stesso tempo di non subire il controllo diretto del governo perché gli enti a statuto regio in UK sono appunto istituzioni commerciali, questo doppio binario è fondamentale per spiegare il modello di servizio pubblico della BBC. Abbiamo inoltre una indipendenza economica poiché questo ente è messo al riparo dagli investitori, sono sempre loro che lo finanziano ma non possono averne un controllo diretto, la BBC nasce autonoma da ingerenze politiche, ma anche autonoma poiché non basa i suoi introiti sulla pubblicità ma su un sistema di fondi pubblici che prevedono una tassa sulla vendita di apparecchi radiofonici, chi li produce paga una tassa alla BBC, che però prevede un’ulteriore tassa dalla parte di chi riceve le trasmissioni radiofoniche dell’ente. Quest’ultima infatti, esclude altre forme di finanziamento come la pubblicità ed agisce in una situazione di monopolio, in questo caso il mercato è controllato da un ente che emana il servizio pubblico, bisognerà emanare uno statuto che definisce gli obbiettivi e che deve rimanere valido allora come oggi, questo statuto identifica gli obbiettivi di informare, educare e divertire, la BBC, gode di ampia libertà ed autonomia purché agisca nel rispetto di questi obbiettivi, la BBC radio, ha conosciuto estrema popolarità ed un alto tasso di fidelizzazione del pubblico. - SIR JOHN REITH: Il nome di Sir John Reith, contribuisce più di altri alla identità della BBC e parte di un establishment che crede che le istituzioni abbiano il compito di guidare il pubblico e forgiare il gusto degli ascoltatori, e che soprattutto crede che le istituzioni tra cui la BBC abbiano una funzione educativa, nel primo decennio di vita come istituzione, l’ente britannica, forgia la sua identità sul fatto che sia un ente a statuto regio, negli anni ’20, la tecnologia è sofisticata, pronta e matura, raccoglie interesse di investitori, dipendono dalla pubblicità fornendo una programmazione intesa ad intrattenere per richiamare un pubblico di massa (USA), all’opposto, la BBC, agisce in un regime di monopolio che non consente l’investimento privato tramite forme di pubblicità ,a prevede come finanziamento principale una serie di tasse tra cui il canone, ciò protegge dagli interessi commerciali, quindi da aziende o sponsor che chiedono programmi di facili successi per inserzioni ed un sicuro margine di profitto, ma allo stesso tempo è protetta per il suo statuto regio, i cui membri non vengono nominati direttamente dal governo, in questa autonomia la BBC, deve agire nel suo interesse pubblico, la BBC, è indipendente anche dalle ingerenze politiche dirette ma deve agire nei principi di interesse pubblico definiti da uno statuto, questi d8e modelli di broadcasting serviranno come modello sia per la futura industria televisiva sia per altri paesi, anche se altri paesi adotteranno uno stesso modello o un altro con opportuni 27 adattamenti a seconda del regime politico in cui si trova, come per esempio l’Italia durante il fascismo, ma anche delle determinate condizioni sociali che si trovano in questo determinato paese. I membri che vanno a comporre il cda della bbc non sono a diretta nomina governativa. Ciò rende la bbc un ente priva da ogni tipo di ingerenze politiche IL TIPO DI PROGRAMMAZIONE DELL’INDUSTRIA RADIOFONICA: tra le due guerre mondiali, l’utilizzo e la diffusione della radio cresce esponenzialmente fino ad arrivare, alla fine degli anni ’30, all’85% della popolazione Britannica ed al 92% di quella Statunitense soprattutto nelle aree urbane. A contribuire alla diffusione così capillare della radio, contribuisce anche il fatto che in virtù di innovazioni tecnologiche cambino anche le modalità fruitive di questo medium, questi mutamenti dovuti alle sperimentazioni postbelliche, fanno si che gli apparecchi possano dotarsi di altoparlanti, facendo diventare così la radio un medium dalla fruizione collettiva, ciò fa sì che la radio acquisisca una nuova centralità, sia nell’ambito dome