Politiche Agroalimentari Europee - Esame PDF

Summary

Questo documento analizza le politiche agroalimentari europee, evidenziando i confini del settore, il ruolo del PIL, le importazioni ed esportazioni, le caratteristiche del settore agricolo europeo, le politiche agroalimentari che interagiscono con la filiera, i trattati e lo stadio di integrazione economica. Inoltre, si analizzano le politiche agroalimentari e la PAC e l'integrazione europea.

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ESAME: 10 crocette + 1 domanda aperta di teoria + 1 domanda aperta che riguarda un dibattito in aula (non il tuo dibattito). Politiche agroalimentari europee- SOREGAROLI I confini del settore agroalimentare sono sempre più labili e sono variati nel tempo. In senso stretto, il settore a...

ESAME: 10 crocette + 1 domanda aperta di teoria + 1 domanda aperta che riguarda un dibattito in aula (non il tuo dibattito). Politiche agroalimentari europee- SOREGAROLI I confini del settore agroalimentare sono sempre più labili e sono variati nel tempo. In senso stretto, il settore agricolo pesa il 2% sul PIL italiano, il peso degli occupati è > del peso del valore aggiunto, quindi è un settore con un livello di stipendi generalmente più basso. A livello di fatturato, il sistema agroalimentare fa un fatturato di 621 miliardi (il 15% dell’economia). Mostra la politica agricola europea e ne valuta il successo e verso quale direzione dovrebbe dirigersi. Vediamo il commercio agroalimentare dell’europa in miliardi di $ dal 2000 e 2021: si può notare che il commercio è aumentato nel tempo ma l’Europa è diventata un’importante esportatrice di prodotti agroalimentari (export> import a valore). In Italia, vengono importati prodotti di basso valore aggiunto che grazie al know how vengono trasformati nell’industria italiana ed esportati all’estero. Es. importiamo grano duro dal Nord America e poi le imprese italiane producono pasta che poi viene esportata in tutto il mondo. BENI DI IMPORTAZIONI: - PRODOTTI PRIMARI utilizzati da industria→ 27% - PRODOTTI PRIMARI DA CONSUMO (ortofrutta)→ 22% - PRODOTTI TRASFORMATI utilizzati da industria→ 26% - PRODOTTI TRASFORMATI DA CONSUMO (formaggi, salumi, vino)→ 27% BENI DI ESPORTAZIONE: vengono esportati principalmente prodotti primari per l'industria (61%). CARATTERISTICHE DEL SETTORE AGRICOLO EUROPEO: - Dal 2005 al 2020, il numero di imprese agricole si è ridotto di 5 milioni, molte hanno chiuso e altre sono state inglobate in altre che diventano progressivamente più grandi. Questo è un segnale positivo: si parte da una struttura del settore caratterizzata prevalentemente da aziende di piccole dimensioni e con l’inglobazione di queste aumenta la dimensione media delle aziende con un incremento dell’EFFICIENZA perchè vengono sfruttate economie di scala con riduzione dei costi di produzione. Dal punto di vista sociale, questo è un segnale negativo perché molti piccoli imprenditori agricoli non riescono a sopravvivere aumentando la disoccupazione. - Nel 2020, oltre il 60% degli imprenditori agricoli hanno più di 55 anni → NO RICAMBIO GENERAZIONALE a causa del sistema delle politiche agricole europee. PERCHÉ è IMPORTANTE IL RICAMBIO GENERAZIONALE: i giovani hanno la maggiore probabilità di innovare, produrre in modo più efficiente e sostenibile, riducendo emissioni di Co2, hanno un alto grado di educazione e propensione ad adottare nuove tecniche di produzione sostenibile, hanno l’ambizione ad allargare la propria impresa diventando più efficienti dal pdv economico. - Settore dove vi è scarsa innovazione. - Meno del 10% delle aziende agricole europee hanno una superficie > 50 ettari e queste generano il 52% del valore complessivo - Il 75% delle aziende agricole europee hanno una superficie < 50 ettari e generano meno del 20% del valore complessivo. Dunque, vi sono aziende di grandi dimensioni che riescono a stare sul mercato senza aiuti, ma la maggior parte sono PMI che non sono competitive. I prezzi dei prodotti agricoli sono soggetti ad un’alta VOLATILITÀ: negli ultimi anni sono aumentati i prezzi dei prodotti agricoli e input. REDDITO MEDIO DEL LAVORATORE NEL SETTORE AGRICOLO: dal 2016 è aumentato per via delle politiche agricole: tuttavia non è così perché c’è una disparità di distribuzione del reddito tra le grandi e piccole imprese che causano problemi sociali come proteste. LE POLITICHE AGROALIMENTARI sono giustificate economicamente quando correggono i cosiddetti fallimenti del mercato. Esempi: 1) POTERE DI MERCATO: oligopolio, monopsonio, monopolio 2) ASIMMETRIA INFORMATIVA: introdurre politiche per garantire la trasparenza 3) FORNITURA DEI BENI PUBBLICI: che vengono garantiti in misura insufficiente dal mercato (conservazione del territorio e del paesaggio agricolo) → incentivare gli agricoltori a produrre di più di quel bene pubblico attraverso politiche e azioni dell’UE 4) CORREGGERE LE ESTERNALITÀ NEGATIVE (impatto ambientale delle produzioni agro-industriali, diffusione di malattie infettive derivanti dagli alimenti,…)→ ci sono esternalità negative perché in assenza di politiche e regolamentazioni, le aziende non pagano i danni delle proprie azioni perché non rilevabili nell’immediato (cancro per chi inquina le falde). Le politiche intervengono per correggere queste esternalità negative mettendo leggi con ripercussioni pecuniarie e penali per limitare malattie e infezioni. POLITICHE AGROALIMENTARI che interagiscono con la filiera agroalimentare: - POLITICHE AMBIENTALI - POLITICHE AGRICOLE E DI SVILUPPO RURALE - POLITICHE INDUSTRIALI DI QUALITÀ E SICUREZZA DEGLI ALIMENTI - POLITICHE DI TUTELA DEI CONSUMATORI COSA SONO LE POLITICHE AGROALIMENTARI: decisioni dei governi o delle organizzazioni governative finalizzate al raggiungimento di obiettivi di politica economica/sociale che prevedono determinati strumenti di attuazione e sono fondate su provvedimenti legislativi Nel caso UE, le politiche sono basate su: 1. Trattati (documenti fondativi dell’UE) 2. Regolamenti (leggi immediatamente valide in tutta l’UE) 3. Direttive: indicazioni stringenti che l’Ue dà agli stati membri ma sono questi che fanno la legge rispettando i paletti dati dall’UE 4. Decisioni Le politiche derivano da processi decisionali a vari livelli: 1. Unione Europea 2. Stati Membri 3. Regioni e/o altri enti locali I TRATTATI I trattati dell'UE sono accordi vincolanti tra i paesi membri dell'Unione europea. Definiscono gli obiettivi dell'UE, le regole di funzionamento delle istituzioni europee, le procedure per l'adozione delle decisioni e le relazioni tra l'UE e i suoi paesi membri. Ogni azione adottata dall'UE si basa sui trattati. I trattati vengono modificati per migliorare l'efficienza e la trasparenza dell'UE, preparare l'adesione di nuovi Stati membri e introdurre nuovi settori di cooperazione. Stadi integrazione economica europea: si verifica una Integrazione economica tra gli stati ma non una integrazione politica. TRATTATO DI ROMA 1957 Istituisce la prima unione doganale fra paesi europei, la cosiddetta Comunità economica europea, CEE Un capitolo specifico del trattato fu dedicato all’agricoltura e alla pesca. Visto che c’erano già politiche nazionali occorreva una politica comune per avere regole condivise. Vengono definite le basi della comunità economica europea. La politica agricola ha il ruolo principale all’interno di questo trattato perchè nell’art.39 viene stabilito il fatto che debba esistere una politica unica europea e stabilisce gli obiettivi della PAC. Nel secondo dopoguerra molti Stati, per garantire la sicurezza alimentare, iniziano una politica di sussidio nei confronti dell’agricoltura dato che avevano vissuto periodi di carestia e perché l’agricoltura aveva un peso importante sul PIL del paese e con un alto numero di cittadini occupati nel settore. Il governo sostiene l’agricoltura per guadagnare consenso politico grazie all’aumento dei redditi agricoli e contrastare l’avvento del comunismo. L’art. 39 del trattato, stabilisce gli obiettivi della PAC: 1. incrementare la produttività dell'agricoltura, sviluppando il progresso tecnico, assicurando lo sviluppo razionale della produzione agricola come pure un impiego migliore dei fattori di produzione, in particolare della manodopera; 2. assicurare così un tenore di vita equo alla popolazione agricola, grazie in particolare al miglioramento del reddito individuale di coloro che lavorano nell'agricoltura; 3. stabilizzare i mercati; 4. garantire la sicurezza degli approvvigionamenti 5. è stata attuata una politica di sostegno dei prezzi per assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori → l’Italia è diventata una esportatrice netta TRATTATO DI LISBONA (2007) L'Unione prende il posto della Comunità e diventa il suo successore sul piano giuridico. Il trattato di Lisbona conferisce all'UE una personalità giuridica propria. - L'Unione può pertanto firmare trattati internazionali relativi ai suoi settori di competenza e aderire a organizzazioni internazionali. Gli Stati membri possono firmare accordi internazionali solo se conformi al diritto dell'UE. - Non conferisce ulteriori competenze esclusive all'Unione: Esso modifica tuttavia le modalità con cui quest'ultima esercita i suoi poteri esistenti, nonché alcune nuove attribuzioni (condivise), rafforzando la partecipazione e la tutela dei cittadini. - Questo trattato aumenta i poteri del Parlamento europeo (proporre modifiche ai trattati, come già avveniva per il Consiglio, i governi degli Stati membri e la Commissione). - Il Parlamento entra nel meccanismo di co-decisione che diviene la procedura legislativa ordinaria (per l’agricoltura): maggioranza qualificata e codecisione ➔ adozione congiunta di un provvedimento legislativo (regolamento, direttiva o decisione) da parte del Consiglio e del Parlamento, su proposta della Commissione - Aumento delle attività di lobbing POLITICHE AGROALIMENTARI ED INTEGRAZIONE EUROPEA L’UE unisce oggi 27 paesi (dal 1 febbraio 2020), a valle di un processo politico iniziato nel 1957 Per lungo tempo, la Politica Agricola Comune (PAC) è stata l’unica vera politica integrata dell’UE Quando il processo di integrazione iniziò (dopo la 2a guerra mondiale) ci fu una lunga discussione sull’eventuale inclusione dell’agricoltura nel processo di integrazione. Era un settore con grande intervento pubblico nazionale per effetto delle crisi e fabbisogni alimentari, per cui da molti era visto come un ostacolo all’unione. Dopo la grande crisi degli anni ’30, molti governi (europei e non) avevano deciso di intervenire pesantemente sui mercati agro-alimentari (mercato interno e mercato internazionale). Era ancora una componente fondamentale dell’economia in termini di contributo al PIL e di contributo all’occupazione Pertanto qualunque processo di integrazione europea che non contemplasse l’agricoltura sarebbe stato probabilmente destinato al fallimento Per questa ragione, i padri fondatori dell’UE decisero di includere l’agricoltura nel «mercato comune» istituito alla fine degli anni ‘50. UNA POLITICA DEI PREZZI E DEI MERCATI L’implementazione della PAC cominciò negli anni ’60 attraverso la creazione delle Organizzazioni Comuni di Mercato (OCM) per i principali prodotti (cereali, lattiero-caseari, carni bovine, vino, olio), abbattendo le barriere esistenti. L’enfasi dei primi anni fu quella della regolamentazione dei mercati: prezzi minimi garantiti per i prodotti agricoli politiche commerciali finalizzate a mantenere prezzi interni artificialmente alti La PAC fu anche il primo esperimento di finanziamento comune di una politica UE (che a quel tempo voleva dire favorire i più forti produttori ed esportatori dell’UE-6: Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Germania occidentale). Il mercato comune per l’agricoltura a metà 1968 era stato ampiamente realizzato Il mercato comune per i prodotti industriali (Single European Market) e la libera circolazione dei lavoratori fu realizzata solo molti anni dopo (inizio anni ’90); l’unione monetaria fine anni ’90 (terza fase 1999; euro 1 gennaio 2002). Quindi la PAC da ostacolo a precursore dell’unione. LE ALTRE POLITICHE AGROALIMENTARI→ ARRIVANO DOPO RISPETTO ALLE POLITICHE AGRICOLE 1. Le politiche alimentari comuni iniziarono ad essere realizzate negli anni ’90, anche sulla spinta delle crisi alimentari (es. BSE) 2. Le politiche della concorrenza e di tutela del consumatore sono più recenti (fine anni ’90 – anni 2000) 3. Le politiche ambientali comuni iniziarono anch’esse negli anni ’90, tipicamente mediante direttive (direttiva quadro acque, direttiva nitrati,…) ESEMPI DI POLITICHE UE NEL SETTORE AGROALIMENTARE A) Sostegno al reddito degli agricoltori B) Interventi sui mercati agro-alimentari C) Agricoltura biologica e politica della qualità D) Sviluppo rurale e agriturismo E) Biodiversità F) Acqua G) Bioenergie H) Cambiamento climatico I) Prodotti fitosanitari e protezione delle piante J) Norme veterinarie, nutrizione e benessere animale K) Organismi Geneticamente Modificati (OGM) e proprietà intellettuale L) Ingredienti e additivi alimentari M) Etichettatura e pubblicità dei prodotti alimentari N) Pratiche commerciali e trasparenza dei prezzi COMPETENZE: serie di direzioni generali coinvolte per un provvedimento legislativo nel settore agroalimentare. Le aree di interesse per il settore agroalimentare sono: ➔ Agricoltura e sviluppo rurale (AGRI) ➔ Salute e sicurezza alimentare (SANTE) ➔ Mercato interno, industria, imprenditoria e PMI (GROW) ➔ Commercio (TRADE) ➔ Concorrenza (COMP) ➔ Giustizia e consumatori (JUST) ➔ Ambiente (ENV) ➔ Cambiamento climatico (CLIMA) MERCATO UNICO E ACQUIS COMUNITARIO La necessità di creare un mercato unico ha spinto lo sviluppo di una legislazione comune in molti settori attinenti all’agricoltura: standard sanitari e fitosanitari benessere animali etichettatura, pubblicità prodotti identificazione e registro animali ACQUIS COMUNITARIO: La capacità di adottare tutte le leggi (acquis) è uno dei criteri di Copenaghen* per l’accesso, quindi molto importante→ un paese che desidera entrare a far parte di un mercato unico, bisogna fare un'azione di adeguamento strutturale e legislativo che richiede anni. CRITERI DI COPENAGHEN: 1. Criterio "politico": presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo stato di diritto, i diritti dell'uomo, il rispetto delle minoranze e la loro tutela; 2. Criterio "economico": esistenza di un'economia di mercato funzionante e capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale all'interno dell'Unione Europea; 3. La capacità di accettare gli obblighi derivanti dall’adesione, tra cui la capacità di attuare efficacemente le regole, le norme e le politiche che costituiscono il corpo del diritto dell’Unione (l’acquis comunitario*), nonché l’adesione agli obiettivi dell’unione politica, economica e monetaria. LE PRIORITÀ FINANZIARIE E LA DIMENSIONE INTERNAZIONALE: LE PRIORITÀ FINANZIARIE: la spesa per la politica agricola esplode negli anni ‘60/70 Oggi: Molto interesse sulle problematiche finanziarie legate al processo di integrazione europeo Il mercato unico e l’unione monetaria richiedono meccanismi di equilibrio finanziario tra SM e regioni diversi da quelli necessari per la sola PAC. La PAC ora ha meno priorità rispetto ad altre Politiche unionali (fondi strutturali e Politiche di coesione, strategie Eu2020, energia, Next Generation EU,...) LA DIMENSIONE INTERNAZIONALE: Oggi: la liberalizzazione del commercio intesa solo come abolizione di tariffe e barriere al commercio non è più accettabile in termini politici e sociali: la politica all'interno dell’UE influenza i mercati di altri paesi e le politiche di altri paesi influenzano i prezzi di mercato dell’UE quindi servono regole internazionali per governare la globalizzazione. Serve integrazione delle politiche: Servono regole internazionali per governare la globalizzazione crescente: regole giuste in termini di sicurezza alimentare (safety), malattie piante e animali, biodiversità e parametri di sostenibilità ambientale e sociale … La questione globale che necessita l’integrazione delle politiche non solo EU IL COMMERCIO INTERNAZIONALE: oggi gestiti dalla WTO Nel 2021 e 2022 c’è stata un'esplosione delle importazioni ed esportazioni per via dell’inflazione. negli anni le esportazioni di agroalimentare sono cresciute: l’Italia è diventata esportatrice netta dal 2019 al 2021 con saldi della bilancia commerciale positivi. L'agroalimentare pesa il 9% dell’export italiano ed esportiamo principalmente verso i paesi d’Europa ma anche in Nord America, altri paesi europei ed Asia. L’Italia importa cereali, soia (utilizzata per mangimi) ma è forte nell'industria di trasformazione: vediamo infatti che l’Italia esporta principalmente vini, derivati dei cereali, ortofrutta trasformata. L’INCIDENZA DELL’EXPORT SUL FATTURATO DELLE IMPRESE: L’export sul fatturato delle imprese italiane pesa attorno al 20% ELEMENTI DI BASE DELLA TEORIA DEL COMMERCIO Gli scambi di beni e servizi (inclusi i prodotti agro-alimentari) tra paesi si verificano come effetto di una diversa struttura dell’offerta. Queste differenze possono fare riferimento a: a) Differenze nella dotazione di fattori di produzione (terra, lavoro, capitale) b) Differenze nella produttività dei fattori c) Differenze nei prezzi degli input strategici (es. energia) Paese ha un vantaggio comparato nel produrre un bene (costo opportunità) In autarchia (situazione in cui non si hanno scambi commerciali con l’estero), queste differenze generano prezzi diversi per lo stesso prodotto in mercati separati. SUSSIDIO ALLE ESPORTAZIONI Linea verde è il prezzo mondiale (PW). Linea rossa: nel mercato interno viene venduta la QA e il prezzo nella nazione (PI) è > al prezzo mondiale di equilibrio e quindi il paese è un esportatore perché ha un eccesso di offerta. Questo eccesso di offerta deve essere rivenduta sul mercato internazionale ma non al prezzo che viene fatto all’interno della nazione perché altrimenti nessuno la comprerebbe. la vendita sul mercato internazionale al prezzo Quindi succede che qualcuno deve pagare la differenza: il produttore vende la merce in eccesso sul mercato internazionale al prezzo PW e la differenza di prezzo (PI-PW) viene pagata dallo Stato→ questo si chiama SUSSIDIO ALLE ESPORTAZIONI. Profitto esportatore: ABCD + sussidio all’export (CDEF) Coloro che pagano questi sussidi sono i consumatori e i contribuenti. EFFETTI SUSSIDIO ALLE ESPORTAZIONI SUL MERCATO INTERNAZIONALE: Se viene meno la quantità importata, la domanda si sposta verso sinistra. Il primo effetto è un calo della domanda a livello mondiale, inoltre il sussidio alle esportazioni, l’offerta si sposta verso destra. Si ottiene come risultato una RIDUZIONE DEL PREZZO INTERNAZIONALE. IL CONTESTO INTERNAZIONALE: IL WTO Il WTO è stato istituito nel 1995, sostituendo il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade), che era stato invece avviato nel dopoguerra L’avvio del WTO sancì la fine di un’era in cui i prodotti agroalimentari erano rimasti sostanzialmente esenti dalle regole internazionali riguardanti il commercio (circa 50 anni). IL FUNZIONAMENTO DEL WTO: È un forum per i governi per negoziare accordi commerciali. Gestisce un sistema di regole commerciali. È l'esecutore e amministratore di tutti gli accordi siglati attraverso i suoi 40 comitati È un luogo per risolvere le controversie commerciali. Ha natura contrattuale, non accesso universale. 164 membri da 29/07/2016. Esseri membri del WTO dà responsabilità e diritti Struttura/organizzazione burocratica relativamente piccola. Direttore generale non ha diritto di iniziativa. Sono gli SM che negoziano (member-driven organization). Processo decisionale basato sul consenso, ogni membro ha diritto di veto. Il WTO è il risultato del cosiddetto Uruguay Round Agreement (1994), che stabilì la nuova disciplina (ancora in vigore oggi) delle regole per il commercio dei prodotti agroalimentari. URUGUAY ROUND AGREEMENT L’accordo Uruguay Round ha disciplinato gli scambi di prodotti agro-alimentari attraverso tre strumenti: 1) L’Accordo sull’Agricoltura: insieme di regole riguardanti gli strumenti di regolazione del commercio: accesso al mercato, sostegno interno e alle esportazioni. 2) L’accordo SPS (Sanitary and Phytosanitary Measures) e TBT (Technical Barriers to Trade)* 3) La disciplina delle dispute commerciali (le dispute tra stati membri dovrebbero essere risolte in sede WTO) 1.L’ACCORDO SULL’AGRICOLTURA ha regolamentato 3 aree: OBIETTIVI: - AGEVOLARE L’IMPORTAZIONE DI BENI IN MOLTE NAZIONI, - PRIVILEGIARE UN SOSTEGNO INTERNO DISACCOPPIATO, - RIDURRE SUSSIDI ALLE ESPORTAZIONI (in quantità e valore) CHE CREA DISTORSIONI NEL MERCATO MONDIALE. 1. ACCESSO AL MERCATO: azioni fatte. a) Tutte le barriere non tariffarie al commercio (divieti di importazioni, restrizioni quantitative, ecc.) sono state trasformate in tariffe, c.d. processo di «tarifficazione» per aumentare la trasparenza anche per il consumatore). b) Le tariffe dovevano poi essere ridotte in media del 36% in 5 anni nel periodo 1995-2000 per facilitare gli scambi commerciali. c) Per evitare tariffe troppo alte sono state introdotte quote minime di accesso al mercato (pari al 5% del consumo interno) caratterizzate da tariffe molto più basse (Quote a Tariffa Ridotta – TRQs) 2. SOSTEGNO INTERNO: Divisione in 3 aree diverse a seconda delle tipologie di sussidi: - SUSSIDIO ACCOPPIATO (influenza la quantità prodotta in un mercato): dare un sussidio al produttore il quale riceverà un prezzo più alto dallo Stato rispetto al mercato mondiale. Il produttore produce di più e si riducono le importazioni del bene dall’estero. - SUSSIDIO DISACCOPPIATO: dare un sussidio al settore agricolo favorendo la ricerca di nuove tecniche agricole, formazione agli agricoltori tecnologie, trasferimenti sui conti bancari degli agricoltori migliorando l’efficienza complessiva → non influenza la quantità prodotta in un mercato facendo abbassare il prezzo internazionale. - SUSSIDI PARZIALMENTE ACCOPPIATI: sono gli strumenti legati solo all’uso degli input (pagamenti per ettaro o per capo allevato), ma con limiti alla produzione. Sono stati temporaneamente esentati dagli obblighi di riduzione (scatola blu). Dell'accordo GATT, i sussidi accoppiati hanno l’obbligo di riduzione perchè impatta sulle quantità prodotte e causa distorsioni sul mercato internazionale. Sono invece esentati dalla riduzione e si preferiscono strumenti DISACCOPPIATI perchè non cambiano la quantità prodotta e non riducono il prezzo internazionale. 3.SOSTEGNO ALLE ESPORTAZIONI: I sussidi all’esportazione non sono stati proibiti, ma sono soggetti a forti limitazioni. La spesa in sussidi per 23 categorie di prodotti è stata ridotta del 36% nel periodo 1995-2000 e il limite massimo è tuttora in vigore Il volume delle esportazioni sussidiate per gli stessi prodotti è stato ridotto del 21% nel periodo 1995-2000 e il limite massimo è tuttora in vigore. Importante ruolo della trasparenza nel comunicare al WTO tutti i sostegni in atto. L’accordo Sanitary and phytosanitary measures - SPS (1) L’accordo SPS nasce dalla constatazione che regole strette di tipo sanitario (salute umana o animale) o fitosanitario possano costituire una barriera al commercio meno trasparente, ma estremamente forte. Esempi di provvedimenti che ricadono nella disciplina SPS sono: quarantena, benessere animale, macellazioni, additivi alimentari, uso dei pesticidi,... L’accordo SPS non fissa regole uguali per tutti, ma consente agli stati membri del WTO di fissare regole proprie, a patto che rispettino alcuni principi (per evitare arbitrarietà): a) Armonizzazione b) Precauzione c) Prova scienti scientifica d) Trasparenza e) Equivalenza L’ACCORDO SPS: Incoraggia le parti ad armonizzare i sistemi. I principi di armonizzazione e di prova scientifica si concretizzano come segue: a) I paesi le cui regole sono conformi agli standard fissati dagli organismi tecnici internazionali sono sempre considerate conformi alle regole del WTO ➔ Sicurezza degli alimenti: Codex Alimentarius ➔ Salute delle piante: International Plant Protection Convention (IPPC) ➔ Salute degli animali: World Organisation for Animal Health (OIE) b) E’ possibile deviare da queste regole, ma solo producendo nuove prove scientifiche sulla relazione tra la pratica normata e la salute umana (es. uso di ormoni negli allevamenti bovini). Accertato il «rischio sostenibile» il paese deve attuare la misura meno distorsiva del commercio IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE è estremamente delicato e il WTO prevede un’applicazione non incondizionata: a) Gli stati membri del WTO possono imporre restrizioni al commercio per mancanza di evidenze scientifiche riguardanti i rischi per la salute b) Le misure restrittive possono essere solo temporanee e lo stato deve dimostrare di lavorare attivamente per produrre una prova scientifica più appropriata c) «Onere della prova» su importatore IL PRINCIPIO DI TRASPARENZA implica che ciascuno stato membro del WTO, ogni volta che cambia le regole SPS, debba notificarle al WTO prima dell’adozione, per ricevere eventuali osservazioni L’unica eccezione può essere una emergenza sanitaria (es, diffusione di malattie animali) che richiede misure immediate In questi casi tutti i paesi sono obbligati a rispettare le misure imposte dal paese colpito (es. blocco delle importazioni, aree libere dalle malattie ecc..). IL PRINCIPIO DI EQUIVALENZA implica che gli stati membri del WTO debbano accettare gli standard degli altri paesi come «equivalenti» (anche se diversi dai propri), a patto che il paese esportatore sia in grado di dimostrare che tali standard danno le stesse garanzie di quelli imposti dall’importatore. L’ACCORDO TBT (Technical Barriers to Trade) L’accordo TBT è più ampio di quello SPS, nel senso che non si occupa strettamente di provvedimenti legati alla salute di piante, animali o uomini, ma spazia su tutte le possibili barriere tecniche al commercio Esempi rilevanti nel settore agro-alimentare sono: a) Disciplinari di produzione obbligatori relativi a caratteristiche dei prodotti o dei processi produttivi. Possono anche riferirsi a nomi, etichettatura, confezionamento, ecc..(es prodotti biologici, DOP/IGP) b) Standard non obbligatori di produzione, che fissano standard qualitativi più elevati rispetto al prodotto «comune». Anche questi possono anche riferirsi a nomi, etichettatura, confezionamento,… c) Certificazioni di conformità obbligatorie (regole su campionamenti, ispezioni, analisi di laboratorio ecc..) L’accordo TBT si ispira ai seguenti principi: 1. Non discriminazione: le barriere al commercio non devono discriminare il prodotto estero favorendo il prodotto nazionale 2. Evitare barriere non necessarie: le barriere al commercio devono rispondere ad obiettivi riconosciuti legittimi dal WTO (sicurezza nazionale, rischi per la salute o per l’ambiente, protezione prodotti tradizionali?), tipicamente sulla base di evidenze tecnico-scientifiche 3. Uso di standard internazionali: quando esistono, gli stati membri del WTO devono adeguarsi agli standard internazionali esistenti come base per stabilire le regole del commercio (disciplinari, definizione prodotti, ecc..) 4. Trasparenza: come per l’accordo SPS, ciascuno stato membro del WTO, ogni volta che cambia le regole TBT, debba notificarle al WTO prima dell’adozione, per ricevere eventuali osservazioni LA RISOLUZIONE DELLE DISPUTE DSU – Dispute Settlement Understanding Le dispute commerciali, riguardanti tutti gli accordi disciplinati dal WTO, possono essere risolte in sede WTO e diventano legalmente vincolanti per gli stati membri. Uno Stato membro del WTO può procedere ad una controversia con un altro stato membro del WTO (no individui o aziende). I NEGOZIATI WTO IN CORSO: NAIROBI PACKAGE: IL TEMA DELLA SOSTENIBILITÀ è LA NUOVA FRONTIERA DEGLI ACCORDI WTO: LA PAC- POLITICA AGRICOLA COMUNITARIA LA STORIA DELLA PAC: Il Trattato di Roma (1957): Istituisce la prima unione doganale fra paesi europei, la cosiddetta Comunità economica europea, CEE Un capitolo specifico del trattato fu dedicato all’agricoltura e alla pesca. Visto che c’erano già politiche nazionali occorreva una politica comune per avere regole condivise. L’art. 39 del trattato (confermato in tutte le versioni successive), stabilisce gli obiettivi della PAC: 1. incrementare la produttività dell'agricoltura, sviluppando il progresso tecnico, assicurando lo sviluppo razionale della produzione agricola come pure un impiego migliore dei fattori di produzione, in particolare della manodopera; 2. assicurare così un tenore di vita equo alla popolazione agricola, grazie in particolare al miglioramento del reddito individuale di coloro che lavorano nell'agricoltura; 3. stabilizzare i mercati; 4. garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; 5. assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori. ALTRI OBIETTIVI: Sostegno alla domanda di beni industriali: - meccanizzazione, chimica, sementi, mangimi Sostegno politico delle campagne: - Il peso elettorale dell’agricoltura → Occupati agricoli in Italia 1951: 9 mln (41%) - orientamento conservatore delle campagne cfr. spinte progressiste (o anche rivoluzionarie) delle città e dei ceti operai Il numero di occupati nel settore agricolo è diminuito del 17% dal 1970 al 2018 I PRINCIPI BASE DELLA PAC: Le politiche dei prezzi e dei mercati si basavano su tre principi sanciti dal trattato di Roma, che valgono ancora oggi, anche se le politiche sono profondamente cambiate: 1. Unicità del mercato. Come in tutte le unioni doganali, si prevede la libera circolazione dei prodotti agro-alimentari tra gli SM, all’interno dei confini della UE («mercato unico») 2. Preferenza comunitaria: la commercializzazione dei prodotti UE viene favorita rispetto a quella dei prodotti importati, attraverso l’applicazione di barriere doganali comuni (negli anni ’60 gli accordi commerciali internazionali erano molto deboli e le barriere esterne molto forti) 3. Solidarietà finanziaria: gli Stati membri contribuiscono al budget comune, indipendentemente dai paesi o dai prodotti che ne beneficiano [anche se abbiamo visto…] Il prezzo di equilibrio è Pc ma il prezzo politico PS è > dell'equilibrio e questo porta ad un eccesso di offerta. Come tenere il prezzo politico alto? Solo grazie a questi 3 elementi: - E necessario togliere dal mercato la quantità offerta in eccesso: può essere stoccata nel magazzino oppure venduta sul mercato internazionale. - Sussidi all’esportazione per poter smaltire la merce in eccesso - Mettere dazi all’importazione Chi paga l’aumento del prezzo politico? Il consumatore e il contribuente Differenza tra i prezzi all’interno dell’UE rispetto al prezzo internazionale. LO SCHEMA CLASSICO DELLE POLITICHE DI MERCATO: Se metto una tariffa all’importazione, le casse dello stato si riempiono. Se metto un sussidio all’export, le casse dello stato si svuotano. POLITICA COMMERCIALE: CONGROLLARE I PREZZI INTERNI La Politica dei Prezzi e dei Mercati Il prezzo obbiettivo è il prezzo politico. Il prezzo soglia è il prezzo d’ingresso della merce in un porto (es. Rotterdam), al quale si devono aggiungere i costi di trasporto per arrivare al prezzo obbiettivo, e che deve rimanere stabile/costante nel tempo (viene applicato un prelievo/dazio mobile a PW). La principale critica deriva dal fatto che la decisione politica di mantenere i prezzi di importazione stabili ha fatto sì che i produttori europei non avessero una visione sul mercato mondiale. I segnali di mercato non arrivano ai produttori europei perché il prezzo di importazione rimane sempre lo stesso (si crea un fallimento di mercato dato dalla decisione politica presa): quando si applica un dazio (PS - PW), ogni nave che arriva al porto vede il prezzo della merce maggiorato per il dazio. Il prezzo soglia rimane però costante e i produttori vedono un prezzo stabile. La WTO ha cercato di porre rimedio ai prezzi soglia attraverso (1) la riduzione delle tariffe e (2) l’imposizione di tariffe NON variabili (la tariffa fissa fa arrivare il segnale al mercato europeo perché PW subisce dei cambiamenti). Il prezzo di mercato non deve scendere al di sotto del prezzo d’intervento. Se il prezzo di mercato (verde) interno europeo scende al di sotto del prezzo di intervento si deve intervenire: lo Stato interviene acquistando la merce e stoccandola nei propri magazzini oppure pagando chi possiede i magazzini per tenere la merce ferma (aiuti allo stoccaggio privato). Come risultato, il prezzo dell’UE difficilmente scendeva al di sotto del prezzo di intervento (artificialmente alto) e negli anni 70, grazie a questo sistema il settore agricolo è diventato più ricco (maggiore produttività) e più meccanizzato ma allo stesso tempo isolato dal mercato internazionale (aumento della produzione europea). IL SIGNIFICATO ECONOMICO DELLO SCHEMA CLASSICO Il sostegno dei prezzi ha un impatto estremamente importante sul settore agricolo e sui mercati: 1) È un potente incentivo per le imprese ad intensificare la produzione e a fare investimenti (stimola la crescita della produttività, meccanizzazione) 2) I prelievi variabili isolano il mercato interno dalle fluttuazioni sui mercati internazionali 3) I sussidi all’esportazione fanno diventare UE un «grande paese esportatore» e tendono a deprimere i prezzi mondiali 4) Non c’è nessuna forma di pagamento diretto agli agricoltori (il sostegno del loro reddito è praticato attraverso il sostegno dei prezzi) 5) 5) I costi espliciti della politica sono legati alla gestione degli stock e ai sussidi all’export 6) I costi della politica sono però anche «nascosti»: pagati dai consumatori sul mercato interno (prezzi alimentari più alti) e dagli agricoltori dei paesi terzi (prezzi mondiali più bassi) 7) L’effetto indiretto è che il sostegno stesso non resta interamente nelle tasche degli agricoltori, ma in una parte rilevante, 50% secondo l’OCSE (OECD, 2003), trasla verso gli operatori della filiera agro-alimentare collocati a monte e a valle dell’agricoltura. Negli anni 60 si creava eccesso di domanda al prezzo politico, quindi l’Europa importava e i produttori internazionali erano contenti. Se un paese importa, applica tariffe e dunque lo Stato incassa soldi (rettangolo verde), nonostante i consumatori paghino prezzi più alti. Negli anni 80, il prezzo politico è lo stesso ma si crea un eccesso di offerta e lo Stato introducendo sussidi all’esportazione, e si svuotano le due casse per un ammontare pari al rettangolo azzurro. Dunque l’UE è passata da essere importatore ad essere esportatore. In 10 anni, dal 1980 al 1990, è raddoppiata la spesa per l'agricoltura. Dal 1994 inizia a stabilizzarsi grazie alla riforma del WTO e riforma interna all’UE. Le aziende più grandi della Danimarca, Germania, Francia, UK beneficiavano della spesa 1° pilastro, non l’Italia perchè non aveva aziende grandi. LE RIFORME DEGLI ANNI ‘80 Le politiche UE furono riformate negli anni ’80 in modo relativamente «timido», per effetto delle difficoltà politiche a prendere provvedimenti drastici: 1) Riduzione (limitata) dei prezzi minimi garantiti 2) Introduzione degli stabilizzatori di bilancio (riduzione automatica dei prezzi minimi garantiti quando la spesa cresceva oltre una certa soglia) 3) Introduzione di strumenti di controllo dell’offerta: quote di produzione per latte e zucchero e riposo forzato dei terreni (set-aside) L'IMPATTO DELLE POLITICHE DEGLI ANNI ‘60/70/80 Le politiche pensate per una UE-6 che era importatrice netta di alimenti ebbero troppo successo: 1) Negli anni ’70 e ’80 l’UE divenne esportatore netto di quasi tutti i principali prodotti agro-alimentari 2) La spesa UE per l’agricoltura crebbe drammaticamente 3) La distribuzione dei benefici tendeva a favorire le grandi imprese (proporzionale alla produzione) e i paesi del Nord Europa (produttori dei prodotti più protetti)→ politica che favorisce le grandi aziende. 4) L’intensificazione della produzione amplificava l’impatto ambientale negativo dell’attività agricola → più concimi, più prodotti chimici utilizzati 5) Le politiche commerciali erano fonte di forti tensioni con i paesi terzi (no WTO) GRAFICO QUOTE LATTE: Con il prezzo stabilito a livello politico(linea gialla) si crea un eccesso di offerta. per arginare il problema di contenimento dell'offerta si applica una quota che rende impossibile aumentare la quantità prodotta. la nuova curva di offerta, quella rossa, data dall'imposizione delle quote. Si creano incentivi per al crazione di un mercato nero in quanto si violano le regole naturali del mercato. LE RIFORME DEGLI ANNI ‘90: la politica non deve essere più di sostegno di prezzo perchè fa esplodere la spesa per i contribuenti. Passaggio al sostegno diretto dei redditi agricoli: 1) Forte riduzione dei prezzi di intervento per i prodotti più importanti: - cereali (-30% nel 1992 e -15% nel 1999) - lattiero-caseari (-25% burro e -15% latte scremato in polvere, deciso nel 1999 ma applicato nel 2004) Il costo della politica passa dal consumatore al contribuente aumentando la trasparenza. 2) Introduzione di pagamenti per ettaro per cereali, oleaginose e proteaginose, calcolati su base storica, ma differenziati per coltura e per regione («parzialmente disaccoppiati») → se semino mais ricevo 100 euro per ettaro, se semino barbabietola ricevo 80 euro per ettaro, varia da coltura a coltura e questo influenza la scelta delle coltivazioni→ queste scelte seguivano la politica e non il mercato. 3) Introduzione di pagamenti per capo negli allevamenti bovini da carne, anch’essi calcolati su base storica e differenziati per tipo di animali 4) Graduale estensione dei pagamenti diretti agli altri settori (dal 1999: lattiero-caseari, pomodoro, olio d’oliva, tabacco, zucchero,…) RISULTATI DELLE RIFORME DEGLI ANNI ‘90: Le riforme degli anni ’90 portarono risultati solo parzialmente in linea con gli obiettivi dichiarati: Se il prezzo si abbassa, i consumatori vogliono consumare di più e i produttori produrre meno causando una riduzione dell’eccesso d’offerta con una riduzione dei sussidi all’esportazione riuscendo a rientrare nei parametri del GATT/WTO. 1) Riduzione delle tensioni commerciali internazionali e conclusione dei negoziati GATT/WTO (con introduzione delle tariffe al posto dei prelievi variabili) 2) Riduzione minima dell’impatto ambientale delle attività agricole 3) Diminuzione crescita della spesa 4) Forti distorsioni dovute ai pagamenti differenziati per coltura/capo allevato 5) Forte crescita della spesa agricola UE per i settori interessati dai pagamenti diretti (sostegno al reddito più trasparente) 6) Inizia a svilupparsi il cosiddetto «secondo pilastro» della PAC (sviluppo rurale, politiche della qualità, dimensione territoriale...) anche se con risorse limitate rispetto al «primo pilastro» (sostegno al reddito degli agricoltori, misure di mercato LE RIFORME NEGLI ANNI 2000 La riforma Fischler del 2003 è stata la riforma più radicale dalla nascita della PAC: 1) Aumentare la competitività e l’orientamento al mercato delle produzioni agricole (rispondere ai segnali del mercato interno e di quello internazionale) → spingere gli agricoltori a fare quello che vuole il mercato e non la politica agricola. 2) Aumentare la sostenibilità ambientale della produzione agro-alimentare→ pagamento solo se i produttori si impegnano a ridurre l'impatto ambientale e inquinamento 3) Rinforzare le politiche del «secondo pilastro» della PAC (politiche strutturali, politiche agroambientali, politiche di sviluppo rurale, qualità e sicurezza degli alimenti). La parola chiave della riforma del 2003 è il DISACCOPPIAMENTO DEL SOSTEGNO (ciò che ricevo non è più collegato a cosa coltivo). Il pagamento unico che l’agricoltore riceve dipende dai pagamenti ricevuti nella storia non è più legato alla coltivazione di mais o soia. Attraverso: 1) Sostegno ai prezzi solo quando estremamente bassi (safety net) 2) Conversione di tutti i pagamenti diretti (alcuni subito, altri con la riforma del 2008) in un Pagamento Unico Aziendale (PUA), totalmente svincolato dal tipo di prodotto e dalla quantità (al limite anche senza produrre) 3) Obbligo di ottemperare ad una serie di norme per ottenere il PUA: condizioni ecologiche ed agronomiche dei terreni, benessere animale, uso del lavoro,… (cross compliance/condizionalità → io ti pago solo se rispetti l’ambiente) 4) Graduale eliminazione di alcuni strumenti di controllo dell’offerta - Abolizione del set-aside obbligatorio (dal 2005) - Aumento graduale delle quote latte (dal 2008): aumenta il prezzo fino ad arrivare alla loro abolizione nel marzo 2015 LA PAC 2014-2020: i nuovi pagamenti diretti 1. La convergenza esterna (far si che all'interno dell’UE i produttori agricoli ricevono somme equivalenti e via via più basse) e convergenza interna (nessuna differenza tra agricoltori della stessa nazione: l’agricoltore napoletano riceve la stessa cifra dell’agricoltore piemontese) 2. Lo spacchettamento del PUA (pagamento unico aziendale) ricevuto nel conto corrente aziendale, in diverse tipologie di pagamenti (fino a 7, di cui 3 obbligatorie) I PILASTRO: La PAC 2014-2020: spacchettamento: tutti ricevono il pagamento di base MA se gli agricoltori adottano comportamenti green ricevono anche un pagamento verde 1) Pagamento di base: (43-70% del budget). - Stesse condizioni del PUA (in Italia assorbe circa il 58% del budget) 2) Pagamento «verde»/greening: (min 30% del budget) - Mantenimento “prati permanenti". Conservare le superfici a pascolo dichiarate nel 2014 (ammessa diminuzione 15 ha 3) Pagamento giovani agricoltori. (max 2% del budget) - Agricoltori a titolo principale con età < 40 anni - Pagamento di base aumentato del 25% per i primi 5 anni. 4) Pagamento «accoppiato». (max 15% del budget) - Destinato a produzioni «strategiche» scelte dagli SM - L’Italia ha destinato l’11% del budget a bovini da carne e da latte, colture proteiche (pisello, soia), pomodoro per trasformazione, riso, barbabietola da zucchero, grano duro e olivo. II PILASTRO: Prevede un pagamento disaccoppiato per natura non legati ad una produzione specifica ma sono pagamenti per innovazione, competitività, costruzione di impianti, salvaguardia ecosistemi, sostenibilità ambientale che fanno parte del pacchetto “sviluppo rurale”. Con il Green Deal cambia la strategia dell’UE e la politica agricola europea mira a trasformare l’economia dell’UE per un futuro sostenibile. Nel green deal ci sono strategie che toccano l’agricoltura: - F2F (farm to fork)→ è una POLITICA ALIMENTARE - Strategie UE sulla biodiversità 2030 GRAFICO SX: L’industria dei trasporti, energia e produzione industriale producono più CO2 dell’agricoltura ma non può esimersi dal contribuire alla transizione ecologica GRAFICO DX: Sul tot dei sussidi, l’UE investe il 20% nella transizione verde, molto di più di altri paesi. LA POLITICA ALIMENTARE FARM TO FORK GRAFICO A SX: LA FARM 2 FORK è guidata dalla DG HEALTH (direzione generale salute) perchè è una politica alimentare → collabora dunque con altre direzioni generali AGRI, COMP, ENVI. GRAFICO A DX: Gli agricoltori hanno un pagamento base MA per ricevere pagamenti extra devono adottare degli eco schermi. Nel corso degli anni il pagamento base si sta man mano riducendo (dal 55% al 48%) e i vincoli stanno diventando sempre più stringenti. Si parla di convergenza interna e avviene un effetto redistributivo Si parla di condizionalità sociale: - c’è un sostegno al reddito per aziende con meno di 50 ettari - sono un giovane agricoltore (

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