Sociologia - Riassunto PDF
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Questo documento riassume i concetti di fondo della sociologia, compreso il ruolo del pensiero sociologico nella vita quotidiana. Esplora come luoghi, ambienti e oggetti riflettono la società e le sue ideologie, analizzando esempi come il villaggio di Crespi d’Adda e le periferie. Il documento approfondirà, inoltre, l'importanza dell'algoritmo e delle smart city nella società moderna e le soft skills richieste dal mercato del lavoro.
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SOCIOLOGIA A cosa ci serve il pensiero sociologico? Il pensiero lo possiamo considerare come qualcosa di fondamentale perché ci permette di acquisire competenze utili nella vita quotidiana e lavorativa. Il pensiero non è solo un modo per diventare eruditi o dotti, ma serve soprattutto se di natura s...
SOCIOLOGIA A cosa ci serve il pensiero sociologico? Il pensiero lo possiamo considerare come qualcosa di fondamentale perché ci permette di acquisire competenze utili nella vita quotidiana e lavorativa. Il pensiero non è solo un modo per diventare eruditi o dotti, ma serve soprattutto se di natura sociologica. Il pensiero è così presente nella nostra vita che si concretizza anche materialmente. Infatti luoghi, ambienti ed oggetti assumono sempre più i caratteri di una trasformazione che abbiamo operato sul mondo. Luoghi, ambienti, oggetti sono sempre caratterizzate da una “sociologia implicita”, perché contengono una visione della società che è ispirata da alcuni valori, idee e ideologie. Ad esempio il villaggio di Crespi d’Adda è realizzato secondo una logica. Siamo agli inizi della società italiana, Crespi aveva uno stabilimento tessile. Aveva una visione paternalistica del lavoro, ma anche visionaria, tanto da organizzare il villaggio in cui vivevano i suoi lavoratori intorno alla fabbrica. L’organizzazione sica del villaggio rispecchia l’organizzazione della fabbrica. Le case sono diverse da loro in base al ruolo dell’individuo nella fabbrica. Questo esempio ci fa capire come noi, quando costruiamo qualcosa, applichiamo al concreto il pensiero, cioè siamo capaci di applicare una precisa idea negli spazi che realizziamo, ma al contempo c’è anche una mancanza. Possiamo osservare questo meccanismo anche nelle città, dove gli spazi sono organizzati secondo i nostri bisogni ma anche a seconda della qualità e dei rapporti sociali. Infatti possiamo de nire uno spazio o un ambiente abitabile quando ci permette di sfruttare ogni suo aspetto. Sulla base di queste necessità gli urbanisti e gli architetti hanno capito che bisogna innanzitutto occuparti di questioni generalmente appartenenti ai sociologi, così da rendere le città il più possibile funzionali. Consideriamo ora una periferia. Anche in periferia ci sono delle costruzioni, ma siamo in un contesto completamente diverso. Dietro alla costruzione di una periferia c’è pensiero? Sì, anche se la logica che sta dietro la costruzione degli edi ci di periferia è diversa dall’idea che aveva Crespi. Negli anni del boom economico si è veri cata molta migrazione interna verso le grandi città del nord che pensavano di accogliere masse di lavoratori. Dietro all’urbanistica e ad alcune scelte c’è comunque un pensiero. Le periferie sono state costruite con l’idea di dover dare una sistemazione sbrigativa in aree esterne alle metropoli. Sono quartieri abbastanza isolati e con pochi servizi. L’algoritmo Un altro ambito in cui il pensiero conta tantissimo e modella la nostra esperienza, è l’ambito del digitale. Nello speci co l’algoritmo (termine chiave della nostra contemporaneità) è diventato fondamentale nella nostra società, a tal punto da modellare la nostra esperienza. L’ algoritmo è un architettura informazione, che può essere utilizzato, per spiegare la formazione del pensiero, in quanto quest’ultimo può nascere o modi carsi a seguito di uno stimolo esterno (algoritmo) che condiziona una nostra esperienza. (Es. la vita di un rider dipende fortemente dalle regole che vi sono dietro un algoritmo; oppure la diffusione di post sui social è deciso da un algoritmo). Ciò ci fa capire come, la nostra esperienza sia sempre più modellata ed in uenzata da algoritmi decisi da coloro che possiedono queste piattaforme. Il pensiero diventa così Pagina 1 di 54 fi fi fi fi fi fi fl risorsa critica in quanto ci permette di capire che, tali piattaforme, sono un pericolo perché le decisioni vengono prese da altri, e in modo inverso rispetto se detenute da noi. Smart city La smart city è un punto d’incontro tra il pensiero permeato dalla tecnologia e la quotidianità Esempi di Piattaforme: Rousseau e Agorà La piattaforma Rousseau venne utilizzata dal movimento 5 stelle durante le sue prime elezioni. C’era l’idea di questa partecipazione allargata e fondata su democrazia diretta che trovava forma su questa piattaforma, che permetteva di creare partecipazione all’interno del movimento, così da prendere determinate decisioni. Ma perché il nome Rousseau? Perché il losofo Rousseau formalizzò, per primo, l’idea della volontà popolare. Le idee politiche (in questo caso di un autore e losofo sociale) sono state recuperate ed attribuite ad una piattaforma. Altro esempio è un programma televisivo chiamato Agorà. Il nome del programma riprende la struttura presente nella polis greca, in particolare nell’Atene democratica, e si tratta del luogo in cui pubblico e privato si incontravano per prendere delle decisioni insieme; e in questa trasmissione rimane l’idea di dibattito appartenente alla classicità. Inoltre quest’idea venne utilizzata soprattutto come metafora verso gli inizi degli anni ’90 quando internet iniziò a diffondersi oltre gli ambienti scienti ci universitari, si vide in questa novità l’occasione per espandere idee ed innovazione. Management umanistico: Gary Hamel Gary Hamel lo possiamo de nire un guru delle teorie organizzative. Qualche anno fa all’interno di un su libro scrisse che, per funzionare ottimalmente un’azienda non deve solo tenere in considerazione l’aspettò hard dell’individuo, ma anche la sua creatività. Il manager umanistico dunque lo possiamo descrivere come colui che sta a capo di un gruppo creativo, cioè un gruppo costituito da persone aventi idee innovative e creative. Questa idea di management umanistico venne fatta propria da un noto imprenditore italiano: Brunello Cucinelli, noto imprenditore tessile, la cui impresa venne impiantata nel borgo di solemmo, perché secondo lui, qui aveva la possibilità di ripensare alla sua organizzazione aziendale partendo dalla sostenibilità della vita dei lavoratori. Cucinelli vuole che i suoi dipendenti stiano a contatto con la natura e che si lascino ispirare dalla bellezza e dalla cultura italiana, per questo realizzò gli orari lavorativi di quest’ultimi. Secondo lui solo così si poteva restare competitivi in un mercato internazionale. Jean Piaget “La mente organizza il mondo organizzando se stessa” e Edgar Morin “meglio una mente ben fatta che una testa piena” Jean Piaget nasce a Ginevra. La sua in uenza è importante nel campo della psicologia, perché portò gli studiosi ad approfondire le loro ricerche sul funzionamento della mente. Secondo lui la mente svolge come attività principale la creazione del pensiero che si articola grazie all’organizzazione di quest’ultima. Altro intellettuale che si occupò di questo campo fu Morin Edgar. Sosteneva teorie interessanti sia in ambito cinematogra co che in altri aspetti. Egli sosteneva che era meglio una testa ben fatta che una testa ben piena, ciò perché secondo l’autore lo scopo primordiale della nostra mente è quello di essere una buona organizzatrice. Infatti la nostra mente, secondo lui, è ben fatta quando sa Pagina 2 di 54 fi fi fi fi fl fi organizzare le informazioni in maniera funzionale durante un periodo di complessità perché sa gestire tali processi. Dunque una testa ben fatta è una testa con un metodo e che ci spinge a migliorarci e a migliorarla. Una testa ben fatta è uno strumento fondamentale per vincere la complessità che caratterizza le nostre società tardo-moderne. Soft skills Le soft skills sono al giorno oggi tutte quelle richiesti provenienti dal mercato del lavoro. Esse le potremmo de nire come tutte quelle capacità che nascono dal pensiero e tra esse ve ne rinveniamo numerose. Le più importanti sono: - Flessibilità/adattabilità : abbiamo potuto osservare questa nell’ambito pratico soprattutto con l’avvenimento della pandemia globale, che ci ha dimostrato come la essibilità nell’adattarsi al cambiamento sia fondamentale nella vita di un individuo. - Piani cazione/organizzazione - Apprendere in maniera continuativa - Gestire informazioni : abilità nell’ acquisire, organizzare e riformulare ef cacemente dati e conoscenze provenienti da foti dice forse, verso un obiettivo de nito - Essere intraprendente : capacità di sviluppare idee e saperle origani are in progetti per i quali si persegue la realizzazione, correndo anche rischi per riuscirci - Capacità comunicativa : saper trasmettere e condividere in modo chiaro e sintetico idee ed informazioni con tutti I proprio interlocutori, ascoltarli e confrontarli. Più sono un onnivoro culturale, più sarò innovativo. - Problem solving : approccio al lavoro che identi cando la propria capacità e le criticità, permette di individuare le possibili migliori soluzioni ai problemi - Empatia : capacità emotiva e razionale di comprendere l’altro - Team work : disponibilità di lavorare e collaborare con gli altri - Leadership : capacità di condurre, motivare e trascinare gli altri verso mete e obiettivi ambiziosi LA SOCIOLOGIA Introduzione La sociologia veniva de nita come la materia che si occupa dello studio scienti co della società, anche se nello speci co si occupa dello studio dei legami sociali (es. famiglia, gruppo dei pari, ecc.). Alcune delle sue caratteristiche sono : 1. Multi-paradigmatica: convivenza di due o più modi di concepire la medesima disciplina ma con due metodi differenti; 2. Empiricità: come tutte le scienze che studiano una parte della realtà, se vuole essere scienza deve formulare delle asserzioni che poi deve corroborare attraverso il confronto con la realtà stessa dei fenomeni studiati. Dunque sostiene un indagine partendo da un fatto, per poi giungere ad una conclusione. Da qui si sviluppano due tipi di sociologia quella quantitativa e quella qualitativa; 3. Storicità: vi è una relazione tra sociologia e contesto storico; 4. Dipendenza dalle relazioni : sociologia è una materia che tende a creare legami con altre materie in quanto ne necessita; 5. Coappartenenza di soggetto ed oggetto: esiste una circolarità tra l’oggetto studiato e l’osservatore; Pagina 3 di 54 fl fi fi fi fi fi fi fi fi 6. Dif cile formalizzazione: formalizzare signi ca poter trasformare le leggi sociologiche in leggi simili a quelle scienti che, ciò però non è facilmente possibile anzi, quasi impossibile; ma nonostante ciò c’è qualcuno che ancora oggi ci prova La sociologia è una disciplina che studia la relazione tra la persona (intesa come soggetto, individuo) e la società, il suo stare all’interno in un contesto La Multi-paradigmaticità della sociologia Durkheim vede la società come un insieme, una sommatoria di tante persone. Secondo lui la società è più importante della somma di ogni individuo, perché è un tutt’uno. Weber conferisce tanta importanza all’azione personale di un soggetto che si mette in relazione con altri e dà molta importanza alla relazione e all’interazione. La prospettiva, rispetto a quella di Durkheim, si ribalta. La multi-paradigmaticità dà origine a strategie e tecniche diverse di studio del sociale. Due prospettive che ricalcano da un lato il pensiero di Durkheim e dall’altro quello di Weber sono rispettivamente la visione olista e la visione individualista Il primo paradigma prende il nome di OLISMO, termine con il quale si intende la sua principale caratteristica, ovvero privilegiare la totalità. Il secondo è denominato INDIVIDUALISMO. Essi vengono contrapposti perché hanno strategie e tecniche di studio diverse, nonostante lo stesso oggetto di studio: la società. Per questo la sociologia deve essere una scienza empirica che si deve basare su fatti per enunciare delle teorie. Olismo: approccio che parte dal macro (approccio quantitativo) indica il concetto di totalità, nello speci co si occupa di studiare la società nel suo insieme. In questo metodo di studio applichiamo uno sguardo macro con il quale arriviamo a leggi generali. Quanti ca alcuni aspetti della vita sociale (es. quanti sono andati a votare…), perché convinta che fare sociologia signi chi andare alla ricerca del nesso causa-effetto, quando la causa di ciò che accade nella società è da ricercare nella società stessa Dunque un olista parla di gruppo, di rapporti causali ed altri fenomeni, perché convinto che la società possa essere studiata come se fosse una scienza naturale. L’olismo vede la società come un’entità sui generis, un ente collettivo che è oltre gli individui. Il singolo individuo è contenuto da questo enorme rettangolo detto società, seguendo la via intrapresa da quest’ultima. Per spiegare il senso di questa traiettoria l’olismo usa 2 metafore : 1. Sistema planetario 2. Pista di pattinaggio Durkheim descriverà la società come coercitiva. Individualismo : approccio che parte dal micro (approccio qualitativo) L’individualismo sostiene che esiste solo il singolo, dunque la società è l’insieme delle forme e delle modalità del loro comune vivere. La società è una rete di soggetti che interagiscono tra di loro scambiandosi signi cati. Solo l’individuo è capace di agire e lo fa in base alle sue motivazioni, cioè al senso che egli/ella attribuisce al proprio agire. Pagina 4 di 54 fi fi fi fi fi fi fi L’individualismo studia come gli attori sociali decidono di vivere sulla base delle loro scelte anche se vengono parzialmente condizionate. Dunque, per comprendere un fenomeno sociale, non dobbiamo af darci al comportamento della società intesa come insieme di individui perché non tutti agiranno nel medesimo modo. L’accezione che inizia a maturare con Weber è che : i fenomeni sociali non sono altro che la conseguenza del nostro essere interconnessi; ovviamente al tempo di Weber internet non esisteva ancora per questo l’interconnessione di cui parla è di tipo sico. Empiricità I (fa riferimento all’Olismo) La sociologia è una materia empirica cioè non è possibile sostenere un’ipotesi, se non dopo essersi confrontati con la realtà. Si deve confrontare con l’ambiente, riportando la ricerca sul campo, ed usando tecniche speci che che prevedono la realizzazione di una tabella. Il metodo usato è quello della ricerca quantitativa, cioè vengono raccolti dati successivamente trasformati in numeri per farlo fa uso un questionario, che può essere a sua volta a risposta multipla o chiusa. Così facendo il sociologo riesce ad ottenere una quanti cazione precisa di dati così da potergli tradurre in numeri speci ci. Una volta fatto ciò divide i dati in base ad una speci cità dei corrispondenti (es.donna/ uomo, lavoratore/studio). Così facendo viene effettuato un confronto con l’esperienza perché qualcuno è andato a fare le domande contenute dal questionario. È una tecnica molto standardizzata e strutturata Empiricità II (fa riferimento all’Individualismo) L’altra tecnica empirica, consiste nell’intervista. Ne esistono più tipi. Quando parliamo di empiricità intendiamo l’insieme di storie, testimonianza, esperienze da persone ritenute signi cative o quali cate per guidarci alla conoscenza di un fenomeno sociale quando è nuovo ed emergente e non esistono studi precedenti. Questa indagine usa il dialogo aperto, ma ci sono anche altre tecniche impiegate ovvero le interviste in profondità, l’osservazione partecipante, il focus e tecniche della ricerca qualitativa. Esse consentono al soggetto intervistato di avere maggiore libertà ad esprimersi. Con questa tecnica si può andare più in profondità, si riesce a catturare la qualità Esempio di domanda su un questionario strutturato e standardizzato - sarà posta agli agenti intervistata una domanda, alla quale si potrà rispondere mettendo una x sulla risposta che quest’ultimi ritengono più coerente alla loro idea. - I risultati della ricerca saranno ottenuti in percentuale/correlazione tra variabili; poi distribuita per genere. (es. intervista in profondità - parlare liberamente di un argomento proposto dal ricercatore - la risposta data dall’intervistato darà dei risultati testuali. Esempio di «consegna narrativa» nelle «interviste in profondità» (in questo caso «racconto di vita») —> Vorrei che tu mi parlassi del tuo rapporto con la politica, partendo da dove vuoi... Risultati «testuali» (narrazioni) : raccogliamo esperienze, percezioni, vissuti, signi cati soggettivi, dai quali possiamo apprendere nuove de nizioni dei nostri concetti. Dipendenza dalle relazioni Il sociologo si occupa di studiare come i singoli individui instaurano tra loro dei rapporti. Per farlo deve entrare in contatto con il gruppo, le istituzioni o il singolo individuo, deve accedere al campo e ciò richiede un grande lavoro pre-scienti co. Pagina 5 di 54 fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Dunque svolgere il mestiere del sociologo signi ca essere dipendente dalle relazioni, in quanto la qualità della ricerca è molto in uenzata dalla qualità del rapporto che riesce ad instaurare con l’intervistato. Es. Alberto Melucci volle provare a studiare i movimenti di un gruppo punk all’interno della città di Milano. Questi individui si distaccavano dalla società con l’abbigliamento, la musica e altre caratteristiche anti-conformiste. Il voler studiare questi individui però ebbe come risultato la contrarietà da parte dell’individuo, che si sentì come una cavia. Tale disagio venne espresso con un atto estremo. Storicità La storicità è lo studio di come questioni, concetti e categorie cambiano e si trasformano nel corso del tempo. Per questo la sociologia deve costantemente sia modi care i suoi approcci con i soggetti presi in analisi, che i suoi concetti. Coappartenenza di soggetto (scienziato sociale) e oggetto (dell’indagine) e conseguente circolarità del sapere sociologico Lo scienziato sociale studia gli esseri umani restando parte della realtà che osserva e in cui si rispecchia. Gli esiti degli studi dello scienziato sociale possono modi care l’oggetto osservato perché l’oggetto, a sua volta, contiene delle in uenze del soggetto, per questo è circolare. Nell’ottica olista questa circolarità viene negata perché bisogna separare soggetto e oggetto: se io soggetto rischio di essere in uenzato dall’oggetto, rischio di non essere scienti co. La visione olista insiste sulla separazione di oggetto e soggetto. Formalizzare il sapere sociologico Quando parliamo di formalizzazione è inevitabilmente il riferimento alla matematica, ma questa materia è applicabile alla sociologia? Nella sociologia esistono sia approcci che utilizzano numeri e che cercano correlazioni tra variabili, che possono essere espresse numericamente, sia approcci che rinunciano all’utilizzo dei numeri. Tuttavia in entrambi i casi un livello minimo di formalizzazione deve essere ricercata, almeno per la de nizione rigorosa e scienti ca dei concetti che si intendono utilizzare. Dunque il sociologo che vuole esprimere le sue ricerche in numeri, deve sottostare ad un metodo ben preciso, oltre che partire dal de nire i concetti che vuole utilizzare. Se quest’ultima viene a mancare la ricerca non può essere associata al sociologo, ma sarà vista come un articolo di giornalista → Che cosa vuol dire formalizzare? Signi ca seguire dei codici e dei criteri speci ci e precisi. Fattori contestuali che hanno portato alla nascita della sociologia come scienza La sociologia nasce in conseguenza a 3 movimenti rivoluzionari: 1. Rivoluzione francese : possiamo considerarla un movimento sia culturale che politico, si tratta di una vera e propria rivoluzione di ideali. Essa ha detradizionalizzato la società, rendendola maggiormente laica (laicizzazione). Questa perdita di valori religiosi ha portato alla rottura di uno dei pilastri che reggeva la società. 2. Rivoluzione industriale e le trasformazioni economico-sociali hanno cambiato i rapporti sociali oltre che la struttura della società. Nasce la borghesia e l’urbanizzazione, mentre si conclude l’ancien regime ecc. Questa tipologia di rivoluzione portò anche alla nascita di nuove scienze come l’economia. 3. La Rivoluzione scienti ca e la nascita del movimento loso co detto positivismo, al quale apparterranno Durkheim e Comte. Pagina 6 di 54 fi fi fi fi fl fl fl fi fi fi fi fi fi fi fi L’avvenimento della rivoluzione francese ha fatto sorgere il bisogno di creare un nuovo ordine ➝ La sociologia (= studio della relazione tra persona e società) nasce in un periodo di fermento, di cambiamenti sociali e di trasformazioni socioeconomiche e intellettuali. La sociologia nasce in un momento in cui c’è bisogno di ritrovare un ordine (dato lo “scompiglio” dovuto alla Rivoluzione Francese, alla rivoluzione industriale, che ha rivoluzionato il modo di lavorare, e alla rivoluzione scienti ca) Bisogna capire perché la scienza può sostituire la religione: no a quel momento c’era un sistema, ma ora si inizia ad avere idee diverse; prima c’erano le leggi divine, ora c’è il fondamento scienti co. Il gusto della società va incontro al progresso (Illuminismo). La sociologia è una scienza che nasce come scienza moderna e si sviluppa dal 19° secolo, sulla scia di grandi trasformazioni che hanno segnato sotto vari aspetti la convivenza umana nella società. Le forze intellettuali che hanno contribuito allo sviluppo della sociologia sono stati l’Illuminismo, il Liberismo, il Socialismo e il Nazionalismo. La sociologia si occupa di studiare la società, ma anche i legami sociali, quindi tutte le strutture e organizzazioni che si formano all’interno della società. L’osservazione della società comincia quindi nel momento in cui le persone diventano consapevoli di vivere all’interno di certe condizioni sociali che sono il frutto e il risultato delle loro interazioni e che diventano realtà autonome. Le persone comprendono che le strutture organizzative, economiche e politiche stanno cambiando e che queste hanno origini storiche e caratteristiche diverse anche a seconda della locazione geogra ca. Il pensiero sociologico nasce interrogandosi sulla relazione che c’è tra persona e società. La sociologia deriva da questa relazione, che è il soggetto fondamentale. La sociologia è glia di una grande rottura storica, è un periodo di grande rottura storica perché la routine si modi ca, sia a livello micro che a livello macro. Il nuovo contesto storico si riferisce a due grandi processi : la Rivoluzione francese e quella industriale. La Rivoluzione francese (1789) innesca dinamiche politiche che portano all’affermazione della società borghese, dello Stato nazionale da un lato e delle principali ideologie moderne (liberalismo, democrazia, socialismo, nazionalismo). Quindi si vogliono diffondere i principi di libertà, uguaglianza e fraternità. Questi principi concorrono in questa rottura perché prima il potere politico era fondato su politica e religione. Si comincia a dare più conto alla scienza che alla religione. Il ruolo della religione comincia a cambiare. Il fondamento di coesione sociale e di mantenimento dell’ordine comincia a non essere più la religione, ma la scienza. Con la Rivoluzione francese viene stilata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che dà le basi per i diritti fondamentali. La Rivoluzione industriale, capitalista ebbe luogo in Inghilterra tra il 1760 e il 1840. Questa rivoluzione ha portato al trionfo dell’industria capitalista e alla trasformazione della società: non si tratta più di un’economia di sussistenza, ma le fabbriche diventano il nuovo luogo di lavoro e insieme alle fabbriche cambia anche il sistema amministrativo e nanziario. Pagina 7 di 54 fi fi fi fi fi fi fi Nasce anche la società civile. Lo Stato rappresenta la sfera politico-giuridica. In questo contesto viene riconosciuto il libero mercato. Il libero mercato porta all’affermarsi della classe media. Tra il 1780 e il 1840 si assiste a questi cambiamenti e in questo contesto c’è un’esplosione demogra ca della popolazione e il diffondersi dell’industrializzazione. La Rivoluzione francese e quella industriale trasformano la struttura della società in maniera molto rapida. Il luogo per eccellenza di questa trasformazione è la città moderna. Nella città moderna si concentrano diversi aspetti della vita organizzativa della società, ma nello stesso tempo ci sono anche forme di estrema povertà e di degrado sociale. C’è la necessità di seguire e di fare attenzione a stili di vita diversi e c’è uno sviluppo delle infrastrutture urbane e dei servizi a disposizione. Aumentano il tasso di criminalità e le disuguaglianze sociali per la separazione dei quartieri. La nascita della società borghese cambia le dinamiche e accentua la divisione sociale. Pirelli, in Italia, ha osservato questa trasformazione nelle grandi città e prestava attenzione a cosa veniva fatto per modernizzare queste città e cosa non veniva fatto, quali errori venivano commessi. Dopo aver fondato la sua società (prima industria italiana che si è occupata di gomme e di cavi sottomarini), Pirelli ha creato un villaggio operaio: gli operai che lavoravano presso la Pirelli andavano a vivere in questo villaggio con le loro famiglie. L’obiettivo era evitare di sradicare l’operaio dal suo contesto familiare ed evitare di concentrare in modo eccessivo solo gli operai nello stesso quartiere. L’Illuminismo (l’età dei lumi), dal 1688 al 1789. In questa fase la sociologia nasce come scienza razionale ed empirica. L’Illuminismo segue la ragione per raggiungere il progresso, suggerisce delle nuove idee di progresso che riguardano più campi. Il modello dell’Illuminismo è la scienza. l’Illuminismo si fonda sulla ragione, sul superamento della tradizione, della società tradizionale e dell’ignoranza. Si promuove la diffusione del sapere e della conoscenza con il metodo sperimentale. Si crea una nuova concezione della società dove sono garantiti i diritti naturali (Rivoluzione francese) e dove vengono aboliti i privilegi feudali. Si crede in una religione deista, basata su dei principi razionali. I pensatori dell’Illuminismo gettano le basi per applicare il metodo scienti co e sperimentale anche alle scienze sociali. L’obiettivo è quello di trovare le leggi che regolano il mondo sociale per determinare e regolare l’ordine sociale. Secondo gli illuministi, una volta individuate queste leggi, si può creare un mondo sociale migliore e razionale. Accanto all’Illuminismo si sviluppa una corrente controrivoluzionaria conservatrice che va contro l’Illuminismo. Questa corrente ri utava il razionalismo illuminista che sottovalutava ciò che era la tradizione e la religione. Gli illuministi volevano il progresso, mentre i conservatori erano contrari al cambiamento, che stava portando caos. Gli illuministi enfatizzavano l’individuo come unità a sé stante importante, i conservatori invece riconoscevano alla società l’importanza come ente collettivo. Gli illuministi sostenevano che la razionalità portasse al progresso, mentre i conservatori vedevano un rischio e una minaccia in questo cambiamento sociale. I conservatori ritenevano che la tradizione e la religione fossero due elementi centrali per mantenere l’ordine sociale. Pagina 8 di 54 fi fi fi Oltre a tutte queste trasformazioni, nascono anche le scienze economiche. Da un lato c’è Smith (visione ottimista) che ritiene che lo sviluppo economico genera equilibrio tra la felicità e la ricchezza diffusa. Lui sosteneva che la ricchezza economica fosse fondata sul lavoro. Smith riteneva che il lavoro producesse valore e quindi armonia sociale. L’ordine naturale del mercato garantisce a sua volta l’ordine sociale. Smith sosteneva che ogni individuo fosse guidato da una mano invisibile che spinge il soggetto a lavorare e questo genera bene cio e benessere per tutta la società. Questa visione si è rivelata irrealistica perché lo sviluppo economico generava impoverimento, sradicamento sociale, con itti e degrado. Dopo di lui ci sono Malthus e Ricardo, che cercano di spiegare la transizione dalla società tradizionale alla società industriale e capitalista. Malthus sosteneva che la popolazione demogra ca e le risorse alimentari crescessero a ritmi diversi e che le risorse alimentari non fossero suf cienti per soddisfare la popolazione. Malthus riteneva che lo sviluppo avrebbe incontrato un limite enorme nella scarsità (mancanza di disponibilità di risorse). Ci sarebbero quindi state carestie, epidemie e miseria (visione pessimista). Questa teoria però non teneva in considerazione le condizioni storiche che hanno determinato il boom demogra co. La teoria di Malthus è passata quindi in secondo piano. La teoria di Ricardo riguarda le dinamiche di distribuzione di ricchezza. Si è concentrato sul rapporto tra accumulazione di risorse e distribuzione. Mentre nelle società tradizionali l’economia era incorporata nelle attività sociali, nella società industriale invece l’economia era autonoma, a sé stante. In quest’ottica l’economia assume un ruolo che genera un cambiamento sociale. La teoria economica da quel momento comincia ad avere anche una nalità strategica, l’economia comincia ad avere una rilevanza politica. Pagina 9 di 54 fi fi fl fi fi fi COMPTE (1798-1857) La legge dei tre stadi Comte è stato il primo a parlare di sociologia de nendola “ sica sociale” Questa espressione suggerisce che la sua idea era quella di seguire il modello delle scienze naturali. Lui distingue tra statica sociale e dinamica sociale - La statica sociale rappresentava tutto ciò che era un’istituzione sociale, un pilastro - La dinamica sociale era il cambiamento Secondo Comte questa scienza doveva occuparsi di individuare gli elementi costanti e ricorrenti sia della statica sociale che della dinamica sociale Avendo vissuto e osservato cosa era accaduto con la Rivoluzione francese, Comte si concentra di più sulla dinamica sociale, sul cambiamento Individua 3 stadi con l’osservazione di quello che stava accadendo Questi stadi rappresentano le fasi culturali di trasformazione storica della società dagli albori no a quel momento. 1. Stadio Teologico (dall’inizio della storia al 1300) = tutti i fenomeni vengono spiegati con la religione, il mondo viene de nito come dominato dalle forze divine 2. Stadio Meta sico (dal 1300 al 1800) = la spiegazione dei fenomeni è data dalla ragione umana Si ha una spiegazione razionale ma non scienti ca, quindi rimane ancora qualcosa di astratto. Secondo Comte però ammettere che la verità dipende dal soggetto (da chi ricerca) piuttosto che dalla realtà oggettiva (che si impone oggettivamente dall’esterno) porta il caos Comte sostiene che lo scienziato sociale deve osservare la realtà che si impone oggettivamente dall’esterno. La realtà è oggettivamente determinata dall’esterno, solo con questa ottica tutto è ordinato La realtà si impone e lo scienziato sociale osserva Se invece lo scienziato sociale osservasse la realtà con le sue lenti soggettive, si creerebbe caos e squilibrio. Questo stadio meta sico è però uno stadio di passaggio, che ha un grande difetto: non è in grado di costruire una nuova società 3. Stadio Positivo (dal 1800 in poi) = stadio in cui nate le scienze, sarà possibile usarle per organizzare il mondo e la realtà È lo stadio che permette di costruire un nuovo ordine sociale, dove si attinge ad ogni tipo di conoscenza. Lo stadio teologico e quello meta sico sono solo fasi preparatorie per arrivare allo stadio Positivo. Se nello stadio positivo si può attingere ad ogni conoscenza, vuol dire che gli uomini non si riferiscono più a Dio o alla natura, ma cercano di formulare delle leggi che regolano il mondo sociale attraverso questo accesso alla conoscenza La sociologia secondo Comte potrà raggiungere delle certezze, delle leggi indiscutibili, solo in questo stadio caratterizzato dall’ordine sociale Se c’è ordine sociale si possono osservare degli elementi costanti che permettono di formulare delle leggi generali per costruire la società del progresso Comte riteneva che ci fosse bisogno di una condivisione di valori, credeva molto nell’integrazione morale Come? con la religione Riteneva che la religione avesse la funzione positiva di garantire la disciplina. L’ordine sociale è mantenuto quindi dalla scienza e dalla religione. La teoria di Comte è stata molto criticata, perché Comte vuole dare la stessa immutabilità che hanno le scienze naturali alle scienze sociali, ma la società è mutevole Nonostante ciò, viene riconosciuto a Comte un grande valore perché è stato il primo a Pagina 10 di 54 fi fi fi fi fi fi fi fi riconoscere l’esistenza della sociologia Per Comte il progresso tecnico-scienti co porta il benessere, ovvero la nascita della scienza ha portato ad un nuovo ordine che ha messo tutti d’accordo Per questo la politica deve af darsi alla scienza perché solo così quest’ultima potrà governare nei migliore dei modi. La scienza che si occuperà di ciò sarà la sociologia il cui studio sarà quello di migliorare il governo della società Martineau è stata una sociologa e metodologia che ha contribuito al successo di Comte traducendo alcune sue opere A questi due ha fatto seguito Spencer con la sua teoria evoluzionistica Spencer da un lato è d’accordo con Comte per quanto riguarda l’importanza della religione nell’integrazione sociale; non è però d’accordo sul fatto che la scienza sia immutabile e che si esaurisca. La scienza secondo Spencer non riuscirà mai a conoscere tutta la realtà (cosa che invece Comte riteneva possibile) Pagina 11 di 54 fi fi EMILE DURKHEIM (1858-1917) Introduzione Emile Durkheim appartiene alla corrente loso ca del positivismo secondo cui la scienza è l’unico mezzo attraverso il quale l’uomo può comprendere la realtà. Egli è anche il fondatore dell’olismo, e come tutti gli autori classici si occupa di più questioni non compartendosi in una disciplina speci ca, di fatti si occupò di: - Metodologia delle scienze sociali : che usa per studiare la società come conseguenza dei legami sciali - Legame sociale (la solidarietà meccanica e la solidarietà inorganica; differenziazione sociale) - Religione - Educazione - Trasformazione della società (da premoderna a moderna) Durkheim è un autore caratterizzato da due grandi preoccupazioni: far della metodologia una scienza, e far in modo che la società sia coesa, cioè difende l’ordine sociale non solo come intellettuale ma anche come essere umano. Per lui la società deve essere unita non solo per il bene del singolo, ma anche della collettività. Il tema dei valori condivisi è dunque fondamentale, in quanto è una garanzia della coesione. Queste due ossessioni di Durkheim sono connesse tra loro, in quanto una implica l’altra. Metodologia La sociologia per Durkheim è una scienza precisa, in quanto dà delle de nizioni precise e rigorose ai suoi concetti. Dunque la sociologia la potremmo de nire come la scienza che si occupa dello studio dei fatti sociali, termine che già di per sé rimanda allo studio positivista ovvero ad uno studio fondato sui fatti. Però la sociologia deve in qualche modo individuare una propria categoria di fatti ovvero i fatti sociali. Inoltre Durkheim sente la necessità di fare una distinzione tra loso a e psicologia. In quanto la loso a ragiona sui concetti in modo astratto, dunque ciò che afferma può anche non essere veri cato con degli esperimenti, mentre la psicologia è secondo lui da intendere come una conoscenza dell’individuo, che può avere dei vantaggi nella vita del singolo. Se la sociologia vuole avere un proprio luogo nel mondo della scienza deve smarcarsi dalla psicologia, assumendo dei propri oggetti di studio. Il fatto sociale Il sociologo si muove solo dove può osservare fenomeni che valgono per una ampia collettività di persone, se riguardassero pochi individui invece sarebbero elementi residuali di cui si può occupare la psicologia. Dunque sorge la necessità di distinguere un fenomeno collettivo, da un fenomeno singolo; necessità che viene colmata dalla statistica perché più un comportamento è esteso all’interno della società, maggiormente sarà elevata la sua valenza statistica. Una volta compreso il fenomeno collettivo, il sociologo deve ricercare la causa di un fenomeno sociale si può spiegare solamente attraverso un altro fatto sociale, che va ricercato nella società. Caratteristiche dei fatti sociali (chiede sicuro) Pagina 12 di 54 fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Caratteristiche di un fatto sociale: (chiede sicuro) 1. Esterno agli individui : i fatti sociali non agiscono interiormente all’individuo. 2. Generale : vale per una collettività e non per il singolo. Durkheim non dirà mai che il fatto sociale è universale, ma che è generale cioè che vale all’interno di una società. 3. Coercitivo : in qualche modo esercita un potere di coercizione sugli individui, ritorna l’idea che è la società ad imporsi sull’individuo. La coercizione non è la repressione militare, dunque il potere che si impone esplicitamente con la forza sica, ma è una forza morale che agisce dentro di noi, portandoci ad assecondarlo. Dunque ciò che è considerato giusto per la collettività viene eseguito dall’individuo. Leggi sociali Le leggi sociali esistono perché nei comportamenti soggettivi esistono delle regolarità, che sono date da un fatto sociale. Il fatto sociale è così da intendere come una “struttura” che impone una particolare direzione o inerzia ai comportamenti dei singoli individui. Queste strutture dunque si formano non grazie all’agire individuale, ma prima ed in uenzandolo. Per Durkheim il problema non è tanto quello di mostrare le leggi sociali, ma mostrare quello che le determinano. “Il suicidio” di Emilie Durkheim Il suicidio è l’opera in cui Durkheim applica come metodo di ricerca la statistica, un elemento rivoluzionario che mette la sociologia in competizione con la psicologia. Con questo studio vuole dimostrare che il suicidio non è un evento individuale, o almeno, può anche essere un atto compiuto successivamente un fatto sociale. Dunque non è altro che un fatto sociale che segue un altro fatto sociale. Cerca di dimostrare ciò con l’uso delle statistiche, ma anche dando una de nizione al termine suicidio. Il suicidio viene cosi de nito da Durkheim come: “ogni causa di morte che risulti direttamente (mi pugnalo) ed indirettamente (apro una catena di conseguenze che portano all’atto) da un atto positivo o negativo, compiuto dalla vittima stessa consapevole di riprodurre questo risultato”. Una volta raccolti questi dati, Durkheim decide di distribuii per serie storiche, cioè studia come il suicidio aumenti o di minuisca in un determinato contesto storico, ma anche in base alla religione di un determinato territorio. Distribuisce così i dati per serie storica ed identità religiosa, scoprendo che i suicidi tendono ad aumentare in due momenti: 1. Grande crisi (negativi) 2. Grande crescita (positivi) Inoltre si accorge che i suicidi sono maggiormente diffusi nelle società a cultura protestante rispetto a quelle in cui è centrale la cultura cattolica. L’anomia : grandi periodi di crescita L’anomia deriva dal termine a-nomos, cioè situazioni di assenza di chiarezza normativa da parte della società che disorienta gli individui. Essa produce periodi di grandi mutamenti che possono essere bruschi per le nostre vite, portando ad una perdita della misura. Non sappiamo più quale sia il nostro ruolo nella società facendoci provare una sensazione di anomia (assenza di norme e chiarezza circa quest’ultime). In una società come la nostra tutti vogliono possedere e dimostrare un tenore alto di vita, ma af nché la società sia coesa e priva di assenza di smarrimento, è necessario che vi sia la consapevolezza che lo stile di vita varia a seconda del reddito. Per questo durante i periodi di grande crescita economica gli individui pensavano che tutto fosse a portata di mano, quando in realtà non fu così. Ci sono così delle trasformazioni non chiare che riguardano la società, portando all’anomia e talvolta al suicidio. Pagina 13 di 54 fi fi fi fi fl Suicidi protestanti > Suicidi cristiani Il suicidio è in qualche modo collegato ad una situazione di anomia, ma in questo caso essa si rivolge all’integrazione sociale. Dunque la motivazione di tale situazione è dovuta al fatto che la comunità cattolica ha una coesione sociale maggiore rispetto a quella protestante, ciò perché il protestantesimo nacque da una radicale critica nei confronti della chiesa. Dunque per questo movimento il riconoscersi in un istituzione come la chiesa, non è essenziale, contrariamente alla prima. Durkheim da queste considerazioni risale al fatto che essere soli dinanzi a Dio spaventa, mentre il cattolicesimo ha una visione di comunità, unione, ovvero di riunirsi insieme davanti alla gura di Dio, divenendo una sorta di collante sociale. Quindi siccome la religione cattolica ha una coesione sociale maggiore, fa Venier meno la possibilità dell’individuo di andare incontro all’anomia. Questo ci dimostra che il suicidio, non è nient’altro che una conseguenza ad un fatto sociale, nello speci co è dato dalla mancanza di integrità sociale. Tipologie di suicidio Durkheim individua 4 tipologie di suicidio : 1. Altruistico : il suicidio altruistico si riscontra maggiormente in quelle comunità all’interno delle quali la coesione sociale non solo c’è, ma è esagerata. Dunque l’individuo si sente completamente assorbito da quest’ultima, tanto da dedicare la sua intera vita alla comunità. (es. la foresta dei suicidi in Giappone, fu un luogo dove gli anziani si recavano giunti ad una certa età) 2. Egoistico : il suicidio egoistico avviene quando l’individuo ri uta l’integrazione. Esso è maggiormente diffuso tra gli intellettuali in quanto più dissidenti a livello di pensiero, cioè sulla base dei propri principi ri utano l’integrazione. 3. Anomico : il suicidio anomico è dato dalla mancanza di regole e aspettative sociali (anomia) legata a una diffusa carenza di integrazione sociale. 4. Fatalistico : il suicidio fatalistico viene commesso per sottrarsi a condizioni esistenziali prostranti. Esempio: suicidio compiuto nei campi di concentramento. Homo duplex: l’essere umano da solo e l’essere umano in società L’uomo stando dentro alla società esprime le sue qualità migliori e costruttive. La società è così il bene che in uenza l’essere umano, facendolo diventare buono. Senza la società l’individuo sarebbe in balia delle sue passioni egoistiche, inoltre sarebbe privo di quelle forze che danno senso alla sua vita. La società salva e migliora la vita del singolo, dunque è una visione laica del ruolo che svolge la religione. Durkheim ha una concezione salvi ca della società. La società è ciò che salva l’individuo. Dietro alla divinità che celebrano le diverse religioni alla ne invece c’è la società. Le divinità sono una metafora per dire la società. La società ha questo ruolo salvi co perché (1) da soli non riusciamo a dare senso alle nostre vite, niamo preda delle nostre azioni individuali. Vivere all’interno della collettività invece dà senso alla nostra vita perché abbiamo un compito, un ruolo. La nostra vita, inoltre (2), è un sof o, mentre la società dura tanto, è una sorta di incarnazione di un tempo quasi eterno e standoci dentro noi partecipiamo dell’eternità della società, troviamo un senso al nostro tempo che scorre. La società ci dà delle regole che ci permettono di tirare fuori il meglio di noi (3). Proprio per questo allontanandosi dalla società si rischia di esporsi al suicidio. Allo stesso tempo però non bisogna annullare la propria coscienza individuale. Pagina 14 di 54 fi fi fl fi fi fi fi fi fi fi Il mutamento sociale Il tema relativo al rapporto società e individui viene denominato il problema dell’ordine sociale. Infatti è interessato a de nire le condizioni di esistenza della società, cercando di teorizzare la preesistenza rispetto agli individui, e la sua capacità di condizionare ed orientarne i comportamenti. Se riuscirà potrà proseguire con il suo secondo scopo: rendere la società un corpo unico, dove vi sono forze che tengono uniti gli uni agli altri, che nel lessico durkhemiano de niamo solidarietà sociale. Di essa Durkheim ne individua di 2 tipologie, che corrispondono grosso modo a 2 tipi di organizzazione sociale : SOCIETÀ TRADIZIONALI→ società di tipo meccanico SOCIETÀ MODERNE→ società di tipo organico Esempio: ( lm visto in classe) Il lm riporta lo stile di vita di una comunità che potremmo de nire: chiusa, isolato, ecc. in questa breve sequenza abbiamo visto una serie di elementi sui quali gravita la vita di questo gruppo. Essi sono : - Il lavoro, che appare in una forma primitiva poiché privo di tecnologie moderne. Non è diversi cato, cioè rimane invariato per tutta la durata del lm. Si tratta di attività svolte collaborativa mente, e senza distinzione tra attività lavorativa e vita privata. - Gli anziani svolgono il principale ruolo politico - Il funerale da intendersi come un rito. Esso non è l’unico presente nella clip, di fatti a quest’ultimo segue un pranzo a cui partecipa la comunità nel suo intero. Dunque possiamo comprendere che esso sia un segno di unione. I riti sono fondamentali per una comunità, in quanto si riconosce come tale in questi momenti che sono andati man mano a perdersi. - La scuola luogo dove si riuniscono gli anziani e dove i bambini is recano per studiare. Il maestro non fa però lezioni convenzionali, ma particolari, ad esempio chiede ai bambini di osservare un animale morto e giungere a delle ipotetica cause alla sua morte. La scuola tramanda così alle nuove generazioni un pensiero collettivo di tipo religioso (soprannaturale), ovvero che quel ritrovamento sia dovuto ad un fattore sociale ovvero alle creature innominabili. Il maestro si assicura che tra le nuove generazioni siano presenti alcuni vali e capisaldi di quella cultura. La scuola funge così da trasmettitrice. La comunità è una forma di vita in cui non ci sono ancora istituzioni vere e proprie, ma degli embrioni di istituzioni come scuola, il lavoro collettivo ecc., si tratta così di una forma di vita non ancora differenziata, una totalità in cui si conoscono tutti e in cui prevalgono legami primari fondati sulla religione. Contrariamente ciò che produce la modernizzazione è la spaccatura di questo stile di vita, che ha delle irreversibili conseguenze sulla coesione. Società meccanica Il termine meccanico è stato utilizzato da Durkheim perché stare in una comunità è qualcosa di meccanico, dunque la nostra sorte è fortemente legata agli altri. Nelle società di questo tipo, esiste una solidarietà meccanica, ovvero l’unità tra le persone è qualcosa di scontato, infatti la coesione è l’elemento che predomina in quest’ultima e per questo non vi è una signi cativa differenziazione sociale. Da questa caratteristica deriva anche la mancanza di un’elevata differenziazione del lavoro sociale. Infatti in una comunità rurale, la vita è molto semplice, le esigenze sono poche e i lavori sono poco differenziati. Vediamo così che è il bene collettivo a prevalere sull’interesse individuale. La coscienza collettiva in questo tipo di società è più forte. Pagina 15 di 54 fi fi fi fi fi fi fi fi Società organiche o moderne Il termine organico è stato scelto da Durkheim perché come l’organismo, anche la società per funzionare al meglio ha bisogno di individui che si specializzino in un preciso contesto. Ciò implica una differenziazione, che Durkheim chiama divisione del lavoro sociale. La specializzazione crea complementarità, pur differenziandosi la coesione è data dalla complementarità che la rende maggiormente fragile. La solidarietà, quindi, viene dalle differenze poiché gli individui hanno bisogno del contributo di un numero crescente di altri individui per riuscire a funzionare o sopravvivere. Società da meccanica ad organica Le società passano da meccaniche a organiche perché aumenta la densità dinamica, cioè essa è data dall’aumento del numero di persone e dal numero delle loro interazioni in una società (competizione per le risorse). Quando un numero sempre più grande di individui interagisce con sempre maggiore frequenza gli uni con gli altri, la densità dinamica tende a crescere no al punto di comportare un mutamento nella solidarietà meccanica in quella organica. Durkheim ri uta l’idea che alla base delle trasformazioni sociali vi sia un con itto, come invece sosterranno Weber e Marx. Essi saranno per questo de cit con ittualisti mentre Durkheim sarà riformista. Pagina 16 di 54 fi fi fi fl fl MARX WEBER (1864-1920) È un sociologo con ittualista, la società non è una realtà compatta, ma è formata da una pluralità di gruppi che si discostano tra loro, entrando in con itto. Weber ha una visione plurale della società, in cui da anche molto peso alla politica, considerata una risorsa scarsa perché non tutti ne posseggono la stessa quantità, per questo gli individui entrano in con itto per conquistarne un pezzo più grande. Il con itto è una cosa siologica, che deriva dal fatto che la società è plurale. Proprio perché siamo diversi ci raggruppiamo secondo criteri di af nità e dentro il nostro gruppo siamo in con itto con gli altri perché abbiamo interessi diversi. Ignorare il con itto è un male. Con Weber si dà molta importanza alla cultura, agli aspetti culturali della vita sociale. Per cultura si intende che la nostra vita sociale è anche uno scambio culturale. Egli parlò di dimensione culturale nello studio della società, e di : - Razionalità : è «il sociologo della razionalità». - Religione (negli aspetti sia culturali sia organizzativi) - Economia (capitalismo) - Potere - Metodologia delle scienze «storico-sociali» (aveva intuito la necessità del dialogo tra le diverse discipline che si occupano del «mondo degli esseri umani») La sociologia come studio dell’azione sociale Per Weber la sociologia è lo studio dell’azione sociale La prima conseguenza è che per Weber l’azione sociale è diversa dal comportamento. Se il comportamento avviene in modo automatico, l'azione è un processo consapevole Nello speci co le azioni sono le situazioni in cui le persone attribuiscono un signi cato a quello che fanno. Se per Durkheim l’individuo è un agito dalla società, per Weber l’unica «entità» capace di agire è l’attore sociale ovvero l’individuo, colto nella sua soggettività «agente». L’azione sociale secondo Weber si de nisce in base a 3 caratteristiche: - Dotata di senso (intenzione consapevole dell’attore che la segue). - Che tiene conto dell’altrui agire (con gurandosi quindi come interazione). - Gli altri di cui si tiene conto non devono per forza essere sicamente presenti nel momento in cui l’attore sociale agisce. Dunque azione sociale ≠ comportamento. L’azione sociale in realtà è quindi un’interazione. È un’azione dotata di senso, ma che avviene attraverso l’interazione con altri individui. La prima conseguenza è che per Weber l’azione sociale è diversa dal comportamento. Il comportamento è proprio ciò che non è dotato di senso. Se l’azione sociale è dotata di senso, la nostra azione, il nostro rispondere a uno stimolo per quanto esso possa essere forte, non è mai immediato, ma è mediato da un elemento simbolico, cioè dal senso che diamo a quella determinata cosa. Il senso spesso è invisibile, sta dentro di noi, nelle nostre emozioni, nei nostri pensieri, nella nostra storia, nel modo in cui vediamo la vita. Questo secondo Weber è l’elemento che guida il nostro agire, il nostro muoverci nella società. Pagina 17 di 54 fl fi fl fl fi fl fi fi fi fi fl fl fi Questo è anche uno dei motivi per cui tendenzialmente noi esseri umani abbiamo alcuni gradi di libertà. Il fatto che noi abbiamo un rapporto interpretativo con la realtà che ci circonda é sinonimo del fatto che tutto sommato noi siamo liberi, possiamo sottrarci ad un condizionamento molto forte in base al senso. Secondo Weber noi esseri umani siamo animali simbolici: il nostro modo di rapportarci al mondo é di tipo interpretativo. È attraverso il senso che diamo una direzione alla nostra azione. Questo signi ca che la nostra azione é dotata di senso, l’azione ha una sua intenzione, un suo obbiettivo, un suo signi cato. Comportamentismo : Durkheim VS Weber Il comportamentismo è una corrente sociologica che studia come l’individuo risponde in modo condizionato ad uno stimolo (Es. esperimento Pavlov sulla salivazione del cane alla vista della ciotola). Ci sono diverse idee sul rapporto stimolo-risposta. Weber sostiene che tra lo stimolo e la risposta vi siano alcuni fattori come il senso. Esso è il signi cato che l’attore aggiunge soggettivamente nella sua azione (anche dietro la stessa azione visibile le motivazioni possono essere diverse da soggetto a soggetto). Questo vale anche se al posto di un soggetto poniamo una regola o una legge sociale. La mia risposta non è mai una diretta perché si contrappone sempre un elemento che possiamo de nire di senso, cioè il valore che attribuisco a questo stimolo in uenzerà la mia risposta. Il fatto che c’è un elemento simbolico garantisce il fatto che, non possiamo mai essere sicuri di come andranno le cose, causando una mancanza che Weber sottolinea contrariamente al modello durkhemiano. —> Infatti Durkheim sosteneva che la risposta ad uno stimolo è univoca e determinabile dall’osservatore, perché è possibile osservarla dall’esterno. Così il punto cruciale che differenzia questi 2 studiosi è lo studio del senso che il soggetto mette nell’azione che svolge, rendendo così il comportamento un’azione sociale. Secondo Weber questi signi cati che l’attore attribuisce alla sua azione vivono nella cultura. Essi infatti sono in parte privati, perché derivano da esperienze personali, ma sono anche in parte pubbliche perché sono elementi culturali condivisi. Per questo potrei dare una spiegazione all’azione dell’individuo tenendo in considerazione gli elementi culturali condivisi. Condividendo la stessa cultura, automaticamente, rischio di fraintendere il meno possibile quanto fatto dagli individui che ne fanno parte. Secondo Weber bisogna anche essere consapevoli che davanti ad un fenomeno, gli individui rispondono diversamente. Per questo davanti alla varietà della risposta, il sociologo deve provare a fare delle generalizzazioni, cioè deve trovare l’idealtipo. L’idealtipo La sociologia (contrariamente a ciò che sosteneva durkheim) non può coniare leggi certe, ma solamente leggi probabilistiche condizionali, che hanno come base non la realtà ma gli idealtipi. L’idealtipo è un modello astratto della realtà, una sempli cazione generale, ma prodotta a partire dallo studio dei singoli soggetti. Esso lo potremmo de nire come una caricatura, nella quale viene colto quell’aspetto che può riassumere i tuoi tratti. Pagina 18 di 54 fi fi fi fi fi fi fi fl Tipologie di azione : razionale e automatiche Weber ha individuato 4 tipi di azioni che sono alla base degli idealtipi: 1. Azione razionale secondo lo scopo: coincide con la nostra capacità di calcolo razionale. Calcolo signi ca saper stabilire il rapporto necessario tra i ni che vogliamo raggiungere e i mezzi che dobbiamo utilizzare per arrivare a un obbiettivo speci co. L? individuo agisce in modo calcolato e piani cato. Per Weber questa é la forma più alta di razionalità. 2. Azione razionale secondo il valore: il soggetto che agisce sceglie i mezzi non per ottenere un determinato valore, ma la nostra azione serve a confermarci un valore che riteniamo importante. (Ex. Un valori etici, morali o religiosi) In queste prime due forme di azioni, sono molto forti la consapevolezza e la volontà dell’attore sociale che le compie. 3. Azione secondo gli effetti: l’attore agisce in preda alle emozioni, agli stati d’animo, però secondo Weber è al di fuori di sé. Sono azioni alle quali si possono ricostruire le ragioni e i processi che hanno portato ad agire in un determinato modo. 4. Azione secondo la tradizione: tutte quelle azioni che noi quotidianamente facciamo in maniera ordinaria, senza nemmeno accorgerci. Da un lato sono azioni utili, che costruiscono gran parte della nostra vita quotidiana, ma dall’altro l’abitudine ci rende ciechi rispetto agli imprevisti. Le abitudini possono essere pericolose perché ci spengono il cervello. Secondo Weber solo le prime 2 azioni possono essere considerate sociali, perché sono razionali; quindi la sociologia deve basare le sue analisi prima su questi 2 tipi di azione. Questo perché la terza e la quarta avvengono in base a meccanismi automatici che non richiedono la ri essione e la consapevolezza del soggetto. Per W. É molto importante la razionalità perché se noi agiamo razionalmente é più facile che le nostre azioni si assomiglino. Un esempio di studio : il rapporto con la religione cattolica La chiesa cattolica de nisce, con il suo catechismo e il magistero, il crostiamo cattolico autentico stabilendo chi “dio”, cosa “precetti e norme”, come “pratica religiosa”, con chi credere “appartenenza alla chiesa”. Da un punto di vista Durkhemiano, ci sono “i buoni cristiani cattolici” cioè tutti coloro che si riconoscono e mettono in pratica il modello de nito dalla chiesa, o i cristiani cattolici meno autentici, cioè l’insieme di coloro che si discostano dalla norma. La chiesa cerca di fare in modo che tutti siano assimilati il più possibile al modello del cristiano cattolico. Da un punto di vista Weberiano esistano cristiani autentici come de niti dalla chiesa, ma ci sono anche tanti modi di vivere la religione in modo personale e ciò non signi ca che essi abbiano meno valore o rilevanza. Si tratta quindi, di studiarli nello speci co così da af ancare questi idealtipi a quello del cristiano autentico. Ad esempio la sociologia ha identi cato : Religiosi puri Religiosi e spirituali Spirituali ma non religiosi Pagina 19 di 54 fi fl fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Essi sono idealtipi che possono essere usati per classi care il rapporto con la religione. Per Weber differente non signi ca solo devianza. Per la chiesa coloro che si distaccano dalla religione pura sono devianti, mentre per Weber questi individui sono differenti, cioè hanno creato un loro modo per conoscere la religione. Potere e Potenza La potenza è il potere esercitato illegittimamente, cioè senza che il “dominato” riconosca il “diritto” da parte del dominatore ad esercitare il suo dominio. Il potere è sempre legittimo, anche se possono cambiare le ragioni alla base di questa legittimità. Come vedremo queste ragioni possono essere di 3 tipi : 1. Carismatico 2. Tradizionale 3. Razionale legale Secondo Weber lo Stato è l’unica entità a poter usare in maniera legittima anche la violenza, per questo egli afferma che lo stato ha il monopolio della violenza. Il potere carismatico Nel caso del potere carismatico, si accetta il potere del leader sulla base della convinzione che quest’ultimo possieda doti straordinarie, eccezionali, in alcuni casi «quasi divine». Centrale quindi per la legittimazione di questo potere sono Ie qualità del leader. (Es. Figure importanti aventi un potere come il papa) Il potere tradizionale Nel caso del potere tradizionale, il leader è legittimato a esercitare il suo potere per il fatto che proviene da una famiglia o da una dinastia che lo ha sempre esercitato, da tempo quasi immemore. È quindi il potere tipico delle monarchie ma non solo. Ad esempio in alcune comunità premoderne, vige la regola non scritta secondo la quale il potere spetta, appunto «per tradizione», ai più anziani. (Es. la regina Elisabetta ha potuto esercitare il suo potere in quanto appartenenza ad una determinata stirpe) Il potere razionale legale Il leader è legittimato a esercitare il suo potere perché esiste un sistema scritto, codi cato e formale che lo investe di questo potere (Es. la democrazia italiana ed europea) Questo è il potere tipico dello stato nelle società moderne industriali e delle democrazie moderne, dove chi occupa posizioni di potere lo fa perché esiste un sistema di regole e procedure (il suffragio universale) che ne consentono l'elezione. Questo sistema di regole è «impersonale» e consente a chiunque di poter essere eletto tramite libere elezioni. Chi comanda lo fa, quindi, in virtù del ruolo delle organizzazioni, che Weber chiamerà «burocratica». Per lui la burocrazia era un termine positivo e moderno, in quanto stava ad indicare la presenza di un struttura che permetteva il funzionamento della società basandosi su regole razionali e precise. In genere, dove esiste una procedura elettorale e un organigramma siamo in presenza di un potere razionale-legale. Pagina 20 di 54 fi fi fi La burocrazia per Weber Per Weber il termine burocrazia assumeva una connotazione positiva, perché percepita come il sinonimo di modernità/modernizzazione. Per lui la burocrazia dà un ordinamento razionale e impersonale alla società, perché consente di farla funzionare sulla base di principi e regole razionali, e non sui poteri personali, o sugli arbitri individuali. I principi che Weber individua nella burocrazia sono : 1. Spersonalizzazione dell’uf cio e primato della legge : conta di più la norma rispetto il carisma di un individuo 2. Criterio della competenza 3. Criterio gerarchico 4. Specializzazione La burocrazia possiamo intenderla come la massima incarnazione dell’azione razionale secondo lo scopo o i ni/mezzi. In questo modo gli individui sono facilitati a raggiungere gli obiettivi, cioè la burocrazia riduce la “gabbia d’acciaio” che comprime l’individuo, la sua libertà, e la sua creatività. Weber e il mutamento sociale Anche per Weber la società va incontro ad un cambiamento, modernizzandosi. Per Weber modernizzarsi signi ca razionalizzazione; quindi andare incontro ad un processo di modernizzazione signi ca diventare sempre più razionali. Le ragioni di questo processo devono così essere ricercate: 1. Burocrazia 2. Capitalismo : spinge l’azione “mezzi/ ne” alle sue estreme conseguenze, perché nell’economia capitalista tutto è calcolato e studiato con la massima ef cienza. Questo perché nel capitalismo l’obiettivo principale è quello di arricchirsi, quindi bisogna spingere il sistema sociale verso ciò. Il fenomeno della razionalizzazione produce l’effetto che Weber chiama “disincantamento del mondo”, cioè scegliendo questa direzione rinuncerò alle conoscenze fondate sulla cultura e sulla religione. Evoluzione sociale secondo Weber La società si evolve verso forme di razionalità formale crescente che portano alla razionalizzazione e burocratizzazione. Due elementi che coincidono con la modernizzazione. Pagina 21 di 54 fi fi fi fi fi fi KARL MARX (Icon) Marx è un altro grande autore della sociologia, ma anche di molte altre sfere come la loso a, la politica ecc. Ha origini tedesche, nasce nel 1818 e muore nel 1883 a Londra. Per capire Marx dobbiamo immergerci nella fuliggine della società in cui Marx é vissuto, in cui c’era lo sfruttamento della classe operaia e in cui le condizioni lavorative erano pessime. Marx é un sociologo critico. É un sociologo critico perché non accetta la società così come lui l’ha trovata, ritiene che le cose così come ci vengono presentate non sono mai la verità, sono delle rappresentazioni ingannevoli. Essere critici signi ca mettere in discussione ciò che é dato, ciò che ci appare come é dato. É esattamente il concetto opposto al positivismo. Per Durkheim la società é quasi sacra e deve stare il più coesa possibile. Weber, più disincantato e cinico, riconosce l’esistenza del con itto all’interno della società come qualcosa di siologico. Per Marx invece il con itto é necessario e auspicabile. - Durkheim é un sociologo integrazionalista - Weber é un sociologo con ittualista (moderato) - Marx é con ittualista Per Marx la società va ribaltata, va stravolta. Occorre una rivoluzione per ribaltare la società. Non basta accette il con itto, bisogna anche portarlo alle sue estreme. Perché la società é ingiusta. La società capitalista é una società profondamente ingiusta perché é contraddittoria. Marx, come in parte farà anche Weber, introduce il tema del lavoro nell’analisi della sociologia. Lo studio scienti co della società secondo Marx non si deve occupare solo del lavoro ma anche dell’economia. Marx ha dato anche un grande contributo alla sociologia economica e alla sociologia del lavoro. E’ riconosciuto fondamentalmente in questi due ambiti per i suoi studi che si concentrarono soprattutto sui rapporti di produzione, cioè la Struttura della società. La Struttura è costituita dal sistema economico e di produzione, mentre tutto ciò che ne sta al di fuori è denominata Sovrastruttura. Cultura, arte e religione per Marx fanno parte della Sovrastruttura, evidentemente meno importante della Struttura. Il lavoro per Marx non è un concetto astratto, ma è strettamente legato ai legami dunque alla Struttura che nella fattispecie è l’economia. Marx vs Durkheim Per Marx la struttura é la base economica di una società, é il suo sistema industriale e produttivo. Per Durkheim la società é strutturata perché esistono i fatti sociali, che danno alla società la sua particolare organizzazione. Il pensiero di Marx é spesso de nito “materialismo storico”: la sua convinzione é che per capire il mondo non bisogna studiare le idee o il pensiero ne a se stesso, ma bisogna studiare le condizioni di vita materiali che secondo Marx determinano anche il pensiero. Nella sua visione non sono le idee a trasformare il mondo, ma é la base materiale del mondo che ci impone di pensare in una determinata maniera. Marx può essere de nito sociologo strutturalista ( come Durkheim) e allo stesso tempo con ittualista. Pagina 22 di 54 fi fl fi fl fi fi fl fl fl fi fi fi fi fl Durkheim é un sociologo strutturalista integrazionista perché secondo lui grazie alla struttura sociale ci sono più possibilità che la società stia insieme, mentre secondo Marx la struttura é proprio quella che bisogna ribaltare all’interno della società capitalista. Il potenziale umano Il potenziale umano indica il fatto che l’essere umano é un essere che tende a realizzarsi (non é nato nito, ma si realizza vivendo) e on questo processo di realizzazione deve esprimere il maggiore potenziale possibile che ha. Il potenziale umano non sempre ha trovato nel corso della storia il modo corretto per esprimersi. Per Marx ciò succede spesso nelle società antiche a causa della durezza delle condizioni di vita (le energie sono spese per sopravvivere). Mentre con il progresso tecnico, cioè l’industrializzazione, il potenziale dell’essere umano non viene liberato, perché la società industriale é organizzata male, é organizzata dal capitalismo. L’economia capitalista opprime il potenziale dell’essere umano nella società per Marx contemporanea. Per Marx l’essere umano é un soggetto in divenire. Fino alla società industriale, il potenziale umano era sopraffatto e oppresso dalla vita dura. Quali sono secondo Marx le radici di questa ingiustizia? Per capirlo partiamo dal fatto che dal punto di vista di Marx il lavoro nobilita l’essere umano. Il lavoro é un’attività di trasformazione del mondo che abbiamo intorno attraverso cui l’essere umano si realizza. Il lavoro mette in gioco l’identità dell’essere umano. Il lavoro é il modo attraverso cui conosciamo meglio noi stessi, attraverso il quale cresciamo. Ci dovrebbe essere un rapporto circolare tra soggetto e ciò che produce attraverso il lavoro. Gli artisti e gli artigiani quando lavorano producono qualcosa in cui davvero mettono un pezzo di sé. Perché il lavoro sia veramente virtuoso é necessario riappropriarsi della parte di sé. Se questa circolarità non si chiude non si cresce attraverso al lavoro. Il fatto di avere pieno possesso della gestione di ciò che si é prodotto per Marx va bene, ma le cose iniziano a cambiare quando arriva il capitalismo. Il capitalismo blocca questa circolarità. Il capitalismo lascia il soggetto che produce in una situazione di non ricongiungimento con quella parte di sé che ha messo nel suo lavoro. Questo é quello che Marx intende per alienazione del lavoro, nella società capitalista. Alienazione signi ca espropriazione. Alienare = dar via. Nel sistema capitalistico i mezzi di produzione sono in mano al capitalista e il lavoratore entra nel gioco del capitalista mettendo a disposizione la sua forza lavoro. É pero il capitalista che decide che cosa e quanto si produce. Quindi si crea una situazione per cui, ci poche persone che hanno possesso dei mezzi di produzione e molte altre persone che non hanno altra possibilità che andare a vendere al capitalista la propria attività lavorativa. 4 tipi di alienazione, l’operaio è alienato: 1. Rispetto al prodotto del suo lavoro: non decide lui cosa produrre o il destino del prodotto, perché non detiene alcun potere di controllo in quanto è nelle mani del capitalista. 2. Rispetto alla sua attività produttiva: il lavoro non è più espressione e della proprietà ma diventa un’attività funzionale alla sopravvivenza sica. Pagina 23 di 54 fi fi fi 3. Rispetto alla propria essenza: l’uomo regredisce a livello quasi bestiale; non provando più alcuna soddisfazione nel lavoro ma solo ciò che sta al di fuori di esso. 4. Rispetto ai rapporti con le altre persone: i rapporti con le altre persone sono regolarti dalle leggi dell’economia capitalista e non liberamente costruite. Il capitalista acquista il nostro lavoro e ciò fa si, che noi stessi diventiamo una merce. Differenza idea Weber e Marx La differenza tra Weber e Marx è che la ricerca del pro tto nasce da un imperativo di tipo etico, quasi religioso. In quanto ill capitalista è colui che continua ad investire, non godendosi la vita, in quanto sfoga la sua inquietudine con questa attività. Inquietudine che nasce dal bisogno di essere tra i salvati di Dio. Il mondo weberiano vede nel capitalista un individuo che cerca in tutti i modi di risultare ef ciente, per questo trasforma la società. Marx riconosce lo stesso processo, ma con un’idea più spietata del capitalista, cioè lo vede come uno sfruttatore. Ottenere la massimizzazione dal pro tto La legge fondamentale del capitalismo é massimizzare il pro tto. L’oggetto della produzione capitalista si chiama merce e porta ad un ricavo. Massimizzare il pro tto signi ca fare in modo che il delta sia sempre maggiore. Come si massimizza? Sostanzialmente con lo sfruttamento. Il capitalista tende a sfruttare gli operai, riconosce loro un salario inferiore rispetto a quello che che dovrebbero ricevere per il tempo che lavorano realmente. Il salario sempre inferiore alla quantità di lavoro che effettivamente l’operaio svolge. Questo scarto, tra quello che in teoria dovrei all’operai se lo pagassi correttamente e quello che gli do realmente secondo Marx è il plusvalore ed è quello che in sostanza va in tasca al capitalista. Il capitalista per riuscire a massimizzare il pro tto tenderà sempre di più a ridurre il salario ai livelli di sussistenza. Quindi il capitalista cerca, per massimizzare il pro tto, di estendere la quantità di lavoro non-retribuito lasciando quindi che il lavoro effettivamente retribuito sia pagato con un mero “salario di sussistenza”. Per l’operaio lo accetta? L’operaio accetta queste regole perché al di sotto della classe operaia del proletariato ci sta il cosiddetto sottoproletariato, una sottoclasse, una classe inferiore alla classe operaia che in qualche modo accetterebbe di lavorare in quella maniera. É una sorta di guerra tra poveri. All’operaio che lavora in pessime condizioni non conviene smettere di lavorare perché ci sarebbe comunque qualcuno che prende il suo posto. L’economia tra le scienze sociali é quella che riesce maggiormente a formalizzare le leggi di Marx. Marx ci parla anche attraverso una legge scritta sotto forma di equazione. EQUAZIONE FOTO Pagina 24 di 54 fi fi fi fi fi fi fi fi Questa equazione permette di calcolare il cosiddetto saggio di pro tto. Il saggio di pro tto è un indice, un coef ciente, che ci consente di capire in maniera molto sintetica come stanno andando le cose. Se il saggio di pro tto va bene signi ca che le cose stanno andando bene al capitalista, se invece non va bene vuol dire che le cose stanno andando male. Le variabili che entrano in gioco nel de nire questa equazione capiamo che il capitalismo sostanzialmente è destinato a autodistruggersi. Marx è convinto che il capitalismo sia un sistema che si sabota da solo. È meglio prendere subito coscienza di questo fatto per accelerare la ne del capitalismo, è per questo che Marx invita alla rivoluzione. Questo ragionamento formalizzato e scienti co serve a Marx per dire che il saggio di pro tto prima o poi inizierà a calare no a portare il capitalismo a una sua necessaria reazione, che però sarà l’inizio delle ne. Questo saggio di pro tto è dato dal plusvalore diviso V e C. V è il capitale variabile (lo stipendio che il capitalista dà ai suoi operai) e C è il cosiddetto capitale costante (quello che il capitalista deve investire in tecnologie e macchinari che aiutano la produzione). Per far sì che il saggio di pro tto sia positivo bisogna aumentare il numeratore (il plusvalore) o diminuire il denominatore. Il plusvalore però non si può aumentare più di tanto, perché le giornate lavorative non sono in nite e il capitalista sta già chiedendo troppe ore non retribuite all’operaio. Anche V (cioè il capitale variabile) non si può diminuire più di tanto, perché è già a livello di sussistenza. A volte potrebbe risultare utile aumentare il capitale costante, il capitalista spesso si trova costretto ad aumentare C per la concorrenza o perché l’unico modo per aumentare la produzione è ridurre il tempo dedicato a produrre merce attraverso una tecnologia più so sticata. Marx ci dice che l’unico modo che i capitalisti avranno per cercare di tenere alto il saggio del pro tto è quello di aumentare a dismisura la produzione. Per mantenere il saggio di pro tto in positivo il capitalismo dovrà aumentare la produzione no ad arrivare alle crisi di sovrapproduzione, dalle quali solo poche imprese si salveranno. La matematica ha quasi il senso di un destino, è un calcolo che fa capire che le cose andranno verso una spontanea crisi. Finché la società non lo capisce, la società non può cambiare. Secondo Marx la società è composta fondamentalmente solo da due classi, che si distinguono tra di loro su base meramente economica. Per Weber la società è plurale e ci sono almeno 3 variabili che differenziano i gruppi all’interno della società, invece secondo Marx la società è organizzata e divisa solo su base economica. L’economia è l’unico fattore che strati ca la società e la divide in gruppi. O sei un borghese o sei un operaio. Borghesia e proletariato sono le due classi che compongono la società. Per classe si intende un raggruppamento sociale individuato sulla base del reddito. Per Marx la società si strati ca solo su base economica producendo una divisione in due gruppi, uno elitario (capitalisti) e l’altro maggioritario (dei proletari). Il sottoproletariato non viene nemmeno de nito una classe perché sono sostanzialmente nullatenenti. La società capitalista è una società fortemente segnata dalla diseguaglianza. Pagina 25 di 54 fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Secondo Marx nché ci sarà il capitalismo ci saranno anche ingiustizie e disuguaglianze, ci sarà questa divisione molto spinta tra due sole classi sociali. Anche oggi le società occidentali tendono a polarizzarsi tra persone molto ricche (poche) e persone molto povere (tante). Secondo Marx gli operai non si ribellano anche a causa dell’ideologia: la cultura, la religione e la loso a secondo Marx funzionano come una sorta di ltro che non ci permette di vedere le cose come stanno realmente. Una frase che si è soliti attribuire a Marx è “La religione è l’oppio dei poveri”. L’ideologia è come la religione: è un sistema di valori che fa accettare le cose anche se non sono giuste. L’ideologia sono anche i valori borghesi. L’ideologia è proprio ciò che camuffa la realtà cercando di rendercela accettabile e distogliendoci dal nostro desiderio di impegnarci a cambiarla. Per Marx la ri essione sulle contraddizioni della società capitalista deve arrivare a una rivoluzione, cioè a un movimento che parta dalla classe oppressa (il proletariato) per ribaltare le cose, quindi in buona sostanza per distruggere l’ordine vigente e costruirne uno nuovo. Per Marx è il passaggio necessario per la società che lui ha de nito comunista. Il senso di questa rivoluzione sarà fare in modo che i mezzi di produzione appartengano alla collettività, cioè siano proprietà del proletariato e non ci sia più una parte della società che controlli i mezzi sociali di produzione in maniera esclusiva. —> Si tratta di abolire la proprietà privata dei mezzi sociali di produzione, che in quanto sociali devono stare in mano alla collettività. La questione centrale del pensiero di Marx è che bisogna trasformare le strutture di produzione economiche stanno alla base della nostra vita sociale e quindi è trasformando quelle che possiamo trasformare anche la società con le sue disuguaglianze e la forte polarizzazione che si è venuta a creare tra i pochi capitalisti ricchi e i tanti proletari poveri (e il sottoproletariato). L’altra cosa é che secondo Marx con il passaggio al capitalismo e quindi con la nascita del lavoro (che molto spesso è un lavoro di fatica, un lavoro che rende l’operaio, che dipende completamente dal padrone, l’assistente delle macchine) si perde la dimensione realizzativa del lavoro. Questa è la componente che forse ancora oggi teniamo come particolarmente signi cativa e forte del lavoro marxiano. È importante che il lavoro permetta di mettere a frutto il tempo che si dedica a quell’attività. Il grande dramma dell’operaio marxiano è che la sua attività da un lato gli porta via buona parte del suo tempo e dall’altra non gli permette di elevarsi un minimo anche come persona. La questione che Marx ci pone è quella del valore del lavoro! Pagina 26 di 54 fl fi fi fi fi fi fi GEORG SIMMEL Georg Simmel lo possiamo considerare un autore eclettico ed inattuale, nel senso che é arrivato troppo presto per la sua epoca. Il suo era uno sguardo anticipato, cioè con il suo pensiero non era apprezzato poiché “moderno” rispetto al clima intellettuale dei sui contemporanei. Per questo era poco compreso ed apprezzato. Simmel ebbe delle dif coltà date dalla sua origine, in quanto ebreo, e perché veniva considerato eclettico, cioè privo di specializzazione, anche se egli ha un proprio pensiero/un suo centro ovvero la metropoli. La sua sociologia può essere così soprannominata: sociologia della metropoli. Per Simmel la metropoli è una segno sfera, cioè un insieme di segni comunicativi ma anche di elementi confusionari. Per lui la città è un luogo da cui non si può prescindere. La metropoli la potremmo de nire la vita dello spirito, in quanto ha degli effetti sulla nostra personalità e sulle nostre scelte. Possiamo così de nirla come un bombardamento di stimoli, che bisogna saper gestire in modo da diventare, come sosteneva Simmel, un “blasé” cioè colui che cerca e che riesce a restare distaccato da stimoli che dovrebbero stimolarci stimoli, talvolta anche forti. Qual è il contesto in cui Simmel va posizionato? Il contesto di Simmel è quello della città. Non potremmo capire Simmel se non lo posizionassimo all’interno di questo particolare contesto, che è la città. Il suo habitat, il suo humus culturale, è quello della metropoli, la Berlino degli anni in cui viveva Simmel. La sociologia di Simmel é una sociologia della metropoli, nel senso che ogni tanto per oggetto Simmel studia la metropoli intesa non tanto nel senso degli spazi urbanistici, ma come forma di vita, come luogo in cui iniziano a svilupparsi delle cose che prima non c’erano. Per Simmel la modernizzazione é soprattutto la metropolitanizzazione della nostra vita sociale. Non tutti i cittadini all’epoca vivevano nella metropoli, però le metropoli iniziano ad essere un luogo pulsante di vita, di un certo modo di vivere che prima non c’era. Pagina 27 di 54 fi fi fi Simmel é un autore molto interessato a leggere anche il rapporto che si crea tra gli spazi sici e i modi di vivere che si creano tra le persone, partendo dal presupposto che tra le due cose ci sia una relazione circolare: il nostro modo di vivere produce un certo tipo di spazio, anche sico, e viceversa lo spazio sico in uisce e incide anche sulle nostre esperienze sociali. La sociologia di Simmel é metropolitana sia nell’oggetto che nello stile. La metropoli si Simmel possiamo immaginarla come una grande sfera di segni, segni nel senso semiotico del termine, cioè la città che diventa uno spazio che comunica. Gli Ingredienti della socoiolgia di Simmel? Il centro dell’attenzione della sociologia di Simmel é la vita quotidiana, non solo il lavoro come era per Marx e per certi versi anche per Durkheim. La metropoli La metropoli possiamo considerarla il centro della modernità, una sorta di centrifuga sociale, in quanto al suo interno avvengono i fenomeni sociali che più interessano la sociologia di Simmel. Nella metropoli la vita quotidiana è considerata al centr