Psicologia Generale - Appunti Uni PDF
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Questi appunti trattano la storia della psicologia, dall'introspezione allo strutturalismo, al funzionalismo, e al comportamentismo. Vengono descritti metodi di ricerca come l'esperimento e l'osservazione naturalistica, e analizzati aspetti della corteccia cerebrale umana. Un buon punto di partenza per gli studenti universitari di Psicologia.
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“PSICOLOGIA GENERALE” Capitolo 1 La storia della psicologia La psicologia si occupa dello studio scientifico del comportamento e dei processi mentali. Il comportamento è sempre stato oggetto di osservazione, ma la psicologia nasce come scienza solo nel 1879, poiché venne costruito il primo laborator...
“PSICOLOGIA GENERALE” Capitolo 1 La storia della psicologia La psicologia si occupa dello studio scientifico del comportamento e dei processi mentali. Il comportamento è sempre stato oggetto di osservazione, ma la psicologia nasce come scienza solo nel 1879, poiché venne costruito il primo laboratorio, da Wilhelm Wundt, per misurare e dimostrare ciò che veniva osservato. “Quando siamo colpiti da stimoli, cosa accade dentro il cervello?” Uno stimolo(luci,suoni) è un’energia fisica che condiziona una persona e determina una risposta. Wundt usava l’introspezione sistematica, ossia una tecnica di osservazione e descrizione di ciò che il soggetto percepisce davanti a diversi stimoli (vedo uno sfondo scuro, sento un profumo). Wundt era il principale esponente dello strutturalismo, ossia si studiava la struttura della mente, che era costruita da diversi elementi (elemento dei colori, di percezione, memoria,ecc..). Gli strutturalisti utilizzarono il metodo introspettivo, che però non fu efficace e venne criticato poiché non tutti reagiamo allo stesso modo agli stimoli. Lo strutturalismo venne superato dal funzionalismo, che non si focalizza sugli elementi costitutivi della mente, ma sulle sue funzioni, e come queste ci aiutano ad adattarci all’ambiente. William James e i funzionalisti erano influenzati dalle teorie di Darwin sull’evoluzione, infatti ritenevano che ad esempio la paura ci servisse per affrontare un pericolo, in modo da proteggere l’individuo e la sua specie. Lo strutturalismo e il funzionalismo furono messi in discussione dal comportamentismo, il cui oggetto di studio è il comportamento osservabile. John Watson riteneva che il comportamento non dipende dalle risorse dell’individuo, dall’inconscio, ma dipende solamente dagli stimoli ambientali in cui ci troviamo. Egli verificò che il comportamento degli animali poteva essere studiato attraverso la relazione tra gli stimoli (eventi dell’ambiente) e risposte (movimenti o comportamenti visibili), e quindi credeva che ciò potesse avvenire anche con l’uomo. Il comportamentista più noto Skinner sosteneva che le nostre azioni sono condizionate dalla ricompensa e dalla punizione. Per studiare l’apprendimento, egli creò la “gabbia di Skinner” in cui dava degli stimoli agli animali (ratti e piccioni) e registrava le loro risposte. Inoltre in quanto “comportamentista radicale” pensava che i processi mentali (pensiero) non potessero essere studiati perché sono interni, e non possono essere osservati come il comportamento. Il cognitivismo studia i processi cognitivi (pensiero,memoria,attenzione) per spiegare il comportamento e studia come le informazioni vengono acquisite dal sistema cognitivo, trasformate,elaborate, archiviate e usate per selezionare una risposta (paragone mente e computer). La psicologia della Gestalt è una corrente nata in Germania che studia i processi cognitivi e percettivi come unità globali. La nascita coincide con l’esperimento di Wertheimer sulla percezione del movimento apparente o stroboscopico, ossia un movimento apparente generato da stimoli statici presentati in sequenza (la nostra mente vede un movimento, ma sono più elementi “fermi”). I gestaltisti si contrappongono agli strutturalisti, infatti il loro motto era “il tutto è più della somma delle singole parti” (esperimento scimmia). Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, riteneva che la mente fosse come un iceberg, di cui solo una parte ne siamo a conoscenza, mentre il resto è sommerso e lo definisce inconscio. Secondo Freud, alcuni pensieri subiscono un processo, la rimozione, ossia vengono allontanati dalla coscienza perché sono minacciosi, oscuri, ma afferma che emergono in sogni,lapsus e atti mancati. Divide gli stati della mente in: -Io: ha il compito di mantenere l’integrità psicofisica, quindi respinge -Es: opera a livello inconscio -Super io: è l’aspetto morale che contiene le regole e divieti morali dell’individuo La psicologia umanistica si concentra sull’esperienza umana soggettiva, infatti gli psicologi umanistici come Maslow e Rogers ritengono che l’uomo abbia il libero arbitrio, ossia la capacità di compiere scelte volontarie. Il loro punto fondamentale è l’autorealizzazione, ossia ognuno di noi ha un potenziale diverso, che bisogna realizzare. Nel periodo contemporaneo, alcuni psicologi si sono resi conto però che una singola prospettiva non può spiegare il complesso comportamento umano, e vennero così integrate tre visioni: prospettiva biologica: cerca di spiegare il comportamento basandosi su principi biologici come evoluzione e genetica prospettiva psicologica: si basa sulla convinzione che il comportamento sia determinato da processi psicologici di ogni individuo prospettiva socioculturale: si concentra sull’influenza che il contesto sociale e culturale hanno sul comportamento La ricerca in psicologia Prima veniva utilizzato il metodo dell’introspezione (l’individuo stesso osservava la propria mente), ma successivamente si passò da una prospettiva soggettiva a oggettiva, in cui la psicologia venne definita come una disciplina scientifica. Il metodo scientifico si basa sulla raccolta delle prove attraverso osservazioni controllate; è costituito da sei tappe: 1 effettuare osservazioni: si osserva un fenomeno che ci interessa e che vogliamo spiegare 2 definire un problema: ci si chiede perchè accade 3 proporre un’ipotesi: si formula un’ipotesi sulle possibili spiegazioni del fenomeno; un'ipotesi è una spiegazione o affermazione provvisoria di un evento 4 raccogliere le prove per verificare l’ipotesi: si può confermare o rifiutare 5 pubblicare i risultati 6 costruire una teoria Gli psicologi per scoprire le cause di un comportamento realizzano un esperimento, ossia una prova per confermare o negare l’ipotesi; per realizzarlo bisogna: 1 modificare una condizione che influenza un comportamento 2 creare due o più gruppi che dovrebbero essere simili su tutti gli aspetti, ad eccezione della condizione da modificare 3 verificare se la modifica ha effetto sul comportamento Una variabile è qualsiasi condizione che può essere modificata durante un esperimento; ce ne sono tre tipi: variabili indipendenti: sono le condizioni manipolate dallo sperimentatore; sono le cause ipotizzate (uso cellulare= se influenza la guida) variabili dipendenti: sono quelle osservate dallo sperimentatore e corrispondono ai risultati dell’esperimento ((abilità di guida= se dipende dall’uso del cellulare) variabili intervenienti: sono quelle che possono influire sulla variabile dipendente e che lo sperimentatore cerca di controllare (ciò che può influenzare la guida= ore di sonno, esperienza di guida ecc) Ci sono due gruppi: un gruppo sperimentale è costituito dalle persone sottoposte all’esperimento(esposti alla variabile indipendente), mentre il gruppo di controllo è composto da partecipanti che non ricevono il trattamento( non esposti alla variabile indipendente) Se la variabile indipendente ha avuto un effetto, lo si può vedere attraverso la statistica, e per combinare i risultati di più studi, viene utilizzata una tecnica chiamata metanalisi. E’ importante evitare che ci siano delle differenze tra i due gruppi e bisogna fare attenzione a ciò che viene comunicato poiché potrebbe creare un effetto dei partecipanti, ossia un cambiamento dovuto alle proprie aspettative; un esempio lo è l’effetto placebo, ovvero un cambiamento causato dalla convinzione di aver assunto un farmaco e quindi che produce dei miglioramenti, in base alle aspettative del soggetto. Per evitare e controllare l'effetto dei partecipanti si possono utilizzare: esperimento in singolo cieco: i partecipanti non sanno a che condizioni sono stati assegnati (farmaco o placebo) esperimento in doppio cieco: né gli sperimentatori, né i partecipanti sanno chi ha assunto un farmaco o placebo. Metodi di ricerca non sperimentali Gli psicologi danno una particolare importanza al metodo sperimentale (esperimenti controllati), però non è sempre possibile svolgere esperimenti, e per questo vengono raccolte le prove e verificate le ipotesi, in altri modi: Osservazione naturalistica (metodo descrittivo): gli psicologi osservano direttamente il comportamento in un ambiente naturale( es. scimpanzè usa un filo d’erba per catturare le termiti). Ciò però può portare all’influenza dell’osservatore, ossia un cambiamento del comportamento di un soggetto,causato dalla consapevolezza di essere osservato; una soluzione potrebbe essere la non visibilità dell’osservatore (telecamere nascoste). Gli osservatori vedono quello che si aspettano di vedere o registrano solo alcuni dettagli scelti, e questa viene chiamata la distorsione dell’osservatore (es.insegnanti che danno valutazioni diverse in base alle etichette date). Un errore da evitare nell’osservare gli animali è l’antropomorfizzazione, ossia attribuire pensieri, sentimenti umani agli animali, per spiegare il loro comportamento. Il metodo correlazionale viene utilizzato per analizzare il tipo di relazione fra due o più eventi. Per effettuare queste ricerche bisogna misurare i due fattori e poi per trovare il loro grado di correlazione si utilizza il coefficiente di correlazione, ossia un indice statistico che può variare da -1,00 a +1,00 e più il coefficiente è vicino ad essi e più forte è la correlazione. Esistono la: correlazione positiva: al crescere di una variabile corrisponde l’aumento dell’altra correlazione negativa: l’aumento di una variabile è associato alla diminuzione dell’altra variabile Correlazione e causalità non sono la stessa cosa perché se una cosa sembra causarne un’altra, non significa che la causi davvero. Il metodo clinico conosciuto anche come metodo del caso singolo, consente di svolgere ricerche su problemi o eventi rari e in cui si cerca di aiutare la persona a risolverli attraverso la raccolta di informazioni con il colloquio clinico, con test e questionari. Il metodo dell’inchiesta consente di raccogliere informazioni su un grande numero di persone, però a volte le risposte potrebbero non essere veritiere. -campione rappresentativo: piccolo gruppo di persone che riflette la popolazione -campione non rappresentativo: non riflette in modo preciso la popolazione che dovrebbe rappresentare Capitolo 2 La corteccia cerebrale La grandezza di un cervello non indica maggiore intelligenza, infatti a fare la differenza tra uomo e animale è la corteccia cerebrale più sviluppata;nell’uomo infatti è accartocciata e formata da circonvoluzioni, in modo da contenere il maggior numero di neuroni. La corteccia è composta da due emisferi che ricoprono la parte superiore del cervello, e che sono collegati da un fascio di fibre,detto corpo calloso. Entrambe le parti si controllano reciprocamente, e quando avviene un danno ad un emisfero, ciò lo porterà a non percepire ciò che si trova nell’altro. Gli emisferi destro e sinistro si comportano in modo diverso nei test, infatti ognuno avrà le proprie percezioni (cervello diviso). Le differenze sono che: l’emisfero sinistro ha abilità di linguaggio, di coordinazione, tempo, e riconosce i particolari l’emisfero destro è abile nelle capacità percettive, come il riconoscimento di figure, volti, emozioni e si concentra per mettere assieme i pezzi e creare un’immagine Ciascuno dei due emisferi può essere suddiviso in lobi più piccoli che hanno delle diverse funzioni: I lobi frontali sono il centro delle abilità mentali superiori e hanno un ruolo nel senso di sé, in particolare si trova: -corteccia motoria primaria: controlla il movimento delle varie parti del corpo; la rappresentazione delle aree motorie, detta homunculus motorio, appare sproporzionata(es. mani sono più rappresentate perchè sono più abili) e può essere modificata a causa dell’esperienza (suonatori hanno rappresentazione più grande delle mani). -area supplementare motoria: si occupa della coordinazione dei movimenti e alla pianificazione di quelli complessi. -le cortecce motorie contengono i neuroni specchio, ossia si attivano sia per compiere un’azione, sia quando viene osservata. -le aree associative sono quelle circostanti, che riuniscono ed elaborano informazioni,(si vede una rosa e si collegano ricordi), a differenza di quelle primarie che controllano direttamente il corpo e ricevono informazioni dagli organi di senso -l’area di Broca è il centro dell’elaborazione del linguaggio, e quando si ha una lesione si provoca afasia motoria, ossia difficoltà nel linguaggio e scrittura. Nei lobi parietali il tatto,la percezione della temperatura, della pressione, sono rappresentate nella corteccia somatosensoriale primaria, ed è costituita da almeno 3 aree (riconoscimento oggetto,ruvidità,forma). I lobi temporali si trovano sotto quelli frontali e al lato si trova l’area uditiva primaria, in cui vengono registrati i suoni. Sul lobo temporale sinistro si trova l’area di Wernicke serve per la comprensione del linguaggio, e se danneggiata provoca afasia di Wernicke, ossia si udisce un discorso, ma si ha difficoltà a capire il significato delle parole. Nei lobi occipitali si trova l’area visiva primaria; una lesione in questa area può causare l’agnosia visiva, ossia l’incapacità di identificare gli oggetti che vengono visti, e la prosopagnosia, ovvero l’incapacità di riconoscere i volti. Le strutture sottocorticali Alcune strutture sottocorticali come l’ipotalamo, l’amigdala, l’ippocampo ecc.. formano il sistema limbico, ossia una struttura molto antica, che si trova in fondo, ed ha un ruolo nella produzione di emozioni. In particolare: -l’amigdala è collegata alla paura; nelle situazioni di pericolo, la sua rapida risposta può essere preziosa per la sopravvivenza -l’ippocampo ispirato all’immagine di un cavalluccio marino ha un ruolo nella formazione di ricordi duraturi e nella memoria; delle lesioni possono portare amnesia, cioè incapacità di formare e mantenere ricordi. Capitolo 3 La vista Lo spettro ottico, ossia l’energia elettromagnetica alla quale l’occhio è sensibile, è formato da diverse lunghezze d’onda; la luce visibile inizia con onde corte fino a quelle con una lunghezza maggiore (dal viola al rosso). Le tre grandezze sono: -tonalità: categorie principali del colore=rosso, arancione,giallo,verde,blu,viola -saturazione: colori puri -vividezza: altezza delle onde luminose (più alte più energia) Struttura dell’occhio cristallino: è una lente biconvessa che focalizza le immagini su uno strato di cellule fotosensibili retina: è un’area composta da fotorecettori cornea: serve per la messa a fuoco ed è una membrana trasparente che indirizza la luce all’interno piegando i raggi luminosi verso il cristallino. Quando i raggi luminosi passano da mezzi con densità diverse, si incurvano e questo processo si chiama rifrazione. L’accomodazione è un processo di messa a fuoco per gli elementi nell’ambiente che si trovano a meno di 6m dall’occhio. Davanti al cristallino si trova l’iride, la parte colorata dell’occhio, che controlla la quantità di luce che entra, modificando la dimensione della pupilla. Quando la luce è scarsa le pupille si dilatano, mentre si restringono quando la luce è intensa. L’occhio ha due fotorecettori: -coni:percepiscono il colore e i particolari -bastoncelli: specializzati nella visione notturna, bianco e nero La retina ha un punto in cui non sono presenti fotorecettori, detto punto cieco. Coni e bastoncelli sono responsabili dell’acuità visiva, ovvero la capacità dell’occhio di mettere a fuoco; la sua vaIutazione si effettua con il riconoscimento di simboli o segni, detti ottotipi. I coni sono concentrati al centro della retina, la fovea.Le aree intorno alla fovea ricevono luce creando una visione periferica, dominata dai bastoncelli. Le persone affette da visione a tunnel, cioè non hanno la possibilità di vedere con la coda dell’occhio (visione periferica), hanno la sensazione di avere i paraocchi. Problemi visivi: ipermetropia:difficoltà a vedere da vicino miopia: difficoltà a vedere da lontano astigmatismo: la visione è in parte nitida e sfuocata presbiopia: difficoltà a vedere da vicino a causa dell’invecchiamento cataratta: con l’età si dovrà correggere la visione sia da vicino che lontano Percezione dei colori Ci sono due teorie sulla visione dei colori: teoria tricromatica: afferma che esistono tre tipi di coni, sensibili ad alcune lunghezze d’onda, ovvero il rosso, verde, blu, e gli altri colori derivano dalla combinazione di questi tre. teoria dei processi opposti: il sistema visuale vede il colore in maniera antagonista (rosso o verde, giallo o azzurro, bianco o nero); per questo motivo è impossibile un verde rossastro, mentre si può avere il giallo-rosso(arancio). Queste teorie spiegano solo in parte la percezione dei colori, perché in realtà il colore percepito di un oggetto, è influenzato dai colori degli altri oggetti vicini, per un effetto chiamato contrasto cromatico simultaneo. La cecità ai colori è l’incapacità di percepire i colori, infatti chi ne è affetto, è privo o non funzionano bene i coni. Nella cecità ai colori parziale, invece, non vengono percepiti solo alcuni colori. L’adattamento al buio è la capacità dell’occhio di vedere in condizioni di scarsa illuminazione o di oscurità, dopo l’esposizione a una luce intensa; ciò è dovuto a un aumento della rodopsina, pigmento fotosensibile dei bastoncelli. L’udito L’udito rileva informazioni sull’ambiente intorno a noi. Qualsiasi oggetto vibrante (corda strumento) produce onde sonore, ovvero oscillazioni delle molecole dell’aria. La frequenza delle onde, cioè il numero di onde al secondo, corrisponde alla percezione dell’altezza, ed è ciò che fa distinguere un suono acuto da uno grave. L’ampiezza delle onde invece corrisponde alla percezione del volume, cioè dell’intensità del suono (unità misura= decibel). L’udito è dovuto da una catena di eventi che iniziano dalla parte esterna dell’orecchio,padiglione auricolare, in cui vengono mandate le onde sonore, che giungono fino al timpano. La membrana timpanica a sua volta, trasmette la vibrazione a tre ossicini uditivi: martello, incudine e staffa; la catena degli ossicini mette in contatto il timpano con la coclea, un canale osseo a forma di chiocciola che costituisce l’orecchio interno. Capitolo 4 L’attenzione L’attenzione permette di selezionare l’informazione rilevante ignorando quella irrilevante, e quindi tra tutte le informazioni e ricordi, permette solo ad alcune di passare ai successivi stadi di elaborazione. I problemi dell’attenzione Capacità limitata: non sempre è possibile prestare attenzione a più fonti contemporaneamente Controllo: non è sempre possibile avere il massimo controllo sulle nostre attività Tempo: siamo in grado di prestare attenzione a eventi interni o esterni per un tempo limitato L’attenzione selettiva Si riferisce al fatto che l’individuo riceve stimolazioni e informazioni dall’ambiente che lo circonda, ma ne elabora solo alcune. L’attenzione agisce come un filtro, infatti viene rappresentata con l’immagine del collo di bottiglia, perchè quando un messaggio penetra in essa, può impedire agli altri l’ingresso. Se l’attenzione è il nostro filtro per scegliere l’informazione rilevante, a che punto avviene la selezione? Selezione precoce: secondo queste teorie, l’attenzione agisce come un filtro, che esclude gran parte delle informazioni provenienti dall’esterno e la selezione è già attuata al livello dell’input sensoriale. Ciò nasce con la teoria del filtro di Broadbent, ricondotta alla situazione del cocktail party, in cui l’individuo, mentre si trova in un ambiente affollato, cerca di ignorare tutte le altre conversazioni, e tenta di prestare attenzione a quella con il suo interlocutore. Broadbent trasferì questa situazione in un contesto di laboratorio, in cui utilizzò la tecnica dell’ascolto dicotico, ossia una situazione in cui vengono fatti ascoltare dei messaggi contemporaneamente attraverso due canali audio; i risultati mostrano l’esistenza di un unico canale che lascia passare l’informazione. Anne Treisman propose il modello del filtro attenuato, ossia l’informazione proveniente dal canale passivo non veniva bloccata, ma attenuata, infatti prendendo l’esempio del cocktail party, alcune parole verso cui la persona è sensibile (il proprio nome) venivano riconosciute anche se non provenivano dal canale principale. In questa fase le proprietà fisiche degli oggetti vengono elaborate in parallelo, quindi senza attenzione cosciente. Selezione tardiva: altri autori hanno ipotizzato che tutti gli stimoli vengano prima riconosciuti e poi selezionati in base al valore che hanno per l’individuo. Secondo le teorie di Deutsch e Norman, i soggetti riconoscerebbero anche ciò che viene mandato all’orecchio “bloccato”, ma sarebbe dimenticato poco dopo. In questa fase è richiesto uno sforzo cognitivo superiore. -Elaborazione preattentiva: è un tipo di processamento dell’informazione che non è influenzato dalla presenza di stimoli e distrattori (avviene quando lo stimolo bersaglio e i distrattori hanno solo una caratteristica diversa, come il colore). Questa prima ricerca può essere effettuata in parallelo e senza attenzione selettiva. -Elaborazione controllata: se lo stimolo bersaglio e i distrattori hanno più caratteristiche diverse, come la forma e il colore, allora il tempo per individuare lo stimolo bersaglio aumenta in base al numero di distrattori presenti. Questa ricerca avviene in modalità seriale. Processi automatici e controllati I processi automatici avvengono al di fuori della consapevolezza e si svolgono attraverso elaborazioni in parallelo, mentre i processi controllati richiedono un controllo cosciente e avvengono tramite elaborazioni seriali. Un esempio di processo automatico e controllato è l’effetto Stroop in cui vengono presentate delle parole con inchiostro colorato e che possono avere congruenza tra significato e colore( parola rosso scritta in rosso) e incongruenza (parola rosso scritta in verde); il compito è quello di nominare il colore dell’inchiostro con cui è scritta la parola; da ciò si può vedere che i tempi di reazione a stimoli congruenti sono minori rispetto a quelli incongruenti (va a favore di una selezione tardiva, perchè se fosse precoce, l’attenzione andrebbe sulle informazioni rilevanti, ignorando le altre) e quindi si ha bisogno di maggiore attenzione (processo controllato) per la denominazione dei colori, ma le parole sono lette in maniera automatica (processo automatico). L’attenzione spaziale Il paradigma di Posner analizza i costi e i benefici che si osservano quando si conosce o no in anticipo la posizione di probabile comparsa di uno stimolo. Posner presentava uno stimolo target, formato da un quadratino nero, sul lato destro o sinistro del computer. Questo quadratino era preceduto da una freccia o indizio, chiamato cue, ed era considerato valido se indicava la giusta posizione del quadratino, invalido se indicava quella sbagliata e neutro (doppia freccia) se non dava nessuna indicazione. I risultati dimostrano che conoscere in anticipo la posizione del target renderà la sua individuazione più veloce, e che l’attenzione può spostarsi nello spazio anche senza muovere gli occhi. Questa assenza di movimenti oculari afferma che l’attenzione è un sistema cognitivo a sé, staccato dal sistema oculare. Contrario è Giacomo Rizzolatti con la teoria premotoria dell’attenzione, ossia lo spostamento dell’attenzione nello spazio, che in realtà è dato dalla programmazione di un movimento oculare, ma non viene eseguito materialmente. Fu osservato che quando veniva chiesto ai soggetti di prestare attenzione su più posizioni spaziali distribuiti uniformemente sui due emicampi, si aveva un costo temporale maggiore quando l’attenzione doveva passare da un emicampo all’altro, passando per il “meridiano visivo”( il punto centrale che veniva fissato), e minore quando non veniva attraversato; questo ritardo causato dall’attraversamento del meridiano è detto effetto meridiano. Orientamento endogeno e orientamento esogeno Esistono due modi di controllare l’attenzione: endogeno o top-down: l’attenzione è controllata dalle intenzioni e obiettivi dell’individuo, quindi guidata dalla volontà dell’individuo esogeno o bottom-up: l’attenzione è guidata da stimoli ambientali ed è indipendente dalla volontà dell’individuo Il fenomeno di inibizione di ritorno mostra che il cervello, una volta esplorate alcune posizioni dello spazio, tenderà a non far tornare la nostra attenzione su quelle posizioni ( in una serata si sente una goccia dal rubinetto, e una volta capito di cosa si tratta, la nostra attenzione non tornerà più lì= ridotta capacità di elaborazione). La cattura dell’attenzione Fa riferimento allo spostamento involontario dell’attenzione guidato da alcune proprietà degli stimoli. Queste caratteristiche fanno in modo che gli stimoli possano catturare l’attenzione, anche se non sono rilevanti per l’individuo; una di queste riguarda la possibilità che risaltino perché diversi da tutti gli altri, mentre un’altra è la comparsa di stimoli, ad esempio quelli che compaiono all’improvviso. Attenzione e codifica dello spazio Il nostro cervello non solo coordina i gruppi, ma deve anche tener conto della disposizione degli oggetti per evitare errori (inciampare su un sasso). Siamo dotati di sistema di riferimento sin dalla nascita o vengono costruiti in seguito all’interazione dell’individuo con l’ambiente? Secondo le concezioni più moderne, lo spazio viene costruito dall’individuo in base alla sua interazione con l’ambiente. L’attenzione esercita una funzione importante e un esempio è rappresentato dalla sindrome di negligenza spaziale unilaterale, in cui il paziente si trova in gravi condizioni e non riesce a percepire lo spazio controlaterale alla lesione stessa. Un disturbo spaziale che è associato alle condizioni di eminattenzione spaziale (neglect) è l’estinzione visiva, cioè quando a un paziente vengono presentati contemporaneamente due stimoli visivi in ciascun emicampo visivo, lo stimolo percepito nella stessa direzione della lesione sarà percepito, mentre nella direzione opposta, verrà ignorato. Questa estinzione dello stimolo controlaterale si verifica solo quando si ha una doppia stimolazione e quindi c’è una competizione tra i due emisferi per l’accesso alle risorse attentive. Attenzione divisa Con questa espressione si fa riferimento a quelle situazioni in cui le persone compiono due o più compiti contemporaneamente. L’attenzione divisa è connessa alla nostra limitata capacità di elaborare le informazioni (es.quando si impara a guidare si ha l’attenzione su determinate cose, poi man mano quelle abilità diventano automatiche e l’attenzione richiesta diminuisce). Il modello classico con cui viene analizzata l’attenzione divisa è il “doppio compito”, in cui viene chiesto ai soggetti di svolgere un compito primario contemporaneamente a un compito secondario; dai risultati emerge che si ha una riduzione dell'efficienza nello svolgere il primo quando viene eseguito insieme al secondo. Attenzione sostenuta E’ la capacità di mantenere l’attenzione su un compito per un tempo prolungato. Ci sono vari fattori che possono influenzare la prestazione di attenzione sostenuta, come ad esempio la frequenza di stimoli, la loro durata, le caratteristiche stesse del compito o da variabili esterne, tra cui l’assunzione di farmaci e stupefacenti. L’automatizzazione E’ un processo attraverso il quale una procedura da altamente controllata diventa relativamente automatica. Logan ha proposto la teoria degli esempi, secondo cui l’automatizzazione avviene perché accumuliamo conoscenze relative a delle risposte sugli stimoli. Cecità da disattenzione La cecità da disattenzione è causata dal non prestare attenzione a uno stimolo, infatti è probabile che ci sfugga qualcosa davanti ai nostri occhi, quando la nostra attenzione è concentrata su altro. Abituazione Gli stimoli prevedibili generano velocemente un’abituazione, ossia una diminuzione delle risposte; quando però avviene un cambiamento, anche piccolo, in uno stimolo familiare, si ha la disabituazione, ossia lo stimolo viene di nuovo notato. Capitolo 5 La percezione La percezione è un processo mentale che consiste nell’organizzare le sensazioni in un insieme dotato di significato, infatti quando noi guardiamo un’immagine (al contrario di un computer), riconosciamo e comprendiamo i messaggi sensoriali, creando un’esperienza percettiva. Le nostre percezioni sono costruite secondo due modalità: bottom-up: organizzazione delle informazioni dal basso verso l’alto, quindi si inizia con singoli elementi sensoriali fino ad arrivare ad una percezione globale. Questa elaborazione delle informazioni visive è stata studiata dai teorici della percezione diretta (Gestalt e Gibson), secondo cui la percezione è un processo che si serve delle informazioni presenti nell’ambiente top-down: organizzazione delle informazioni dall’alto verso il basso, quindi i dati sensoriali vengono rapidamente organizzati in una percezione globale, attraverso delle conoscenze precedenti. Tale prospettiva è stata proposta dagli psicologi costruttivisti e cognitivisti, secondo cui la percezione è indiretta, ossia un processo che non dipende solo da stimoli esterni, ma è influenzato da fattori emotivi, motivazionali, da aspettative e conoscenze del soggetto. I principi della Gestalt Gli psicologi della Gestalt sostenevano che per percepire il mondo, una parte del campo visivo deve essere separata dal resto per una caratteristica, che può essere colore, densità, contorno. Secondo i gestaltisti la legge della buona forma è alla base della percezione visiva, ossia la struttura percepita è sempre la più semplice e quindi tendiamo a raggruppare i dati sensoriali in una figura che si staglia su uno sfondo uniforme. Il principio figura-sfondo si tratta di un’abilità innata, poiché è la prima ad apparire dopo che i pazienti riacquistano la vista; in questo caso gli oggetti vengono percepiti come figure in contrasto con uno sfondo. I gestaltisti formularono alcuni principi percettivi dell’organizzazione figura-sfondo: -principio dell’estensione: la figura è meno estesa dello sfondo -principio di sovrapposizione: la figura si colloca sopra lo sfondo -principio di orientamento: le parti del campo visivo sulla linea verticale/orizzontale sono percepite come figura, mentre quelle oblique come sfondo -vicinanza: gli stimoli vicini tendono a essere raggruppati insieme -somiglianza: gli elementi che si somigliano tendono a essere percepiti come un’unica figura e separati dagli altri che sono percepiti come sfondo -buona continuazione:le percezioni visive tendono verso la semplicità e continuità -chiusura: si tende a completare una figura, infatti es. ogni disegno ha degli elementi mancanti, ma la forma è ancora riconoscibile -contiguità o destino comune: gli elementi che hanno le stesse caratteristiche di movimento,ritmo, vengono percepiti come un insieme -regione comune: gli stimoli presenti all’interno di una stessa regione chiusa o colorata, tendono a essere considerati come gruppo Costanze percettive costanza della grandezza: è la capacità percettiva che permette all’osservatore di riconoscere uno stesso oggetto nonostante i cambiamenti di dimensione dell’immagine sulla retina, dovuti a una diversa distanza. costanza della forma: è la capacità di vedere la forma di un oggetto che rimane stabile, anche se la sua immagine sulla retina cambia, a causa di diverse prospettive costanza della luminosità: la luminosità di un oggetto rimane la stessa anche se cambia il tipo di luce che riceve. Percezione della profondità La percezione della profondità o stereopsi è la capacità di vedere lo spazio tridimensionale e valutare correttamente le distanze. Per capire se i neonati avessero la percezione della profondità, Gibson e Walk utilizzarono un apparato sperimentale, chiamato precipizio visivo, ossia una struttura a forma di parallelepipedo suddivisa in due parti, dove su una si trovava un vetro trasparente. I risultati dimostrano che anche i bambini dai 5-6 mesi percepiscono la profondità. La percezione dello spazio tridimensionale viene ottenuta attraverso degli indizi di profondità, che si dividono in: Indizi binoculari di profondità (richiedono l’uso di due occhi) disparità retinica: ogni occhio ha una visuale diversa rispetto all’altro, e quando le due immagini si fondono in una sola, si ha la visione stereoscopica. convergenza: è la rotazione degli occhi all’interno per la messa a fuoco degli oggetti. Ci si può rendere conto della convergenza quando si fissa un dito e si avvicina agli occhi finché non si incrociano; in questo caso si possono sentire i muscoli che controllano il movimento degli occhi in tensione (quasi dolore) Indizi monoculari di profondità (vengono percepiti anche con un solo occhio) Vengono chiamati anche indizi pittorici di profondità, che forniscono informazioni su spazio,profondità e distanza, e sono: prospettiva lineare: è basato sull’apparente convergenza di linee,che in realtà sono parallele(due binari si ha l’impressione che si uniscono quando si allontanano) grandezza relativa e posizione rispetto all’orizzonte: viene percepito come grande ciò che è vicino, e piccolo ciò che è lontano( vicini alla linea d’orizzonte) ombreggiatura: il rapporto fra luce e ombra determina una percezione di profondità interposizione: un oggetto che nasconde in parte un altro viene percepito come il più vicino tra i due. gradiente di tessitura: gli oggetti vicini vengono visti uniformemente e dettagliati prospettiva aerea: inquinamento, foschia, nebbia, fanno sembrare un oggetto ancora più lontano, infatti più le cose sono sfumate e più sono lontane parallasse di movimento: non è un vero e proprio indizio pittorico, perchè si attiva solo in movimento, e quindi è un indizio cinetico. In questa situazione gli oggetti vicini si spostano rapidamente, quelli più lontani, come montagne, sembrano muoversi poco o niente e gli oggetti ancora più lontani come il sole o la luna sembrano muoversi nella stessa direzione. L’apprendimento percettivo è l’alterazione del modo in cui strutturiamo i dati sensoriali in percezioni, a causa dell’esperienza. L’apprendimento crea delle abitudini percettive, ovvero dei modelli stabiliti di organizzazione della percezione. L’elaborazione di alcune percezioni abituali però può portare ad errori nelle nostre percezioni, come ad esempio quando si vede scritto “Parigi in in primavera”, si tende a leggere in realtà “Parigi in primavera”, a causa dell’esperienza con la lingua italiana. Il cervello è sensibile ad alcuni elementi percettivi come linee,forme,colori, che sono importanti nella percezione. Ciò può essere visto con quello che fecero Blakemore e Cooper, ovvero allevarono un gruppo di gattini in una stanza che aveva solo strisce verticali e un altro gruppo in una stanza con sole strisce orizzontali. I risultati hanno mostrato che i gatti allevati alle strisce verticali, si comportavano come se quelle orizzontali non ci fossero e viceversa. Nel riconoscimento dei volti, per esempio, è noto l’effetto dell’altra razza, ossia le persone riescono a riconoscere le facce di persone appartenenti alla propria razza rispetto a quelle diverse. Visione invertita Un adulto riuscirebbe ad adattarsi a un mondo percettivo completamente nuovo? La risposta a questa domanda proviene da un esperimento in cui vennero fatti indossare degli occhiali che facevano apparire il mondo capovolto e gli oggetti spostati da destra a sinistra. All’inizio era difficile svolgere anche i compiti più facili, ma successivamente il mondo capovolto cominciò ad apparire abbastanza normale. Il contesto nella percezione Il contesto riguarda l’informazione che circonda uno stimolo; ad es. se viene posto in due immagini un cerchio della stessa grandezza al centro e circondato da cerchi di diverse grandezze, percepiremo il cerchio al centro diversamente, perché il contesto influisce sulla percezione della grandezza del cerchio Illusioni In un’illusione il sistema visivo viene ingannato o perché si percepisce qualcosa che non è presente o perché si percepisce qualcosa in modo scorretto. Si distinguono in: illusioni ottiche: causate da fenomeni ottici illusioni percettive: generate dalla fisiologia dell’occhio, come ad esempio la griglia di Hermann illusioni cognitive: dovute all’interpretazione che il cervello da delle immagini percepite In un’allucinazione invece vengono percepiti oggetti o eventi che non corrispondono a nessuna realtà esterna. Una delle illusioni è il movimento stroboscopico, ossia un movimento illusorio e apparente che viene percepito quando oggetti statici vengono mostrati in rapida successione. Il movimento degli occhi e l’esplorazione visiva Un’esplorazione visiva è l’alternanza di fissazioni e movimenti. Il movimento ci serve per osservare interamente una scena, ma la fase di conoscenza visiva vera e propria, si ha nei momenti di fissazione; gli occhi non rimangono mai veramente fermi, ma compiono un leggero movimento, ovvero il “nistagmo fisiologico”. Aspettative percettive Un’aspettativa è un’ipotesi percettiva, che probabilmente applicheremo a uno stimolo, anche se sbagliata. Le aspettative percettive ci portano a vedere ciò che aspettiamo di vedere. Ad es. se guidiamo in un deserto e abbiamo poco carburante, ma vediamo una scritta "più avanti carburante”, staremo più tranquilli, solo che quando arriviamo in prossimità ci rendiamo conto che c’è scritto “più avanti cibo” (quindi le aspettative alterano le percezioni). Capitolo 7 L’apprendimento L’apprendimento è un cambiamento del comportamento determinato dall’esperienza. Ci sono due tipi di apprendimento: apprendimento associativo: si basa sull’associazione tra stimolo e risposta apprendimento cognitivo: è fondato su processi mentali superiori come memoria,attenzione, riflessione. La chiave dell’apprendimento associativo è il rinforzo, ossia qualunque evento in grado di far aumentare la probabilità che si verifichi una risposta/comportamento. La risposta riflessa è un’associazione innata tra uno stimolo e risposta (chiudere gli occhi per una luce accecante). Gli eventi che precedono una risposta sono chiamati antecedenti, mentre gli effetti di una risposta sono i conseguenti. Ci sono due tipi di apprendimento associativo: CONDIZIONAMENTO CLASSICO E’ fondato su ciò che accade prima della nostra risposta (antecedenti), ed è una forma di apprendimento in cui uno stimolo che non produce una risposta, è associato a uno stimolo che la scatena. Ivan Pavlov studiò il condizionamento attraverso un esperimento in cui cominciò utilizzando il suono di un campanello, che era uno stimolo neutro, in seguito dopo aver fatto ciò, metteva la carne sulla lingua del cane, e questo determinava la salivazione come risposta riflessa. Tale sequenza fu ripetuta più volte e alla fine i cani iniziavano a salivare al suono del campanello. Perciò il campanello che prima non produceva nessun effetto, per associazione, iniziò a determinare la stessa risposta del cibo. Gli psicologi definiscono questi eventi con termini specifici: -stimolo incondizionato (SI): bocconcino di carne,(è uno stimolo innato capace di produrre una risposta) -risposta incondizionata (RI): la salivazione (non appresa, ma automatica) -stimolo neutro (SN): il campanello inizialmente -stimolo condizionato (SC): il campanello dopo -risposta condizionata (RC): solo il suono del campanello produce salivazione I principi del condizionamento classico Acquisizione Rappresenta il periodo in cui la risposta condizionata viene appresa come reazione a uno stimolo condizionato. Il condizionamento classico avviene quando lo stimolo condizionato viene associato a uno stimolo incondizionato, e questo processo viene chiamato riflesso condizionato. Una volta che una risposta è stata appresa, può determinare un condizionamento di ordine superiore, ossia un ulteriore associazione fra uno stimolo incondizionato e condizionato. Es. il campanello provoca la salivazione di marco, e non è più necessario il succo di limone; attraverso il condizionamento di ordine superiore, si potrebbero prima battere le mani e poi suonare il campanello. A quel punto Marco imparerebbe a salivare appena si battono le mani. Aspettative Il condizionamento classico crea delle aspettative, che portano ad un cambiamento del comportamento. Es. quando si sta per fare un’iniezione (aspettativa), i muscoli si irrigidiscono (cambiamento del comportamento), perché il corpo si sta preparando ad affrontare il dolore. Estinzione e recupero spontaneo Se lo stimolo incondizionato, non segue più lo stimolo condizionato, la risposta incondizionata si indebolisce fino a sparire; questo processo si chiama estinzione. Es:se si suona più volte il campanello, e non si mette più il succo di limone, l’aspettativa di Marco si indebolirà e non saliverà più al suono del campanello. Anche se l’estinzione sembra completa, Marco potrebbe rispondere al campanello il giorno seguente, e ciò viene definito come recupero spontaneo, ossia il riapparire di una risposta appresa, dopo un’apparente estinzione. Generalizzazione E’ la tendenza a rispondere a stimoli simili a uno stimolo condizionato. Es:il cane che ha imparato a salivare all’accensione di una luce gialla, saliverà anche se è bianca. Discriminazione E’ la capacità di rispondere in modo diverso a stimoli simili. Es: Marco nel sentire un sonaglio, invece che il campanello, a causa della generalizzazione, saliverà, ma dopo aver sentito il sonaglio più volte, Marco non risponderà più, perché ha imparato a discriminare e rispondere in modo diverso ai due stimoli. Il condizionamento classico negli esseri umani Anche le risposte emotive o viscerali possono essere associate a nuovi stimoli e quindi condizionate. Le risposte emotive condizionate sono risposte emotive che sono state collegate a uno stimolo che prima era neutro. Es: se si associa il dolore allo studio di un dentista durante la prima visita, nelle visite successive, il cuore batterà forte e le mani saranno sudate, prima che il dentista inizi il suo lavoro. Le paure apprese Una fobia è una paura che si manifesta anche quando non esiste un pericolo reale. Gli psicologi ritengono che le fobie inizino come risposte emotive condizionate (REC). Le persone che soffrono di fobie individuano la loro origine nel momento in cui, a causa di uno stimolo, si sono spaventate, fatte male o rimaste turbate. Le paure condizionate possono essere estinte attraverso una tecnica, la desensibilizzazione sistematica, ossia l’esposizione graduale della persona agli stimoli temuti, quando è calma e rilassata. Condizionamento vicario Il condizionamento può avvenire anche in modo indiretto o vicario, ossia si verifica quando rispondiamo a uno stimolo neutro, osservando le reazioni emotive di un’altra persona. Es: se si vede un amico che ha dolore per la puntura di un ragno, anche se non siamo mai stati punti, quando vedremo un ragno, è probabile che avremmo paura. CONDIZIONAMENTO OPERANTE Il condizionamento operante è basato sulle conseguenze di una risposta, infatti Edward L. Thorndike fu il primo a studiare questo fenomeno, formulando la legge dell’effetto, secondo cui la probabilità che venga ripetuta una risposta, dipende dall’effetto che ha. Infatti i comportamenti, se sono desiderati, vengono ripetuti, mentre quelli sgraditi, vengono eliminati o diminuiti. Rinforzo positivo E’ qualunque evento che segue una risposta e che accresce la possibilità che si verifichi di nuovo (comparsa di qualcosa di piacevole). Ricevere una risposta operante Skinner è considerato il padre del condizionamento operante e il suo esperimento più noto è la gabbia di skinner, in cui sono presenti una leva e una vaschetta per dare cibo ai piccioni. L’animale riceve il cibo premendo la leva, e inizialmente lo fa in modo casuale, poi l’animale apprende che ciò è associato al rinforzo (cibo) e quindi il comportamento diventa più frequente. Modellamento Il modellamento permette di apprendere comportamenti attraverso il rinforzo di comportamenti che si avvicinano a quello desiderato. Es: invece di aspettare che il ratto prema la leva, si potrebbe modellare il comportamento, dando il rinforzo anche solo se arriva davanti alla leva. Estinzione operante A causa dell’estinzione operante, le risposte apprese che non sono rinforzate, man mano si indeboliscono. Nel comportamento ci sono cambiamenti evidenti quando rinforzo e ed estinzione sono associati. Es: i genitori spesso rinforzano alcuni comportamenti negativi dei figli, dando più attenzione quando si comportano male, rispetto a quando si comportano bene. I genitori possono notare dei miglioramenti quando ignorano il comportamento distruttivo dei figli, ed elogiano il contrario. Rinforzo negativo Si verifica quando un comportamento ha come conseguenza l’eliminazione o la diminuzione di qualcosa di spiacevole. Punizione Si riferisce a un evento che ha come risposta una conseguenza spiacevole, dolorosa, infatti fa diminuire la probabilità che la risposta si verifichi di nuovo. La punizione si verifica anche quando un rinforzo positivo scompare, e questo viene chiamato costo della risposta. Es: quando i genitori mettono in castigo i figli nella stanza, tolgono loro il piacere di stare con la famiglia o amici. Rinforzi operanti Si ha una distinzione tra rinforzi primari e secondari: Rinforzi primari Producono un senso di conforto, la fine del disagio o soddisfano un bisogno fisico immediato, come ad esempio il cibo e l’acqua. Rinforzi secondari Gli esseri umani rispondono anche ad altri rinforzi e ricompense, come il denaro, l’attenzione, i voti alti e l’affetto; tutti questi sono rinforzi secondari. Alcuni rinforzi secondari sono associati a un rinforzo primario. Ad es. se si vuole addestrare un cane a seguirci, come ricompensa si può dare il cibo e affiancare ciò a delle espressioni di affetto (rinforzo secondario); con il tempo si potrà evitare il cibo e limitarsi solo alle espressioni di affetto, visto che l’animale obbedisce. Rinforzi simbolici Un rinforzo simbolico ha un valore di scambio,ad esempio una banconota non ha un valore in sé, quindi non è possibile mangiarla e berla, però può essere scambiata con cibo e acqua. Rinforzi sociali I desideri di attenzione e approvazione, sono chiamati rinforzi sociali, e spesso influenzano il comportamento umano. Ad es. un insegnante quando va nella direzione destra dell’aula, gli alunni partecipano e sono interessati, mentre quando va verso sinistra, gli studenti mostrano disinteresse; per questo motivo l'insegnante,inconsapevolmente, passerà più tempo a destra a far lezione. Feedback Un feedback è un elemento chiave che fornisce un’informazione sul risultato ottenuto a seguito di una determinata azione. Il valore del feedback spiega perché gran parte dell’apprendimento umano avviene in assenza di rinforzi come acqua e cibo. Viene chiamato anche conoscenza dei risultati e quasi sempre migliora l’apprendimento e le prestazioni. Ad es. viene chiesto di lanciare le frecce contro un bersaglio, e ognuna di esse passa attraverso uno schermo, che impedisce di vedere se viene colpito l’obiettivo; anche dopo aver lanciato 1000 frecce, non si penserà che la prestazione sia migliorata, poiché non è stato ricevuto nessun feedback. Rinforzo parziale Per rinforzo continuo si intende un rinforzo che segue ogni risposta corretta. All’inizio è utile per imparare delle risposte nuove, ad es. per insegnare al cane ad avvicinarsi, è meglio rinforzarlo ogni volta che obbedisce. Una volta che il cane ha imparato, è meglio optare per un rinforzo parziale, ossia che non segue tutte le risposte. Questo tipo di rinforzo porterà l’apprendimento a essere più lento, e le risposte acquisite saranno più durature; questo processo viene chiamato effetto del rinforzo parziale. Schemi di rinforzo parziale Ci sono quattro schemi di rinforzo fondamentali( progetti per determinare quali risposte saranno rinforzate), e i risultati sono ottenuti con un registratore cumulativo connesso a una gabbia di Skinner. schema a rapporto fisso (RF): occorre dare una serie di risposte corrette per avere un rinforzo. Es. viene concesso un rinforzo dopo 4 risposte corrette. schema a rapporto variabile (RV): occorre dare un numero vario di risposte corrette per ottenere un rinforzo. Es. da 3 a 8 risposte corrette in modo casuale. schema a intervallo fisso (IF): viene concesso un rinforzo in seguito a una risposta corretta data dopo un periodo di tempo, in cui le risposte esatte non vengono rinforzate. schema a intervallo variabile (IV): viene somministrato per la prima risposta corretta data dopo che è passato un intervallo di tempo vario. Controllo dello stimolo Avviene quando gli stimoli che anticipano una risposta con una ricompensa tendono a influenzare quando e dove la risposta si verificherà. Generalizzazione La generalizzazione dello stimolo operante è la tendenza a rispondere agli stimoli simili a quelli che hanno preceduto il rinforzo operante. Es. il cane inizia a saltare ogni volta che si è a tavola, e viene ricompensato dandogli cibo; ora anche quando si starà seduti su altri tavoli, il cane salterà perché la sua risposta si è generalizzata. Discriminazione Prendendo l’esempio, se non viene dato al cane da mangiare quando si sta su altri tavoli, la sua risposta che prima era generalizzata, ora scomparirà a causa dell’assenza di rinforzo. Attraverso la discriminazione dello stimolo operante il cane ha imparato a differenziare tra gli stimoli che danno la ricompensa e quelli no. Punizione La punizione fa diminuire la probabilità che una risposta si verifichi di nuovo e la sua efficacia dipende da tempo, coerenza e intensità. La punizione ha un effetto migliore se viene data mentre o subito dopo la risposta (tempo), e se viene data ogni volta che la risposta si ripete (coerenza). Una punizione severa può porre fine a un comportamento, mentre una lieve elimina temporaneamente una risposta (intensità). Gli svantaggi della punizione Ci sono dei rischi nell’usare punizioni perché la punizione essendo avversiva, di conseguenza porta le persone coinvolte a provare timore o avversione. Questi stimoli avversivi incoraggiano l’attuazione della fuga e dell’evitamento. Un altro problema che può portare è l’aggressività poiché la punizione è dolorosa o frustrante. Da uno studio è emerso che i bambini che subiscono punizioni fisiche, sono più predisposti ad attuare comportamenti aggressivi e impulsivi; inoltre queste punizioni erano riuscite ad eliminare il cattivo comportamento a casa, ma li avevano resi più aggressivi altrove. Usare la punizione in modo saggio All’inizio è preferibile far uso del rinforzo positivo per incoraggiare un comportamento positivo, poi è utile provare prima l’estinzione, ignorando un comportamento problematico e alla fine se tutto dovesse essere inutile, sarà necessario ricorrere alla punizione, ma seguendo alcuni principi: -evitare una punizione severa o eccessiva, usare una punizione lieve, dare la punizione durante o subito dopo il comportamento errato, essere coerenti punendo ogni volta che il comportamento si verifica, usare il contro-condizionamento: è meglio ricompensare una risposta alternativa desiderata, perché la punizione non insegna nuovi comportamenti, anzi diventa meno efficace senza il rinforzo, aspettarsi una reazione di rabbia e punire con rispetto e cortesia. Apprendimento cognitivo L’apprendimento cognitivo è basato su processi mentali superiori come memoria, pensiero, linguaggio, e prevede l’acquisizione di nuove informazioni e il collegamento di queste a conoscenze preesistenti. Apprendimento latente Avviene senza rinforzo e non si manifesta finché non viene dato un rinforzo. Venne fatto un esperimento da Tolman, in cui due gruppi di ratti furono collocati in un labirinto; ai ratti del primo fu posto il cibo alla fine del labirinto, mentre a quelli del secondo non venne data ricompensa. In seguito, quando ai ratti del secondo fu dato cibo, questi riuscirono a percorrere il labirinto tanto velocemente quanto quelli che avevano ricevuto il rinforzo. Questo significa che gli animali non compensati avevano già appreso la mappa del labirinto, ma il loro apprendimento era rimasto latente. Feedback e conoscenza dei risultati=// Una mappa cognitiva è una rappresentazione mentale di un’area (immagine mentale del luogo dove viviamo). Apprendimento per scoperta Molti psicologi ritengono che l’apprendimento meccanico(ripetizione e memorizzazione o per prove ed errori) può essere efficace, ma l’apprendimento è più duraturo quando le persone scoprono i fatti da sole. L’apprendimento per scoperta o per insight è stato teorizzato dal movimento della Gestalt, in cui le abilità sono acquisite attraverso l’approfondimento e la comprensione. Apprendimento per osservazione Molte abilità sono apprese attraverso l’apprendimento per osservazione o modellamento (modeling). Guardare e imitare le azioni di un’altra persona o le sue conseguenze può portare a un apprendimento per osservazione. Modellamento Per imparare tramite osservazione, una persona osservando un modello (esempio) può 1 apprendere nuove risposte,2 imparare a praticare o rifiutare risposte, 3 apprendere una regola generale, applicabile a situazioni diverse. Per far in modo che avvenga l’apprendimento per osservazione: chi apprende deve prestare attenzione al modello e ricordare ciò che è stato fatto, deve essere in grado di riprodurre il comportamento modellato, se un modello è vincente o ricompensato è più probabile che chi apprende imiti il suo comportamento, infine una volta che viene tentata una nuova risposta, il rinforzo o feedback determina se sarà ripetuta successivamente. Imitare i modelli: i bambini imitano ciecamente gli adulti? No L’apprendimento per osservazione porta una persona solo a ripetere una risposta, ma se il modello viene imitato, dipende dal fatto che è stato ricompensato o punito. Attraverso l’osservazione i bambini imparano non solo comportamenti, gesti, emozioni, ma anche ansie, paure e cattive abitudini. Ad es. la probabilità che un adolescente inizi a fumare è più alta se genitori, fratelli, amici fumano. Modellamento e media I bambini e giovani di oggi passano più tempo davanti alla televisione, internet e videogiochi; molti studi hanno confermato che videogiochi violenti aumentano i comportamenti aggressivi. Uno studio più recente ha messo a confronto un videogioco violento e uno non, con un grado di competitività, difficoltà e velocità simile. In questo caso gli studenti che avevano giocato al videogioco violento, non avevano un comportamento più aggressivo degli altri, infatti la competitività, velocità e difficoltà di un gioco influenzano il livello di aggressività tanto, se non più del contenuto del gioco. La possibilità che pensieri ostili possano trasformarsi in azioni, dipende anche dalla personalità, conflitti familiari, influenza negativa di coetanei. Capitolo 8 La memoria E’ un sistema attivo che riceve, immagazzina, organizza, modifica e recupera le informazioni, che vengono prima codificate e quindi custodite nel sistema; infine i ricordi devono essere recuperati dall’archivio. Ci sono tre sistemi della memoria: Memoria sensoriale Le informazioni entrano prima nella memoria sensoriale, che trattiene una copia di ciò che vediamo e sentiamo per pochi millesimi di secondo. Attraverso degli esperimenti di Sperling, si ipotizzò l’esistenza di un magazzino dell’informazione visiva, chiamato registro sensoriale, con capienza illimitata. Esiste un deposito di memoria a brevissimo tempo per ogni sistema sensoriale (memoria iconica, ecoica, olfattiva, uditiva ecc..) Memoria a breve termine Conserva un numero limitato di informazioni e le trattiene per circa 12 secondi. Se l’informazione non viene reiterata, ossia ripetuta mentalmente più volte, viene scartata dalla MBT. Memoria di lavoro La memoria a breve termine viene spesso usata per compiere operazioni mentali e non solo per conservare informazioni, infatti agisce come una memoria di lavoro, che trattiene le informazioni di cui abbiamo bisogno quando pensiamo o dobbiamo risolvere un problema. Secondo Baddeley consiste in una serie di componenti controllate da un sistema, chiamato esecutivo centrale, che svolge funzioni di integrazione delle informazioni provenienti da due sistemi: il loop articolatorio e il taccuino visuo-spaziale. Il primo riguarda l’elaborazione e il mantenimento dell’informazione linguistica, mentre il secondo è coinvolto nell’elaborazione e nel mantenimento dell’informazione visiva e spaziale. Memoria a lungo termine Le informazioni percepite come importanti vengono trasferite nella memoria a lungo termine (MLT), che può conservare quantità illimitate di informazioni. Più cose si sanno più diventa semplice aggiungere nuove informazioni, poiché si vengono a creare maggiori collegamenti tra di esse. Il rapporto tra MBT e MLT Le informazioni importanti vengono messe negli archivi (MLT) e quando si vogliono utilizzare,l’informazione viene riportata alla MBT. Atkinson e Shiffrin pensavano che un’informazione non poteva essere presente nella MLT, se prima non era stata elaborata nella MBT; in seguito studi su pazienti con memoria a breve termine danneggiata, ma con memoria a lungo termine intatta, e viceversa, hanno affermato che in realtà, i due tipi di memoria sono distinti. La capacità della memoria a breve termine Il limite di informazioni che accedono alla MBT può essere superato ricorrendo alla tecnica del chunking, ossia raggruppando i singoli elementi in unità o gruppi. Il raggruppamento in sequenze crea una differenza nel ricordo, perchè una persona ricodifica le informazioni in unità già presenti nella MLT e quindi sarà più facile per lei ricordare. Ad es. in un esperimento venne presentata una sequenza di lettere, ed è stato dimostrato che le persone ricordavano più lettere quando venivano lette come raggruppamenti a loro familiari (TV,USB). Reiterazione delle informazioni I ricordi a breve termine scompaiono rapidamente e un ricordo può essere trattenuto, e quindi spostato nella MLT, in un processo chiamato reiterazione, ovvero una ripetizione mentalmente. L’apprendere per mezzo della ripetizione, è di tipo superficiale ed è definito come apprendimento meccanico, mentre la codifica elaborativa è più profonda, e attribuisce ad un’informazione, un significato e la collega ad altre informazioni già esistenti; questo è un metodo per formare ricordi duraturi. La memoria a lungo termine, costruire i ricordi L’aggiornamento dei ricordi è detto elaborazione costruttiva, in cui i ricordi non sono stabili nel tempo, ma vengono rivisti, aggiornati, cancellati perché vengono immagazzinate nuove informazioni. E’ possibile avere anche dei ricordi mai esistiti o falsi ricordi; ad es. a delle persone che avevano visitato un parco Disney, venivano mostrate false pubblicità della Disney in cui si vedeva Bugs Bunny. In seguito alcune persone che avevano visto ciò, affermarono di aver visto Bugs Bunny a Disneyland, cosa impossibile perché non è un personaggio Disney. Dei pensieri, associazioni mentali possono essere scambiati per ricordi; infatti un problema comune nelle indagini di polizia, sono proprio i falsi ricordi, perché spesso non siamo in grado di ricordarci la provenienza di un ricordo. Questo può portare i testimoni a ricordare un volto che hanno già visto da qualche parte, ma non sulla scena del crimine. Organizzare i ricordi L’archivio della memoria di ogni persona è organizzato in base a regole, immagini, significati,simboli, e per questo riusciamo a ritrovare rapidamente ricordi specifici. Esempio: 1 Un canarino è un animale, 2 Un canarino è un uccello. La maggior parte delle persone riesce a rispondere più velocemente alla seconda affermazione e secondo gli psicologi ciò avviene in base al modello a rete della memoria, secondo cui la MLT è organizzata come una rete di idee collegate; quando le idee sono distanti tra loro, ci vuole un’associazione più lunga per collegarle (ci si mette più tempo). Nell’esempio “canarino” è più vicino a “uccello” nell’archivio della memoria, e più distante da “animale”. Reintegrazione Immaginiamo di trovare una fotografia scattata al 6 compleanno, e guardando la foto, un ricordo ne rievoca un altro, che ne rievoca un altro ancora e così via. Con questo processo, detto reintegrazione, si riportano alla mente dei particolari apparentemente dimenticati. Memoria procedurale e memoria dichiarativa Esistono due grandi categorie di memoria a lungo termine: la memoria procedurale: riguarda le azioni apprese, come guidare, usare il computer. I ricordi di questo tipo possono essere appresi solo sotto forma di azioni. la memoria dichiarativa: conserva specifiche informazioni come nomi,volti, parole, date, e questi ricordi vengono espressi sotto forma di parole o simboli. La memoria dichiarativa può essere divisa ulteriormente in: memoria semantica: è costituita da eventi che si dimenticano difficilmente e che non hanno un collegamento con tempi e luoghi, come per esempio i mesi, le stagioni, i giorni, ecc.. infatti funziona come un dizionario di conoscenze di base memoria episodica: vengono ricordati episodi ed eventi specifici secondo un valore spazio temporale, come ad es. la caduta delle Torri Gemelle. Un tipo di memoria episodica è la memoria autobiografica, che si riferisce a ricordi personali, come il primo appuntamento, cosa abbiamo fatto ieri, ecc.. Un’altra distinzione è tra: -memoria retrospettiva: riguarda il ricordo di cose o eventi passati -memoria prospettica: riguarda l’intenzione di compiere azioni nel futuro I ricercatori negli studi sulla memoria prospettica utilizzano due compiti con due diverse funzioni: -compiti basati sull’evento: i soggetti devono ricordarsi di compiere un’azione quando si verifica un determinato evento (fare benzina quando torno a casa) -compiti basati sul tempo: i soggetti devono ricordarsi di compiere un’azione in un momento preciso (togliere la torta fra 20 minuti). Misurare la memoria I ricordi parziali sono comuni ed è la sensazione che si ha quando un ricordo è presente, ma non completamente recuperabile (qualcosa sulla punta della lingua). Il déjà vu è l’illusione di aver vissuto una situazione, ma in realtà è la prima volta; i deja vu sono un esempio di recupero parziale, che si presentano quando una nuova esperienza stimola una vecchia, e quella nuova appare familiare, perché il ricordo è troppo debole per arrivare alla consapevolezza. Ci sono tre modi per recuperare i ricordi: rievocazione, riconoscimento e apprendimento. Rievocare le informazioni La rievocazione è il recupero diretto di fatti o informazioni e i test di richiamo libero o rievocazione sono ad es. una lista di parole. In una serie di informazioni si riescono a ricordare le prime parole (effetto primacy) e le ultime (effetto recency), ma non quelle centrali e questo viene detto effetto della posizione seriale. Riconoscere le informazioni Il riconoscimento è quando si devono solo riconoscere delle risposte che già si conoscono e per questo si potrebbe utilizzare un questionario a scelta multipla. Il riconoscimento non è sempre esatto perché ci potrebbero essere dei distrattori simili accanto all’elemento da riconoscere. Riapprendere le informazioni Il riapprendimento viene spiegato attraverso un esperimento in cui uno psicologo leggeva un brano greco a suo figlio, da quando aveva 15 mesi ai 3 anni. A 8 anni il bambino non ricordava nulla, ma gli venne chiesto di memorizzare il brano originale e altri con la stessa difficoltà. Da ciò emerse che il bambino apprese il brano già ascoltato più velocemente rispetto agli altri. Ricordi impliciti ed espliciti Un altro tipo di distinzione dei ricordi sono quelli impliciti, che sono indiretti, non sono consapevoli e sono tutti quei movimenti compiuti automaticamente, e quelli espliciti, sono conoscenze apprese in modo diretto o delle esperienze passate. Priming Gli psicologi hanno verificato l’esistenza di ricordi impliciti chiedendo ad un paziente di ricordare dei nomi che gli vengono detti, ma non ne ricorda nessuno a causa della perdita di memoria. Poi gli venne fornito un prime, suggerendo le prime due lettere di ogni parola;diverse parole possono iniziare con la stessa coppia di lettere, ma il paziente pronunciò proprio una di quelle parole elencate. Le due lettere sono degli indizi, chiamati cue di memoria, che hanno attivato il priming, cioè ricordi impliciti che hanno influenzato le sue risposte. L’oblio L’oblio è la perdita definitiva di informazioni o incapacità momentanea a recuperarla. Attraverso degli esperimenti Ebbinghaus dimostrò che la curva dell’oblio, anche se scende a valori minimi non arriva mai allo zero. Quando i trigrammi senza senso vengono ricordati, Nel caso dei trigrammi senza senso, la curva cala rapidamente nelle ore successive all’apprendimento, dopo un giorno si ricordano il 30% delle informazioni, poi scende lentamente e si stabilizza nel tempo; a differenza le informazioni importanti non vengono perse velocemente, anzi possono diventare permanenti. L’oblio può dipendere dal malfunzionamento dei tre processi: di codifica, ritenzione e recupero. Problemi di codifica In un esperimento venne chiesto a degli studenti di disegnare un penny, ma solo in pochi ci riuscirono, poichè hanno trascurato i particolari. Ciò avviene perché non si è fatta attenzione nella fase di codifica, ossia non è mai stato creato un ricordo. I problemi di codifica riguardano anche il ricordo dei volti, ad es. mentre si cammina si avvicina uno studente per delle informazioni e nel frattempo passano due operai in mezzo, e in questo intervallo un altro giovane prende il posto del primo. Il risultato è che solo la metà ha notato il cambiamento, e coloro che non ricordavano erano adulti, al contrario degli studenti. Questo avviene perché gli adulti vedevano il ragazzo in termini generici di “studente universitario”. Problemi di ritenzione Secondo la curva dell’oblio, le tracce di memoria decadono, fino a scomparire. Il decadimento è un processo che riguarda la perdita dei ricordi sensoriali, perché vengono rapidamente selezionati e allo stesso modo decadono, se non ritenuti importanti; questo avviene anche nella MBT. Nella memoria a lungo termine, alcune tracce nella memoria possono attenuarsi, a causa del disuso, cioè vengono rievocate raramente, e alla fine diventano troppo deboli per poter essere recuperate. Problemi di recupero Una causa dell’oblio può essere una difficoltà nel recupero, perchè mancano gli stimoli o cue appropriati, cioè associati ad un ricordo nel momento in cui si ricorda l’informazione. Ad es. se si chiedesse cosa stavi facendo il lunedì pomeriggio della terza settimana a maggio di tre anni fa, non si riuscirebbe a ricordare; mentre se viene detto che quel giorno “tizio” ha avuto un incidente, allora si potrebbe ricordare. La condizione fisica che caratterizza l’apprendimento può facilitare il recupero di ricordi e ciò viene chiamato apprendimento stato-dipendente. Ad es. se si ha molta sete, si potrebbero rievocare ricordi in cui in un’altra situazione si era assetati. Questo riguarda anche gli stati emotivi, perché allo stesso modo, se siamo di buon umore è più probabile che ricorderemo eventi felici e viceversa. Con il passare del tempo i ricordi si accumulano e i nuovi ricordi possono compromettere il recupero di quelli vecchi, ciò viene chiamato interferenza. -interferenza retroattiva: si ha quando nuove informazioni apprese impediscono il ricordo di quelle vecchie -interferenza proattiva: le vecchie informazioni impediscono l’apprendimento di quelle nuove Transfer di apprendimento Si ha un transfer positivo quando la conoscenza di un compito agevola l’apprendimento di un secondo compito. Ad es. due persone prendono lezioni di mandolino; una suona già il violino e una la tromba. Il violinista avrà dei risultati migliori poiché l’accordatura del violino e mandolino sono uguali. Nel transfer negativo invece le abilità acquisite sono di ostacolo per l’apprendimento di quelle nuove. Molti ricordano più gli eventi positivi, che le delusioni e le arrabbiature; questo modo di fare viene detto rimozione, ossia quando i ricordi negativi vengono tenuti fuori involontariamente. A differenza la soppressione è quando non si vuole pensare a qualcosa volontariamente. E’ stato dimostrato che se un ricordo familiare torna alla mente, e ogni volta viene impedito, questo risulterà poi impossibile da ricordare perché la memoria lo rimuove; e così la soppressione può diventare rimozione. La formazione dei ricordi Una possibilità è che i ricordi si perdano anche mentre vengono prodotti. Per esempio un trauma cranico può provocare: l’amnesia retrograda riguarda la perdita di memoria per gli eventi accaduti prima del trauma, mentre l’amnesia anterograda porta alla perdita di memoria per gli eventi successivi al trauma. Un ricordo durevole può essere prodotto attraverso il consolidamento; si può spiegare attraverso un esempio dove il consolidamento è come scrivere un nome sul cemento umido. Quando il cemento si è solidificato, l’informazione rimane fissa, ma se il cemento è umido, essa può essere cancellata(amnesia) o sovrascritta (interferenza). Per questo chi ha un trauma lieve, perde solo i ricordi avvenuti prima dell’incidente, mentre quelli già consolidati, rimangono intatti. Il consolidamento avviene principalmente nell’ippocampo,situato nel lobo temporale, e data la sua connessione con l’amigdala ha un ruolo nella valutazione affettiva dei ricordi;se l’ippocampo viene danneggiato, si ha un’amnesia anterograda. Un ricordo flashbulb è un’immagine fissa nella memoria dovuta ad eventi che hanno avuto un grosso impatto emotivo. Queste esperienze emotive attivano il sistema limbico (area del cervello per l’elaborazione di emozioni); tale aumento del sistema limbico, in particolare dell’amigdala, intensifica il consolidamento della memoria. Nell’ippocampo avviene il consolidamento della memoria. Una volta formati i ricordi dichiarativi a lungo termine, vengono conservati nella corteccia cerebrale (memoria episodica nella parte frontale e memoria semantica nelle aree posteriori); i ricordi procedurali invece vengono conservati nel cervelletto. Capitolo 9 Pensiero e immagini mentali Il pensiero è una rappresentazione mentale di un problema o di una situazione. Le unità fondamentali del pensiero sono: immagini mentali, concetti e ragionamento. Immagini mentali Le immagini mentali sono rappresentazioni mentali degli oggetti percepiti e ricordati. Alcuni possiedono una rara forma di imagery(rappresentazione della realtà attraverso immagini mentali) detta sinestesia ; quindi una persona che percepisce uno stimolo (vede la frutta) può avvertire una reazione di un altro senso (es.il gusto). Si possono utilizzare immagini mentali per: prendere una decisione, risolvere un problema, cambiare il modo di sentirsi (pensare a immagini positive), ecc.. Le informazioni provenienti dall’ occhio attivano l’area visiva primaria del cervello, formando un’immagine; quando si forma un’immagine mentale, il sistema lavora all’inverso: le aree cerebrali dove sono immagazzinate le informazioni, rinviano segnali alla corteccia visiva, dove viene creata un’immagine mentale. Immagini cinestetiche Le immagini cinestetiche sono generate da sensazioni e percezioni che provengono dai muscoli, infatti sono immagini che aiutano a visualizzare movimenti e azioni. Mentre si parla le sensazioni cinestetiche possono guidare le idee, ad es. quando si cerca di spiegare come si impasta il pane, e si fa il gesto di impastare. Concetti Un concetto è un’idea che rappresenta una categoria di oggetti o di eventi. Ad es. nel riconoscere una vipera attiviamo la categoria dei serpenti velenosi, e agiamo di conseguenza. I concetti si formano attraverso la categorizzazione, ossia un processo di classificazione delle informazioni in categorie. Tipi di concetti concetti congiuntivi: comprendono due o più caratteristiche, in altre parole un oggetto deve avere “questa caratteristica e questa caratteristica e quest’altra”. concetti relazionali: sono basati sulla relazione tra un oggetto e un altro (più grande, sopra, sinistra, nord) concetti disgiuntivi: hanno almeno una fra diverse possibili caratteristiche (o/o). I prototipi sono modelli ideali usati come esempio tipico di un oggetto. L’uso di concetti imprecisi porta ad errori di pensiero, come ad esempio gli stereotipi sociali; per stereotipo si intende la credenza, conoscenza e aspettative possedute da un soggetto, nei confronti di un certo gruppo o singola persona. Problem solving Ogni giorno si possono riscontrare e risolvere diversi tipi di problemi come: Problemi di routine: per alcuni compiti o problemi di routine, si può arrivare alla soluzione per prove ed errori, cioè seguendo dei passaggi e provando diverse soluzioni possibili. Quando un problema viene risolto in questo modo, il pensiero applica un algoritmo, ossia una procedura in cui vengono provate tutte le soluzioni possibili; ad es. in matematica occorrono dei passaggi da seguire per la divisione. Sono stati identificati alcuni concetti che hanno in comune tutti i problemi: -lo spazio del problema: è la rappresentazione mentale del problema e soluzione -gli stati del problema: sono i possibili momenti in cui si può trovare il problema -gli operatori: sono le azioni che si possono effettuare su ogni stato Problemi a insight: molti problemi non hanno una soluzione che dipende da una serie di passaggi, ma sono caratterizzati da alcune sequenze, che determinano a priori la possibilità di risolvere un problema. Lo psicologo Karl Duncker, un esponente della psicologia della Gestalt, distinse tre tipi di soluzioni: disfunzionali, cioè totalmente inadeguate per le richieste del problema, funzionali, ovvero si comprende il problema, ma non si hanno gli elementi per un esito dettagliato, e adeguate, ovvero quando si fornisce una risposta corretta. Euristiche Euristica è una semplificazione per il raggiungimento della soluzione, attraverso delle scorciatoie di pensiero. L’euristica è un altro esempio di pensiero per prove ed errori, in cui però viene ridotto il numero di possibilità da considerare. Soluzioni intuitive Chi all’improvviso risolve un problema, è probabile che abbia avuto un’intuizione o un insight. Wertheimer parla di pensiero riproduttivo, ossia si cerca di risolvere un problema applicando regole già utilizzate in altri problemi; con l’insight invece si utilizza il pensiero produttivo, cioè non vengono aggiunti elementi nuovi, ma vengono cambiati quelli già esistenti. La natura dell’insight: gli psicologi Sternberg e Davidson ritengono che l’insight abbia tre caratteristiche: -codifica selettiva: è la capacità di selezionare le informazioni più importanti -combinazione selettiva: è la capacità di riunire informazioni -confronto selettivo: capacità di mettere a confronto problemi nuovi con quelli risolti Fissità funzionale Nella risoluzione dei problemi, un ostacolo è quello di restare bloccati su soluzioni errate e non vedere altre alternative; Duncker lo definisce fissità funzionale e pensa sia dovuta da tre fattori: -Funzionali, ovvero l’incapacità di attribuire nuove funzioni ad oggetti utilizzati sempre in un certo modo -Percettivi, l’incapacità di cambiare percezione dell’oggetto critico -Effetto del set o dell’abitudine, cioè si ha difficoltà ad agire in modo diverso per risolvere un problema. Ostacoli comuni nella risoluzione di problemi ostacoli emotivi: timore di sbagliare e fare brutta figura ostacoli culturali: convinzioni secondo cui solo la razionalità e la logica sono utili, mentre la fantasia è una perdita di tempo ostacoli appresi: significati e abitudini che impediscono di individuare un problema Ragionamento deduttivo Il ragionamento deduttivo è stato studiato fin dall’antichità e Aristotele lo definì con il sillogismo, ossia un ragionamento che parte da una legge generale per arrivare a conclusioni particolari. La teoria che permette di distinguere una deduzione corretta da una sbagliata è la logica. Sono stati studiati tre tipi di sillogismi: Sillogismi categorici Un sillogismo categorico o aristotelico è composto da una premessa maggiore affermativa o negativa, da una premessa minore e una conclusione. Esistono 256 sillogismi categorici possibili e questo numero deriva dalla combinazione di modo e figura; per modo si intende la combinazione di qualità (affermativa e negativa) e quantità(universale o particolare), mentre per figura si intendono le diverse posizioni del termine medio nelle premesse. Es: -Tutti gli uomini sono mortali (premessa maggiore) -Socrate è un uomo (premessa minore) -Socrate è mortale (conclusione) Sillogismi condizionali Sono argomenti costituiti da una premessa ipotetica, “se p allora q” , da una categorica, che esprime la proposizione p o q in forma affermativa o negativa, e da una conclusione. L’elemento che unisce le proposizioni semplici è un connettivo logico detto condizionale semplice. Il ragionamento induttivo E’ un’attività di pensiero in cui un principio generale viene prodotto da esempi specifici; tale ragionamento non fornisce certezze e quindi le conclusioni non sempre sono vere. Il ragionamento induttivo si basa sulla probabilità, ossia il grado di certezza con cui si verifica un evento. La tendenza alla sovralternanza o fallacia del giocatore è un’aspettativa errata in cui si pensa che eventi del passato influiscono su quelli futuri in ambito della sorte. Ad es. uno scommettitore si aspetterà un rosso dalla ruota della roulette, dopo aver visto uscire il nero per 7 volte di fila. Euristica della rappresentatività E’ un processo automatico per cui associamo velocemente una persona ad un'immagine preesistente nel nostro cervello; ad es. si tende a pensare che un imputato sia colpevole se è trasandato. Disponibilità, ancoraggio e accomodamento L’euristica della disponibilità porta a considerare la probabilità di un evento in base alla facilità degli esempi che arrivano alla mente; ad es. si tende a sottostimare la probabilità di morte dovuta al diabete piuttosto che per incidenti aerei, poiché la morte per diabete è un argomento non diffuso nei mass media. L’euristica dell’ancoraggio è quando si tende a utilizzare punti di riferimento per dare giudizi probabilistici; ad es. gli alunni che danno una brutta impressione agli insegnanti, poi faticano a modificarla. L’euristica dell’accomodamento è quando si tende a essere influenzati dalle informazioni fornite inizialmente. Decision-making La presa di decisione o decision-making è un processo che porta l’individuo a scegliere la migliore strategia di azione tra diverse alternative. Modelli normativi Secondo alcuni studiosi si doveva decidere in base al principio dell’utilità attesa, ossia le persone dovevano decidere in maniera razionale e quindi scegliere l’alternativa che dava maggior privilegi e meno perdite. Questo principio si basa su alcuni assiomi: assioma della transitività delle preferenze: cioè se un individuo preferisce A a B e B a C, automaticamente deve preferire A a C. dominanza: le opzioni sono definite da dimensioni diverse e quindi si sceglie l’opzione che su una dimensione è dominante rispetto alle altre; es. se l’opzione A è migliore in una dimensione rispetto a B ed è almeno altrettanto buona nelle altre, A deve essere preferita a B. indipendenza: una scelta viene effettuata indipendentemente dall’esito invarianza: se un esito viene preferito ad un altro, poi non può essere modificato. Modelli descrittivi Uno dei primi a rivedere i modelli normativi della decisione è stato Herbert Simon, che ha formulato il concetto di razionalità limitata, secondo cui gli individui hanno una limitata capacità di elaborare informazioni a causa dei vincoli del sistema cognitivo. Una delle teorie più note è la teoria del prospetto, che è stata formulata a partire da due osservazioni empiriche: -effetto framing: il contesto influenza le decisioni, infatti spesso si danno risposte diverse allo stesso problema, se posto in maniera distinta. -avversione delle perdite: si tende a evitare una perdita,invece di avere un guadagno Modelli naturalistici Klein propose un modello di decisione chiamato riconoscimento sollecitato dal contesto in cui il decisore sceglie in tempi brevi, poiché conoscono determinate situazioni, alle quali poi corrispondono determinate reazioni. Un altro modello è la teoria dell’immagine in cui il decisore sceglie in base agli obiettivi che si prefigge di raggiungere. Emozione Anche l’umore e le emozioni influenzano le decisioni. Inizialmente questa componente venne considerata controproducente, ma successivamente Zajonc sottolineò come le reazioni emotive aiutano la presa di decisione; un esempio è il caso di Elliot presentato da Damasio. Decisione morale Il giudizio morale è la valutazione dei comportamenti, nostri o di altri, in riferimento alle norme e valori che si stabiliscono in una società. Prinz afferma che un giudizio morale ha una componente emozionale molto forte e potrebbe essere duplice: le emozioni possono essere una conseguenza del giudizio morale (provare rabbia come conseguenza di un comportamento giudicato male), ma possono anche essere una causa (la decisione di salvare una persona per legame affettivo). Il pensiero creativo La creatività viene valutata in base alla: -fluidità: è il numero di suggerimenti che si riescono a dare -flessibilità: è il numero di volte in cui si passa da una possibilità a un’altra -originalità: ovvero quanto sono nuove le idee Contando il numero di volte in cui si è dimostrata fluidità, flessibilità e originalità, si potrebbe valutare il grado di creatività o di pensiero divergente. Tale pensiero fa partire da un punto di partenza per poi sviluppare alcune possibilità, al contrario, il pensiero convergente, viene utilizzato nella risoluzione di problemi, in cui si ha una risposta corretta e il problema è trovarla. I test di creatività Il pensiero divergente può essere misurato in diversi modi: nel test degli usi insoliti si chiede di pensare a tutti gli usi possibili per qualche oggetto, nel test delle conseguenze si chiede di elencare cosa accadrebbe in conseguenza di un cambiamento, in un test degli anagrammi viene proposta una parola e con le stesse lettere si devono comporre più parole possibili. Fasi del pensiero creativo orientamento: si definisce il problema e gli aspetti principali preparazione: chi pensa in modo creativo acquisisce più informazioni incubazione: è un momento in cui tutte le soluzioni appaiono impraticabili insight: la fase di incubazione termina con un’intuizione verifica: è la fase in cui si valuta la soluzione ottenuta Capitolo 10 Linguaggio e comunicazione La fase pre-linguistica Lo sviluppo del linguaggio è legato sia a predisposizioni innate sia all’educazione e allo sviluppo sociale del bambino. La fase pre-linguistica comprende il primo anno di vita e le caratteristiche dell’interazione bambino-adulto sono la reciprocità e l’interscambio di stimoli. Questi sistemi di interazione si dividono in: -linguistici (verbale e il tono) -non linguistici, che a sua volta si suddividono in paralinguistico (pause, esitazioni) e cinetico (postura, movimento delle mani, gesti, espressioni del volto). In questa fase il bambino comunica attraverso il pianto, sorriso, cooing,balbettio e lallazione. Il pianto Il pianto è il primo segnale che utilizza il bambino per esprimere i suoi bisogni. Nella prima settimana il bambino piange se si interrompe l’allattamento, nella 5/6 il pianto segnala l’allontanamento del volto umano, nel 2 3 mese piange se si toglie il sonaglio e dal 6 al 12 mese il pianto diminuisce. Il sorriso E’ un altro segnale che rappresenta stati positivi e invita a un approccio affettivo. Cooing,balbettio e lallazione Dal 2°mese il bambino quando si trova in uno stato di benessere, emette alcuni suoni come “aa” e “oo”, e questa emissione viene chiamata cooing. Verso il 6° mese compare il balbettio, ossia una serie di sillabe consonante-vocale(anana). A 7 mesi si ha la lallazione, dove consonanti come b,d,m e g vengono combinate per produrre suoni come “dadada” o “babababa”; rispetto al balbettio, è più varia e ricca. La fase del linguaggio infantile In questa fase il bambino utilizza la parola-frase o olofrase, ossia una frase costituita da un’unica parola, che esprime un intero significato, come “pappa”, “succo”. Dai 24 mesi il bambino sa costruire brevi enunciati formati da due parole, detti enunciati telegrafici (voglio orsetto, mamma via). Il linguaggio del bambino a due anni Un bambino di due anni è in grado di comprendere alcuni ordini dai genitori, ma non sempre obbedisce e ciò avviene anche perché sta cercando di costruire la sua autonomia. Intorno ai 3-4 anni si può parlare di un linguaggio vero e proprio, e nei 5-6 anni si ha la consapevolezza delle regole sintattiche. Le origini del linguaggio Il linguista Chomsky afferma che gli esseri umani hanno una predisposizione biologica a sviluppare il linguaggio; molti psicologi però ritengono che trascuri l’importanza dell’apprendimento e dei contesti sociali. La psicolinguistica(disciplina che studia la psicologia del linguaggio), ha dimostrato che l'imitazione degli adulti e la gratificazione per l’uso corretto di parole, sono importanti per l’apprendimento del linguaggio; un’altro fattore importante è che i genitori inizino a comunicare con il bambino anche quando non è in grado di parlare. Il linguaggio dell’interazione precoce adulto-bambino I bambini più interagiscono con gli adulti e più velocemente imparano a parlare e sviluppare attività cognitive. Viene stabilito così un modello di turn-taking conversazionale (alternanza di invio e risposta), in cui i bambini comunicano con alcuni gesti, come fissare con lo sguardo, emettere suoni, sorridere ecc.. Il “baby-talk” E’ un linguaggio che i genitori tendono ad utilizzare con i bambini, ed è caratterizzato da frasi corte, gestualità frequente, ripetizione delle parole ecc. Questo linguaggio riesce a catturare l’attenzione del bambino e favorire l’apprendimento, infatti la psicologa Anne Fernald ha scoperto che tutte le mamme, anche essendo di paesi diversi, utilizzano lo stesso tono di voce. Il linguaggio La maggior parte del pensiero si basa sul linguaggio, e il significato delle parole deriva dal contesto; per esempio la parola “tiro” ha significati diversi, a seconda di ciò che pensiamo. La struttura del linguaggio Una lingua è costituita da simboli che rappresentano oggetti e idee. Il linguaggio deve avere una grammatica, ossia una serie di regole per formare le parole, come i fonemi e morfemi. La sintassi serve per combinare le parole in frasi ed è importante perché la posizione delle parole può determinare il significato di una frase; la semantica invece si occupa del significato del linguaggio. Non esiste solo il linguaggio verbale, ma anche ad esempio la lingua dei segni, che viene considerata una lingua vera e propria. I gesti aiutano a spiegare le parole mentre si parla, anzi si avrebbe difficoltà a parlare con le mani legate ad esempio. La questione del linguaggio degli animali Anche gli animali comunicano, solo che la loro è più limitata, perché manca la qualità produttiva del linguaggio. La comunicazione Le prime teorie rappresentavano la comunicazione come un passaggio di un segnale da un emittente a un destinatario. L’emittente è in grado di inviare questo messaggio grazie a un trasmettitore, che trasforma l’informazione in segnali fisici (apparato vocale); a sua volta il ricevente è in grado di decodificare il messaggio grazie a un dispositivo, che converte il segnale in una forma comprensibile (apparato uditivo). La filosofia del linguaggio considera il parlare come un agire, di conseguenza, comunicare è fare. La teoria degli atti linguistici analizza la relazione tra linguaggio ed azione, e vengono distinti tre livelli nell’atto linguistico: -l’atto locutorio: è l’atto di dire qualcosa, l’emissione di un significato -l’atto illocutorio: corrisponde alle intenzioni comunicative del parlante -l’atto perlocutorio: fa riferimento alle conseguenze prodotte sull’ascoltatore La competenza comunicativa Evidenzia il fatto che ogni individuo possiede la capacità di produrre e comprendere messaggi, infatti è rappresentata dall’insieme di capacità, che facilitano la relazione interpersonale attraverso lo scambio di informazioni. Le componenti della competenza comunicativa si dividono in: -componenti interpersonali: sono relative all’ascolto e all’invio del messaggio -componenti intrapersonali: riguardano l’automonitoraggio(insieme delle capacità che permettono di mantenere un contatto efficace con sé stessi) e l’autoregolazione (insieme delle capacità che regolano i comportamenti in base agli scopi). L’atto comunicativo Una singola parola, un gesto possono costituire un atto comunicativo; le componenti sono l’emittente,codice, messaggio,contesto, canale e ricevente. Un dibattito si è aperto per l’attribuzione di intenzionalità e consapevolezza all’atto comunicativo. Secondo una recente definizione la comunicazione è uno scambio osservabile fra due o più partecipanti, dotato di intenzionalità reciproca e consapevolezza. Al contrario altri autori ritengono che il comportamento non verbale è una forma di comportamento, che viene prodotta in maniera non intenzionale e non consapevole. Funzioni della comunicazione La comunicazione ha molteplici funzioni e ogni evento comunicativo spesso le svolge insieme. Le funzioni sono: funzione referenziale: scambio di informazioni tra emittente e ricevente funzione interpersonale: la comunicazione è influenzata da stati emotivi e relazioni sociali funzione di auto ed eteroregolazione o di controllo: comunicazioni volte al controllo di un comportamento e al perseguimento di un obiettivo (indicare con un gesto un oggetto che si desidera) funzione di coordinazione delle sequenze interattive: si riferisce all'uso di simboli per determinare l’alternanza di turni, così come per iniziare o concludere uno scambio comunicativo funzione di metacomunicazione: riguarda la consapevolezza degli aspetti personali propri dello scambio comunicativo, come la necessità di verificare (“riesci a seguirmi?” o “intendi ciò che dico?”) La comunicazione non verbale Anche per questo tipo di comunicazione, esistono diverse funzioni, tra cui la possibilità di essere un veicolo di espressione delle emozioni. La comunicazione non verbale si svolge attraverso tre sistemi: intonazionale e paralinguistico, che vengono definiti come aspetti non verbali del parlato, e il sistema cinesico, in cui sono compresi il comportamento mimico del volto, visivo, spaziale e motorio-gestuale. Aspetti non verbali del parlato I principali fenomeni paralinguistici sono la qualità della voce e le vocalizzazioni. Quest’ultime si possono distinguere tra caratterizzatori vocali(riso,pianto, sospiro), qualificatori vocali (timbro, intensità) e i segregati vocali (suoni come ah, uh uhm). Gli studi compiuti su questi fenomeni hanno portato a capire che esistono relazioni tra tali fenomeni e gli stati emozionali. I parametri utilizzati sono il tono vocale, l’intensità e il tempo; ad es. quando ci si trova in uno stato di ansia, si utilizza un eloquio veloce e un tono vocale alto, al contrario uno stato depressivo, porta ad avere un tono vocale basso e un eloquio lento. Le espressioni mimico- facciali Il volto rappresenta l’area del corpo più importante dal punto di vista espressivo-comunicativo. I movimenti mimici vengono definiti anche azioni facciali, che svolgono: 1 espressione delle emozioni, 2 invio di segnali inerenti alle interazioni in corso, 3 la manifestazione di aspetti tipici della personalità dell’individuo, 4 il volto trasmette informazioni relative ai processi mentali (concentrazione, incertezza). I gesti E’ possibile dividere i gesti in: gesti simbolici o emblemi: sono emessi intenzionalmente e hanno un significato specifico (agitare la mano in segno di saluto) gesti illustratori: mostrano ciò che un individuo sta dicendo nel corso della comunicazione verbale gesti indicatori di uno stato emotivo: ad es. scuotere o sbattere il pugno in segno di rabbia gesti regolatori: hanno lo scopo di regolare la sincronizzazione degli interventi gesti di adattamento: hanno la funzione di autoregolare lo stato emotivo La postura E’ un segnale principalmente involontario e può evidenziare la possibilità di segnalare un atteggiamento di superiorità o inferiorità (es. postura accasciata nella depressione, postura eretta nell’euforia). La comunicazione visiva E’ la capacità di dare un nome agli oggetti. Il primo che si occupò della definizione di “segno” è Ferdinand de Saussure, che lo considera un elemento diviso in due realtà, un significante, che è costituito dalle singole lettere (t-a-v-o-l-o), e il significato, ossia il concetto che attribuiamo al significante (un oggetto con un piano e quattro gambe). Anche le immagini possono essere definite segni; ad es. i segnali stradali= il significato può essere un triangolo bianco con una cornice rossa, e il significato è quello di dare precedenza. I segni vengono divisi in: -icona: il segno iconico porta la qualità della cosa per cui sta (la tazza di caffè per indicare un bar, o l’omino per indicare la toilette) -simbolo: è un segno indiretto comprensibile solo attraverso delle conoscenze apprese (es. il discorso del colle= colle è un significato simbolico perché in Italia il colle più importante è il colle del Quirinale, quindi in realtà significa discorso del Presidente della Repubblica) -indice: è fisicamente connesso con il suo oggetto (es. il fischio del treno è collegato al fatto che sta arrivando). Capitolo 11 L’intelligenza umana L’intelligenza è la capacità di agire in maniera finalizzata e di pensare razionalmente. Spearman ipotizzò l’esistenza di un fattore “g”, che consiste in una generale capacità di risolvere problemi, e un fattore “s”, che esegue una specifica abilità mentale. Secondo Cattell l’intelligenza è costituita da: intelligenza fluida: è la capacità di operare senza ricorrere a conoscenze acquisite intelligenza cristallizzata: è basata sulle conoscenze accumulate nel tempo I primi test d’intelligenza Alfred Binet creò il modello dei moderni test d’intelligenza, ovvero la Scala d’intelligenza Stanford-Binet (SB5), ed è costituito da domande suddivise per età, che diventano più difficili man mano che si aumenta. Tale test misura cinque capacità che costituiscono un’intelligenza generale: ragionamento fluido: queste prove valutano la capacità di ragionamento attraverso domande del tipo= in che cosa una mela, prugna e banana sono diverse da una rapa?; altri quesiti richiedono di inserire una forma mancante. conoscenza: si valutano le conoscenze su vari argomenti ragionamento quantitativo: queste domande misurano la capacità di risolvere problemi con i numeri elaborazione visuo-spaziale: le persone che hanno buone queste abilità, riescono a risolvere un puzzle, o a copiare forme geometriche memoria di lavoro: misura la capacità di usare la memoria a breve termine (ripetere una serie di numeri, ecc) Quozienti intellettivi Per determinare l’intelligenza di un bambino occorre sapere sia la sua età mentale (capacità intellettiva definita con test d’intelligenza), che la sua età cronologica (età in anni). Per misurare l’intelligenza si utilizza il quoziente intellettivo o QI, che si ricava moltiplicando per 100 il rapporto tra età mentale ed età cronologica. Un punteggio di QI pari a 100 indica un’intelligenza media. Oggi non è più necessario calcolare direttamente il QI, infatti i test moderni usano i QI di deviazione, in cui dicono quanto al di sopra o al di sotto della media si colloca quella persona. I test di Wechsler In alternativa viene utilizzata la Scala d’intelligenza per adulti Wechsler (WAIS) e la versione per bambini è la WISC. Queste scale a differenza della SB5 forniscono punteggi separati per l’intelligenza di performance (non verbale) e per l’intelligenza verbale, infatti l’interesse non è focalizzato sull’intelligenza come fattore generale. Variazioni nell’intelligenza: la curva a campana La distribuzione dei punteggi del quoziente intellettivo si avvicina a una curva a “campana”, cioè solo pochi punteggi si trovano agli estremi, e gli altri che formano la curva indicano la media dei punteggi. Le persone mentalmente dotate Le persone che hanno un QI superiore a 130 vengono considerate “dotate”, però questo non garantisce il successo; i risultati migliori si ottengono quando i bambini vengono stimolati con l’incoraggiamento e lo studio. Disabilità intellettiva Si parla di disabilità intellettiva quando il QI è pari o inferiore a 70. Le persone con disabilità estremamente gravi hanno un QI inferiore a 20, ed hanno bisogno di un’assistenza costante, quelle con disabilità gravi (QI tra 20 e 34) e moderatamente gravi (QI 35 e 49) possono apprendere semplici autonomie, e le persone con disabilità lieve (QI da 70 a 85) hanno il sostegno scolastico. La metà delle disabilità intellettive è dovuta da problemi fisici, ma alcune sono legate anche alla genetica. Sindrome di down: i bambini che hanno questa sindrome hanno un cromosoma in eccesso, si parla infatti di trisomia 21, e dipende da un difetto delle cellule ovariche o della sperma dei genitori; inoltre l’età soprattutto della madre può influenzare. Sindrome della X fragile: questa sindrome è ereditaria ed è determinata dalla fragilità del cromosoma femminile X. Valutare l’intelligenza Howard Gardner ipotizza l’esistenza di 8 tipi di intelligenza: linguistica, logico-matematica, visivo-spaziale, musicale, corporeo-cinestetica, intrapersonale, interpersonale e naturalistica. La maggior parte delle persone ha solo alcuni tipi di intelligenza, mentre persone geniali come Einstein, sembrano sfruttare quasi tutti i tipi, quando ne hanno bisogno. L’intelligenza artificiale Con intelligenza artificiale si intendono programmi informatici in grado di svolgere funzioni e ragionamenti della mente uman