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psicologia generale storia della psicologia psicologia cognitiva introduzione alla psicologia

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Questo documento fornisce un'introduzione alla psicologia, descrivendo la sua evoluzione come scienza, da Platone ad approcci moderni come il comportamentismo e la psicologia cognitiva. Vengono illustrate figure chiave e le loro teorie. Il documento copre vari approcci come strutturalismo e funzionalismo.

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Psicologia Generale **Psicologia: evoluzione di una scienza** La psicologia è lo studio scientifico della mente e del comportamento. Mente si riferisce alla nostra personale esperienza interiore di percezioni, pensieri, ricordi e sentimenti; comportamento fa riferimento ad azioni osservabili dagli...

Psicologia Generale **Psicologia: evoluzione di una scienza** La psicologia è lo studio scientifico della mente e del comportamento. Mente si riferisce alla nostra personale esperienza interiore di percezioni, pensieri, ricordi e sentimenti; comportamento fa riferimento ad azioni osservabili dagli esseri umani e degli animali non umani, alle cose che facciamo nel mondo, da soli o con gli altri. **[Antenati della psicologia ]** Platone e Aristotele furono tra i primi ad affrontare gli interrogativi fondamentali su come funziona la mente umana. Platone sosteneva l'innatismo ovvero che certi tipi di conoscenza siano innate o connaturate. Aristotele invece riteneva la mente del bambino una sorta di tabula rasa su cui si scrivono le esperienze ed era uno sostenitore dell'empirismo filosofico secondo cui tutte le conoscenze si acquisiscono attraverso l'esperienza. **[La pattuglia francese: dal cervello alla mente ]** Secondo Renè corpo e mente sono cose di natura differente: il corpo è fatto di sostanza materiale, la mente o anima è fatta di sostanza incorporea o spirituale. Invece Hobbes sosteneva che mente e corpo non sono cose diverse anzi, la mente è ciò che il cervello fa. Gall pensava che il cervello e la mente fossero collegati ed esaminò i cervelli di animali e di esseri umani morti di malattia o sani, e trovò che l'abilità mentale spesso aumentava con l'aumentare delle dimensioni del cervello e diminuiva se il cervello aveva subito un danno. Così Gall sviluppo la teoria della frenologia secondo cui specifiche abilità caratteristiche mentali dalla memoria alla capacità di essere felici sono localizzate in specifiche aree del cervello. Anche altri scienziati ebbero delle intuizioni come Jean Pierre Flourens che condusse esperimenti in cui asportava chirurgicamente parti specifiche del cervello di cani, uccelli e altri animali cosi da trovare che le loro azioni e i loro movimenti differiscano da wuelli degli animali con cervello intatto. Broca invece lavorò con un paziente che aveva subito una lesione in una piccola aera del lato sinistro del cervello (sapeva solo dire "tan" ma capiva tutto). Così Broca capì che il danno subito da una specifica area del cervello comprometteva una specifica funzione mentale. **[Lo Strutturalismo ]** A metà del 19 secolo la psicologia cede passi in avanti grazie a scienziati con una specifica formazione in fisiologia. Uno di questi era Helmholtz che sviluppò un metodo con cui misurava la velocità degli impulsi nervosi nella zampa di rana e che in seguito adattò sugli esseri umani. Lui dava uno stimolo e registrava il tempo di reazione ad esso. Così facendo egli dimostrò anche che il tempo di reazione poteva essere un utile strumento per studiare il cervello e inoltre dimostrò che i processi mentali non sono istantanei e ben sincronizzati. Wundt aprì il primo laboratorio di psicologia e riteneva che la psicologia scientifica dovesse concentrarsi sull'analisi della coscienza (l'esperienza soggettiva che ogni persona fa del mondo e della mente). Inoltre sviluppò insieme ai suoi studenti un nuovo approccio detto strutturalismo ossia l'analisi degli elementi fondamentali che costituiscono la mente ovvero scomporre la conoscenza in sensazioni ed emozioni elementari. Wundt poi utilizzò il metodo dell'introspezione che implica l'osservazione soggettiva della propria esperienza personale. In un tipo esperimento lui dava uno stimolo e poi si chiedeva ai partecipanti di riferire le proprie introspezioni; in seguito lui cercò di descrivere le sensazioni associate alle percezioni elementari. Così con questo esperimento lui iniziò ad indagare la distinzione tra percezione e interpretazione di uno stimolo. Questi esperimenti di Wundt lanciarono la psicologia come scienza indipendente fino a diffondere lo strutturalismo nel Nord America grazie a Titchener che studiò per anni Wundt. **[Il Funzionalismo ]** Pian piano l'approccio strutturalista decadde anche grazie ad un grande scettico William James che dissentiva dalla visione di Wundt nella quale si potesse scomporre la coscienza in parti elementari separate. Così James sviluppò il funzionalismo ossia lo studio di come i processi mentali consentano alle persone di adattarsi al proprio ambiente. Questo pensiero fu ispirato da Darwin in particolare dal suo principio di selezione naturale (secondo cui le caratteristiche utili alla sopravvivenza e alla riproduzione dei singoli membri di una specie hanno migliori probabilità rispetto ad altre caratteristiche, di essere trasmesse alle generazioni successive). Facendo riferimento a questo principio James sostenne che la coscienza doveva assolvere a qualche funzione biologica e che il compito degli psicologi consisteva nel capire quali fossero tali strumenti. Così pian piano il funzionalismo si sviluppò tanto da avere molto seguaci come Hall. Secondo Hall durante lo sviluppo i bambini passano attraverso fasi che ricapitolano la storia evolutiva del genere umano. Nello stesso periodo altre persone che svolgevano attività all'interno di ospedali iniziarono a studiare persone con disturbi psicologici. I medici francesi Charcot e Janet registrano dati osservando pazienti che presentavano isteria (perdita temporanea delle funzioni cognitive e motorie, di solito in seguito a esperienze emotivamente sconvolgenti). A questi pazienti si induceva uno stato di trance mediante ipnosi (stato alterato della coscienza e suggestionabile) i loro sintomi scomparivano. Nello stato normale di esperienza conscia siamo consapevoli di un unico io o se ma le aberrazioni descritte da Janet e Charcot suggeriscono che il cervello posso creare molto se consci ma inconsapevoli dell'esistenza degli altri. **[Freud e la teoria psicoanalitica ]** Queste osservazioni portarono curiosità a Freud che dopo la visita alla clinica di Charcot e Janet continuò a lavorare con pazienti isterici. Freud ipotizza che all'origine di molti problemi dei suoi pazienti vi fossero esperienze infantili dolorose che la persona non riusciva a ricordare e si convinse che il potente influsso esercitato da questi ricordi in apparenza perduti rivelava l'esistenza di una mente inconscia. Secondo lui l'inconscio è la parte della mente che opera al di fuori della consapevolezza cosciente e tuttavia influenza le azioni, i pensieri e i sentimenti consci. Cosi elaborò la teoria psicoanalitica ossia un approccio che sottolinea l'importanza dei processi mentali inconsci nel plasmare sentimenti, pensieri e comportamenti. Su questa teoria lui sviluppo la terapia di psicoanalisi la quale ha come scopo quello di far emergere il materiale inconscio e portarlo al lovello della consapevolezza cosciente cosi da chiarire i disturbi psicologici che affliggono il paziente. **[Nascita psicologia umanistica negli anni 60 ]** Pian piano anche l'influenza di Freud iniziò a diminuire e fu allora che psicologi come Maslow e Rogers divennero i capofila del nuovo movimenti detto psicologia umanistica ossia un approccio alla comprensione della natura umana che attribuisce importanza alle potenzialità positive delle persone. Loro vedevano non persone prigioniere di eventi accaduti da bambini o nel passato, ma bensì come liberi agenti dotati di un bisogno innato di evolversi, crescere e realizzare a pieno il proprio potenziale. **[Comportamentismo ]** Prima ancora di arrivare al funzionalismo nei primi inizi del 20 secolo si sviluppò un nuovo approccio ovvero il comportamentismo che afferma che gli psicologi dovevano limitarsi allo studio scientifico del comportamento oggettivamente osservabile. Watson riteneva che l'esperienza individuale fosse troppo vaga e soggettiva per costruire l'oggetto adeguato dall'indagine scientifica. Egli perciò propose che bisognasse concentrarsi unicamente sullo studio del comportamento perché è osservabile da chiunque e può essere misurato in maniera oggettiva. Grande influenza su Watson ebbe anche il lavoro del fisiologo Ivan Pavlov il quale attraverso esperimenti su cani notò che gli animali salivavano non soltanto alla vista del cibo ma anche nel vedere gli inservienti che portavano loro da mangiare (fece esperimento dove il cane dopo il campanello mangiava e notò che al solo suono del campanello, dopo un po\', anche se non arrivava il cibo, il cane salivava). In questi esperimenti il suono fungeva da stimolo (input sensoriale proveniente dall'ambiente) capace di influenzare la salivazione dei cani, la quale costituiva la risposta (azione o modificazione fisiologica evocata dallo stimolo). Nel 1996 Skinner cominciò ad elaborare un nuovo genere di comportamentismo. Secondo lui gli animali non stanno fermi (come nell'esperimento di Pavlov che stanno fermi e reagiscono) ma sono mossi dal bisogno di trovare riparo, cibo, e partner sessuali. Skinner così costruì una camera di condizionamento dotata di una leva e un vassoio per il cibo; premendo la leva, un ratto poteva ottenere il rilascio di una pallina di cibo nel vassoio. Skinner notò che all'inizio il ratto per puro caso premeva la leva ma pian piano il ratto ci andava appositamente. Skinners cosi riuscì a dimostrare quello che si chiama principio di rinforzo secondo cui le conseguenze di un comportamento determinano le sue maggiori o minori probabilità di essere prodotto di nuovo. Skinner cosi inizio ad attuare il principio del rinforzo anche in altri ambiti sviluppando anche la macchina da insegnamento la quale poneva una serie di domande di difficoltà crescente in base alle risposte date dai bambini a domande più semplici. Inoltre avanzò l'idea che la nostra sensazione soggettiva di libera volontà non è che un'illusione e che quando pensiamo di esercitare il nostro libero volere in realtà non facciamo altro che produrre risposte sulla base di modelli di rinforzo presenti e passati. **[Psicologia Cognitiva ]** Anche nel pieno della dominazione del comportamentismo alcuni rivoluzionari misero in discussione questa teoria. Lo psicologo Max Wertheimer si concentrò sullo studio delle illusioni cioè quegli errori di percezione, memoria o giudizio in cui l'esperienza soggettiva e la realtà oggettiva differiscono. In un suo esperimento egli mostrava al soggetto due luci lampeggianti a intervalli lunghi, dove il soggetto vedeva le luci alternate, ed a intervalli corti, dove le vedeva una luce unica e questo perché il lampo di luce mobile viene percepito come un tutt'uno. Questo fu il punto di partenza per lo sviluppo della psicologia della Gestalt ovvero un approccio psicologico che mette in evidenza come spesso percepiamo l'intero anziché la somma delle parti. Un altro studioso fu Sir Frederic Bartlett che ritenne importante studiare esaminare la memoria rispetto al tipo di informazioni che le persone incontrano nella vita di ogni giorno. Cosi scoprì che i nostri tentativi di ricordare il passato siano influenzati dai contenuti della nostra mente: conoscenze, credenze, speranze, aspirazioni e desideri. Piaget si dedicò allo studio degli errori percettivi e cognitivi dei bambini allo scopo di chiarire la natura e lo sviluppo della mente umana. Secondo lui i bambini piccoli mancano di una particolare abilità cognitiva la quale consente ai bambini più grandi di capire che la massa su un oggetto resta costante anche se viene suddivisa in parti più piccole. Altro pioniere di questo periodo è Kurt Lewin il quale affermò che è possibile prevedere il comportamento di una persona nella vita reale se si conosce la sua esperienza soggettiva del mondo. Lui si rese conto che non era lo stimolo ma l'interpretazione che la persona dava dello stimolo a determinare il successivo comportamento (esempio il pizzicotto sulla guancia dà fastidio a seconda della persona che te lo da). Così costruì un modello topologico ovvero un modello matematico. All'inizio degli anni 50 ci fu la nascita dei computer che fece riemergere l'interesse per i processi mentali in tutti il campo della psicologia e diede origine ad un nuovo approccio cioè la psicologia cognitiva ovvero lo studio scientifico dei processi mentali comprendenti la percezione, il pensiero, la memoria e il ragionamento. Broadbent fu il primo a studiare che cosa accade quando si cerca di prestare attenzione a più cose nello stesso momento. Dimostrò che la capacità limitata nel gestire il flusso di informazioni in ingresso è una caratteristica fondamentale della cognizione umana e che tale limite poteva spiegare molti degli errori commessi dall'uomo. Secondo Chomsky il linguaggio si basa su regole mentali che ci consentono di comprendere e produrre parole e frasi nuove (e ciò si scontra con la teoria del rinforzo). **[Nascita neuroscienze cognitive ]** Karl Lashley condusse vari esperimenti dove addestrava dei ratti a percorre un labirinto; dopo aver rimosso parti diverse del cervello rianalizzava il percorso dei ratti. Cosi scoprì che maggiore era l'area levata maggiori erano le difficoltà del ratto a percorrere il labirinto. Grazie a questo lavoro e a quello di altro studiosi si deve la nascita delle neuroscienze del comportamento ovvero un approccio che collega i processi psicologi alle attività del sistema nervoso e ad altri processi organici, e delle neuroscienze cognitive ovvero il campo di ricerca che tenta di comprendere i nessi tra i processi cognitivi e attività cerebrale. **[Psicologia evoluzionistica ]** Il rinnovato interesse per i processi mentali furono determinanti nel riportare la psicologia lontano dal comportamentismo. Così negli anni 60 lo psicologo John Garcia dimostrarono che i ratti imparano ad associare la nausea all'odore del cibo molto più in fretta di quanto non imparino ad associarla a una luce lampeggiante. Quindi non era solo la storia di apprendimento individuale a determinare la capacità di apprendere del ratto ma anche tutte le storie di apprendimento dei suoi antenati. Questo mutamento di visione sviluppo la psicologia evoluzionistica la quale spiega la mente e il comportamento in termini di valore adattivo delle abilità conservate nel corso del tempo ad opera della selezione naturale. Gli psicologi evoluzionisti pensano che la mente umana sia un insieme di moduli specializzati atti a risolvere i problemi che i nostri antenati hanno affrontato per milioni di anni. Essi pensano che il cervello sia un computer intrinsecamente dotato di una ridotta serie di applicazioni costruitesi in modo da fare le cose che le precedenti versioni del computer hanno avuto bisogni di fare. **[Psicologia sociale ]** La psicologia sociale è lo studio delle cause e delle conseguenze della socialità. La sua nascita si attribuisce a Triplett uno psicologo che notò che i ciclisti pedalavano più in fretta quando correvano insieme ad altri. Stimolato da ciò condusse un esperimento con cui dimostrò che dei bambini riavvolgevano più velocemente sul mulinello le loro lenze quando erano esaminati in presenza di altri bambini. Cosi pian piano la psicologia sociale si iniziò ad affermare e spinse molti scienziati come Lewin e Asch. Lewin adottò il linguaggio della fisica per proporre una teroria del campo che considerava il comportamento sociale come il prodotto di forze interne (personalità, obiettivi e convinzioni personali) e di forze esterne (pressione sociale e cultura di appartenenza). Asch invece si dedicò a indagare con esperimenti di laboratorio quella chimica mentale che ci permette di combinare poche e frammentarie informazioni su una persona un un'impressione generale della sua personalità. Allport invece iniziò a studiare la formazione degli stereotipi, pregiudizio e razzismo suggerendo che il pregiudizik è il risultato di un errore percettivo, non meno naturale e inevitabile di un'illusione ottica. Questo perché gli stessi processi percettivi che ci consentono di categorizzare in maniera efficiente gli elementi del nostro mondo sociale e fisico ci portano anche a categorizzare in modo erroneo interi gruppi di persone. **[Psicologia Culturale ]** La psicologia culturale è lo studio del modo in cui le culture rispecchiano e plasmano i processi psicologici dei loro appartenenti. Uno dei primi approcci fu fatto proprio da Wundt e riteneva che per essere completo, l'approccio psicologico avrebbe dovuto unire gli studi di laboratorio a un'ampia visione culturale. In seguiti Mead Margaret e Gregory Bateson cercarono di capire i fondamenti della cultura viaggiando in regioni remote. La psicologia culturale si iniziò ad affermare negli anni 80/90 quando psicologi e antropologi iniziarono a condividere idee e metodi. **I metodi della psicologia** **[L'empirismo ]** La parola empirismo si usa per descrivere la convinzione che la conoscenza accurata del mondo richieda un'attenta osservazione. Esso costituisce la caratteristica essenziale del metodo scientifico definito forme un processo per appurare fatti tramite evidenze empiriche. Una teoria è una spiegazione ipotetica di un fenomeno naturale usata nel metodo scientifico. Per formulare una teoria gli scienziati si avvalgono della regola della parsimonia secondo cui occorre assumere che la teoria migliore sia quella più semplici in grado di spiegare tutte le evidenze disponibili. Per verificare se le nostre teorie sono vere bisogna formulare un'ipotesi cioè una previsione falsificabile derivata da una teoria. Quando si sottopone a verifica dell'ipotesi c'è sempre la possibilità che questa si riveli falsa, perché anche se l'osservazione di oggi non ha dimostrato errata la nostra teoria resta pur sempre aperta la possibilità che qualche osservazione futura possa dimostrarla tale. Quindi secondo il metodo scientifico il modo migliore per conoscere i fenomeni naturali consiste nel formulare teorie, derivarne ipotesi, sottoporre quelle ipotesi a verifica mediante raccolta di evidenze e quindi servirsi di quelle evidenze per modificare le teorie. Se vogliamo però scoprire la verità sulle cose del mondo non basta semplicemente guardarle; ecco perché l'empirismo è il metodo giusto se applicato al metodo empirico ovvero un insieme di regole e di tecniche per condurre le osservazioni. Gli psicologi invece si devono avvalere di altri metodi poiché la complessità, la variabilità e la reattività sono tutte qualità difficili da studiare. Per questo si avvalgono dei metodi di osservazione e di spiegazione **[L'osservazione ]** Osservare significa usare i propri sensi per comprendere le proprietà di un evento o di un oggetto. Questa però può dare in inganno per questo bisogna avvalersi della misurazione e della descrizione. Per la misurazione bisogna fare due cose: definire la proprietà che desideriamo misurare e trovare un modo per rilevarla. Ogni unità di tempo ha una definizione operativa che è la descrizione di una proprietà in termini concreti e misurabili. La procedura per misurare una proprietà fisica è la stessa che si applica per misurare una proprietà psicologica ovvero disporre di una definizione operativa che specifica un evento misurabili e di uno strumento in grado di misurare quell'evento. Una caratteristica importante di una definizione operativa è la sua validità ovvero la misura in cui un evento concreto definisce una data proprietà. La caratteristica più importante invece per uno strumento di misura è l'affidabilità ovvero la tendenza di uno strumento a produrre lo stesso risultato che lo si usa per misurare la stessa cosa. In secondo luogo un buono strumento deve possedere sensibilità che è la capacità di uno strumento di cogliere la proprietà che deve misurare anche quando essa è presente in piccole quantità. Dopo che abbiamo lo strumento e una definizione valida dobbiamo vedere le caratteristiche di domanda ovvero gli aspetti di un setting osservazionale che inducono le persone a comportarsi nel modo in cui esse pensano che qualcun altro desideri o si aspetti che si comportino. Per evitare questo problema è osservare le persone senza che queste lo sappiano. Questa osservazione è detta naturalistica ed è una tecnica per ottenere dati specifici osservando le persone nei loro ambienti naturali senza che esse se ne accorgano. Ma questo metodo non può essere applicato per tutte le ricerche perché su alcune non basta "nascondersi dietro un cespuglio" e osservare. Un metodo è quello di testare le persone in modo anonimo cioè sapendo che quella persona testata non sarà riconoscibile. Altro metodo è quello di misurare comportamenti che non sono sensibili alle domande ovvero che non sono sotto il nostro controllo (esempio la dilatazione delle pupille quando si è felici per qualcosa). Ma il miglior metodo per evitare le caratteristiche della domanda consiste nel fare sì che le persone sotto osservazione ignorino il vero scopo per cui sono osservate. Un altro ostacolo è il bias dell'osservatore ovvero vedere quello che si si aspetta di vedere, e questo avviene perché le aspettative possono influenzare le osservazioni e influenzare cosi la realtà. Una tecnica che consente di evitare queste influenze è l'osservazione in doppio cieco cioè un'osservazione il cui vero scopo è ignoto sia all'osservatore sia al soggetto osservato. La descrizione ha bisogno di due tecniche per trarre un senso dalle pagine di numeri trovate: le rappresentazioni grafiche e le statistiche descrittive. Il tipo di rappresentazione più comune è la distribuzione di frequenza cioè una rappresentazione grafica delle misure ottenute, organizzate in base al numero di volte in cui ciascuna misura è stata osservata. Questa distribuzione può assumere una forma detta curva a campana o distribuzione normale. Una distribuzione normale è una distribuzione in cui la frequenza delle misure è più alta intorno al valore centrale e diminuisce in maniere simmetrica nel procedere verso le due estremità. Per quanto riguarda le statistiche descrittive invece sono brevi frasi capaci di cogliere le informazioni essenziali. Ci sono due tipi di statistiche descrittive quelle a tendenza centrale e quella che descrivono la variabilità di una distribuzione di frequenza. Le descrizioni della tendenza centrale riguardano le misure che tendono a essere vicine al centro. Le tre descrizioni della tendenza centrale sono la moda, la media e la mediana. Le descrizioni della variabilità invece riguardano il grado in cui tali misure differiscono tra loro. La descrizione più semplice della variabilità consiste nell'intervallo di variazione cioè l'intervallo compreso tra il valore più alto e il valore più basso di tutte le misure che compongono una distribuzione di frequenza. Altre invece sono meno sensibili come la deviazione standard che è una statistica che descrive la differenza media tra il valore di ogni misura nella distribuzione di frequenza e la media della distribuzione stessa. **[Spiegazione perché le persone fanno quello che fanno ]** Per determinare se tra le due variabili esiste una relazione di causalità occorre determinare che tra di esse esista una relazione. Questo può essere fatto misurando ciascuna variabile e quindi confrontando i pattern di variazione entro ciascuna serie di misure. Se i pattern sono sincronizzato allora le due variabili si dicono correlate. L'esistenza di una correlazione ci consente di prevedere il valore di una variabile conoscendo il valore dell'altra. La direzione e la forza di una correlazione sono espresse dal coefficiente di correlazione. Anche quando si osserva una correlazione tra due variabili è impossibile trarre da ciò la conclusione che tra queste variabili esista una relazione causale in quanto innumerevoli terze variabili potrebbero essere la causa di ciascuna delle due variabili esaminate. Gli esperimenti risolvono il problema della terza variabile tramite la manipolazione di una variabile indipendente, tramite l'assegnazione casuale dei partecipanti ai gruppi sperimentali e di controllo generati dalla manipolazione, e tramite la misurazione di variabile dipendente. Si procede poi a confrontare le misure di questa seconda variabile nei due gruppi e se il calcolo delle statistiche inferenziali dimostra che l'assegnazione casuale è riuscita allora i risultati ottenuti dovrebbero verificarsi per caso solo il 5% delle volte, il che significa che le differenze tra i gruppi rispetto alle misure della variabile dipende sono state causate dalla manipolazione. Un esperimento dotato di validità interna stabilisce una correlazione causale tra le variabili per come sono state definite dalla definizione operativa, e relativamente ai partecipanti che sono stati esaminati. Quando un esperimento riproduce la realtà concreta di dice che ha validità esterna. La maggior parte degli esperimenti psicologici non cerva però di riprodurre la realtà esterna ma di verificare ipotesi derivate da particolari teorie. **[Pensare in modo critico alle evidenze ]** Il pensare criticamente alle evidenze risulta difficile perché le persone hanno una naturale tendenza a vedere quello che si aspettano di vedere, a vedere quello che vogliono vedere e a prendere in considerazione solo le cose che vedono ignorando quelle che non vedono. Chi sa fare uso del pensiero critico va in cerca di evidenze che contraddicano le sue opinioni, inoltre tiene in considerazione le evidenze non presenti oltre a quelle presenti. Ciò che rende la scienza un'impresa umana diversa dalle altre è che la scienza cerca attivamente di scoprire i propri difetti ed errori e di porvi rimedio. **[L'etica della scienza ]** Gli psicologi hanno l'obbligo nel condurre le proprie ricerche di attenersi a dei principi etici: ottenendo il consenso informato dei partecipanti, evitando ogni formazione di coercizione, proteggendoli fa ogni possibile danno fisico o psicologico, valutando se i rischi della ricerca sono controbilanciare dai vantaggi, evitando di ingannare i partecipanti e mantenendo strettamente confidenziale ogni informazione personale che li riguarda. Inoltre hanno l'obbligo di rispettare i diritti degli animali di laboratorio e di trattarli con umanità. Infine hanno l'obbligo di dire la verità sui loro studi e condividerne il merito con gli altri collaboratori e di garantire libero accesso ai loro dati da parte degli altri ricercatori. **Neuroscienze e comportamento** **[I neuroni ]** I neuroni sono le unità costitutive fondamentali del sistema nervoso. Elaborano le informazioni che ricevono dal mondo esterno e comunicano con altri neuroni o inviano messaggi ai muscoli e agli organi del corpo. Sono costituiti da tre componenti principali: il corpo cellulare o soma, i dendriti e l'assone. Il corpo cellulare contiene il nucleo che accoglie il materiale genetici dell'organismo. I dendriti ricevono segnali da altri neuroni e trasmettono l'informazione al corpo cellulare. Ogni assone invece conduce i segnali dai corpi cellulare di un neurone ad altri neuroni oppure ai muscoli i agli organi del corpo. I neuroni non sono a diretto contatto tra di loro ma sono separati da uno spazio che fa parte della sinapsi nelle quali i segnali vengono trasmessi da un neurone all'altro. Le cellule della glia svolgono una funzione di supporti ai neuroni e formano la guaina mielinica (materiale isolante in grado di facilitare la trasmissione delle informazioni) che avvolge l'assone. Nelle malattie demielinizzanti si ha la degenerazione della guaina. Infine i neuroni si distinguono in base alla funzione e sono 3 tipi principali: sensoriali che ricevono informazioni dal mondo esterno e le trasmettono al cervello tramite il midollo spinale (esempio i neuroni bipolari), motoneuroni che trasmettono i segnali neurali dal cervello ai muscoli per generare movimento e interneuroni che connettono neuroni sensoriali, motoneuroni e altri interneuroni (esempio le cellule di Purkinje che veicolano le informazioni dal cervelletto al resto del cervello). **[Azioni elettrochimiche dei neuroni ]** I neuroni hanno un potenziale di riposo che è generato dalla differenza tra le concentrazioni degli ioni potassio all'interno e all'esterno della membrana cellulare, e inoltre dall'apertura di canali che consentono il flusso verso l'esterno degli ioni K e della chiusura di altri canali la quale impedisce aglio ioni sodio e ad altri di entrare nella cellula nervosa. La conduzione di un impulso elettrico all'interno di un neurone si verifica quando la carica del potenziale di riposo di inverte e si ha la genesi di un potenziale d'azione. Se i segnali elettrici raggiungono un certo valore di soglia si genera un potenziale d'azione, un segnale del tipo tutto o niente, che trasmette lungo tutto l'assone. Questo potenziale d'azione si genera quando i canali potassio si chiudono e si aprono quelli del sodio consentendo l'afflusso di ioni Na all'interno dell'assone. Dopo che il potenziale d'azione ha raggiunto il suo massimo picco, una pompa chimica all'interno della membrana cellulare inverte lo squilibrio ionico, riportando il neurone al suo potenziale di riposo. Poi per un breve periodo (periodo refrattario) la generazione di un nuovo potenziale d'azione è impossibile. Una volta che è stato generato, il potenziale d'azione si propaga lungo l'assone, saltando da un nodo di Ranvier (punto di interruzione della guaina mielinica a quello successivo) all'altro fino ad arrivare alla sinapsi. La comunicazione fra i neuroni avviene attraverso la trasmissione sinaptica in cui un potenziale d'azione provoca il rilascio di neurotrasmettitori dai bottoni sinaptici nell'assone del neurone trasmittente. I neurotrasmettitori attraversano la sinapsi e si legano ai recettori su un dendrite del neurone ricevente. I neurotrasmettitori si legano a specifici siti di recettori sul dendrite e scompaiono dalla fessura sinaptica tramite i processi di ricaptazione, inattivazione enzimatica e legandosi ad autorecettori. I principali recettori sono l'acitolina, la dopamina, il glutammato, il GABA, la noradrenalina, la serotonina e le endorfine. Le sostanze psicotrope possono comportarsi da agoniste cioè facilitano o intensificano l'azione dei neurotrasmettitori; oppure da antagoniste bloccando l'azione del neurotrasmettitore. L'uso di droghe ricreative può influenzare il funzionamento del cervello. **[Organizzazione del sistema nervoso ]** I neuroni formano i nervi che a loro volta formano il sistema nervoso. Esso si suddivide in sistema nervoso centrale e periferico. Quello centrale comprende il cervello e il midollo spinale. Quello periferico invece connette il sistema nervoso centrale con il resto del corpo e a sua volta si suddivide in sistema nervoso somatico e autonomo. Quello somatico trasmette le informazioni al sistema nervoso centrale e da esso alla periferia, e controlla le contrazioni dei muscoli volontari. Quello autonomo controlla automaticamente gli organi del corpo. Anche quello autonomo è diviso in due: simpatico e parasimpatico, che producono sul corpo effetti complementari. Il simpatico prepara il corpo all'azione nelle situazioni di emergenza, mentre il parasimpatico contribuisce a riportare il corpo allo stato normale di riposo. Infine il midollo spinale controlla alcuni comportamenti basilari, come i riflessi spinali, senza alcun intervento da parte del cervello. **[La struttura del cervello]** Il cervello può essere suddiviso in tre regioni: 1 rombencefalo, 2 mesencefalo e 3 prosencefalo. 1 Il romboencefalo coordina l'informazione in entrata e in uscita dal midollo spinale ed è formato da varie strutture: il midollo allungato, la formazione reticolare, il cervelletto e il ponte. Queste strutture sono responsabili in sequenza: di coordinare la respirazione e il battito cardiaco, il sonno e i livelli di attivazione fisiologica, di coordinare le abilità motorie fini e infine di comunicare questa informazione alla corteccia. 2 Il mesencefalo contiene il tetto e il tegmento che sono strutture che coordinano funzioni come l'orientamento dell'organismo nell'ambiente, il movimento e il livello di arousal (regolazione sonno e livelli di attività fisiologica) in relazione agli stimoli sensoriali. 3 Il prosencefalo coordina le funzioni d'ordine superiore come la percezione, l'emozione e il pensiero. È formato dalla corteccia cerebrale (strato più esterno del cervello e suddiviso in due emisferi) e dalle strutture sottocorticali le quali comprendono il talamo (riceve filtra le informazioni provenienti dai sistemi sensoriali e le ritrasmette alla corteccia cerebrale), l'ipotalamo (regola la temperatura corporea, la fame, la sete e il comportamento sessuale) , il sistema limbico e i gangli della base (sono un insieme di strutture sottocorticali che dirigono movimenti intenzionali). Il sistema limbico comprende l'ippocampo e l'amigdala; dove l'ippocampo è essenziale per la generazione di nuovi ricordi e per la loro integrazione in una rete di conoscenze, consentendone l'immagazzinamento a tempo indefinito di altre parti della corteccia cerebrale; mentre l'amigdala è importante nella formazione dei ricordi emozionali. Il prosencefalo è costituito anche dalla corteccia cerebrale suddivisa in due emisferi ciascuno dei quali è composto da quattro lobi: occipitale che elabora le informazioni visive, temporale che è responsabile dell'udito e del linguaggio, parietale che svolge la funzione di elaborazione delle informazioni tattili, e frontale che contiene aree specializzate per il movimento, pensiero astratto, la progettazione, la memoria e il giudizio. Il terzo livello di organizzazione della corteccia cerebrale riguarda la rappresentazione delle informazioni all'interno dei lobi. Una gerarchia di fasi di elaborazione veicola dettagli fini dell'informazione delle aree primarie fino a quelle associative (formate da neuroni che contribuiscono a dare senso e significato alle informazioni registrate nella corteccia). Un esempio delle proprietà delle aree associative proviene dalla scoperta del sistema dei neuroni specchio che sino attivi quando un animale mette in atti un certo comportamento e vengono attivati anche quando un altro animale osserva ciò che sta facendo l'animale che esegue il comportamento. I neuroni del cervello possono essere plasmati dall'esperienza e dall'ambiente e ciò conferisce al cervello umano una grande plasticità. Il sistema endocrino lavora in associazione con il sistema nervoso per regolare pensieri, emozioni e comportamenti attraverso il rilascio di ormoni. Esso consiste in una rete di ghiandole che producono e secernono nel circolo sanguigno sostanze chimiche dette ormoni le quali influenzano una vasta gamma di funzioni come il metabolismo, la crescita e lo sviluppo sessuale. L'ipofisi o ghiandola pituitaria orchestra il funzionamento del sistema endocrino attraverso il rilascio di ormoni che controllano la produzione ormonale delle altre ghiandole endocrine. **[Sviluppo ed evoluzione del sistema nervoso ]** Il sistema nervoso è il primo sistema a svilupparsi entro l'embrione assumendo la forma di tubo neurale. In seguito un'estensione del tubo si allarga in tre vescicole che poi formano il romboencefalo, mesencefalo e prosencefalo, mentre dal resto del tubo deriva il midollo spinale. Ciascuna delle tre vescicole ripiegandosi da origine alla struttura successiva ed entro ognuna di queste aree poi iniziano a formarsi le specifiche strutture cerebrali. Il sistema berci si è evoluto da semplici aggregati di neuroni sensoriali e motori presenti nelle forme animali più semplici. **[Geni, epigenetica e ambiente ]** Il gene è l'unità della trasmissione ereditaria. I geni sono organizzati in lunghi filamenti detti cromosomi che sono filamenti di DNA a doppia elica avvolti di loro stessi e fittamente spiralizzati. Ogni essere umano possiede 23 coppie di cromosomi. I gemelli monizigoti condividono il 100% dei geni mentre quelli dizigoti il 50% come tutti gli altri fratelli. Gli studi di genetica indicano che i geni e ambiente funzionino in sinergia nell'influenzare il comportamento. I geni determinano una gamma di variabilità dei caratteri all'interno di una popolazione on un particolare ambiente ma non permettono di prevedere caratteristiche del singolo individuo, poiché su questa hanno un'influenza determinante anche l'esperienza e gli altri fattori ambientali. L'epigenetica è lo studio delle influenze ambientali che determinano il fatto che i geni siano espressi oppure no, e il grado in cui lo sono senza che vi sia modificazione della sequenza di basi nel DNA cioè senza alterazione della struttura del gene. L'ambiente può influenzare l'espressione genica attraverso i segni epigenetico cioè modificazioni chimiche del DNA che possono attivare o disattivare i geni. Ritroviamo due segni epigenetici: la metilazione del DNA che implica l'addizione di un gruppo metilico sulla sequenza di basi del DNA, e la modificazione degli istoni che implica l'addizione di modificazioni chimiche alle proteine dette istoni che contribuiscono all'impacchettamento del DNA (cioè alla sua spiralizzazione nei cromosomi). L'ereditabilità è una misura della variabilità tra individui relativa ai tratti comportamentali che può essere ricondotta ai fattori genetici. Essa è un concetto astratto, che si applica alla popolazione, che dipende dall'ambiente e che non è un destino ineluttabile. Il concetto di ereditarietà si è dimostrato utile da un punto di vista teorico e fondato da un punto di vista statistico nell'aiutare gli scienziati a comprendere le relative influenze della genetica e dell'ambiente sul comportamento. **[Come si esplora il cervello ]** Gli scienziati si servono di un vasto repertorio di metodi per comprendere in che modo il cervello influenza il comportamento e ce ne sono tre principali: 1 studio delle lesioni cerebrali, 2 studiare l'attività elettrica del cervello, 3 servirsi di tecniche di neuroimmagine per studiare le strutture cerebrali e osservare il cervello in azione. 1 Grazie a questo studio i neuroscienziati sono in grado di formulare teorie sulle funzioni svolte dalle aree colpite. Grazie al caso di Gage che si perforò il cranio senza morire gli scienziati capirono che il lobo frontale è coinvolto nella regolazione delle emozioni, processi della progettazione e quello decisionali (perché dopo il foro da che era una persona gentile è diventata scontrosa). Sperry dimostrò che il cervello diviso doveva collaborare e non essere due cose separate; infatti qualunque informazione che entri inizialmente dall'emisfero sinistro viene registrata dall'emisfero destro e viceversa perché l'informazione entra e si trasmette attraverso il corpo calloso. Senza un corpo calloso intatto non vi è modo per l'informazione di raggiungere l'altro emisfero. Così Sperry e i suoi collaboratori fece vari esperimenti prima sui cani e poi sulle persone come quelle di quando a una donna fu presentata l'immagine di un anello sul lato destro di uno schermo e la chiave sul sinistro, la donna fu in grado di verbalizzare l'anello ma non la chiava perché era l'emisfero sinistro a vedere l'anello e a possedere la funzione del linguaggio; poi fu in grado di scegliere con la mano sinistra una chiave in mezzo a una serie di oggetti ma non di selezionare l'anello perché nel cervello diviso ciò che l'emisfero sinistro vede non viene comunicato al lato destro del corpo. 2 Qui si usa l'elettroencefalogramma che è la registrazione mediante un apposito apparecchio dell'attività elettrica cerebrale. Molti stati di coscienza come veglia e sonno sono caratterizzati da tipi specifici di onde cerebrali. Grazie a questo strumento Hubel e Wiesel scoprirono, attraverso un esperimento sui gatti, che i neuroni della corteccia visiva primaria si attivano ogni volta che in una parte del campo visivo vi era un contrasto chiaro scuro e che ciò era particolarmente evidente quando lo stimolo visivo consisteva in una larga striscia luminosa contro uno sfondo scuro. In seguito scoprirono che ogni neurone produceva una forte risposta solo quando il margine del contrasto chiaro scuro era orientato in una direzione particolare. Questi neuroni sono noto come rivelatori di caratteristiche perché rispondono selettivamente a determinati aspetti di uno stimolo visivo. 3 L'imaging strutturale fornisce informazioni sulle strutture fondamentali del cervello, mentre l'imaging funzionale fornisce informazioni sull'attività del cervello mentre il soggetto è impegnato in tipi differenti di compiti cognitivi o motori. Tipo di imaging strutturale sono la tomografia assiale computerizzata (CT) ovvero uno scanner che ottiene una seri di immagini ai raggi X da angolazioni diverse, risonanza magnetica dove si sfrutta l'azione di un forte campo magnetico per orientare in una stessa direzione i nuclei atomici di particolari molecole nei tessuti cerebrali, e la risonanza magnetica con tensore di diffusione che consente di visualizzare i tratti neurali di sostanza bianca ovvero i fasci di fibre mieliniche che connettono aree cerebrali sia vicine che lontane fra loro. Nell'imaging funzionale invece si riesce a vedere di più le strutture cerebrali e troviamo: la PET ovvero la tomografia a emissione di positroni dove una sostanza reattiva innocua viene iniettata nel circolo sanguigno del soggetto, e la risonanza magnetica funzionale basata sulla differenza di risposta che esiste tra l'emoglobina ossigenata e quelle deossigenata quando sono esposte a impulsi magnetici. La correlazione tra il maggiore consumo di energia in una particolare area cerebrale e specifici eventi cognitivi o comportamentali suggerisce che quell'area sia coinvolta in tipi specifici di elaborazione percettiva, motoria, cognitiva o emozionale. **Sensazione e percezione** La sensazione è la semplice stimolazione di un organo di senso; mentre la percezione è l'organizzazione, identificazione e interpretazione di una sensazione in modo da formare una rappresentazione mentale. Tutti i sensi dipendono dal processo di trasduzione che ha luogo quando i sensori corporei convertono i segnali fisici provenienti dall'ambiente in segnali neurali codificati, i quali sono poi inviati al sistema nervoso centrale. In ciascun senso l'energia fisica proveniente dall'esterno viene trasformata in energia neurale all'interno del sistema nervoso centrale. Fechner sviluppò un metodo per misurare la sensazione e la percezione detto psicofisica cioè un metodo che misura l'intensità di uno stimolo e la sensibilità del soggetto a tale stimolo. Il processo in psicofisica di misurazione inizia con un unico segnale sensoriale al fine di determinare con precisione quanta energia fisica è necessaria per suscitate in un osservatore una sensazione a livello cosciente. La misura basilare è la soglia assoluta ovvero l'intensità minima necessaria perché uno stimolo risulti appena rilevabile nel 50% delle prove e segna un confine. Il confine è tra stato cosciente e non cosciente ovvero se è rilevabile o no un dato stimolo. La JND o differenza appena rilevabile è il più piccolo cambiamento nell'intensità di uno stimolo che il soggetto riesce a rilevare. Nel calcolare la soglia differenziale ciò che importa è la proporzione tra le intensità degli stimoli e questa relazione fu nota a Weber. Cosi Fechner applicò cosi la sua intuizione in psicofisica e formulò la legge di Weber secondo cui la differenza appena rilevabile di uno stimolo rappresenta una proporzione costante, indipendente dalle variazioni d'intensità. In ogni momento i ricordi, gli stati d'animo e le nostre motivazioni si intrecciano con ciò che vediamo, udiamo e rileviamo con l'olfatto. Questo rumore interno è in competizione con la nostra capacità di individuare uno stimolo con attenzione perfettamente focalizzata. Secondo una teoria della psicofisica detta teoria della rilevazione del segnale, la risposta a uno stimolo dipende sia dalla sensibilità del soggetto allo stimolo in presenza di rumore sia dal suo personale criterio di risposta. Questa teoria costituisce un metodo per misurare la sensibilità percettiva cioè l'efficienza con cui il sistema percettivo del soggetto rappresenta gli eventi sensoriali indipendentemente della sua personale strategia ne prendere le decisioni. In questa teoria si può incappare in due errori: hit se la selezione allo stimolo è molto accurata, e miss se lo è poco. Però questa teoria offre un metodo pratico per risolvere questi due errori ovvero un metodo che consente di tener conto delle conseguenze di hit, miss, falsi allarmi e correct rejection. Un'altra cosa da dire sulla sensazione è l'adattamento sensoriale ovvero il fenomeno per cui una stimolazione prolungata porta la sensibilità a declinare col tempo perché l'organismo si adatta alle condizioni in cui si trova. La visione 1 L'acuità visiva è la capacità di vedere i dettagli fini. La lunghezza d'onda rappresenta la tinta ovvero il colore. L'intensità o ampiezza rappresenta la luminosità della luce. La purezza, cioè il numero di onde nel fascio di luce, corrisponde a ciò che gli esseri umani percepiscono come saturazione o intensità del colore. Queste tre sono proprietà intrinseche della luce ciascuna delle quali ha una dimensione fisica che produce una corrispondente dimensione psicofisica. La luce che raggiunge l'occhio passa attraverso la cornea che imprime una curvatura al raggio luminoso e lo invia attraverso la pupilla. L'iride controlla il diametro della pupilla e di conseguenza la quantità di luce che può entrare nell'occhio. Dopo l'iride muscoli interni dell'occhio controllano la curvatura del cristallino concentrando i raggi sulla retina ovvero un tessuto sensibile alla luce. Attraverso l'accomodazione i muscoli cambiano la curvatura per poter mettere a fuoco l'oggetto ovvero l'occhio forma sulla retina un'immagine chiara dell'oggetto. La retina ha due tipi di fotocettori: i coni che rilevano il colore operando in condizioni di luce normale e consentono la messa a fuoco dei dettagli fini, e i bastoncelli che si attivano in condizioni di luce debole e sono deputati alla visione notturna. I bastoncelli hanno lo stesso fotopigmento per quello percepiscono solo sfumature di grigio. Inoltre i bastoncelli sono distribuiti nella retina tranne nella regione centrale ovvero la foeva che è l'area della retina dove la visione è in assoluto più nitida e i bastoncelli sono completamente assenti. Questi fotocettori formano lo strato più interno sottostante a strati trasparenti composti da vari tipi di neuroni come le cellule bipolari e gangliari della retina. Le cellule bipolari raccolgono i segnali neurali dei bastoncelli e dei coni e li trasmettono allo strato più esterno della retina dove le cellule gangliari organizzano i segnali e li inviano al cervello. I fasci degli assoni delle cellule gangliari della retina formano il nervo ottico che lascia l'occhio attraverso un foro nella retina. Questa area è detta pungo cieco perché non ha né bastoncelli né coni e corrisponde a un'area del campo visivo che non produce alcuna sensazione sulla retina. Flussi di potenziali d'azione o impulsi nervosi che veicolano le informazioni codificate dalla retina giungono al cervello lungo il nervo ottico. Metà degli assoni del nervo ottico in uscita dal ciascun occhio proviene dalle cellule gangliari che codificano le informazioni dal campo visivo destro mentre l'altra area codifica le informazioni dal campo visivo sinistro. Questi due fasci si incrociano nel chiasma e raggiungono con connessioni controlaterali l'emisfero cerebrale sinistro o destro. Il nervo ottico emergente da ciascun occhio si dirige al nucleo genicolato laterale situato nel talamo e da qui il segnale visivo viaggia verso la parte visiva del cervello, diretto verso la regione detta area V1 ovvero l'area del lobo occipitale che contiene la corteccia visiva primaria. **[Percezione del colore ]** La luce è la percezione delle differenti lunghezze d'onda nello spettro della luce visibile. Infatti i coni possono essere di tre tipi diversi dove ogni tipo di cono contiene uno specifico pigmento sensibile a: lunghezze d'onda corte percepite come blu (coni S), lunghezze d'onda medie come verde (coni M) e lunghezze d'onda lunghe come rosso (coni L). I coni dopo un po\' hanno bisogno di una pausa da un determinato colore e affaticandosi producono un'immagine postuma ovvero producono una forma di adattamento sensoriale. La spiegazione dipende dall'esistenza di sistemi cromatici antagonisti in cui coppie di neuroni visivi funzionano in maniera antagonista con rosso contrapposto al verde e il blu contrapposto al giallo. La percezione delle forme degli oggetti dipende dall'attività di neuroni nella corteccia visiva che scaricano in risposta ai margini degli oggetti. Neuroni doversi scaricano in risposta a margini con orientamenti diversi. Due distinte vie funzionali proiettano dal lobo occipitale alle aree visive localizzate in altre parti del cervello. La via ventrale attraversa le regioni inferiori di ciascun lobo temporale e comprende aree cerebrali deputate alla rappresentazione della forma e dell'identità degli oggetti. Se si ha un danno a su questa via si può produrre un deficit chiamato agnosia per la forma ovvero l'incapacità di riconoscere gli oggetti mediante la vista. La via dorsale va in ciascun emisfero del lobo occipitale al lobo parietale e comprende aree cerebrali coinvolte nell'identificazione della posizione spaziale e del movimento di un oggetto. **[La visione 2 ]** L'elaborazione in parallelo è la capacità del cervello di eseguire simultaneamente molteplici attività. Il problema del legame della percezione è il problema di come il cervello riesca a collegare tra loro le singole caratteristiche in modo tale che jl nostro mondo visivo risulti composto da oggetti unitari. Nel combinare correttamente le singole caratteristiche componendole in oggetti unitari, si sono trovati degli errori detti congiunzioni illusorie ovvero un errore percettivo in cui il cervello combina in modo scorretto caratteristiche appartenenti in realtà a più oggetti. Si può spiegare attraverso una teoria perché le congiunzioni illusorie si verificano: secondo la teoria dell'integrazione delle caratteristiche secondo la quale l'attenzione focalizzata non è necessaria per rilevare le singole caratteristiche che compongono uno stimolo come colore, forma, grandezza e posizione di lettere, ma lo è per legare insieme quelle singole caratteristiche. La formazione dei legami associativi sfrutta l'informazione relativa alle caratteristiche elaborata in strutture comprese nella via ventrale dell'informazione visiva ovvero la via del che cosa. Ma poiché la formazione dei legami associativi implica l'intersezione di caratteristiche elaborate da parti distinte della via visiva ventrale a seconda della specifica localizzazione spaziale, l'integrazione dipende anche dalla via dorsale e dalle strutture comprese nel lobo parietale ovvero la via del dove. I rilevatori di caratteristiche permettono al sistema visivo la percezione accurata di un oggetto in circostanze diverse a partire da una configurazione spaziale di punti della retina colpiti dalla luce. Questo avviene grazie alla visione modulare ovvero esistenza di aree cerebrali specializzate nel riconoscere e rappresentare le facce o le case o le pareti del corpo. Nel lobo temporale c'è una sottoregione che risponde in maniera selettiva ai volti e un'area vicina a questa che risponde ai paesaggi. La costanza percettiva è la percezione degli oggetti che resta costante anche quando gli aspetti dei segnali sensoriali cambiano. Prima però che avvenga questo ovvero che ci sia il processo di riconoscimento, il sistema visivo deve eseguire un altro compito importante ovvero organizzare in un'unica rappresentazione integrata dell'oggetto le parti dell'immagine che sono tra loro connesse. Le regole di organizzazione percettiva stabiliscono i criteri per l'integrazione e sono: semplicità (la spiegazione più semplice è la migliore), chiusura (tendiamo ad inserire gli elementi mancanti di una scena visiva), continuità (i margini e i contorni vengono raggruppati insieme), somiglianza (aree che si somigliano vengono percepite come appartenenti allo stesso oggetto), vicinanza (oggetti che si trovano vicini tendono a raggrupparsi), e movimento comune (elementi che si muovono insieme sono percepiti come parti di un unico oggetto). L'organizzazione implica separare visivamente un oggetto da ciò che lo circonda. Le dimensioni ci forniscono indizi si ciò che deve essere interpretato come figura e ciò che invece è sfondo. Sono stato proposti due tipi generali di teorie sul riconoscimento degli oggetti uno basato sull'oggetto in quanto interno e l'altro sulle parti. Secondo la prima teoria del riconoscimento degli oggetti in base all'immagine mentale, un oggetto visto in precedenza viene conservato nella memoria sotto forma di template ovvero rappresentazione mentale che può essere confrontata direttamente con la forma di un oggetto nell'immagine retinica. La seconda teoria del riconoscimento degli oggetti in base alle loro parti propongono che il cervello decostruisca gli oggetti osservati scomponendoli in un insieme di parti. Gli oggetti del nostro mondo hanno tre dimensioni ovvero lunghezza, larghezza e profondità; ma la nostra retina ha solo la lunghezza e la larghezza. Per questo ci sono degli indizi monoculari di profondità per far sì che noi possiamo percepire la profondità. Questi indizi sono elementi di una scena che forniscono informazioni sulla profondità quando sono osservati con un solo occhio e si basano sul rapporto tra distanza e grandezza relativa o familiare (ovvero differenze di grandezza). Altri indizi sono la prospettiva lineare (linee parallele convergono al crescere della distanza), gradiente di tessitura (quando si osserva una superficie con un pattern ed essa diminuisce man mano che la superficie su allontana), la sovrapposizione (quando un oggetto blocca la vista di un altro), e altezza relativa (oggetti vicino sono più in basso e quelli lontani più in alto). Le informazioni sulla profondità ci sono fornite anche dalla disparità binoculare ovvero la differenza tra le immagini retiniche dei due occhi che è fonte di informazioni sulla profondità. Il cervello infatti calcola la disparità tra le due immagini retiniche in modo da percepire a che distanza di trovano gli oggetti. Per percepire il movimento il sistema visivo deve codificare informazioni riguardanti sia lo spazio che il tempo. Una regione nella parte mediale del lobo temporale è specializzata nella percezione visiva del movimento e detta MT. Per riuscire a percepire correttamente i movimenti degli oggetti e consentirci di avvicinarci a essi o di allontanarci, il cervello riesce a fare ciò monitorando i movimenti degli occhi e della testa e sottraendoli al movimento dell'immagine retinica. I neuroni sensibili al movimento sono collegati a rilevatori cerebrali specializzati, che codificano il movimento in direzioni opposte. La sensazione del movimento è prodotta dalla differenza nell'intensità di scarica tra questi due tipi di sensori in opposizione tra loro. Se un gruppo di rilevatori del movimento risulterà affaticato dall'adattamento al movimento in una data direzione, allora prenderà il sopravvento il gruppo dei sensori antagonisti. Il risultato finale sarà la percezione del movimento nella direzione opposta e quindi si avrà un'illusione della cascata ovvero una percezione del modo che si fonda su processi antagonisti come per quella dei colori. La percezione del movimento in conseguenza di segnali intermittenti che appaiono in rapida successione in posizione diversa è detta moto apparente. La cecità al cambiamento è un fenomeno che si verifica quando le persone non riescono a rilevare i cambiamenti nei particolari di una scena visiva. Il ruolo che ha l'attenzione focalizzata nell'esperienza visiva conscia trova un'altra dimostrazione nel fenomeno della cecità da inattenzione ovvero l'incapacità di percepire gli oggetto su cui non è focalizzata l'attenzione. **[L'udito ]** Il senso dell'udito riguarda le onde sonore che hanno tre dimensioni: frequenza (le sue variazioni sono dette variazioni di tono cioè quanto è acuto o grave il suono), ampiezza (corrisponde al volume ovvero l'intensità del suono), e complessità (corrisponde al timbro ovvero l'esperienza che chi ascolta fa della qualità del suono o risonanza). La collocazione delle orecchie ai lati opposto ci consente di avere un udito stereofonico. Il suono che arriva all'occhio più vicino alla fonte sonora ha un'intensità maggiore del suono che arriva all'orecchio più distante. Come anche le onde sonore arrivano prima all'orecchio più vicino piuttosto che a quello più lontano. L'orecchio umano si divide in orecchio esterno che raccoglie le onde sonore e le convoglia verso l'orecchio medio che trasmette le vibrazioni all'orecchio interno dove queste vengono trasdotte in impulsi neurali. Il padiglione convoglia le onde sonore nel canale uditivo provocando la vibrazione della membrana timpanica a una frequenza corrispondente a quella del suono. Nell'orecchio medio la catena degli ossicini raccoglie le vibrazioni della membrana timpanica e amplificandole le trasmette in avanti e ciò fa vibrare un'altra membrana che separa l'orecchio medio dalla coclea, una struttura piena di liquido situata nell'orecchio interno. Qui il fluido trasmette energia meccanica dell'onda sonora ai recettori uditivi che trasducono in attività elettrochimica eccitando i neuroni che formano il nervo acustico, tramite il quale i segnali neurali arrivano al cervello. All'interno della coclea la membrana basilare oscilla in risposta all'energia dell'onda sonora, trasmessa al liquido cocleare. Onde sonore di frequenza differente fanno sì che il picco della deformazione della membrana si verifichi in posizioni differenti dalla membrana stessa: con le basse frequenze vicino all'apice, con le alte frequenze vicino alla base. Nelle posizioni in cui si ha il picco avviene il ripiegamento delle ciglia dei recettori di membrana basilare. Il movimento delle cellule ciliate genera impulsi nei neuroni uditivi i cui assoni formano il nervo acustico che emerge dalla coclea. Questo processo appena descritto prende il nome di trasduzione acustica. L'Area A1 è la porzione del lobo temporale che contiene la corteccia uditiva primaria. Le aree uditive dell'emisfero sinistro elaborano il linguaggio. I neuroni in nell'area A1 rispondono bene ai toni semplici, mentre le aree cerebrali uditive superiore elaborano suoni di complessità crescente. Ci sono due meccanismo principali per codificare le frequenze delle onde sonore: il codice di posizione (per le frequenze alte ed è il processo con cui le frequenze differenti sono codificate in base a posizioni differenti sulla membrana basilare) e il codice temporale (per le frequenze basse le quali vengono registrate tramite la frequenza di scarica dei potenziali d'azione che entrano nel nervo acustico). Ci possono essere due tipi di perdite uditive quella di perdite uditive conduttive quando il timpano o gli ossicini hanno subito un danno tale da non riuscire più a trasmettere efficacemente alla coclea le onde sonore; e le perdite uditive neurosensoriali che sono causate da un danno alla coclea, alle cellule ciliate o al nervo acustico, cioè un tipo di danno che colpisce la quasi totalità delle persone con l'avanzare dell'età. I sensi somatici La percezione tattile scaturisce dall'esplorazione attiva dell'ambiente fatta toccando e afferrando gli oggetti con le mani. I recettori del tatto sono neuroni sensoriali specializzati che formano gruppi distinti di recettori tattili, specializzati nel rilevare la pressione, la temperatura e le vibrazioni degli oggetti a contatto con la pelle. I recettori del tatto rispondono agli stimoli che ricadono entro i rispettivi campi recettivi e i loro lunghi assoni arrivano al cervello attraverso i nervi spinali o i nervi cranici. I recettori del dolore sono distribuiti in tutti i tessuti corporei che sentono il dolore sono presenti nelle ossa e nei muscoli, negli organi interni come sotto la superficie della pelle. I segnali sensoriali generati in ogni parte del corpo arrivano alla corteccia somatosensoriale. Tre principi importanti regolano la rappresentazione neurale della superficie corporea: il primo è l'organizzazione controlaterale dove la parte sinistra del corpo è rappresentata nella parte destra come nel cervello e viceversa; il secondo è che le aree cerebrali deputate al tatto sono dedicate in larga parte alla sensazione proveniente da quelle regioni della superficie corporea in cui è maggiore la sensibilità a piccole differenze spaziali, il terzo è che esistono evidenze sempre più forti dell'esistenza anche per il tatto di due vie distinte del che cosa e del dove analoghe a quelle della visione e dell'udito. **[Dolore ]** Il danno ai tessuti viene trasdotto dai nocicettori. I ricercatori distinguono le fibre A delta ad azione rapida ovvero quando il dolore lo sentiamo subito, e le fibre C che trasmettono il dolore sordo ovvero che quello che dura a lungo. Ci sono due vie del dolore: una manda segnali alla corteccia somatosensoriale identificando la localizzazione e il tipo di dolore, l'altra via manda segnali ai centri cerebrali coinvolti nella motivazione e nelle emozioni, come ipotalamo e l'amigdala, e al lobo frontale. Oltre al dolore esterno abbiamo anche un dolore interno detto dolore riferito che si verifica quando le informazioni sensoriali provenienti da aree interne ed esterne convergono sulle stesse cellule nervose del midollo spinale. Secondo un'influente teoria detta teoria del gate control o del cancello i segnali che arrivano dai recettori del dolore presenti nel corpo possono essere fermati o bloccato al cancello di ingresso da interneuroni presenti nel midollo spinale tramite il feedback proveniente da due direzioni. Questo feedback neurale proviene da una regione situata nel mesencefalo detta sostanza grigia periacqueduttale (PAG); in condizioni di stress estreme le endorfine liberate possono attivare la PAG che invia segnali inibitori a neuroni del midollo spinale i quali a loro volta bloccano i segnali di dolore inviati al cervello e in questo modo controllano l'esperienza del dolore. La PAG inoltre risponde all'azione delle sostanze oppiacee come la morfina. Un diverso tipo di feedback può far aumentare la sensazione del dolore e questo sistema viene attivato da eventi come le infezioni e i segnali di pericolo appresi. L'esperienza del dolore presenta una notevole variabilità individuale e questo si spiega con i processi di bottom up e top down previsti dalla teoria del cancello. **[Posizione, Movimento e Equilibrio ]** I recettori sensoriali forniscono le informazioni che ci servono per percepire la posizione e il movimento degli arti, della testa e del corpo. Da questi recettori dipende anche il feedback che riguarda la corretta esecuzione del movimento desiderato e come tale movimento sia influenzato dalle resistenze provenienti dall'oggetto che stiamo manipolando. Il mantenimento dell'equilibrio dipende in primo luogo dal sistema vestibolare costituito dai tre canali semicircolari pieni di liquido e dagli organi ad essi adiacenti situati nei pressi della coclea in ciascun orecchio interno. I canali semicircolari sono orientati in tre direzioni fra loro perpendicolari e sono costellati di cellule ciliate, le quali rilevano il movimento del fluido all'interno dei canali quando la testa si muove o accelera. Il ripiegamento delle cellule ciliate genera impulsi nervosi nel nervo vestibolare, che li trasmette poi al cervello. Questa continua rilevazione del movimento ci consente di mantenere l'equilibrio, ovvero la posizione del corpo in relazione alla forza di gravità. I sensi chimici La nostra esperienza dell'odorato, od olfatto, dipende dal legame delle molecole di odoranti su siti specifici dei recettori olfattivi; da questi neuroni partono potenziali d'azione che convergono sui glomeruli all'interno del bulbo olfattivo: gruppi di recettori per odoranti simili inviano i loro assoni a uno stesso glomerulo. Il bulbo olfattivo a sua volta invia segnali a parti del cervello che controllano le pulsioni istintuali, le emozioni e le memorie, il che spiega perché l'odorato può produrre su di noi effetti immediati e potenti. L'odorato è coinvolto anche nei comportamenti sociali, come dimostrano i feromoni, odoranti coinvolti nel comportamento riproduttivo e nelle risposte sessuali di varie specie. La sensazione del gusto dipende dai calici gustativi, presenti sulla lingua, sul palato e nella parte posteriore della bocca e della gola, e inoltre dai recettori che corrispondono alle cinque sensazioni gustative primarie: salato, dolce, amaro, acido o umami. L'esperienza del gusto presenta un'ampia variabilità individuale; al pari delle esperienze olfattive, anche quelle gustative dipendono in larga misura da fattori cognitivi. **La memoria** La memoria è la capacità di immagazzinare informazioni e di recuperarle nel corso del tempo. La memoria implica tre funzioni chiave: la codifica ovvero il processo con cui trasformiamo in ricordi persistente ciò che percepiamo, pensiamo o sentiamo; l'immagazzinamento ovvero i processi che permette di conservare le informazioni nella memoria per lungo tempo; e il recupero ovvero il processo che riporta alla mente le informazioni in precedenza codificate e immagazzinate. La codifica Abbiamo 1 la codifica semantica, 2 visiva, 3 organizzativa. 1 la codifica semantica è il processo che mette in relazione tramite il significato nuove informazioni con conoscenze già immagazzinate in memoria. La codifica semantica è specificamente associata con un aumento dell'attività neurale nella regione inferiore del lobo frontale sinistro e nella regione interna del lobo temporale sinistro. Infatti il livello di attività in ciascuna di queste due regioni durante la codifica è direttamente correlato alla capacità del partecipante di ricordare in seguito un particolare item (maggiore è l'attività maggiormente la persona ricorderà l'informazione). 2 la codifica visiva consiste nell'immagazzinare nuove informazioni trasformandole in immagini mentali. Questa codifica aiuta a migliorare la memoria in misura sostanziale perché funzione in parte come la codifica semantica ovvero nel creare un'immagine mentale si mettono in relazione le informazioni in entrata con conoscenze già presenti nella memoria. Inoltre quando si ricorre alle immagini visive per codificare parole e altre informazioni verbali finite per avere due diversi posti mentali (ovvero uno visivo e uno verbale), che ci assicurano maggiori possibilità di ricordarli rispetto al segnaposto verbale. Questa codifica si attiva nella regione del lobo occipitale quello addetto per la vista. 3 La codifica organizzativa comporta classificare in categorie una serie di item in base alle relazioni esistenti tra loro. Questa codifica attiva la regione superiore del lobo frontale sinistro. La codifica di nuove informazioni è cruciale per molti aspetti della vita; infatti la codifica collegata alla sopravvivenza fa aumentare la capacità di ricordare di più. Uno dei vantaggi della codifica collegata alla sopravvivenza sta nell'attingere dagli elementi della codifica semantica, visiva e organizzata; inoltre stimola i partecipanti a riflettere a fondo sugli obiettivi che desiderano ottenere quindi li porta a impegnarsi nella pianificazione delle loro azioni. **[Immagazzinamento ]** L'immagazzinamento nella memoria è il processo mediante il quale le informazioni si conservano nella memoria nel corso del tempo. Anche qui abbiamo 3 compartimenti: 1 la memoria sensoriale, 2 la memoria a breve termine e 3 la memoria a lungo termine. 1 La memoria sensoriale è il deposito in cii l'informazione sensoriale viene conservata per pochi secondi o anche meno. Ci sono due tipi di memoria sensoriale: la memoria iconica che è il depositioa rapido decadimento delle informazioni visive; e la memoria ecoica che è il deposito a rapido decadimento delle informazioni uditive. Se l'informazione va rapidamente perdura dalla memoria sensoriale come si fa a recuperarla? La chiave è l'attenzione e questo ci introduce alla memoria a breve termine. **[2 La memoria a breve termime e la memoria di lavoro ]** La memoria a breve termine è un deposito in cui le informazioni non sensoriali vengono trattenute per più di qualche secondo ma meno di un minuto. Perché l'informazione possa entrare in questo tipo di memoria c'è bisogno di attenzione. Questa memoria rimane per circa 15/20 secondi, ma se ci serve farla durare di più c'è bisogno dalla ripetizione ovvero il processo mediante il quale manteniamo le informazioni nella memoria a breve termine ripetendole mentalmente. La ripetizione ha un ruolo importante sull'effetto della posizione seriale che è il fenomeno per cui i primi e gli ultimi item di una serie hanno più probabilità di essere ricordati rispetto agli item centrali. I primi elementi prendono il nome di effetto primacy e gli ultimi effetto recency. Quindi la memoria a breve termine è limitata rispetto alla quantità di tempo per cui può mantenere le informazioni e anche rispetto alla quantità di informazioni che può trattenere. La memoria di lavoro si riferisce al mantenimento attivi delle informazioni nel deposito a breve termine. Anche la memoria di lavoro ha due sotto insieme uno verbale e uno visivo dove si aggiungo il buffer episodico che integra l'informazione verbale e quella visiva dei due sottosistemi in un codice multidimensionale, e l'esecutivo centrale che coordina i due sottosistemi e il buffer episodico. La componente dell'esecutivo centrale dipende da regioni del lobo frontale coinvolte nel controllo e nell'elaborazione delle informazioni in un'ampia gamma di compiti cognitivi. Addestrare la memoria di lavoro produce un generale miglioramento nella prestazione e tale miglioramento sono entità sufficiente a influenzare la prestazione in compiti cognitivi della vita quotidiana. **[3 Memoria a lungo termine ]** La memoria a lungo termine è il deposito in cui le informazioni possono essere mantenute per ore, giorni, mesi o anni. L'ippocampo ha un ruolo cruciale nell'introdurre nuova informazione nella memoria a lungo termine. Quando vi sono lesioni in questa area le persone soffrono di amnesia anterograda che è l'incapacità di trasferire nuove informazioni dal deposito a breve termine al deposito a lungo termine. Alcuni pazienti amnesici soffrono anche di amnesia retrograda cioè l'incapacità di recuperare le informazioni acquisite prima di una certa data, data che coincide solitamente con il verificarsi di una lesione o di un'operazione al cervello. L'ippocampo infatti non è la sede della memoria a lungo termine ma bensì è una sorta di indice che unisce tutti insieme i pezzetti separati della corteccia legato ad immagini, suoni, odori e contenuti emozionali. Sebbene sia cruciale la prima formazione di nuovi ricordi, la regione dell'ippocampo coinvolta nell'indice può diventare meno importante man mano che il ricordo si consolida. Questo concetto è collegato al concetto di consolidamento ovvero il processo con cui i ricordi diventano stabili all'interno del cervello. Il consolidamento oltre a venire rafforzato dal fatto di parlare di quella cosa o pensarla, viene rafforzato dal sonno. Alcuni esperimenti hanno dimostrato però che persino i ricordi consolidato possono diventare vulnerabili alla disgregazione quando vengono richiamati perciò devono essere consolidato nuovamente cioè attraverso un processo di riconsolidamento. Il mancato riconsolidamento può indurre i ricordi traumatici. Ad impedire il riconsolidamento è l'amigdala che ha un ruolo fondamentale nella memoria delle emozioni. L'immagazzinamento dei ricordi dipende da cambiamenti nelle sinapsi e il potenziamento a lungo termine aumenta le connessioni sinaptiche. **[3 Il recupero ]** Il recupero è il processo che riposta alla mente informazioni già codificate e immagazzinate. Uno dei modi migliori di recupero di informazioni è imbattersi in informazioni esterne alla testa che siano collegate a quelle interne. L'informazione proveniente dall'esterno è detta indizio di recupero ovvero un'informazione esterna associata all'informazione immagazzinata e che serve a riportarla alla mente. I suggerimenti sono un tipo di indizio per il recupero ma non l'unico. Il principio della specificità della codifica afferma che un indizio per il recupero è efficace nel riportare alla mente un'informazione quando aiuta a ricreare lo specifico modo in cui quell'informazione è stata inizialmente codificata. Gli indizi per il recupero possono venire anche in stati interiori come per il recupero stato dipende cioè la tendenza a ricordare meglio un'informazione quando il suo recupero avviene mentre si è nello stesso stato in cui si trovava durante la codifica. Il principio della specificità della codifica permette di trarre insolite previsione poiché la corrispondenza tra il contesto della codifica e il contesto del recupero migliora la qualità del ricordo. Questo accade grazie al principio di elaborazione appropriata per il trasferimento del ricordo che afferma che un ricordo tende a trasferirsi da una situazione a un'altra quando vi è corrispondenza fra i contesti di codifica e di recupero delle due situazioni. Il recupero può aiutare alla memoria ma non è sempre ciò che accade come nella dimenticanza indotta dal recupero cioè un processo per cui il recupero di un contenuto dalla memoria a lungo termine compromette la successiva capacità di richiamare contenuti correlati. Inoltre il recupero può anche modificare il ricordo. Regioni del lobo frontale sinistro mostrano un aumento dell'attività quando le persone recuperano informazioni presentate loro in precedenza. Il riuscire a ricordare un'esperienza passata tende ad associarsi a un aumento dell'attività nella regione dell'ippocampo. Inoltre il recupero della memoria attiva parti del cervello che svolgono un ruolo nell'elaborazione delle caratteristiche sensoriali di un'esperienza. Durante il recupero di un ricordo, le regioni del lobo frontale coinvolte nel processo svolgono un ruolo nella soppressione degli elementi in competizione. Quando durante il recupero di un ricordo l'attività neurale dell'ippocampo segnala che è stato richiamato alla mente un item indesiderato e in competizione con il target, i processi del lobo frontale si attivano e intervengono in modo da sopprimere gli item non desiderati. Una volta soppresso l'item in competizione, il lobo frontale non deve più sforzarsi per controllare il recupero, per cui il richiamo alla mente del target risulta poi facilitato. Inoltre, la soppressione di un ricordo indesiderato causa una riduzione dell'attività dell'ippocampo. Questi risultati hanno senso se si tiene conto degli specifici ruoli che particolari regioni cerebrali svolgono nel processo del recupero di informazioni dalla memoria. **[Forme della memoria a lungo termine ]** Si possono distinguere due tipo generali di memoria: memoria esplicita quando le persone consciamente i intenzionalmente recuperano dalla memoria ii ricordi di esperienze passate; memoria implicita quando le esperienze passate influenzano il comportamento e le prestazioni successive anche se non si sta cercando di ricordarle né si è consapevoli di ricordarle. I ricordi impliciti non vengono richiamati alla mente in maniera consapevole ma la loro presenza è implicita nelle nostre azioni. C'è un tipo di memoria implicita particolare detta memoria procedurale che si riferisce all'acquisizione graduale di abilità quale risultato della pratica cioè l'acquisizione del saper fare le cose facendole. Un altro tipo di memoria procedurale è il priming che si riferisce alla maggiore capacità di pensare a uno stimolo, come una parola o un oggetto, in seguito a una recente esposizione allo stimolo stesso. Il priming come la memoria procedurale non ha bisogno delle strutture dell'ippocampo, strutture che nei casi di amnesia sono danneggiate; infatti molti esperimenti hanno dimostrato che i pazienti che soffrono di amnesia possono mostrate effetti di priming. Cosi gli esperimenti hanno rivelato che il priming si associa a una riduzione dell'attività neurale in varie regioni della corteccia che vengono attivate quando le persone eseguono un compito non influenzato da priming. Il priming sembra dunque facilitare alle parti della corteccia coinvolte nella percezione di una parola o di un oggetto il riconoscimento dell'item, in seguito a una recente esposizione allo stesso. Ciò suggerisce che il priming consenta al cervello di risparmiare un po' di tempo Nell'elaborazione. Glu studi poi indicano che sistemi cerebrali diversi sono coinvolti in due tipi di priming: priming percettivo che riflette la memoria implicita delle caratteristiche sensoriali di un item, priming concettuale che riflette la memoria implicita del significato di una parola o di come si usa un certo oggetto. La memoria esplicita ha due tipi di memoria: semantica che è la rete di fatti e concetto associati che formano la nostra conoscenza generale del mondo, ed episodica che è l'insieme delle passate esperienze personali avvenute in un tempo e in un luogo ben precisi. La capacità della memoria episodica ci consente di costruire una storia coerente della nostra vita. Inoltre gli studiosi rivelano che una rete di regioni cerebrali note per essere coinvolte nella memoria episodica mostra aumenti dell'attività molto simili sia quando le persone ricordano il passato sia quando immaginano il futuro (esempio di una persona che soffre di amnesia che non riesce a ricordare eventi passati e né crearne di futuri). Immaginare il futuro attraverso la ricombinazione degli elementi delle esperienze passate è molto simile a ciò che viene detto pensiero creativo divergente cioè quel pensiero che genere idee creative ricombinando in vari modi informazioni di tipo diverso. Oggi gli psicologi sono interessati a comprendere le modalità con cui le informazioni sono ricordate all'interno dei gruppi ovvero una forma di memoria della memoria collaborativa. I gruppi riescono a ricordare più di un singolo individuo ma meno di più individui che lavorano ognuno per conto proprio; questo perché alcuni individui si abbandonano all'ozio sociale cioè lasciano che siano gli altri a fare il lavoro e non si impegnano più di tanto. I risultati di un recente studio molto interessante indicano che gli effetti negativi sulla memoria prodotti dall'inibizione collaborativa (persone che collaborano insieme a recuperare item dalla memoria ricordano un numero inferiore di item a quello che ricorderebbero lavorando da sole) persistono perfino in seguito quando i singoli membri del gruppo cercano di ricordare gli item lavorando ognuno Per conto proprio, cioè perfino se si eliminano gli effetti negativi sulle strategie di recupero individuali dovuti all'azione degli altri membri del gruppo. Questi risultati suggeriscono che l'inibizione collaborativa produca un effetto duraturo di riduzione dell'accessibilità ai ricordi individuali. **[I guasti della memoria: i 7 peccati ]** *1 Labilità* ovvero la dimenticanza che si verifica col trascorrere del tempo. Si verifica durante la fase di immagazzinamento nella memoria cioè dopo che un'esperienza è stata codificata e prima che sia recuperata. La labilità si verifica anche nella memoria a lungo termine perché col passare del tempo i ricordi non solo scompaiono ma possono anche cambiare nella loro qualità (ovviamente sempre sotto un passaggio graduale dai ricordi più specifici a quelli più generali). Un fattore che può provocare la distorsione del ricordo è l'interferenza retroattiva ovvero dove le informazioni apprese un momento successivo compromettono il ricordo di informazioni acquisite in precedenza. Esiste anche l'interferenza proattiva cioè dove le informazioni apprese in precedenza impediscono il ricordo di informazioni acquisite successivamente. *2 Distrazione* La distrazione è una mancanza di attenzione che determina una dimenticanza. L'attenzione può essere divisa ad esempio quando si hanno due cose a cui pensare. Quando l'attenzione è divisa si ha una minore attività neurale nel lobo frontale sinistro e questo impedisce il normale svolgimento di codifica semantica ed il risultato è la dimenticanza da distrazione. Un'altra fonte comune di distrazione è il dimenticarsi di compiere azioni che abbiamo programmato per il futuro. Questo ricordarsi di ricordare è chiamata memoria prospettica cioè ricordarsi di fare le cose nel futuro. *3 Blocco* Il blocco consiste nell'incapacità di recuperare informazioni che pur se sono presenti in memoria, nonostante ci si sforzi attivamente di raggiungere non ci si riesce. *4 Attribuzione erronea del ricordo* L'attribuzione erronea del ricordo è l'attribuire un ricordo o un'idea alla fonte sbagliata. Quindi i ricordi corretti possono essere attribuiti alle finte sbagliata. Si parla così di memoria della fonte ovvero di ricordare quando, dove e come certe informazioni sono state acquisite. Se questa attribuzione erronea è data da una sensazione di familiarità nei confronti di qualcosa mai incontrato in precedenza di parla di falso riconoscimento. Molte regioni cerebrali mostrano un livello di attivazione simile nel corso sua del vero che del falso riconoscimento. Sia il vero che il falso riconoscimento si associano a un aumento di attività dell'ippocampo rispetto a quando vengono correttamente classificate forme nuove non correlate. *5 Suggestionabilità* La suggestionabilità è la tendenza a incorporare nei ricordi personali informazioni fuorvianti provenienti da fonti esterne. Essa dà luogo a ricordi indotti sia di piccoli dettagli che di interni episodi. Le tecniche suggestive come ipnosi possono promuovere la formazione di vividi ricordi di eventi suggestivi L'utilizzo di queste tecniche da parte di psicoterapeuti può essere responsabile dell'insorgere in alcune persone di falsi ricordi di eventi traumatici infantili. *6 La Distorsione* La distorsione è l'influenza che le conoscenze, le convinzioni e le sensazioni del presente esercitano sui ricordi di esperienze passate alterandoli. Essa può portarci a modificare il passato per renderlo coerente con il presente, a esagerare i cambiamenti avvenuti tra passato e presente o a ricordare il passato in un modo che ci fa apparire sotto una luce migliore. Un caso speciale di distorsione è la distorsione egocentrica ovvero la tendenza a esagera il cambiamento fra passato e presente con modalità che ci fanno apparire migliori. *7 La persistenza* La persistenza è il ricordo intrusivo di avvenimenti che vorremmo poter dimenticare. Essa riflette il fatto che l'attivazione emozionale in genere porta al potenziamento dei ricordi di una data esperienza sia che la vogliamo ricordare oppure no. I ricordi lampo sono ricordi dettagliati di quando e dove siamo venuti a conoscenza di eventi scioccanti. Un ruolo chiave nella risposta cerebrale agli eventi emozionali è giocato dall'amigdala che influenza i sistemi ormonali che vengono sollecitati a funzionare al massimo quando esperiamo un evento fortemente emozionale. Il rilascio di ormoni collegati allo stress, come adrenalina e cortisolo, mette in moto le riserve fisiche preparando il corpo a far fronte a una minaccia e questi ormoni potenziano il ricoedi dell'evento. Un danno all'amigdala porta a non ricordare eventi emotivamente intensi (quindi NO ad una perdita di memoria o deficit). Sebbene ognuno dei setti peccati della memoria possa causare problemi alla vita quotidiana, ognuno di essi ha anche un valore adattivo. Possiamo pensare ai sette peccati come al prezzo che dobbiamo pagare per avere quei vantaggi che consentano alla nostra memoria di fare il buon lavoro che fa la maggior parte del tempo. **Apprendimento** L'apprendimento implica l'acquisizione mediante l'esperienza di nuove conoscenze, abilità o risposte che provocano in chi apprende un cambiamento di stato relativamente permanente. Esso può avvenire anche in casi che non implicano l'associazione come per l'assuefazione ovvero un processo generale in cui l'esposizione ripetitiva o prolungata a uno stimolo porta a una graduale riduzione della risposta. Altra forma di apprendimento è la sensibilizzazione cioè una forma semplice di apprendimento che si verifica quando la presentazione di uno stimolo porta a un aumento della risposta a uno stimolo successivo. **[Il condizionamento classico ]** Il condizionamento classico è quello visto nell'esperimento di Pavlov sui cani e si ha quando uno stimolo neutro arriva a evocare una data risposta dopo essere stato abbinato a uno stimolo che spontaneamente suscita quella risposta. La procedura sperimentale di base di Pavlov consisteva nel bloccare delicatamente i cani entro un'imbracatura in modo da somministrare cibo e misurare la risposta salivare. Inizialmente quando si presentava loro del cibo i cani cominciavano a salivare e questo era uno stimolo incondizionato ovvero uno stimolo che produce costantemente in un organismo una data reazione spontanea. Poi la salivazione che veniva viene definita risposta incondizionata perché è una reazione automatica evocata in modo costante da un dato stimolo incondizionato. Pavlov poi abbiano l'arrivo del cibo ad un campanello e chiamò acquisizione la fase del condizionamento classico in cui lo stimolo condizionato e incondizionato vengono presentati insieme. Cosi lui notò che i cani salivavano allo stimolo del campanello e quindi questi stimoli erano diventati condizionati ovvero uno stimolo inizialmente neutro che, dopo essere stato ripetute abbinato ad uno incondizionato, diventa capace di evocare costantemente una data risposta. Pavlov chiamò questo risposta condizionata ovvero una risposta che assomiglia a quella incondizionata ma è prodotta da uno stimolo condizionato. Dopo che un condizionamento si è stabilizzato si ha il condizionamento di secondo ordine che è un tipo di apprendimento in cui uno stimolo condizionato viene abbinato ad un altro stimolo che si è associato a uno stimolo incondizionato in precedente procedura di condizionamento. Dopo l'acquisizione che ha avuto il cane al suono del campanello si può avere un'estensione che è l'eliminazione graduale di una risposta appresa, che si verifica quando lo stimolo condizionato viene presentato ripetutamente senza essere abbinato allo stimolo incondizionato (in questo caso quando il campanello suonava non veniva più dato cibo). In seguito Pavlov lasciò che i cani avessero un breve periodo di pausa e solo dopo furono riportati in laboratorio dove venne presentato loro lo stimolo condizionato, e i cani mostrano un recupero spontaneo cioè la tendenza di un comportamento appreso a ripresentarsi dopo l'estinzione in seguito a un periodo di pausa. Ovviamente per ogni piccolo cambiamento non c'è bisogno di un nuovo processo di apprendimento ma si verifica il fenomeno di generalizzazione in cui la risposta condizionata ha luogo a che se lo stimolo condizionato è leggermente diverso da quello usato durante l'acquisizione. Quando si generalizza si verificano due cose: l'organismo dimostra di riconoscere una somiglianza tra lo stimolo condizionato e quello nuovo, e poi può mostrare una diminuzione nella risposta al nuovo stimolo e in questo caso si parla di discriminazione ovvero la capacità di distinguere tra stimoli simili ma distinti. Il condizionamento classico si è applicato anche alle risposte emotive condizionate come per il caso di Albert un bambino apatico. Watson scopri che un forte rumore lo spaventava e associò il forte rumore al ratto bianco. Si vide anche la generalizzazione perché alla vista di cose bianche il bambino si spaventava. Ci sono tre aree che ci permettono una visione più approfondita e sono: le componenti cognitive, neurali ed evoluzionistiche. 1 Il comportamento classico si verifica solo quando l'animale ha appreso a crearsi un'aspettativa. Il modello Rescorla-Wagner ha introdotto una componente cognitiva capace di spiegare tutta una serie di fenomeni del condizionamento classico, difficili da capire da una prospettiva tutta comportamentista. Per esempio, secondo questo modello il condizionamento sarebbe più facile nel caso di uno SC sconosciuto invece che già noto. Il motivo è che gli eventi conosciuti, proprio perché tali, sono già associati ad aspettative, e ciò rende difficile condizionarli di nuovo. In sintesi, il condizionamento classico potrebbe apparire un processo semplice e primitivo, ma in realtà è alquanto sofisticato e include una componente cognitiva importante. 2 Thompson e collaboratori hanno fornito dimostrazioni molto convincenti del fatto che il cervelletto è essenziale per lo stabilirsi di questo condizionamento. Il nucleo centrale dall'amigdala ha un ruolo cruciale nel determinare entrambe queste risposte mediante due connessioni distinte con altre parti del cervello. 3 i comportamenti che sono adattivi permettono a un organismo di sopravvivere e prosperare nel proprio ambiente. La componente evoluzionistica del condizionamento si manifesta nel fatto che ogni specie è biologicamente predisposta ad acquisire particolari associazioni più facilmente di altre sulla base della sua storia evolutiva. In sintesi il condizionamento classico non è un meccanismo arbitrio deputato alla semplice formazione di associazioni, ma piuttosto un meccanismo sofisticato che si è evoluto proprio in forza del suo valore adattivo. **[Il condizionamento operante ]** Lo studio del condizionamento classico è lo studio dei comportamenti reattivi mentre quello operate di comportamenti attivi. Il condizionamento operante è un tipo di apprendimento in cui sono le conseguenze del comportamento di un organismo a determinare se tale comportamento sarà o meno ripetuto nel futuro. Thorndike mise in atto la gabbia-problema dove all'interno mise dei gatti. All'inizio il gatto metteva in atto per numero volte qualunque tipo di comportamento probabile e però un solo comportamento conduceva alla libertà e al cibo. Cosi con il passare del tempo i comportamenti inefficaci diventavano sempre meno frequenti mentre il comportamento strumentale diventa sempre più frequente. In base a queste osservazioni Thorndike sviluppo la legge dell'effetto che afferma che i comportamenti cui fa seguito uno "stato delle cose soddisfacente" tendono a essere ripetuti mentre quelli che producono uno "stato delle cose spiacevole" hanno meno probabilità di essere ripetuti. Vari anni dopo Skinner coniò il termine comportamento operante per indicare il comportamento di un organismo tale da produrre un impatto sull'ambiente. Lui disse che la maggior parte degli organismi non si comporta come un cane legato che aspetta in modo passivo ma che usino attivamente l'ambiente in cui si trovano. Cosi lui fece una modifica alla gabbia-problema e la chiamo gabbia di Skinner che consentiva al ricercatore di studiare il comportamento di piccoli animali in un ambiente controllato. Questa gabbia di basava sul principio del rinforzo cioè qualunque stimolo o evento che faccia aumentare le probabilità che il comportamento che l'ha determinato si verifichi di nuovo; e sul principio della punizione ovvero qualunque stimolo o evento che faccia diminuire le probabilità che il comportamento che l'ha determinato si verifichi di nuovo. Skinner poi utilizzo i termini positivi per le situazioni in cui lo stimolo viene presentato e negativo per le situazioni in cui lo stimolo viene eliminato. I rinforzi e le punizioni svolgono la propria funzione grazie a un meccanismo biologici fondamentali. Quindi esistono dei rinforzi primari come cibo, benessere, riparo e calore perché soddisfano i bisogni fisiologici; e dei rinforzi secondari che derivano dall'associazione con rinforzi primari attraverso il condizionamento classico come ad esempio il denaro. Una determinante fondamentale dell'efficacia di un rinforzo è la quantità di tempo che intercorre fra la produzione di un comportamento e la comparsa del rinforzo. I comportamenti complessi sono modellarli attraverso rinforzi per tappe successive. Secondo Skinner il comportamento è sotto il controllo dello stimolo cioè una risposta particolare si verifica soltanto quando è presente un appropriato stimolo discriminativo ovvero uno stimolo che indica che una certa risposta riceverà un rinforzo. In presenza di uno stimolo discriminativo una certa risposta produce un rinforzo. Il controllo dello stimolo mostra entrambi gli effetti della discriminazione e della generalizzazione. Come nel condizionamento classico, in quello operante c'è estinzione nel caso in cui il comportamento operante cessa di essere rinforzato. Però nel condizionamento operante lo stimolo incondizionato non viene più presentato ma l'organismo riceve il rinforzo solo quando ha dato la risposta corretta e anche in quel caso non sempre. L'estinzione in parte dipende dalla frequenza con cui viene ricevuto il rinforzo e in parte no (esempio io vendo macchine e non le vendo ad ogni persona perché comunque continuo a venderle). Perciò Skinner cercò di risolvere questo paradosso trovando che nel condizionamento operante era fondamentale il pattern con cui veniva fornito il rinforzo. Cosi utilizzò due schemi di rinforzo: schemi a intervallo e schemi a rapporto. Lo schema ad intervallo ha due tipi: fisso e variabile. In quello fisso i rinforzi vengono forniti a intervalli di tempo fissi purché sia stata data la risposta corretta; in quello variabile un comportamento viene rinforzato secondo un valore medio dell'intervallo di tempo trascorsi dall'ultimo rinforzo. Lo schema a rapporto ha anche esso tre tipi: fisso, parziale e variabile. In quello fisso il rinforzo viene fornito dopo che è stato prodotto un numero specifico di risposte (e quindi si sa esattamente quando ci sarà); in quello variabile il rinforzo è fornito in base a un numero medio di risposte; in quello parziale o intermittente ci sono solo alcune risposte corrette che sono seguite dal rinforzo e producono un comportamento molto più resistente all'estinzione rispetto agli altri schemi (esempio se io in un distributore che è rotto e io non lo so prendo una bibita che non mi viene data ovviamente non rimetto la moneta, ma se lo faccio in una slot rotta continuerò a mettere la moneta). Questa relazione tra gli schemi a rinforzo parziale e la solidità del comportamento che determinano viene definita effetto del rinforzo parziale ovvero il fenomeno per cui i comportamenti operanti che sono mantenuti in virtù di schemi a rinforzo parziale resistono all'estinzione meglio di quelli mantenuti da schemi a rinforzo continuo. Skinner notò che negli esperimenti di Pavlov raramente il comportamento ha luogo in un contesto fisso dunque la maggior parte dei nostri comportamenti è il risultato del modellamento ovvero dell'apprendimento che scaturisce dal rinforzo di approssimazioni successivamente a un comportamento finale desiderato. I risultati di un insieme di comportamenti modellano un ulteriore insieme i cui risultati a loro volta modellano un insieme di comportamenti ancora successivi e così via. Skinner notò questa cosa con un esperimento sui piccioni e sui ratti nella sua gabbia. Pian piano che i ratti si avvicinavano alla leva lui gli dava un rinforzo fino a quando non arrivavano alla leva; quindi ognuno di questi comportamenti è un'approssimazione successiva vero l'esito finale. Skinner diede che se due cose sono correlate non implica che siano legate da una relazione causale e quindi riguardo alla correlazione tra risposta dell'organismo e il presentarsi di un rinforzo. Così dimostrò questa differenza mettendo dei piccioni in una sua gabbia e dandogli cibo ogni 15 secondi. Notò che dopo un po\' di tempo i piccioni beccavano in giro per la gabbia anche se non c'era cibo e definì questo comportamenti come superstizioso. Questo avveniva perché secondo lui il piccione pensava che il cibo gli fosse arrivato avendo fatto un determinato movimento quando non era cosi e quindi cercava di replicarlo in modo tale da avere il cibo. Quindi i piccioni reagivano come se ci fosse una relazione causale quando in realtà era solo accidentale. Ci sono tre comportamenti che ampliano la visione dell'apprendimento in questa parte come in quella classica e sono: componenti cognitive, neurali ed evoluzionistiche del condizionamento operante. 1 L'esperienza del condizionamento produce una conoscenza ovvero la convinzione che in quella particolare situazione una specifica ricompensa si realizzerà se viene prodotta una specifica risposta. Questa teoria di Tolman afferma che lo stimolo non evoca direttamente una risposta ma stabilisce uno stato cognitivo interno il quale poi produce il comportamento. Cosi Tolman approfondì questa teoria concentrandosi sull'apprendimento latente sulle mappe cognitive. L'apprendimento latente è quando si apprende qualche cosa ma tale apprendimento non si manifesta in cambiamenti comportamentali fino a un certo momento nel futuro (esempio fece fare a 3 gruppi di ratti un labirinto il primo senza ricompensa, il secondo con la ricompensa e il terzo solo dopo qualche giorno, è noto che il miglior risultato di apprendimento lo aveva il terzo gruppo perché avevano sviluppano una sorta di mappa del labirinto mentale). La mappa cognitiva è una rappresentazione mentale delle caratteristiche fisiche dell'ambiente. I segnali rilevati in una parte del cervello coinvolta nella distinzione fra feedback positivi e negativi si evidenziano solo quando i partecipanti giocano con un partner neutro, mentre erano assenti quando giocavano con un partner degno di fiducia e o sospetto (questo dato mette in luce la potenza dell'effetto cognitivo). 2 Il primo indizio del fatto che specifiche strutture cerebrali potessero contribuire al processo del rinforzo venne dalla scoperta di quelli che furono chiamati centri del piacere. Alcune aree cerebrali specialmente in quello limbico producevano quelle che apparivano esperienze intensamente positive. Un gran numero di strutture e vie cerebrali se stimolate provocano sensazioni di ricompensa. I neuroni che formano il fascio prosencefalico mediale sono i più sensibili alla stimolazione che produce il piacere. Questi neuroni nel nucleo accumbens sono dopaminergici cioè secernono il neurotrasmettitore dopamina. 3 Due ex studenti di Skinner dimostrarono che c'è spesso disaccordo rispetto a ciò che gli organismi dovrebbero fare ovvero che in presenza di contrasti di questo tipo gli animali hanno sempre ragione. Il loro lavoro dimostra che ogni specie compresa quella umana è biologicamente predisposta ad apprendere alcune cose più facilmente di altre e a reagire agli stimoli in modi coerenti con la propria storia evolutiva. Sebbene buona parte del comportamento di ogni organismo sia la risultante di predisposizioni affinate dai meccanismi dell'evoluzione, alcune volte questi stessi meccanismi possono avere conseguenze paradossali. **[Apprendimento attraverso l'osservazione ]** L'apprendimento per osservazione è un apprendimento che si verifica guardando le azioni degli altri. Ricerche condotte su bambini hanno dimostrato che L'apprendimento attraverso l'osservazione si presta molto bene a un'estesa propagazione di comportamenti tramite un processo detto catena di diffusione in cui inizialmente individui apprendono un comportamento osservando altri individui metterlo in atto, per poi diventare a loro

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