Psicologia dello Sviluppo PDF 2023/2024

Summary

Questi appunti riguardano la psicologia dello sviluppo, in particolare il modulo 1, incentrato su fondamenti, processi biologici, sviluppo fisico e percettivo dell'età evolutiva. Vengono presentati concetti chiave come i fattori incrementali e decrementali e i tre processi di sviluppo: biologici, cognitivi e socio-emozionali.

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PSICOLOGIA DELLOSVILUPPO M-PSI/04 Anno 2023/2024 PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 1 MODULO. MODULO I – FONDAMENTI, PROCESSI BIOLOGICI, SVILUPPO FISICO E PERCETTIVO LEZIONE I – INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO CHE COS’È LA PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO Quando si parla di «sviluppo psicologico» ci...

PSICOLOGIA DELLOSVILUPPO M-PSI/04 Anno 2023/2024 PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 1 MODULO. MODULO I – FONDAMENTI, PROCESSI BIOLOGICI, SVILUPPO FISICO E PERCETTIVO LEZIONE I – INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO CHE COS’È LA PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO Quando si parla di «sviluppo psicologico» ci si riferisce ai cambiamenti che si verificano nel comportamento e nelle capacità dell’individuo con il procedere dell’età. Lo sviluppo è un processo che riguarda l’intero arco di vita. È costituito dalle dinamiche di quel processo di cambiamento che comincia con il concepimento e si dipana per tutto l’arco di vita (fino all’età senile). Ma noi studieremo la prima fase di vita costituita da alcuni periodi di crescita molto importanti per lo sviluppo. La maggior parte dello sviluppo è costituita dai periodi di crescita. I cambiamenti più significativi si verificano nell’infanzia, nella fanciullezza e nell’adolescenza. Fattori incrementali: sono quei fattori che riguardano le prime fasi di sviluppo in cui avvengono dei processi e dei cambiamenti significativi. Fattori decrementali: che riguardano una seconda fase di vita dei quali noi non ci occuperemo che però sono contemplati all’interno della psicologia dello sviluppo. PROCESSI E PERIODI DI SVILUPPO I cambiamenti nello sviluppo sono il risultato di tre processi chiave che interagiscono tra loro durante lo sviluppo e la crescita dell’individuo. - PROCESSI BIOLOGICI: sono tutti i processi relativi ai cambiamenti fisici di tipo maturazione relativi al corpo. - PROCESSI COGNITIVI: sono tutti i processi relativi ai cambiamenti relativi al pensiero, all’intelligenza e al linguaggio. Ovvero relativi alle funzioni cognitive dell’individuo. - PROCESSI SOCIO-EMOTIVI: cambiamenti relativi alle relazioni con l’altro, alla sfera emotiva e di personalità. Questi processi sono intrecciati tra di loro, fondamentali, in continua interazione tra di loro ed interdipendenti. Questi processi durante il corso verranno affrontati in modo dettagliato anche in riferimento anche a singoli domini teorici specifici. La connessione tra questi processi attualmente è evidente in due campi di studi emergenti: - Le neuroscienze cognitive dello sviluppo: Esplorano i collegamenti tra sviluppo, processi cognitivi e cervello. - Le neuroscienze sociali dello sviluppo: Esaminano le connessioni tra sviluppo, processi socio-emotivi e il cervello. Per capire il concetto delle neuroscienze come branca emergente della psicologia dello sviluppo facciamo riferimento alla scoperta dei neuroni specchio. La scoperta dei neuroni specchio Mirror Neuron (Rizzolatti et al., 1996; Gallese et al., 1996; Fossati et al., 2005) ha dato un notevole impulso agli studi neuro scientifici applicati allo sviluppo infantile. Per una maggiore chiarezza e comprensione lo sviluppo infantile viene comunemente descritto attraverso una suddivisione in PERIODI, i quali corrispondono ad un arco di tempo specifico: 1. Periodo prenatale Periodo di tempo che va dal concepimento alla nascita (9 mesi); Dalla singola cellula all’individuo. 2. Prima infanzia Periodo evolutivo che va dalla nascita ai 18-24 mesi di età circa. Neonatal Period Infancy È il periodo di dipendenza dall’adulto. Vi è l’emersione delle prime attività psicologiche: parlare, coordinare sensazioni – azioni fisiche, pensare in maniera simbolica, imitazione e apprendimento per imitazione. Quindi parliamo di caratteristiche e attività psicologiche di base che iniziano a svilupparsi. 3. Seconda infanzia Periodo evolutivo che va dalla fine della prima infanzia ai 5-6 anni di età circa. Early Childood Periodo prescolare I bambini imparano a diventare autosufficienti e a prendersi cura di sé stessi. Sviluppano capacità funzionali alla scolarizzazione (seguire istruzioni, identificare lettere approcciarsi al concetto di quantità) e trascorrono molto tempo nel gioco e con i coetanei (sfera sociale diventa molto importante). 4. Fanciullezza Periodo evolutivo che va dai 6 anni agli 11 di età circa. Middele an late Childood Età scolare I bambini acquisiscono le capacità relative agli apprendimenti quindi di lettura, scrittura e calcolo. Gli individui sono esposti al mondo esterno e alla cultura. È anche un periodo molto importante dal pdv della maturazione cerebrale per quanto riguarda i circuiti frontali in quanto c’è un aumento dei processi di autocontrollo, sia emotivo che comportamentale. 5. Adolescenza. Periodo evolutivo che segna la transizione tra l’infanzia e l’inizio della vita adulta. Va dai 10-12 anni e finisce tra i 18-19 anni circa. È una fase molto delicata per l’individuo, inizia con cambiamenti fisici rapidi, sviluppo di caratteristiche sessuali. Emerge un forte desiderio di indipendenza, viene a mancare la dipendenza dai familiari per autodeterminarsi. Ricerca della propria identità Ci sono dei cambiamenti anche a livello cognitivo, anche la qualità del pensiero è diversa: il pensiero diventa più astratto, idealistico e logico. QUESTIONI RELATIVE ALLO SVILUPPO Cosa influenza e modula lo sviluppo? Come facciamo a capire cosa e quali sono i fattori che influenzano lo sviluppo? A. Questione Natura-cultura: «Natura» si riferisce all’eredità biologica di un organismo (l’influenza della propria natura, della propria biologia sul funzionamento dell’individuo), «cultura» si riferisce all’influenza dell’ambiente sull’individuo. I sostenitori della «natura» affermano che l’influenza più significativa dello sviluppo è l’eredità biologica (è la biologia a determinare uno sviluppo). Evidenziano l’influenza di quelle caratteristiche che sono geneticamente impresse nell’individuo. I sostenitori della «cultura» affermano che sono le esperienze derivate dall’ambiente a rappresentare l’influenza più importante. B. Questione continuità-discontinuità: Dibattito volto a determinare se lo sviluppo è costituito da cambiamenti graduali e cumulativi (continuità) o da fasi distinte tra loro (discontinuità). Alcuni studiosi ritengono che lo sviluppo dell’individuo sia un processo graduale e continuo, come nell’esempio del germoglio che diventa quercia. Secondo la teoria della discontinuità, ciascuna persona viene considerata in transizione attraverso una serie di fasi durante le quali il cambiamento è qualitativo piuttosto che quantitativo, come nel caso del bruco che si trasforma in farfalla, quindi in un tipo diverso di organismo. C. Questione prime esperienze-esperienze successive: Per gli studiosi che considerano le prime esperienze come un aspetto determinante nello sviluppo del bambino, la vita è un percorso ininterrotto nel quale una certa qualità psicologica può essere ricostruita a partire dall’infanzia. Quindi è nell’infanzia che l’esperienza gioca un ruolo preponderante e significativo tanto da avere un’influenza su tutto l’arco dello sviluppo. Per coloro che appoggiano la rilevanza delle esperienze successive, lo sviluppo è come un fiume che scorre continuamente e che in qualsiasi momento può essere perturbato. D. Qual è la strategia migliore per valutare le questioni legate allo sviluppo? Sicuramente un approccio sincretico e un approccio di grande apertura e di investigazione sia clinica che teorica. È auspicabile quindi controbilanciare aspetti relativi a natura-cultura, discontinuità-continuità, prime esperienze- esperienze successive. Questo perché lo sviluppo non può essere ricondotto unicamente alla «natura» o «cultura», alla continuità- discontinuità, alle prime esperienze o esperienze successive. Quindi possiamo dire che un approccio sincretico enfatizza proprio un’interazione, un ruolo importante per tutte le componenti che giocano un ruolo importante nello sviluppo. Questo è bene tenerlo a mente perché tutte le teorie che andremo a vedere enfatizzano alcuni aspetti a discapito di altri. TEORIE DELLO SVILUPPO Lo studio dello sviluppo infantile si è evoluto nel tempo fino a diventare una scienza sofistica caratterizzata da teorie complesse e da raffinate tecniche e metodi di studio. Quindi è una branca che ha una metodologia di indagine specifiche scientifiche che andremo più avanti ad analizzare. Nuova era di studio iniziata negli ultimi anni del IX secolo. Con la nascita della psicologia dello sviluppo come scienza c’è stato uno spostamento del focus da un approccio filosofico (filosofi classici o dell’età moderna che avevano delle teorie più di carattere filosofico rispetto allo sviluppo con Lock* e come Russow) ad osservazioni più scientifiche che focalizzano l’attenzione sulle osservazioni ed esperimenti sistematici per studiare lo sviluppo evolutivo. Negli anni ‘20 numerosi scienziati statunitensi diedero inizio a un filone di studi che aveva per obiettivo l’osservazione su larga scala dei bambini e delle loro famiglie. Quindi l’osservazione strutturata dello sviluppo. Dobbiamo anzitutto sapere che ogni teoria dello sviluppo cerca di rispondere a tre quesiti che rappresentano la base da cui parte la psicologia dello sviluppo: 1. qual è la natura del cambiamento che caratterizza lo sviluppo? 2. quali processi causano questo cambiamento? 3. si tratta di un cambiamento continuo e graduale o viceversa discontinuo ed improvviso? Queste tre domande devono guidare il nostro approccio alla disciplina poiché è proprio la base da cui parte la psicologia dello sviluppo. È importante parlare delle Teorie dello Sviluppo perché contribuiscono alla comprensione dello sviluppo infantile, fanno da fondamento allo studio scientifico dell’età evolutiva. Nel metodo scientifico guidano la concettualizzazione del processo o del problema oggetto di studio, testando le ipotesi ricavate dalla teoria, il ricercatore può trarre informazioni sulla «bontà» della teoria (quanto quella teoria ci sta dicendo qualcosa di attendibile e verificabile). L’ Ipotesi e teoria sono in rapporto bidirezionale: dalle teorie si ricavano le ipotesi che danno avvio al processo di ricerca e allo stesso tempo le conclusioni sulle ipotesi (dove si procede secondo un aspetto che guida il principio scientifico di accettazione o rifiuto delle ipotesi) consolidano o meno le teorie. È fondamentale perché è importante avere un quadro teorico di riferimento. Ora faremo una carrellata degli approcci per vedere come si è sviluppata la parte teorica relativa alla psicologia dello sviluppo. Approccio/Teoria Psicoanalitica - Descrive lo sviluppo come un processo inconscio e fortemente influenzato dalla sfera emotiva. - Secondo questa teoria i comportamenti sono espressioni di superficie e per comprenderli è necessario analizzare meccanismi simbolici e profondi della mente. - Le prime esperienze con i genitori assumono particolare importanza e influenzano lo sviluppo in maniera significativa. - È un approccio che da enfasi sui processi socio emotivi, prime fasi di sviluppo, sugli aspetti inconsci. La teoria di Freud: -I bambini crescendo focalizzano il piacere spostando gli impulsi sessuali dalla bocca, all’ano e ai genitali (nelle zone erogene) -Questo perché secondo Freud la motivazione primaria del comportamento umano è di natura sessuale. -Freud sosteneva che lo sviluppo, in particolare della personalità, è determinato dal modo in cui si risolvono i conflitti tra diverse fonti di piacere e le esigenze imposte dalla realtà. -Sulla base del punto precedente Freud ha teorizzato l’esistenza di cinque stadi psicosessuali dello sviluppo. -In qualunque fase se il bisogno di piacere del bambino è poco o troppo soddisfatto si possono verificare fissazioni, blocchi in una specifica fase di sviluppo. Il che significa che non c’è un passaggio e una transitorietà allo sviluppo successivo in modo funzionale e tipico. -Approccio soggetto a molteplici critiche e revisioni Piacere del neonato è focalizzato sulla bocca FASE ORALE Dalla nascita ad un anno e mezzo Il piacere del bambino si concentra nell'ano FASE ANALE Da un anno e mezzo a tre anni Il piacere del bambino si concentra nell'area genitale FASE FALLICA Dai 3 ai 6 anni Il bambino reprime i suoi interessi sessuali e sviluppa abilità sociali e intellettuali FASE DI Dai 6 anni alla pubertà LATENZA Un periodo di risveglio sessuale; la fonte del piacere sessuale diventa qualcuno al di fuori della famiglia FASE Dalla pubertà in poi GENITALE Fasi Freudiane L a Teoria psico-sociale di Erickson -Riconosce il contributo di Freud ma aggiunge altri aspetti. -Sostiene che l’individuo si evolve attraverso fasi psico-sociali e non psico-sessuali. -Motivazione primaria del comportamento umano di natura sociale (e non di natura sessuale come in Freud). -Pone l’accento a tutto l’arco di vita (non solo fino all’adolescenza come in Freud). -Enfatizza non solo le prime esperienze di vita, ma anche quelle successive. -Teorizza otto fasi di sviluppo di sviluppo psico-sociale nell’arco di vita. -Ogni fase consiste in un particolare comportamento evolutivo che mette l’individuo di fronte ad una crisi che deve essere risolta. Ogni individuo deve passare una fase con successo per passare a quella successiva. -Superare le crisi con successo equivale ad avere uno sviluppo sano e quindi tipico. Nella tabella ci sono due dimensioni bipolari, la prima che vediamo sulla sinistra è la fase che mira a conquistare una capacità, come ad esempio nella prima infanzia è importante che il bambino abbia una fiducia nell’altro e non sperimenti diffidenza. Quindi affinché questa fase venga superata con successo e che ci sia uno sviluppo sano e tipico è necessario che il bambino acquisti ed interiorizzi le aspettative di fiducia. Così le fasi successive fino ad arrivare alla vecchiaia che è la fase dell’integrità, in cui se l’individuo raggiunge questa fase integrando tutti gli aspetti in modo positivo all’interno del suo assetto mentale e psicologico, può non sfociare in fase di disperazione (che è la non integrità positiva di tutte le fasi di vita). Teorie Cognitive Queste teorie sono state sviluppate allo stesso tempo degli altri teorici, inizialmente furono messe da parte ma successivamente sono state molto rivalutate, e che oggi offrono delle panoramiche di interpretazione e di studio molto importanti ed hanno dato vita a dei costrutti epistemologici molto significativi. Possiamo dire che le teorie cognitive: -Non sottolineano i processi inconsci -Si concentrano sugli aspetti consci e sono: Teoria di Piaget sullo sviluppo cognitivo Teoria socio-culturale di Vygotskij Teoria sull’elaborazione delle informazioni Teoria di Piaget sullo sviluppo cognitivo -I bambini costruiscono attivamente la loro conoscenza del mondo. Man mano che evolvono nel loro sviluppo migliorano e raffinano le loro capacità cognitive e lo fanno attraverso quattro fasi. -Quattro fasi di sviluppo cognitivo. -I processi alla base: organizzazione (esperienze) e adattamento (includere nuove idee). -Ciascuna fase è relativa ad una età e consiste in modi di pensare distinti, un modo differente di conoscere il mondo. -La cognizione diventa qualcosa che è qualitativamente differente in ogni stadio. Quattro stadi dello sviluppo cognitivo di Piaget: Teoria socio-culturale di Vygotskij -È colui che teorizza un approccio socio-culturale. Ovvero anche lui sostiene che i bambini costruiscono attivamente le loro conoscenze. -Ma il ruolo fondamentale di queste conoscenze è dato dalle attività culturali. Questo teorico dà molta importanza all’influenza della cultura sullo sviluppo. -Secondo l’autore la cultura e le interazioni sociali sono loro a guidare lo sviluppo cognitivo. -Conoscenza come frutto di interazione tra individuo, cultura e socialità. Teoria dell’elaborazione delle informazioni -Metafora del cervello – computer. In quegli anni che c’era uno studio sull’intelligenza artificiale hanno provato ad accostare al concetto di hardware come cervello e software come tutti i processi cognitivi che portano ad elaborare e quindi a dare degli output funzionali a risolvere un problema. -Questa metafora sostiene che gli individui manipolano le informazioni, le controllano e fanno scelte strategiche a partire da esse. -Non descrivono lo sviluppo in fasi (concetto di continuità). -Gli individui sviluppano una crescente abilità nell’elaborazione delle informazioni che consente loro di acquisire conoscenze e capacità sempre più complesse. Quindi è come se il processo di elaborazione delle informazioni si affinasse sempre di più. Teorie comportamentiste e socio-cognitive -Ivan Pavlov e John B. Watson fecero delle osservazioni dettagliate sul comportamento in esperimenti controllati di laboratorio. -Loro e i loro esperimenti hanno posto le basi del comportamentismo. -Principio guida: studiare scientificamente solo ciò che si osserva ed è misurabile in un laboratorio. -L’organismo secondo questi teorici è plasmabile, ovvero che possiede una capacità illimitata di apprendimento. -Il cambiamento è prodotto da cause ambientali. -Quindi lo sviluppo consiste in comportamenti osservabili appresi durante l’esperienza in un ambiente specifico (Chance, 2009). C’è un’interdipendenza tra comportamenti osservabili e contesto di esperienza in cui si apprendono determinati comportamenti. -Enfatizzano la continuità nello sviluppo. -Lo sviluppo non avviene per mezzo di stadi di sviluppo. Teorie comportamentiste e socio-cognitive -Condizionamento Classico di Pavlov. -Condizionamento Operante di Skinner. -In questo caso sviluppo inteso come una lunga sequenza di esperienze di apprendimento (rinforzi/punizioni). Esperienze di apprendimento che possono essere generalizzate, aumentate e rese più frequenti a seconda dei rinforzi (positivi o negativi) e di punizioni (positive o negative), che provengono dal mondo esterno e che fanno sì che un comportamento possa aumentare di probabilità o diminuire di verificarsi nella manifestazione comportamentale, cognitiva ed emotiva dell’individuo. Teorie comportamentiste e socio-cognitive -Teoria socio-cognitiva di Bandura. Nonostante si ponga sulla scia del comportamentismo aggiunge una variabile importante. L’apprendimento avviene perché l’individuo viene plasmato dall’ambiente attraverso un meccanismo di rinforzi e punizioni ma secondo Bandura c’è anche un tipo di apprendimento che può derivare anche dall’osservazione senza che vi sia rinforzo. → Apprendimento per Osservazione. -All’interno non c’è soltanto più la variabile comportamento e ambiente, ma assume un ruolo fondamentale la cognizione, dove l’individuo si crea un’aspettativa sugli altri due aspetti (aspetto cognitivo). -Quindi c’è secondo Bandura un’interdipendenza fra questi tre aspetti (non c’è più solo un rapporto bidirezionale comportamento → ambiente teorizzato dall’approccio comportamentale standard). Teoria etologica Sostiene che il comportamento è fortemente influenzato dalla biologia e dall’evoluzione, caratterizzato da periodi critici e sensibili che sono fondamentali allo sviluppo di alcuni comportamenti, abilità e capacità psicologiche. - Importanza alle basi biologiche dello sviluppo. - La presenza o assenza di alcune esperienze hanno un’influenza a lungo termine sugli individui. Le Teorie Etologiche prendono fondamento dagli studi di Lorenz –> periodo di Imprinting: rapido e innato processo di apprendimento che produce attaccamento nei confronti del primo oggetto visto in movimento. La Teoria di John Bowlby (teoria pilastro fondamentale per la psicologia dello sviluppo e pilastro per lo studio dello sviluppo dal pdv psicopatologico che vedremo più avanti): l’attaccamento e la cura nel primo anno di vita ha importanti conseguenze su tutto l’arco di vita (Periodo sensibile). Si parte dal presupposto etologico che ci siano dei periodi sensibili per sviluppare alcune capacità fondamentali per lo sviluppo psicologico dell’individuo in tutto l’arco della sua vita). Teoria ecologica In ultima analisi ci spostiamo nella teoria ecologica che enfatizza il ruolo dei contesti ambientali sullo sviluppo dell’individuo. - Massimo esponente: Urie Bronfenbrenner (1986, 2000, 2004, 2006). - Sviluppo influenzato da diversi sistemi ambientali. - Cinque sistemi ambientali: 1. Microsistema: contesti di vita 2. Mesosistema: relazioni tra microsistemi e contesti 3. Esosistema: contesti sociali-ruolo attivo 4. Macrosistema: cultura 5. Cronosistema: cambiamenti-circostanze Approccio eclettico - Nessuna teoria presa singolarmente può spiegare in maniera esaustiva la complessità dello sviluppo infantile. - È importante cogliere di ogni teoria gli aspetti più interessanti e rilevanti. - Ma bisogna assolutamente considerare vari aspetti dello sviluppo. Sintesi di quello che abbiamo fatto: LEZIONE II – LO STUDIO SCIENTIFICO DELLO SVILUPPO INFANTILE LA RICERCA SULLO SVILUPPO INFANTILE Il campo dello sviluppo infantile è una scienza? La scienza si definisce tale non in base a cosa studia, ma a come la studia. È il metodo di studio che rende un approccio scientifico o meno. La ricerca scientifica è oggettiva, sistematica e può essere sottoposta a verifica. Quindi segue il principio scientifico relativo proprio al concetto popperiano di scienza e risponde al meglio ai quesiti posti dalla disciplina. Il miglior modo per comprendere gli avvenimenti nel mondo reale è allestire un progetto di ricerca che consiste nel formulare degli enunciati o delle ipotesi, oppure dei sistemi di enunciati chiamati anche teorie, sottoponendoli a verifica. Un progetto può essere definito scientifico se rispetta i postulati della scienza: 1. Determinismo: possibilità di conoscere e determinare i fenomeni. Ciò che ci appare. 2.Empirismo: osservazioni empiriche controllate, specifiche e replicabili. 3.Integrazione teorica: teorie confutabili, di principi che sono volti alla confutazione di determinati enunciati per progredire nel processo scientifico. 4.Approccio dinamico: processo continuo. perché all’interno della ricerca progredisce continuamente per dar sempre vita a delle teorie e degli studi che ci rendono più aggiornati e soprattutto rendono più chiari aspetti che magari riguardano varie tappe dello sviluppo o particolari costrutti che riguardano l’età evolutiva (processo dinamico). 5.Dimensione pubblica: autorizza altri ricercatori a confutare e proporre altre osservazioni. Questo si inserisce nella logica del processo continuo e dinamico. 6.Evoluzione paradigmatica: evoluzione a partire da modelli o prototipi. Un approccio basato sulla ricerca scientifica segue il metodo scientifico Quando parliamo del metodo scientifico dobbiamo tenere a mente che dobbiamo seguire delle tappe all’interno del disegno della ricerca: 1.Concettualizzare il problema: identificare oggetto di studio (spesso ciò che vogliamo studiare è supportato da teorie/ ipotesi). 2.Raccogliere informazioni (dati): osservazioni, misure standardizzate, ecc. 3.Trarre conclusioni: procedure statistiche. 4 Rivedere conclusioni di ricerca e teoria: confronto dei dati raccolti e analizzati con altri studi empirici Nel metodo scientifico l’esperimento ha come obiettivo quello di spiegare un evento attraverso la verifica o falsificazione di un’ipotesi di relazione causale tra due fenomeni. Lo sperimentatore organizza la situazione sperimentale cercando di controllarla il più possibile e la situazione sperimentale che è solitamente “artificiale” (creata ad hoc per la verifica dell’ipotesi) permette obiettivamente di verificare la validità delle ipotesi. Validità della ricerca scientifica Cosa contribuisce a definire la validità della ricerca? La validità è garantita sicuramente da livelli di controllo sulle condizioni e sui metodi. Per andare anche a studiare in modo congruo i nessi di causalità tra le variabili considerate. Per Validità di una ricerca intendiamo un concetto statistico deve essere presa in considerazione in tutti i suoi ambiti: Validità interna Validità esterna Validità di costrutto Validità ecologica LE METODOLOGIE DI RICERCA Quando implementiamo un progetto di ricerca sicuramente abbiamo come dicevamo una teoria di riferimento, delle ipotesi di riferimento. Le teorie sono collegate a particolari metodi di ricerca, spesso i metodi adottati dai ricercatori sono ricollegabili all’approccio teorico di riferimento. Questo rimanda al fatto che ci sono sempre connessioni tra metodi di ricerca e teorie. Le ricerche possono essere di diversi tipo: 1. Ricerca descrittiva; 2. Ricerca correlazionale; 3. Ricerca sperimentale. La ricerca descrittiva Il suo Obiettivo è quello di osservare e registrare un comportamento, non rileva le cause di un fenomeno. Afferisce ad un’osservazione naturalistica: Non presente la manipolazione delle variabili Mancanza di controllo sulle condizioni sperimentali Non c’è un nesso di causalità specifico Lo sperimentatore non interviene modificando il comportamento dei soggetti ma è assimilato al contesto ambientale o nascosto (specchio unidirezionale ovvero uno specchio che permette allo sperimentatore di osservare quello che avviene all’interno di una stanza e che il soggetto dentro la stanza non vede. Proprio per poter osservare in maniera spontanea il comportamento del soggetto in modo naturalistico. Non vi è alcun grado di controllo da parte dello sperimentatore sul comportamento del soggetto osservato; Pedon 1995). La ricerca correlazionale Ha come obiettivo quello di descrivere l’intensità tra due o più eventi o caratteristiche. No causalità. Parliamo di relazione. Più due eventi sono correlati (collegati o associati) più sarà probabile prevedere un evento o un comportamento (McMillan e Wergin, 2010). Va oltre la descrizione di un fenomeno, fornendo informazioni utili ad effettuare una previsione sul comportamento delle persone. Questo tipo di approccio contempla quello che viene chiamato il coefficiente di correlazione: numero basato su un’analisi statistica utilizzato per descrivere il grado di associazione tra due variabili (+100; -100). Possiamo avere una correlazione positiva con un comportamento/fenomeno oppure positiva, questo + e – ci permette di stabilire quanto un fenomeno è prevedibile. La ricerca sperimentale (via maestra dell’approccio scientifico) Obiettivo: condurre esperimenti al fine di rilevare e determinare un nesso di causalità. L’ Esperimento è una condizione dove lo sperimentatore ha un controllo completo dello sperimentatore sul chi, sulla cosa, sul quando, sul dove e sul come della ricerca. Procedura regolamentata nella quale uno o più fattori, che potrebbero influenzare il comportamento preso in esame, vengono manipolati, mentre altri fattori rimangono costanti. Soggetti assegnati in modo randomizzato alle condizioni sperimentali. Randomizzato ovvero causale, non vi è un’attribuzione dei partecipanti ad una condizione sperimentale in modo incontrollato, ma controllato dove il controllo è proprio sull’attribuire questi partecipanti ad una condizione sperimentale in modo causale, in modo tale che non ci siano delle variabili che possano sporcare il processo di ricerca. Ovvero far sì che la ricerca sia maggiormente attendibile. Principio di causalità: Se il comportamento studiato cambia quando un certo fattore viene manipolato, il fattore manipolato è considerato la causa del cambiamento del comportamento (causalità). Gli esperimenti includono due tipi di variabili: A. Variabile Indipendente: Fattore sperimentale indipendente manipolato dallo sperimentatore che influenza altri fattori. B. Variabile Dipendente: Fattore che può cambiare nel corso di un esperimento in risposta a cambiamenti relativi alle variabili indipendenti. I ricercatori all’interno di un processo scientifico manipolano le variabili indipendenti per misurare le variabili dipendenti allo scopo di stabilire eventuali effetti (causalità di cui parlavamo). Il ricercatore, quindi, può manipolare solo un tipo di variabile (quella indipendente) e la variabile dipendente sarà ciò che viene osservato ovvero il comportamento che varia a seconda della manipolazione della variabile indipendente. Quando effettuiamo un processo di ricerca, affinché essa sia quanto più attendibile valida e generalizzabile è importante prevedere diverse condizioni sperimentali. Se vogliamo studiare ed effettuare un compito sperimentale specifico ci dobbiamo avvalere di un: - Gruppo sperimentale Condizione soggetta a manipolazione - Gruppo di controllo Per verificare gli effetti della manipolazione C’è una situazione in cui è sempre prevista un’assegnazione casuale-randomizzata dei soggetti. Sono dei disegni equivalenti dal pdv della struttura, ma ciò che cambia è il grado di controllo sulla variabile indipendente. Quindi sono due condizioni in cui in una viene manipolata la variabile indipendente e l’altra non viene sottoposta alla manipolazione della variabile indipendente e si va a verificare se si produce quel cambiamento che lo sperimentatore attende. Quasi esperimento o disegno quasi sperimentale Quando non è possibile che lo sperimentatore controlli tutte le condizioni di svolgimento della ricerca. Si utilizza quando non è possibile manipolare le variabili indipendenti o non è possibile assegnare casualmente (ovvero in modo randomizzato) i partecipanti a due gruppi. Disegno sperimentale a soggetto singolo Esperimenti ripetuti sullo stesso individuo e questi sono diversi dagli esperimenti realizzati su ampi gruppi di soggetti. Sono dei disegni sperimentali che hanno dei grossi limiti, ma nell’ambito della ricerca sono utilizzati anche perché a volte permettono di dare dei dati relativi a dei single case che possono essere molto esplicativi di particolari aspetti e che potrebbero essere utili alla comunità scientifica per osservare determinati fenomeni. Metodi di ricerca a confronto: possiamo dire che ciò che cambia all’interno di un processo di ricerca è il grado di intervento dello sperimentatore, quando è massimo si parla di esperimento, medio-quasi esperimento e minimo- osservazione. LE METODOLOGIE DI INDAGINE Metodi per la registrazione del cambiamento evolutivo Lo psicologo dello sviluppo si interessa a diversi campi di indagine e ai cambiamenti nell’arco evolutivo: percezione, sensazione, emozioni, memoria, linguaggio, cognizione, pensiero, affettività. Ovvero tutte quelle funzioni cognitive e non. L’approccio scientifico della psicologia dello sviluppo è volto a identificare, descrivere e spiegare la natura dei cambiamenti: Cosa si sviluppa? Come avvengono i cambiamenti evolutivi? Quali sono i processi sottostanti? Come facciamo a rilevare i dati? Come facciamo all’interno di un processo empirico a raccogliere delle informazioni che ci permettono di inferire determinate caratteristiche/processi? Dobbiamo avvalerci di metodologie d’indagine: Ricerca longitudinale È una strategia di ricerca in base alla quale gli stessi soggetti vengono studiati lungo un arco di tempo, anni. Prendiamo un gruppo di soggetti che vengono studiati ad otto anni e poi li rivediamo nel tempo, vediamo nell’arco degli anni che cosa cambia. Fornisce dati quali la stabilità e il cambiamento nello sviluppo (ovvero cosa rimane stabile, cosa cambia e come cambia). Ma ha dei limiti: Costosa. Richiede tempo. Perdita di soggetti (ci sono diverse situazioni che possono inficiare sull’aderenza al progetto sperimentale dei soggetti). All’interno del processo scientifico e un’implementazione di un progetto di ricerca, perdere i partecipanti significa far perdere potenza al progetto, in quanto il numero dei partecipanti è fondamentale per procedere a delle analisi statistiche rigorose ma soprattutto anche per quello che riguarda la generalizzabilità dei risultati che otteniamo. Ricerca trasversale È una strategia di ricerca in base alla quale soggetti di età differenti vengono messi a confronto in un preciso momento. Tra i vantaggi abbiamo che questo tipo di ricerca permette di raccogliere una mole di dati rilevata in un periodo circoscritto. I suoi Limiti sono: Non dà informazioni sul modo in cui gli individui cambiano o sulla stabilità delle loro caratteristiche. Perché essendo paragonati con età diverse non ci permette di capire che cosa cambia e che cosa rimane stabile. Quello che può accadere è l’effetto coorte: Effetto coorte. Ovvero ogni partecipante e gruppo potrebbe risentire di variabile che sono esterne. Gruppi differenti e quindi le variabili che intercorrono potrebbero inficiare l’attendibilità dei risultati. L’osservazione È una metodologia molto utilizzata nell’ambito della psicologia dello sviluppo, in quanto un bambino non ha la possibilità a differenza dell’adulto di dare delle risposte a determinate variabili. Quindi l’osservazione è uno strumento privilegiato nell’abito della ricerca e nell’abito clinico della psicologia dello sviluppo. Il suo obiettivo è quello di descrivere un evento o un comportamento, per essere efficace deve essere scientifica e sistematica e rigorosa. Osservazione di laboratorio: Osservare un comportamento in laboratorio eliminando i fattori appartenenti al «mondo reale» ovvero quei fattori che potrebbero intervenire ed inficiare sul comportamento che vogliamo osservare. Osservazione naturalistica: studio sul campo. Osservare un comportamento in ambiente naturale senza manipolare o controllare la situazione. Usata in etologia. Basti pensare agli studi che sono relativi a quello che vedremo nello specifico nello studio sull’attaccamento, e tutti quegli studi sull’etologia che hanno messo in evidenza proprio come l’osservazione di alcuni comportamenti sia primati che poi negli umani poi possono essere osservati in un ambiente naturale. E proprio queste osservazioni hanno portato allo sviluppo di teorie importanti nel nostro ambito di studio. Nel passato veniva usata per osservare il comportamento spontaneo dei bambini. Osservare il pianto o il sonno del bambino, osservati in modo naturale. Il risultato di questo tipo di osservazione è il diario dove vengono annotate tutte le rilevazioni. L’Intervista (molto utilizzata nell’ambito della psicologia dello sviluppo in quanto possono essere rilevate diverse funzioni, variabili comportamenti, diversi aspetti rilevati attraverso la somministrando dell’intervista al care giver. Oppure quando il bambino cresce gli si somministra l’intervista). Può essere: Libera: si parte da domande specifiche e si lascia rispondere liberamente il soggetto, in base alle sue risposte si scelgono le domande successive. Strutturata: ci sono delle domande fisse che vanno presentate tutte nonostante le risposte del soggetto. È effettuata con un rigore diverso e quell’intervista viene posta allo stesso modo. Semi-strutturata: ci sono delle domande fisse, ma in base alle risposte del soggetto si decide se proseguire in quell’area o se passare al blocco di domande successive. È un’intervista che viene modulata sulla base delle risposte del soggetto. Colloquio clinico di Piaget Secondo Piaget il colloquio clinico era una via maestra per accedere allo studio dell’età infantile in quanto è una modalità che integra osservazione, colloquio e procedura sperimentale, applicato all’intervista di bambini, allo scopo di sondare la loro visione e percezione di oggetti e concetti del mondo reale. La Critica di Piaget ai metodi tradizionali (e.g. interviste strutturate) è quella delle domande che sono sempre le stesse e presentate sempre nello stesso ordine. Questo secondo Piaget portava a falsare le risposte del bambino. Per lui invece bisognava: Intervistare direttamente i bambini. Partire dalle domande spontanee dei bambini per ricavare i temi di interesse. Parlare poco e lasciare che il bambino parli. Colloquio clinico libero per esplorare le idee spontanee che il bambino utilizza per spiegarsi la realtà e le problematiche proposte dallo sperimentatore. La conversazione è in continuo adattamento a seconda delle risposte fornite. Tra il clinico e il bambino c’è un continuo adattamento, questo ha lo scopo di produrre una condizione che sia spontanea. In quanto secondo Piaget la strutturazione poteva falsare le risposte del bambino. Proporre al bambino degli stimoli o delle situazioni anche concrete che permettano una risposta non troppo aperta. In modo che la sua risposta risulti “critica”, spesso attraverso la manipolazione di oggetti (tecnica usata per valutare la genesi del pensiero operatorio). Il Questionario Un insieme di domande Risposta chiusa: diversi tipi Una scelta fra due sole alternative: “sì” o “no” Una scelta fra più alternative mutuamente escludentisi Una scelta fra più alternative non mutuamente escludentisi Una scelta fra più alternative indicando una graduatoria Risposta aperta: il soggetto può rispondere liberamente. Scale di valutazione di tipo Likert Di solito usate per misurare gli atteggiamenti. Costituite da una serie di affermazioni (item) che esprimono un atteggiamento positivo e negativo rispetto ad uno specifico oggetto. Per ogni item si presenta una scala di accordo/disaccordo, generalmente a 5 o 7 passi. La somma di tali giudizi tenderà a delineare in modo ragionevolmente preciso l'atteggiamento del soggetto nei confronti dell’oggetto. Le affermazioni scelte devono: essere rappresentative delle persone appartenenti alla popolazione che verrà in seguito esaminata. essere chiare, comprensibili, non ambigue. esprimere un solo concetto per volta. essere espresse sia in positivo che in negativo È importante ricordarsi che tutti questi strumenti, interviste, questionari devono essere validi (anche da un pdv psicometrico) ed attendibili. o Validità = la capacità dello strumento di misurare effettivamente ciò che si voleva misurare (e.g. validità concorrente). o Attendibilità = esprime la costanza di uno strumento di misura, ossia la capacità dello strumento di ottenere lo stesso risultato in più somministrazioni effettuate in tempi differenti. I test standardizzati Procedure uniformi che prevedono il completamento e l’assegnazione di un punteggio. Basati sul confronto con la popolazione di riferimento. Consentono ai ricercatori e ai clinici di fare un confronto tra i risultati di un individuo con quelli della popolazione di riferimento. Misure psicofisiologiche Utilizzate per rilevare e valutare il funzionamento del sistema nervoso centrale (SNC), autonomo (SNA) e del sistema endocrino. Tecniche di neuroimaging (es. risonanza magnetica funzionale – fMRI). Tecniche utilizzate molto in età adulta, nell’ambito dell’età evolutiva hanno qualche limite in quando non sempre pensando ai bambini, è possibili utilizzare questi strumenti (comunque in letteratura documenta moltissimi studi di risonanza magnetica funzionale che vanno a rilevare determinati ambiti ed oggetti di studio). LEZIONE III – LO SVILUPPO PRENATALE (periodo che va dal concepimento fino alla nascita) Come siamo diventati ciò che siamo? Dove iniziano questi processi che abbiamo poi visto maturati? Quali eventi o rischi possono influenzare lo sviluppo prenatale? Queste domande sono importanti per il procedere clinico dello psicologo dello sviluppo. I PERIODI DELLO SVILUPPO PRENATALE La durata tipica dello sviluppo prenatale inizia con la fecondazione e finisce con la nascita (dalle 38 alle 40 settimane). È importante per lo psicologo conoscere bene tutte le tappe e i periodi fondamentali all’interno dello sviluppo, in quanto conoscere ad esempio le settimane di nascita è importante per chi opera all’interno di un contesto clinico perché ha una rilevanza se il bambino nasce prima della 38esima settimana (nascita pretermine). Tre periodi: A. Periodo germinale B. Periodo embrionale C. Periodo fetale A. Periodo germinale: Si verifica nelle prime due settimane dopo il concepimento. Si ha la creazione dell’ovulo fecondato che poi diventerà uno zigote. È un primo momento in cui c’è la divisione cellulare che porterà alla formazione dello zigote. Si ha l’attaccamento dello zigote alla parete uterina – fenomeno di annidamento. In questa fase è molto importante il processo di differenziazione cellulare (come si differenziano le cellule e a che cosa danno vita): blastocisti (massa interna di cellule che in seguito formerà l’embrione) e trofoblasto (strato esterno cellulare – che danno nutrimento e sostegno). B. Periodo embrionale Si verifica tra le due e le otto settimane dal concepimento. La differenziazione cellulare va avanti e si intensifica. In questa fase è fondamentale lo sviluppo sistemi di supporto cellulare e lo sviluppo di organi. È proprio in questo periodo che la massa cellulare viene chiamata ora embrione. Si formano tre strati di cellule dai quali prenderà avvio ciò che siamo e di parti fondamentali del nostro corpo: 1. Endoderma: strato interno di cellule interno che si svilupperà nei sistemi digestivo e respiratorio. 2. Mesoderma: strato di mezzo che diventerà il sistema circolatorio, le ossa, i muscoli, il sistema escretore e il sistema riproduttivo. 3. Ectoderma: strato esterno che diventerà il sistema nervoso, i recettori sensoriali e l’apparato cutaneo. Tutte le parti del corpo si sviluppano a partire da uno di questi tre strati. Quando parliamo di questo periodo è importante parlare dello sviluppo dei sistemi di sostegno all’embrione: Amnio – Cordone Ombelicale – Placenta. Amnio: Sistema di supporto costituito da una sacca o involucro contenente un liquido trasparente nel quale galleggia l’embrione in via di sviluppo. Cordone Ombelicale: Sistema di supporto che contiene due arterie e una vena. Collega il bambino alla placenta. Placenta: Sistema di supporto che consiste in un insieme di tessuti a forma di disco, nel quale piccoli vasi sanguigni della madre e del bambino si intrecciano. All’interno di queste strutture assumono importanza: Organogenesi: formazione degli organi che si verifica durante i primi due mesi dello sviluppo prenatale. Alterazioni cromosomiche e fattori teratogeni: in questo periodo possono aver luogo alterazioni dello sviluppo embrionale come mutazioni cromosomiche (ad es. Trisomia 21( sindrome di Dawn), X fragile etc. che sono tutte alterazioni cromosomiche che daranno vita a determinati fenotipi) o danni prenatali dovuti a sostanze tossiche - fattori teratogeni (sono dei fattori che possono impattare in modo negativi sullo sviluppo dell’embrione creando dei danni prenatali significativi che avranno poi un impatto sul neurosviluppo). C. Periodo fetale Il periodo dello sviluppo prenatale che ha inizio due mesi dopo il concepimento e che dura in media sette mesi. Tre mesi dopo il concepimento il feto è diventato attivo: muove gambe e braccia, apre e chiude la bocca e muove la testa. Il viso, la fronte, le palpebre, il naso e il mento sono tutti visibili così come gli arti. I genitali possono essere identificati come maschili o femminili. Tre trimestri dello sviluppo Conoscere le tappe è fondamentale per uno psicologo dello sviluppo in quanto ci permette di discriminare ciò che è tipico da cosa non è tipico. Le seguenti immagini sono esplicative di tutti i processi che avvengono in ogni trimestre. LO SVILUPPO DEL SISTEMA NERVOSO Il cervello Alla nascita i neonati hanno approssimativamente 100 miliardi di neuroni che processano le informazioni a livello cellulare all’interno del cervello. L’architettura di base del cervello umano è assemblata durante i primi due trimestri dello sviluppo prenatale. Nello sviluppo tipico, il terzo trimestre dello sviluppo prenatale e i primi due anni di vita postnatale sono caratterizzati dalla connettività e dal funzionamento dei neuroni. Il sistema nervoso inizia a formarsi a partire dal tubo neurale, un tubo lungo e con una cavità centrale, posizionato sul dorso dell’embrione, che si forma dopo circa 18- 24 giorni dal concepimento (ectoderma). Due difetti alla nascita sono collegati a malformazione del tubo neurale che non si chiude come dovrebbe, anencefalia e spina bifida. In una gravidanza normale, da quando il tubo neurale si è chiuso, si inizia ad avere una massiva proliferazione e una continua migrazione di neuroni. I RISCHI NELLO SVILUPPO PRENATALE Effetti negativi su sviluppo prenatale, nascita e sviluppo dopo la nascita possono essere: Fattori Teratogeni (sono dei fattori che impattano in maniera negativa nella fase della gravidanza iniziale che possono portarsi dietro una serie di effetti negativi a lungo termine e che poi si ripercuotono nello sviluppo del soggetto): Il termine che deriva dal greco (tera) e significa “mostro”, indica qualsiasi agente che causa un difetto alla nascita. Il campo di studio che si occupa delle cause dei difetti alla nascita si chiama teratologia. La severità del danno e il tipo di difetto derivante da un particolare agente teratogeno dipendono da: dose (più alta è la dose maggiore è l’effetto), predisposizione genetica (tipo genotipo della donna e del feto e momento), esposizione (periodi sensibili di sviluppo). Quando quella sostanza, quell’agente ha un effetto e in quale periodo si inserisce. il rischio di difetti strutturali causato da agenti teratogeni è più alto nello sviluppo embrionale (periodo dell’organogenesi). Nel periodo fetale, non ci possono essere danni strutturali, ma ci possono essere danni di blocco alla crescita o nel funzionamento degli organi. Agenti che possono compromettere il feto: Farmaci con obbligo di ricetta e da banco: Farmaci con obbligo di ricetta: antibiotici, alcuni antidepressivi, alcuni ormoni e farmaci a base di isotretinoina (ad es. Accutane). Farmaci da banco: pillole dimagranti, aspirina e caffeina. Esempio del talidomide negli anni ’60. Sostanze psicoattive: sostanze che agiscono sul sistema nervoso e vengono assunte per alterare gli stati di coscienza, per modificare le percezioni e per cambiare l’umore (Droghe: Cocaina, Marijuana, Eroina). Alcol: Il consumo elevato di alcol da parte delle donne incinte può avere effetti devastanti sui figli causando la sindrome alcolica fetale (Fetal Alcohol Syndrome, FAS), un insieme di anomalie che includono malformazioni di viso, arti, difetti cardiaci, intelligenza inferiore alla media e disabilità intellettiva. I suddetti agenti possono causare: nascite pretermine, sottopeso alla nascita, morte fetale e neonatale, problemi respiratori e sindrome dell’improvvisa morte neonatale (sudden infant death Syndrome-SIDS, nota come morte nella culla). Sono tutti agenti che possono procurare dei ritardi, delle alterazioni che possono essere a carico sia dello sviluppo cognitivo che linguistico che motorio, ovvero tutto ciò che riguarda lo sviluppo sano e tipico di un bambino. È fondamentale considerare l’impatto di questi agenti, e soprattutto è importante durante l’indagine anamnestica durante il processo clinico, chiedere al genitore se c’è stata l’esposizione a questi agenti. Perché molto spesso in clinica la letteratura documenta una correlazione e una vulnerabilità tra determinati agenti teratogeni e disturbi del neurosviluppo. Altri agenti che possono impattare in modo negativo sullo sviluppo del bambino: - Gruppi sanguigni incompatibili dei coniugi - Malattie materne: rosolia, sifilide, herpes genitale, AIDS, dieta e nutrizione della madre - Stati emotivi e stress della madre, psicopatologie della madre (quindi da una sintomatologia psichiatrica florida) - Età della madre - Fattori paterni di natura sia organica che non - Rischi ambientali ovvero le condizioni in cui è inserita la persona che porta avanti una gravidanza e che tipologia di ambiente la circonda. LA NASCITA Ambiente perinatale: ambiente fisico che circonda il momento della nascita e comprende diversi fattori: - Medicine assunte dalla madre durante il travaglio. - Pratiche usate per favorire il parto. - Tipo di parto (naturale o cesareo). - Ambiente che circonda il bambino appena nato. Alla nascita è importante considerare l’indice Apgar che è uno degli accertamenti sulla salute del neonato. È un metodo per valutare la salute del neonato a un minuto e a cinque minuti dalla nascita. Valuta il battito cardiaco, la respirazione (molto spesso alla nascita possono emergere delle difficoltà come ipossia o il giro del funicolo – sono momenti cruciali si parla di pochissimi millisecondi nei quali se si verificano delle difficoltà di questo tipo si possono produrre dei danni importanti), il colore della pelle e i riflessi del bambino (importante nel processo anamnestico, spesso l’indice Apgar orienta il clinico se ci sono state delle difficoltà alla nascita e se queste difficoltà possono aver avuto un impatto sullo sviluppo del bambino). Poi c’è la Scala di valutazione del comportamento del neonato di Brazelton (NBAS): test a cui i neonati vengono sottoposti alcuni giorni dopo la nascita per valutare lo sviluppo neurologico, i riflessi e le reazioni nei confronti delle altre persone. Noi sappiamo che alla nascita sono sedici riflessi, tra cui lo starnuto, il battito delle palpebre e il riflesso dei punti cardinali (rooting) vengono testati, insieme alle reazioni del neonato alle circostanze esterne, come ad esempio un sonaglio che viene agitato. Inoltre, abbiamo a disposizione una scala neurocomportamentale della rete di terapia intensiva neonatale (Neonatal Intensive Care Unit Network Neurobehavioral Scale - NNNS): derivata dalla NBAS permette un’analisi più dettagliata del comportamento del neonato, delle risposte neurologiche, delle reazioni allo stress e delle capacità di regolazione. È stata creata per valutare i bambini a rischio, specialmente quelli prematuri. Alla nascita non è solo importante considerare l’indice Apgar ma anche il peso e la prematurità. Sottopeso alla nascita e neonati prematuri: - Neonato sottopeso - Neonato estremamente sottopeso (questi aspetti si possono ripercuotere sullo sviluppo successivo con un’influenza negativa) - Neonato prematuro: un neonato che nasce a tre settimane o prima che la gravidanza abbia raggiunto il suo termine (35 settimane o meno dopo il concepimento). - Neonato di peso basso se è inferiore ai 2500 gr (LBW: low birth weight). - Neonato di peso molto basso se è inferiore ai 1500 gr (VLBW: very low birth weight). - Neonato di peso estremamente basso se è inferiore ai 1000 gr (ELBW: extremely low birth weight). Incidenza e cause del sottopeso alla nascita: L’incidenza del sottopeso alla nascita varia considerevolmente di paese in paese. Basti pensare ai paesi sottosviluppati dove c’è una deprivazione esterna e sociale che impatta sulla gravidanza, basti pensare alle donne che sono soggette a malnutrizione ma non per un aspetto psicologico di controllo ma proprio per una condizione culturale sociale ed economica. Anche le cause del sottopeso alla nascita variano: nei paesi in via di sviluppo, il sottopeso deriva dalle carenze nella salute e nell’alimentazione della madre. Nei paesi industrializzati, il fumo di sigaretta durante la gravidanza, la giovane età della madre e l’uso di droghe rappresentano le cause principali del sottopeso alla nascita. Conseguenze del sottopeso alla nascita Minore è il peso alla nascita, maggiore è la probabilità di danni cerebrali e di disturbi ai polmoni o al fegato. In età scolare, i bambini nati sottopeso hanno probabilità più alte di avere difficoltà di apprendimento, disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Programmi intensivi di recupero possono migliorare gli esiti a breve termine. LEZIONE IV – SVILUPPO FISICO, MOTORIO E PERCETTIVO (PRIMA PARTE) CRESCITA E CAMBIAMENTI CORPOREI Dall’infanzia all’adolescenza si attraversano molti periodi di cambiamento corporeo. Le proporzioni del corpo cambiano e alla base dei cambiamenti corporei vengono discussi e presi come riferimento due modelli di base della crescita: Modello Cefalo-Caudale (dall’alto al basso): Esplicita la sequenza di crescita in cui la crescita più rapida avviene in alto, nell’area della testa. La crescita fisica della dimensione, del peso e della differenziazione delle caratteristiche procede dall’alto verso il basso (dal collo alle spalle, al tronco ecc.). Idem per la testa: le parti alte della testa, gli occhi e il cervello, crescono più rapidamente delle parti inferiori, come la mandibola. Modello Prossimo-Distale (dal centro verso l’esterno): Sequenza in cui la crescita comincia dal centro del corpo e si muove verso le prossimità. Controllo muscolare del tronco e delle braccia matura prima del controllo delle mani e delle dita. Prima la mano poi le dita (per capire il termine prossimale). Cambiamenti nelle proporzioni del corpo umano durante la crescita: Parlando di crescita e cambiamenti corporei è importante parlare di altezza e il peso che aumentano rapidamente durante la prima infanzia (Lampl 2008), successivamente rallentano (altezza e peso di un adulto tendono a rimanere stabili mentre in età infantile tendono ad essere molto rapidi e c’è un’accelerazione importante dove l’altezza e il peso diventano anche dei parametri fondamentali per stabilire i range di crescita e di normalità sia relative al peso che all’altezza). Prima infanzia: La suzione, deglutizione, digestione, favoriscono una rapida crescita, il peso aumenta di circa 150 gr a settimana, Crescita al mese di circa 2cm. Nel secondo anno di vita la crescita rallenta a due anni il bambino ha raggiunto circa un quinto del suo peso adulto (11- 14 chili/81-89 cm circa). Seconda infanzia: Man mano che il bambino cresce, in età prescolare la percentuale di aumento di peso e altezza diminuisce ogni anno che passa. - Si allunga il tronco. - Alla fine di questo periodo si perdono le caratteristiche dei primi anni di vita. - Sviluppo più marcato della parte superiore. - Il grasso corporeo diminuisce. Variazioni sono da intendere anche in termini ereditari (non solo biologico e quindi di traiettoria evolutiva tipica) (Florin e Ludwig, 2011), etnia e alimentazione (Meredith 1978), ambiente di vita, cultura e influenze pre - e post-natali, fattori genetici, fattori organici, ecc. Fanciullezza o età scolare: - Crescita lenta e costante. - L’aumento di peso è dovuto all’aumento dei sistemi osseo e muscolare, oltre che degli organi. - I cambiamenti nelle proporzioni del corpo sono i cambiamenti fisici più pronunciati - La circonferenza del cranio e della vita e la lunghezza delle gambe diminuiscono in relazione all’altezza corporea (Burns et al. 2013). Pubertà: Periodo di rapida maturazione fisica dovuta ai cambiamenti ormonali e fisici che si verificano all’inizio dell’adolescenza, ci sono del cambiamento significativo delle caratteristiche e delle proporzioni del corpo come quelli fisici e relativi aspetti psicologici (che molto spesso in questa fase sono molto correlati alla percezione dell’aspetto esteriore e di quindi come stanno avvenendo i cambiamenti corporei e che cosa comportano da un pdv psicologico). Fattori che determinano la pubertà: Ci sono molte variazioni nell’inizio e nella progressione della pubertà. L’inizio della pubertà può oscillare dai 10 fino ai 13 anni e mezzo nei ragazzi. Si conclude nel periodo che va dai 13 ai 17 anni: l’età media di inizio è scesa in media tra i 2 e i 4 mesi per ogni decade del ventesimo secolo (più si va avanti più si accorcia l’inizio). Menarca: il primo ciclo mestruale di una ragazza, con un’età normalmente compresa tra i 9 e i 15 anni di età. Parliamo di pubertà ma anche di variabilità ed influenze che abbiamo detto che si possono ripercuotere da un pdv psicologico rispetto a questa fase evolutiva segnata da grandissimi cambiamenti corporei fisici. Pubertà precoce: Esordio molto precoce e rapida progressione della pubertà, usualmente affrontata con trattamento farmacologico- ormonale per fermare temporaneamente i cambiamenti puberali (8 anni F, 9 anni M). Tra i fattori più importanti che influenzano l’inizio e la sequenza della pubertà ci sono i fattori ereditari, influenzati però da fattori ambientali come la salute, il peso e lo stress. La pubertà precoce porta con sé degli aspetti degni di nota da un pdv psicologico questo perché si verifica una discrepanza tra età cronologica e maturazione sessuale. Quindi c’è proprio un rischio per quanto riguarda l’esibizione di comportamenti che spesso non sono appropriati all’età dell’individuo in quel momento. Rischio di esibire comportamenti inappropriati all’età (Dvornyk e Waqar-ul- Haq, 2012). In questa fase sono molto importanti gli Ormoni che decretano la comparsa dei caratteri sessuali: - Potenti sostanze chimiche secrete dalle ghiandole endocrine e trasportate dal sistema sanguigno. - Durante la pubertà la secrezione di ormoni chiave è controllata dall’interazione dell’ipotalamo, dell’ipofisi e delle gonadi (ghiandole sessuali) Quindi la secrezione di ormoni è frutto dell’interazione di diversi sistemi ovvero l’ipotalamo e ipofisi che sono delle regioni cerebrali che controllano la produzione di ormoni che vengono rilasciate nel corpo e portano alla maturazione degli organi sessuali. I cambiamenti ormonali associati alla pubertà si verificano in due fasi: 1. Adrenarca: consiste nei cambiamenti ormonali nelle ghiandole adrenali, situate appena al di sopra dei reni (dai 6 ai 9 anni circa). 2. Gonadarca: consiste nella maturazione sessuale e nello sviluppo della maturità riproduttiva. - Il culmine del Gonadarca nelle ragazze è il menarca e nei ragazzi lo spermarca (la prima eiaculazione di sperma). - I cambiamenti ormonali chiave coinvolgono due classi di ormoni: gli androgeni (i principali ormoni sessuali maschili, ad esempio il testosterone) e gli estrogeni (i principali ormoni sessuali femminili, ad esempio l’estradiolo). Questi ormoni sono presenti in concentrazioni diverse nei maschi e nelle femmine. La crescita durante la pubertà è facilitata da ormoni come il cortisolo, il testosterone e gli estrogeni. Esistono dei collegamenti tra la concentrazione di ormoni e il comportamento degli adolescenti? Generalmente si conviene sul ritenere che i fattori ormonali non sono in sé responsabili primariamente del comportamento adolescenziale (Graber, 2008). - Gli ormoni non agiscono in maniera indipendente. - L’attività ormonale è influenzata da vari fattori: ambientali, sociali, relazionali e familiari e stress e abitudini alimentari, attività sessuale e difficoltà emotive posso essere trigger o inibire diversi aspetti del sistema ormonale (Susman e Dorn, 2013). Peso e grasso corporeo (ovvero aspetti che in qualche modo inibiscono il processo di pubertà) sono importantissimi; infatti, la sottonutrizione può ritardare la pubertà: perché il menarca avvenga e continui, il grasso deve rappresentare il 17% del peso totale della ragazza, questo può essere dovuto a: - Amenorrea, un’assenza o interruzione del ciclo mestruale, si presenta in adolescenti anoressiche e in ragazze che praticano certi tipi di sport che portano ad una restrizione alimentare molto importante. - Leptina, un ormone rilasciato dalle cellule di grasso che segnala l’adeguatezza del grasso corporeo per la riproduzione e per sostenere una gravidanza durante la pubertà. Scatto della crescita: Nelle ragazze avviene all’incirca due anni prima che nei ragazzi. In media, comincia all’età di 9 anni per le ragazze e all’età di 11 anni per i ragazzi. L’aumento di peso segue all’incirca gli stessi ritmi rispetto all’andamento della crescita in altezza: il 50% del peso corporeo dell’adulto è il risultato dell’aumento di peso durante l’adolescenza. Nelle ragazze si allargano i fianchi, mentre nei ragazzi sono le spalle che tendono ad allargarsi. Lo sviluppo sessuale: I tre aspetti più visibili della maturazione sessuale maschile sono l’allungamento del pene, lo sviluppo dei testicoli e la crescita di barba e baffi. I due aspetti più visibili dello sviluppo puberale femminile riguardano la crescita del seno e la comparsa dei peli pubici. Gli adolescenti si preoccupano del loro corpo. Questo vuol dire che viene legato anche al contesto psico-sociale. Per questo noi accenniamo allo Sviluppo precoce e ritardato. In questo sviluppo succede ciò: - Il ritmo di maturazione è collegato anche allo sviluppo socio-emotivo e a diverse problematiche psicologiche (Negriff et al., 2011). I ragazzi che si sviluppano prima hanno una percezione di sé più positiva e hanno più successo nelle relazioni con i coetanei di quanto non accada nel caso dei ragazzi che si sviluppano più tardi (Jones, 1965; Peskin, 1967). Nella pratica clinica e nella psicoterapia dell’età evolutiva si osserva come alcuni ragazzi che hanno un ritardo nello sviluppo sessuale mostrano delle difficoltà dal pdv psicologico. E come una discrepanza con i pari e una discrepanza di quello che il loro corpo è rispetto a ciò che loro vorrebbero essere genera delle difficoltà dal pdv emotivo che spesso trovano un’estrinsecazione (=manifestazione) all’interno di processi psicopatologici di natura internalizzante quindi parliamo di aspetti di ansia e depressivi che poi vanno ad inficiare sulla propria immagine e sull’autostima. Di contro (ragionando non in difetto ma in eccesso) sono vulnerabili le ragazze che si sviluppano precocemente. Sono e possono essere vulnerabili rispetto a tutta una serie di problemi socio-emotivi (Sontag-Padilla, 2011; Susman & Dorno, 2013); questo perché il corpo sviluppato porta ad una discrepanza tra età cronologica e età di maturazione sessuale, quindi si hanno da un pdv fisico e sessuale delle caratteristiche specifiche per esporre il corpo ed usarlo anche ai fini riproduttivi ma la maturità cognitiva non è tale da permettere l’implementazione e l’attuazione nel contesto e nella cultura di atteggiamenti che possono essere funzionali. Ad esempio, è stato visto da alcune ricerche che queste ragazze hanno probabilità più elevate di fumare, bere, difficoltà emotive, avere disturbi alimentari, pretendere l’indipendenza dai genitori prima e avere amici più grandi (Westling et al., 2008). Il loro corpo ha più probabilità di suscitare reazioni da parte dei ragazzi, causando un’anticipazione delle esperienze sentimentali e sessuali (Wiesner & Ittel, 2002). Ciò è da tener ben presente in quanto una discrepanza di questo tipo può provocare a cascata una serie di difficoltà emotive e psicologiche che sono assolutamente da attenzionare. IL CERVELLO Nei diversi cambiamenti fisici descritti è implicato in vari modi il cervello. Le strutture del cervello aiutano a regolare non solo il comportamento, ma anche il metabolismo, il rilascio di ormoni (ipotalamo e ipofisi) e altri aspetti della fisiologia del corpo. Mentre in passato si pensava che la struttura del cervello fosse determinata dai geni e che rimanesse essenzialmente immodificato dopo l’infanzia, si è visto che il cervello ha plasticità e il suo sviluppo dipende dal contesto (Diamond, 2013; Nelson 2012). Ciò che noi facciamo, le stimolazioni che percepiamo, essendo il cervello plastico, in qualche modo influiscono e lo plasmano. Fisiologia del cervello La struttura: Il cervello ha due emisferi. Ogni emisfero ha quattro aree principali, chiamate lobi. Sebbene i lobi generalmente lavorino insieme, ognuno ha una funzione primaria. Lobi frontali: sono implicati nei movimenti volontari, nel pensiero, nell’intenzionalità e nella presa di decisioni; sono la parte che appartiene primariamente all’uomo e ha i processi più fini dal pdv del ragionamento, è il luogo quindi in cui si trovano le funzioni cognitive superiori. Questa è la sede dell’elaborazione delle informazioni, del problem solving, della presa di decisione, dove sono implicate tutte le funzioni più fini di ragionamento che appartengono all’essere umano. Lobi occipitali: hanno funzioni nella visione; Lobi temporali: hanno un ruolo attivo nell’udito, nell’elaborazione linguistica e nella memoria; Lobi parietali: giocano un ruolo importante nel registrare la posizione spaziale, l’attenzione e il controllo motorio. I neuroni (carburante dell’attività regolata dal cervello) elaborano le informazioni. Quindi stimolazione tra input e output portano un individuo a mettere in atto tutto ciò che abbiamo la possibilità di fare, grazie proprio all’elaborazione delle info che avviene attraverso i neuroni. Alcune parti importanti dei neuroni sono: I dendriti: ricevono informazioni dagli altri neuroni, dai muscoli e dalle ghiandole; Gli assoni: trasmettono le informazioni lontano dal corpo della cellula. Sono dei veri e propri canali che permettono il correre del segnale all’interno del cervello, in quanto quest’ultimo è organizzato in diversi circuiti neurali. La specializzazione delle funzioni di un emisfero o dell’altro della corteccia cerebrale è chiamata lateralizzazione. È stato per lungo tempo definito che una parte di un emisfero fosse più specializzata in alcune funzioni rispetto ad un’altra. Oggi si tende ad avere un approccio sincretico, più che specializzazione emisferica parliamo proprio di processi di compensazione grazie alla presenza di network cerebrali che sono in grado di compensare alcune funzioni anche che non prevedono una specializzazione e quindi una lateralizzazione. Il cervello alla nascita è circa il 25% del peso del neonato. Al secondo anno è circa il 75% del peso da adulto. Due sono gli sviluppi chiave durante i primi due anni di vita: Il processo di mielinizzazione: mielina, sostanza lipidica che isola elettricamente l’assone del neurone. L’isolamento dato dalla guaina mielinica consente la trasmissione più veloce ed efficiente delle informazioni. La guaina mielinica serve proprio ad accelerare e velocizzare la trasmissione del segnale elettrico. La connessione tra i dendriti: incremento delle ramificazioni e delle sinapsi. Le connessioni potenziate sopravvivono, quelle non usate sono sostituite o eliminate. POTATURA (Faissner et al., 2010) FENOMENO DEL PRUNING (potatura sinaptica). Ci sono miliardi di neuroni che elaborano continuamente info ma man mano che il processo di crescita va avanti si creano dei meccanismi utili alla sopravvivenza e quindi tutto ciò che non è utile non viene processato e viene quindi eliminato grazie al fenomeno del pruning. Prima infanzia: Lo sviluppo del cervello si verifica in modo estensivo durante l’infanzia e oltre. Dal momento che il cervello è ancora in fase di sviluppo, la testa dell’infante andrebbe protetta da cadute e incidenti al fine di evitare la sindrome del bambino scosso (rigonfiamenti ed emorragie) che potrebbero portare a danni irreversibili. Studiare lo sviluppo del cervello nell’infanzia non è facile, infatti, quando il cervello è adulto ci serviamo di alcune tecnologie di brain-imaging poco usate, invece, nella ricerca nell’infanzia. In alcuni studi si è studiato appunto la misurazione dell’attività elettrica: i neonati producono distintive onde cerebrali che rivelano la loro capacità di distinguere la voce materna da quella di un’altra donna, anche nel sonno (Nelson et al, 2007, 2011,2013). Nella prima infanzia è stato quindi possibile vedere che l’attività elettrica del cervello in qualche modo vada già specializzandosi, il fatto di riuscire a discriminare la voce materna dalla voce di un estraneo è sicuramente un processo saliente del processamento delle info uditive. Il periodo della prima infanzia è caratterizzato da uno sviluppo del cervello rapido e dinamico; svolge un ruolo importante nello sviluppo cognitivo e nel rischio di disturbi psichiatrici e del neurosviluppo. Recenti studi di imaging hanno iniziato a delineare le traiettorie di crescita della struttura e della funzione cerebrale nei primi anni dopo la nascita e la loro relazione con la cognizione e il rischio di disturbi neuropsichiatrici. Prime esperienze e cervello sono significative: I bambini che crescono in un ambiente deprivato possono avere anche delle conseguenze sull’attività del cervello, sebbene ci siano buone ragioni per ritenere che gli eventuali danni non siano irreversibili. Il cervello dimostra plasticità (non si tratta solo di un qualcosa di biologico e inscritto nel DNA ma lo sviluppo e il funzionamento cerebrale dipendono anche dai fattori ambientali esterni). Il cervello infantile «aspetta» le esperienze che determinano come si realizzeranno le connessioni tra i suoi neuroni. Prima della nascita sembra che siano principalmente i geni a dirigere i pattern di connessione tra le cellule nervose, dopo la nascita, gli stimoli esterni aiutano le connessioni neurali del cervello a prendere forma. In età infantile le esperienze avverse relative alla relazione con la madre, esperienze di deprivazione emotiva, di trascuratezza, di abuso, che in qualche modo portano il bambino a sperimentare delle esperienze negative che impattano sul suo funzionamento e sul favorire delle connessioni neurali che siano il più efficaci e funzionali, non sono eventi solo ascrivibili ad aspetti come stress contesto culturale e o socio economico, ma sono eventi che possono essere ascrivibili anche ad esperienze avverse che avvengono nell’infanzia. La letteratura documenta come questi aspetti e questi eventi, soprattutto nel legame con il caregiver, impattano moltissimo sulle connessioni tra i diversi network cerebrali. Seconda infanzia Seconda infanzia Il cervello nella seconda infanzia non cresce rapidamente come nella prima infanzia. Nonostante questo, i cambiamenti anatomici nel cervello dei bambini tra i 3 e i 15 anni sono impressionanti. Il collegamento tra i cambiamenti del cervello dei bambini e il loro sviluppo cognitivo implica l’attivazione di aree del cervello; mentre in alcune aree aumentano le attivazioni in altre diminuiscono. La potatura indica che le connessioni che vengono usate sopravvivono e sono rinforzate mentre quelle non usate sono sostituite da altre o eliminate. Adolescenza Alla fine dell’adolescenza gli individui hanno minori connessioni neurali, ma più selettive ed efficaci di quante non ne avessero da bambini. Studi di risonanza magnetica funzionale hanno rilevato che il cervello in adolescenza subisce significativi cambiamenti strutturali (Giedd et al., 2009) che sono ascrivibili rispetto a: Corpo calloso (che unisce i due emisferi): i fasci di fibre nervose si infittiscono, migliorano le abilità di elaborazione delle informazioni (più fasci, più interconnessione più velocità di informazioni). Corteccia prefrontale: dove sono situate le abilità di ragionamento, presa di decisione, autocontrollo, funzione esecutive; maturazione fino a 19- 25 anni. Amigdala: essendo una struttura ancestrale perché afferisce al cervello rettiliano, matura prima della corteccia prefrontale proprio perché è un’area che non appartiene soltanto all’uomo. Sebbene gli adolescenti siano capaci di emozioni molto forti, la loro corteccia prefrontale non è sviluppata al punto da permettere loro di controllare queste emozioni. È come se il cervello dell’adolescente non avesse i freni per far andare piano le sue emozioni. È un po’ quello che viene definito in adolescenza lo sbilanciamento del cervello limbico dal cervello frontale. Questo porta l’adolescente a non aver un controllo funzionale rispetto all’attivazione emotiva che è tipica di questa fase evolutiva. IL SONNO Quanto dormono i neonati? Quali sono i problemi del sonno? Quali le loro implicazioni sullo sviluppo? - Il sonno dà ristoro al corpo, ma anche al cervello. - Secondo alcuni neuroscienziati, mentre si dorme i neuroni si ristrutturano e si ricostruiscono. Durante le prime settimane di vita i neonati passano circa il 70% del tempo (16-17 ore al giorno) dormendo. Dal terzo mese il sonno occupa la notte e di giorno il bambino è sveglio e attivo. La progressione verso l’alternanza sonno-veglia è una caratteristica universale mentre il ritmo con cui si verifica è influenzato dal comportamento dei genitori e da aspetti connessi con la cultura di appartenenza. Nel sonno si producono dei cambiamenti significativi, e come psicologi dello sviluppo è importante saper analizzare e valutare la qualità del sonno e del bambino e soprattutto il ritmo sonno-veglia, se è regolare o irregolari in quanto il sonno è un indice importante sulla salute. Tra 1 e 6 mesi compare una periodicità giorno-notte, la veglia si distribuisce nel tardo pomeriggio e nella sera, si determinano modificazioni progressive dei ritmi circadiani della temperatura, dell'attività cardiaca e respiratoria e delle secrezioni ormonali; il sonno matura sul piano elettroencefalografico e si struttura in maniera simile all'adulto. Tra 4 e 6 mesi un bambino può iniziare a dormire anche 6 ore continuative durante la notte, riesce a stare più tempo sveglio durante il giorno e inizia ad essere influenzato dal ritmo luce-buio. La quantità totale di sonno è di 12-14 ore e si distribuisce prevalentemente nelle ore notturne. Il primo segno di una ritmicità circadiana è la comparsa di una lunga fase quotidiana di veglia tra le 17 e le 22; spesso è veglia agitata con pianto incoercibile e viene riconosciuta come forma di fame o dolore addominale (colica gassosa). Tra 6 mesi e 4 anni il tempo di sonno si riduce progressivamente fino a 10-12 ore, fra sonno notturno e diurno e aumenta la veglia; a 1 anno il bambino dorme 13 ore, tra 3 e 4 anni 12 ore; si passa da 3-4 sonnellini giornalieri a 6 mesi, a 2 verso i 12 mesi, poi uno solo di pomeriggio, un po' più lungo, a 18 mesi. Intorno ai 9 mesi si verifica un aumento dei risvegli notturni tra le 21 e le 24 e tra le 3 e le 6 (l'84% dei bambini si sveglia almeno una volta) che continua spesso fino a 2-3 anni. Man mano che il bambino prende sempre più coscienza del mondo che lo circonda, gli stimoli esterni possono cominciare a disturbarlo di più di notte e anche la sua fantasia, che si traduce di notte in sogni ed incubi, può cominciare a interrompergli il sonno. Tra 5 e 12 anni è il periodo del sonno "migliore" e della maggiore capacità di essere vigile ed attento, il sonno evolve verso un pattern adulto con durata tra 8 e 9.5 ore, la struttura del sonno è più stabile, scompare il sonno diurno; l'addormentamento è rapido e l'orario di addormentamento ritarda progressivamente mentre l'orario di risveglio rimane fisso. In adolescenza il sonno è di circa 8-9 ore; i ritmi sono influenzati dalle abitudini sociali; in breve, tempo il tempo di sonno si riduce di 2-3 ore e si determina un debito di sonno, associato ad un aumento fisiologico della sonnolenza diurna in relazione alle modificazioni ormonali. Ricompare infatti il sonnellino diurno in adolescenza (23% fra 15 e 18 anni). Sonno REM (Rapid Eye Movement): È la condizione in cui l’attività del cervello è simile a quando siamo rilassati ma svegli e gli occhi hanno rapidi movimenti. Nell’adulto il sonno REM costituisce il 21% del totale, nel neonato raggiunge il 50% del tempo totale di sonno. A 6 mesi il sonno REM si riduce al 25-30%. Secondo l’ipotesi teorica dell’auto-stimolazione, il sonno REM nell’infanzia permetterebbe la rielaborazione delle stimolazioni ottenute durante la veglia e quindi contribuirebbe allo sviluppo del sistema nervoso centrale (Graven, 2013). L’infante più vigile può ricevere un numero maggiore di stimolazione durante lo stato di veglia senza bisogno di ricorrere all’auto- stimolazione del sonno REM. Sindrome della morte improvvisa (SIDS): Una condizione drammatica che può avvenire durante il sonno del neonato che inspiegabilmente cessa improvvisamente di respirare e muore. SIDS diminuisce quando gli infanti dormono sulla schiena o sul fianco (Dwyer e Ponsonby. 2013; McMullen et al., 2014). - Dormire proni è identificato come fattore di rischio (Mitchell, 2014). - In Italia circa 300 bb/anno (Montagna et al., 2014). Possibili fattori di rischio: Basso peso alla nascita Familiarità Apnee Etnia Basso livello socio-economico Esposizione al fumo passivo Letto soffice Anomalie cerebrali Scarsa produzione serotoninergica È meno probabile in bambini che usano un ciuccio per dormire e che dormono in stanze in cui sia presente un ventilatore. Nella prassi clinica e nella valutazione anamnestica è di fondamentale importanza valutare il ritmo sonno- veglia del bambino. Il ritmo sonno veglia, la regolarità del sonno o particolari difficoltà sono indici importanti nella comprensione e nella fenomenologia dei disturbi del neurosviluppo e psicopatologici in età evolutiva. LEZIONE V – SVILUPPO FISICO, MOTORIO E PERCETTIVO (SECONDA PARTE) LO SVILUPPO MOTORIO Gli adulti sono in grado di compiere azione motorie complesse coordinate, ma come si sviluppano le abilità fino-motorie e le abilità grosso motorie (es. agonismo sportivo, artisti, ecc.)? Teoria dei sistemi dinamici Il punto di vista maturazionista di Arnold Gesell (1934) propone che le pietre miliari dello sviluppo motorio, come gattonare, afferrare e camminare, si sviluppano attraverso un piano genetico, cioè per maturazione. La teoria dei sistemi dinamici asserisce che lo sviluppo motorio non è un processo passivo: I neonati accostano le capacità motorie al fine di percepire e agire. Per poter sviluppare le capacità motorie, i bambini devono percepire qualcosa nel loro ambiente che li motivi ad agire e ad usare le percezioni per affinare i propri movimenti. Come avviene che ci si muova o che si cammini in accordo con questa teoria? Quando i bambini sono motivati nel fare qualcosa è possibile che sviluppino un nuovo comportamento motorio. Secondo questo approccio il comportamento è il risultato di vari fattori combinati: Sviluppo del sistema nervoso Proprietà fisiche del corpo e possibilità di movimento Obiettivo che motiva l’esterno Sostegno presente nel contesto (quindi parliamo di un ausilio esterno che permette che un comportamento si affini sempre di più proprio perché ha questo aspetto della base del sostegno. Natura + Cultura – Bambino + Ambiente un po’ quello che ci siamo detti nelle lezioni precedenti rispetto all’integrazione di diversi fattori di tipo genetico- ambientale che in qualche modo contribuiscono a sviluppare le abilità e le competenze. Quindi secondo questo punto di vista vie è proprio una combinazione dei fattori dell’elenco sopra. Il neonato non è completamente impotente: è dotato di riflessi fondamentali. I Riflessi possono essere (considerati indicatori anche del benessere e dello stato di salute del neonato): Reazioni istintive a degli stimoli; controllano i movimenti del neonato che sono nei primi giorni di vita soprattutto, automatici e fuori dal suo controllo. Meccanismi di sopravvivenza geneticamente tramandati permettono ai bambini di rispondere al loro ambiente attraverso l’adattamento prima ancora di cominciare ad apprendere. Ci sono una serie di riflessi importanti tra cui: - Riflesso di rooting che avviene quando si accarezza la guancia di un bambino o un lato della bocca e il neonato, in risposta alla stimolazione, si gira dalla parte in cui è stato toccato con lo sforzo di trovare qualcosa da succhiare. - Riflesso di suzione: che avviene quando il neonato comincia a succhiare automaticamente un oggetto che gli è stato messo in bocca. Questo riflesso permette di trarre nutrimento prima ancora di aver associato il capezzolo al cibo. - Riflesso di Moro che avviene in risposta ad un suono o ad un movimento improvviso e intenso. Quando è spaventato, il neonato arcua la schiena, getta all’indietro la testa e tende braccia e gambe verso l’esterno. Dopodiché il neonato ritrae velocemente gli arti. Riflesso molto significativo. - Riflesso di prensione (grasping) che avviene quando qualcosa viene a contatto con il palmo delle mani del neonato. Aspetto di contatto (neonato che si aggrappa al vestito della mamma o alle mani o capelli), proprio per cercare un contatto. Alcuni riflessi, come tossire, strizzare gli occhi e sbadigliare, persistono per tutta la vita. Altri riflessi, invece, spariscono dal repertorio comportamentale dopo alcuni mesi dalla nascita con la maturazione del cervello del bambino e con lo sviluppo del controllo volontario di molti comportamenti. I riflessi neonatali si considerano dei precursori dell'apprendimento e dello sviluppo; grazie ad essi il bambino svilupperà un comportamento controllato. Abbiamo visto dei video in cui si mettono in evidenzia alcuni riflessi: - Riflesso di Marcia: riflesso istintivo che predispone il bambino alla deambulazione. Il primo video mette in evidenza come il bambino sin da neonato riesce a far osservare che ha questo riflesso istintivo innato alla marcia. - Riflesso di Moro presente nel 2 video viene mostrato un bambino che presenta tutte quelle caratteristiche comportamentali che vengono elicitate in seguito ad uno stimolo molto forte. - Riflesso di Moro assente nel 3 vide dove abbiamo una reazione totalmente differente. Nella tabella vediamo tutti i più importanti riflessi neonatali del bambino: Per conoscere lo sviluppo motorio di un bambino è utile conoscere le tappe dello sviluppo motorio, fondamentali da conoscere ai fini dell’indagine clinica anamnestica, fondamentali per il clinico che opera nell’età evolutiva in quanto ci permettono di discriminare tra uno sviluppo tipico ed atipico, un ritardo o meno e guidano il ragionamento clinico e sono funzionali nell’indagine clinica relativa ai disturbi del neurosviluppo. Abilità grosso-motorie: Capacità che comportano ampie attività muscolari, come muovere un braccio o camminare. Come si sviluppano le abilità grosso-motorie? Quali sono i requisiti? Requisito fondamentale: controllo della postura. Andiamo a vedere insieme come si sviluppa nel corso degli anni. Primo anno Postura: Un processo dinamico legato alle informazioni sensoriali provenienti dai segnali propriocettivi della pelle, delle articolazioni e dei muscoli, che ci dicono dove siamo rispetto allo spazio; provengono dagli organi vestibolari dell’orecchio interno che regolano il senso dell’equilibrio; provengono anche dalla vista e dall’udito (integrazione, processo dinamico). I neonati non controllano la postura volontariamente. Nel corso di poche settimane riescono a tenere dritta la testa e presto a sollevarla da proni. Entro due mesi si siedono sulle gambe/seggiolone. No, indipendenza nella seduta fino a 6/7 mesi. Stare in piedi è un processo graduale entro 12 mesi. A 8 mesi i bambini imparano a sollevarsi ancorandosi Tappe dello sviluppo motorio – immagine che mette in evidenza dagli 0 a 15 mesi che cosa avviene nello sviluppo del bambino. Imparare a camminare: Per camminare dritto il bambino deve potersi sostenere su una sola gamba mentre l’altra viene spinta in avanti e deve anche spostare il peso da una gamba all’altra (processo molto controllato e coordinato). Variabilità nell’acquisizione: uno sviluppo che sia tipico o atipico presenta delle variabilità. Ciò è sempre bene tenerlo a mente ed è importante tenere a mente anche quando quella variabilità poi va inserita all’interno di una cornice più ampia. Ovvero se quella variabilità diventa eccessivamente eccedente rispetto al dato normativo che abbiamo di riferimento (ad es. l’acquisizione della deambulazione autonoma a 15 mesi) è importante saperlo perché qualora questo si verifica il clinico deve saper analizzare questo dato e capire a che tipo di sviluppo siamo. Secondo anno Aumentano le abilità motorie e l’esercizio fisico: Entro i 13/18 mesi, i bambini riescono a tirare un giocattolo attaccato ad un filo e ad usare mani e gambe per salire dei gradini. Entro i 18/24 mesi riescono a camminare velocemente o correre goffamente lungo piccole distanze, rimanere in equilibrio sui piedi da una posizione rannicchiata mentre giocano con degli oggetti sul pavimento, camminare all’indietro senza perdere l’equilibrio, calciare un pallone stando in piedi senza cadere. Oltre alle variazioni individuali ci sono anche variazioni culturali nello sviluppo motorio dei bambini. Infanzia -A 3 anni i bambini compiono semplici movimenti come saltare, saltare su una gamba, correre avanti e indietro. -A 4 anni i bambini diventano più dinamici ed avventurosi. Si arrampicano su piccoli percorsi ad ostacoli, riescono a salire le scale con un piede solo per gradino già da tempo e iniziano a mettere in atto la stessa tecnica nello scendere le scale. -A 5 anni corrono veloci e piace loro gareggiare con altri bambini e con i loro genitori. -Durante l’età scolare lo sviluppo motorio dei bambini diventa molto più omogeneo e coordinato rispetto alla prima infanzia. SVILUPPO SENSORIALE E PERCETTIVO Cosa vedono i neonati? Se vedono, cosa percepiscono? Come si sviluppano sensazione e percezione? Come si sviluppano gli altri sensi principali? Cosa sono sensazione e percezione? La Sensazione è prodotta dell’interazione tra le informazioni provenienti dall’ambiente e i recettori sensoriali (occhi, orecchie, lingua, narici e pelle) è un processo attraverso cui un’informazione esterna viene rilevata dai recettori sensoriali e trasmessa al cervello. Un’informazione, quindi, viene rilevata dai recettori e trasmessa al cervello per essere elaborata, cove viene elaborata? Attraverso un processo di percezione. La Percezione è un’Interpretazione di ciò che viene rilevato a livello sensoriale, ovvero di ciò che viene sentito, è un processo di categorizzazione ed interpretazione degli input sensoriali da parte del cervello. Negli ultimi decenni la ricerca sullo sviluppo percettivo nell’infanzia è stata guidata dalla Teoria ecologica di Eleanor J. Gibson (E. 1969, 1989, 2001; J. 1966, 1979) secondo la quale percepiamo direttamente le informazioni che esistono nel mondo intorno a noi. La percezione ci mette in contatto con l’ambiente circostante in modo che possiamo interagire e adattarci ad essi, inoltre è concepita per l’azione. Gli oggetti hanno delle affordances (disponibilità): le possibilità di interazione fornite dagli oggetti necessarie per compiere azioni (è come se gli oggetti avessero delle caratteristiche che in qualche modo richiamassero la necessità di far compiere all’individuo delle azioni). Il termine è stato introdotto nel 1979 dallo psicologo statunitense James Gibson nell'opera Un approccio ecologico alla percezione visiva. In quest’ opere si dice che Più alta è l'affordance, più sarà automatico ed intuitivo l'utilizzo di un dispositivo o di uno strumento: Ad esempio, l'aspetto di una maniglia dovrebbe far intuire al meglio e automaticamente come la porta vada aperta: se tirata, spinta, o fatta scorrere (una porta che si apre automaticamente al passaggio ha una scarsa affordance, poiché è molto poco intuitivo il suo funzionamento). Tra gli oggetti con un'ottima affordance vi sono, ad esempio, la forchetta o il cucchiaio, strumenti che nel corso dei millenni sono stati affinati dall'uomo fino alla forma odierna, estremamente intuitiva e di semplicissimo utilizzo. Con affordance (invito all'uso) si definisce la qualità fisica di un oggetto che suggerisce a un essere umano le azioni appropriate per manipolarlo. Ogni oggetto possiede le sue affordance, così come le superfici, gli eventi e i luoghi. Ad esempio, una superficie piatta possiede l'affordance di camminare sopra ad essa, una superficie verticale dà l'affordance di ostacolare o di bloccare un movimento. L'aspetto esterno di una caraffa d'acqua (con manico laterale e beccuccio) permette all'utilizzatore di dedurne intuitivamente le funzionalità, anche senza averla mai vista prima. Risultati sperimentali che vengono dallo Studio delle percezioni del neonato: Tecnica della preferenza visiva: metodo sviluppato da Fantz (1963) per studiare se i bambini possono distinguere uno stimolo da un altro, a partire dalla misurazione dei tempi di osservazione dei diversi stimoli. Ricordiamoci le tecniche di osservazione che abbiamo visto rispetto alla rilevazione delle abilità in età evolutiva. Lo studioso ha utilizzato della” looking Chamber” (camera di visione) dotata di due schermi sul soffitto sopra la testa del bambino. Osservazione occhi del bambino: se il bambino fissava lo sguardo su uno dei due schermi il ricercatore poteva vederne il riflesso sugli occhi del bambino. Valutazione di quanto a lungo il bambino fissava ciascuno schermo. Fantz ha dimostrato che: Bambini di 2 gg di vita osservano più a lungo stimoli visivi formati da motivi come facce e cerchi concentrici, piuttosto che dischi rossi, bianchi o gialli. Bambini di 2 o 3 settimane preferiscono guardare ed osservano più a lungo immagini di motivi come un volto, un pezzo di tessuto disegnato, un occhio di bue rispetto ai dischi rossi, bianchi e gialli. Secondo l’esperimento i bambini preferiscono guardare forme piuttosto che colori e bagliori. Inoltre, non possiamo non considerare che all’interno della percezione visiva entrano a far parte diversi meccanismi che guidano la percezione visiva come (concetti molto studiati in ambito neonatale): - Abituazione: Risposta diminuita ad uno stimolo dopo ripetute presentazioni dello stesso. - Disabituazione: Recupero della risposta a cui si era stati abituati dopo un cambio di stimolazione. - Salienza dello stimolo: quanto più è saliente uno stimolo tanto più sarà preferito rispetto ad un altro. Infatti, ritornando a come possono essere rilevati nel bambino questi aspetti implicati nella percezione visiva, ci sono stati diversi metodi di rilevazione: High-amplitude sucking: Metodo dell’ampiezza dei picchi d’onda abbinato alla suzione (non nutritiva); Messo a punto per valutazione dell’attenzione del neonato verso il suono: suzione varia in relazione al cambiamento del suono (Menn et al., 2009). Risposta orientativa e tracking: Eye tracking consiste nel movimento degli occhi che seguono (track) un oggetto in movimento; usata per verificare la visione tipica/atipica. Per stabilire la risposta orientativa verso suoni o immagini. Girare la testa. Metodi/Strumenti di raccolta delle risposte dei neonati: Preferenza visiva/uditiva (esperimenti di Fantz) Risposta orientativa ed eye tracking Suzione non nutritiva Battito cardiaco Respirazione Vocalizzazioni Sorrisi Sorpresa e aspetto di tipo emotivo implicato nella reazione a determinati stimoli. Vista nella prima infanzia Acuità della vista e vista del colore: La vista dei neonati sembra esser pari a 20/240 della scala Snellan utilizzata per gli esami della vista. Entro i 6 mesi è pari a 20/40 o anche superiore ed entro il 1° anno d’età è simile a quella di un adulto. Alla nascita i bambini distinguono il verde dal rosso. Tutti i recettori dell’occhio sensibili al colore (coni – recettori relativi al colore) funzionano a partire dai due mesi di vita. La visione binoculare (=visione dove c’è l’integrazione di entrambi gli emilati ovvero dei due emi campi visivi che sono processati in maniera speculare, e ogni emisfero e campo visivo integra due emi campi a sua volta, quindi la visione diventa globale (non più monoculare)) si sviluppa a circa 3 - 4 mesi. Percezione di volti: Subito dopo la nascita i neonati mostrano grande interesse per i volti umani (ricordiamoci gli studi di Fantz dove i bambini negli aspetti di preferenza visiva erano orientati a percepire delle facce, volti tanto è vero che ad oggi sappiamo che le neuroscienze hanno messo in evidenza come i bambini sin dalla nascita avrebbero proprio un circuito cerebrale deputato al riconoscimento dei volti). Gli infanti passano molto tempo a guardare il volto della madre piuttosto che quello di un’estranea. Dai 3 mesi associano le voci ai volti. Con lo sviluppo cambiano il modo di trarre informazioni dal mondo visivo. Acuità della vista durante i primi mesi di vita Percezione di motivi: I neonati destinano tempi di osservazione diversi ad oggetti diversi, preferendo immagini disposte secondo dei motivi (ad esempio, il volto umano) piuttosto che immagini disposte casualmente. Si può dire che, per quanto le modalità percettive infantili abbiano una base innata, il bambino di due mesi percepisce meglio perché riceve più informazioni sul mondo rispetto al bambino di un mese (integrazione tra natura e cultura). Costanza percettiva: Gli stimoli sensoriali mutano, ma la percezione del mondo fisico rimane costante. Il mio corpo può essere stimolato in qualsiasi modo attraverso uno stimolo che non sarà mai uguale a quello che ha percepito in precedenza, ma mentre la percezione muta quello che rimane uguale è la reazione e il mondo fisico che è costante si produce una costanza percettiva. Costanza della dimensione: il riconoscimento che un oggetto rimane uguale anche quando la sua immagine sulla retina cambia. Costanza della forma: il riconoscimento che un oggetto non modifica la sua forma anche se la sua angolazione rispetto a noi cambia. Percezione degli oggetti nascosti: L’infante, prima dei due mesi, non percepisce oggetti nascosti come completi, bensì percepisce solo ciò che è visibile. Apprendimento, esperienza, esplorazione diretta dai movimenti oculari sono fattori che giocano un ruolo chiave nello sviluppo della percezione degli oggetti interi. La capacità di predire la traccia intera di oggetti nascosti e in movimento si sviluppa a circa 3-5 mesi. Percezione della profondità: Gibson e Walk (1960) hanno usato l’apparato del precipizio visivo (visual cliff) per verificare se i bambini piccoli percepissero la profondità. Rilevarono che già a 5 - 6 mesi i bambini percepiscono la profondità. L’esperimento consisteva nel porre un neonato su un tavolo di legno e invitarlo a muoversi verso il prolungamento in vetro presente ad un'estremità: l'esperimento mostrava come i bambini desistessero dal procedere sulla lastra di vetro, cioè oltre il ciglio di una apparente «precipizio», dimostrando la capacità di percezione della profondità, evitando il lato profondo di una scogliera virtuale. Gibson e Walk (1960) “precipizio visivo” -----→ Seconda infanzia: - 3 - 4 anni: i bambini diventano sempre più esperti nel distinguere i colori anche se molto simili. - 4 - 5 anni: la maggior parte dei muscoli dell’occhio del bambino è abbastanza sviluppata da permettergli di muovere gli occhi efficientemente attraverso una serie di lettere. ABBIAMO STUDIATO COME LA VISTA SI SVILUPPA, ORA PASSIAMO AGLI ALTRI SENSI: Udito: il feto, la prima infanzia e il bambino Durante gli ultimi 2 mesi di gravidanza, il feto può sentire i suoni. I neonati sono precocemente reattivi ai suoni: orientano gli occhi e la testa in direzione di suoni ritmici e di voci umane. Riconoscono precocemente la voce materna e la preferiscono ad altri stimoli (sempre studiate con le metodologie viste precedentemente). Sono inizialmente in grado di discriminare i fonemi delle diverse lingue, per poi concentrarsi selettivamente solo su quella della propria cultura di appartenenza. I cambiamenti che avvengono durante l’infanzia nelle capacità uditive riguardano altezza, tono e localizzazione di un suono. I bambini piccoli, rispetto agli adulti, sono meno sensibili ai suoni a toni bassi e sentono più facilmente suoni a toni alti. - Buona funzionalità già nel periodo prenatale. - Distinguono la voce della mamma da quella di un’altra donna. - Preferenza per filastrocche/melodie. - Preferenza per il motherese (linguaggio che si instaura tra bambino e mamma e che ha delle caratteristiche e tonalità vocali che catturano l’attenzione del bambino). - Distinzione tra tonalità arrabbiate e dolci. - Reattività precoce a stimoli uditivi anche se soglia uditiva alta. Apprendimento prenatale: Riconoscimento delle caratteristiche prosodiche della voce materna recepita in fase fetale (a partire dalla ventesima settimana). Non vale per la voce paterna né di estranei che giunge da fonti esterne. - La peculiarità della voce materna è che giunge anche attraverso gli organi interni. - A poche ore o giorni dalla nascita il neonato predilige ancora suoni filtrati a simulare quelli che ascoltava nell'utero rispetto a non modificati. Altri sensi Tatto e dolore: Tatto: i neonati rispondono agli stimoli tattili. Dolore: la ricerca ha dimostrato che i neonati provano dolore. Olfatto: I neonati distinguono odori diversi, infatti si vede quando li poniamo del cibo (per esempio) e loro o

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