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Università degli Studi di Padova

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economia principi economici microeconomia economia politica

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Questo documento presenta i principi fondamentali dell'economia, discutendo concetti come la scarsità, i costi-benefici e il vantaggio comparato. Si analizzano inoltre la frontiera delle possibilità produttive e il funzionamento della domanda e offerta in un'economia di mercato.

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Principi di economia L’economia L’economia è lo studio del modo in cui gli individui effe3uano scelte in condizioni di scarsità e dei risulta8 di tali scelte per la società. Dove i beni non sono illimita8 si è pos8 necessariamente davan8 a un trade-off, ossia una scelta che comporta un compromesso tra...

Principi di economia L’economia L’economia è lo studio del modo in cui gli individui effe3uano scelte in condizioni di scarsità e dei risulta8 di tali scelte per la società. Dove i beni non sono illimita8 si è pos8 necessariamente davan8 a un trade-off, ossia una scelta che comporta un compromesso tra interessi alterna8vi: viene denominato principio di scarsità il conce3o in base al quale avere una quan8tà maggiore di qualcosa significa, generalmente, disporre di una quan8tà minore di qualcos’altro. Per risolvere i trade-off, gli economis8 ricorrono al principio cos/-benefici, secondo il quale un individuo (o un’impresa o una società) dovrebbe intraprendere un’azione se, e solo se, i benefici aggiun8vi sono almeno pari ai cos8 aggiun8vi ad essa associa8. Ovviamente benefici e cos8 possono essere valuta8 difficilmente o anche soggeHvamente, si comprende perciò che spesso non si tra3a di un calcolo banale. Per applicare corre3amente il principio cos8-benefici si deve calcolare se esiste il surplus economico, cioè il beneficio dato dal compiere un’azione meno i cos8 associa8 alla stessa: in caso di esito posi8vo, converrà svolgerla, altrimen8 no. Il costo opportunità di un’aHvità è il valore della migliore alterna8va a cui bisogna rinunciare per PERDITA alternativa compiere un’azione. Il costo opportunità si oHene dividendo la perdita causata dalla migliore GUADAGNO alterna8va a cui si rinuncia per il guadagno dell’azione da compiere. Nell’eseguire il calcolo, si fa riferimento all’ipotesi che gli individui siano razionali, ovvero che abbiano degli obieHvi ben defini8 e che si compor8no in modo tale da raggiungerli nel miglior modo possibile, allontanandoci così spesso dalla realtà: l’economista usa il principio cos8-benefici come un modello astra3o per studiare in che modo un ipote8co individuo razionale effe3uerebbe le proprie scelte fra alterna8ve in contrasto tra loro. Il modello astra3o è una descrizione semplificata del mondo reale, che consente di analizzarlo in modo logico ed effe3uare predic,ons. I qua3ro errori comuni nel processo decisionale sono: 1. Misurare cos8 e benefici in proporzione anziché in termini monetari assolu8: il beneficio non è la percentuale di risparmio sul prezzo originale, bensì l’importo monetario assoluto che viene risparmiato (il surplus è uguale anche se i prezzi delle alterna8ve sono diversi). 2. Ignorare i cos8 opportunità delle altre alterna8ve a cui si rinuncia. 3. Prendere in considerazione i cos8 fissi, cioè cos8 da cui non si può rientrare nel momento in cui la decisione deve essere presa: gli unici cos8 di cui si deve tenere conto nella decisione sono quelli che è possibile evitare rinunciando all’azione, mentre i cos8 non recuperabili (sunk cost) devono essere sostenu8 indipendentemente dall’azione (p.e. all you can eat). 4. Non dis8nguere tra valori medi e valori marginali nell’intraprendere un’aHvità: nei cos8 medi vengono considera8 anche i cos8 fissi, mentre ciò che conta è il costo marginale, cioè il costo che genera un’unità aggiun8va del bene specifico, che è dato dalla differenza tra il costo totale successivo e quello precedente; allo stesso modo, il beneficio marginale è la variazione nel beneficio totale provocata da un’unità aggiun8va di un singolo bene, mentre il beneficio medio è il beneficio totale derivante da una media. Non tuH i cos8 e i benefici hanno lo stesso peso: gli unici cos8 e benefici rilevan8 sono quelli marginali, ovvero i valori che misurano la variazione derivante dall’incremento dell’aHvità in ques8one; perché si soddisfi il principio cos8-benefici, il costo marginale deve essere minore del beneficio medio. La microeconomia è lo studio delle scelte individuali in condizioni di scarsità e delle loro implicazioni sui prezzi e le quan8tà in specifici merca8 (individui, imprese). La macroeconomia è lo studio del funzionamento del sistema economico nel suo complesso e delle poli8che che i governi possono ado3are per migliorarlo (regioni, stato) L’analisi economica è un’analisi posi8va, che ha cioè per ogge3o i comportamen8 effeHvi che si osservano e risponde a domande sulle conseguenze di tali azioni; l’analisi economica non è invece in grado di rispondere a una domanda norma8va, perché un’analisi norma8va fornisce norme di comportamento e crea modelli sulla base di valori, stabilendo cosa le persone dovrebbero fare. I se3e principi chiave dell’economia sono: Principio di scarsità. Principio cos8-benefici. Principio degli incen8vi: tramite la modellis8ca siamo in grado di prevedere i comportamen8 e quindi disegnare poli8che che ne incen8vino di determina8. Principio del vantaggio comparato: tuH migliorano la propria condizione quando ciascuno viene impiegato nell’aHvità in cui risulta più produHvo; ciò gius8fica il fa3o che ci sia specializzazione, perché essa perme3e di produrre maggiormente Principio del costo opportunità crescente: bisogna u8lizzare le risorse a par8re dalle unità che sono meno costose, cioè quelle con costo opportunità più basso. Principio dell’efficienza: obieHvo è non sprecare risorse, u8lizzarle tu3e al meglio. Principio di equilibrio: si riferisce al mercato, alla domanda e all’offerta. PRINCIPIO DEL VANTAGGIO COMPARATO Un individuo gode di un vantaggio assoluto su un altro se un’ora spesa nell’assolvimento di un compito gli fru3a più di quanto fruH all’altro un’ora impiegata nella medesima aHvità. Un individuo gode di un vantaggio comparato su un altro nello svolgimento di un compito se il suo costo opportunità per svolgere quel compito è inferiore a quello accusato dall’altro. Secondo il principio del vantaggio comparato, la specializzazione in ciò in cui si ha un vantaggio comparato, quindi nelle aHvità in cui si è più produHvi, aumenta il proprio rendimento, portando così un sistema economico, nel suo complesso, ad o3enere un livello di produzione superiore rispe3o al caso in cui ciascuno cercasse di essere autosufficiente Le fon8 del vantaggio comparato sono molteplici, spesso riconducibili anche a fa3ori di cara3ere apparentemente non economico; per esempio il talento, l’istruzione, la tecnologia… La frontiera delle possibilità produttive La fron/era (o curva) delle possibilità produ:ve è un grafico che descrive il livello massimo di produzione di un bene per ogni livello di produzione di un altro bene, data la produHvità del lavoratore. Nel grafico si possono dis8nguere: PUNTO RAGGIUNGIBILE lungo o so3o la curva: è possibile produrre la corrispondente combinazione di beni con le risorse disponibili, variando le allocazioni di tempo. PUNTO IRRAGGIUNGIBILE al di sopra della curva: è impossibile produrre la corrispondente combinazione di beni con le risorse disponibili. PUNTO EFFICIENTE lungo la fron8era: qualsiasi combinazione di beni per la quale le riserve disponibili non consentono di aumentare la produzione di alcun bene senza ridurre quella di qualcuno degli altri. PUNTO INEFFICIENTE se il lavoratore non sfru3asse tu3e le ore a disposizione, il punto si troverebbe all’interno dell’area del grafico: rappresenta una combinazione per la quale le risorse disponibili consen8rebbero di aumentare la produzione di almeno un bene senza ridurre quella degli altri. La pendenza nega8va della curva illustra il principio di scarsità: avendo risorse (tempo) scarse, si dovrà necessariamente rinunciare ad una cosa per o3enerne un’altra (trade-off). Dall’incontro di due grafici diversi risulta che due lavoratori dovranno allocare il tempo in modo diverso per produrre una stessa quan8tà di beni, nelle stesse ore lavora8ve, in base alle loro capacità. Ipo8zzando però che i due possano scambiarsi le merci, converrà che ciascuno si specializzi nell’aHvità che sa fare meglio, in modo da riuscire ad o3enere una maggiore quan8tà della stessa merce, che poi provvederanno a scambiarsi equamente. A3raverso la specializzazione, i due lavoratori riusciranno a raggiungere un punto esterno al grafico, che prima non era a disposizione. La fron8era delle possibilità produHve di un’economia cos8tuita da più individui è una curva convessa. Il mo8vo è che in un’economia cos8tuita da più individui, diversi soggeH sono più adaH a diverse aHvità, e si hanno quindi diversi cos8 opportunità. L’aumentare della produzione di un bene, fa elevare il costo opportunità di ogni sua quan8tà aggiun8va, ponendo in qualsiasi momento l’economia di fronte a un trade-off. La forma della curva è l’esemplificazione del principio del costo opportunità crescente, secondo il quale quando si hanno cos8 opportunità differen8 si devono sempre sfru3are per prime quelle cui è assegnato il costo opportunità più basso. Tale principio viene anche denominato del fru3o più accessibile: è ragionevole concentrarsi inizialmente su problemi più facili da affrontare e la cui soluzione determini i maggiori benefici sul piano dei risulta8 complessivi e, solo dopo, occuparsi dei numerosi interven8 minori. Tu3avia, nel lungo periodo, è spesso possibile traslare la curva spostandola verso l’esterno e quindi conseguire un incremento del livello di produzione di tuH i beni, andando a incidere su fa3ori come il progresso tecnologico, inves8men8 in nuovi impian8 e a3rezzature, e anche incremento demografico. La stessa logica che porta gli individui a specializzarsi e scambiare beni, porta le imprese e le nazioni a commerciare tra loro: è il fenomeno dell’esternalizzazione (internazionale) che ha il duplice scopo di ridurre i cos8 e migliorare il livello qualita8vo dei servizi. DOMANDA E OFFERTA Le società devono affrontare alcuni quesi8 economici di base: cosa produrre? Come produrre? Per chi produrre? La base da cui par8re è la curva della domanda e della offerta. Vi sono due approcci principali per risolvere tali ques8oni: ECONOMIA PIANIFICATA l’allocazione delle risorse è decisa da un apparato poli8co e amministra8vo che raccoglie le informazioni rela8ve alla tecnologia, alle risorse disponibili e alla domanda effeHva di beni e servizi. ECONOMIA DI MERCATO (CAPITALISTICHE) l’allocazione delle risorse disponibili ai diversi impieghi produHvi deriva da libere scelte individuali; il LIBERO MERCATO è il luogo fisico o immaginario dove si incontrano domanda e offerta e si lascia che si asses8no da sole. In realtà, oggi non esistono economie di mercato pure, ma economie miste, in cui sono forme di controllo colleHvo ad assestare l’allocazione delle risorse, e se necessario si interviene. Come si forma il prezzo di mercato? Cos8 e valore finale di un bene interagiscono determinandone il prezzo di mercato e le quan8tà scambiate (A. Marshall) LA CURVA DI DOMANDA La curva di domanda è un grafico che me3e in relazione prezzo e quan8tà di un bene, cioè mostra la quan8tà di un bene che i compratori desiderano acquistare per ogni prezzo. Del grafico si può dare: INTERPRETAZIONE ORIZZONTALE viene indicata la quan8tà di un bene che sarà domandata come funzione del prezzo a cui il bene è disponibile. INTERPRETAZIONE VERTICALE viene indicato il prezzo di mercato come funzione della quan8tà disponibile. La pendenza della curva di domanda è nega/va, infaH i consumatori acquistano maggiori quan8tà a prezzi minori e viceversa. La curva di domanda individuale, cioè quella che rappresenta il comportamento del singolo individuo, è inclinata nega8vamente per più ragioni, tra cui: L’effe=o di sos/tuzione è la variazione di quan8tà domandata di un bene che si registra quando, a seguito di un cambiamento del prezzo, i compratori soddisfano i loro bisogni acquistando un bene sos8tuito. L’effe=o reddito è la variazione nei livelli di quan8tà domandata di un bene che si registra quando, in seguito a una variazione del prezzo, cambia il reddito reale dei consumatori: il potere di acquisto si riduce. Un’altra spiegazione è data dall’esistenza di differenze di reddito e di gus8 fra i consumatori, esse creano differenze anche per quanto riguarda il prezzo che sono dispos8 a pagare: singolarmente, l’individuo applicherà il principio cos8 benefici per decidere se comprare un certo bene, valutando se il beneficio a3eso supera il suo costo; il beneficio è il prezzo di riserva del compratore, ovvero il massimo importo monetario che egli è disposto a versare per acquistare il bene. Dalla somma orizzontale delle curve di domanda individuali si oHene la curva di domanda colleHva, o curva di domanda aggregata. Grazie a essa è possibile individuare il prezzo di riserva del compratore marginale, cioè colui che acquista l’ul8ma unità di bene disponibile, che equivale all’importo massimo che i compratori sono dispos8 a pagare per l’acquisto di una singola unità di bene. La pendenza nega8va rifle3e il fa3o che il prezzo di riserva del consumatore marginale scende all’aumento della quan8tà acquistata, tende quindi a decrescere: quando un bene ha un prezzo di mercato alto soddisfa il criterio cos8-benefici di un numero inferiore di compratori. LA CURVA DI OFFERTA La curva di offerta è un grafico che mostra la quan8tà di un bene che i venditori desiderano vendere per ogni prezzo. Anche ad essa si può dare: INTERPRETAZIONE ORIZZONTALE viene indicata la quan8tà che i produ3ori devono fornire in funzione del prezzo che essi si a3endono di o3enere. INTERPRETAZIONE VERTICALE viene indicato l’ammontare che dovrà essere pagato in funzione della quan8tà di un bene che si intende produrre. La curva di offerta ha pendenza posi/va. All’aumentare della quan8tà di un bene aumenta anche il prezzo, legato ai cos8 di produzione, per il principio del fru3o più accessibile: produrre più quan8tà di un bene costerà di più, perciò i produ3ori dovranno necessariamente aumentare il suo prezzo; per espandere la produzione di un bene ci si dovrà rivolgere prima a chi ha dei cos8 opportunità più bassi e, solo in seguito, a chi un costo opportunità più elevato. Il prezzo di riserva del venditore è il prezzo minimo al quale il venditore è disposto a vendere una singola unità addizionale del bene ed equivale al costo marginale associato alla produzione dello stesso: è l’importo monetario minimo per il quale vendere un’unità aggiun8va di un bene non risulterebbe finanziariamente svantaggioso. L’equilibrio del mercato In economia, un mercato è de3o in equilibrio quando al suo interno non vi è alcuna spinta al cambiamento, non c’è quindi incen8vo economico ad aumentare quan8tà o prezzo di un certo bene. È una situazione di equilibrio sta8co. Sulla base di esso si possono definire prezzo e quan/tà di equilibrio del bene, in corrispondenza dei quali domanda e offerta si equivalgono: ques8 valori corrispondono all’intersezione delle curve dei due grafici di domanda e offerta. L’equilibrio del mercato si verifica quando tuH i venditori e i compratori sono soddisfaH delle quan8tà vendute e comprate al prezzo di mercato: i venditori sono in grado di vendere l’intera quan8tà che offrono e i compratori riescono ad acquistare tanta quan8tà quanta ne desiderano. Ma cosa succede quando un mercato non è in equilibrio? ECCESSO DI OFFERTA il prezzo del bene è più alto del prezzo di equilibrio, perciò nel grafico il prezzo incontra la curva dell’offerta in un punto che si trova sopra a quella di domanda: la quan8tà offerta di un bene sul mercato è superiore a quella domandata. ECCESSO DI DOMANDA il prezzo del bene è inferiore al prezzo di equilibrio, perciò nel grafico il prezzo incontra la curva di domanda in un punto che sta al di so3o della curva di offerta: la quan8tà domandata di un bene è superiore a quella offerta sul mercato. Marshall ha notato che una cara3eris8ca straordinaria dei merca8 priva8 di beni e servizi standard è la loro tendenza a spostarsi automa8camente verso i livelli di equilibrio dei prezzi e delle quan8tà; la spiegazione sta nel fa3o che ci sono degli incen8vi a modificare il proprio comportamento sia da parte dei venditori che da parte dei compratori. La condizione di equilibrio non genera necessariamente il risultato ideale per tuH i partecipan8 al mercato: spesso coloro che hanno reddi8 estremamente bassi sono in difficoltà anche nell’acquisto di beni e servizi di prima necessità; tu3avia, non è possibile abrogare la legge della domanda e dell’offerta con un a3o legisla8vo e lo dimostra il fa3o che spesso, quando i poli8ci cercano di impedire il raggiungimento dell’equilibrio, spesso producono più danni che benefici. Per esempio, si prenda in considerazione il mercato delle case in affi3o a Parigi. L’equilibrio si trova a 1600 euro e 2 milioni di appartamen8. Se il governo proibisce di imporre canoni mensili superiori a 800 euro, dal grafico emergerà che verranno affi3a8 sono 1 milione di appartamen8, perché non a tuH converrà introdurre il proprio sul mercato, ma nello stesso tempo la domanda aumenterà a 3 milioni di appartamen8, provocando un eccesso di domanda. Se da una parte la poli8ca statale faciliterà alcuni gruppi di persone che non potevano perme3ersi l’affi3o precedente, dall’altra causerà mol8 altri problemi di allocazione, sopra3u3o a livello sociale: con quale criterio si distribuiranno gli appartamen8? Come si impedirà ai proprietari di ridurre le spese di manutenzione? Ci sono dei merca8 che non seguono queste regole, come il mercato delle auto Morgan: nonostante vi sia un eccesso di domanda, tanto da determinare l’esistenza di una lista d’a3esa, e nonostante sia presente un mercato secondario di rivendita a prezzo maggiorato, la casa produ3rice non aumenta né l’offerta né il prezzo; la spiegazione di tale comportamento risiede nel fa3o che il mercato non vuole rischiare che vi sia un eccesso di offerta che non sarebbe in grado di smal8re. Previsione e spiegazione delle variazioni Nel descrivere i mutamen8 del mercato è necessario dis8nguere: VARIAZIONE DELLA QUANTITÀ DOMANDATA (OFFERTA) cambiamento della quan8tà che i compratori (venditori) sono dispos8 ad acquistare (offrire) in risposta a un mutamento del prezzo; è un movimento lungo la curva di domanda (offerta). VARIAZIONE DELLA DOMANDA (OFFERTA) spostamento dell’intera curva. GLI SPOSTAMENTI DELLA CURVA DI DOMANDA Gli spostamen8 della curva di domanda dipendono da diversi elemen8. Prendiamo in considerazione due merca8 affini. I beni complementari sono beni che hanno più valore quando vengono consuma8 insieme anziché separatamente perché in qualche modo si completano. Quando avviene un determinato movimento nel mercato di un bene, vi sarà un movimento anche nell’altro: l’aumento (la riduzione) del prezzo di uno provoca uno sli3amento verso sinistra (destra) della curva di domanda dell’altro. Ad esempio, se l’affi3o dei campi da tennis aumentasse di prezzo, la domanda di palline scenderebbe, viceversa se l’affi3o diventasse più basso la curva di domanda si sposterebbe verso destra. I beni sos/tu/ sono beni che svolgono funzioni tra loro simili. L’aumento (la riduzione) del prezzo di uno provoca sli3amento verso destra (verso sinistra) della curva di domanda dell’altro. Per esempio, se il prezzo del burro aumenta, la domanda di margarina aumenterà. Il reddito dei consumatori è uno dei fa3ori più importan8. Nel mercato dei cosiddeH beni normali, l’aumento del reddito dei compratori provoca uno sli3amento verso destra della loro curva di domanda e viceversa. Nel caso invece dei cosiddeH beni inferiori, l’aumento del reddito dei compratori provoca uno sli3amento verso sinistra della loro curva di domanda; si tra3a di prodoH per i quali esistono beni sos8tu8 appe8bili ad un prezzo solo lievemente più alto: per esempio, quando emerge dai da8 che il reddito aumenta, si registra una crescita della domanda di appartamen8 in zone centrali e comode mentre scende quella di appartamen8 scomodi e in periferia. Altri fa3ori che determinano lo spostamento sono le preferenze e le aspe3a8ve degli individui. GLI SPOSTAMENTI DELLA CURVA DI OFFERTA L’offerta è basata sui cos8 di produzione: la pendenza della curva di offerta è posi8va perché quando il prezzo è basso solo i fornitori che hanno un costo marginale basso potranno trarre profi3o dalla vendita, perciò l’aumento del costo di un materiale impiegato nella produzione provocherà uno sli3amento verso sinistra della curva di offerta. La variazione dei cos8 degli input, cioè i fa3ori u8lizza8 nella produzione, e il progresso tecnologico sono due dei principali elemen8 all’origine degli spostamen8 delle curve di offerta. Altri fa3ori sono per esempio il meteo in alcuni campi, le aspe3a8ve circa future variazioni dei prezzi, ma anche una variazione nel numero di venditori. QUATTRO SEMPLICI REGOLE In presenza di curve di domanda e offerta di 8po convenzionale, qua3ro regole di base determinano le modalità con cui i loro spostamen8 influenzano i livelli di equilibrio di prezzi e quan8tà: Un incremento della domanda fa aumentare il prezzo e la quan8tà di equilibrio, quindi si ha uno spostamento della curva verso destra. Una riduzione della domanda fa diminuire il prezzo e la quan8tà di equilibrio, quindi si ha uno spostamento della curva verso sinistra. Un incremento dell’offerta da diminuire il prezzo di equilibrio e aumentare la quan8tà di equilibrio, quindi si ha uno spostamento della curva verso destra. Una riduzione dell’offerta fa aumentare i prezzo di equilibrio e diminuire la quan8tà di equilibrio, quindi si ha uno spostamento della curva verso sinistra. I mercati e il benessere sociale Il surplus del consumatore è la differenza tra il prezzo di riserva del compratore e il prezzo da lui effeHvamente pagato, quindi il valore che egli dà al bene e il prezzo di equilibrio di mercato. Il surplus del venditore è la differenza tra il prezzo di riserva del venditore e il prezzo effeHvamente pra8cato, prezzo che sarà sicuramente superiore rispe3o a quello del consumatore. Il surplus totale è dato dalla somma del surplus del compratore e del surplus del venditore, che coincide con la differenza tra i prezzi di riserva del compratore e del venditore. Quando un mercato non è in equilibrio, è sempre possibile individuare scambi vantaggiosi per entrambe le par8, ma ciò vuol dire che alcune opportunità non vengono sfru3ate e quindi non si sta massimizzando il benessere totale: si dice in ques8 casi che vi sono “soldi sul tavolo”, perché è possibile modificare prezzi e quan8tà in modo da aumentare il surplus totale. La quan/tà socialmente o:ma è la quan8tà di un bene che massimizza il surplus totale derivante dalla sua produzione e dal suo consumo, è il livello al quale costo marginale della produzione e beneficio marginale del consumo sono uguali, quindi tu3e le opportunità vengono sfru3ate. L’efficienza (economica) si oHene quando tuH i beni e servizi sono prodoH e consuma8 al loro rispeHvo livello socialmente oHmale. Si tra3a di un importante obieHvo sociale, perché per il principio di efficienza quando la torta dell’economia diventa più grande, ciascuno può averne una fe3a maggiore. Quando un mercato privato è in equilibrio si ha che il costo marginale della produzione è uguale al beneficio marginale del consumo. Ci sono delle situazioni in cui si ha un disorientamento tra il comportamento individuale e quello che sarebbe socialmente oHmo e perciò si rende necessario intervenire: è ciò che accade quando produrre un bene implica cos8 che ricadono su soggeH diversi dai venditori (inquinamento), il mercato non è in grado di incorporare tuH i cos8 della produzione oppure quando sono soggeH diversi dai compratori a o3enere benefici, il mercato non incorpora il beneficio marginale totale che è maggiore dei cos8 totali (vaccino). Situazioni come queste sono riconducibili alla logica del “bene per uno, male per tu:”: i singoli soggeH sono razionali, perciò perseguono i propri obieHvi nel migliore dei modi, ma nonostante ciò non vengono colte delle opportunità che produrrebbero benefici alla società nel suo complesso perché queste occasioni non possono essere sfru3ate mediante l’azione individuale del singolo. È il principio di equilibrio (o “niente soldi sul tavolo”): in un mercato in equilibrio tu3e le opportunità sono state sfru3ate dai singoli, ma non è possibile cogliere tuH i vantaggi che sono invece o3enibili solo grazie all’azione colleHva. ELASTICITÀ L’elas/cità della domanda rispe=o al prezzo è un indicatore della sensibilità della quan8tà domandata di tale bene alle variazioni del prezzo dello stesso: è definita come la variazione percentuale che si registra nella domanda di un bene in risposta a una variazione dell’1% del suo prezzo. L’elas8cità è data dal rapporto tra la variazione percentuale della quan8tà domandata e la variazione percentuale del prezzo. Poiché le variazioni del pezzo si muovono sempre in direzione opposta rispe3o a quelle della quan8tà domandata, l’elas8cità sarà sempre nega8va, perciò ci si riferirà ad essa in valore nega8vo: DOMANDA ELASTICA elas8cità > 1, si ha quando a piccole variazioni di prezzo corrispondono gradi variazioni di quan8tà domandata (la3uga). DOMANDA ANELASTICA elas8cità < 1, si ha quando a grandi variazioni di prezzo corrispondono piccole variazioni di quan8tà domandata (beni di lusso). ELASTICITÀ UNITARIA elas8cità = 1 Capire quali sono i fa3ori alla base dell’elas8cità della domanda al prezzo è necessario per creare delle poli8che economiche efficaci. A influire sull’elas8cità sono diverse determinan8: Possibilità di sos8tuzione: l’elas8cità tende a essere maggiore nel caso di prodoH per i quali sono disponibili beni stre3amente sos8tu8vi (beni di consumo di marche diverse). Quota des8nata a un bene all’interno del bilancio preven8vo di spesa: nel caso di prodoH costosi l’elas8cità tende a essere più elevata perché a causa dell’aumento di prezzo si sarà più incen8va8 a cercare beni sos8tu8 (portachiavi e auto). Tempo: l’elas8cità aumenta sul lungo periodo (ele3rodomes8ci). Per esempio, la poli8ca di tassazione sui beni di lusso applicata agli yacht prodoH negli Sta8 Uni8 è stata un disastro perché gli economis8 non hanno considerato la presenza di validi beni sos8tu8 costrui8 e acquista8 al di fuori dalla produzione nazionale che hanno portato gli acquiren8 a spostare la propria domanda su altri prodoH. Chi fa uso di sostanze stupefacen8, ricorre alla criminalità per finanziare la tossicodipendenza. Intensificando i controlli da parte della polizia, la curva di offerta si sposta verso sinistra, così la quan8tà di equilibrio scende da 50kg a 40kg al giorno e il prezzo di equilibrio aumenta da 50 a 80 euro al grammo, in defini8va la spesa totale in sostanze stupefacen8 aumenta da 2500000 a 32000000. Contrariamente a quello che era l‘obieHvo, si ha un aumento della criminalità. L’interpretazione grafica dell’elasticità La formula rela8va all’elas8cità al prezzo può essere scri3a come: ε = (ΔQ/Q) / (ΔP/P) = (P/Q) x (ΔQ/ΔP) ↳ Dato che la pendenza è uguale a ΔP/ΔQ, possiamo riscrivere la formula collegando il conce3o di elas8cità con quello di pendenza, che è il rapporto fra interce3a ver8cale e interce3a orizzontale: ε = (P/Q) x (1/pendenza) Quindi: l’elas8cità della domanda rispe3o al prezzo in un punto qualsiasi di una curva di domanda lineare è dato dal rapporto tra prezzo e quan8tà, nel punto in ques8one, mol8plicato per il reciproco della pendenza della curva di domanda. L’elas8cità assume valori diversi in ciascun punto lungo la curva, riducendosi costantemente mentre ci si sposta verso il basso; ciò avviene perché, mentre la pendenza resta uguale, il rapporto prezzo/quan8tà diminuisce. Nel punto intermedio di una curva di domanda lineare, l’elas8cità è uguale a 1. Nota bene che nella realtà, le curve di domanda non sono sempre lineari, ma la pendenza varia lungo la curva stessa, perciò la formula rappresenterà necessariamente un’approssimazione. DUE CASI PARTICOLARI ESTREMI CURVA DI DOMANDA PERFETTAMENTE ELASTICA a variazioni di prezzo inesisten8 corrispondono infinite variazioni nella domanda; la curva sarà orizzontale (ε = infinito). CURVA DI DOMANDA PERFETTAMENTE RIGIDA pur variando il prezzo la quan8tà domandata rimane sempre la stessa; la curva sarà ver8cale (ε = 0). Elasticità e spesa complessiva Per i venditori è fondamentale capire se conviene maggiormente vendere più unità a un prezzo rido3o o meno unità a un prezzo più elevato e la risposta dipende molto dall’elas8cità della domanda al prezzo. Grazie alla curva di domanda si può infaH vedere come la spesa complessiva per un determinato prodo3o varia in base al prezzo, poiché essa è data semplicemente dal numero di unità vendute Q mol8plicato per il prezzo unitario di vendita P. Spesa totale = ricavo totale (P x Q) L’importo monetario speso dai consumatori per un prodo3o è uguale al ricavato dei venditori. Prezzo e quan8tà si muovono sempre in direzioni opposte, ma è possibile che il prodo3o di ques8 due fa3ori aumen8 o diminuisca. La regola generale è che il ricavo totale aumenta quando un incremento di prezzo, in percentuale, è maggiore rispe3o alla corrispondente riduzione percentuale della quan8tà domandata. Nel caso di una curva di domanda lineare, la spesa totale raggiunge il picco in corrispondenza del prezzo registrato nel punto medio della curva; ne deriva il grafico della spesa totale espressa in funzione del prezzo che è fa3o a campana. Dalla regola generale, si comprende come gli effeH di una variazione di prezzo sulla spesa totale dipendano dall’elas8cità della domanda: Quando ε > 1 le variazioni del prezzo e della spesa totale si muovono sempre in direzioni opposte, perché la variazione percentuale della quan8tà supera quella del prezzo. Quando ε < 1 le variazioni del prezzo e della spesa totale si muovono sempre nella stessa direzione, perché la variazione percentuale della quan8tà è inferiore a quella del prezzo. ELASTICITÀ RISPETTO AL REDDITO ED ELASTICITÀ INCROCIATA L’elas/cità incrociata della domanda rispe=o al prezzo è la variazione percentuale che si registra nella domanda di un bene in risposta ad una variazione dell’1% del prezzo di un altro bene. Quando ha valore posi8vo, i beni sono sos8tu8, mentre se ha valore nega8vo, i beni sono complementari. AQ2/AP1 L’elas/cità della domanda rispe=o al reddito è la variazione percentuale che si registra nella domanda di un bene in risposta a una variazione dell’1% del reddito. Nel caso dei beni inferiori ha valore nega8vo, mentre per i beni normali è posi8va. L’elasticità dell’offerta rispetto al prezzo Allo stesso modo, l’elas/cità dell’offerta rispe=o al prezzo è la variazione percentuale che si registra nell’offerta di un bene in risposta a una variazione dell’1% del prezzo. La formula per esprimerla è: ε = (ΔQ/Q) / (ΔP/P) = (P/Q) x (1/pendenza) Prezzo e quan8tà sono sempre posi8vi e così la pendenza sarà posi8va, ne consegue che l’elas8cità avrà valore posi8vo in ogni punto. A far variare l’elas8cità del prezzo lungo la curva è il rapporto P/Q, che ovviamente diminuisce all’aumentare di Q. In presenza invece di una curva lineare passante per l’origine, prezzo e quan8tà cambiano sempre nella stessa proporzione, perciò l’elas8cità sarà costantemente uguale a 1. Anche in ques8 casi esistono: CURVE DI DOMANDA PERFETTAMENTE ELASTICHE ε = ∞, la curva è orizzontale: le unità aggiun8ve del bene si producono con la stessa combinazione di input allo stesso prezzo. CURVE DI DOMANDA PERFETTAMENTE RIGIDE ε = 0, la curva è ver8cale: a prescindere dal loro prezzo, è impossibile aumentare la quan8tà di input impiega8 nella produzione. L’elas8cità dell’offerta rispe3o al prezzo è data essenzialmente dalle condizioni alle quali è possibile o3enere unità aggiun8ve degli input impiega8 nella produzione del bene: più semplice è procurarsele, più elas8ca sarà l’offerta. Questa facilità dipende da alcune determinan8: La flessibilità degli input. Tanto più l’input è flessibile, tanto più elas8ca è l’offerta (per esempio dei lavoratori il cui livello di specializzazione deve essere minimo). La mobilità degli input. Tanto più facile è trasportare gli input, tanto più elas8ca è l’offerta (così che possano essere procura8 da altri merca8). La capacità di produrre input sos8tu8vi. L’introduzione di un perfe3o sos8tuto, renderebbe più elas8ca l’offerta. Il tempo. L’elas8cità sarà più alta nel lungo periodo per la maggioranza dei beni (nel breve periodo è fa8coso formare l’input). Il fenomeno del collo di boHglia: alcuni input sono unici ed essenziali e la loro offerta è quindi limitata, questo è il mo8vo per cui, anche nel lungo periodo, l’offerta è anelas8ca. Ques8 elemen8 spiegano ad esempio perché i prezzi del carburante sono tanto più vola8li di quelle delle automobili. Le ragioni sono principalmente due: la curva di domanda del carburante e delle automobili hanno elas8cità diverse (auto > benzina), inoltre l’offerta nel caso del carburante ha variazioni molto più frequen8 e ina3ese, dovute al fa3o che il petrolio greggio che è input essenziale è sogge3o a imprevedibili interruzioni nell’offerta. DOMANDA: IL LATO DEL MERCATO RELATIVO AI BENEFICI Legge della domanda: gli individui riducono l’en8tà di un bene desiderato man mano che il costo associato a tale bene aumenta. Questa legge deriva dire3amente dal principio cos8 benefici, in base al quale conviene intraprendere un’aHvità solo se il suo beneficio è almeno pari al costo a essa associata. Il beneficio di un bene equivale al prezzo più alto che siamo dispos8 a pagare (prezzo di riserva del compratore), perciò quando il costo (costo opportunità) aumenta, crescono anche le probabilità che ecceda il prezzo di riserva e perciò è meno probabile che si op8 per quel bene. Desideri, preferenze e gus8 incidono sulla determinazione del prezzo di riserva per un determinato bene; ma all’origine della domanda vi sono mol8 elemen8, di natura spesso personale: necessità biologiche, influenze culturali, fa3ori sociali… Occorre dis8nguere i beni e i servizi di cui la gente ha bisogno, cioè i bisogni primari, e quelli che invece desidera semplicemente, cioè bisogni secondari; va so3olineato che, una volta raggiun8 i livelli di consumo che garan8scono la sopravvivenza, non ha più senso parlare di bisogni e tu3o rientra nell’ambito dei desideri. Lo studio dell’economo verte sulle preferenze dell’individuo razionale, che si chiede come allocare il proprio reddito fra i vari beni e servizi disponibili in modo da o3enere la massima soddisfazione o u8lità sociale, cioè per realizzare i suoi desideri al massimo grado possibile. Per indicare il grado di soddisfazione che gli individui traggono dal consumo di beni e servizi, quindi per misurare le preferenze, si ricorre al conce3o di u/lità, la cui unità di misura è u8l/ora. Dal grafico bene/ora u8l/ora si nota una cara3eris8ca, ossia che la curva cresce fino al punto massimo, ma cresce sempre di meno: l’u8lità aumenta a un tasso decrescente con il consumo aggiun8vo. Per la maggior parte dei beni, maggiore è la quan8tà del bene consumato, minore sarà l’u8lità che viene dal consumo di ogni ulteriore unità di bene. L’u/lità marginale è l’incremento dell’u8lità derivante dal consumo di una unità addizionale del bene. È data dal rapporto tra la variazione dell’u8lità e la variazione del consumo (u8l/bene) e indica di fa3o il tasso di crescita che graficamente è rappresentato da una re3a a pendenza nega8va: consumare un’unità di bene ci rende più appaga8 di quanto non saremmo se non potessimo disporne, raddoppiando la quan8tà la nostra soddisfazione aumenterà ma non sarà doppia e così via. La legge dell’u/lità marginale decrescente descrive la tendenza dell’u8lità marginale a diminuire quando il consumo aumenta oltre un certo livello; nonostante si chiami legge, in realtà è semplicemente un fa3o che si osserva empiricamente per la maggior parte dei beni e dei consumatori, ma ciò non toglie che esistono delle eccezioni. La maggior parte delle decisioni di acquisto riguardano non un solo bene, ma mol8, tra i quali bisogna scegliere come spendere una somma di denaro fissa. In ques8 casi, la legge dell’u8lità marginale decrescente mostra che impiegare tu3a la somma in un solo prodo3o non è una strategia valida, bisogna perciò trovare la combinazione oHmale dei beni, cioè la combinazione tra quelle pra8cabili che perme3e al consumatore di raggiungere la massima u8lità totale possibile. Per capire se si sta massimizzando l’u8lità derivante dal consumo, bisogna calcolare l’u8lità marginale dei beni aven8 prezzi diversi, quindi UM/p (u8lità marginale fra3o prezzo): se emerge che tra le u8lità marginali c’è discrepanza, c’è un incen8vo a riallocare la spesa ai fini della soddisfazione. Quando invece l’u8lità marginale per prezzo dei diversi beni è uguale, per il consumatore sarà impossibile riallocare la spesa in modo da incrementare l’u8lità totale. Da qui la regola della spesa razionale: la spesa dovrebbe essere allocata fra i vari beni in modo tale che l’u8lità marginale per unità monetaria sia uguale per ciascun bene; espressa dalla equazione: UM / P = UM’ / P’ = UM’’ / P’’ = … La regola della spesa razionale aiuta a capire perché una variazione del prezzo di un bene influisce sulla domanda di altri beni (effe3o reddito, effe3o sos8tuzione): quando il prezzo di un bene aumenta, il rapporto tra la sua u8lità marginale corrente e il suo nuovo prezzo sarà inferiore rispe3o a quello di prima, e perciò inferiore e non più uguale anche rispe3o a quello di altri beni, per questo mo8vo i consumatori riallocheranno la spesa des8nando quote minori del reddito a quel bene e quote maggiori ad altri per ripris8nare l’equilibrio e quindi per aumentare l’u8lità totale. Il vincolo di bilancio è tu3o ciò che l’individuo può spendere, cioè il suo reddito (Y). Se il reddito può essere speso su due beni A e B, i cui prezzi unitari sono Pa e Pb, e nel sistema preso in considerazione una maggiore quan8tà è sempre meglio, il consumatore impiegherà tu3e le risorse a lui disponibili per acquistare i beni, e il vincolo di bilancio risulterà perciò: Y = (PaA) + (PbB) Nei due casi estremi, il consumatore spenderà tu3o il reddito per A oppure per B, consumando rispeHvamente una quan8tà Y/Pa oppure Y/Pb; il vincolo di bilancio è la re3a che unisce Y/Pa e Y/ Pb. Nel caso in cui il reddito aumenta, mentre i prezzi rimangono invaria8, la posizione del vincolo di bilancio trasla verso destra, perché il consumatore ha più opportunità. La variazione dei prezzi, con un mantenimento del reddito invariato, cambia invece l’inclinazione della re3a: nel caso in cui il prezzo di A scenda bruscamente, solo un estremo della re3a cambierà, ma con esso varieranno le combinazioni di beni acquisibili, che vedranno aumentare la quan8tà del bene A. YPa QA QB Y/PB Il sistema di ordinamento in base alle preferenze L’individuo razionale tende a spendere tu3e le sue risorse, perciò sceglierà un paniere che si trova sulla re3a del vincolo di bilancio, ma quale punto della curva sceglierà? Questo varia in base alle sue preferenze, che a loro volta saranno espresse da una curva; la condizione che determina l’oHmalità è il punto di tangenza delle due curve del vincolo di bilancio e delle preferenze. Il sistema di ordinamento in base alle preferenze è un meccanismo con il quale siamo in grado di definire le preferenze di un individuo in riferimento a vari panieri di beni e servizi potenzialmente consumabili (es. paniere ISTAT). Facendo riferimento ad un individuo razionale, bisogna stabilire delle caraAerisBche che devono essere ben individuate, le ipotesi adoAate sono: Le preferenze sono complete. Un individuo può me3ere a confronto due panieri di beni e servizi e dire quale preferisce; questo nella realtà non è possibile, perché non sempre l’individuo è in grado di confrontare beni e scegliere. Le preferenze sono ordinali. Ci interessa l’ordine delle preferenze, la possibilità dell’individuo di fare una classificazione, e non il loro valore assoluto (cardinali): la soddisfazione non può essere misurata in unità, perciò è un’ipotesi non molto restriHva che ci rende in grado di ordinarle senza dare misura del loro valore. Le preferenze sono transi/ve, quindi coeren8. Se un individuo preferisce A a B e B a C, allora deve preferire A a C. Come convenzione si usano le seguen8 sigle: o ApB a è preferito a b o BpA b è preferito ad a o AIB indifferen8 Ne deriva che le curve non possono intersecarsi. L’u8lità individuale (livello di soddisfazione) è monotonamente crescente rispe3o a ogni bene: una maggiore quan8tà è sempre meglio, anche se nella realtà non sempre è così. Le preferenze sono con/nue. Gli individui possono confrontare e valutare panieri solo leggermente diversi per dimensione e composizione, mentre nella realtà le differenze sono più sensibili. Queste ipotesi consentono di scrivere le preferenze di un consumatore so3o forma di una funzione di u/lità, in modo da poter raffigurare graficamente il sistema di ordinamento in base alle preferenze. Nella funzione sono presen8 diversi elemen8, ciò significa che un individuo può fare uno scambio tra panieri che hanno composizione diversa mantenendo però invariato il suo livello di u8lità e quindi di soddisfazione. Non tuH i sistemi di ordinamento delle preferenze concepibili lo rendono possibile, ma il nostro sì. Le preferenze sono cara3erizzate da un tasso marginale di sos/tuzione decrescente (DMRS). Minore è la quan8tà posseduta del bene A, maggiore sarà la quan8tà del bene B necessaria per poter compensare un’ulteriore riduzione della quan8tà di A; in altri termini, se ho una piccola quan8tà del bene A, sarò disposto ad averne ancora meno solo se come corrispeHvo o3errò una quan8tà elevata di bene B. Qualunque sia il rapporto, esso è definito come il tasso marginale di sos8tuzione (MRS) di B per A. Il tasso al quale un bene può essere sos8tuito mantenendo invariato il livello di u8lità dipende dalla quan8tà di beni che possiede già: maggiore la quan8tà posseduta di un bene, minore il suo MRS per ogni altro bene. La curva di indifferenza è una curva convessa con8nua, la cui pendenza rappresenta il tasso marginale di sos8tuzione tra due beni per il consumatore che, essendo nega8vo, rende la curva uniformemente convessa. Dal grafico emerge chiaramente che quando si ha una grande quan8tà di A, per consumare una maggiore quan8tà di B, anche se minima, si dovrà rinunciare ad una elevata quan8tà di A. In linea di principio, esiste un numero infinito di curve di indifferenza, una per ciascun livello di soddisfazione. Le curve di indifferenza più esterne corrispondono ad una maggiore u8lità del consumatore, in quanto ogni punto su di essa con8ene più unità di beni A e B: le altre curve traslate rappresentano i vari livelli di soddisfazione dell’individuo. Lungo la stessa curva, invece, la soddisfazione rimane invariata. LA RAZIONALITÀ DEL CONSUMATORE Per o3enere la scelta del consumatore si dovranno unire le informazioni date dalle curve di indifferenza e dal vincolo di bilancio: un individuo razionale, infaH, allocherà la sua spesa in modo da massimizzare la sua u8lità, rimanendo però sul suo vincolo di bilancio, che deve rispe3are. Il punto che massimizza l’u8lità è quello in cui la curva di indifferenza tange il vincolo di bilancio: è un punto di equilibrio, perché il consumatore non avrà nessun incen8vo a variare il consumo. La pendenza del vincolo di bilancio è Pb / Pa. La pendenza della curva di indifferenza è il tasso marginale di sos8tuzione (MRS) tra A e B, che è dato dal rapporto tra l’u8lità marginale di B e A perché il tasso al quale il consumatore sos8tuirà i due beni rifle3e la loro u8lità marginale per lui. * Pb / Pa = MRSab = MUb / MUa /Y La razionalità del consumatore comporta la allocazione della spesa in modo che il tasso marginale di sos8tuzione eguagli il prezzo rela8vo. Quindi Pb / Pa = MUb / MUa Quindi MUa / Pa = MUb / Pb Il paniere scelto sarà quello per cui il vincolo di bilancio è tangente alla più alta curva di indifferenza raggiungibile, punto che si trova dove le pendenze delle due curve sono uguali. EFFETTO REDDITO ED EFFETTO SOSTITUZIONE L’approccio basato sulle curve di indifferenza comporta un ulteriore vantaggio: rivela con chiarezza la differenza tra effe3o reddito ed effe3o sos8tuzione derivante da una variazione di prezzo. EFFETTO REDDITO se un bene è normale, a prezzi invaria8, una crescita del reddito porterà a un incremento nel suo consumo, mentre un abbassamento del reddito causerà un abbaHmento dei livelli di consumo del bene. Se il prezzo di un bene diminuisce, la re3a di bilancio si sposta e il punto di equilibrio del consumatore passa a una curva di indifferenza superiore: le sue condizioni economiche sono migliori perciò riesce a raggiungere un livello di u8lità maggiore; da ciò potrà derivare, come no, anche un aumento del consumo di quan8tà del secondo bene: ciò dipende dal punto in cui si tange la nuova curva di u8lità, ma l’unica cosa certa è che l’u8lità sarà maggiore. A seguito dell’aumento dei prezzi, la possibilità di acquisto si riduce, perciò la re3a di bilancio viene traslata verso sinistra. La re3a precedente alla variazione tangeva una curva di indifferenza più esterna, mentre la re3a a3uale ne tange una più interna. L’effe3o reddito è la differenza tra i due pun8. EFFETTO SOSTITUZIONE L’effe3o di sos8tuzione è dato invece dal fa3o che il cambiamento dei prezzi dei beni ha una forte influenza sull’allocazione: al variare dei prezzi, cambia anche la combinazione del consumo di un bene rispe3o all’altro. L’effe3o sos8tuzione porta sempre i consumatori ad acquistare quan8tà minori del bene il cui prezzo è aumentato. In seguito all’impennata del prezzo, la pendenza del vincolo di bilancio viene modificata. Graficamente, l’effe3o sos8tuzione è percepibile come uno spostamento lungo la stessa curva di indifferenza. Proprio in ragione della pendenza del vincolo di bilancio, tale spostamento si verificherà sempre in modo che aumen8 la quan8tà del bene meno costoso e diminuisca quella del bene più costoso. Il surplus del consumatore La curva di domanda di mercato si oHene sommando le curve di domanda individuale: si tra3a di una somma orizzontale perché vengono sommate le quan8tà misurate sull’asse orizzontale. Quando tuH gli individui hanno curve di domanda iden8che, la curva di domanda di mercato sarà altre3anto iden8ca, ma la quan8tà sull’ascissa sarà mol8plicata per il numero di individui. Il surplus del consumatore è la differenza tra il prezzo di riserva di un compratore per un prodo3o e il prezzo di mercato da lui effeHvamente pagato. Per o3enere il surplus del consumatore, inteso come totale di tuH i compratori presen8 in un mercato, si deve eseguire la somma di tuH i surplus o3enu8 singolarmente: si oHene così il beneficio che i consumatori o3engono dall’esistenza di un certo mercato; graficamente, è l’area so3esa tra la curva di domanda e il prezzo di mercato. OFFERTA IN CONCORRENZA PERFETTA: IL LATO DEI COSTI Il prezzo di riserva è dato dalla variazione della quan8tà per il prezzo unitario PR = P x ΔQ La curva di offerta individuale di un sogge3o descrive il servizio che egli è disposto a offrire in relazione ad un prezzo. La somma delle curve di offerta dei singoli individui definirà la curva di offerta di mercato; se vi fossero mol8 fornitori le cui curve di offerta individuali sono tu3e iden8che, la curva di mercato si o3errebbe semplicemente mol8plicando per il numero di fornitori ciascun valore rela8vo alla quan8tà sulla curva individuale. La curva di offerta ha pendenza posi/va per due ragioni. Innanzitu3o, per il principio del fru3o più accessibile: man mano che il prezzo sale, varrà sempre più la pena affrontare i cos8 ulteriori necessari a produrre una maggiore quan8tà di beni (costo opportunità crescente). Inoltre, bisogna considerare che ci sono differenze tra i singoli fornitori per quanto riguarda i cos8 opportunità da sostenere per offrire il prodo3o: se hanno altre opportunità di impiego appe8bili, si dedicheranno a tale prodo3o solo se i prezzi sono tanto eleva8 da renderlo conveniente. La produzione si può descrivere come un processo di trasformazione degli input, cioè i fa3ori produHvi o fa3ori della produzione, in output, cioè prodoH fini8. La funzione di produzione è la relazione secondo cui gli input si combinano per generare gli output. Si intende per breve periodo un arco di tempo durante il quale almeno alcuni fa3ori produHvi di un’impresa non possono essere modifica8 (8picamente capitale e macchinari), mentre nel lungo periodo tuH i fa3ori produHvi possono essere modifica8. Un fa=ore fisso di produzione è un input la cui quan8tà può essere modificata nel breve periodo, mentre un fa=ore variabile è un input la cui quan8tà · non può essere modificata nel breve periodo. Osservando una produzione, si nota che la quan8tà di prodoH aumenta ogni volta che viene u8lizzata un’unità in più di lavoro, ma, oltre un certo punto, l’output aggiun8vo inizia a diminuire. Questa dinamica è spiegata dalla legge dei rendimen/ decrescen/, che si riferisce sempre a situazioni in cui almeno alcuni dei fa3ori produHvi sono fissi e me3e in relazione la quan8tà prodo3a di un bene e l’ammontare variabile di un fa3ore: stabilisce che, quando gli altri fa3ori produHvi sono da8, gli incremen8 successivi del fa3ore variabile genereranno alla fine aumen8 sempre più ridoH di prodo3o oppure, da un’altra prospeHva, che o3enere un incremento delle quan8tà prodo3e richiede l’impiego di quan8tà sempre maggiori di fa3ore produHvo variabile. Importan8 conceH rela8vi ai cos8: COSTO FISSO è l’ammontare di tu3e le spese affrontate dall’impresa per i fa3ori fissi di produzione; spese per l’u8lizzo di un input che vanno pagate indipendentemente da se e quanto si produce. COSTO VARIABILE è l’ammontare di tu3e le spese affrontate dall’impresa per acquistare i fa3ori variabili di produzione. COSTO TOTALE è l’ammontare di tu3e le spese affrontate dall’impresa per acquistare i fa3ori di produzione sia fissi sia variabili. COSTO MARGINALE (MC) l’incremento dei cos8 totali all’incremento di un’unità del prodo3o ed è dato dalla variazione dei cos8 totali fra3o la variazione dell’output. MC = ΔTC / ΔOutput COSTO MEDIO VARIABILE (AVC) costo variabile fra3o output totale. CF/OUTTOT COSTO TOTALE MEDIO (ATC) costo totale fra3o output totale. CT/OUT TOT Imprese che massimizzano il profitto in mercati perfettamente concorrenziali La principale ragione d’essere delle imprese private è quella di o3enere un profi=o, che consiste nella differenza tra i ricavi totali che un’impresa deriva dalla vendita dei suoi prodoH e tuH i cos8 che ha sostenuto nell’ambito del processo produHvo. Un’impresa che massimizza il profi=o ha come obieHvo principale quello di o3enere il maggior profi3o possibile. Un mercato perfe=amente concorrenziale è un mercato dove nessun produ3ore ha un’influenza significa8va sul prezzo di mercato del prodo3o. Le imprese perfe3amente concorrenziali sono spesso denominate price-taker, a so3olineare che non hanno influenza sul prezzo al quale vendono il loro prodo3o. Le cara3eris8che della concorrenza perfe3a sono le seguen8: Tu3e le imprese vendono lo stesso prodo3o standardizzato. Se tuH i prodoH sono ugualmente percepi8 dal consumatore, nessun compratore potrebbe alzare il prezzo del bene, perché il consumatore è disposto a cambiare produ3ore per avere un prezzo più basso. Il mercato presenta mol8 compratori e venditori, ciascuno dei quali acquista o vende solo una piccola quota delle quan8tà totale scambiata. Sia compratori che venditori sono price- taker, ossia considerano il prezzo di mercato un valore fisso da loro non controllabile. Le risorse produHve sono mobili (procurabili), le barriere all’ingresso sono inesisten8. Compratori e venditori hanno informazione completa, cioè sono consapevoli delle rispeHve opportunità disponibili. La curva di domanda della singola impresa price-taker in un mercato perfe3amente concorrenziale è una re3a orizzontale tracciata in corrispondenza del livello del prezzo di mercato: la curva è perfe3amente elas8ca in corrispondenza del prezzo di mercato perché a quel livello l’impresa è in grado di vendere la quan8tà desiderata. La quan8tà che massimizza il profi3o è indipendente dai cos8 fissi come conseguenza del principio cos8-benefici: il costo fisso va comunque sostenuto, perciò non incide né sul beneficio marginale (che è il prezzo di mercato) né sul costo marginale derivante da un aumento della quan8tà prodo3a (che sale quando la produzione va oltre un certo livello per la legge dei rendimen8 decrescen8). In queste circostanze, l’opzione migliore consiste nel con8nuare a espandere la quan8tà di prodoH finché il costo marginale rimane inferiore al prezzo. LA CONDIZIONE DI CHIUSURA DI UN’IMPRESA Quando produce in perdita, un’impresa deve coprire i suoi cos8 variabili per minimizzare le perdite. Se il prezzo di mercato di un bene scende al punto tale che il ricavo delle vendite sarà in ogni caso minore del costo variabile, all’impresa converrà chiudere temporaneamente l’aHvità, in modo da perdere solamente i cos8 fissi, ma non andare incontro ad ulteriori perdite nella produzione. Pr Q. Quindi, nel breve periodo all’impresa conviene chiudere quando il ricavo delle vendite, cioè il prezzo di mercato mol8plicato per la quan8tà di unità prodo3e e vendute, è minore dei cos8 variabili per tuH i livelli della quan8tà prodo3a: P x Q < VC per tuH i livelli di Q Se P x Q è effeHvamente minore di VC per tuH i livelli di Q, allora vale anche che P < VC / Q per tuH i livelli di Q. Essendo VC / Q il costo medio variabile (costo variabile diviso per la quan8tà prodo3a), la condizione di chiusura dell’aHvità produHva dell’impresa nel breve periodo può essere riformulata: all’impresa conviene interrompere l’aHvità se il prezzo del prodo3o è inferiore al valore minimo del costo medio variabile: P < valore minimo di AVC Guardando alle curve tracciate sul grafico dai cos8, si nota che: La porzione della curva di costo marginale (MC) con pendenza posi8va corrisponde all’intervallo in cui i rendimen8 sono decrescen8. La curva di costo marginale incontra sia la curva di costo variabile medio sia quella di costo totale medio ai loro pun8 di minimo. Un’impresa reddi/zia è un’impresa in cui i ricavi totali eccedono i cos8 medi totali, perciò che produce profi3o. I profiH sono quindi da8 da TR - TC, che possiamo riscrivere come (P x Q) - (ATC x Q). Quindi, perché l’impresa sia reddi8zia, dobbiamo avere che P > ATC monume (costo · medio variabile). La condizione di massimizzazione del profi=o, cioè la regola che consente all’impresa perfe3amente concorrenziale di stabilire il livello di prodo3o che massimizza il profi3o, è che il prezzo deve essere uguale al costo marginale (P = MC). Altrimen8 Se P > MC, l’impresa può aumentare il profi3o espandendo la produzione e le vendite. Se P < MC, l’impresa può incrementare il profi3o riducendo la produzione e le vendite. Graficamente, il profi3o è dato dall’area so3esa dal re3angolo (P - ATC) x Q, che rappresenta i ricavi (P x Q) meno i cos8 medi totali (ATC x Q). Quando P < ATC in corrispondenza della quan8tà che massimizza il profi3o, il profi3o sarà nega8vo perciò l’impresa registra una perdita. La legge dell’offerta L’offerta si comporta più o meno come la domanda, ma in un contesto diverso: i produ3ori me3ono in vendita una quan8tà maggiore di un bene quando il suo prezzo sale, la pendenza è quindi posi8va. Questa legge trova però applicazione solo nel breve periodo, perché nel lungo periodo la legge dei rendimen8 marginali decrescen8 non ha validità, in quanto non vi sarebbero più fa3ori fissi perché i produ3ori possono modificare la quan8tà di tuH gli input impiega8. Determinan8 dell’offerta sono: Tecnologia: un suo aumento provoca uno spostamento verso destra. Prezzi degli input: un loro aumento provoca uno spostamento a sinistra. Numero di fornitori: un loro aumento provoca uno spostamento a destra. Aspe3a8ve: nel breve periodo la curva si sposta a destra perché se i venditori sanno che i prezzi aumenteranno aspe3eranno a vendere i prodoH. Variazioni dei prezzi di altri prodoH: l’offerta si sposta a sinistra se un altro è più richiesto. L’offerta e il surplus del produttore Il surplus del produ=ore è l’ammontare di cui il prezzo oltrepassa il prezzo di riserva del produ3ore, è dato quindi dalla differenza tra il prezzo effeHvamente pra8cato e il prezzo minimo al quale egli sarebbe stato disposto a vendere il bene; graficamente è l’area delimitata in alto dal prezzo di mercato e in basso dalla curva di offerta di mercato. Anche in questo caso il surplus del produ3ore può indicare quello o3enuto dal singolo venditore o il surplus totale. EFFICIENZA, SCAMBIO E MANO INVISIBILE L’efficienza (o Pareto-efficienza dal nome dell’economista che ha introdo3o questo conce3o) è una situazione in cui non è possibile alcuno scambio che migliori le condizioni di qualcuno senza peggiorare quelle di almeno un altro, una condizione perciò desiderabile. Solo il prezzo di equilibrio di un mercato può essere efficiente perché solo esso genera il massimo surplus totale possibile: se il prezzo è inferiore o superiore al prezzo di equilibrio, la quan8tà scambiata sarà superiore o inferiore alla quan8tà di equilibrio. Nella realtà, l’equilibrio del mercato non è sempre efficiente, perché il mercato è imperfe3o: la curva di domanda non rispecchia tuH i benefici e la curva di offerta non rispecchia tuH i cos8. Per ora ci si limita a considerare i merca8 perfe3amente concorrenziali, cioè merca8 di beni in cui l’equilibrio sarà sempre efficiente. I merca8 sono efficien8 quando: Compratori e venditori hanno informazione perfeAa, non ci sono asimmetrie informaBve tra le due parB. I mercaB sono perfeAamente concorrenziali. Le curve di domanda e di offerta soddisfano certe restrizioni: nella prima vengono incorporaB tuH i cosB e nella seconda tuH i benefici (inquinamento/vaccino). I cosB di transazione sono bassi: si traAa di altri cosB che influenzano il ragionamento in termini di cosB e benefici. IL COSTO DI IMPEDIRE GLI AGGIUSTAMENTI DEI PREZZI Va tenuto presente che efficiente non è sinonimo di giusto: il conce3o di efficienza si basa su degli a3ribu8 predetermina8 di compratori e produ3ori (reddito, gus8, conoscenze…), ma si è certo coscien8 del problema della disuguaglianza nella distribuzione di alcuni di essi. Quando si raggiunge l’efficienza, perciò, la distribuzione delle risorse tra gli individui può essere equa o meno, mo8vo per cui saranno necessarie altre considerazioni da farsi una volta raggiunto il primo obieHvo che è l’efficienza, ma quest’ul8ma rimane comunque importante: non perché sia un fine di per sé desiderabile, ma perché perme3e di o3enere una maggiore quan8tà di risorse necessarie per intraprendere le aHvità desiderate. Fissare un limite superiore di prezzo, scelta mo8vata dall’intenzione di aiutare i meno abbien8, impedisce al mercato di raggiungere l’equilibrio, provocando una perdita di surplus del produ3ore e lasciando invariato il surplus del consumatore. InfaH, buona parte del bene andrà probabilmente a consumatori per i quali il bene non ha il maggior valore (perciò si o3errà un surplus minore), inoltre i compratori inizierebbero ad a3uare misure molto costose, seppur in altri termini, per aumentare le probabilità di o3enere il bene (es. lunghe file cominciate ore prima), finché tuH inizieranno ad ado3are le stesse misure e così nessuno o3errà alcun beneficio. Il controllo dei prezzi causa spreco, perché riduce il surplus economico: qualsiasi poli8ca che riduca il surplus totale è un’occasione persa per migliorare la situazione economica di ogni singolo individuo, perché quando la torta è più grande, ciascuno può o3enerne una fe3a maggiore. Rappresenterebbe una soluzione migliore lavorare sulla distribuzione della torta, prelevando parte delle risorse a una parte della popolazione per trasferirla semplicemente alle fasce più povere: il costo dei trasferimen8 di reddito potrebbe risultare minore rispe3o al costo che imporrebbe un controllo dei prezzi. Talvolta i governi dispongono sussidi ai prezzi di beni e servizi essenziali (O elas8ca), ma anche questa soluzione causa una riduzione del surplus totale, perché il beneficio di tale poli8ca risulta inferiore rispe3o al suo costo; molto più valido sarebbe me3ere a disposizione dei più deboli più risorse per perme3ergli di partecipare al libero mercato: la poli8ca dei trasferimen8 risulterebbe meno costosa. Bisogna comunque specificare che i poveri ricevono beneficio da una poli8ca di sussidi, dato che grazie a essa riescono ad acquistare i beni a prezzi a loro più accessibili e dato che il programma viene finanziato dalle imposte pagate principalmente dalle famiglie a reddito più elevato, ma il punto è che con gli stessi cos8 si potrebbe fare molto di più per aiutare i poveri. Quando è necessario incrementare le entrate pubbliche, i poli8ci sono più propensi ad applicare imposte a carico dei venditori piu3osto che dei consumatori, perché ritengono che i primi riescano ad affrontarle meglio; tu3avia, l’onore di un’imposta non pesa esclusivamente sui venditori di un determinato bene, ma su compratori e venditori, talvolta in egual misura, talvolta addiri3ura per intero sui compratori: per effe3o di un’imposta, la curva di offerta del bene viene traslata verso l’alto del valore della tassa, determinando così un aumento del prezzo di vendita. Anche in questo caso il surplus totale subisce una riduzione: la perdita ne3a di benessere causata dall’imposta è visibile graficamente come il triangolino i cui la8 sono rappresenta8 dalla curva di offerta iniziale, dalla curva di offerta traslata e dalla curva della domanda. “Tu3e le imposte sono un freno alla crescita economica, è solo una ques8one di en8tà”, tu3avia, un paese deve ricorrere a esse per finanziare quantomeno i pubblici servizi, perciò infine si tra3a di un prezzo rido3o da pagare. È necessario individuare i beni che è preferibile tassare, quei beni cioè sui quali le imposte generano una perdita ne3a di benessere più contenuta rispe3o ad altri perché la loro quan8tà di equilibrio non è molto sensibile alle variazioni dei cos8 di produzione. Ci si lega così al conce3o di elas8cità, che ha un’influenza sulla perdita di benessere: maggiore è l’elas8cità della domanda, maggiore sarà la perdita ne3a di benessere derivante da un’imposta. Si capisce quindi che è più conveniente inserire un’imposta dove la domanda è anelas8ca (la perdita ne3a di benessere dovuta a un’imposta su un bene la cui curva di offerta è perfe3amente anelas8ca sarà uguale a zero), per esempio sui beni essenziali, che vanno necessariamente consuma8; rimane però anche in questo caso il problema riguardante le fasce più povere della popolazione, che verranno colpite da tale misura: dal punto di vista dell’efficienza è la scelta corre3a, ma l’obieHvo di aiutare non riesce appieno. Il ruolo centrale del profitto economico Secondo Adam Smith, l’azione individuale è mo8vata dall’interesse personale della singola impresa, il cui obieHvo è la massimizzazione del profi3o individuale, obieHvo che realizzerà l’interesse colleHvo della società. Quello di profi3o è un conce3o che va chiarito e specificato; per definirlo, è necessario innanzitu3o dis8nguere: COSTI ESPLICITI sono i pagamen8 effeHvi che un’impresa effe3ua per i fa3ori della produzione e gli altri fornitori. COSTI IMPLICITI sono i cos8 opportunità di tu3e le risorse di proprietà di un’impresa. Sulla base di ciò, si dis8nguono tre 8pi di profi3o: PROFITTO CONTABILE = ricavi totali (TR) – cos8 esplici8 PROFITTO ECONOMICO (EXTRAPROFITTO) = ricavi totali (TR) – cos8 esplici8 – cos8 implici8 PROFITTO NORMALE = profi3o contabile – profi3o economico (corrisponde quindi ai cos8 implici8, cioè il costo opportunità delle insorse di proprietà dell’impresa). Perché sia conveniente rimanere in aHvità nel lungo periodo, è necessario che il profi3o economico sia maggiore o uguale di zero, quindi il profi3o contabile deve essere maggiore, o quantomeno uguale (in questo caso profi3o economico = 0), al profi3o normale. La teoria della mano invisibile In un sistema economico basato sulla libera inizia8va imprenditoriale, la mano invisibile fa funzionare il mercato tramite i prezzi di mercato, che assolvono a due funzioni importan8: FUNZIONE DI RAZIONAMENTO DEL PREZZO i beni scarsi vengono distribui8 ai consumatori che assegnano loro un valore più elevato (come un’asta in cui vince l’offerta più elevata. FUNZIONE ALLOCATIVA DEL PREZZO dirige le risorse produHve verso diversi se3ori dell’economia: le risorse produHve vengono spostate dai merca8 in cui il prezzo non è in grado di coprire il costo di produzione verso quelli dove il prezzo è superiore al sudde3o costo. La funzione alloca8va non può manifestarsi a meno che le imprese non possano entrare in nuovi merca8 e uscire da quelli in cui già si trovano: senza libertà di movimento in entrambe le direzioni, le implicazioni della teoria della mano invisibile non reggono, per questo la libertà di entrata e di uscita è una delle cara3eris8che dis8n8ve dei merca8 perfe3amente concorrenziali. Una barriera all’entrata è qualsiasi ostacolo economico che impedisca alle imprese di entrare in un nuovo mercato, può derivare da vincoli legali o da cara3eris8che del mercato. Non meno importan8 sono le barriere all’uscita, che sono imposte di frequente da reazioni poli8che a un declino della domanda o ad un aumento dei prezzi, infaH esse si trasformano inevitabilmente in barriere all’ingresso perché rendono difficile o impossibile all’impresa uscire dal mercato. Queste due funzioni stanno alla base della teoria della ‘mano invisibile’ del mercato elaborata da Adam Smith: secondo cui il sistema di mercato indirizza gli interessi egois8ci dei singoli compratori e venditori indipenden8 in modo da promuovere al massimo grado il bene della colleHvità, portando cioè all’allocazione più efficiente possibile delle risorse disponibili. I profiH e le perdite assicurano la funzione di razionamento, in quanto l’offerta di beni e servizi all’interno di ciascun mercato verrà distribuita in modo efficiente, e la funzione alloca8va, perché le risorse saranno allocate tra merca8 in modo da produrre il mix più efficiente di beni e servizi. Naturalmente, tuH desiderano o3enere un profi3o economico posi8vo e sicuramente nessuno meno di un profi3o normale, per questo le reazioni ai profiH e alle perdite comportano che: Merca8 in cui è possibile ricavare un profi3o economico tendono ad aHrare risorse aggiun8ve. Merca8 in cui si registrano perdite in genere vengono abbandona8 La presenza di un profi3o economico posi8vo in un determinato mercato indica che i produ3ori guadagnano un ammontare superiore al costo opportunità sostenuto. Ipo8zzando una situazione in cui gli input necessari per entrare in quel determinato mercato siano disponibili a chiunque e a prezzi costan8, senza dubbio vi saranno altri produ3ori che vogliono entrare in quel mercato. Poiché la produzione di ques8 ul8mi va ad aggiungersi a quella disponibile, la curva di offerta si sposta verso destra, facendo di conseguenza scendere il prezzo di equilibrio e aumentare la quan8tà. Il risultato è che l’impresa di partenza sarà meno reddi8zia perché produrrà meno per effe3o della occorrenza sul mercato, il suo profi3o economico sarà quindi minore rispe3o a prima. Questo schema con8nuerà con l’ingresso di nuove imprese finché tu3e non registreranno più un profi3o economico, perché raggiunta tale situazione nessuna impresa troverà più guadagno ad entrare nel mercato. Il profi3o economico dell’impresa rappresenta8va sarà pari a zero nel momento in cui il prezzo tocca il punto di minimo della curva ATC: per la regola della massimizzazione del profi3o, tu3e le imprese offriranno la quan8tà di bene per la quale il prezzo eguaglia il costo marginale, perciò tu3e le imprese o3erranno un profi3o normale, che equivale ad affermare che ciascuna di esse ha un profi3o economico pari a zero. Quando il prezzo scende al di so3o del punto di minimo della curva ATC, le imprese nel mercato registreranno una perdita economia che le spingerà a lasciare il mercato per passare ad un se3ore che prome3a rendimen8 migliori. L’uscita di produ3ori dal mercato causa uno spostamento della curva di offerta verso sinistra, determinando prezzi più al8 e perdite minori. Le imprese con8nueranno ad uscire finché il prezzo tornerà tale da garan8re una situazione di equilibrio. Si comprende così che in un mercato concorrenziale, in cui le imprese sono libere di entrare o uscire da un se3ore in qualsiasi momento, nonostante nel breve periodo possano esserci profiH diversi e anche perdite, nel lungo periodo le forze di mercato agiranno finché tu3e le imprese tenderanno a registrare un profi3o economico pari a zero. Certo che non è l’obieHvo delle imprese quello di avere un profi3o economico nullo, ma l’azzeramento dei profiH è una conseguenza dei movimen8 di prezzo lega8 ai flussi di entrata e di uscita delle imprese dai merca8, dovu8 al fa3o che, per il principio di equilibrio (niente soldi sul tavolo), quando gli individui scoprono un’opportunità di ricavare benefici, la sfru3ano quasi sempre con rapidità. Ne emergono due elemen8 interessan8 della teoria della mano invisibile: A lungo termine il mercato è efficiente, in quanto non esistono altre possibili allocazioni delle risorse che migliorerebbero le condizioni di qualche partecipante al mercato senza peggiorare quella di qualcun altro: nel lungo periodo, i profiH sono uguali al costo marginale (P = MC), perciò delle variazioni causano disallineamen8: espandendo la produzione si avrebbe che MC > MB, mentre riducendo l’output me conseguirebbe MC < MB. Il mercato è definibile “equo” perché il prezzo per i compratori non è maggiore del costo sostenuto dai fornitori. Bisogna tu3avia so3olineare che la teoria della mano invisibile non implica che l’allocazione delle risorse determinata dal mercato sia oHmale in senso assoluto, ma si limita ad indicare semplicemente che i merca8 sono efficien8. Inoltre, la teoria della mano invisibile non dice nulla riguardo i possibili tempi necessari affinché gli aggiustamen8 abbiano luogo. La mano visibile può essere vista in azione in mol8ssime dinamiche, tu3e quelle che hanno in comune il fa3o che le opportunità di trarre vantaggio da parte dei priva8 raramente rimangono inu8lizzate a lungo. Un esempio banale è rappresentato dalle code, che tendono a essere tu3e della stessa lunghezza o a procedere alla stessa velocità. L’impresa perfe3amente concorrenziale, che è definita price-taker perché fondamentalmente acce3a il prezzo del suo prodo3o di mercato come dato, non deve essere penata come un sogge3o passivo: anche le imprese che non sono in grado di influire sui prezzi dei loro prodoH hanno for8 incen8vi a sviluppare e introdurre innovazione che consentano loro di ridurre i cos8 per o3enere un profi3o. Quando un’impresa introduce un’innovazione che le consente di abba3ere i cos8 di produzione, non avendo essa impaH sul prezzo, registrerà un aumento del profi3o (P > MC e non più P = M), ma ciò è possibile solo nel breve periodo. InfaH, quando un’innovazione viene introdo3a nel mercato concorrenziale, tu3e le imprese price-taker ne verranno a conoscenza e ado3eranno perciò la nuova misura, di conseguenza l’offerta di mercato aumenterà facendo inevitabilmente calare il prezzo di mercato e quindi facendo sì che nel lungo periodo si azzeri il profi3o economico; a questo punto, un’azienda che non u8lizzerà l’innovazione registrerà una perdita economica che la porterà ad uscire dal mercato. LA DISTINZIONE TRA L’EQUILIBRIO E L’OTTIMO SOCIALE Secondo il principio di equilibrio (niente soldi sul tavolo), quando un mercato raggiunge l’equilibrio non sussistono ulteriori opportunità di o3enere un vantaggio per i singoli. Tu3avia, la condizione di equilibrio di un mercato non implica che l’allocazione che ne deriva sia necessariamente oHmale dal punto di vista della società nel complesso: ci sono infaH alcune circostanze riconducibili alla logica “bene per uno, male per tuH”. Più in generale, si può dire che l’equilibrio di mercato non è socialmente oHmo quando i cos8 e i benefici individuali non coincidono con quelli della società, ma nonostante queste eccezioni, le forze dei merca8 concorrenziali promuovono in maniera evidente gli interessi della colleHvità. La rendita economica vs il profitto economico La rendita economica è la differenza tra il pagamento percepito dal fornitore di un fa3ore produHvo e il suo prezzo di riserva per la fornitura di tale fa3ore. La rendita economica è simile al profi3o economico, nel senso che entrambi possono essere vis8 come la differenza tra l’importo che un individuo percepisce (ricavi totali) e il prezzo di riserva che deve pagare per rimanere in aHvità (cos8 esplici8 e implici8); tu3avia, le forze di mercato in concorrenza spingono ad azzerare il profi3o economico, mentre non hanno effeH analoghi sulla rendita di input che non possono essere replica8 facilmente. Per esempio, uno chef può o3enere molta rendita economica grazie al suo talento, infaH se i ristoran8 ordinari pagano un tot all’anno per degli chef, uno chef di talento può arrivare a guadagnare dieci volte tanto perché il talento personale non è imitabile né apprendibile con il tempo: un qualsiasi datore di lavoro o3errebbe un notevole profi3o dalla sua assunzione, perciò le offerte per il suo lavoro si alzeranno finché esisterà la possibilità di profi3o economico, fin quando cioè il pagamento dello chef non comporterà una perdita economica; il guadagno superiore dello chef rappresenta una rendita, poiché il prezzo di riserva è lo stesso. C O N C O R R E N Z A I M P E R F E T TA E CONSEGUENZE DEL POTERE DI MERCATO In economia si dis8nguono in genere tre 8pi di stru3ure di mercato in concorrenza imperfe=a: MONOPOLIO PERFETTO (inefficiente) una singola impresa è l’unico venditore di un prodo3o che non ha sos8tu8. Si parla di monopolio naturale quando, sulla base dei cos8, è efficiente che vi sia una sola impresa che produce un determinato bene, deriva da economie di scala. OLIGOPOLIO un numero ristre3o di imprese vende un determinato prodo3o tra loro non differenziato; è più efficiente del monopolio perché vi sono più imprese che stabiliranno fra loro una certa concorrenza, ma non oHmale dal punto di vista del benessere sociale. CONCORRENZA MONOPOLISTICA un numero abbastanza alto di imprese produce beni lievemente differen8 che, solo in parte, possono essere l’uno il sos8tuto dell’altro; vi è concorrenza perché le imprese concorren8 possono fissare dei prezzi tra loro diversi nel breve periodo, ma nel lungo periodo il profi3o sarà nullo esa3amente come nel mercato perfe3amente concorrenziale. Le imprese non perfe3amente concorrenziali sono in grado di differenziare la propria offerta rispe3o a quella dei concorren8: non sono imprese price takers, ma price se3ers, perché hanno una parte di controllo sul prezzo, che possono alzare rispe3o al costo di produzione, o3enendo così dei profiH di lungo periodo. L’unico tra3o comune a tu3e le imprese in concorrenza perfe3a che le dis8ngue da quelle perfe3amente concorrenziali è la loro curva di domanda: L’impresa perfe3amente concorrenziale ha una curva di domanda perfe3amente elas8ca, una re3a orizzontale tracciata in corrispondenza del prezzo di equilibrio del mercato (determinato da domanda e offerta). L’impresa non perfe3amente concorrenziale ha un curva di domanda con pendenza nega8va. L’impresa ha potere di mercato, cioè controllo parziale sopra il prezzo, o meglio può scegliere una combinazione prezzo-quan8tà lungo la sua curva di domanda. I cinque mo8vi del potere di mercato, cioè la capacità di un’impresa di aumentare il prezzo di un bene senza che si azzerino le sue vendite, sono: Controllo esclusivo su input importan8 o essenziali (es. un determinato luogo). BreveH e copyright: conferiscono a chi inventa o sviluppa un nuovo prodo3o il diri3o esclusivo di venderlo per un periodo di tempo stabilito (in modo da recuperare i cos8 di produzione). Licenze o concessioni governa8ve. Economie di Scala (monopoli naturali). & CFiugenti , MC bassi - > CM > MC quidi p > MC x accre profitto Economie di rete: a mol8 prodoH viene a3ribuito un valore più alto con l’aumentare del numero di individui che li u8lizzano, perciò espandendo le vendite si può o3enere uno stesso livello di qualità a cos8 inferiori, garantendosi così un monopolio naturale come per le economie di scala. Le economie di scala Quando un’impresa aumenta la quan8tà di input di tuH i fa3ori di produzione impiega8, l’output varia anch’esso con diverse proporzioni: RENDIMENTI DI SCALA COSTANTI il prodo3o totale cresce esa3amente nella stessa proporzione F(alfaL, alfaK) = alfaF(L, K) RENDIMENTI DI SCALA CRESCENTI il prodo3o totale cresce più che proporzionalmente F(alfaL, alfaK) > alfaF(L, K) RENDIMENTI DI SCALA DECRESCENTI il prodo3o totale cresce meno che proporzionalmente F(alfaL, alfaK) < alfaF (L, K) Sono de3e economie di scala quelle in cui il processo produHvo è cara3erizzato da rendimen8 di scala crescen8, cioè nel momento in cui la quan8tà di tuH gli input viene modificata in una certa proporzione, l’output varia in proporzione maggiore. I merca8 di questo 8po tendono ad essere servi8 da un unico venditore, o al massimo da pochi, poiché la presenza di un elevato numero di operatori determinerebbe cos8 notevolmente più al8. Un monopolio derivante da economie di scala è de3o monopolio naturale. Alcuni beni, come i soÅware, la cui produzione implica dei cos8 fissi ingen8 (da8 dai grandi inves8men8 in ricerca e sviluppo) e dei cos8 variabili limita8, sono soggeH a considerevoli economie di scala. Questo perché, dato che i cos8 fissi non crescono all’aumentare dell’output, il costo medio totale da sostenere per produrre beni di questo 8po diminuisce man mano che la quan8tà prodo3a aumenta. Il costo totale di un processo produHvo è dato dall’equazione: CT = F + MQ HYP : VALORE COSTANTE F = costo fisso, M = costo marginale, Q = livello di output o3enuto La curva del costo medio totale mostra la riduzione del costo unitario all’aumentare dell’output. Nonostante il costo medio totale sia sempre superiore al costo =Q marginale (come mostra il primo grafico), la differenza tra i due valori si riduce ah mano che la produzione aumenta, perciò a livelli di output estremamente eleva8, il primo si avvicinerà molto al secondo: poiché l’impresa distribuisce il costo fisso su un volume di output enorme, il costo fisso per ogni unità diventa quasi irrilevante. All’aumentare del livello di produzione, il costo per unità può crescere o diminuire: ECONOMIE DI SCALA (rendimen8 di scala crescen8) M < CM il costo dei fa3ori necessari a produrre un unità addizionale prodo3o è inferiore al costo medio per unità di prodo3o. DISECONOMIE DI SCALA (rendimen8 di scala decrescen8) M > CM il costo dei fa3ori necessari per produrre unità marginali è superiore al costo medio. RENDIMENTI DI SCALA COSTANTI CM = M La massimizzazione del profitto per il monopolista Un’impresa price taker (concorrenza perfe3a) e una price se3er (concorrenza imperfe3a), seppur con modalità diverse, condividono l’obieHvo economico di massimizzare i profiH, scegliendo il livello di output che massimizza la differenza tra TR (ricavi totali) e TC (cos8 totali), dove MB = MC. In entrambi i casi, il beneficio marginale corrisponde al ricavo marginale (MR), cioè la variazione del ricavo totale di un’impresa determinata dalla vendita di un’unità addizionale del bene. La logica della massimizzazione le profi3o è iden8ca per i due 8pi di impresa: entrambe con8nueranno ad espandere l’output finché il beneficio, e quindi il ricavo marginale, è superiore al costo marginale (MR>MC), ed entrambe calcolano il MC in modo analogo. L’unica differenza rilevante riguarda il calcolo del ricavo marginale: In concorrenza perfe3a, il ricavo marginale è il prezzo di mercato (MR = P). In monopolio, il ricavo marginale della vendita di un’ulteriore unità del bene è rigorosamente inferiore al prezzo di mercato (MR < P). Mentre l’impresa perfe3amente concorrenziale può vendere quante unità desidera al prezzo di mercato, il monopolista è in grado di vendere un’unità in più solo se abbassa il prezzo; per di più, deve ridurre il prezzo non solo per l’unità aggiun8va, ma per l’intera quan8tà in vendita. Si consideri un monopolio con una curva di domanda lineare, dove l’interce3a ver8cale è alfa e quella orizzontale Q; in questo caso, la curva del ricavo marginale avrà anch’essa interce3a ver8cale alfa, ma, essendo la sua pendenza doppia rispe3o a quella della curva di domanda, la sua interce3a orizzontale sarà Q/2. Individuato il grafico delle due curve, si è in grado di individuare il livello di output che massimizza il profi3o: anche per il monopolista vale il principio cos8 benefici che prevede che si con8nui ad espandere la produzione finché i benefici superano i cos8 associa8. h B MC MR / Quando MR > MC, conviene espandere la produzione. · Quando MR < MC, conviene ridurre la produzione. QUANTITA' I profiH sono massimizza8 in corrispondenza del livello di output per il quale MR = MC. Il fa3o che, in equilibrio, il prezzo che massimizza il profi3o per un monopolista sia sempre più alto del costo marginale non dà garanzia di operare su un mercato che genera un profi3o economico posi8vo: quando il prezzo di equilibrio è superiore al costo medio totale, l’impresa avrà dei profiH economici, mentre quando è inferiore il monopolista subirà una perdita economica. - - La mano invisibile fallisce in regime di monopolio. L’efficienza sociale viene raggiunta al livello di output per il quale la curva di domanda di mercato interseca la curva del costo marginale del monopolista, quindi quando il prezzo è uguale al costo marginale. Invece, il monopolista oHene il massimo profi3o possibile in corrispondenza del livello di output per il quale il ricavo marginale è uguale al costo marginale; ma il prezzo che massimizza il profi3o eccede il ricavo marginale e di conseguenza anche il costo marginale, ciò vuol dire che il prezzo di mercato deve necessariamente essere maggiore del costo marginale, altrimen8 l’impresa registrerà una perdita economica. I merca8 monopolis8ci sono quindi inefficien8 perché il vantaggio che l’impresa trae dall’ampliamento della produzione è minore di quello ricavato dalla società: infaH, mentre per il monopolista la riduzione di prezzo necessaria per espandere l’output rappresenta una perdita, per i consumatori la riduzione di prezzo è un vantaggio. La discriminazione di prezzo La discriminazione di prezzo, ossia l’applicare ad acquiren8 diversi prezzi differen8 per lo stesso bene o servizio, è una pra8ca che perme3e di ridurre la perdita ne3a di benessere, migliorando le condizioni economiche della società nel complesso. Pur avendo effeH redistribu8ve e risultando impopolari, nonché talvolta illegale, la discriminazione di prezzo ha in generale il pregio di garan8re un livello di efficienza superiore rispe3o al monopolio basato su un prezzo unico. Un’impresa che desidera discriminare affronta però due problemi: IDENTIFICARE l’impresa deve poter iden8ficare la domanda di diversi 8pi di consumatori o in merca8 separa8, cosa che risulta più facile in alcuni merca8 rispe3o ad altri. PREVENZIONE DI ARBITRAGGIO l’impresa deve evitare che i consumatori a basso prezzo possono rivendere a quelli ad alto prezzo. L’imprenditore riesce effe3uare una discriminazione di prezzo in modo efficace solo in alcuni casi: è ciò che accade in merca8 dove gli acquiren8 non riescono confrontare il prezzo a loro pra8cato con quello pagato da altri, o semplicemente non se ne preoccupino; in altri casi invece la strategia non funziona: se il monopolista propone periodicamente degli scon8, chi pagava il prezzo di lis8no potrebbe riuscire a prevedere la successiva riduzione di prezzo e pos8cipare quindi l’acquisto. L’impresa deve scegliere il 8po di discriminazione di prezzo: De RM coincidano ~ PRIMO GRADO o prezzi personalizza8. Il monopolista conosce il prezzo di riserva di ogni consumatore; il prezzo finale è uguale al prezzo di riserva di ciascuno: discriminazione perfe3a. SECONDO GRADO o menu pricing, cioè autoselezione: l’impresa non può individuare le cara3eris8che dei consumatori, ma conosce la distribuzione delle preferenze, perciò offre diverse combinazioni qualità-prezzo, offrendo beni di minore qualità ad un prezzo minore (es. Tariffe aeree classe economy/business…). Il versioning è una discriminazione dei prezzi di secondo grado che consiste nell’offrire un lis8no di prezzi per un insieme di prodoH simili e lasciare che i consumatori scelgano la versione che ritengono preferibile: le diverse versioni di un prodo3o saranno basate su variabili rilevan8 (comodità d’uso, assistenza, ritardo…), cioè reso possibile dalle nuove tecnologie che consentono di produrre facilmente beni diversi tra loro; per evitare il rischio di cannibalizzazione (le versioni più economiche del prodo3o a3raggono tuH), le strategie che si u8lizzano sono: ridurre il prezzo dei prodoH di fascia alta e la qualità dei prodoH di fascia bassa, evitare la possibilità di arbitraggio e creare versioni online e off-line. TERZO GRADO o group pricing, iden8ficazione dei consumatori. Il monopolista conosce il prezzo di riserva di gruppi di consumatori; il prezzo finale è uguale al prezzo di riserva di ciascun gruppo. Il monopolista perfe3amente discriminante è un’impresa che impone a ogni consumatore esa3amente il rispeHvo prezzo di riserva, vende quindi ogni unità prodo3a al rela8vo prezzo di riserva. È una pra8ca diffusa, ma generalmente si tra3a di discriminazione di prezzo imperfe3a: nella realtà, la perfe3a discriminazione di prezzo non può verificarsi mai, perché nessun venditore in grado di sapere con precisione il prezzo di riserva di ogni singolo compratore, perciò accadrà che almeno alcuni dei compratori si vedranno applicare un prezzo inferiore al loro prezzo di riserva. LA DISCRIMINAZIONE DI PREZZO TRAMITE AUTO-IDENTIFICAZIONE DEI CONSUMATORI L’obieHvo del venditore intenzionato a massimizzare il profi3o è quello di pra8care a ciascun compratore il prezzo massimo che costui è disposto a pagare; ci sono ovviamente dei problemi: innanzitu3o, i venditori non conoscono l’importo che ogni acquirente è pronto a pagare, inoltre è necessario ado3are un metodo con cui impedire che è disposto a pagare una cifra elevata effe3ui l’acquisto un prezzo basso. La discriminazione di prezzo tramite auto iden/ficazione dei consumatori è un sistema diffuso u8lizzato per superare tali difficoltà e consiste nell’imporre determinate condizioni che i compratori devono acce3are per poter usufruire di uno sconto sul prezzo. Si tra3a in realtà di un’applicazione, da parte dell’acquirente, del principio cos8 benefici: i compratori valutano il costo opportunità dell’azione richiesta, perciò, considerando il basso costo opportunità dei compratori con reddi8 bassi, che avranno quindi prezzi di riserva più bassi, è più probabile che siano ques8 ul8mi a usufruire degli scon8. La discriminazione di prezzo tramite auto iden8ficazione dei consumatori riduce la perdita di efficienza in regime di monopolio con prezzo unico, fornendo al produ3ore un mezzo pra8co con cui offrire condizioni di acquisto agevola8 sono i compratori sensibili al prezzo. Quanto più precisa è la suddivisione del mercato grazie a questo metodo, tanto minore sarà la perdita di efficienza; va tu3avia ricordato che i meccanismi di auto iden8ficazione non sono perfeH. Perciò un certo grado di efficienza viene inevitabilmente perduto. LA DISCRIMINAZIONE DI TERZO GRADO I consumatori si differenziano per una o più cara3eris8che osservabili dall’esterno. Un unico prezzo viene pra8cato a tuH i consumatori di un gruppo (prezzo lineare): diversi prezzi uniformi sono pra8ca8 a gruppi diversi. Alc

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