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Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli

2019

Giuseppina Esposito

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education medieval history pedagogy history

Summary

This document offers an analysis of education in the Middle Ages. It explores pedagogical implications and the evolution of educational systems, focusing on significant figures and cultural shifts, particularly the rise of universities. The author examines the role of the clergy and intellectuals in the transmission of knowledge during this period.

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ISTITUTO BENALBA PER L’AGGIORNAMENTO E LA FORMAZIONE Napoli UNA LUCE PEDAGOGICA ILLUMINA IL MEDIOEVO Dott.ssa Giuseppina Esposito Dottore di Ricerca dei Processi Formativi e Costruzione della Conoscenza Collaboratore e Cultore di Pedagogia Ge...

ISTITUTO BENALBA PER L’AGGIORNAMENTO E LA FORMAZIONE Napoli UNA LUCE PEDAGOGICA ILLUMINA IL MEDIOEVO Dott.ssa Giuseppina Esposito Dottore di Ricerca dei Processi Formativi e Costruzione della Conoscenza Collaboratore e Cultore di Pedagogia Generale Università Suor Orsola Benincasa - Napoli EDITO IN PROPRIO dall’Istituto Benalba per l’aggiornamento e la formazione di Napoli Opera a cura della Dott.ssa Giuseppina Esposito Codice ISBN 978-88-942095-1-8 Napoli, febbraio 2019 A mia madre “Dubitando perveniamo alla ricerca. Cercando percepiamo la verità” (Sic et non, Prologus, Abelardo) INDICE Prefazione p. 3 CAPITOLO I Il chierico e l’intellettuale: due modi per la trasmissione della cultura p. 8 Esiste una pedagogia del monastero? p. 15 I nuovi venti della riforma carolingia p. 20 CAPITOLO II La “premessa settiforme dello spirito” (Alcuino) p. 26 Quando i clerici vagavano… p. 30 Donne medievali: Eloisa…e non solo p. 40 CAPITOLO III La “peregrinatio academica” p. 56 Il distacco dai modelli dogmatici e la formazione dei giovani p. 59 La nascita delle Università p. 62 Parigi, Bologna, Napoli p. 74 Conclusioni p.118 BIBLIOGRAFIA p.124 Prefazione La presente ricerca mira attraverso l’analisi di archivi storici e documenti in parte ancora inesplorati a valorizzare le implicazioni pedagogiche sottese alla nascita delle Università nel Basso Medioevo. Implicazioni che hanno contribuito all’ampliamento dei paradigmi formativi ed alla configurazione di modelli d’insegnamento implementati su orizzonti di laicità. L’età medievale, “periodo che, iniziando mentre l’Impero romano si dissolve, fondendo la cultura latina con quella dei popoli che hanno gradatamente invaso l’impero, con il cristianesimo come collante” risente di stereotipi e preconcetti che falsano un panorama storico e pedagogico quanto mai interessante e vivace: “un periodo lontano, dal quale emergono alcune figure eroiche e fondative: Dante, in questo caso, ma si potrebbero aggiungere Carlo Magno, Barbarossa, crociate, monaci e santi”. In questa prospettiva, il lavoro si propone di valorizzare la temperie culturale medievale da sempre associata nell’immaginario collettivo ad una metafora di oscurantismo. ………………………………………………………………………………. In tale ottica viene tessuto un filo rosso che s’intreccia dinamicamente ai nuclei fondanti analizzati, delineando le coordinate di quel profondo processo di rinnovamento avviatosi nel Medioevo a partire dai vari modelli di trasmissione della cultura e che conduce a partire dall’anno Mille alla nascita delle Università. L’intento prioritario, quindi, è quello di proiettare Una luce pedagogica che illumini il Medioevo con particolare riguardo alla domanda di formazione ……………………………………………….. Nel novero delle personalità intellettuali che hanno contribuito a illuminare un’epoca, a questo punto solo apparentemente oscura, non bisogna dimenticare un corpus intellettuale tutto al femminile sgombrando il campo da un altro forte e tradizionale preconcetto medievale: la misoginia. ………………………………………………………………………………………………………. Attraverso una rilettura storico – pedagogica di alcune figure femminili di riferimento (Eloisa, Christine de Pizan, Ildegarda di Bingen) ne viene fuori, pertanto, un equilibrato rapporto tra i generi che, senza dubbio è rimasto per secoli offuscato da una tradizionale misoginia di cui si fecero portavoce gli scrittori medievali di sesso maschile; è altrettanto vero, però, che alcune figure femminili, come quelle indagate, hanno contribuito alla formazione del sapere mettendo il loro (profondo e acuto) sapere stesso, a servizio della società e contribuendo a quella trasformazione culturale di cui oggi ancora si osservano tratti e caratteristiche. Di saggezza e di fervore mistico (come Ildegarda di Bingen che coltivò rapporti con i sovrani o Eloisa che intrattenne con il suo maestro una passione anche intellettuale) è arricchito il fascino femminile, che non è certo quel turbamento demonizzato dai mistici dell’epoca, né quell’arcaica e preimpostata schematizzazione misogina che spesso si tramanda dal Medioevo a oggi. ………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………… CAPITOLO I 1. Il chierico e l’intellettuale : due modi per la trasmissione della cultura Nel contesto di un lavoro di ricerca orientato a individuare metodologie didattiche e pedagogiche nel Medioevo, è importante soffermarsi sul significato e la funzione delle istituzioni educative pubbliche e private del periodo, contribuendo a individuare, altresì, le forme e gli strumenti specifici della trasmissione della cultura. Una siffatta analisi può infatti, contribuire a evidenziare l’evoluzione dei processi formativi (organizzazione, insegnamento, patrimonio librario, ecc) dalle scuole monastiche alla nascita delle Università. In questa prospettiva l’età medievale si presenta come un periodo particolarmente fecondo…….. Una delle figure più rappresentative della sua temperie culturale è la figura del chierico, specialista della cultura scritta. Autorevoli contributi considerano strategico e centrale il ruolo che tale figura ha ricoperto nel contesto della cultura pedagogica del monastero. Infatti, per lungo tempo, prima che si arrivasse a scrivere correttamente in volgare, gli uomini di Chiesa rimasero gli unici a gestire la scrittura e gli unici, inoltre, in contatto diretto con le opere……………………………………….. ………………………………………………………………………. Venuto meno il sistema scolastico dell’Impero romano, durante l’Alto Medioevo, la scuola fu essenzialmente orientata alla formazione del clero. Solo occasionalmente e in via del tutto eccezionale essa si rivolgeva alla formazione dei laici. L’ istituzione, ecclesiastica dunque, poteva essere in città, annessa alla casa del vescovo o alla cattedrale (scuola episcopale, capitolare). In questo contesto scolastico una delle istituzioni tipicamente altomedievali fu, dunque, la scuola monastica: con essa anche la trasmissione dei testi fu rilevante. Una notevole parte delle opere antiche e tardoantiche è pervenuta fino ai giorni nostri, proprio grazie alla minuziosa opera di raccolta e riproduzione dei testi nei monasteri. Dall’VIII secolo in poi, nelle grandi abbazie dotate di biblioteche e di scriptorium, il lavoro divenne sistematico e organizzato ed era assegnato al monaco. Esso consisteva nella preparazione e nella stesura durante l’Impero, il sistema scolastico era stato prevalentemente pubblico e finanziato dall’autorità centrale o dai municipi. ……………………………………………………………………………………………………. La pedagogia cristiana del Medioevo delinea l’educazione nei termini di un rapporto teologico più che profano, che è, tuttavia, lontano dalla scoperta del dialogo interpersonale e di tutte le implicazioni sottese al concetto di autoeducazione, come sarà inteso nella pedagogia del Novecento. Il Cristianesimo rappresenta una rivoluzione nel suo ingresso in pedagogia: la salvezza dell’anima diventa nuovo fine educativo e non basta una semplice ricerca della perfezione interiore, ma piuttosto diventa significativo imitare l’esempio di Cristo. La pedagogia cristiana sovverte l’intellettualismo etico della pedagogia greca: l’educazione diventa educazione alla charitas, cioè all’amore per il prossimo come testimonianza dell’amore per Dio………………………………… 3. I nuovi venti della riforma carolingia. Grande impulso innovatore alle istituzioni educative provenne da Carlo Magno all’inizio del IX secolo: con la rinascita carolingia, sebbene gli effetti positivi cominciarono a sfumare già dal X secolo in poi, cominciò, infatti, ad avvertirsi l’esigenza di una scuola che obbedisse a finalità laiche e non più ecclesiastiche e religiose. Il presupposto dello stretto legame intercorrente tra cultura e vita morale, è ben evidente nella Encyclica de litteris colendis indirizzata da Carlo Magno a Baugulfo. I dislivelli culturali usualmente con le differenze sociali erano, quindi, connessi alla discriminante tra laici ed ecclesiastici. Ai gruppi dirigenti il clero forniva personale per le cancellerie, modelli educativi, giustificazioni teoriche; non esisteva testimonianza di una letteratura di ispirazione laica, emanazione dell’ambiente nobiliare e guerriero. Nei confronti delle masse rurali si avviò un processo di acculturazione: la diffusione del cristianesimo coincideva nelle campagne con l’imposizione della cultura “ufficiale”, intesa nel senso di essere imposta dalle classi di potere, mentre l’insieme di usi e di concezioni delle masse si configurava progressivamente come cultura subalterna, come folklore, in cui riemergevano e persistevano per lo più adattandosi ai modelli culturali dominanti, tradizioni precristiane connesse ad antiche religioni agrarie. ……………………………………………………………….. ………………………………………………………………… Carlo Magno si rese conto che molte scuole ecclesiastiche proponevano un insufficiente livello d’istruzione, peraltro ristretta ad una cerchia esigua di persone. Egli cominciò, quindi, con l’affidare funzioni civili agli ecclesiastici allo scopo di migliorare la qualità dell’istruzione e dell’insegnamento. L’idea di in uso disinteressato dei saperi e di una cultura mirante alla piena realizzazione della personalità individuale era relativamente estranea alla……………………………………………………………… 3. Donne medioevali: Eloisa......e non solo Le complesse vicende che accompagnano l’affermarsi della religione cristiana riguardano da vicino anche il delinearsi dei ruoli maschili e femminili sia all’interno delle comunità ecclesiali, sia nelle società in continua trasformazione. La posizione della donna subisce non pochi cambiamenti, soffrendo e beneficiando allo stesso tempo di contraddizioni di non facile soluzione. L’immagine della donna medievale non è certo positiva: ne emerge, infatti, un ruolo sottomesso all’uomo. La donna, essere dominata dal proprio sesso è incapace, per questo motivo di fuoriuscire da quella condizione di peccato in cui versa: “gli autori medievali sono sostanzialmente concordi nel ribadire l’imperfezione e l’insufficienza della natura della donna, nata per essere subordinata all’uomo”. Il tentativo del presente lavoro di ricerca è restituire, attraverso l’abbandono di luoghi comuni ricorrenti, alle donne medievali il proprio ruolo, la propria autonomia di pensiero laico e di azione. ……………………………………. ricostruire l’universo femminile nella società medievale risulta abbastanza complicato proprio per il ruolo di secondo piano che esse occupavano in una società in cui potere e autorità e possibilità di trasmissione del sapere erano prerogativa esclusiva maschile. Di tutta altra prospettiva la posizione che vede nel Cristianesimo la missione di aver dato alla donna la dignità che l’antichità le aveva accordato: commentando i testi dei Padri della Chiesa, France Quéré- Jaulmes scrive che il contributo del cristianesimo è stato quello di aver dato alla donna la dignità, dando un senso all’umanità attraverso la tensione fra peccato e salvezza. Eva si è fatta tentare, ma, poiché la vera natura dell’essere umano consiste nell’essere immagine di Dio, c’è sempre una possibilità di riscatto; anche la debolezza della donna diviene condizione di una più grande vittoria. I Padri della Chiesa, nonostante la loro misoginia, riconoscono anche la forza della donna: così San Girolamo afferma che ……………………………………………… Molte donne medievali si incontrano nei conventi femminili: centri di preghiera e dottrina religiosa, insegnano alle donne la sacra scrittura, considerata come base del sapere e della cultura. Le monache sanno leggere e scrivere, ma pur sempre saperi a contenuto religioso. Le donne in convento sono colte ed è qui che incontriamo letterate famose e importanti come ad esempio Eloisa. …………………………………………………………………………………………. …………………………………………………………………………………………. Come già affermato, è nei monasteri che le donne avviano la loro emancipazione intellettuale. In un’epoca non certo favorevole afilosofica, nel Basso Medioevo, si sviluppano autonome correnti di pensiero filosofico al femminile tra cui spicca Ildegarda di Bingen, fanciulla di famiglia nobile e obbediente alla regola benedettina. Ella ebbe un ruolo fondamentale nella trasmissione del sapere, lasciando ai posteri un ricchissimo patrimonio di testi di scienze naturali, botanica e medicina, nati dall’esperienza e osservazione diretta durante la vita monacale. ……………………………………………………………………………. ……………………………………………………………………………. CAPITOLO III 1. La peregrinatio academica In relazione ai flussi migratori dei clerici vagantes occorre far riferimento alla valenza della pratica della peregrinatio academica che assunse in questi anni una portata formativa fondamentale. Il tema della peregrinatio academica potrebbe collocarsi attualmente in un’interpretazione centro - periferia, che ne costituisce un inedito punto di osservazione per lo sviluppo del problema nella sua dinamicità, perseguendo aspetti di mutamento coerenti con l’evoluzione delle istituzioni educative che assunsero il ruolo di centri di studio e aggregazione dei giovani durante il Medioevo ed anche l’Età Moderna. Lo sguardo dei ricercatori si rivolge, così, soprattutto all’analisi del modo con cui tali particolari viaggiatori percepivano realtà diverse rispetto a quelle nelle quali erano cresciuti, fondamentalmente arricchendosi dal punto di vista spirituale. La peregrinatio academica, fin dalle origini, fu però favorita da una serie di privilegi derivanti proprio dalla condizione di viaggiatori alla quale venivano……………………………………………………………… ……………………………………………………………………….……………………………………. Un clericus vagans La peregrinatio academica diviene, così, una costante della temperie medievale, spesso non adeguatamente valutata, ma assemblatrice di diverse culture, costumi ed esperienze. Contempera in sé l’amore per la cultura, la curiosità intellettuale, l’interesse per l’altro, lo spirito d’avventura e il sacro fuoco della ricerca. È testimonianza autentica di adesione morale alla verità. La qualità del sapere si pone in modo dinamico non più solo come insieme di informazioni, pur tra loro semanticamente collegate, ma piuttosto come processo di attivazione e di sistematizzazione delle informazioni integrate con l’esperienza. …………………………………………………………….. …………………………………………………………….. 2. Il distacco dai modelli dogmatici e la formazione dei giovani La peregrinatio academica comporta una nuova formazione dei giovani che si caratterizza per un’evoluzione - rispetto ai modelli dogmatici predominanti – stimolata da un fattore fondamentale: l’ampliamento dei propri orizzonti culturali e il confronto dialettico con altrui culture. Vivi fermenti antidogmatici e pluralistici crescono e con essi le scuole monastiche ed episcopali che, in breve, si specializzano diventando centri di cultura di ampio respiro, anche internazionale. L’apertura e la circolazione delle idee hanno comportato, inevitabilmente, una connotazione antidogmatica per cui la stessa laicità si pone come atteggiamento essenzialmente critico. Un atteggiamento estraneo a pretese di tipo realistico e oggettivizzanti, atteggiamento consapevole del carattere costruttivo e soggettivo della conoscenza: è questa, probabilmente, l’espressione postmoderna del Medioevo che rappresenta il superamento dell’annosa contraddizione tra …………………………………………………………………………………………………………………. ……………………………………………………….. 3. La nascita delle Università La nascita delle università, tra l’XI e il XII secolo, costituì indubbiamente il fenomeno più importante nell’ambito della storia della scuola medievale, sia per le implicazioni didattico- pedagogiche, sia per la funzione e il ruolo di guida intellettuale che la nuova classe universitaria riconobbe a se stessa. Se fino al Mille, sembra che la lettura e la scrittura siano state appannaggio quasi esclusivo del clero, con la rinascita delle città e la conseguente ascesa di nuove professioni, queste capacità divennero indispensabili anche per i laici, soprattutto per i mercanti. L’istruzione tradizionale, praticata nelle scuole organizzate presso i monasteri o nelle sedi vescovili urbane, si rivelò presto insufficiente. Lì, infatti, si apprendevano solo i rudimenti della grammatica e della retorica e s’impartiva una sommaria formazione teologica: sapere fine a se stesso, dunque, lontano da qualsiasi applicazione pratica, e di solito qualitativamente piuttosto basso. La valorizzazione del ceto mercantile aveva comportato un bisogno nuovo di ……………………………. L’organizzazione interna delle università, i nuovi contenuti veicolati, il modo in cui si svolgeva l’insegnamento, strutturato con una precisione sconosciuta alle scuole precedenti, contribuirono a dare agli uomini che l’università formava una mentalità nuova, una coscienza di sé e dei propri compiti, sconosciuta agli intellettuali dell’età precedente. Si costituì parallelamente un corpo di specialisti del lavoro intellettuale e dell’insegnamento (nella scuola ecclesiastica, invece, l’attività didattica non era distinta dalle mansioni religiose), consapevoli del loro modo di creare cultura, ai quali si sono state attribuite le basi della rinascita umanistica. In tale cornice di riferimento, le università e le sue procedure pedagogiche e culturali costituiscono anche attualmente una sorta di …………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………… L’università più antica fu senz’altro quella di Bologna, la cui nascita fa fatta risalire, convenzionalmente al 1088, essa ricevette i privilegi da Federico Barbarossa nel 1158, nella dieta di Ronciglione. Dopo Bologna si svilupparono le Università di Parigi che ricevette i primi privilegi da papa Celestino III nel 1174 e Oxford, i cui privilegi erano riconducibile al 1214. A Napoli, invece, l’università nacque nel 1224 per iniziativa di Federico II. …………………………………………………………………………………………………….. ………………………………………………………………… Le università nel Medioevo (Fonte: parodos.it) 4. Parigi, Bologna, Napoli A Parigi, capitale della Francia, nel 1215 il Papa fondò l’Università di Parigi. Alla fine del XII secolo sorsero i collegi che assursero a grande splendore nel XIII secolo. Robert de Sorbon fondò quello che divenne il collegio più celebre: il collegio della Sorbona. Qui venne ospitata dal XV secolo la Facoltà di teologia. Sotto Luigi IX (1226 – 1270) e Filippo il Bello (1285 – 1314) Parigi divenne la città intellettivamente più vivace d’Europa. Già nell’XI secolo c’erano scuole attive nell’Ile della città;il cuore di Parigi era nel Chiostro di Notre Dame, cioè nelle dimore dei canonici che sorgevano intorno alla cattedrale e gli stessi maestri erano in prevalenza canonici. All’inizio del XII secolo queste scuole si svilupparono considerevolmente e l’arrivo ed il successo di Pietro Abelardo rappresentarono…………………………………………. ……………………….. Questo è, a grandi linee, il contesto entro il quale nasce l’università di Parigi come istituzione a cui va aggiunta qualche riflessione su una concezione dell’insegnamento come lavoro già presente, peraltro, in Abelardo. Egli infatti affermava: “fu proprio l’estrema povertà in cui vivevo che mi indusse ad aprire una scuola. Per lavorare la terra non avevo le forze, a mendicare mi vergognavo, e così, ricorrendo all’unica arte che conoscevo, invece di lavorare con le mani misi a frutto la fatica della lingua”. Se era un lavoro, l’insegnamento poteva, anzi doveva, essere retribuito. La retribuzione da parte degli studenti, che fu tipica ad esempio dell’università di Bologna nel Duecento, instaurava con gli allievi un rapporto privato, quasi di dipendenza. Tale condizione, che può sembrare per certi versi precaria e insostenibile, era forse al momento storico specifico, quella che consentiva di insegnare con una maggiore autonomia. …………………………………………………………………………………………………………………. ……………………………………………………………… …………………Uno dei più celebri insegnanti dell’Università di Parigi, fu, quindi, Abelardo sia per il suo metodo didattico che per i suoi contenuti. “Il pensiero teologico di Pietro Abelardo si può collocare all’origine dell’università medievale, in quanto fu una delle cause determinanti della sua nascita. L’Università di Parigi, modello e prototipo per le altre istituzioni universitarie del Medioevo, sarebbe costituita ufficialmente solo una sessantina di anni dopo la morte di Abelardo, può benissimo riconoscere in lui il suo fondatore”. Con il suo insegnamento carismatico nei contenuti e nei metodi, Abelardo aveva contribuito, ma quale membro del clero (come tutti gli insegnanti in tutte le scuole e università della cristianità latina per molte generazioni a venire) si trovò………………….. L’università, nella sua accezione originaria di universitas magistrorum discipulorumque nacque a Bologna nel XII secolo e non ebbe una fondazione formale, perché ispirata ad un autonomo amor scientiae. Sorse in un’epoca di profonda rinascita socio - culturale, economica e politica, quale quella avvenuta dopo l’anno 1000 in tutta Europa, e si impose grazie all’evoluzione secolare dei vecchi centri diffusori di cultura: dai monasteri, alle cattedrali, all’università, che resta tuttavia un “prodotto” del tutto originale e innovativo del panorama storico presente all’inizio del secondo millennio. Non si può, infatti, prescindere dal sottolineare il ruolo avuto dal rinascimento giuridico e dalla ripresa del diritto romano nella fondazione dello Studium bolognese: sepolto e dimenticato…………………. ……………………………………………………….. Nel trattato di pace del 1219 tra il Comune di Bologna e quello di Pistoia si ritrovano, nella lunga serie di cittadini bolognesi dei diversi quartieri chiamati a giurare sull’atto, numerosi artigiani dei libri (ventuno cartulari, cioè fabbricatori di pergamene, un abrasor cartularum, cancellatore di scrittura; dieci scriptores, scrivani, due cinebriatores, rubricatores, o miniatori; tre venditores librorum,). L’organizzazione del lavoro aveva assunto una specificità tale per cui gruppi di artigiani copisti godevano di riconoscimenti specifici all’interno della corporazione universitaria e il loro lavoro era spesso disciplinato dagli statuti degli Studi. Si trattava di botteghe composte da artigiani laici, spesso da studenti che avevano abbandonato le aule e da chierici falliti, il cui unico scopo era il profitto. In molti casi la tempistica della lavorazione, con gli inevitabili errori di trascrizione, era dettata dalla necessità di risparmiare più tempo possibile per far fronte alla massiccia richiesta di testi universitari………………………………………………… ………………………………………………………………………… L'Università di Napoli è stata definita la prima Università puramente statale, poiché fu la prima a essere fondata da un sovrano. Perché Federico II decise di istituirla, e perché scelse proprio Napoli come sua sede? In parte a queste domande risponde proprio Federico II nelle circolari di fondazione. Federico decise di creare uno Studium, ovvero, in termini moderni, un’università - all'interno del Regno, affinché i suoi sudditi, per poter studiare, non avessero più bisogno di sottoporsi a lunghi viaggi e a faticose e costose permanenze in terre …………………………………. Federico II si poneva l’obiettivo di dotare il regno stesso di un numero consistente di risorse umane di elevata cultura in ambito giuridico, indispensabili per una buona amministrazione. Volle così aumentare il prestigio della sua corte. Si mise in diretta competizione con l’Università di Bologna che all’epoca era la più prestigiosa per gli studi giuridici e presso la quale si formavano coloro che, aspirando a un posto amministrativo nel Regno, potevano ricevere un’istruzione superiore. A Napoli iniziavano i corsi del primo anno accademico, 1224-25: un anno che dovette ben presto rivelarsi molto difficile, cosa di cui l’imperatore non poteva non rendersi conto man mano passavano i mesi. Arrivata la primavera, Federico II dovette amaramente convincersi che la sua esaltante impresa non aveva avuto successo, non certo per una sua qualche imprudenza, ma perché probabilmente, come egli stesso ritenne, il comune di Bologna aveva osteggiato fortemente il suo progetto. ……………………………………………… Per comprendere il ruolo svolto dall’Università di Napoli, occorre qualche riflessione sul suo fondatore Federico II, una figura storica definita qualche secolo più tardi dal filosofo Friedrich Nietzsche come "il primo europeo di mio gusto". Un pensatore che avrebbe anticipato molti temi dell’Illuminismo come Pietro Giannone esaltava nel principe svevo il creatore di un modello statale capace di aver ragione non solo delle forze disgregatrici del feudalesimo, ma soprattutto dell’ingerenza ecclesiastica nella vita pubblica. ……………………………………………………………. ………………………………………………………………… Eppure Federico II fu capace di intrecciare la tradizione con l’innovazione: nuova è, per esempio, l’intransigenza con cui condusse lo scontro con il papato; nello scontro con la Chiesa Federico seguì l'esempio dei re normanni di Sicilia - Ruggero II – influenzato da tradizioni ellenistiche e arabe. Un altro elemento che spiega l’apertura mentale di Federico II e conseguentemente l’ispirazione alla fondazione dell’Università, fu anche il suo interesse per la filosofia, per le scienze naturali e per l'antichità. Di forte ispirazione laica e civile è la posizione del Pepe che anticipa alcune concezioni moderne e autonome dello Stato che hanno, nel tempo, influenza anche sull’Università: “Ideologie e opera politica di Federico si sviluppano dai suoi rapporti con clero nobiltà e borghesia, ma la sua opera è indipendente dagli interessi di questi gruppi. Ordini religioso cavallereschi, Mendicanti, Chiese, numerosi alti prelati, principi tedeschi, Comuni Italiani, Saraceni in Sicilia e altri gruppi sociali, in un intrecciarsi di lotte,……………………………………………………………….. ………………….. Si deve, quindi, alla straordinaria figura di Federico II l’ulteriore impulso alla sistematizzazione dell’Università come cittadella del sapere, all’organizzazione degli studi in un quadro logico ben diverso rispetto a quello che fino a poco prima aveva contraddistinto gli studi nei monasteri e nelle scuole legate alle cattedrali. L’università diventava di ampio respiro, acquisiva una sua configurazione tipica e il collegamento con le autorità ecclesiastiche si dissolveva lentamente lasciando studenti e docenti liberi di riunirsi, in modo corporativo, dando senso al concetto di comunità accademica. Fattore determinante e luce pedagogica che illumina il Medioevo, è l’idea che il sapere debba essere seminato, coltivato e condiviso in luoghi autonomi con uomini autonomi nel pensiero e nell’azione; un’idea non certo nuova ma che in questo momento storico si arricchisce di quella spiritualità giusta e organizzata che sarà determinante per la fondazione delle università medievali. È necessario che, così come si evolve la società, si evolvano i saperi e i modelli di trasmissione dei saperi stessi e che quest’ultimi siano omogenei e istituzionalmente organizzati. L’università medievale si presenta, così, nella sua autonoma configurazione di soggetto culturale, non certo avulso dalla derivazione teologico cristiana ma pur sempre con finalità di studio e di ricerca orientate alla verità……………………… …………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………….. Numerosi, quindi, i nodi tematici che riguardano il Medioevo: a un nuovo modello di trasmissione del sapere si affianca l’emergere dei laici e delle donne. Università, cultura laica e cultura femminile sono segno profondo e percepibile di una cultura umanistica in embrione in uno scorcio di Medioevo caratterizzato da una straordinaria vivacità sintetizzata e messa a sistema “dall’intellettuale, rappresentante di quel gruppo sociale che ha il compito di pensare e di insegnare, pur in un contesto di condanne e di censure”. ………………………………………………………….. Immagini di dispute medioevali ………………………………………….. L’obiettivo del lavoro si è concentrato sull’evoluzione della proiezione di una luce pedagogica sul Medioevo, in modo da sollecitare su questo un momento di riflessione per rapportarsi con quest’epoca in modo diverso. ……………………………………………. Non è stata un’impresa facile parlare della luce pedagogica che illumina il Medioevo ma se ne sottolinea l’opportunità per valorizzare, in favore di una visione universale e trascendente, tutti i contributi culturali e di sapere che si sono sviluppati.

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