Summary

This document provides a summary of the Middle Ages. It discusses the political, cultural and economic aspects of the Medieval period in Italy.

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MEDIOEVO Cn medioevo intendiamo l’età che sta in mezzo fra antichità classica e l’età moderna. Inizia nel 476 d.c. con l fine dell’impero romano d’occidente e si incominciano a formare i primi regni romano-barbarici. Si suddivide il medioevo in due grandi fasi: Alto medioevo 476-1000 d.c. Ba...

MEDIOEVO Cn medioevo intendiamo l’età che sta in mezzo fra antichità classica e l’età moderna. Inizia nel 476 d.c. con l fine dell’impero romano d’occidente e si incominciano a formare i primi regni romano-barbarici. Si suddivide il medioevo in due grandi fasi: Alto medioevo 476-1000 d.c. Basso medioevo 1000-1492 d.c. I primi secoli sono caratterizzati da un panorama politico culturale frammentato ma l’unico fattore unificante è la Chiesa, che svolge un ruolo politico e culturale importante. Ha successo in questo periodo perché è l’unico modo per uscire dalla crisi. Successivamente Carlo Magno, asceso grazie al legame con la chiesa, crea un organismo politico unitario, cioè il Sacro Romano Impero che comprende Italia, Germania e Francia. Il progetto è far rivivere l’impero di Roma. Con la sua morte l’impero viene suddiviso fra i suoi successori. Quello che caratterizza il panorama culturale è il feudalesimo, cioè l’imperatore per compensare i propri guerrieri gli assegna delle porzioni di terreno detti feudi. In seguito divennero ereditari. Spesso questi signori erano in conflitto fra loro determinando un’instabilità politica. Ceti fondamentali dell’alto medioevo: 1) Aristocrazia feudale: di origine guerriera; 2) Clero; 3) Contadini, artigiani, mercanti; Questa scala è caratterizzata da una scarsa mobilita sociale cioè ogni individuo è fissato al ceto di appartenenza, ognuno non può innalzarsi. Questo per due motivi: 1) Si pensava che Dio avesse assegnato ad ogni classe una funzione ben precisa 2) C’era molto Pessimismo nella gente, per le condizioni di vita del tempo, e faceva ben poco per innalzarsi di grado sociale. A causa delle condizioni di vita dell’alto medioevo (carestie, invasioni, peste ecc.) si passa a un’economia di scambio a una agricola, questa è una economia chiusa, esclusivamente indirizzata la produzione a un consumo immediato da parte di chi produce. Avviene, inoltre, una crisi demografica e comporta il fenomeno dell’incastellamento: la gente si sposta dalle città alle campagne precisamente nei castelli, abbazie o monasteri. La gente qui si mette sotto la protezione dei signori in cambio di lavoro. In questo periodo si sviluppano due atteggiamenti: Ascetico: disprezzo del mondo visto come un cumolo di miserie e sofferenze dominato dall’odio. Misticismo: alla vita si antepone la contemplazione della verità eterna. L’uomo con diversi atteggiamenti arriva il suo “io” ad annullarsi, a dimenticarsi del proprio corpo e annega così nell’infinito di Dio. In tal modo l’anima è in una forma di beatitudine. Arti Liberali: “degne dell’uomo libero”, cioè non obbligato a lavorare per vivere. Si dividono in trivio, di tipo linguistico-filosofico e quadrivio di tipo scientifico. Letteratura nell’Alto Medioevo La letteratura non si distingueva con altre forme culturali che si esprimevano in opere scritte, come le scienze, matematica. Questa gli erano assegnati dei compiti strumentali come l’edificazione religiosa e l’insegnamento di nozioni. Nasce in sto periodo la retorica che è lo stile in base alla materia trattata: sublime per argomenti elevati, medio e basso per argomenti quotidiani. Esistevano diversi generi letterari: agiografia, exeplum, visioni, cronache, teologie, inni e poesie goliardiche. Inizialmente la lingua parlata e scritta era il latino ma con il crollo dell’impero domano d’occidente le ex comunità si distanziarono fra loro e con un lento processo si formarono lingue nuove rispetto il latino: Lingue romanze: (Romània: Francia, Italia, penisola iberica); Lingue volgari di ceppo Germanico: (Germania, Inghilterra, Svizzera); Queste lingue erano di uso esclusivamente orale, la lingua scritta rimaneva il latino. Una rivoluzione si ebbe quando si incominciarono ad usarle per comporre opere letterarie. La prima opera in lingua volgare avviene in Francia con il Giuramento di Strasburgo: i due successori di Carlo Magno stringono un’alleanza di fronte ai propri soldati. In Italia i primi esempi sono: Indovinello veronese e il placito capuano. Letteratura in Francia La letteratura in volgare nasce in Francia nel XI secolo. Vengono usate due lingue: provenzale al Sud e antico al nord. Nasce perché un gruppo sociale di laici sente il bisogno di esprimere la loro visione di vita e i loro valori. Nasce in questo periodo una nuova figura militare: il cavaliere, perché si fa ricorso a nuove milizie. Questi ne fanno parte figli cadetti o persone appartenenti a strati inferiori alla nobiltà. I cavalieri diventano i protagonisti delle opere letterarie, vengono espressi infatti i loro valori di nobiltà, onore, prodezza, lealtà verso i sovrani e soprattutto difesa verso gli oppressi e le donne. Le donne assumono anche loro un ruolo fondamentale nella letteratura. Infatti un altro tema di cui si tratta è l’amor cortese: un amor nobile, ideale vissuto come l’adorazione della dama da parte del cavaliere, questo si sottomette a lei, come se fosse un vassallo al suo signore. Però questo amore è tenuto nascosto e segreto ma alla fine l’amore è inappagato, la donna non ricambia perché fedele al proprio marito. Infine l’esercizio di devozione alla dama ingentilisce l’animo e quindi solo chi è cortese può amare. In Francia si sviluppano tre generi letterari: Chanson de geste, romanzo cavalleresco e la lirica provenzale. Chanson De Geste Tra la fine del XI-XII in Francia si diffonde un nuovo genere letterario, le chanson de geste che tratta di imprese di guerra e di eroi, sono arrivate a noi in forma anonima in volgare antico (d’oil) ed erano destinate a un pubblico composto da vassalli militari ma si diffusero anche a pubblici diversi grazie ai cantori vaganti. Quasi tutte celebrano vicende avvenute secoli prima, che incentrano su Carlo Magno e i suoi paladini. Le vicende trattate sono trasformate in chiave leggendarie. Erano formate in versi endecasillabi, raggruppati in strofe di lunghezza variabile, dette lesse, i versi non avevano rime ma assonanze (legate le parole finali dalle stesse vocali). Le canzoni di gesta tendevano a raggrupparsi in cicli di lignaggio, cioè intorno a una famiglia nobile, questo per celebrare la propria posizione nella società. La più famosa chanson de geste è la chanson de roland che si diffuse in Francia nel XII secolo. Narra delle avventure di Orlando e degli altri paladini del re carlo magno in guerra contro i musulmani di Spagna. Gano, patrigno di Orlando, convince carlo ad affidare la retroguardia dell’esercito francese che sta rientrando in patria. Orlando e i compagni cadono in un’imboscata, potrebbero salvarsi solo se orlando suonasse il corno per richiamare l’esercito di Carlo Magno ma per orgoglio e per non mettere a rischio la vita dell’imperatore lo fa solo prima di morire. Alla fine carlo magno vuole vendicarsi dei suoi paladini e condanna a morte Gano. Nella canzone compaiono due temi: la guerra santa contro gli infedeli e la celebrazione del senso di onore e fedeltà tra paladini e sovrano. Romanzo Cortese-Cavalleresco Nel XII secolo si sviluppa il romanzo cortese che ha al centro le imprese cavalleresche e un ruolo importante l’amore. Le canzoni di gesta avevano basi storiche in chiave leggendaria, mentre il romanzo è privo di ogni legame con la storia e tratta le materie in maniera leggendaria, inoltre nel romanzo appaiono elementi fantastici e fiabeschi, si può cogliere il carattere profano. Nel romanzo i cavalieri partivano a casa in cerca di avventura, li allontanava dal sovrano e andavano in posti fantastici, selve, castelli. Si trattava di un romanzo di formazione della figura del cavaliere. Gli argomenti sono tratti dalle leggende bretoni, si incentravano sul re britannico, Arthur, e la tavola rotonda. L’opera più importante è i cavalieri della tavola rotonda. Gli autori erano chierici colti e li componevano per l’intrattenimento di una società elegante e raffinata, la società di corte. Lirica Provenzale La lirica Provenzale nasce nel XII secolo nelle corti del Sud della Francia, in Provenza. Nella poesia lirica il poeta parlava esclusivamente di sé stesso, dei propri sentimenti e delle proprie esperienze. Era una poesia che veniva cantata in pubblico, con accompagnamento musicale. I poeti erano trovatori o giullari. Il tema centrale era l’amore, il poeta esprimeva la sua adorazione alla donna, di cui si proclamava umile servitore, manifesta il suo desiderio e anche tormento di non poter ottenere nulla alla fine perché la donna è fedele al proprio marito. Situazione in Italia Il panorama politico dell’Italia del Due-Trecento vede una bipartizione tra il Centro-Nord e Sud. Nell’area settentrionale e centrale si erano affermati i Comuni. L’Italia meridionale era retta da forme monarchiche, prima regno normanno, poi degli svevi e infine la dinastia angioina. Nell’Italia centrale si era consolidato il potere dello Stato della Chiesa, una monarchia di tipo teocratico, potere temporale e spirituale nelle mani del papa. La Chiesa, però, si allontano dagli ideali di povertà, carità, giustizia predicati dal vangelo. Uno dei principali problemi era la corruzione del clero. Molti ecclesiastici accumulavano ricchezze, vivevano nel lusso e sfruttavano il loro potere per interessi personali, spesso lontani dai principi della chiesa. Le cariche religiose venivano vendute attraverso la simonia, il nipotismo favoriva i parenti potenti all’interno della Chiesa, e imponeva forti tasse ai propri fedeli, arricchendosi sempre di più. In questo momento nacquero le eresie, movimenti religiosi che mettevano in discussione l’autorità della Chiesa e negavano alcuni dogmi. Tra le eresie più importanti ricordiamo: Catarà: rifiutavano la ricchezza e il potere della Chiesa e credevano nell’esistenza di due divinità in lotta fra loro: Dio del bene e Dio del male. Patarià: combattevano la corruzione del clero, soprattutto simonia e concubinato. Occorreva un rinnovamento della vita e dei costumi ecclesiastici, per portare la Chiesa alla purezza evangelica delle origini. Un fenomeno riformatore è la fondazione degli ordini mendicanti: Domenicani: lottavano contro le eresie, soprattutto contro i catari. Credevano nell’importanza dello studio della teologia per difendere la fede cattolica. Francescani: fondati da Francesco d’Assisi nel 1209, predicavano la povertà assoluta, il rifiuto delle ricchezze e una vita semplice, ispirata al Vangelo. Si dedicavano all’assistenza ai poveri e ai malati. Amavano tutte le creature e predicavano pace x il prossimo Nell’Italia centro-settentrionale dopo il Mille con la ripresa economica e demografica e lo sviluppo degli scambi nascono i Comuni, dei piccoli stati autonomi, che si governano con ordinamenti repubblicani. Si chiama così perché era una gestione in comune della cosa pubblica, che esigeva della partecipazione di tutti i cittadini. Questi si riunivano in un’assemblea popolare, Arengo o Parlamento, sia per stabilire le leggi sia per eleggere al governo i loro rappresentati. Nasce così una borghesia che rivendica i diritti politici. Vita Economica Con l’avvento della civiltà comunale il centro della vita economica e sociale si sposta dalla campagna alle città. Nel sistema feudale l’economia si basa sull’attività agricola. Si trattava di un’economia chiusa indirizzata esclusivamente al consumo di coloro che producono e caratterizzata da una scarsa circolazione monetaria. Nella società comunale l’attività fondamentale diventa quella mercantile, basata sulla produzione di merci. Un’economia fondata sullo scambio (veloce) e sulla rapida circolazione del denaro. La figura sociale centrale e dominante della vita cittadina, in questo periodo, è il mercante. Lui accumula un capitale, che reinveste nell’acquisto di nuove merci. È questo il carattere distintivo dell’economia di scambio: il denaro viene continuamente reinvestito. La struttura sociale delle città italiane era composta da: Magnati: di origine nobiliare; Popolo Grasso: non nobili; Popolo Minuto: piccoli lavoratori; A differenza dell’alto medioevo, la scala sociale è caratterizzata da una forte mobilità sociale, in quanto la classe mercantile ascendeva grazie alle sue energie e abilità, acquistando maggior peso economico e politico. Mentalità La nuova organizzazione dell’economia ha delle ripercussioni anche sulla mentalità e concezione del mondo. Nella società feudale ad un’economia e struttura sociale statica corrisponde una visione del mondo egualmente statica e chiusa: in cui la realtà appare immutabile, per volere di Dio e l’uomo è considerato misero e debole. Nelle citta comunali, invece, il mondo è caratterizzato da un’economia aperta e struttura sociale dinamica. Si crede che la realtà può trasformarsi, questo perché l’uomo incomincia a credere, a fidarsi delle proprie forze per poter modellare la realtà secondo la sua volontà. Questa rivalutazione delle forze individuali rende l’uomo più attaccato alla vita terrena, più incline a giustificare il godimento dei beni materiali. La mentalità del protagonista, mercante, di quest’età è che produce personalmente la propria ricchezza, con la sua fatica, con mille rischi, con la sua intelligenza, furbizia. A differenza degli uomini feudali, non disprezza il denaro. La visione mercantile è incentrata sull’utile, interesse, risparmio. Queste virtù prendono il nome di masserizia: oculata amministrazione dei propri beni che evita ogni sperpero. Il ceto mercantile ha bisogno di istruzione e cultura per due motivi: Per esigenze pratiche: occorre saper leggere, scrivere, stipulare contratti. Per aumentare il loro prestigio: la partecipazione alla vita politica bisogna di nozioni e acquisire l’arte del parlare. Nel XI e XII nasce un’istituzione scolastica, al di fuori della chiesa, cioè le Università. Era un’associazione privata fra maestri e allievi, successivamente vennero riconosciute. Si insegnavano quattro facoltà, in latino: arti, medicina diritto e teologia Intellettuali Nel basso medioevo ritroviamo diverse figure di intellettuali: Chierici: elaborano e trasmettono la cultura religiosa Intellettuale-Cittadino: si afferma dopo la nascita dei Comuni. Partecipa attivamente alla vita politica del suo Comune, ricopre cariche pubbliche, vive intensamente i conflitti ecc. Loro scopo principale è trasmettere ai propri concittadini quegli strumenti per l’ascesa dei nuovi ceti urbani. Intellettuale-Cortigiano: si pone al servizio di un signore, dando prestigio alla sua corte con la propria presenza o utilizzando le proprie competenze. Giullare e canterini: intrattengono il pubblico popolare, in strada, in piazza, al mercato, con spettacoli o recitazioni cavalleresche. Letteratura in Italia In Italia nasce la letteratura perché ascende una nuova classe all’interno della città, il borghese-mercante, che sta acquisendo conoscenza delle proprie forze e ha bisogno di strumenti di cultura per la propria attività in campo economico e politico, e di esprimere la propria visione del mondo e i loro valori. Il panorama dell’Italia comunale è caratterizzato da una pluralità dei centri di vita, e a questo policentrismo politico (più centri con autonomia politica) corrisponde un policentrismo linguistico fra le citta. Però nella produzione sia poetica sia in prosa la Toscana acquista sempre più prestigio: tra i vari volgari si afferma cosi il toscano. Nel secolo successivo il fiorentino diventerà la lingua italiana grazie a Dante, Boccaccio e Petrarca. Il latino non scompare, viene utilizzato per le materie più ardue e più nobili: teologia, diritto e medicina. L’intellettuale è bilingue, sa scrivere sia in latino che in volgare. San Francesco San francesco nasce nel 1182 ad Assisi. Era figlio di un ricco mercante, ma nonostante la sua vita iniziale fosse caratterizzata dal lusso e dalla comodità Francesco scelse di abbandonare il benessere materiale per seguire una vita di povertà, umiltà e amore verso tutte le creature, riflettendo l’insegnamento di Gesù. Fondo successivamente l’ordine mendicante dei Francescani. Loro predicavano la povertà assoluta, il rifiuto delle ricchezze e una vita semplice, ispirata al Vangelo. Si dedicavano all’assistenza ai poveri e ai malati. Amavano tutte le creature e predicavano pace per il prossimo Il Cantico delle Creature è uno dei testi più celebri perché è la prima opera in volgare della letteratura italiana. Composto nel 1224, questa è una preghiera che celebra la bellezza e la maestosità di Dio attraverso la lode delle creature del mondo. San Francesco esprime un profondo amore per la natura descrivendo il sole, la luna, l’acqua, il vento, il fuoco e la terra come “fratelli” o “sorelle” che rivelano la gloria di Dio. Scuola Siciliana La corte siciliana dell’imperatore Federico II di Svevia, fu un centro culturale e politico di grande rilievo nel medioevo, specialmente durante il suo regno. Federico II ereditò la Sicilia e distinse per la sua visione moderna, la sua apertura culturale e la sua politica innovativa. La corte era un crocevia di culture diverse, grazie alla sua posizione, metteva in contatto l’Europa con il mondo arabo e bizantino. Federico II era appassionato di cultura, filosofia, scienza e promosse trazione di culture diverse creando un ambiente cosmopolita. Intorno alla corte si forma tra 1230 e 1250 una scuola poetica, cioè la scuola siciliana. Questi poeti, a differenza di quelli del Nord, non usano la lingua d’oc, bensì il volgare locale nobilitato. L’importanza di questa scelta è importantissima, i poeti siciliani creano la prima poesia d’arte in volgare italiano destinata a un’élite colta arist. Il Cantico delle Creature era legato alle esigenze pratiche dell’edificazione religiosa, non rispondeva a nessun fini d’arte. I siciliani iniziano la tradizione poetica italiana. I loro testi non ci sono arrivati in forma originale ma con la trascrizione di copisti toscani, che hanno sovrapposto le caratteristiche del volgare a quello siciliano. Uno dei documenti rimasti è Pir meu cori alligrari di Protonotaro di ME. La poesia siciliana riprende i temi amorosi, i procedimenti stilistici, le forme metriche dei modelli provenzali. Nella poesia in lingua d’oc appare anche un tema morale, civile, politico. I poeti siciliani sono tutti funzionari dello Stato, come Iacopo Da Lentini, che quotidianamente si occupano di politica e amministrazione dello Stato ma nei loro versi trattano esclusivamente del tema dell’amore. Questo perché in Sicilia c’era un forte potere monarchico, per cui tutta la vita politica si conforma ad unico volere, non ci sono contrasti e dinamiche politiche. Per questi funzionari la poesia è solo un’evasione dalla realtà o un segno di appartenenza a un’élite di corte. I temi tipici della poesia siciliana sono: omaggio feudale alla dama, lodi dell’eccellenza della donna, la speranza di ottenere qualcosa in cambio. Dolce Stil Novo Il Dolce stil Novo è un movimento poetico che nasce in Italia alla fine XIII secolo, soprattutto a Firenze (centro culturale italiano) e si sviluppa negli ultimi decenni del Duecento e primi Trecento. Nasce perché l’ascesa della borghesia colta nei comuni italiani cercava di sostituire la vecchia aristocrazia feudale con un’élite basata sulla cultura e valore interno. Il termine Dolce Stil Novo rappresenta un gruppo di poeti che adottano un a nuova visione della poesia e della figura della donna, caratterizzandosi per una sensibilità raffinata e linguaggio elegante. I principali poeti legati a questo movimento sono: Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti e Dante Alighieri e Lapo Gianni. Questi poeti rifiutano le tecniche e figure retoriche e usano uno stile più limpido e piano, definito con il nome “dolce”. Invece “stil novo” sta per stile nuovo, un modo innovativo di fare poesia rispetto alle tradizioni precedenti, come la scuola siciliana, ma anche l’ascesa della borghesia colta nei comuni italiani, che cercava di sostituire la vecchia aristocrazia feudale con un’élite basata sulla cultura e valore interno. Il tema principale era l’amore feudale verso la donna, ma si sostituisce con una visione più spiritualizzata della donna, che viene esaltata come un angelo in terra e fonte di salvezza. La donna non viene più vista come un oggetto di desiderio terreno ma come una creatura angelica e divina che rappresenta la bellezza e la perfezione. Un altro tema è la superiore nobiltà d’animo dell’uomo, questo è un concetto fondamentale che si contrappone con la vecchia idea di nobiltà basata sulla discendenza e sulla nascita. I poeti stilnovisti sostenevano che la vera nobiltà, la gentilezza, derivasse dalla purezza interiore, dalle qualità personali, e dalle capacità di provare amore spirituale. Quindi solo chi possiede un cuore gentile può provare amore sincero e profondo. Guido Guinizzelli Guido Guinizzelli nasce nel 1235 a Bologna da famiglia ghibellina. È considerato il padre del Dolce Stil Novo, Dante infatti nel canto del purgatorio lo definisce suo maestro. Gli si possono attribuire 5 canzoni e 15 sonetti. Sonetto è una delle forme poetiche più importanti del XIII secolo. È composto da 14 versi endecasillabi (versi da 11 sillabe) suddivisi in due quartine e due terzine. La canzone più importante è: Al cor gentil rempaira sempre amore. In questa canzone nei versi iniziali spiega che l’amore abita solo nei cuori nobili, cosi come l’uccello trova rifugio nel verde della foresta. Poi paragona la donna angelicata alla luce del sole e alla bellezza del cielo, evidenziando il suo potere spirituale.

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