Empatia e Danno Cerebrale (PDF)

Summary

Il libro esplora i circuiti cerebrali dell'empatia e la sua relazione con la conoscenza di sé. Analizza il ruolo dei circuiti cerebrali distinti nell'empatia, offrendo una panoramica sulle connessioni tra le neuroscienze cognitive e la psicologia.

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EMPATIA DANNO CEREBRALE E RICOSTRUZIONE DEL SE’: CAP. 1: CIRCUITI CEREBRALI DELL’EMPATIA: Un trauma cranico severo, a causa dei suoi e etti multifocali1 sulla super cie laterale, anteriore e ventrale del cervello, in particolare dei lobi frontale e temporale, può...

EMPATIA DANNO CEREBRALE E RICOSTRUZIONE DEL SE’: CAP. 1: CIRCUITI CEREBRALI DELL’EMPATIA: Un trauma cranico severo, a causa dei suoi e etti multifocali1 sulla super cie laterale, anteriore e ventrale del cervello, in particolare dei lobi frontale e temporale, può facilmente danneggiare una funzione cognitiva come l’empatia, intesa come la capacità di comprendere e rispondere alle esperienze uniche altrui, nei due terzi dei paz. L’empatia è caratterizzata dalla compresenza, coordinata e essibile, di componenti cognitive, le quali si riferiscono alla capacità di rappresentarsi e comprendere gli stati mentali e le prospettive altrui, e componenti a ettive, a loro volta implicate nella comprensione e condivisione dello stato emozionale e nella distinzione dei propri sentimenti da quelli altrui, oltre che nella regolazione emotiva. Tuttavia, pur essendo fra loro correlate, le due componenti operano attraverso l’attività di regioni cerebrali distinte, che possono essere compromesse selettivamente da un TCE. UNA LEZIONE DI SOCRATE: L’IMPORTANZA DEI CIRCUITI LEGATI ALLA CONOSCENZA DI SE’: Come aveva posto all’epoca Socrate, la conoscenza di sé presuppone che il sé sia allo stesso tempo colui che percepisce e ciò che viene percepito, ossia sia colui che elabora un pensiero, sia l’oggetto stesso del pensiero. È un processo cognitivo che coinvolge sia aspetti sici, come il pensare al proprio braccio, sia aspetti più astratti del proprio essere. Tuttavia, quando vediamo, per esempio, il dolore dell’altro, riusciamo a condividerlo, ma rimanendo consapevoli del fatto che quella sensazione di dolore non la proviamo noi direttamente ma la persone che osserviamo. Il senso di sé si associa, dunque, alla capacità di distinguere tra le nostre percezioni, azioni, pensieri e desideri da quelli altrui. A questo proposito, Kelley et all. (2002) hanno condotto uno studio con risonanza magnetica funzionale (fMRI) per indagare i correlati neuronali della percezione di sé, chiedendo ai partecipanti di giudicare degli aggettivi che descrivevano la personalità in relazione al sé (“questa caratteristica vi descrive”), in relazione ad un’altra persona (“questa caratteristica descrive tizio?”) e in relazione alla forma stampata dell’aggettivo (“questa parola è scritta in minuscolo?”). I risultati hanno evidenziato un’attivazione della corteccia prefrontale mediale (MPFC) nella condizione del sé rispetto alle altre due, a riprova del fatto che la MPFC sarebbe coinvolta con gli aspetti corporei del sé, mentre la sua porzione più dorsale sarebbe coinvolta con aspetti più astratti e linguistici. Inoltre, la MPFC, insieme al precuneo, alla giunzione temporo-parietale (TPJ) ed al lobo temporale mediale, forma la Default Mode Network, una rete di strutture mesiali2, che si attivano quando i soggetti sono a riposo, liberi di far uire liberamente i loro pensieri con elaborazioni autoreferenziali3. Nella DMN, inoltre, troviamo il lobo temporale mediale, una struttura impiegata nei processi di memoria, il che spiega perché spesso pensiamo a fatti e persone passate durante le libere divagazioni. Al contrario, invece, il Network si disattiva quando si è impegnati in attività cognitive che richiedono concentrazione e, quindi, il distoglimento dai pensieri autoreferenziali, in modo da orientare l’attività verso stimoli esterni. Inoltre, una serie di studi hanno mostrato come queste aree cerebrali si attivino durante i dilemmi morali personali, durante i compiti che prevedono di immaginare se stessi nel futuro e quando ci è richiesto di immaginarci in una situazione diversa dal qui e ora. 1 In più aree, in questo caso del cervello. 2 Vicine alla mediana. 3L'autoreferenzialità è un concetto che in psicologia descrive la tendenza di un individuo a riferire tutto a se stesso, interpretando gli eventi esterni principalmente in relazione al proprio essere o alle proprie esperienze. 1  fi ff ff fl fl fi È, quindi, un processo cognitivo necessario per l’empatia, pur essendo implicato nell’elaborazione del sé. Inoltre, la necessità di de-attivazione della network, quando si è orientati verso stimoli esterni, spiega la struttura funzionale del cervello basata sul pensiero sociale, la quale deve essere, appunto, de-attivata per permettere lo svolgimento di altre attività. Per avere attività cognitive performanti bisogna, quindi, contrapporsi al pensiero sociale ed a quello socratico. La Teoria della Simulazione, riferita alla capacità empatica di simulare con mente e corpo ciò che potrebbe essere in corso nella mente e nel corpo dell’altro, mettendosi quindi nei suoi panni, è stata dimostrata grazie alla scoperta dell’attivazione di una subregione ventrale della MPFC, quando si pensa a se stessi o ad una persona a noi simile; mentre, quando si pensa a qualcuno concepito come lontano o diverso da sé, si attiva una porzione più dorsale. La MPFC è quindi indispensabile per la capacità di pensare a se stessi e agli altri. O LT R E L A M P F C : I N E U R O N I S P E C C H I O C O M E B A S E NEUROFISIOLOGICA DELL’UNITA’ PERCEZIONE-AZIONE: Il modello della percezione-azione dell’empatia implica che la percezione dello stato mentale altrui attivi automaticamente lo stesso stato mentale, tramite risposte somatiche mediate dal sistema nervoso vegetativo. Per cui, la comprensione dello stato mentale dell’altro passa sia a livello mentale che di corpo ed un ruolo importante lo giocano i neuroni specchio4, situati nella corteccia premotoria e nei lobi parietale e temporale, che si attivano sia quando si esegue un’azione, sia quando si osserva un’azione compiuta dall’altro, in modo da permetterne l’esecuzione e la comprensione. Infatti, il cervello comprende le azioni di qualsiasi tipo, simulandone la loro esecuzione, secondo il concetto della simulazione incarnata5, secondo cui tutte le conoscenze, anche le più astratte e l’empatia, sono basate sulla conoscenza corporea e sulla simulazione nel corpo della sequenza di azioni che porta ad un dato risultato. Tuttavia, i neuroni specchio sono coinvolti non solo nella comprensione delle azioni motorie, ma anche nella comprensione delle intenzioni e, attraverso la simulazione delle emozioni altrui, sembrano essere alla base dell’empatia. UN SISTEMA CEREBRALE PER L’EMPATIA EMOZIONALE: È stata rilevata una connessione tra il sistema dei neuroni specchio e l’insula, una regione cerebrale localizzata nel lobo temporale, all’interno della Scissura di Silvio, che risulta coinvolta nel comportamento emotivo, in particolare per l’emozione di disgusto, sia sico che morale, e per l’intersezione, ossia l’elaborazione di stati corporei interni, come il battito cardiaco e la respirazione. Infatti, ha il compito di fornire un marker somatico interocettivo che consente all’individuo di simulare interamente alcune emozioni, al ne di facilitare la presa di decisione. Adolphs e coll. hanno documentato il caso di un paz con lesione cerebrale coinvolgente l’insula, incapace di riconoscere il disgusto negli altri, evidenziando come la struttura contenga dei neuroni specchio speci ci per quell’emozione. Altri studi con fMRI, invece, hanno dimostrato che l’insula e il cingolo anteriore si attivano sia quando si prova dolore sico, sia quando lo si percepisce negli altri, soprattutto se con l’altro si ha un legame intimo/romantico. Studi con paz aventi lesioni cerebrali che coinvolgono l’insula, infatti, hanno dimostrato come questa condizione si associ ad una riduzione patologica dell’empatia. Inoltre, Boucher et all. (2015) hanno documentato una riduzione della capacità di riconoscere le emozioni, positive e negative, espresse dal volto in un gruppo di paz sottoposti a rimozione chirurgica dell’insula per il trattamento dell’epilessia. Altri studi su paz lesionati sottolineano la presenza di un’asimmetria emisferica nel coinvolgimento di insula e cingolo anteriore, con un ruolo maggiore 4 Scoperti dal prof. Rizzolatti, nel cervello di scimmia. 5 Embodied Cognition. 2  fi fi fi fi dell’emisfero destro per l’empatia emozionale. In sostanza, sono le lesioni temporali destre a determinare la presenza di de cit empatici. Tuttavia, anche la corteccia somatosensoriale, nel lobo parietale, avrebbe un ruolo nell’empatia emozionale, poiché la sia attivazione è determinata non solo quando si prova ma anche quando si osserva una stimolazione dolorosa. Infatti, paz con lesioni in quest’area mostrano de cit di comprensione dello stato emotivo di altre persone e la Pain Matrix cerebrale, coinvolta nell’elaborazione del dolore, comprende una rete di aree come la corteccia somatosensoriale primaria e secondaria, il talamo, il cingolo anteriore e l’insula, facenti parte anche del circuito dell’empatia emozionale. Una metanalisi di 23 studi con fMRI e 2 studi con tomogra a a emissione di protoni (PET), che confrontavano l’elaborazione di info relative a se stessi rispetto all’elaborazione di info relative a persona vicine o personaggi pubblici, ha mostrato come l’insula anteriore si attivi maggiormente quando si valutano info su di sé e persone vicine. Ciò è legato al ruolo dell’insula nell’elaborazione delle info viscerali, per cui quando si valuta se stessi e/o persone vicine si condivide una rappresentazione interna, viscerale, che orienta empaticamente e “di pancia” le decisioni. Nella stessa metanalisi, l’elaborazione del sé è stata associata al cingolo anteriore ventrale e dorsale, regioni che non mostrano attivazioni signi cative nei compiti di valutazione delle persone a noi vicine o personaggi pubblici in genere. Inoltre, dato che la corteccia cingolata si occupa anche della segnalazione dei con itti decisionali, emotivi quella ventrale e cognitivi quella dorsale, eseguendo un monitoraggio continuo circa le proprie azioni, si presuppone che queste aree intervengano nell’elaborazione del sé scegliendo le rappresentazioni mentali, ovvero gli stati emotivi e cognitivi, più vicine alla personalità individuale. Inoltre, sempre secondo la stessa metanalisi, anche all’interno della MPFC esiste una distinzione tra le rappresentazioni circa il sé, nell’emisfero destro, e circa l’altro, nell’emisfero sinistro. L’attivazione per i personaggi pubblici coinvolge, invece, la parte più dorsale della corteccia. COME SI REGOLA L’EMPATIA: Nonostante l’empatia sia un processo perlopiù automatico, la sua regolazione è molto importante per lo svolgimento di determinati compiti, come per esempio l’incisione col bisturi da parte del chirurgo. Alcuni esperimenti hanno, quindi, esaminato il pattern di attivazione delle aree cerebrali coinvolte nell’empatia in medici agopuntori cinesi, confrontati con un gruppo di controllo che non praticava l’agopuntura, mentre osservavano lmati di parti del corpo che ricevevano stimolazioni dolorose e non, ed hanno evidenziato che l’insula, il cingolo anteriore e la corteccia somatosensoriale erano maggiormente attivate nel gruppo di controllo, ri ettendo l’esistenza di un precoce meccanismo di regolazione dell’empatia nei medici agopuntori. La regolazione empatica è osservabile anche in situazioni di ingiustizia sociale e rivalità sportive. Singer si è occupata di comprendere se l’empatia viene modulata dall’equità delle relazioni sociali, attraverso uno studio in cui i partecipanti giocavano a carte, investendo denaro reale, con complici onesti e disonesti. La fMRI, in questo caso, ha rilevato un’attivazione del cingolo anteriore e dell’insula quando i partecipanti osservavano il complice onesto perdere. Inoltre, tale attivazione era maggiore nei soggetti di sesso femminile, mentre nei maschi l’osservazione della perdita del complice disonesto riduceva l’attivazione delle due strutture ed incrementava quella dello striato e del nucleo accumbens ventrale, aree cerebrali associate ricompensa. Similmente, assistere alla vittoria della propria squadra del cuore e/o alla scon tta della squadra rivale provoca l’attivazione dei centri della ricompensa, mentre la situazione inversa provoca l’attivazione di insula e cingolo anteriore, correlati ad una valutazione esplicita del dolore. Inoltre, l’attivazione del sistema della ricompensa si correla con il desiderio di in iggere una punizione, con aggressioni anche siche. 3 fi  fl fi fi fi fi fl fi fi fl CONCLUSIONI: L’empatia interesse regioni diverse da quelle utilizzate per fare inferenze sugli stati mentali altrui. Essa ha, inoltre, elementi automatici, che ri ettono la condivisione emotiva tramite l’attivazione dei neuroni specchio e la corteccia somatosensoriale, ed elementi intenzionali, riguardanti la consapevolezza di sé, la essibilità mentale e la regolazione emotiva, tramite l’attivazione della corteccia prefrontale mesiale, della corteccia temporo-parietale, dell’insula e della corteccia cingolata anteriore. Inoltre, l’empatia non deve essere confusa con i fattori che promuovono i comportamenti prosociali e l’altruismo, in quanto a volte potrebbe portare a comportamenti antisociali, come quando si empatizza con l’autore di un crimine, attivando azioni di protezione nei suoi confronti. CAP. 4: TEORIA DELLA MENTE NEL PAZ CON GCA: UNA DEFINIZIONE ALL’INTERNO DELLA PROSPETTIVA DELLE NEUROSCIENZE COGNITIVE: Comprendere i desideri, le credenze e gli stati d'animo dell’altro implica capacità fondamentali per l’adattamento sociale, in quanto sono capacità che consentono di rispondere con prontezza alle richieste altrui, predire i comportamenti ed anticipare le intenzioni. L’insieme di queste abilità prende il nome di Cognizione Sociale, la quale al suo interno si di erenzia in processi hot, riguardanti l’abilità di condividere gli stati emotivi dell’altro attraverso la risonanza, o contagio, emozionale, e processi cold, i quali consentono, invece, di assumere la prospettiva altrui, tramite la comprensione di stati mentali, desideri e credenze, applicando i principi generali del ragionamento. L’insieme di questi processi media l’empatia cognitiva, costituendo la Teoria della Mente, la quale include componenti più propriamente cognitive o di mentalizzazione, al ne di mediare la capacità di comprensione dell’esistenza di prospettive altrui, e componenti emotive che mediano la capacità di condividere gli stati a ettivi. Per lo sviluppo della cognizione sociale, sono molto importanti le funzioni esecutive e, soprattutto, le capacità logico-deduttive, che si maturano in età adolescenziale. Diversi studi, inoltre, si sono concentrati sui cambiamenti nelle funzioni in questione a seguito di GCA, riscontrando in questi paz disturbi cognitivi, a ettivi e comportamentali di gravità tale da compromettere il reinserimento funzionale sociale e lavorativo. Infatti, i de cit di cognizione sociale e di ToM minano le relazioni interpersonali del paz, soprattutto con i caregivers. Uno studio di Bivona (2015), a questo proposito, ha documentato un’associazione tra i de cit di ToM dei paz con GCA e la percezione di minore qualità di vita da parte del caregiver. È noto, quindi, che i paz con GCA presentano spesso de cit di ToM, anche se ancora non è chiaro quali siano i meccanismi implicati. I DEFICIT DELLA TEORIA DELLA MENTE DOPO GRAVE TCE: Gli esiti di grave TCE si esplicano attraverso delle alterazioni sia della componente a ettiva che cognitiva della ToM, comportando, nel paz, tendenza all’egocentrismo, infantilismo, insensibilità alle richieste altrui e disinteresse, con conseguenze dannosi per le sue relazioni interpersonali. Ciò è stato sostenuto da una revisione della letteratura ad opera McDonald, il quale, tramite la somministrazione di compiti sperimentali costituiti da storie e lmati, ha dimostrato che i paz adulti hanno di coltà ad identi care correttamente la sorgente del con itto interpersonale o il signi cato del comportamento sociale, soprattutto quando concerne le interazioni non-verbali, in cui ci si doveva mettere nei “panni dell’altro”. Inoltre, la famiglia del paz risente sensibilmente dei de cit cognitivo-comportamentali del proprio caro ed il carico assistenziale può essere molto elevato, contribuendo ad aumentare lo stress psico- sico dell’intero sistema familiare. Recentemente, è stata dimostrata l’esistenza di un’associazione tra i de cit di consapevolezza di malattia nel paz con grave TCE e la di coltà nell’assunzione della prospettiva altrui, infatti uno studio di Bivona (2015) ha documentato che una minore 4  fl ff fi fi fi ffi fl fl fi fi ff ffi ff fi fi ff fi fi fi accuratezza nei compiti di ToM correla con punteggi indicativi di una minore qualità di vita dei caregivers al questionario QOLIBRI, in termini di scarsa soddisfazione circa le condizioni post-traumatiche del proprio caro. Inoltre, altri studi rilevano l’esistenza di correlazione tra le prestazioni riguardanti la memoria di lavoro, la velocità di processazione cognitiva, la capacità di inibizione e essibilità cognitiva e le prestazioni a prove di ToM. In questi paz è presente una relazione tra la riduzione dell’e cenza della ToM e l’apatia e l’alessitimia6. Purtroppo, ancora non è chiaro se il de cit di ToM può essere considerato indipendente, o meno, da altre sequele del grave TCE e, secondo alcuni, sarebbe da attribuire ad un disturbo generale delle capacità empatiche conseguente ad alterazioni neuro- comportamentali. Tuttavia, secondo altri, le prestazioni di ToM sono spiegate dal de cit cognitivo. Infatti, alcuni ricercano postulano l’idea che la ToM ed altre funzioni cognitive siano da considerare come moduli cognitivi indipendenti. MODELLI TEORICI PER LA SPIEGAZIONE DEI PROCESSI DI TOM: Secondo il Modello Theory Theory (TT), l’essere umano è capace di comprendere lo stato mentale altrui attraverso un processo simile a quello derivante dall’applicazione di una teoria scienti ca a dati osservabili, per cui, in base alle info presenti nel contesto relazionale, la persona applicherebbe dei principi generali noti per formulare ipotesi su come l’altro valuterà una certa situazione e si comporterà. Secondo il Modello Simulation Theory (ST), invece, la ToM si svilupperebbe grazie a processi simulativi basati sulle autori essioni per “mettersi nei panni di”; replicando e modellando su di sé l’esperienza mentale dell’altro, al ne di visualizzarne lo stato mentale e formulare previsioni sul suo comportamento. Inoltre, alcuni autori individuano nei neuroni specchio il substrato neurale dei processi di empatia e dell’apprendimento per imitazione. I due modelli di eriscono per il ruolo dei processi cognitivi nelle capacità di ToM. Infatti, il TT li implica in misura preponderante, con particolare riferimento all’astrazione ed alla memoria di lavoro, mentre il ST fornisce un ruolo di rilievo alla capacità di modellare su di sé l’esperienza dell’altro. Tuttavia, si ritiene che i due modelli siano tra loro integrati, in quanto sembra che implichino meccanismi co-presenti nelle situazioni di ToM e che la predominanza dei meccanismi di uno o l’altro modello dipenderebbe dalla situazione stessa. Ad oggi, purtroppo, però, non sono presenti studi de nitivi riguardanti la congruenza dei due modelli con il pattern prestazionale di ToM nei paz con esiti di TCE. EVIDENZE A SOSTEGNO DELL’APPLICABILITÀ NEL GRAVE TCE DEL MODELLO THEORY THEORY: Il modello da’ enfasi all’elaborazione cognitiva nella decodi ca delle situazioni di ToM, per cui astrazione, memoria di lavoro e funzioni esecutive sono necessarie per garantire l’integrità. Nei paz con esiti di grave TCE, quindi, ogni aspetto della cognizione può essere variamente compromesso in base alla sede ed alla profondità della lesione cerebrale ed i de cit attentivi, esecutivi, di memoria e di linguaggio sono molto comuni in questi paz, unitamente alla di coltà di ragionamento che interferiscono con la capacità di assumere strategie comportamentali vantaggiose per sé e gli altri. Alla luce del modello, quindi, si assume l’esistenza di una correlazione tra l’e cienza delle funzioni esecutive e quella della ToM; come sostenuto dai dati di diversi studi con paz con esiti di GCA. Infatti, Apperly e coll. (2014) hanno esaminato 12 paz con diversa eziologia, tramite il compito delle “False Credenze”, evidenziando l’esistenza della correlazione tra prove di ToM e prove esecutive. Altri studi successivi, attuati con il metodo dei “Passi Falsi”, hanno mostrato l’associazione tra i de cit esecutivi ed i de cit di ToM. 6 Incapacità di riconoscere e descrivere le proprie emozioni. 5 fl  fi fi ff ffi ffi fi fl fi fi fi fi fi ffi fi In uno studio di Henry e coll. (2006), con paz con gravi TCE, è stata riscontrata l’esistenza di una correlazione tra la prestazione nella uenza fonemica7 e quella ad una prova di ToM, a supporto dell’ipotesi che i processi esecutivi sono implicati nella prestazione di ToM. Altri studi di McDonald et all. (2005) hanno riscontrato, in paz con TCE, l’associazione tra la prestazione al compito delle False Credenze e le abilità di memoria di lavoro e l’associazione tra la prestazione di ToM e le capacità logico-deduttive. Channon e coll. (2005 - 2010) hanno evidenziato l’associazione tra le capacità di mentalizzazione dei paz e la comprensione del sarcasmo, il quale ri etterebbe una riduzione delle capacità di astrazione. Inoltre, somministrando ai paz il Social Problem Resolution, per la valutazione dell’abilità di risolvere problemi quotidiani che comportano situazioni socialmente imbarazzanti, ed il Social Problem Fluency Task, per la valutazione della capacità di problem solving nelle situazioni interpersonali, si è rilevata una maggiore di coltà dei paz rispetto al gruppo di controllo. Ciò indicherebbe l’esistenza di una relazione tra la riduzione della ToM e la capacità di implementare strategie socialmente e caci. In ne, in paz con TCE, Bara e coll. (1997) hanno dimostrato l’esistenza di una relazione signi cativa tra le capacità di comunicazione e le abilità di ToM. In sostanza, questi studi sono tutti in accordo con la Theory Theory, in quando palesano l’esistenza di una relazione signi cativa tra l’integrità delle funzioni cognitive e l’e cienza dei processi di ToM nei paz con GCA. Tuttavia, tale relazione non è emersa in altri studi, dove però si è indagata la relazione tra singole componenti del dominio esecutivo e ToM e, in virtù della natura multi-fattoriale delle funzioni esecutive e di quella multi-dimensionale della ToM, è probabile che il Theory Theory non sia totalmente e de nitivamente applicabile. EVIDENZE A SOSTEGNO DELL’APPLICABILITÀ NEL GRAVE TCE DEL MODELLO SIMULATION THEORY: Secondo questo modello le funzioni cognitive sarebbero implicate in misura minore, in favore della capacità di modellare su di sé l’esperienza dell’altro, della capacità autori essiva8 e dell’abilità di decodi ca dell’esperienza emozionale. Da ciò si deduce che i disturbi della sfera a ettiva possono interferire con i processi di ToM, manifestandosi, nei paz con GCA, tramite sia l’esagerazione che la riduzione della reattività emotivo-comportamentale, con comportamenti sociali inappropriati, impulsività, labilità emotiva, irritabilità, perdita di controllo, appiattimento emotivo ed incapacità di riconoscere emozioni ed espressioni facciali, interessando direttamente l’a ettività, il comportamento interpersonale e l’adattamento sociale, a causa di un’associazione con i de cit di ToM, indicatrice della validità del modello Simulation Theory. Inoltre, in linea col modello, è ipotizzabile che un paz con scarsa autoconsapevolezza, intesa come la capacità di “mettersi nei propri panni”, mostrando ridotta introspezione, possa di conseguenza manifestare analoghe di coltà di ToM. Numerosi studi approvano questi tesi, come mostrato da De Sousa e coll. (2010), i quali, attraverso la registrazione psico siologica e la somministrazione di una serie di foto di espressioni facciali, hanno rilevato che i paz con GCA hanno di coltà ad immedesimasi emotivamente nell’altro e una ridotta risposta siologica ad espressioni che rappresentano la rabbia. A loro volta, Williams e Wood (2009) hanno documentato, sempre in paz con GCA, una relazione tra l’Alessitimia e l’empatia, per cui il 64% dei paz mostrava una totale perdita, o consistente diminuzione, delle attitudini empatiche. Tutto ciò è stato confermato anche da una ricerca di Neumann e coll. (2014) in cui, esaminando 6 paz con esiti di TCE, si è rilevato che colore che mostravano uno stile di pensiero orientato verso l’esterno, con tendenza a non ragionare circa le proprie emozioni interne, avevano maggiori di coltà nel riconoscimento emotivo altrui e nell’assunzione dell’altrui prospettiva. 7 La capacità di riconoscere e produrre rime e di discriminare suoni simili. 8 Introspezione. 6  ffi ffi fi fl fi fi fi fi fi fl ffi ff ffi fi ffi fi fl ff ffi Altri studi, inerenti la relazione tra elaborazione emozionale e ToM, hanno indagati gli e etti di lesioni in speci che aree cerebrali. A tal riguardo, Shamay-Tsoory e coll. (2003; 2005) hanno evidenziato la correlazione tra le lesioni corticali prefrontali ventromediali e orbitali ed i de cit di empatia e di ToM, confermando il fatto che queste regioni sono connesse con l’elaborazione emozionale e con l’integrazione cognitivo-a ettiva. In due studi successivi, lo stesso gruppo di ricerca (2006; 2007), esaminando la relazione tra il “carico a ettivo” e le di coltà di interpretazione dello stato mentale dell’altro dei paz con lesioni prefrontali ventromediali, hanno cercato di proporre la di erenziazione tra mentalità cognitiva e mentalità a ettiva. In sostanza, secondo il gruppo, le componenti a ettive della ToM sarebbero più compromesse a seguito di lesione ventromediale, mentre quella più cognitive sarebbero dovute da lesioni più dorsali della corteccia prefrontale. Gri n e coll. (2006), invece, si sono occupati di ricerca una correlazione tra il danno dell’emisfero destro e le variabili emotive, riscontrando, tuttavia, assenza di di erenze signi cative circa la percezione emotiva, tra il gruppo di controllo ed i paz in esame. Anche Milders e coll. (2006) hanno prodotto risultati di questo tipo, poiché non hanno trovato correlazione tra l’incapacità dei paz di riconoscere le espressioni facciali e vocali ed il cambiamento del comportamento emotivo e sociale degli stessi. Uno studio di Bivona (2014) ha indagato la relazione tra ridotta autoconsapevolezza ed abilità di ToM, confrontando le prestazioni in prove perfomance-based di ToM di due gruppi di paz con esiti di grave TCE, divisi in base al loro livello di autoconsapevolezza, ed un gruppo di soggetti sani. I risultati hanno dimostrato l’esistenza della relazione, in quanto i paz con ridotta autoconsapevolezza hanno manifestato prestazioni peggiori alle prove di ToM. In sintesi, i numerosi studi sovrariportati hanno evidenziato la relazione tra elaborazione emozionale, capacità di autori essione e abilità di ToM ed empatiche, avvalorando i presupposti teorici del modello Simulation Theory. THEORY THEORY O SIMULATION THEORY? UNA PROBABILE CO- PRESENZA DEI DUE MODELLI NEL PAZ CON GCA: Le evidenze riscontrate nora dimostrano, indirettamente, una parziale validità di entrambi i modelli. Secondo il modello TT, le funzioni esecutive rivestirebbero un ruolo critico nella mediazione delle abilità di ToM, come dimostrato da alcuni studi riguardanti le prestazioni ai compiti di ToM nei paz con GCA; mentre, secondo il modello ST, la capacità di comprendere gli stati mentali altrui dipende dalla capacità dell’individuo di modellare su di sé l’esperienza altrui, implicando prevalentemente l’autori essione e l’elaborazione dell’esperienza emozionale, dimostrando come una riduzione dell’autoconsapevolezza9 ed i disturbi a ettivo-emozionali possano in ciare sui processi di ToM. In sostanza, entrambi i modelli mostrano un grado variabile di applicabilità ai de cit di ToM nei paz con GCA, dunque è ipotizzabile che i due modelli non siano mutualmente escludentesi, ma piuttosto che i loro processi cooperino per l’integrità dei processi di ToM del soggetto sano. Tuttavia, ancora oggi, non vi sono studi che abbiamo confrontato speci camente le ipotesi dei due modelli ed i dati disponibili sono sostanzialmente di natura correlazione e non consentono, quindi, di trarre inferenze sulla relazione causale tra fattori cognitivi ed/o emotivi ed i processi di ToM. Per rendere più chiara questa relazione, sarebbe il caso di valutare se il potenziamento delle funzioni esecutive produce un e etto sulle abilità di ToM. LIMITI DI INTERPRETAZIONE CONNESSI CON LE CARATTERISTICHE DEI CAMPIONI DI STUDIO: Un aspetto critico degli studi nora esaminati riguarda l’eterogeneità del campione, in quanto alcuni studi hanno considerato indistintamente paz con lieve e grave TCE, senza considerare l’enorme di erenza in termini di sequele cognitive e psico-comportamentali determinata dalla gravità del TCE. Inoltre, spessi i paz con GCA presentano una riduzione 9 Capacità di ri ettere sulla propria condizione ed i propri stati interni. 7  ff ff ffi fi ff fl ff fi fi ff fi ffi fi ff fi fl fl ff fi ff ff ff fi della consapevolezza variabile, no a giungere ad una vera e propria anosognosia. I paz con maggiori livelli di inconsapevolezza circa gli esiti delle loro lesioni cerebrali, infatti, mostrano maggiore inconsapevolezza anche circa i propri sentimenti e pensieri, incidendo anche sulla capacità di comprendere gli stati mentali altrui. Questo aspetto diviene particolarmente critico quando, durante l’esame della cognizione sociale, si utilizzano strumenti self-report che richiedono al paz di stimare la propria capacità di mettersi nei panni dell’altro. Infatti, l’attendibilità delle risposte al test è strettamente connessa alla capacità di introspezione dell’individuo, oltre che all’integrità delle sue funzioni cognitive, le quali devono permettergli di richiamare alla mente situazioni citate nel questionario e di ricordare cosa sente o cosa pensa in quelle speci che situazioni. Si suggerisce, dunque, cautela nell’interpretazione dei risultati degli studi che non hanno controllato l’e etto dei disturbi della consapevolezza di sé sui dati raccolti. LIMITI DI INTERPRETAZIONE CONNESSI CON LE CARATTERISTICHE DEGLI STRUMENTI D’INDAGINE ADOTTATI: Strumenti più adatti per la popolazione dei paz con GCA sono le prove performance- based, le quali testano direttamente la capacità del soggetto di mettersi nei panni del protagonista di una storia e di compiere delle scelte come se egli fosse realmente quel personaggio, esaminando la prestazione oggettiva fornita dal paz stesso. Lo studio di Bivona, infatti, è riuscito a dimostrare, grazie all’uso di strumenti di questo tipo, l’esistenza di una relazione tra riduzione di autoconsapevolezza e ToM in persone con esiti di grave TCE, osservando che le prestazioni peggiori alle prove di ToM erano fornite da paz con maggiore compromissione della consapevolezza di sé. Tuttavia, siamo ancora lontani dall’avere uno strumento perfomance-based speci co che possa essere considerato valido ed attendibile. Tra i test perfomance-based10 maggiormente utilizzati troviamo il Test dei Passi falsi, il Test delle False Credenze di Primo e Secondo Ordine, il Reading the Mind in the Eyes. Sono test piuttosto di erenti tra loro per quel che riguarda i processi cognitivo-emozionali implicati in essi. Infatti, si presume che i Passi Falsi ed il Reading in the Mind richiedano prevalentemente l’uso di processi di elaborazione emozionale e di competenze sociali; mentre, tutti gli altri, recluterebbero processi cognitivi, esecutivi e di working memory. L’uso di strumenti così eterogenei rappresenta un limite al raggiungimento di conclusioni più certe circa la complessità dei processi di ToM nelle GCA. CONCLUSIONI: I disturbi della cognizione sociale comportano conseguenze sulla qualità di vita della persona e dei suoi familiari. Tuttavia, nonostante l’elicitazione di due modelli distinti, il TT e il ST, non è stato possibile indicare la predominanza di uno sull’altro, a causa dei limiti metodologici degli studi e ettuati. Inoltre, le sequele neurocognitive dei paz con GCA spesso non consentono di isolare ed ignare focalmente i processi cognitivi ed emotivi che sottendono la ToM. I dati disponibili, infatti, evidenziano una complementarietà tra i due modelli, secondo cui è possibile ipotizzare che mettersi nei panni dell’altro, in situazioni non vissute precedentemente, richieda il ricorso a strategie cognitive, come esposto dal TT; mentre, la mentalizzazione, in situazioni già vissute in prima persona dall’individuo, si avvale della simulazione esposta dal ST. Tuttavia, individuare un modello corretto aiuterebbe ad indirizzare più accuratamente l’intervento riabilitativo. 10 Per una spiegazione dei test citati, vedere l’ultimo capitolo del le sulle lezioni. 8  ff ff ff fi fi fi fi

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