LEZIONI STORIA DELLA MODA (1) PDF
Document Details
Uploaded by DexterousNeumann9790
IULM
Tags
Related
Summary
Questo documento discute della storia della moda, analizzando i cambiamenti nei canoni di bellezza e nello stile nel corso del tempo. Si approfondisce la differenza tra moda e costume, e si analizzano i principali movimenti storici nella moda del Novecento. Offre anche spunti su tendenze attuali.
Full Transcript
STORIA DELLA MODA CONCETTO DI MODA: la moda è il riflesso di quello che noi siamo in un determinato periodo, e dunque il riflesso della società. Nella moda di un determinato periodo storico ci sono degli elementi comuni, anche estetici che riflettono le stesse caratteristiche di quel periodo, tra de...
STORIA DELLA MODA CONCETTO DI MODA: la moda è il riflesso di quello che noi siamo in un determinato periodo, e dunque il riflesso della società. Nella moda di un determinato periodo storico ci sono degli elementi comuni, anche estetici che riflettono le stesse caratteristiche di quel periodo, tra design, architettura ed arte. Ad esempio, se negli anni 50 l’ideale di bellezza della donna era formoso e tondeggiante, lo era anche l’architettura es. Frigorifero smag, vespa dalla linea tondeggiante, divani nelle case. Se negli anni 60 invece era tutto spigoloso e dritto lo era anche nella moda. DIFFERENZA TRA MODA I COSTUMI: la moda è caratterizzata dalla velocità, fugacità, il suo essere variabile. Il costume invece è qualcosa di più stabile, che cambia di meno. Si parla di costume fino all’epoca medievale in quanto proprio nel medioevo nasce la moda; prima c’erano delle leggi santuarie che stabilivano il lusso e in base alla propria ricchezza si potevano utilizzare dei determinati vestiti; per ogni classe sociale si stabilivano dei tipi di vestiti, materiali, così da riconoscere che tipo di persona se avessi davanti. I CANONI DI BELLEZZA: nel Novecento insieme alla moda cambiano a seconda delle epoche storiche anche i canoni di bellezza, influenzati dalla cultura e dai fenomeni storici. Bernard Rudofsky nel “il corpo incompiuto” considera l’essere umano come mancante di qualcosa. L’uomo cerca dunque di cambiare e colmare questa mancanza. Cita poi Charles Darwin dicendo che l’essere umano ha la necessità di cambiare in continuazione l’estetica del proprio corpo poiché annoiato dalla forma dello stesso. Quindi a seconda dei cambiamenti del corpo cambia anche la moda. James lever a proposito scrivi un articolo in cui dice che se si propone un qualcosa 10 anni prima nessuno e pronto a coglierlo, un anno prima sono tutti scioccati, nel suo tempo è considerato chic, 20 anni dopo non è più piaciuto, diventa affascinante dopo 30, il romantico dopo 100. CANONI DI BELLEZZA E DI MODE DEL 900 - Il 900 Si apre con una siluette “a clessidra” artificiale con punto vita stretto artificialmente; il seno e i fianchi vengono risaltati anch’essi e l’orlo arriva sempre fino alle caviglie —> gambe coperte - Anni 20: per la prima volta nuovo tipo di siluette con gambe scoperte —> periodo della guerra quindi donne dovevano lavorare al posto degli uomini e dovevano avere un tipo di abbigliamento più pratico e funzionale —>silouetthe naturale —> comincia a essere usato il capo in maglia definito da James Leaver il capo della modernità in quanto la maglia è elastica e si modella sul corpo. COCO CHANEL prima che inizia a lavorare con maglia di Jersey fino ad ora usata solo per indumenti intimi. Altra promotrice moda Prima guerra mondiale negli anni 20: SUZANNE LENGLEN inaugura sui campi da tennis le gonne corte. COSA SUCCEDE DAGLI ANNI 20 AGLI ANNI 30? - Siluette più provocante e definita che mette in risalto le forme —> qua si parla di siluette a sirena e non più a clessidra, molto femminile - Moda anni 20 + androgena invece anni 30 + femminile —>perché? —> influenza del grande boom del cinema hollywoodiano e ci si comincia a identificarsi con il proprio attore o attrice preferita; in più gli anni 30 sono gli anni dei vari totalitarismi (nazismo, fascismo) dove la donna torni a coprire il ruolo di donna di casa che si deve preoccupare di crescere I figli. - Taglio in sbieco = taglio che sottolinea le forme femminili perché se tagliato così un tessuto diventa più elastico ed è perfetto per gli abiti a sirena che sottolineano le forme. P ANNI 40 - Siamo negli anni della guerra, il prototipo di donna formosa e casalinga continua. Scatto di BEATON x Vogue davanti a delle macerie: tailleur capo preferito in questo periodo in quanto molto VERSATILE. TAILLEUR - Questo nome deriva dal francese e significata “il tagliatore” ossia colui che taglia (sarto da uomo) - I PRIMI TAILLEUR VENGONO FATTI NEGLI ANNI 70 DELL’800 da un sarto inglese di nome Redfern su richiesta della principessa del Galles per passare in mezzo alle truppe e richiedeva qualcosa che richiamasse l’abito da uomo. TAILLEUR 1947 —> mutato rispetto a prima = TAILLEUR BAR di Dior: viene risaltato maggiormente il punto vita in quanto la gonna va giù larga e risalta la vita; accessori nuovi: cappello e guanti. Cosa vuole comunicare? - Siluette molto rétro che ci riporta a pensare a una donna romantica – ottocentesca, con una gonna che si apre a corolla e arriva fino ai polpacci. - Tailleur molto femminile, aggraziato, elegante, scarpa da passeggio con un pezzettino di tacco —> a cosa rispondeva ciò? Era finita la guerra e le donne volevano più eleganza e libertà >= ritorno all’opulenza: Dior interviene con le siluette a corolla (xchè si apre come un fiore) - Da una lettera di Carmen Snow a Christian Dior che definisce questa invenzione “new look” —> rappresentava gioia di vivere finita la guerra. - Anche nei film viene adottato questo new look es. Grace Kelly ne “La finestra sul cortile” vestita da Edith Head; indossato anche da Sorelle Fontana (1950 ca), Sofia Loren che indossa un abito di Emilio Shuberth 1955. - Anni 50 sono gli anni delle Maggiorate —> es. Loren, Lollo ecc erano le reginette della bellezza uscite da Miss Italia con misure 90-60-90 ossia un giro vita molto stretto. - Equivalete americano delle nostre maggiorate: MARYLIN MONROE ANNI 60 Siluette molto diversa che ricorda lo stile chanel degli anni 20—> es. Audrey Hepburn vestita da Hubert de Givenchy in colazione da Tiffany CARATTERISTICHE: - + accessoriato: guanti, collana, occhiali - Linea dritta che NON risponde al new look, ma che ricorda lo stile CHANEL degli anni 20: attenzione su gambe e non su seno e punto vita (Es anche Jacqueline Kennedy a Parigi 1961 = first lady presidente USA) A cosa risponde questa longuette degli anni 60’? C’è meno bisogno di ostentare, + tranquillità nell’ostentare. - Oltre al boom economico degli anni 60 c’è anche il boom delle nascite e in più iniziano ad essere adolescenti i figli della guerra —>ANNI 60 = ANNI DEI GIOVANI; sono anche gli anni in cui l’inglese Mary Quant lancia la minigonna, la musica x i giovani, la moda diventa più street style: anni della “SWINGING LONDON” = altalenante, Londra diventa la città dei giovani e delle nuove invenzioni ed influenze. - Gilles Lipovetzky —> filosofo e insegnante in un’università francese riflette sugli anni 60, la voglia di essere giovani e La moda giovane - Negli anni 60 la cosa + importante è l’essere giovani. Cosa succede ancora negli anni 60? Fiducia nel progresso, spedizioni nello spazio e anche la moda diventa “spaziale” 1968 film “Barbarella” si vedono nuovi look Anni che si concentrano sul futuro a differenza degli anni 50 che erano ancora molto legati all’ideologia del passato PACO RABANNE —> soprannominato “Il metallurgico “(per via della moda spaziale) da parte di COCO CHANEL la quale voleva essere sempre la prima a lanciare Le novità 1968 —> RIVOLUZIONE GIOVANILE anticapitalista e anticonsumista dove si affermano gli HIPPY, i quali compravamo i loro vestiti alle bancarelle, si mettevano cose vecchie che trovavano in giro, gli zoccoli, il jeans diventa la nuova uniforme, gilet in stile indiani d’America e si afferma in questo periodo l’ANTIMODA - Anni dei capelloni, cambia il trucco (es Kajal preso dall’India nei negozietti etnici), le donne non si depilano e non indossano il reggiseno; come scarpe venivano utilizzati principalmente gli zoccoli. Hippy vedevano la moda come un sistema posto dalla società che privava della loro libertà, odiano tutto ciò che sia industriale, sono per il ritorno i tessuti e filati naturali e non gli hi-tech. (ad esempio, anche le droghe diventano più naturali —> fumano erba non prendono pillole es) MA succede che le grandi aziende di moda si rendono conto che i giovani non volevano più comprare le loro robe e allora cominciano a copiare L’ANTIMODA in versione lusso ed è così che gli industriali e stilisti si ispirano ai giovani e allo street style o GUCCI NEL 2018 fa una campagna pre-fall ispirata e in onore al 1968 o TED POLHEMUS o 1976 YSL Russian Collection molto amata dai figli dei fiori che rivedono lo stile in chiave Couture ANNI 80 - Non è uno stile contestatario ma si rivede un ritorno all’ordine rispetto allo “scapigliaturismo” del decennio precedente - Destra al governo in USA quindi ritorno all’ordine e conservatorismo, ritorno ai riti convenzionali e alla couture, ai balli e alle cerimonie - Lady diana nel 1980 si sposa e il suo abito rimanda allo stile di quegli anni, iconico, ritorno alla tradizione, enorme meringa piena di volant - Sono anche anni della donna manager, che lavora, quindi uno dei primi dettagli sono le SPALLINE messe sotto le giacche ed essendoci il boom venivano messe le spalline anche sotto le maglie —> anni di emancipazione, anni del working girl - Anni di Giorgio Armani e la sua fortuna Armani l’ha fatta con la giacca - Colori neutri sono caratteristici di Armani (beige, sabbia, grigio ecc.) - Anni 80 si diffonde tantissimo anche la cura del corpo, pratica di sport ecc, boom dell’aerobica —> Jane Fonda lancia la moda del fitness, degli scaldamuscoli = ATTENZIONE AL CORPO, Anni dell’ascesa del body building —> fisici scolpiti - Designer che interpreta meglio lo stile della donna col corpo perfetto, seducente: VERSACE —> plasticità del corpo richiamava l’antica Grecia ANNI 90 - Kate Moss indossa un abito di Prada (1995) - Stile più pulito, minimal —> Prada ama giocare la disarmonia estetica, giocare tra buon gusto e cattivo gusto; colori acidi anni 70 x realizzare collezioni emblematiche (es 1996) - TOM Ford x Gucci, autunno- inverno 1996-97 —-> stile molto minimal, nitido, pulito ma allo stesso tempo molto sexy, mescola il minimalismo con il sesso. - GLOBALIZZAZIONE ANNI 90 —>Caratterizzati anche dal fatto che iniziano ad emergere questi holding del lusso es Arnoldt (fondatore della LMVH controlla mercato della moda di lusso) comincia la sua scalata in Fendi, in Dior. ANNI 2000 —> moda più colorata, meno minimal ma + dettagliata e ricercata, colori fluo che ricordano gli anni 80. Anni 10 del 2000 abbiamo nuovamente una reazione massimalista in contrapposizione al minimalismo degli anni 90. Cos’è il CAMP? = moda stravagante, esagerata, ostentata, eccentrica (es. avere zatteroni ai piedi, capelli d’oro tutti in piedi ed entrare in una Jaguar argentata); moda che unisce gusto kitsch e trash. Se ne è parlato tanto a partire dal 2018 quando il METROPOLITAN MUSEUM di New York ha iniziato a organizzare una mostra apposita che viene inaugurata col Met Gala dove le celebrities indossano importanti abiti famosi. Questo Met Gala viene organizzato a scopo di raccogliere fondi per il museo con l’acquisto di nuove opere ANNA WINTOUR —> protagonista di questo evento. Oggi giorno sembrerebbe che si stia riaffermando il minimalismo, colori tra grigio/nero ecc, uno stile più severo al contrario del 2019 dove si stava ancora attaccati a uno stile più massimalista. SUSAN SONTAG CAMP (ha scritto “Notes on Camp”) - Un esempio di CAMP è Achille Lauro nel 2021 Cos’è il VINTAGE? Il vintage è una parola che viene da un vocabolario enologico, ossia dei vini. Ad esempio, quando si parla di “vino vintage” ossia di un'annata antica. Si è steso nell’ambito della moda, andando a indicare un abito di annata; non è quindi semplicemente un abito che ha più di 20 anni o usato. Un capo vintage è un capo di marca, ma non sempre appunto un capo vintage è un capo usato, in quanto vintage non coincide con usato. Nell’ultimo periodo va molto il Camp e ad esempio anche Alessandro Michele ama un po' lo stile vintage, andando a ripescare il passato nella moda (si definiva “archeologo della moda” in quanto va a ripescare nel passato). BERNARD RUDOFSKY Nel 1944 egli ha curato la mostra organizzata dal Moma di New York chiamata ‘’are clothes modern?’’ dove mette in luce gli argomenti sull'incompletezza del mondo umano. Suddivisa in 10 sezioni, la mostra metteva in scena le similitudini tra il corpo umano e le pratiche di modificazione adesso collegate nelle culture antiche e contemporanee. Nel ‘’Il corpo incompiuto’’ Fa una riflessione su come mai l’essere umano ha iniziato a vestirsi, fa una serie di ipotesi e alla fine afferma che l’essere umano si è iniziato a vestire non esclusivamente per caldo freddo o per far vedere l’appartenenza ad una società, ma il motivo principale è stata la selezione sessuale, egli afferma che nel regno animale il maschio incanta la femmina mentre negli umani è la femmina che incanta il maschio, anche se non è sempre stato così. Infatti, a volte i look maschili erano particolarmente appariscenti, ad esempio i reali del 1700. Quando l’uomo inizia a vestirsi sobriamente? (Abito nero, giacca e cravatta) Inizia a diffondersi agli inizi dell’800 in quanto con l’acquisto di maggiore potere della borghesia si deve distinguere dalla classe operaia, essendo più ricca (Periodo riv industriale) —> capo che si diffonde si definisce a partire dall’800 “UNIFORME BORGHESE”. Cosa significa il titolo “corpo incompiuto”? Uomo e donna nelle varie epoche storiche hanno sempre considerato il loro corpo mancante di qualche cosa e durante le varie epoche hanno cercato di modificarlo a causa della noia e del pudore. Per quanto concerne la prima, sostiene come l'essere umano dopo un certo periodo si annoi del proprio corpo e con artifici esterni, ad esempio con la chirurgia plastica o con la ginnastica cerca di alternarne le forme. Nel il corpo incompiuto Rudofsky parte dalla storia della favola di Cenerentola, dicendo che inizialmente si trattava di una storia orale proveniente dalla Cina, paese nel quale era virtuoso avere un piede piccolo, chiamato piede di loto. Egli poi pone attenzione sulla contemporaneità e sulle deformazioni dei piedi delle donne nei tacchi alti e per contrastarle presentò i Bernardo, dei sandali che rappresentavano il contrario del corpo costretto dai tacchi. Per quanto riguarda il pudore invece, durante l’epoca vittoriana (definita epoca scura) la regina da quando rimanne vedova si vestì sempre di nero e durante questa epoca se anche avessi fatto vedere un minimo di caviglia sarebbe stato un enorme scandalo, per questo si indossavano dei particolari stivali. Items: Is Fashion Modern? Dopo oltre settant'anni, nel 2017 /2018, il Moma di New York fa riflettere sulla moda, raccontandone l'essenza attraverso gli oggetti CULT (iconici). La mostra conta 111 pezzi iconici del guardaroba del ventesimo e ventunesimo secolo, declinati in oltre 350 capi e accessori di diverse epoche e griffe. Appunto il percorso espositivo affronta molti temi chiave della moda contemporanea, come le siluette che cambiano, l'intersezione tra la moda e lo sport, i nuovi materiali e le idee pionieristiche. CAMBIAMENTI DEL CORPO L’essere umano ha sempre avuto la necessità di cambiare il proprio corpo ricorrendo a chirurgia plastica piuttosto che ginnastica, ma anche con accessori quali corpetto o crinoline. LA CRINOLINA: queste ultime chiamate anche verdugali erano dei cerchi fatti da stecche di balena o giunco. Esse potevano essere costruite da legno, sostituito solo successivamente da armature metalliche leggere e flessibili rivestite da crinoline di tessuto, (dal crine dei cavalli) è un tessuto molto rigido il quale permetteva che restasse staccato dal busto. Man mano si aggiungono cerchi, la gonna può diventare sempre più ampia. Un’altra versione attribuisce il nome di panier a gomito, che però avuto una breve durata in quanto molto scomodo. Il risultato dell’utilizzo di corsetti e crinoline è la silhouette a clessidra, che c’è sempre stata in quanto compare nel 1800AC per la prima volta con la dea dei serpenti. Crinoline e Corsetti possono avere diverse forme - 1650 punto vita più rigido e abbassato a differenza 1930 punto vita più rialzato - 2007 crinolina hi tech usata anche da dolce gabbana ritorno al romanticismo IL CORSETTO: Nasce come strumento di tortura. In seguito, furono condannati in quanto hanno provocato la morte di molte ragazze perché stringevano troppo i busti e si rompevano le ossa. Madonna in JP Gautier 1990 —> è tornato ed è ludico e ironico, non è più finalmente un elemento crudele. Anche Prada usava spesso il corsetto messo sopra il vestito. Non sempre però l’essere umano ha modificato il proprio corpo, ci sono stati momenti in cui il corpo non era minimamente artefatto ma esaltato nella sua naturalezza —> durante EPOCA CLASSICA. Intorno alla metà del 700 scoppia nuovamente l’interesse e la passione per l’antico; anni 30 del 700 Carlo di Borbone promosse scavi di Pompei e nel 1748 quelli di Ercolano. Questo interesse per l’antico e l’archeologia fa sì che si sviluppi il neoclassicismo; quindi, nella seconda metà dell’700 si diffonde questo amore l’antichitá e succede che alcune dame cominciano a a rifarsi al classicismo forse per curiosità o annoiate dal gusto rococò, ad esempio la moglie di Lord Hamilton, conosciuta come Lady Hamilton, ispirandosi alla collezione di vasi di pittura sanguigna vascolare del marito, iniziò a indossare vestiti alla greca e si esibiva davanti agli ospiti. I Piedi venivano raffigurati anche scalzi, alla greca e non hanno più scarpe e stivaletti coprenti. Questo abbigliamento che rifletteva l’idea che noi occidentali abbiamo del costume classico —> corpo non costretto, solo una piccola allusione sul seno, siluette libera e verticalizzante, piedi scalzi sì diffuse in tutti le classi sociali, riducendo le differenze tra la popolazione. (Fino ai primi del 900 Si poteva parlare di sgocciolamento delle Mode dall'alto verso il basso, In cui era la regina che passava la moda ai popolani: TRICKLE DOWN. Solo successivamente si può parlare del processo contrario, ovvero dello sgocciolamento della moda dal basso verso l'alto, cioè il popolo influenza i piani alti: BUBBLING UP.) NASCITA DELLA HAUTE COUTURE: - Fino all'Ottocento le mode erano legate ai centri di Corte, la figura del sarto non esisteva (egli era considerato un semplice esecutore ovvero un artigiano che veniva incaricato da una dama o da una regina di creare un abito) ed erano le Gran Dame a diffondere, con una certa lentezza le varie mode. Erano i personaggi di corte più in vista a dettare la moda. LA MODA IN EUROPA: - a metà del 600 il paese più in vista era la Francia; essa si trasforma nel paese dell’eleganza da cui si propagavano le mode, non solo nel vestiario ma anche nel linguaggio. Per essere precisi dall’ultimo quarto del 1600 (epoca di Luigi XIV) il paese che detta moda inizia ad essere la Francia, la quale con Re Sole inizia a essere il paese più ricco, ma grazie anche al potente ministro egli esteri che essa possedeva, Colberre, che si occupava di esportazione e importazione + manifatturato del tessuto. In questo periodo iniziarono ad esistere queste piccole bambole chiamate poupees de mode che venivano vestite all’ultimo grido della corte francese e venivano esportate nelle varie capitali europee, ma ci impiegavano molto tempo ad arrivate ed essere poi accettate; quindi, una moda ci metteva molto tempo a diffondersi. - nel 500 Durante il Rinascimento era l’Italia il paese nel quale si diffondevano di nuove mode. - Nella seconda metà del 500 era la Spagna che dettava legge in fatto di moda, possedendo ori provenienti dalle colonie del Sudamerica; nasce il Verdugale e guardinfante. DIFFUSIONE DELLE MODE: - Madame Pompadour era una vera trendsetter dell’epoca e si dice che fu proprio lei a lanciare la moda dell’azzurro e del rosa accostati insieme. In lei si condensa quello che lo stile del Settecento. 1756 —> Madame Pompadour indossa scarpe rosa che riprendono i nastri rosa presenti sull’abito. - Vivienne Westwood designer inglese 1997, propone un abito ispirato al quadro ritraente Madame Pompadour del 1756 e anche in altre occasioni risalenti alla fine degli anni 90, per la collezione Westwood Cocotte, si ispira a M. Pompadour. - Con Maria Antonietta le cose iniziano a cambiare —> si affida a una modista, ossia a una che si occupa di tutte quelle guarnizioni (merletti, nastri, pizzi ecc) che andavano ad abbellire il vestito. La regina aveva una modista personale (vedi capitolo 1 libro) che si chiamava Rose Bertin, la quale raggiunge grande notorietà durante il 700. Ella aveva una grande attenzione e ricercatezza per i colori (tornata ancora oggi nelle ultime sfilate ad esempio). Con lei Si inizia ad affermare la figura dell’artista come creatore; - La figura del creatore di moda inizia a diventare molto rilevante grazie anche alla rivoluzione industriale e ai nuovi ideali della Rivoluzione francese. Infatti, Si diffonde la macchina da cucire (nata nel 1700) e piano piano anche l’abbigliamento confezionato nei grandi magazzini in Francia e comincia cosi a cambiare il livello di diffusione della moda—> + veloce grazie anche alla diffusione delle riviste di moda. La figura del sarto come “couturier star”, creatore di moda come lo intendiamo oggi comincia con CHARLES FRIEDRIK WORTH in quanto è il primo a porre le etichette negli abiti, come una firma alle opere e egli sarà anche il primo a far sfilare i suoi abiti a belle modelle (prima presentati con delle bambole) in carne ed ossa alla metà del 1800 : Marie Vernet la primissima che sarebbe poi diventata sua moglie. - Figura del sarto non è più quindi un semplice artigiano. - Con Worth avviene anche il cambiamento stagionale, ossia variare e presentare diversi abiti ogni stagione. - 1858: viene proposto a Worth di aprire un atelier con il proprio nome, nasce cosi in quell’anno l’atelier Worth e si sposa anche con Marie vernet. La coppia era molto valida anche negli affari e ad esempio Marie Vernet riesce ad incontrare la principessa Pauline Metternich e le propone e vende abiti a 2 lire; la principessa, meravigliata dalla bellezza degli abiti, li acquista e li indossa e quando incontra principessa spagnola che chiede degli abiti indossati, in quanto anche lei era rimasta affascinata, fa il nome di worth e viene lui viene proclamato sarto imperiale nel 1864. - Couturier detta legge alla cliente, non è più il contrario. Winterhalter raffigura l’imperatrice Eugenia indossando abito di Worth circondata dalle sue dame (1865) Inizia così Worth a raggiungere fama internazionale e raggiungere un gran numero di corti imperiali —> raggiunge fama anche in Italia tant’è che ne parla anche il poeta Gabriele D’Annunzio, facendo cronache su “La Tribuna” —> es “abito worthiano”, Worth era diventato talmente importante che si era creato anche un aggettivo per identificate una tipologia di abito (come se noi oggi dicessimo “abito dioresco” piuttosto che “abito armaniano”). HAUTE COUTURE= alta sartoria. Si afferma nella seconda metà del’800. I personaggi chiave con cui inizia ad affermarsi l’haute couture con Rose Bertin; worth. Differenza couturier e modista: couturier =colui che si occupa del confezionamento di abiti femminili + inizia a mettere anche etichetta, firma; modista si occupa di piume, merletti, pizzo ecc comunque tutte le guarnizioni che vanno ad abbellire gli abiti. 1895 —> morte di Worth (in occasione della sua morte viene pubblicato un’importanza articolo su Harper’s Bazaar, esaltandone la sua grandezza e bravura in qualità di couturier). Worth raggiunge addirittura una certa fama oltreoceano, negli USA. Film “The age of innocence” —> ambientato durante la gilded age si gioca molto coi colori: la moglie vestita sempre con abiti eleganti, perlati e dai colori puri; al contrario dell’amante vestita quasi sempre di rosso o comunque con colori audaci, che ti fanno cadere in tentazione. Dall’ottocento in poi l’ampiezza della gonna si sviluppa sul retro; si assottiglia le siluette con worth ed è messa in evidenza la parte dietro. Era solito applicare con una cintura alla vita un cuscinetto gonfio nella parte posteriore in modo da creare un effetto più ampio (chiamato “cul de Paris”). Stile romantico, ottocentesco. - “abito aeroplano” LA MODA NEI PRIMI ANNI DEL 1900: Questo secolo si apre con un nuovo tipo di siluette: sempre molto artificiale, punto vita molto stretto, petto risaltato in fuori, busto super attillato che spinge la pancia in dentro e seno/petto molto in fuori —> siluette costretta che può essere definita anche siluette a S ricordando questa lettera dell’alfabeto. Chiamata anche silouetthe floreale. Bisogna ricordare che siamo nel periodo dello stile Liberty/Art Nouveau, il quale nasce sul finire dell’800/principio del 900 sull’onda della’industrializzazione. Nell’800 c’è un forte interesse per il medioevo (ad esempio corrente pittorica inglese dei pre-raffaelliti). In epoca romantica ci si concentra su un revival del passato manifestando nostalgia del passato —> MA dal 900 viene detto basta a questa nostalgia —> ci si inizia a ispirare alla natura. Stile floreale caratteristico dello stile liberty —> viene data la somiglianza della donna a un fiore. Lo stile liberty è durato pochissimo. Perché si chiama così? perché liberty era un grande magazzino inglese dove si facevano cose floreali/arte floreale e viene quindi attributo questo nome a questa corrente in quanto presenta uno stile floreale. – Camille Clifford nel 1902 silhouettes a s con capo coperto dal cappello che rappresenta la corolla di un fiore. DAI PRIMI DEL 900 AL 1908: Il corsetto cambia, arriva sotto il seno mentre all’inizio era più lungo. La silhouette è meno inarcata e curva, meno ad s rispetto ai primi del 900, diventa più verticalizzata.si inizia a vedere una silhouette più naturale e più comoda = liberty sta finendo —> siamo quindi in un’epoca in cui si sta diffondendo sempre di più l’emancipazione. (rif a pag 26 del libro). Diversi erano stati i Tentativi di uno stile femminile meno costretto e più emancipato, già a partire dalla seconda metà dell’Ottocento quando si erano verificati dei movimenti femministi per un abbigliamento meno costretto. Nel 1868 si riunì un congresso di donne tedesche per un abbigliamento più funzionale- Rational dress society. - oltreoceano tentativi di questo tipo da parte di AMELIA BLOOMER, antesignana del femminismo statunitense che propose dei pantaloni ante literam, pantaloni alla turca stretti alla caviglia che davano maggior libertà di movimento. Erano da indossare sotto le gonne ma provocarono diverse critiche ad esempio” il corriere delle dame” 1850. - Nel 1910 la silhouette diventa ancora più libera. Scomparivano il busto e il colletto rigide. Venivano denunciati busti troppo costrittivi perché determinati busti potevano andare a creare gravi lesioni. Il merito di aver liberato la donna del corsetto viene attribuito a Lucille, nel 1910. PAUL POIRET: Entra in gioco una figura molto importante, ossia PAUL POIRET Nato a Parigi nel 1879, Paul Poiret si avvicinò giovane al mondo della moda. Nel 1898 iniziò a lavorare da Jacques Doucet dove apprese il mestiere di couturier e dove conobbe e vestì note attrici dell’epoca come Réjane e Sarah Bernhardt. Nel 1901 passò a lavorare nella maison Worth che, dopo la morte del suo fondatore, continuava ad essere gestita dai figli, finché nel 1903 con l’aiuto di Réjane, non riuscì a mettersi in proprio, aprendo un atelier a Parigi al numero 5 di rue auber. - Ha un modo di vestire che rievoca lo stile settecentesco Egli nasce da una famiglia di media borghesia; il padre era un venditore di tessuti e da qui nasce la sua passione in quanto sin da piccolo amava i costumi. INNOVAZIONI: È stato il primo a fare le vetrine di moda, il primo a lanciare una linea di profumi, il primo a lanciare una linea di arredamento, il primo a collaborare con un grande magazzino e tante altre cose = uomo di grande rilevanza. - Adorava teatro e costumi e ciò si rifletterà anche nei suoi abiti molto teatrali - Il padre però non appoggiava molto il figlio e quando cresce lo manda a lavorare in una fabbrica di ombrelli, ma molto infelice inizia a preparare e vendere i suoi propri figurini. - Jaques Doucet, insieme a Worth era già famoso ai primi del 900 periodo nel quale venne considerato uno dei Couturier migliori. la sua era la casa di moda dove si vestivano le donne più stravaganti, infatti, aveva uno stile più vivaci rispetto a worth. - Nei primi del 900 il lavoro della maison Worth veniva catalogato come classico, antico al contrario di Doucet che era molto più all’avanguardia e stravagante e le sue clienti erano tutte le migliori attrici di Parigi. - Doucet un giorno nota i figurini di Poiret e gli chiese di lavorare solo per lui; decise di assumerlo. Poiret racconta al padre ma questo, poco fiducioso, non gli crebbe così decise come da tradizione di accompagnare il figlio da Ducet e fece fare una figura bellissima a Poiret, il quale sarebbe diventato prossimamente suo dipendente. - Con primi soldi che aveva guadagnato lavorando per Doucet si era comprato dei gemelli facendo emergere i suoi caratteri da esteta. - Incontra da Doucet le attrici che poi avrebbe continuato a vestire quando si sarebbe messo in proprio - si era fidanzato con giovane attrice per cui si era invaghito ma visto che non aveva una lira decise di farle gli stessi abiti che faceva per Doucet e quando Doucet lo scopre si arrabbia e lo licenzia. - A un certo punto rapporto Doucet-Poiret si interrompe. Nel 1901 comincia a lavorare per la maison Worth. - Uno dei figli d Worth, che stavano portando avanti la maison del padre, capi che bisognasse rinnovare lo stile della maison per far sì che questa andasse avanti. Chiamo così il giovane designer Paul Poiret. L’altro figlio di Worth non condivideva però l’idea del fratello e non amava particolarmente lo stile di Poiret, ma era sempre più attaccato allo stile classico e impostato del padre. 1903 —> dopo una solida formazione da Doucet e alla Maison Worth, Poiret decide di mettersi in proprio, con l’aiuto della madre e delle sue attrici e indossatrici che lo seguirono. - Si voleva riavvicinare a un’amica di infanzia per farla diventare la sua compagna. I genitori gli fecero notare però che non fosse parigina, viveva nelle campagne e non aveva la tipica formazione. Poiret trasforma questa donna delle campagne a una delle massime icone della moda: DENISE POIRET Nel 1906 Poiret iniziò a ridurre le costrizioni della siluetthe femminile; egli dichiarò “ho combattuto in nome della libertà per l’abbandono del corsetto e l’adozione del reggiseno”. In realtà lui semplifica la silhouette ma non lo fa per l’emancipazione della donna, gli piaceva in quel momento quel tipo di linea quindi non lo fa per una motivazione etica ma per estetica. Infatti, più avanti introdusse le jupe entravée che costringevano le donne a fare passi piccoli in quanto arrivavano fino alle caviglie. Modello JOSEPHINE (sposa di Napoleone). - Si nota che sul seno è applicata una rosa di seta. Modello EUGENIE - Abito impero con colore acceso suggestionato dall’oriente, Poiret inizia ad imporre nella moda tonalità molto accese. - Stesso modello d’abito ma con colori più accesi, con delle trame dorate che ricordano l’oriente. Poiret decora con rose con i colori del 700 e ispirandosi i fauves comincia ad osare con il colore: rinnova la moda con il colore e con la linea Tra le sue innovazioni come le vetrine, egli innova le illustrazioni di moda, commissiona a degli artisti i suoi figùrini e nel 1908 fece pubblicare un opuscolo da mandare alle sue clienti, disegnati da Iribe intitolato “Les Robes de Paul Poiret”. Anche in questo fu un innovatore in quanto anticipò il concetto di illustrazione di moda moderna. Egli nelle illustrazioni inserisce un contesto di arredo classico vagamente 700esco raffigurato in bianco e nero, ma vuole che solo gli abiti spicchino; - Anche Le etichette sono molto importanti in quanto servono per la datazione di un abito, in quanto cambiano nel tempo. - In questa etichetta vediamo una rosa —> la rosa sarà un fil rouge di Poiret, la rosa diventerà il suo simbolo ed era stata disegnata da Paul Iribe. L’amore di potere per l’oriente era dovuto anche al fatto che nella Parigi degli anni 10 vi era una tendenza per l’oriente, nel 1909 erano approdati a Parigi i balletti russi e puoi re era stato influenzato dei costumi di Lenon baskts. Nel 1911 decise di fare un secondo album incaricato a Lepape e notiamo che nelle illustrazioni, anche gli ambienti iniziano ad essere a colori e si nota dal copricapo della donna che indossa un turbante di tipo orientale. Nel 1911 in onore di sua figlia crea una linea di profumi intitolata “LES PARFUMS DE ROSINE” Dato molto importante in quanto è il primo stilista e couturier a lanciare una linea di profumi. —> si chiamava “frutto proibito” in francese (le fruit defendue) e la pubblicità rievoca al tema della proibizione. —> Egli propose di fare viaggi per presentare modelli di moda. Durante questo viaggio a Vienna visita la “Wiener Werkstatte” (= laboratorio viennese) ed era un movimento di design e progettazione di oggetti di arredamento (vedi descrizione wikipedia) —> influenzato molto da questo, infatti, quando torna a Parigi si convince che anche lui deve fare una linea design e nasce così “L’atelier Martine” di Poiret, questa volta in onore dell’altra figlia. L’atelier era anche una specie di scuola frequentata da ragazzine e ragazzini che disegnavano un po’ quello che gli passava per la mente e lavorando meglio questi disegni venivano fuori pezzi di arredamento. - 1912 lancia la linea di arredamento, egli fu il primo a farlo. Poiret decise così di dare una festa a tema nel suo atelier e lo chiamò “Festival delle 1002 notti”. Nel 1911. Era una festa in maschera e da questa festa cresce ancora il suo amore onirico e spettacolare per l’oriente. - Egli era vestito da sultano e la moglie era vestita da favorita del sultano. Poiret nel 1912 organizza la “Festa di Bacco”, che ebbe luogo il 20 giugno 1912. Tema: gli invitati dovevano ispirarsi alla fantasia di Luigi XIV Poiret organizza il trasporto per tutti gli invitati che non avevano la possibilità di andare con i propri mezzi. Isadora Duncan: famosa danzatrice americana —> ha inaugurato la danza moderna vestendosi con pepli grecizzanti (invece dei classici tutù). Wanamaker era un grande magazzino di lusso che si trovava a New York. Nel 1913 realizza una collezione per questi magazzini e presenta loro la tendenza persiana (caratteristica di Poiret —> amore per l’Oriente, per l’esotismo) —>Dopo la Prima guerra mondiale le collezioni di Poiret si fecero più lussuose ed elaborate. Questo era in contraddizione con il nuovo modello femminile uscito dalla guerra di cui Chanel e Patou sarebbero stati protagonisti. - L’astro di Poiret brilla essenzialmente dal 1903 (quando apre la sua maison) al 1914. Dopo la Prima guerra mondiale inizia ad appannarsi perché il suo stile era ancora molto sontuoso, molto elaborato, pieno di piume, di pelliccia, pieno di ricami —> stile molto elaborato - A Poiret, dopo la guerra, gli muoiono due figli di febbre spagnola e questo rovinò anche i rapporti con la moglie, fino a separarsi definitivamente. Cosa succede? —> 1925 = anno dell’esposizione internazionale delle arti decorative a Parigi. Egli partecipa anche se era quasi fallito e con il suo senso di grandiosità fece costruire tre zattere sulla Senna, una un ristorante, una dedicata alla linea dei profumi e una agli arredamenti. Qualche anno più tardi morirà in miseria. Il suo nome influenzerà numerose persone, tra cui Walter albini. Nel 2007, al Metropolitan Museum venne fatta come ogni anno una grande mostra alla moda: “Paul Poiret Fashion in the Century” Vogue America, nel maggio (mese del MET GALA) 2007, aveva dedicato un lungo servizio a Poiret (protagonista della mostra). Hamish aveva voluto un servizio in cui le modelle indossavano abiti di altri stilisti, ma gli abiti erano poi di Poiret. ART DECO’ Si afferma all’inizio degli anni 20 del 900 una volta finito il Liberty. “Decò” è l’abbreviazione di “decoratifs” (=decorativa). Quali sono le peculiarità dell’art decò? Rispetto al liberty è uno stile molto geometrico, essenziale, puro Molto presente l’arte africana e l’arte dell’Egitto (era stata da poco scoperta la tomba di Nefertari). Linee squadrate, essenziali MARIANO FORTUNY (1871 – 1949) Pù o meno coetaneo di Poiret. Non è un couturier a tutti gli effetti, è più un sarto artista. Non è uno che faceva sfilate e lanciava collezioni. È più uno sperimentatore. Non si è dedicato solo all moda, ma è stato anche pittore, scenografo, fotografo. A differenza di Poiret che era francese, lui era spagnolo. Il padre (Mariano Fortuny y Marsal) era un noto pittore spagnolo. Una volta diventato orfano di padre a soli 13 anni, la madre (Cecilia de Madrazo y Garreta) si trasferì a Venezia e così Mariano diventò veneziano. Dal padre, Mariano ereditò un grande talento artistico e aprì a Venezia una piccola officina di stampa su seta. Tra le sue prime creazioni si ricordano i veli e gli scialli stampati con motivi decorativi che si facevano all’arte cretese e che battezzò “knossos”. In seguito, realizzò tessuti stampati con fantasie orientaleggianti, classiche e rinascimentali. I motivi sono sia rinascimentali, vagamente classicheggianti e con un pizzico d’Oriente. La prima fonte di ispirazione di Fortuny è l’arte classica, alla quale dedica il suo prima abito: “DELPHOS” —> è un cilindro di tessuto caratterizzato da plissettatura (questa è la caratteristica). Essendo uno sperimentatore colora lui da solo i suoi plissè; di plissè ne esistono di tantissimi tipi e lui decide però di rifarsi alla Grecia. il tessuto molto elastico che segnava le forme e veniva fatto o di raso o di seta o di una organza leggerissima. (L’organza è un tessuto più croccante rispetto al raso). Per far sì che spiombasse ci metteva agli orli e alle maniche delle piccole perle di Murano (essendo lui di Venezia). A volte avevano maniche aperte a spacco dalle quali pendevano sempre queste perline. Erano dei capi artistici. Ma chi se li metteva? Erano cilindri plissettati quindi segnavano tutte le forme, erano attillati erano un po’ osé venivano usati per ricevere a casa, per quando si invitava le amiche a bere il tè. Se li compravano donne intellettuali, abbienti. Solo chi conosceva bene la moda. Non era per la massa. Era un tipo di abito d i nicchia. Oltre all’abito Delphos, fa delle casacche da mettere sopra al Delphos e queste erano chiamate “PEPLOS”. Era una casacca che spesso poteva avere orli simmetrici: punta davanti e dietro, punte laterali, maniche un po’ più lunghe oppure un po’ più corte. Le sue creazioni avevano delle sfumature molto particolari. Le tonalità erano indefinite. La palette di colori era molto ampia, ma il modello era sempre quello. Mariano Fortuny è stato il primo a collegare arte e moda. MARIA MONACI GALLENGA Anche lei sarta-artista. Le sue creazioni sono molto simili a quelle di Mariano Fortuny. Il plissé è una delle tecniche più antiche, tanto che lo si vede in una immagine del passato. Erano molto diffuse anche le camicie plissettate. Lei veniva chiamata anche “scultrice del tessuto” per nuova tecnica di stampa, ancora oggi segreta e brevettata, che prevede l’applicazione di oro e argento sulle stoffe. Grazie a delle matrici in legno, i pigmenti metallici vengono trasferiti sul tessuto attraverso dei particolari collanti per dar vita a elaborate fantasie animali e vegetali ispirate al Medioevo e al Rinascimento. PLISSÉ SOLEIL: L’ abito plissé-soleil è diventato uno degli abiti più famosi della storia del cinema. (https://www.youtube.com/watch?v=70GcyLYcLsM https://www.youtube.com/watch?v=MkfMSAq09xk ) The seven year itch è un film importante perché con Marilyn Monroe, negli anni ’50, è il momento in cui la figura della stacomincia a cambiare: non è più sul piedistallo, ma diventa un riflesso di quello che è la gente. È una figura con cui tutti si potevano identificare. Il costumista del film (che poi sarebbe diventato il costumista di Marilyn Monroe) è WILLIAM TRAVILLA. Cosa interessante dell’abito bianco che lei indossa è data dal fatto che quel vestito lui non lo aveva fatto appositamente per Marilyn ma lo aveva acquistato in un grande magazzino la diva diventa più umana, così anche il vestito era qualcosa che potevano comprare tutti al grande magazzino. Questo tipo di plissé è molto diverso da quello di Mariano Fortuny, si chiama: “Plissé-soleil”, non è fatto a mano come quello di Fortuny, ma è fatto a macchina e si apre a raggio. È un plissé che assomiglia molto a quello di Nanni Strada. IL PRIMO DOPOGUERRA La Prima guerra mondiale è stata importante anche per una serie di mutamenti che ha provocato nella moda. Ha inoltre affrettato il processo di emancipazione delle donne. La donna, nel periodo di guerra, va a lavorare al posto dell’uomo e in questo modo cambia il suo abbigliamento. “La guerra”, come ha scritto Elda Norki (Futurista), “è stata la principale forza motrice del progresso femminile” con la guerra la donna entra nel mondo del lavoro a tutti gli effetti e questo si ripercuote sul suo tipo di abbigliamento e sulla moda. In questi anni matura anche tra le donne il bisogno di una maggiore cultura aumenta la scolarizzazione femminile. Venne infatti approvata la Legge sacchi, la quale affermava che la donna non doveva più rendere conto al marito, ma era indipendente. In Italia avviene nel 1919, ma era già avvenuto precedentemente in America (1840) e in Inghilterra (1870). Ma cosa cambia quindi nell’abbigliamento femminile negli anni ’20? La gonna si accorcia arrivando al ginocchio. È in questo contesto che in America e nei territori anglofoni si afferma la “flapper”. “Il termine flapper, derivato dal verbo inglese to flap, allude allo sbatter d’ali degli uccellini che imparano a volare. La flapper era una giovane anticonvenzionale che beveva, fumava, ballava il charleston ricordando, con il fruscio dei suoi abiti, il flapping degli uccellini al primo volo.” Quindi se in America e Inghilterra la donna prende il nome di “flapper”, in area francese, la donna emancipata uscita dalla Prima guerra mondiale, prende il nome di “Garçonne”. Ma perché? “Si diffonde un ideale di femminilità androgino e sottile, completamente diverso da quello florido che aveva aperto il Novecento. Un tempo le donne erano architettoniche come prue di navi. Ora assomigliano a piccole telegrafiste denutrite.” CAMBIAMENTI: -accorciarsi delle gonne fa assumere alla calza e alla scarpa un ruolo da protagoniste che prima non avevano -si abbassa il punto vita: silhouette più androgina. -acconciatura. Le donne si tagliano i capelli “alla garçonne” (=alla maschietta) IRENE BRIN su questo scrisse: “Le signore tornavano a casa portando in un pacchetto le chiome recise […] i capelli erano crespi e fitti sulle gote, i cappelli calzatissimi, gli alti baveri del paletò lasciavano scorgere appena una cerchiatura d’occhi nera, un sanguigno disegno delle labbra […]. Stagione per stagione le donne si innamoravano della loro libertà.” -L’illustratore di questa copertina è di Lepape (illustratore di Poiret) e rispecchia il nitore estetico dell’epoca. Focalizziamoci sulla silhouette: Testa piccola: capelli corti coperti da cloche, Maglione, Gonna corta, calze con cucitura, Scarpe. Il maglione è indubbiamente un indumento nuovo negli anni ’20 c’è un grande boom delle maglie. La donna con un indumento di maglia si può muovere più facilmente rispetto a un indumento in stoffa. Idea di donna emancipata, sportiva. -Essendo la silhouette molto più pratica, la donna può fare sport nella sua comodità. -Filiberto Mateldi fa una serie di illustrazioni, tra cui questa. Questa immagine ci fa vedere non solo la moda ma proprio il life-style italiano, il modo di vivere: persone, nature, collina, mare. Nello sfondo è presente anche una macchina decapottabile. Ci sono uomini, donne con in mano racchette da tennis (tennis: sport riservato alle classi più alte). Comincia a diffondersi negli anni ‘20 l’amore per la vita all’aria aperta (risale a questo decennio il concetto di abbronzatura si era vere donne se la pelle era molto chiara). Indossano tutti abiti in maglia che sembrano fatti da Missoni (ma Missoni ancora non esisteva quindi: grande modernità e classicità). ALTRE INNOVAZIONI NEGLI ANNI 20 I grandi magazzini approdano anche in Italia, il più famoso dei quali rimane la Rinascente, cui nome gli viene dato da Gabriele d’Annunzio. In questi anni emergono vari atelier: Chanel, Madame Jeanne Lanvin, Jean Patou (legato al concetto di moda sportiva. è stato il primo stilista a mettere il monogramma nelle sue creazioni come elemento decorativo). A differenza di Chanel, Jean Patou non è stato molto rilanciato. All’epoca però era famosissimo. Chanel è rimasta però molto più conosciuta rispetto a Jean Patou, perché? Perché è vissuta più a lungo, perché è stata una grande del marketing e perché il suo marchio non si è mai spento, è sempre stato operativo. -Ritratto di Chanel del 1909. Indossa un abito, i capelli sono raccolti e ancora non c’è stata la sua trasformazione. Non è ancora la promotrice della figura della garçonne. Ma chi era Coco Chanel? Gabriel nasce nel 1883. Nasce in un villaggio della Francia in una famiglia molto povera. Suo padre: venditore ambulante. Sua madre morì quando Gabriel aveva 12 anni. Aveva 4 sorelle/fratelli. Muore la madre, il padre era assente (perché venditore ambulante, amava le donne e l’alcol) e allora Gabriel e la sorella vanno in un orfanotrofio, dove sta dai 12 ai 18 anni. L’orfanotrofio ha esercitato una profonda influenza su di lei e sul suo stile. A 18 anni esce dall’orfanotrofio e si stabilisce a Mulan (cittadina), incomincia a lavorare in un negozio di Lingerie e corredi da sposa. Qui lavora insieme alla sorella del padre (che aveva 20 anni circa). Il giorno lavorava nel negozio e la sera, per arrotondare, lavorava nei “Caffè Chatel”. In questi locali lei si esibiva come cantante e il suo nome “Coco” deriva da uno dei numeri che lei cantava in questi caffè. Risale a questo periodo la conoscenza con colui che sarebbe diventato il primo della lunga lista d’amori di Chanel, l’ufficiale Etienne Balsan. Era una donna emancipata per quell’epoca e lei non era una ragazza di famiglia, non stava a casa (e questa non era una cosa ben vista all’epoca). Conosce Etienne, lascia il lavoro e va a vivere in campagna nella villa di Etienne. In questo modo viene in contatto con le mantenute dei colleghi di Etienne con le quali non si è però mai trovata bene/a proprio agio. Come ci immaginiamo le mantenute dell’epoca? Molto in tiro, molto truccate, sempre perfette puntano tutto sull’aspetto fisico, dovevano sedurre. Chanel invece non era come loro. Non dava l’idea di donna tutta acchittata. Coco va quindi controcorrente. -Gabrielle vestita da uomo. -Etienne le presenterà poi un amico, Boy Capel Morand, il quale diventerà il secondo e grande amore di Chanel. Su Chanel sono usciti moltissimi libri, ma lei non ne ha mai fatto uscire uno di suo. Tra i vari libri, molto conosciuto è quello scritto da Paul Morand. Lui più volte va a trovare Chanel e fa delle lunghe conversazioni con lei, le quali vengono raccolte in questo libro che verrà pubblicato dopo la morte di Chanel. Qui Chanel parla in prima persona. INNOVAZIONI IMPORTANTI: Si deve a Chanel lo stile immortale della gonna in tweed, della maglia con il filo di perle, dell’abitino nero, del tailleur senza collo profilato in passamaneria, dei bottoni gioiello, delle mitiche omonime scarpe bicolori che lasciano il calcagno scoperto, delle borsette in nappa trapuntata con la catena sulla spalla e della bigiotteria; amante dello stile essenziale diventa famosa per le sue “pagliette” (= cappelli in paglia) L’INIZIO DI CHANEL Chanel conosce Boy Capel e diventa l’uomo della sua vita, quello che più lei ha amato. Egli era un dandy di Londra e lei si è sentita compresa e incoraggiata molto da lui tant’è che lo considera anche come padre, fratello oltre che innamorato. 1910 —> inizia a debuttare Chanel, fino ad ora produceva cappelli amatoriali ed era economicamente finanziata dai suoi amanti (in questo caso Boy Capel) Trasforma le modiste che aveva con sé in sarte e confeziona per loro maglioni in jersey e altro. Chanel comincia a realizzare abiti molto semplici, essenziali. Nei suoi primi maglioni Chanel si ispira ai maglioni che indossavano i marinai di Deuville e in questo è stata un’innovatrice (diffusione dal basso verso l’alto: dalla divisa di marinai quindi lavoratori comuni all’alta moda tra i ricchi, “BUBBLING UP). Jersey = tipo di maglia —> è una “maglina” ed è un tipo di lavorazione del filato che veniva lavorato meccanicamente e industrialmente, Chanel trasforma il jersey in un capo elegante in quanto fino ad ora il jersey veniva solo usato per i capi di biancheria intima. RIDING COAT = cappotti per andare a cavallo, cappotti sportivo PELLICCE=Utilizzava il coniglio per le sue pellicce e questa fu la fortuna dei piccoli commercianti; lei afferma che i grandi commercianti non glielo hanno mai perdonato Chanel amava il silenzio nel colore: amava quindi i beige, i grigi, a differenza di Poiret che era un amante dei colori vivaci e sgargianti 1914–> a Deuville inizia a realizzare i suoi primi capi, nel 1916 lancia il suo primo tailleur: è di colore beige ed è ispirato alla sahariana Come scrisse la giornalista Janet Flanner: “Chanel ha lanciato la “moda povera”, ha fatto entrare al Ritz i maglioni dei teppisti, ha reso eleganti colletti e polsini da cameriera e foulard da bracciante, ha vestito le regine con tute da meccanico”. FINE PRIMA GUERRA MONDIALE: - 1918 anno importante per Chanel. Lei da irregolare (donne che vivono sulle spalle dei propri uomini) era ormai diventata un’imprenditrice, molto ricca, una donna manager A questo punto però lei non si sposa perché la famiglia di Boy Capel non avrebbe accettato matrimonio con un’irregolare allora lui si sposa con una lady inglese e Chanel ci rimase malissimo, ma, nonostante ciò, loro restano amanti. - Nel 1919 però, a pochi mesi dal matrimonio, Boy Capel muore in un incidente automobilistico. Si può dire conclusa qui la prima fase di Coco Chanel. - Più avanti lei consce il duca Dimitri Pavlovic (terzo grande amore della sua vita) che era sfuggito dalla Rivoluzione russa nel 1917. Lui era un profugo ma era comunque nobile (arriva però a Parigi senza una lira tranne alcuni gioielli della madre perché lui era scappato) ed era più giovane di Chanel. Chanel lo mantiene economicamente, ma egli grazie alla sua provenienza da una famiglia importante, presenta Chanel ai grandi esponenti dell’aristocrazia francese - Egli la presentó ad un grande compositore di profumi, Ernest Beaux. Nasce così CHANEL N.5 nel 1921. A Differenza con i profumi di Poiret: nomi, flaconi, packaging di Poiret erano molto più eccentrici ed elaborati; Chanel usa un flacone molto semplice, quasi da farmacia, minimale, che si staccava dalle confezioni eccentriche degli anni 20, con un nome semplicissimo in quanto sceglie solo un numero da accostare insieme al suo cognome. - Un altro caposaldo dello stile di Chanel è il “piccolo abito nero”, lanciato nel 1926. Ovviamente non è stata lei ad inventare l’abito nero, ma lei lancia l’abito corto nero secondo la moda di quel periodo ed è stato protagonista di una vera rivoluzione, senza costretto in vita TaQui viene paragonato l’abito nero di Chanel alla Ford per rappresentare l’innovazione, era l’abito veloce, pratico, smart, da donna emancipata. Tailleur di chanel = tailleur a sacchetto Chanel ebbe anche una relazione con il duca di Westminster - L’amore di Chanel per il blazer così come per i tweed le deriva dai suoi amanti —> questi hanno avuto grande importanza e grande influenza dal punto di vista stilistico. - Chanel trascorre 10 anni con il duca; lo ammira vivere la vita - Chanel amica di Vera Bate e si vede in questa fotografia del 1928 davanti al palazzo di Westmister che sono vestite in modo androgeno, mascolino. - Chanel non si trova molto bene ad instaurare amicizie con le donne in quanto le considera frivole —> lei si definisce leggera, ma frivola mai. Lei odiava anche tutti i suoi colleghi maschi, li definisce pederasti/invertiti (gay) e odia molto anche i giornalisti. - Lei dice che si è inventata le “presse- release” (ma non è proprio così) - Per quanto riguarda le copie, lei a differenza di tutti gli altri designer non odia chi la copia, ma è contenta in quanto lei non riesce a soddisfare tutti e tramite le copie invece questo è possibile, in più nel frattempo le copie le fanno anche da pubblicità. - Le collane di perle vengono fatte diventare un fil rouge del suo stile (mischiava sia perle vere che perle false). - Coco chanel con Fulco di Verdura, il quale era un barone siciliano che negli anni 30 inizia a progettare dei gioielli e bijoux per Chanel. Realizzava sia gioielli veri che gioielli falsi. “Niente assomiglia a un gioiello falso quanto un gioiello” – questa frase detta da Chanel vuole dire? Se io metto una catenina fina fina con una perlina piccola piccola di base la gente può pensare che sia vera. Una collana di brillanti appariscenti può invece sembrare falsa. Se è vera, è così grandiosa e appariscente che sembra falsa. Poche persone le possono avere. - Negli anni 30 siamo nel culmine della Maison Chanel, la quale contava quasi quattromila lavoranti e vendeva circa 28 mila modelli l’anno. - Chanel era durissima con le sue lavoranti, pretendeva veramente tanto da loro ed era molto rigida nei loro confronti. - Poi nel 1939 scoppia la Seconda guerra mondiale e poco dopo chiude l’atelier di Parigi e nel frattempo instaura un’altra relazione, forse la più chiacchierata, con un ufficiale nazista che si chiama Spatz. - Durante la Seconda guerra mondiale non si sa se sia stata una spia, se sia stata una collaboratrice dei generali nazisti e dopo la Seconda guerra mondiale Chanel non riapre subito a Parigi l’atelier e soprattutto non ci torna subito in questa città, in quanto era mal vista proprio per via della sua relazione. Lei torna a Parigi solo nel 1954, quindi dopo 15 anni riapre il suo atelier. Lancia in piena epoca “new look” i celeberrimi tailleur dalla linea smilza che vennero immediatamente adottati da tutto il jet set internazionale. - Cosa pensa Chanel delle spalle e della sartorialità? Tutto è incentrato nella spalla, se il vestito non sta bene sulla spalla allora non starà mai bene. Nasce in questo periodo un altro suo oggetto miliare: la borsa “Chanel 2.55” (nome proveniente dalla data del lancio ossia febbraio del 1955). È stata pure fatta una interpretazione da Gucci: Marmont 22) ò - Vive fino al 1971 (89 anni). Ha continuato a lavorare fino al giorno della sua morte. - Fin dagli anni 20 aveva ceduto licenza del suo profumo alla famiglia Wertheimer. Questa famiglia di origine ebree ha poi fatto la scalata in Chanel, diventata poi la proprietaria del marchio Chanel. ELIZABETH HAWES: UNA PIONIERA DELL’ AMERICAN STYLE Nella seconda metà dell’Ottocento, nonostante supremazia francese, gli imprenditori statunitensi cominciarono a dedicarsi all’abbigliamento confezionato in vendita nei grandi magazzini o in cataloghi per corrispondenza. La Hawes fu una delle pioniere del nascente american style —> nota per il suo stile libero e degagè. Lei crebbe con il mito della moda francese e fu così che nel 1924 si trasferì a Parigi dove rimase per 4 anni. Fashion is Spinach era un volumetto divenuto presto best sellers dove la Hawes ripercorre la sua esperienza creativa, imprenditoriale e editoriale, perché oltre ad essere una fashion designer fu anche scrittrice e giornalista. Introduce due generi di donna: 1)la “made to order lady” ossia colei che frequenta l’alta moda dei grandi sarti francesi ≠ 2) la “ready made lady” la quale più semplicemente si serve nei negozi. Durante i suoi anni parigini fu disegnatrice “copista” di modelli francesi e buyer per i grandi magazzini americani. Apre nel 1928 un atelier con il suo nome. CHARLES JAMES: L’EINSTEIN DELLA MODA Considerato il più grande couturier americano e anche l’unico al mondo ad aver elevato la haute couture dal rango delle arti applicate a quello di una pura forma d’arte. Era un perfezionista e per realizzate un abito poteva anche impiegarci mesi in quanto voleva tutto al minimo dettaglio preciso. Negli anni 20 si fece notare a Chicago come disegnatore di cappelli ma era sempre affascinato dall’alta moda = 1928 accosta una linea di cappelli una linea di haute couture Sue storiche creazioni —> Pneumatic Jacket; abito sirena; Taxi dress Egli prediligeva tessuti drammatici come velluto in insolite combinazioni cromatiche come rosa chiaro e zenzero, oppure albicocca e melanzana. ELSA SCHIAPARELLI È stata la più grande rivale di Coco Chanel. Era una donna italiana, nasce in una famiglia molto abbiente di grandi intellettuali di origine piemontese. Lei nasce e vive però i primi anni della sua vota a Roma in quanto padre lavorava a a roma era un traduttore di opere in arabo ed è era anche bibliotecario presso l’accademia dei Lincei. Lei ha un tipo di infanzia ed esternazione sociale molto differente da quelle di Chanel. - Da questa didascalia si capisce che c’è una contrapposizione tra ciò che affermava Chanel e ciò che affermava Schiaparelli. Chanel afferma che la moda non è un'arte ma è un mestiere; per Elsa Schiaparelli afferma proprio il contrario ossia che fare moda non è un mestiere, ma un'arte. - Chanel la definiva come “l’artista che fa vestiti” oppure “l’italienne” in modo dispregiativo. - Schiaparelli ha sempre avuto un brutto rapporto con la madre perché quest’ultima continuava a ripeterle che era brutta e la sorella invece molto più bella; quindi, elsa cresce con il complesso della bruttezza. - Quando Chanel riapre l’atelier nel 1954, Schiaparelli lo chiude in quell’anno all’età di 64 anni. — -Lei parla di suo zio Giovanni, il quale era astronomo all’osservatorio di Brera a Milano e anche del cugino che era archeologo che aveva scoperto la tomba di Nefertari. - Quando lei diventa grande, a differenza di Coco che lavorava sia di giorno che di sera, elsa non necessitava questo grazie alle buone possibilità economiche della famiglia. - Lei nel 1913 fa un viaggio a Londra e in una serata conosce un filosofo inglese di ottima famiglia, un conte squattrinato. Si innamorano e pur non essendo favorevole la famiglia, elsa decide comunque di sposarlo. - Scoppia Prima guerra mondiale e si trasferiscano a Nizza e successivamente nel 1915 si trasferiscono in America, a New York precisamente. Sul piroscafo con cui si sono trasferiti elsa conosce Gabrielle Picabià che presenta elsa a tutto il giro di scrittori di New York Inizia a vivere qui con il marito, ma la vita a New York è molto costosa. Prima marito era vegetariano e astemio, poi comincia a bere, frequentare diverse donne e metterle le corna. Dà alla luce una bambina ma scopre poi le corna del marito. - La tresca con Isabella Duncan mette rigorosamente fine al matrimonio con suo marito e si ritrova quindi da sola, a new york con una bambina piccola senza quasi più soldi (aveva invito la sua piccola dote). Deve quindi cominciare a lavorare. Inizia a lavorare per un’estate sarta e costumista francese che si chiamava Nicole Groult ed Elsa che sapeva bene le lingue inizia a lavorare per lei. A questo punto la sua amica Gabrielle Picabìa nel 1921 a ormai guerra finita le propone di tornare. Fu così che nel 1922 fa ritorno in Europa e si stabilisce a Parigi. - A Parigi lei porta un’amica all’atelier di Poiret, il quale negli anni 20 egli era quasi arrivato ormai alla frutta. Incontro con Poiret è stato fondamentale. Lei ammira i colori vivaci e le creazioni caleidoscopiche di Poiret. - Nella seconda metà degli anni 20 inizia a dedicarsi alla moda. Le prime creazioni che Elsa fece sono dei maglioni (1° cosa in comune con Chanel) ovviamente molto diversi però da quelli di Chanel: quelli di Elsa sono maglioni caratterizzati da fiocchi che sembrano appartenere a una camicia sotto al maglione. Ma che in realtà appartengono al maglione. I suoi maglioni sembravano con il motivo del trompe-l’oeil. - Regina dello stile hard chic - Abito a scheletro 1938 - 1935 prima a lanciare le collezioni a tema lancia la collezione Stop, Look and Listen Abiti con effetto cristallo, abito in vetro rosa (tessuto non tessuto che ha l’aspetto del vetro) - 1935 crea una stoffa che riprende tutti gli stralci di giornale che parlano di lei - 1937 lancia la collezione papillon dove le farfalle erano importanti - 1938 lancia la collezione circo cavalli da circo intessuti rosa, bottoni eccentrici a forma di acrobati zip importanti (Elena Rubistein nel 1938 indossa un bolero della collezione circo.) - 1938 collezione astrologica giacca ricamata da costellazioni e segni zodiacali (indossata da dietrich) mantello con sole ricamato - 1939 collezione commedia dell’arte - Nella seconda metà degli anni 30 collabora con Salvador Dalì idearono il cappotto con i cassetti, il cappello nero a forma di scarpe, altro cappello che somigliava ad una costoletta d’agnello (ciò che contribuì ad affibbiare a Schiap la fama di eccentrica) - aragosta doppio senso, Cappello scarpa, Tema delle labbra ripreso da Dalì, sofà rosa - Schiaparelli collabora con Cocteau (realizza schizzi di teste), altro completo con profili di donne - ha fatto diversi profumi: Nel 38 lasciò Shocking, flacone a forma di silhouette, tappo del profumo è una testa (allusione alla sua giovinezza) flacone a forma di donna, Flacone di Jean Michel Frank design più geometrica ed eccentrica, Snuff 1939 a forma di pipa, le Roi Soleil flacone Dalì 1946, Zut. - Realizza anche Bijoux MADELEINE VIONNET: Impronta classicheggiante con tocco atemporale, importante era il suo amore verso l’antica Grecia. - Nata nel 1876 alle porte di Parigi, da una famiglia modesta. A 11 anni comincia a lavorare come apprendista sarta. Era stata nominata da Diana Vreeland “la sarta più importante del Ventesimo secolo”. - In Italia le donne erano ancora costrette ad indossare crinoline e busti, Madeleine decise di intraprendere un viaggio a Londra durante il quale rimase affascinata dagli abiti peplo della grande danzatrice Isadora Duncan. Si fece pioniera del movimento di liberazione dalle costrizioni dell’abbigliamento femminile e una volta tornata a Parigi nel 1900 inizio a lavorare per l’atelier callot soeur e a realizzare abiti liquidi, senza costrizioni. - Nel 1907 inizio a lavorare come modellista per doucet che le diede carta bianca, allora ispirandosi alla Duncan presentò abiti senza costrizioni - Nel 1912 aprì una maison con il suo nome che chiuse durante la guerra e riaprì solo nel 1918. - Dopo la Grande Guerra aveva conosciuto Thayaht, l’artista futurista inventore della tuta che collaborò con lei tra 1919 e metà degli anni Venti —> artefice del celebre logo Vionnet: peplo greco, ideale sintesi tra classicità e modernità. - Da sempre fu acclamata per i suoi seducenti abiti tagliati in sbieco che esaltavano le curve naturali senza trucchi. Spesso partiva da figure geometriche, assemblandole in modo sapiente e giocando con l’elasticità del tessuto - Incaricò maison di tessuti Bianchini-Ferier di produrle una quantità di stoffe. Erano spesso tinta unita. - NB—> Vionnet non pensava mai al disegno; non amava cuciture, bottoni, ganci, ma preferiva i nodi. Introdusse anche innovazioni nella tecnica del taglio e dell’ornamento. con i suoi abiti che esaltavano le curve naturali, regalò alla donna una nuova libertà. particolari erano anche le sue etichette caratterizzate dalle sue impronte digitali in quanto non voleva che le copiassero gli abiti. - La sua maison di Avenue Montaigne era suddivisa in venti atelier e contava più di mille lavoranti —> lei desiderava il meglio per le sue dipendenti tant’è che fece costruire all’interno della maison cucina, refettorio, asilo, palestra, infermeria e addirittura uno studio dentistico - AGOSTO 1939 = anno della sua ultima collezione - Scoppia Secondo conflitto mondiale —> si ritira per sempre dalla scena - 1952 —> dona il suo archivio = 122 abiti, 750 modelli in tela, 75 album fotografici all’UFAC. Muore nel 1975 L’obiettivo durante gli anni 20 era quello di distaccarsi definitivamente dalla Francia, la quale continuava a dettare legge e cercare di affermare la moda italiana —> per raggiungere questo obiettivo gli interessati diedero vita a diversi congressi, di cui alcuni progetti finirono però per non realizzarsi. Due tra i maggiori pionieri delle “battaglie della moda” furono: Fortunato Albanese e Lydia De Liguoro. Quest’ultima affermò che non bisogna combattere contro il lusso, ma contro il lusso di importazione straniera. Iniziarono a diffondersi in italia i grandi magazzini a prezzo fisso e uno dei primi fu La Rinascente. Questi grandi magazzini, a differenza dei corrispettivi americani che si rivolgevano a una clientela altolocata, si rivolgevano alle “sartine”. (Donna media) INFLUENZA DEL FUTURISMO NELLA MODA: futuristi fecero della moda un fondamentale campo d’azione per rompere i vecchi equilibri e superare le tradizioni borghesi —> compito di rispecchiare dinamicità, energia e velocità, ossia caratteristiche dei tempi moderni. 1920 —> Manifesto della moda femminile futurista: tra i punti fondamentali figuravano genialità, ardire ed economia. Questo manifesto proponeva inoltre l’abbandono dei materiali costosi e la loro sostituzione con materiali poveri quali la gomma, carta, stagnola, pelle di pesce ecc. Le creazioni di moda futuriste ebbero però più successo all’estero che in Italia. 1919 —> Thayaht = creatore della tuta, ossia un capo di abbigliamento legato alla mentalità di economia povera dell’immediato dopoguerra, grazie alla mancanza di spreco di tessuto necessaria alla sua realizzazione. Contessa Rucellai ne fu così entusiasta—> a Firenze diede un ballo nel suo palazzo dove era d’obbligo indossare la “tuta” disegnata da Thayaht ITALIA NEGLI ANNI 30 Negli anni 20 il canone estetico era quello di una donna emancipata, mascolina, donna ragazzo. Nel 1929, dopo il crollo di Wall Street comincia a crollare questo modello di donna garconne. Il fascismo amava la garconne? NO —>il regime ama la donna come “angelo del focolare” (donna madre, donna che sta a casa). Il fascismo esalta una donna molto formosa e non la donna secca. Si assiste all’ allungamento delle gonne che invece negli anni 20 avevano sfiorato il ginocchio. Il regime utilizzò due grandi matrimoni per sponsorizzare nel 1930 la grande moda italiana piuttosto che quella francese. Avere una moda italiana significava anche mandare meno soldi all’estero. 1- Matrimonio tra Maria Josè e Umberto di Savoia —> vestito fatto dalla casa di moda Ventura, casa di moda che forniva sempre la famiglia Savoia e per questioni di stato anche Maria ha dovuto indossare abito proveniente della casa Ventura. 2- Matrimonio tra Edda Mussolini e Galeazzo Ciano. Il punto vita che era stato completamente dimenticato ritorna importante negli anni 30 e Si allunga l’orlo. Un’altra cosa molto esaltata durante l’epoca fascista era la ginnastica. Dopo lavoro veniva praticata la ginnastica e non c’era allora rivista di moda che non dedicasse almeno 1 pagina alla ginnastica. Il fascismo mostra però incoerenza sulla visione della donna: da una parte propone una donna angelo focolare che doveva stare a casa a fare figli, crescerli, curare la casa ecc e dall’altra una donna sportiva, ritenuta l’ideale di donna emancipata. - Lina Cavalieri era considerata la donna più bella del mondo. Al suo volto si ispirava l’artista e designer Piero Fornasetti per le sue ceramiche. incoraggia molto lo sport —> come faceva il fascismo. Se il regime era molto favorevole allo sport, il cattolicesimo non proprio e noi essendo un paese in cui ce la presenza del Papa eravamo molto condizionati dall’idea cattolica. Spaccatura tra regime fascista e religione cattolica. 1918 —> Armida Barelli fonda associazione della gioventù femminile cattolica italiana 5 severe regole di moda 1. No scollature 2. No trasparenze 3. Abiti non troppo stretti e aderenti 4. Maniche dovevano coprire almeno la metà dell’avambraccio 5. Gonne oltre il polpaccio Vi fu successivamente anche una battaglia contro i pantaloni promossa nello stesso anno sia dalla chiesa che dal regime, in quanto venivano considerate antiestetiche le donne con i calzoni. Dudovich(illustratore) 1934 si vede nella copertina una donna autonoma, indipendente, emancipata che va verso la sua automobile senza neanche un cavaliere che la accompagna o qualcuno che le apre la porta ad esempio (quindi incongruenza tra angelo del focolare e donna sportiva). Paragone donna- automobile già stato fatto anche con Chanel e Madeleine Vionnet —> topos del 900. Era stato fatto il paragone con la Ford e successivamente la Rolls Royce. OBBIETTIVO DEL REGIME FASCISTA: Tutto il ciclo della moda doveva essere prodotto in Italia. Dicembre 1932 —> creazione di un-Ente, ossia l’ENTE NAZIONALE DELLA MODA. 2 grandi mostre: -maggio 1933, mostra della moda per l’Ente e per svolgerla il regime scelse la città di Torino. Perché? Torino era la città d’origine della casa Savoia ed era molto importante la loro partecipazione e appoggio della Casa Reale, tant’è che la Regina Elena tagliò il nastro di quella moda —> potevano quindi continuare a scopiazzare dalla Francia. Torino è inoltre città di eleganza e del buon gusto che sa creare un capolavoro di finezza e di leggiadria. Torino venne per tradizione già chiamata la Parigi italiana. - Il Presidente dell’Ente Silvio Ferracini spiega come l’Ente della Moda serve a dimostrare che gli italiani debbono avere una precisa coscienza della loro nuova posizione nel mondo, non solo per quanto riguarda la loro funzione di popolo rinnovato dal fascismo, ma per quanto riguarda tutti i caratteri esteriori della loro nuova vita. Mussolini invade l’Etiopia nonostante gli era stato vietato, così nel 1935 società delle nazioni impone l’embargo = Italia non poteva importare prodotti dall’estero. Inizia così L’Epoca autarchica (1935-1943). Quindi l’italia non può più importare dall’estero e si deve basare solo su sé stessa con prodotti, materiali, materie prime. Questo significa un’ulteriore affermazione per la moda italiana. Nascono “tessuti autarchici”, è l’età del Rayon, successore della seta, il LANITAL —>fibra sintetica prodotta a partire dalla caseina. Sempre nel periodo autarchico abbiamo un altro tipo di lana ricavato stavolta dal pelo del coniglio, conosciuto come ANGORA. -la mostra mercato della moda a Firenze, organizzate per sostenere l’artigianato locali e nazionali e spose tessuti, accessori e abiti realizzati in Italia. Entra in gioco LUISA SPAGNOLI, anch’essa donna super emancipata, era stata tra i fondatori della Perugina prima di dedicarsi alla moda. Luisa Spagnoli (1877-1935) ha incarnato l’essenza della donna moderna in anticipo sui tempi. In un momento in cui il ruolo femminile era ancorato al clichè dell’angelo del focolare, Luisa si impose come imprenditrice e capitano d’industria. Lei per gioco aveva iniziato ad allevare conigli, precisamente conigli d’angora, e scoprì che da essi ci poteva ricavare la lana. INTRODUZIONE DELLA MARCA DI GARANZIA: l’Ente nazionale della moda emana la marca di garanzia. Questa serviva a garantire e assicurare italianità della produzione. Tutte le sartorie dell’ente dovevano produrre almeno il 30% dei capi con marchio di garanzia e se i funzionari dell’ente si accorgevano che non era così, la sartoria coinvolta doveva pagare multe salate all’ente. Ma questa etichetta assicurava al 100% l’italianità di questo modello? NO in quanto questi funzionari dell’ente non erano per forza degli esperti di moda; quindi, loro non sempre potevano sapere e accorgersi se quel produttore si fosse rifatto ad altri modelli o meno. Nonostante incongruenze, l’ente nazionale della moda è stato molto importante in quanto ha fatto nascere e coltivare agli italiani l’idea che una moda italiana possa esistere. Ente + regime promossero anche un “Commentario dizionario italiano della Moda” (1936). Questo dizionario doveva epurare il linguaggio della moda da influenze straniere. Il fascismo era a favore della nazionalizzazione della parola. Es. tailleur = completo a giacca, Jersey = punto calza, Chignon = chignone, Pois = pallini, Siluehette = figurina, Trousse = scarabattola. Nelle riviste non si potevano usare termini francesi, ma solo parole italiane. Italianizzazione della moda e soprattutto del lessico —> film “La contessa di Parma” (1937) si svolge proprio in una casa di moda. Si nota che tutto il film è pervaso dalla ridicolizzazione della moda e della lingua francese in contrapposizione con quella italiana. Anche gli abiti utilizzati per questo film sono tutti italiani (casa Viscardi) aventi pure il marchio di garanzia. IL CINEMA: Il forte interesse da parte del regime verso il mondo della moda ha avuto anche una grande influenza nell’ambito cinematografico. Non è un caso che nei primi anni 30 assunse una rilevante importanza anche il mestiere del costumista. ADOLPH GREENBURG fu uno dei maggiori costumisti di Hollywood e fu proprio lui a dare vita al look di alcune tra le maggiori dive degli anni 30 come Greta Garbo e John Crawford. Uno dei grandi problemi del nostro cinema ai tempi stava nella mancanza di miti in quanto il controllo totale da parte del regime e di Mussolini a partire dagli anni 30 ha impedito la mitizzazione e quindi creazione di nuovi miti —> non esisteva altro mito al di fuori del Duce. Non c’erano quindi in questo periodo le grandi dive che cerano ad Hollywood. Continuavano a trionfare anche in Italia in questo periodo le grandi dive americane. Greta Garbo —> svedese trapiantata ad Hollywood interpretava sempre la parte dell’enigmatica, misteriosa. A quell’epoca i divi erano sotto un contratto con la casa cinematografica in quanto quest’ultima aveva il tempo e modo di costruire la diva come la voleva in base al periodo. GRETA GARBO - Fu lei a risolvere il problema dei capelli. La nostra infanzia, circondata da madri con nuche rasate, da sorelle maggiori acconciate ad Eton, risuonò lungamente di domande accorate, e di sentenze temibili: “I capelli stanno bene molto lunghi o molto corti, che cosa faremo al momento della ricrescita? Garconne o trecce, niente di peggio della mezza lunghezza”. Impose quindi lo stile della mezza lunghezza di capelli - Lei lanciò anche la moda del cappello a cloche e del trench foderato di tessuto di lana a disegno scozzese —> si diffuse negli anni a venire la voga dei copricapi. -Spettò invece a Travis Banton il merito di aver realizzato per Marlene Dietrich i celeberrimi tailleur dal taglio maschile che furono anche fonte di ispirazione per molti creatori di moda; da Yves Saint Laurent a Giorgio Armani. ALLA FINE DEGLI ANNI 30 Si parla di una prossima evoluzione verso la moda del primo impero con la lunga clamide aperta sulla gamba, che permetterà alla donna di vivere col corpo libero e quasi nudo sotto una veste soffice e leggera. La linea pura e priva di ornamenti predomina. La moda si approssima sempre di più nel suo concetto all’arte plastica ed ecco perché si discorre di tornare al peplo e alle fogge del primo Impero, Stiamo tornando un po' indietro. Alla fine degli anni 30 non c’era ancora una vera e propria moda esclusivamente italiana, c’erano sempre delle influenzi francesi. Italia = “regina del rayon” —> 1925-1932 mantenne il secondo posto nella classifica mondiale di produttrice di rayon, poi sorpassata dal Giappone e quindi passò al terzo posto. Ma ottenne il primato mondiale per le esportazioni di rayon. Rayon —> assomiglia in grosso modo alla seta e per questo veniva chiamata “seta artificiale”. (Nel 1936 —> per ordine del regime fascista venne fatta eliminare l’esotica “y” e la grafia mutò in raion.) Anche la cellulosa era molto utilizzata in Italia ma non si produceva qui. Così per ridurre importazione dall’estero venne incrementata coltivazione della “canna gentile” da cui si ricava la cellulosa. Molto successo in questo periodo anche le fibre derivate dalla cellulosa come l’albene o il fiocco, quest’ultimo esisteva in diverse qualità denominate rayon fiocco, fiocco viscosa ecc. Rayon fiocco —> processo analogo al rayon ma caratteristiche diverse in quanto simile al cotone e lo sostituì. Infine, l’albene—> tessuto che poteva essere usato sia da solo sia con altre fibre era particolarmente adatto per eleganti abiti tagliati in sbieco. Dall’11 al 13 dicembre 1936: CONVEGNO DELLE FIBRE TESSILI NAZIONALI (a Forlì) —> scopo di promuovere le fibre autarchiche. 12 maggio 1940 —> mostra dell’abbigliamento autarchico presso il Palazzo della moda di Torino —> sfilata dove la maggior parte dei modelli presentati erano pellicce autarchiche. Affianco ad esse e agli accessori in serpente o coccodrillo vi fu un esordio dei celebri sandali con zeppa in sughero di Ferragamo e dei turbanti ispirati le dive hollywoodiane. Orientamenti principali della seconda metà degli anni 30: - Diffusissime le spalline —> ispirazione fu Joan Crawford - Negli abiti da sera, generalmente provvisti di strascico, si ispiravano all’antica Roma, alla tradizione classicheggiante; mentre nel frattempo si vede anche un’affermazione di abiti orientati all’epoca romantica grazie a Cristobal Balenciaga. - PELLICCIA = costante della moda in quel decennio, venne proposta in tutte le fogge e in tutte le stagioni. Anche se venivano promosse pellicce autarchiche, alla fine degli anni 30 erano molte le pellicce importate. Per quanto riguarda la lavorazione delle pellicce, l’Italia era all’avanguardia: venivano prodotte ad esempio pellicce d’angelo camuffato da castoro, coniglio tinto da leopardo ecc addirittura topo, scoiattolo e gatto venivano utilizzati. Manifestazioni di moda - Oltre alle sfilate torinesi, non mancavano quelle organizzate dall’ente in altri posti eleganti ed esclusivi quali Sanremo, Campione, Cernobbio, Viareggio e successivamente anche Napoli. - grazie all’asse Roma-Berlino trasformatasi successivamente nel 1939 in Patto d’Acciaio, si vide un avvicinamento da parte della nazione tedesca all’Italia. Questo avvenne anche nell’ambito della moda e il centro più importante dell’area tedesca era Vienna, grazie alla Wiener Werkstatte, un laboratorio di arti applicate che nel 1911 si ampliò creando una sezione di moda (a questo laboratorio si ispira Paul Poiret). SALVATORE FERRAGAMO Nasce nel 1898 a Bonito, in Campania da una famiglia composta da 14 fratelli. Una famiglia molto povera. E così come si usava all’epoca all’età di 7/8 anni va a a lavorare a bottega da un calzolaio e quando ebbe 14 anni seguendo due fratelli che erano già emigrati all’estero, emigra negli Stati Uniti. Lui già aveva imparato nella bottega in cui lavorava da piccolo L’ABC della calzatura quindi quando arriva in america inizia a lavorare in una fabbrica di calzature. Presto però si stufa in quanto si lavorava a sistema della catena di montaggio e a Ferragamo piaceva impiegarsi di tutte le fasi che stavano dietro la realizzazione di una scarpa. Si licenzia e va a lavorare per delle piccole calzolerie. Finché negli anni 20 apre una bottega di calzature a Santa Barbara, California, vicino ad Hollywood ed era proprio qui che si stavano trasferendo le grandi case cinematografiche. È così che nasce hollywood legata al cinema, agli inizi degli anni 20. La sua bottega-laboratorio la chiama “Hollywood Boot Shop” e qui inizia a realizzare calzature ed abiti per le nascenti star del cinema hollywoodiano. In poco tempo, Salvatore Ferragamo diventa famosissimo. 1927 decide di fare ritorno in Italia, ormai ricco e ormai famoso. Non sapeva bene dove trasferirsi e quando si avvicina alla città di Firenze ne rimane incantato e decide di stabilirsi li e aprire lì la sua attività. 1928-1929 andava tutto a gonfie vele anche con le esportazioni all’estero. Anche lui però viene colpito dalla crisi del 1929 e perde tutti gli ordini dall’america, sfiora il fallimento ma si salva nell’epoca autarchica quando in Italia c’era carenza di materiali, Lancia un particolare tipo di scarpe con tacco di sughero e il resto tomaia. Lui frequentava anche le serali e ha studiato in modo approfondito l’autonomia del piede; quindi, lui non guardava solamente all’estetica ma anche e soprattutto alla comodità. Scarpa rainbow La prima cliente cui Salvatore Ferragamo presentò il suo prototipo di scarpa ortopedica fu la duchessa Visconti di Modrone, la quale inorridì di fronte a quella visione, ma Ferragamo non si perse d’animo e le disse: “lasci che gliene faccio un paio. Le calzerà una sola volta, dopodiché se non le avranno fatto i complimenti me le restituirà e non ne parleremo più”. Fu così che la duchessa si lasciò convincere e le indossò una domenica mattina per andare a messa. Ferragamo afferma che “il giorno dopo all’apertura del negozio vennero da me, una dopo l’altra, le amiche della duchessa… in poche settimane le scarpe a zeppa divennero il mio modello più popolare. Non c’era donna che non ne elogiasse la comodità… il sughero dava l’impressione di camminare sopra cuscini” Le scarpe con la zeppa diventano le scarpe più popolari all’epoca della guerra e lui si inventa quindi un genere in quanto si occupa si realizzarle con determinati materiali e le adatta ai bisogni dell’epoca. Ma quel tipo di scarpe erano già apparse in alcuni quadri del 500, Ferragamo riprende concetto delle ciopine (antiche scarpe veneziane) e e le adatta al suo periodo. Lui sperimenta con il sughero e con la rafia, ama anche altri materiali. Lui fece anche delle scarpe con la tomaia di cellophane. Era uno straordinario sperimentatore di materiali. Ferragamo, sandalo invisibile 1947, così chiamato perché la zeppa era intrattenuta da queste stringhe sottili di nylon trasparente. Durante la Seconda guerra mondiale si sposa con Wanda ed ebbero numerosi figli. Dove la trova? Nella sua città natale, ossia a Bonito. Era ritornato per cercare moglie. Wanda era la figlia del sindaco e appena la vide disse: questa me la sposo. Ebbero numerosi figli ma lei rimase presto vedova in quanto Ferragamo muore nel 1960. FIAMMA FERRAGAMO Ferragamo morì nel 1960 e lasciò le redini dell’azienda alla moglie Wanda e alla figlia maggiore Fiamma (1941-1998), unica tra i suoi fratelli, ad aver già iniziato a lavorare al fianco del padre. Da allora, fino all’anno della sua morte, Fiamma Ferragamo fu la responsabile della creazione, produzione e vendita delle scarpe da donna e di tutto il settore pelle. Nei primi anni del Duemila il gruppo Ferragamo continua ad essere di totale proprietà della famiglia. Nel corso degli anni l’attività dell’azienda si è estesa anche ad altri settori: da quello degli accessori a quello dell’abbigliamento trasformandosi in un marchio del lusso. LA MARCA D’ORO: Verso la fine degli anni Trenta venne istituita anche la “marca d’oro” per la realizzazione dell’auspicata selezione delle case di alta moda. Venne applicata a partire dal 1941. Per questa marca d’oro venne stabilito che l’ente nazionale della moda fosse autorizzato a creare uno speciale elenco, nel quale potranno essere iscritte tutte quelle ditte che si impegnino a dedicarsi alla creazione di abbigliamento di alta moda —> a loro sarà consentito l’uso della marca d’oro, la quale doveva essere assegnata da un’apposita commissione stabilita dall’Ente. Chi avrebbe fatto parte di questo elenco? —> tutte quelle ditte che per due stagioni consecutive avessero ottenuto almeno 5 modelli marca oro per ogni stagione, in seguito alla presentazione di un minimo di venti modelli per ogni sessione. TRA GLI ANNI 30 E 40 si afferma una donna più femminile rispetto alla garconne degli anni 20. Vista scarsità materie prime, gonne iniziano ad accorciarsi —> orli tornano a sfiorare il ginocchio e si diffuse la moda delle giacche attillate, con spalline imbottite che sembravano evocare le uniformi militari. Si vedono donne indossare Tailleur —> o come veniva chiamato in quegli anni “abito a giacca”, uno dei capi più in voga in quanto poteva essere utilizzato in qualsiasi momento del giorno, bastava solo modificare qualche accessorio. Negli anni ‘40 si diffusero molto anche dei copricapi super eccentrici: tra questi il turbante, che già era comparso negli anni ’30. Il turbante si poteva creare anche con un pezzo di tessuto che era presente a casa, un pezzo di stoffa, quindi rientra nell’economia povera. A quell’epoca in cui non c'erano neanche calze di seta (usate per paracaduti) le calze venivano quindi dipinte direttamente sulle gambe. A differenza dei paesi anglosassoni che allo scoppio della guerra vararono una sorta di moda di stato, che imponeva vestiti semplici, versatili ed economici, l’Italia non mostrò segni di mutamento —> una prova è il fatto che a sette mesi dall’inizio del conflitto, venne immessa sul mercato addirittura una nuova rivista, “Bellezza”, così chiamata dal Duce, che aveva lo scopo di competere con periodici lussuosi. A causa dell’occupazione, Parigi rimase per 4 anni tagliata fuori dal resto del mondo e con lo scoppio della guerra era l’occasione adatta per la maggior affermazione e miglioramento dell’ente. TESSERAMENTO = obiettivo di limitare al massimo il consumo civile delle fibre tessili, in relazione ai crescenti fabbisogni delle Forze Armate. In questo periodo inizia a diffondersi il concetto di punti per l’acquisto di vestiti —> introdotte le tessere e la raccolta punti. Inizia in Gran Bretagna questo sistema di punti, i quali venivano calcolati in base alla quantità di materiali e alle ore di lavoro necessarie per la confezione di ciascun capo. In Italia venne introdotto il tesseramento anche per l’acquisto di capi da vestiario dalla fine del 1941, quando si vide un peggioramento della situazione bellica —> tranne cappelli: no tesseramento, ma si poteva acquistarne in quantità illimitata. LA SECONDA GUERRA MONDIALE: Nel corso della Seconda guerra mondiale, vista l’impossibilità di importare modelli dalla Francia, si assistette al nascere sia di una moda autenticamente italiana, sia della moda inglese e della moda americana. Giuliano Fratti —> iniziò a lavorare giovanissimo realizzando etichette di tessuto per le sartorie. Entrato in contatto con diverse maison decise di intraprendere la carriera di creatore di accessori e bijoux di couture. Era noto per il suo approccio innovativo alla sartoria maschile e al su misura, creando capire canti raffinati. continua a lavorare durante la guerra. a Milano, Mario e martino Prada fondarono Fratelli Prada (nel 1919 divenne fornitrice ufficiale di Casa Savoia e le venne quindi concesso il diritto di mettere nel logo lo stemma e le strisce intrecciate della famiglia reale). riconosciuti in quell’epoca anche per la leggerezza delle loro valigie. Nonostante Prada sia diventato famoso dopo la seconda guerra mondiale, la sua attività durante la guerra contribuì al consolidamento della reputazione della moda italiana. 1948 anno importante: centenario del Risorgimento, può essere considerato l’anno che scandì una profonda trasformazione nello stile italiano, anno in cui si iniziò a prendere coscienza del nostro enorme potenziale creativo. CHRISTIAN DIOR Dior aveva iniziato a lavorare giusto 10 anni prima di morire. Debutto risale nel febbraio del 1947. Carriera di soli 10 anni in cui era però riuscito a costruir un’industria tra le più potenti al mondo. Nasce nel 1905 in Normandia a Granville, da una famiglia di solida borghesia: padre industriale, madre casalinga che amava occuparsi del suo giardino (da qui la passione di Christian Dior per i fiori). Dopo l’università —> pensa di iscriversi alla facoltà di belle arti, ma i genitori non erano molto d’accordo con questa scelta così per far contenti i genitori si iscrive a scienze politiche, dove però non andò benissimo perché a lui non piaceva. Allora padre gli finanzia una piccola galleria d’arte che però non andò molto bene perché il padre ebbe un crack finanziario e così lui si trovò “costretto” a vendere la sua galleria. Nel 1930 morte della madre e malattia del fratello = fine prima fase di vita di Dior. Dior era molto superstizioso —> seguiva i consigli delle sue veggenti e delle sue chiromanti. Dopo chiusura forzata della sua galleria d’arte si deve rimboccare le maniche e ricominciare a lavorare. All’epoca viveva con un suo amico, “Jean Ozenne” che poi diventa un attore di teatro. Egli convince Dior a lavorare nel mondo della moda. Dior riuscì a farsi assumere in due maison come disegnatore presso due case di moda parigine dell’epoca. Scoppia la guerra e la sua attività si interrompe, ma all’indomani della Seconda guerra mondiale, nel 1946 fece un incontro (il più importate della sua vita) con Marcel Boussac, il grande magnate di tessuti. Boussac aveva l’intento di rilanciare industria dei tessuti francesi nel mondo. Conosce questo designer, Christian Dior, e gli propone di finanziargli una casa di moda col suo nome. Inizia allora a preparare la sua collezione con il suo nome che avrebbe presentato la gelida mattina del 12 febbraio 1947. Che stile aveva quella prima collezione di Dior che lui stesso battezzò “Corolle”? Aveva pensato ad una siluette a fiore, a clessidra, con un vitino stretto e gonne ampie che si aprono a corolla. Lancia una siluette di evasione dalla guerra, romantica, che fa pensare all’opulenza ottocentesca. Fu una collezione contraddistinta da una linea romantica, opulenta e sinuosa che, in qualche modo, rappresentava la felicità ritrovata dopo gli anni bui della guerra. Il giorno dopo della collezione Carmen Snow, capo-redattrice di Harper’s Bazaar, gli scrive un telegramma per fargli i complimenti della collezione definendola new look; da qui passa alla storia come new look la linea di dior. 1939 —> esce sugli schermi Via col vento che fece andare di moda quello che era il gusto ottocentesco, ma visto che eravamo in epoca di guerra viene un po' frenata questa moda. Viene ripresa poi da Dior all’ domani della guerra, Dior percepisce che la donna voleva ripartire dall’opulenza e lancia il New Look. Anno stesso che presenta la collezione —> riceve l’oscar (collegamento con ferragamo). Va in America e tutte le ragazze impazzivano per avere un