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Summary

Questo documento tratta la vita di Agostino, focalizzandosi sulla sua ricerca continua della verità e la sua lotta contro l'errore. Esamina la sua opera filosofica e teologica, mettendo in evidenza il suo approccio alla speculazione teologica e alla dimensione soggettiva dell'uomo.

Full Transcript

la vita di Agostino fu una continua ricerca della verità e una continua lotta contro l'errore. La sua attività teoretica si volse allora non solo alla difesa e al chiarimento dei principi della fede, ma anche alla lotta contro i nemici del cristianesimo. La sua opera più famosa è costituita dalle C...

la vita di Agostino fu una continua ricerca della verità e una continua lotta contro l'errore. La sua attività teoretica si volse allora non solo alla difesa e al chiarimento dei principi della fede, ma anche alla lotta contro i nemici del cristianesimo. La sua opera più famosa è costituita dalle Confessioni una specie di "romanzo interiore”. La città di Dio, imponente opera in ventidue volumi redatta tra il 413 e il 426, volta alla difesa del cristianesimo dalle accuse dei filosofi pagani e all'analisi delle questioni politiche e sociali dell'epoca. speculazione teologica si salda con la dimensione soggettiva dell'uomo che la sviluppa. Il problema teologico, infatti, è in Agostino il problema dell'uomo-Agostino: il problema della sua inquietudine, della sua crisi spirituale e della sua redenzione, della sua ragione speculante e della sua opera di ministro della Chiesa. Ciò che Agostino offre ai suoi lettori è ciò che egli ha conquistato per se stesso. Il centro della speculazione di Agostino coincide veramente con l'esplicitazione della sua personalità. L'atteggiamento della confessione, cioè dell'introspezione e dell'analisi di se stessi (di cui parleremo più diffusamente nei prossimi paragrafi), non è tipico soltanto del suo famoso scritto dal titolo omonimo (Confessioni), ma è l'atteggiamento costante del pensatore e dell'uomo d'azione che, qualsiasi cosa dica o intraprenda, non ha altro scopo che chiarire sé a se stesso e di essere quello che deve essere. Perciò Agostino dichiara di non volere conoscere altro che l'anima, ossia la propria interiorità, e Dio, e si mantiene costantemente fedele a questo programma. ricerca agostiniana si radica nella religione ed è affidata all'iniziativa di Dio. l'anima è l'uomo interiore, l'io nella semplicità e verità della sua natura; Dio è l'essere nella sua trascendenza cercare l'anima significa cercare Dio. ragione e fede sono «Credi per strettamente unite e in grado di collaborare e di rafforzarsi a vicenda. La teoria agostiniana dei rapporti tra ragione e fede è sintetizzata mediante la duplice formula crede ut intelligas ("credi per capire") e intellige ut credas ("capisci per credere"). l'oggetto della ricerca agostiniana non è il cosmo, ma l'uomo, o l'io, ossia la persona nella sua singolarità irripetibile e nella sua apertura a Dio. Agostino sostiene che non è possibile dubitare e ingannarsi su tutto, perché la nostra esistenza, ad esem- La certezza del proprio esistere pio, è indubitabile, in quanto se anche dubitiamo, dobbiamo per forza esistere, infatti «se m'inganno vuol dire che sono. Non si può ingannare chi non esiste». Inoltre, per dubitare della verità, continua Agostino nella sua ferma polemica anti-scet- Il rapporto tica, si deve in qualche modo già essere nella verità. essendo nella verità, l'uomo non è, egli stesso, la verifi infatti l'uomo, semplice ricercatore della verità, è imperfetto e mutevole, mentre la verità assoluta è immutabile e perfetta e possiede totalmente se medesima: «Confessa di non essere tu ciò che è la verità, poiché essa non cerca se stessa». Di conseguenza, la verità non può essere che Dio. teoria dell'illuminazione, secondo la quale l'essere umano, non essendo e non possedendo di per sé la verità, la riceve da Dio, il quale, simile a una vivida luce, «illumina» la mente umana. la dottrina agostiniana dell'illuminazione, nonostante la sua forte valenza religiosa, ha un presupposto filosofico ben preciso, senza il quale non potrebbe essere adeguata. Analogamente a Platone, Agostino ritiene infatti che nell'uomo esistano verità, o criteri di giudizio , che non possono derivare dalla mutevole percezione dei sensi, cioè dall'esperienza. Tuttavia, mentre Platone, con la teoria della reminiscenza, faceva derivare tali verità dal mondo delle idee, Agostino, con la teoria dell'illuminazione, le fa provenire da Dio, in base al principio secondo cui la verità immutabile non è la ragione, cioè l'uomo, ma è la legge della ragione. La città di Dio. La città terrena e la città celeste In quest'opera egli afferma che la stessa alternativa fondamentale che domina la vita dell'uomo singolo, quella tra il vivere secondo la carne e il vivere secondo lo spirito, domina anche la storia dell'umanità, nella quale è in atto una lotta tra due "città", o "regni": la città terrena o città del diavolo, che è la società degli empi, e la città celeste o città di Dio, che è la comunità dei giusti. le due città, che sono mescolate insieme fin dall'inizio della storia umana e lo saranno fino alla fine dei tempi. La prima via a posteriori proposta da Tommaso è la prova cosmologica, desunta dalla Fisica e dalla Metafisica di Aristotele. Essa parte dal principio secondo cui "tutto ciò che si muove è mosso da altro". Ora, se ciò che muove qualcosa si muove a sua volta, bisogna che anch'esso sia mosso da un'altra cosa, e questa a sua volta da un'altra ancora. Ma non è possibile procedere così all'infinito, altrimenti non si perverrebbe mai a un motore primo e, dunque, neppure tutti gli altri muoverebbero (esattamente come, ad esempio, un bastone non si muove se non è mosso da una mano). E quindi necessario giungere a un primo motore che non sia mosso da null'altro, e un tale motore non può essere che Dio. La seconda via è la prova causale, secondo la quale nell'ordine delle cause efficienti che spiegano i fenomeni del mondo non si può risalire all'infinito, altrimenti non vi sarebbe una causa prima, e quindi neppure tutte le cause intermedie: vi deve essere dunque una causa efficiente prima, che è Dio. La terza via è desunta dal rapporto tra possibile e necessario. Essa afferma che le cose possibili (cioè quelle cose che possono essere ma anche non essere: v. "finito/contingente", p. 568) esistono soltanto in virtù delle cose necessarie, ma anche queste, a loro volta, hanno la causa della loro necessità o in sé o in altro. Quelle che hanno la propria causa in altro rinviano a quest altro, e poiché non è possibile procedere all'infinito in una simile catena causale, bisogna risalire a qualcosa che sia necessario di per sé e sia causa della necessità di ciò che è necessario per altro: questo è Dio. La quarta via è quella dei gradi di perfezione. Nelle cose si trovano il meno" e il "più" del vero, del bene e di tutte le altre perfezioni possibili: vi sarà dunque anche il grado massimo di tali perfezioni ed esso sarà la causa dei gradi minori, così come il fuoco, che è massimamente caldo, è la causa di tutte le cose calde. Ora, la causa prima dell'es- sere, della bontà e di ogni perfezione presente nel mondo è Dio. Le cinque vie pervengono a qualificare Dio come motore immobile, causa prima, essere necessario, pertezione somma e intelligenza ordinatrice. Procedendo su questa strada, la ragione può arrivare a scoprire anche altri attributi, sia per via negativa, sia per via positiva. La via negativa (o via remotionis) consiste nel negare riguardo a Dio tutte le imperfezioni delle creature giungendo in tal modo all'idea della semplicità, dell'unità, della negativa spiritualità ecc. come attributi divini. La via positiva consiste invece nel conoscere Dio attraverso le perfezioni che egli comunica alle creature. alcuni eventi di grande portata, che segnano il trapasso dall'età medievale a quella moderna: la fioritura delle monarchie europee, le scoperte geografiche, le invenzioni della stampa e della polvere da sparo, la Riforma protestante. Tutti questi fatti, e quelli che ne derivano, trovano le loro maggiori espressioni nella formazione degli Stati sul piano politico e nell'ascesa della borghesia mercantile. nella mentalità religioso-feudale, si ha spesso una sfasatura oggettiva tra il piano pratico della vita vissuta, che rispecchia il presente, e il piano ideale dei convincimenti teorici ed etici, che richiama il passato. L'Umanesimo rinascimentale rappresenta invece l'esplicita elaborazione di una cultura nuova, diverso atteggiamento dell’uomo di fronte alla vita e al mondo. La venuta meno la sua potenza politica all'interno degli Stati, la Chiesa perde il secolare predominio nell'organizzazione e nella direzione della cultura, la quale passa in mano ai "laici", ovvero alla borghesia cittadina. Le principali sedi di studio diventano così le accademie delle diverse città, che si sviluppano sul modello della nota Accademia ateniese fondata da Platone e di quelle ellenistiche, e le scuole private di arti liberali. Rinascimento il concetto di "rinascita" assume un significato più vasto, inclusivo delle realizzazioni terrene, poiché viene a denotare il rinnovamento globale dell'uomo nei suoi rapporti con se stesso, con gli altri, con il mondo e con Dio. Lo strumento di fondo di un tale rinnovamento esistenziale è individuato nel cosiddetto "ritorno al principio". Nel neoplatonismo antico il ritorno al principio era un concetto al principio schiettamente religioso ma si identifica il ritorno al principio anche con il ritorno alla cristianità primitiva. principio è il ritorno alla natura, iI ritorno come forza che produce e vivifica le cose. La concezione antropologica del Rinascimento ha il proprio "manifesto" nell'orazione De hominis dignitate (Sulla dignità dell'uomo) di Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494). In questo scritto l'uomo è presentato come «libero e sovrano artefice di se stesso», cioè come un essere che, avendo una natura plastica e indeterminata, ha la possibilità di progettare se stesso, assumendo mille forme diverse. Pico ipotizza che per l'uomo, giunto ultimo nella creazione divina, non fosse rimasto disponibile alcuno dei beni distribuiti alle altre creature e che pertanto Dio avesse stabilito che a lui fosse comune tutto ciò che era stato singolarmente assegnato a quelle. Con ciò Pico intende affermare che l'essere umano non ha né un posto determinato, né un aspetto proprio, né una prerogativa sua, e questo fa sì che egli possa scegliere. L'uomo, cioè, non è né celeste né terreno, né immortale né mortale: può "degenerare" nelle cose inferiori e può, se vuo-le, "rigenerarsi" nelle cose superiori, che sono divine. Proprio in questa possibilità risiedono la specificità dell'uomo e la sua superiorità su tutte le altre creature. rifiuto dell'ascetismo medievale e alla concezione della vita come impegno concreto. l'uomo non è un ospite di passaggio nel mondo o un pellegrino in attesa dell'aldilà, ma un essere profondamente radicato sulla terra, destinato in primo luogo a "giocarsi" la propria sorte in questa vita. felicità come realizzazione armonica e completa delle possibilità umane. la celebrazione della gioia e del piacere e Infine, si riconosce il valore del denaro, visto come elemento indispensabile alla vita dell'individuo e della società. Il procedimento di Montaigne è dunque autobiografi-co: egli vuol raggiungere la conoscenza della natura umana attraverso il confronto della propria esperienza con quella altrui. Questo tipo di filosofare che, rivolgendosi all'umanità del proprio io, comprende e afferra nello stesso tempo la singolarità dell'individuo e l'universalità della condizione umana, è il frutto più maturo dell'Umanesimo. In realtà, quello di conoscere la natura umana è un compito destinato a non concludersi mai. La vita umana, infatti, per Montaigne è un esperimento continuo e inesauribile. Montaigne, a una valutazione più prudente, che riconosce l'incertezza e l'instabilità dell'esistenza umana. Montaigne condanna qualsiasi tentativo dell'uomo di evadere dai propri li- PLUS miti e qualsiasi lamento circa la sorte e la condizione umana. È inutile immaginare una natura più perfetta di quella che ci caratterizza e lamentarsi di non possederla. Bisogna Testo antologico che l'uomo accetti in modo lucido e sereno la propria «miserabile condizione» e la La condizione della propria sorte, poiché non può né deve cercare di essere "più che uomo". La morte, infatti, «si mescola e confonde Il pensiero della morte dappertutto con la nostra vita», non tanto perché consuma il nostro organismo, ma perché la sua necessità ineluttabile si impone al nostro spirito. Perciò colui che insegna agli uomini a morire, in realtà insegna loro a vivere. La prospettiva scettica, in particolare, porta Montaigne a soppesare tutto ciò che è autentico possesso dell'uomo, a cominciare dalla conoscenza sensibile, che costituisce la base di ogni nostro sapere. La conoscenza sensibile manca però di ogni sicuro criterio per discernere le apparenze vere da quelle false. Non esiste alcun modo, infatti, per "confrontare" le nostre percezioni sensibili con le cose che le producono, e quindi non esiste alcun modo di controllare la loro verità. si rifanna a platone e Aristotele Decadentismo Asia Minore, Bisanzio occupata dagli arabi merce in fuga tanti intellettuali che si rifugiano in Italla. 1500 etá di prosperita culturale x l'italia, i primi a trovaro ospitalitá a firenze cAccademportano con sé i testi originali dei Filosofi antichi. Accademia platonica rinaleimentale, rivisitazione pensiero di platone dagli intellettuali dell'accademia. Ficino (esponente) vedono in Platone una forma di cristianesimo, lo rielaborano in forma cristiana. Elementi lAnima immortale e la divisione in due mondi, (Neoplatonismo) Ficino maggior pensatore platonico del rinascimento, fonda l’accademia a Firenze sul pensiero del platonismo religioso per loro il pensiero di Platone deriva dalla tradizione di mosé (una specie di profeta che diffonderà il pensiero cristiano) valorizzano l'aspetto religioso del pensiero di platone, Ficino distingue la realtà in gradi di perfezione.Più alto é Dio ,poi gli angele,l’anima(intermedia tra celeste e terreno),qualità e infine corpo. Anima unisce spirito e materia, funzione modiatrice. l'uomo é messo al centro della creazione ,funzione mediatrice attraverso l’amore che é ciò che spinge l’uomo verso Dio e la grandezza dell’uomo è l’anima. Aristoterismo rinascimentale, sede padava nel'università. Si impegnano x una rinascita della filosofia naturale (ricerca razionale). Aristotele preso come l'autore che imprese la necessitá di una filosofia razionale, logica. l'esponente maggiore (rinascimento)pomponazzi insegno sia a Padova che a Bologna, Il suo intento = mostrare che il mondo (creato da Dio) non é soggetto al'interento di Dio, Mondo ardine razionale e necessario non ci sono miracoli. Scrive "gli incantamenti" dove non nega l'esistenza di fatti inspiegabili a cui attribuiamo la caratteristica di essere Miracoli, ma lo sono solo perché ancora non li conosciamo. Accadeno raramente x questo non abbiamo una conoscenza sicura. Fanne parte dell'ordine necessario del creato influenzati dagli astri. + veniamo a conoscenza del mondo + si stacca dalla religione. Vanno eseurendosi anche i miracoli della fode cristiana. "'immortalità dell’anima' divide l'anima come Platone (sensitiva, interlettua, intelligenta angelica). sensitiva= necessita del corpo, come sogg. che agisce intellettiva= non ha bisogno del corpo come soggetto ma come oggetto.É legatasolo le cose corporee(ragiona sui corpi). intelligenza angelica: non é dell’uomo, non puó diventare umana concilia fede e ragione per fede e immortale ma razionalmente non l'ammente Bisogna comportarsi secondo virtú come afferma Pomponazzi. vivere secondo virtú significa vivere bene, se ianima vive secondo il bene é felice. Non farsi trosportare dai vizi. Anima mortale é contraria agli insegnamenti della chiesa quindi nasce la teoria della doppia vital fede si pué credere nell'immortalitá anima, dogma di fede). La ragione spinge a credere che sia + probabile la mortalita dell'anima.

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