La Nascita Della Filosofia Cristiana e Agostino PDF

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Questo documento tratta la nascita della filosofia cristiana e il pensiero filosofico di Agostino. Vengono esaminati diversi aspetti della filosofia cristiana e i concetti chiave di Agostino.

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LA NASCITA DELLA FILOSOFIA CRISTIANA I. L’età tardo-antica e medievale X. Il male II. La nascita della filosofia cristiana XI. La libertà umana e la grazia divina III. La Patristica XII. La storia IV....

LA NASCITA DELLA FILOSOFIA CRISTIANA I. L’età tardo-antica e medievale X. Il male II. La nascita della filosofia cristiana XI. La libertà umana e la grazia divina III. La Patristica XII. La storia IV. La luce della fede sulla ragione XII. La teoria pedagogica V. La vita di Agostino VI. Le modalità e il punto di partenza della ricerca VII. Dio VIII. L’uomo IX. Il mondo e il tempo I. L’ETA’ TARDO-ANTICA E MEDIEVALE I due secoli che intercorrono tra la lenta deriva anarchica dell'impero e la deposizione di Romolo Augusto, ultimo imperatore romano d'Occidente (476 d.C.), sono dominati dall'affermarsi della filosofia cristiana e della Chiesa di Roma, nuovo centro culturale e politico Il periodo successivo, che va dalla fine dell'Impero d'Occidente alla scoperta dell'America (1492), è indicato convenzionalmente come "età medievale". Si tratta di un millennio complesso, in cui è difficile rintracciare un senso unitario. La chiusura della Scuola d'Atene nel 529 d.C. segna l'inizio simbolico di quest'era, in cui si consuma la fine dell'unità politica e culturale del Mediterraneo. Durante il cosiddetto "basso Medioevo", che va dalla lotta per le investiture (XI secolo) alla crisi del Trecento, si assiste a una profonda trasformazione del sapere, che trova il suo centro propulsore non più nel monastero feudale, ma nella schola urbana. II. LA NASCITA DELLA FILOSOFIA CRISTIANA Nel mondo occidentale l'avvento del cristianesimo determina un nuovo indirizzo filosofico. La Chiesa cristiana, infatti, si assume fin dalle sue origini il compito di far comprendere il significato della rivelazione e di chiarire il messaggio di Cristo utilizzando gli strumenti del sapere filosofico. Dalla religione cristiana nasce cosi la filosofia cristiana. Gli elementi di novità del messaggio cristiano La religione ebraica, a cui la predicazione di Gesù di Nazareth si ricollega strettamente, si radicava nell'annuncio del rinnovamento del popolo ebraico e del suo risorgere quale potenza materiale e morale. Il messaggio di Cristo, invece, non è più rivolto soltanto o in particolare al popolo ebraico, ma a tutti gli uomini indistintamente. Gesù annuncia un rinnovamento inteso come trasformazione interiore, che deve compiersi nelle singole coscienze, e proclama che il regno di Dio non è un regno mondano, ma una dimensione spirituale, che l'uomo può conquistare mediante la rinuncia ai legami terreni, l'adesione alla nuova legge dell'amore e l'abbandono fiducioso alla volontà del Padre celeste, che dell'amore è la sorgente inesauribile. II. LA NASCITA DELLA FILOSOFIA CRISTIANA I primi scritti "filosofici" cristiani Alla Bibbia, che per la religione ebraica è costituita dal solo Antico Testamento, il cristianesimo aggiunge il Nuovo Testamento, che include i quattro Vangeli, gli Atti degli Apostoli, le Lettere e l'Apocalisse. Tra questi scritti, le Lettere di Paolo di Tarso sono quelle che maggiormente serviranno nei secoli successivi come punti di riferimento per l'interpretazione filosofica del messaggio cristiano. Esse, infatti, contengono i capisaldi concettuali della nuova religione, vale a dire: - la tesi della conoscibilità di Dio attraverso le sue opere, - la dottrina del peccato originale, - il concetto di "grazia" come dono di salvezza ottenuto grazie al sacrificio di Cristo, - il contrasto tra la vita secondo la carne e la vita secondo lo spirito, - la concezione della Chiesa come corpo di Cristo. Le Lettere paoline affrontano inoltre il tema delle diverse vocazioni a cui gli uomini sono chiamati da Dio e sottolineano il valore fondamentale della carità nell'edificazione della comunità dei credenti. Il Vangelo di Giovanni, invece, è considerato come il primo tentativo di presentare in modo filosofico la figura di Cristo, il quale viene descritto come «Verbo» divino, cioè come Lógos mediatore tra Dio e il mondo nell'atto della creazione, ma anche come il figlio di Dio, salvatore degli uomini. III. LA PATRISTICA Sono chiamati "padri" della Chiesa gli scrittori cristiani vissuti nei primi secoli dopo Cristo, i quali hanno contribuito all'elaborazione dottrinale del cristianesimo. In un primo periodo, che va fino al 200 circa, la filosofia cristiana coincide sostanzialmente con l'apologetica, ovvero con le riflessioni e gli scritti prodotti in difesa del cristianesimo contro gli avversari pagani. In un secondo periodo, che dura fino al 450 circa, i pensatori cristiani si dedicano all'interpretazione dei testi sacri e alla formulazione della dottrina cristiana. In un terzo periodo, che si conclude nell'VIII secolo, si concentrano sulla rielaborazione e sulla sistemazione delle dottrine già formulate. AGOSTINO IV. LA LUCE DELLA FEDE SULLA RAGIONE Agostino è certamente il massimo tra i padri della Chiesa, oltre che uno dei maggiori pensatori cristiani di tutti i tempi. Prima autentica sintesi tra filosofia greca e messaggio cristiano, tutta la sua riflessione è volta a dimostrare l'importanza della fede per la vita umana e, insieme, l'importanza della ragione per la fede stessa. Il fascino di Agostino risiede forse soprattutto nella ricchezza sempre attuale dei suoi testi, in cui affronta i grandi problemi filosofici e teologici con una modalità espositiva originale e coinvolgente. Al dialogo interpersonale, di stampo socratico, egli sostituisce un "dialogo interiore", sviluppato secondo i canoni della razionalità ma non per questo meno forte sotto il profilo dell'impatto emotivo. V. LA VITA DI AGOSTINO Agostino nacque nel 354 a Tagaste, nell'Africa romana. Suo padre, Patrizio, era pagano, mentre sua madre, Monica, era una fervente cristiana, che influenzò profondamente la sua vita. Dopo una giovinezza irrequieta e sregolata tra Tagaste e Cartagine, Agostino si dedicò agli studi classici, in particolare alla grammatica latina. A 19 anni, un evento decisivo cambiò la sua visione: la lettura dell'"Ortensio" di Cicerone lo spinse verso la filosofia, facendogli scoprire il desiderio di cercare la verità oltre le mere questioni grammaticali. Questa lettura gli aprì nuove prospettive, portandolo a dedicarsi allo studio delle grandi questioni esistenziali. Nel 374, attratto dal dualismo tra bene e male, aderì al manicheismo, una dottrina che sembrava rispondere alle sue inquietudini intellettuali. Parallelamente alla sua carriera di insegnante di retorica a Cartagine, Agostino continuava a interrogarsi sulla validità del manicheismo. I suoi dubbi si intensificarono quando neanche Fausto, uno dei principali esponenti della dottrina, riuscì a sciogliere le sue perplessità. Questa crisi lo portò a cercare nuove risposte. LA VITA Nel 383 si trasferì a Roma e poi a Milano, dove divenne insegnante ufficiale di retorica. Qui, sotto l'influenza del vescovo Ambrogio, Agostino iniziò un nuovo cammino spirituale. Ambrogio non solo lo colpì per la sua eloquenza, ma anche per la profondità del messaggio cristiano, suscitando in lui un rinnovato interesse per la religione. Allo stesso tempo, la lettura di Plotino e dei filosofi neoplatonici lo aiutò a superare il materialismo e ad avvicinarsi alla concezione dell'incorporeità di Dio. Tuttavia, Agostino trovava ancora difficile conciliare il neoplatonismo con il cristianesimo. Fu solo dopo un periodo di riflessione e di studio nella campagna milanese, che iniziò a fondere la sua ricerca filosofica con la fede cristiana. Durante questo ritiro, scrisse opere importanti (come «Contro gli Accademici» e «Soliloqui»), nelle quali esplorava il rapporto tra fede e ragione. Nel 387, Agostino ricevette il battesimo dalle mani di Ambrogio, completando il suo percorso di conversione. LA VITA Dopo la morte della madre Monica a Ostia, decise di tornare in Africa, dove nel 391 fu ordinato sacerdote e, quattro anni dopo, consacrato vescovo di Ippona. Da questo momento in poi, la sua riflessione filosofica si concentrò sull'approfondimento e la difesa della dottrina cristiana, combattendo le eresie del manicheismo, donatismo e pelagianesimo. Le sue opere più celebri, tra cui "La città di Dio", scritta dopo il sacco di Roma del 410, testimoniano il tentativo di integrare filosofia e teologia, mostrando come la ragione umana possa essere guidata dalla fede. Agostino morì il 28 agosto 430 durante l'assedio dei Vandali a Ippona, lasciando un'eredità fondamentale per la storia del pensiero occidentale. VI. LE MODALITÀ E IL PUNTO DI PARTENZA DELLA RICERCA Gli ambiti a cui si indirizza la ricerca di Agostino sono - l'anima, cioè la dimensione della propria interiorità; - Dio, che secondo il filosofo abita nel profondo dell'uomo. Per descrivere una tale indagine, Agostino sceglie una modalità espositiva originale, che riproduce il dialogo interiore da lui condotto con se stesso, in un intreccio di riflessione razionale e «grida del cuore». Nella persona e nel pensiero di Agostino, la ragione e la fede sono infatti indissolubilmente legate, protagoniste di due percorsi che si definiscono e si influenzano reciprocamente: crede ut intelligas ("credi per capire") e intellige ut credas ("capisci per credere"). Il punto di partenza della ricerca agostiniana è il dubbio degli scettici. Tuttavia, mentre questi dubitavano di qualunque dottrina, convinti che fosse impossibile accedere a qualsivoglia verità, Agostino afferma che: il solo fatto di dubitare -> è garanzia del fatto (indubitabile) che esistiamo -> per dubitare bisogna in qualche modo essere già nella verità. L'uomo risulta così in rapporto con la verità, sebbene non sia egli stesso la verità -> quindi, gli esseri umani ricevono la verità "in dono" da Dio, il quale è Luce che illumina la nostra mente. VII. DIO Nella natura, intesa come l'insieme di tutte le cose create, Agostino distingue i corpi fisici dalle entità spirituali. Gli uni e le altre sono definiti "sostanze", definizione che vale anche per Dio, il quale però è una sostanza diversa dalle altre, in quanto assolutamente semplice, autosufficiente e increata. Dio per Agostino è anche Essere al sommo grado, posto al culmine della gerarchia che ordina tutte le cose in base alla diversa misura in cui possiedono l'essere. Spostandosi dal piano ontologico a quello più propriamente teologico, Agostino definisce Dio - come la Verità che si rivela all'uomo che lo cerca nella propria coscienza, e - come l'Amore che si offre a chi ama. - Dio, anzi, è la condizione stessa della ricerca e dell'amore degli uomini. VIII. L’UOMO La possibilità di cercare, conoscere e amare Dio si radica, per Agostino, nella natura umana. L'uomo, infatti, è stato creato a immagine del Creatore e presenta una struttura trinitaria che costituisce una riproduzione, sia pure imperfetta, della vita divina: come Dio è - Essere (il Padre), - Intelligenza (il Figlio) e - Amore (lo Spirito Santo), così l'uomo esiste, conosce ama. Ma questo non basta a garantire la possibilità dell'incontro con Dio: è infatti necessario che l'uomo abbandoni la vita secondo la carne per rinascere a una vita nuova, secondo lo spirito. IX. IL MONDO E IL TEMPO Nell'affrontare il problema dell'origine del mondo, Agostino esclude sia il dualismo di stampo platonico, sia l'emanatismo di origine neoplatonica. A queste ipotesi egli oppone quella della creazione dal nulla. Per Agostino Dio crea il mondo attraverso il Lógos, il Verbo, il Figlio di Dio a Lui coeterno. Riconoscere l'eternità di Dio non significa ammettere l'esistenza di un tempo eterno, come se fosse una sorte di "contenitore" all'interno del quale, a un certo punto, si colloca l'atto creatore divino. Dio crea il tempo insieme con il mondo. D'altra parte il tempo, che presuppone il mutamento, è del tutto estraneo alla natura permanente e immutabile di Dio. Che cos’è allora il tempo? Agostino guarda ancora una volta all'interiorità dell'uomo: passato, presente e futuro non esistono di per sé, ma soltanto nell'anima, ovvero nella memoria delle cose che sono passate, nell'attenzione alle cose presenti e nell'attesa delle cose future. X. IL MALE Il problema più tormentoso per Agostino è quello dell'esistenza del male, che sembra contraddire o l'onnipotenza di Dio, o la sua assoluta bontà. Rigettata l'iniziale adesione al manicheismo (dottrina che, ammettendo l'esistenza dei due opposti principi del Bene e del Male, mette in discussione l'incorruttibilità di Dio), il filosofo afferma che il male non ha una consistenza ontologica autonoma, poiché è semplicemente "privazione" di essere, ovvero di bene. In altre parole: tutto ciò che esiste, in quanto creato da Dio, è bene; e il male è sempre solo la corruzione di qualcosa che esiste, cioè di qualcosa che è bene. Agostino distingue tuttavia i mali fisici dai mali morali: il male fisico è sempre parte integrante di un ordine universale che nella sua globalità è bene, mentre il male morale coincide con il peccato, ossia con la "perversione" della volontà umana, la quale si volge alle cose inferiori anziché rivolgersi a Dio. XI. LA LIBERTÀ UMANA E LA GRAZIA DIVINA Agostino definisce il proprio pensiero sui temi del libero arbitrio e della grazia in contrasto con il pelagianesimo, ovvero con la dottrina secondo la quale il peccato del primo uomo, Adamo, sarebbe soltanto un "cattivo esempio" per tutti gli altri uomini e non li avrebbe privati della capacità di compiere il bene e dunque di salvarsi con le sole proprie forze. Secondo Agostino, al contrario, il peccato originale ha asservito al male la volontà dell'uomo, togliendogli la vera libertà e la possibilità di salvarsi, che soltanto la grazia divina può restituirgli. A questa riflessione si connette il tema della predestinazione e del ruolo attivo o passivo dell'uomo nell'ottenere la salvezza, un tema destinato a segnare profondamente la storia della Chiesa ( -> Martin Lutero è stato un monaco agostiniano). XII. LA STORIA Nella storia Agostino vede attuarsi la lotta tra due "città" o "regni": - la città terrena, o città del diavolo (il regno della carne), che è la società degli empi; - la città celeste, o città di Dio (il regno della spirito), che è la comunità dei giusti. Queste due città non si identificano con alcuna istituzione umana e non si dividono mai in modo netto il campo d'azione. Solo alla fine dei tempi si avrà il completo trionfo della città celeste su quella terrena. Su questo tema il pensiero di Agostino è la chiara formulazione di una concezione della storia come successione di avvenimenti che si sviluppa in maniera lineare e che tende a un momento finale o estremo (éschaton), cioè la salvezza. XIII. LA TEORIA PEDAGOGICA Per Agostino l'educazione è un processo che deve condurre alla conoscenza di Dio. Il "motore" dell'educazione è il maestro, ma il suo lavoro non produrrebbe alcun risultato se il discepolo non interiorizzasse i contenuti che gli sono offerti. Per questo motivo l'educazione è sempre una forma di auto-educazione. Il maestro umano è il tramite dell'unico autentico Maestro: Dio, Maestro interiore e principio di ogni verità e di ogni conoscenza. Gli insegnamenti divini sono formulati nel linguaggio universale dell'interiorità, che trascende le lingue umane e risulta comprensibile a tutti.

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