Summary

Il documento presenta un'analisi dettagliata della sovranità popolare, esaminando le sue origini nell'antichità, lo sviluppo nel Medioevo, e l'affermazione nell'età moderna. Il testo si concentra anche sulla storia del concetto e la sua evoluzione, inclusi il confronto tra lo Statuto Albertino e la Costituzione Italiana.

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Struttura della Lezione Introduzione Che cos'è la sovranità popolare? Perché è importante studiarla? La sovranità nell'antichità greco-romana La polis greca: Democrazia diretta, partecipazione attiva dei cittadini, ma anche limiti di cittadinanza. Roma: Evoluzione da monarchia a repubblica, il ruol...

Struttura della Lezione Introduzione Che cos'è la sovranità popolare? Perché è importante studiarla? La sovranità nell'antichità greco-romana La polis greca: Democrazia diretta, partecipazione attiva dei cittadini, ma anche limiti di cittadinanza. Roma: Evoluzione da monarchia a repubblica, il ruolo del Senato, il concetto di res publica. Confronto: Similitudini e differenze tra le due civiltà. La sovranità nel Medioevo Teoria delle due spade: Potere temporale e potere spirituale. Il contratto sociale: Prime intuizioni di un legame tra governanti e governati. Il feudalesimo: Frammentazione del potere e assenza di un'idea unitaria di sovranità. Marsilio da Padova e l'emergere della sovranità popolare Il Defensor pacis: Opera fondamentale per la storia del pensiero politico. Il popolo come fonte del potere: Rottura con la concezione medievale. Il ruolo della legge: Legittimazione del potere attraverso il consenso popolare. Confronto tra Statuto Albertino e Costituzione Italiana Statuto Albertino: Sovranità limitata, potere concentrato nelle mani del re, rappresentanza politica ristretta. Costituzione Italiana: Sovranità popolare come principio fondante, diritti e doveri dei cittadini, sistema rappresentativo. Evoluzione storica: Come si è passati da una concezione limitata della sovranità a una concezione piena e partecipativa. Elaborazione di una verifica Possibili domande: Domande aperte: Quali sono le principali differenze tra la concezione antica e quella moderna di sovranità? Perché Marsilio da Padova è considerato un precursore della teoria della sovranità popolare? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi della democrazia rappresentativa? Domande a risposta multipla: In quale periodo storico si afferma definitivamente il principio della sovranità popolare? Chi era l'autore del "Defensor pacis"? Qual è la differenza tra Stato di diritto e Stato di polizia? Analisi di documenti storici: Analisi di brani tratti dallo Statuto Albertino e dalla Costituzione Italiana. Confronto tra i due testi e individuazione delle principali differenze. La sovranità popolare: un viaggio nel tempo L'antichità: le prime forme di partecipazione L'idea che il potere politico debba trovare il suo fondamento nel consenso dei governati affonda le sue radici nell'antichità classica. Nelle polis greche, in particolare ad Atene, si sperimentarono le prime forme di democrazia diretta, dove i cittadini partecipavano attivamente alle decisioni politiche attraverso assemblee e sorteggi. Tuttavia, la cittadinanza era limitata a una ristretta cerchia di uomini liberi, escludendo donne, schiavi e meteci (cioè gli stranieri, o in generale chi anche se greco era nato in un’altra polis) A Roma, l'evoluzione istituzionale portò dalla monarchia alla repubblica, caratterizzata da una complessa articolazione dei poteri tra Senato, consoli e assemblee popolari. Il concetto di res publica, bene comune di tutti i cittadini, testimoniava una certa consapevolezza dell'importanza della partecipazione politica. Il Medioevo: il potere diviso tra Dio e l'uomo Nel Medioevo, la concezione del potere politico fu profondamente influenzata dalla dottrina cristiana. La teoria delle due spade, elaborata da papa Gelasio I, separava nettamente il potere spirituale (della Chiesa) da quello temporale (dei sovrani). Il potere dei re era considerato di derivazione divina e giustificato dalla necessità di mantenere l'ordine sociale. Tuttavia, all'interno di questo quadro, si svilupparono anche teorie che attribuivano un ruolo più attivo ai sudditi. Il contratto sociale, ad esempio, postulava un accordo tra governanti e governati, in base al quale i primi erano tenuti a proteggere i diritti dei secondi. L'età moderna: l'affermazione della sovranità popolare Con l'Umanesimo e il Rinascimento, si assiste a una rivalutazione dell'uomo e della sua ragione. Marsilio da Padova, nel suo Defensor pacis, sostenne che la fonte di ogni potere legittimo è il popolo, che esercita la sovranità attraverso leggi emanate da assemblee rappresentative. Questa teoria anticipò di secoli i principi della democrazia moderna. Marsilio da Padova è una figura cruciale nella storia del pensiero politico medievale. Le sue idee, espresse soprattutto nel Defensor pacis, si inseriscono in un contesto storico e culturale complesso, caratterizzato da profonde tensioni tra il potere temporale e quello spirituale. Il contesto storico: la cattività avignonese e le teorie conciliariste La cattività avignonese (1309-1377) fu un periodo in cui i papi risiedettero ad Avignone, in Francia, sotto l'influenza dei re di Francia. Questa situazione indebolì il prestigio della Chiesa e alimentò un diffuso malcontento nei confronti della curia romana. In questo contesto si svilupparono le teorie conciliariste, che attribuivano al concilio ecumenico, ossia ad un'assemblea di tutti i vescovi della Chiesa, un potere superiore a quello del papa. Secondo i conciliaristi, il concilio era l'espressione della Chiesa universale e poteva correggere gli errori del papa, deponendolo se necessario. Marsilio da Padova e il Defensor pacis Marsilio da Padova, pur non essendo propriamente un conciliarista, condivideva con questi ultimi alcune idee fondamentali: Superiorità del potere civile: Marsilio sosteneva la superiorità del potere civile su quello spirituale, attribuendo al popolo la fonte di ogni potere legittimo. Ruolo del concilio: Anche se non attribuiva al concilio un potere assoluto, Marsilio riconosceva al popolo il diritto di eleggere i rappresentanti ecclesiastici e di stabilire le leggi della Chiesa. La pace come fine ultimo: Marsilio considerava la pace sociale come il fine ultimo della politica e sosteneva che il potere politico doveva essere organizzato in modo da garantire la sicurezza e il benessere dei cittadini. Nel Defensor pacis, Marsilio delineò una teoria dello Stato basata sui seguenti principi: Il popolo come fonte del potere: Il potere politico deriva dal popolo e non da Dio o da una investitura divina. La legge come espressione della volontà popolare: Le leggi devono essere espressione della volontà generale del popolo e non di una singola persona, come il principe o il papa. La separazione dei poteri: Marsilio propose una netta separazione tra potere spirituale e potere temporale, affidando al primo la cura delle anime e al secondo la gestione degli affari terreni. Le idee di Marsilio da Padova ebbero un impatto significativo sulla storia del pensiero politico. Egli anticipò molte delle teorie moderne sulla democrazia rappresentativa e sulla separazione dei poteri. Tuttavia, le sue opere furono condannate dalla Chiesa. La Rivoluzione francese sancì la definitiva affermazione della sovranità popolare, proclamando l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e la divisione dei poteri. La Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789 divenne un punto di riferimento per le successive rivoluzioni liberali. Il confronto tra Statuto Albertino e Costituzione italiana Lo Statuto Albertino del 1848, pur introducendo elementi di rappresentanza politica, manteneva una forte centralizzazione del potere nelle mani del re e limitava la partecipazione politica. In particolare nello Statuto si dichiarava 1) che era frutto di una libera concessione del re e quindi non scaturiva da un particolare diritto dei sudditi 2) che la sovranità derivava direttamente dall’autorità del re che ne poteva quindi disporre liberamente e non poteva essere contestata dai sudditi 3) che la concessione di una rappresentanza (un parlamento eletto in modo più o meno diretto) derivava dal grado di maturazione dei sudditi, e poteva quindi essere revocato oltre che essere ristretto solo ad alcune categorie di persone ritenute più “mature” o più degne (per questo ne venivano escluse le donne, immature per definizione, gli analfabeti e le classe sociali subalterne (contadini, operai) che poi di fatto coincidevano con gli analfabeti! Se pure era ormai garantita sulla carta l’uguaglianza giuridica, non era riconosciuta una uguaglianza politica. La Costituzione italiana del 1948, al contrario, afferma in modo chiaro e inequivocabile la sovranità popolare come principio fondante dell'ordinamento giuridico. Tutti i poteri dello Stato emanano dal popolo, che li esercita direttamente o attraverso i propri rappresentanti. Inoltre, la Costituzione tutela i diritti fondamentali dell'individuo e riconosce il pluralismo politico, e ne riconosce il diritto di esprimersi, di organizzarsi, senza distinzione di condizione sociale o di sesso. La sovranità popolare nell'era della globalizzazione La globalizzazione ha profondamente trasformato il panorama politico internazionale, ponendo nuove sfide al concetto di sovranità popolare. Da un lato, l'interdipendenza economica e culturale tra gli Stati ha reso più difficile per i governi nazionali prendere decisioni in totale autonomia. Dall'altro, la crescente mobilità delle persone e delle merci ha sollevato questioni legate all'identità nazionale e alla gestione dei flussi migratori. Limitazione della sovranità nazionale: Gli accordi internazionali, i trattati commerciali e le organizzazioni sovranazionali (come l'Unione Europea) limitano la capacità degli Stati di agire in modo indipendente in molti settori, dalla politica economica a quella ambientale. Sfide alla democrazia rappresentativa: La globalizzazione ha reso più difficile per i rappresentanti politici rispondere alle esigenze dei cittadini, in quanto molti problemi trascendono i confini nazionali e richiedono soluzioni a livello globale. Populismo e nazionalismo: In risposta alla globalizzazione, si è assistito a una crescente diffusione di movimenti populisti e nazionalisti, che spesso mettono in discussione il valore della cooperazione internazionale e propongono un ritorno a un modello di Stato-nazione più chiuso. Democrazia diretta e rappresentativa La distinzione tra democrazia diretta e rappresentativa è fondamentale per comprendere l'evoluzione del concetto di sovranità popolare. Nella democrazia diretta tutti partecipano alle decisioni (con votazioni in assemblee, un esempio banale è un’assemblea di classe) mentre nella democrazia indiretta o meglio rappresentativa gli elettori delegano dei rappresentanti (deputati, senatori, presidenti ecc.), questo è il caso delle democrazie moderne dove sarebbe impossibile far votare continuamente tutta la popolazione. Il popolo comunque mantiene la sovranità e comunque la possibilità di esprimersi sia con le elezioni sia rivolgendosi a coloro che hanno delegato, sia partecipando alle organizzazioni politiche o di altro tipo, sia presentando leggi di iniziativa popolare che il parlamento è tenuto ad analizzare. Entrambe le forme di democrazia presentano vantaggi e svantaggi: Democrazia diretta: Vantaggi: Maggiore partecipazione dei cittadini, maggiore legittimazione delle decisioni. Svantaggi: Difficile da applicare a grandi comunità, rischio di decisioni impulsive o basate su informazioni incomplete. Democrazia rappresentativa: Vantaggi: Maggiore efficienza decisionale, possibilità di specializzazione dei rappresentanti. Svantaggi: Rischio di disconnessione tra rappresentanti ed elettori, minoranze possono essere sotto- rappresentate. La partecipazione politica dei giovani La partecipazione politica dei giovani è fondamentale per il futuro della democrazia. Tuttavia, in molti Paesi si registra un calo dell'interesse dei giovani per la politica e una minore partecipazione alle elezioni. Cause del disinteresse: Distanza dalla politica tradizionale: I giovani spesso percepiscono la politica come lontana dai loro interessi e dalla loro vita quotidiana. Sfiducia nelle istituzioni: La diffusione di scandali e la percezione di una classe politica corrotta erodono la fiducia dei giovani nelle istituzioni. Concorrenza di altri interessi: I giovani hanno sempre meno tempo libero a disposizione, che dedicano allo studio, al lavoro e al tempo libero. Il referendum come strumento di democrazia diretta Anche in una democrazia rappresentativa come quella prevista dalla costituzione italiana permangono spazi per momenti di democrazia diretta, uno di questi è il referendum. Il referendum permette ai cittadini di partecipare attivamente al processo decisionale, andando oltre la rappresentanza politica. Esso può assumere diverse forme: Referendum abrogativo: I cittadini possono chiedere l'abrogazione di una legge già esistente. Referendum propositivo: I cittadini possono proporre una nuova legge, che verrà poi sottoposta al voto popolare. Referendum consultivo: Il governo può consultare i cittadini su questioni di particolare rilevanza, senza che il risultato sia vincolante. Il referendum del 1974 sul divorzio in Italia: un caso emblematico Il referendum del 1974 rappresenta un punto di svolta nella storia politica italiana. Promosso dalla Democrazia Cristiana, aveva lo scopo di abrogare la legge sul divorzio, approvata nel 1970. Contesto storico: La legge sul divorzio aveva diviso profondamente l'opinione pubblica, con la Chiesa cattolica fortemente contraria. Il referendum si inseriva in un contesto di forti tensioni sociali e politiche. Il 12 e 13 maggio 1974 si recarono alle urne oltre 33 milioni di italiani. Con una partecipazione record, il 59,26% dei votanti si espresse contro l'abrogazione della legge, confermando così la volontà popolare di mantenere la possibilità di divorziare. Conseguenze: La vittoria del "no" rappresentò una netta affermazione dei principi di laicità dello Stato e di libertà individuale. Il referendum segnò una tappa fondamentale nel processo di modernizzazione della società italiana. L'importanza del referendum del 1974: Affermazione della volontà popolare: Il referendum dimostrò la capacità dei cittadini di incidere direttamente sulle decisioni politiche. Modernizzazione della società: Il referendum contribuì a superare un modello di società basato su valori tradizionali e confessionali. Consolidamento della democrazia: L'alta partecipazione e la pacifica accettazione del risultato rafforzarono il sistema democratico italiano. Il referendum del 1974 sul divorzio rappresenta un esempio emblematico di come la democrazia diretta possa essere uno strumento potente per coinvolgere i cittadini nelle decisioni politiche e per promuovere il cambiamento sociale. Tuttavia, l'uso del referendum deve essere ponderato e accompagnato da un'adeguata informazione dei cittadini, al fine di evitare manipolazioni e decisioni impulsive.

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