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Roberta Capelli
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Gli appunti di filologia romanza coprono argomenti quali l'introduzione alla filologia romanza, i generi letterari come epica, lirica cortese e romanzo, e forniscono una sintesi dei processi di trasformazione dal latino a diversi volgari. Il documento è un'analisi dettagliata, un testo accademico.
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FILOLOGIA ROMANZA Roberta Capelli Argomenti: Introduzione alla filologia romanza I principali generi della letteratura romanza: o Epica o lirica cortese o Romanzo o racconto. Chanson de Roland Cantar del Mio Cid La...
FILOLOGIA ROMANZA Roberta Capelli Argomenti: Introduzione alla filologia romanza I principali generi della letteratura romanza: o Epica o lirica cortese o Romanzo o racconto. Chanson de Roland Cantar del Mio Cid La lirica cortese/trobadorica Chrétien de Troyes Lais e Fabliaux LA CRITICA TESTUALE E LA FILOLOGIA ROMANZA Filologia = amore + parola o interesse per lo studio delle parole o Filologia classica, medievale e moderna o Studio della letteratura e della lingua Romanza = dall’avverbio latino romanice usato nell’espressione romanice loqui (parlare in volgare), in contrapposizione con latine loqui “parlare in latino”. o Che studia le lingue – e relative letterature – derivanti dal latino (anche dette neolatine) Quali sono le lingue romanze? Area ibero – romanza: galego, portoghese, castigliano, catalano Area gallo – romanza: francese, occitano. Area italo – romanza: italiano + sottogruppo retoromanzo (romancio [italiano della Svizzera], ladino, friulano) Area romanza orientale: rumeno, dalmatico (un tempo parlato lungo le coste della Dalmazia) Non vedremo della traduzione catalana perché il catalano dal punto di vista politico e linguistico ha scritture in occitano fino al ‘400 circa: cultura catalana assorbita dal dominio occitano. ROMÀNIA Románia = territorio in cui si parlano le lingue romanze o neolatine Si intende i territori dell’Impero Romano anticamente latinizzati, nei quali si diPusero le lingue romanze (=Europa occidentale, meridionale e sudorientale). Romània submersa = Territori dell’Impero Romano nei quali il processo di latinizzazione non arrivò ad originare lingue romanze (es: isole britanniche, Germania, Africa settentrionale), oppure nei quali le lingue romanze furono soppiantate da altre lingue (es: dalmatico). Romània nuova = territori nei quali le lingue romanze si sono diPuse per via di colonizzazione (es: portoghese in Brasile, francese in Canada, etc.) Sintesi del processo di trasformazione che ci fa passare dal latino alle lingue volgari: Stefano Asperti, Origini romanze “Nel corso dell’Alto Medioevo giunge a compimento l’evoluzione linguistica che porta dal latino al sistema composito delle parlate romanze: si dissolve una primitiva unità linguistica e culturale e nel corso del tempo, all’interno di ambiti prima regionali, poi sovraregionali, si riorganizzano nuove unità linguistiche, dai caratteri più o meno coesi. A fianco di esse, o meglio insieme ed entro di esse, nell’Europa Occidentale si vengono anche formando nuove tradizioni letterarie, legate alle espressioni linguistiche neolatine. Queste nuove lingue e letterature costituiscono, congiuntamente, il nucleo originario essenziale delle attuali lingue e letterature nazionali romanze di queste regioni d’Europa: portoghese, spagnolo, francese, italiano, con l’aggiunta non trascurabile almeno del catalano.” Quando è che il latino comincia a non essere più compreso dalla maggior parte della popolazione? diciassettesima deliberazione del Concilio di Tours (813 d.C.) Sembra opportuno a tutti noi che ogni vescovo pronunci omelie che contengono gli insegnamenti necessari all’educazione degli inferiori, cioè riguardanti la fede cattolica […]. E che quelle omelie ciascun vescovo si impegni a tradurre chiaramente nella lingua romana rustica, del popolo, o in lingua tedesca, così che tutti possano facilmente capire ciò che viene loro detto. Queste fasi di acquisizione di consapevolezza delle lingue vengono sintetizzate da Michel Banniard, “la Genesi culturale dell’Europa” Ci sono tre fasi: “La prima consiste nella nascita della nuova oralità: evento che si verifica quando la struttura della lingua parlata cessa di essere latina per diventare romanza. La seconda è costruita dballa presa di coscienza di questa metamorfosi e dalla coesistenza di una scrittura e di un’oralità che non coincidono più. La terza sopraggiunge quando la nuova oralità è consacrata da una nuova forma di scrittura, la cui natura rivela che si tratta di un cambiamento radicale; in altri termini occorre che una scripta specifica riveli che i suoi parlanti letterati hanno preso coscienza del carattere irreversibilmente eterogeneo delle due scriptae: l’antica, la latina, e la nuova, la romanza. “ La romanza è una cultura che si basa sui modelli d’eccellenza: modelli del latino, lingua che ha già una dignità letteraria. Si formano e si stabilizzano le parlate romanze, ma non significa che automaticamente si formano le letterature volgari: ci vuole tempo. I primi testi che noi abbiamo scritti in lingue romanze sono documenti e non opere letterarie: vengono scritti nella lingua parlata nel quotidiano. I primi testi in volgare sono testi tecnici: atti notarili per esempio. Poi, un po’ alla volta, anche nel momento in cui si costruisce una nuova grammatica si creano delle opere letterarie. La nuova grammatica delle lingue romanze che derivano dal latino, va modellata sul modello del latino: la nostra grammatica, quindi, risente molto della grammatica latina. Le prime opere letterarie in lingue romanze sono fortemente influenzate dai corrispettivi modelli latini: pensiamo per esempio alle vite dei Santi: prima circolano in latino e poi vengono tradotte in lingua romanza e vengono scritte nuove vite dei Santi sul modello latino. La letteratura medievale che studiamo noi è in gran parte modellata su degli esempi latini. Quindi quella romanze, medievale è una cultura che si basa sui modelli d’eccellenza: quelli del latino, che già aveva una dignità letteraria, mentre il volgare non aveva ancora una dignità letteraria. C’è sempre una diPerenziazione tra il momento in cui si inizia a parlare e scrivere in lingue nuove (francese, occitano, italiano ecc.) e il momento in cui si producono opere letterarie in volgare (secondo momento). Cronologia testi: DOCUMENTO > prima di tutto ci sono i documenti: non sono opere letterarie. Alcuni documenti possono anche trasformarsi in monumenti della cultura linguistica e letteraria (i giuramenti di Strasburgo per esempio - 1844). TESTO > non necessariamente si tratta di un testo letterario, che però ci permettono di segnare un passo dell’evoluzione dal latino alle lingue volgari/romanze e poi al momento letterario. MONUMENTO > i giuramenti di Strasburgo sono una primissima attestazione scritta di un volgare e sono un momento importante per sancire la nascita delle lingue romanze. (volgare francese) Come si forma la tradizione letteraria? o Prima i testi girano in forma orale (non tutti: la lirica cortese è talmente complessa, lavoro fatto a tavolino che poi viene cantato e suonato [quasi tutta la letteratura medievale è fatta per essere rappresentata]): l’epica viene cantata nelle piazze dai giullari; la lirica cortese viene eseguita da giullari di professione; i romanzi vengono declamati davanti al pubblico della Corte: non esiste la lettura personale. o Circolazione testi in forma (mano)scritta o Formazione dei sistemi ortografici specifici per la trascrizione di testi in volgare (scripta) Una prima presa di coscienza della letteratura volgare è legata all’oralità. Qual è il nostro compito rispetto a queste opere letterarie? CRITICA TESTUALE “La filologia, in quanto critica testuale, studia gli antichi manoscritti e oHre alla lettura contemporanea i testi medievali, fondamento sia dell’analisi linguistica sia della storiografia letteraria (…). Per raggiungere questo obiettivo, la critica testuale si interroga sulle trasformazioni dei testi nel tempo, e su come essi costituiscono una tradizione, da una generazione all’altra, da un’epoca all’altra. (…) La critica testuale si pone infatti in ultima analisi come una ricerca di verità. In che misura un manoscritto riproduce il testo originario? Quali sono gli errori che vi si trovano, e come si sono generati? Cosa significa esattamente una parola, un verso, un testo nel suo insieme? Quante sono le versioni di uno stesso testo? … “ Noi studiamo i testi letterari, ma li studiamo nel tempo, anche come espressione della cultura storica che li ha prodotti. La filologia è, quindi, una disciplina storica. Del testo che studiamo non esiste solo la copia dell’autore, ma abbiamo un testo che si trasforma in una serie di copie nell’arco di centinaia di anni. > Divina Commedia di Dante: copiata da una serie di copisti nei secoli successivi e ogni autore ha apportato qualche modifica. La filologia cerca di risalire alla versione originale del testo. L’AUTOGRAFO NEL MEDIOEVO NON ESISTE. Il testo ricostruito filologicamente è solo un’ipotesi di lavoro, non è mai esistito veramente. DECALOGO FILOLOGICO 1. L’originale dell’autore è andato perduto. 2. Il testo ricostruito filologicamente è inesistente in natura, è un’ipotesi di lavoro. 3. Nella ricerca filologica, non esistono certezze, ma solo congetture. 4. L’ipotesi più economica, più lineare, è di norma quella preferibile. 5. Il testimoniale sul quale lavoriamo è quantitativamente limitato (= molte copie sono andate perdute) > della Divina Commedia abbiamo 580 manoscritti, probabilmente dovrebbero essere 6000/7000. 6. Non siamo in grado di ricostruire con esattezza tutte le fasi di trasmissione di un testo 7. Ogni attività di copia comporta degli errori: ogni testo che viene copiato da una persona diversa avrà degli errori in più. 8. Studiare un testo medievale significa studiare anche il libro (= codice) che lo tramanda: del Medioevo non esistono dei codici mono autoriali: il libro medievale è di norma un libro miscellaneo. 9. L’esame diretto delle testimonianze manoscritte è fondamentale: quando facciamo uno studio su un’opera medievale è consigliato guardare direttamente il manoscritto. 10. Ogni risultato della nostra ricerca può essere confutato e migliorato. Il canzoniere di Petrarca è uno dei primi autografi che possediamo: ultima delle undici versioni del Canzoniere. Quali sono le pratiche della filologia quando studiamo un’opera? Dipende cosa dobbiamo mettere in evidenza: se siamo più interessati alla storia della tradizione o all’edizione vera e propria di un testo. STORIA DELLA TRADIZIONE = Studio delle trasformazioni del testo nel tempo (mi concentro su una versione del testo) o New Philology o Filologia materiale ECDOTICA = Ricostruzione del testo o Metodo lachmanniano o Metodo bédieriano § Karl Lachmann (1793 – 1851) > Stemma Codicum (dal molteplice all’uno) > più seguito Fa l’opposto di Bédier. Parte dall’analisi di tutti i manoscritti che conosce e confrontandoli elimina quelli più scorretti, per arrivare ad avere la versione di testo il più possibile vicino all’originale. Anche questa è un’operazione molto ipotetica: scartiamo qua e là manoscritti, ma molti non li abbiamo più e facciamo un’analisi su manoscritti che possediamo, senza tener conto di quelli perduti. Questo metodo ci porta a realizzare un albero di rapporti di manoscritti che assomiglia ad un albero genealogico delle casate. § Joseph Bédier (1864 – 1938) > Bon manuscrit (dall’uno al molteplice) di fronte ad una tradizione manoscritta di un testo, per dare la versione più attendibile, scelgo il testo più corretto, con meno errori. Il fatto che un manoscritto sia più antico non significa che sia però più corretto. Un codice più recente non è necessariamente più scorretto di uno più antico. Quando il manoscritto presenta problemi, Bédier si appoggia ad altri manoscritti che conosciamo, per cercare l’errore che il suo manoscritto di base presenta. METODO LACHMANNIANO o Collatio = confronto > copiare il testo in tutti i manoscritti che lo riportano o Examinatio = analisi sinottica di tutte le attestazioni o Recensio = censimento fonti (dirette e indirette) > all’interno di una poetica Questo metodo mi porta a realizzare un albero di raccolta tra manoscritti che assomiglia ad alberi genealogici. Questa rappresentazione si ottiene attraverso le fasi del metodo Lachmanniano. I GENERI PRINCIPALI DELLA LETTERATURA ROMANZA MEDIEVALE 1. L’EPICA Il nucleo fondamentale è la dicotomia tra cristiani e pagani. Il concetto base che si tramanda attraverso queste opere è: Cristiani: sempre ragione Pagani: sempre torto La poesia epica nell’Europa medievale La produzione epica non è propria solo dell’ambiente romanzo. Ne esiste anche una colta in latino e la ritroviamo anche nella tradizione germanica (Beowulf) Come si è formata questa produzione di carattere epico? Non esiste realmente una teoria valida o CLAUDE FAURIEL, “Histoire de la poésie provençale (1846)”: Epica come frutto di creazione collettiva, espressione dello spirito dei popoli o GASTON PARIS, “Histoire poétique de Charlemagne” (1865): L’epica francese non avrebbe nessun rapporto con il mito, ma con la storia, recente (di epoca carolingia) > brevi canti epico – lirici, cantilene, trasmessi oralmente ai giullari e poi aggregati e rifusi a formare poemi più lunghi. o PIO RAJNA, “Le origini dell’epopea francese” (1884): I poemi giunti sino a noi sarebbero l’ultimo prodotto di una tradizione già formata in epoca merovingia e legata a remote tradizioni germaniche. o JOSEPH BÉDIER, “Les légendes épiques, recherches sur la formation des chansons de geste (1908 – 1913)”, Collega l’origine dell’epopea francese alla collaborazione tra giullari e fondazioni monastiche a partire dall’XI sec. Sulle vie dei pellegrinaggi e delle fiere. o JOËL GRISWARD (1981): patrimonio mitico archetipico comune alle popolazioni indoeuropee. CHANSONS DE GESTE = epica Chanson> perché è eseguita oralmente dai giullari De Geste > parla di imprese militari e guerresche L’epica è scontro, battaglie, guerre. Caratteristiche dell’epica romanza medievale: § Storicità (racconto ritenuto vero) > viene considerata come storia nel Medioevo § Tematica bellica (scontro tra parti contrapposte che rappresentano una comunità e i suoi ideali) § Presenza di un eroe (nel quale la comunità si riconosce) § Autorialità individuale assente (frequente anonimato delle opere epiche) > trattata come sorta di sapere collettivo. § Aspetto performativo pubblico (esecuzione pubblica da parte di professionisti) > nasce per essere rappresentata nelle piazze. § Stile legato all’oralità (irregolarità della forma metrica, formularità, semplicità) L’EPICA IN LINGUA D’OÏL La geste du roi (Carlo Magno) Una ventina di canzoni che celebrano le gesta di Carlo Magno e dei suoi paladini, dalla sua infanzia fino alla vecchiaia. Parodia: Voyage de Charlemagne è Jerusalem et à Costantinopoli, in Alessandrini. > c’è sempre il testo aulico principale e poi una serie di parodie in cui si fa il controcanto della parte seria. Ciclo di Guglielmo d’Orange (sud Francia) 24 Chansons de Geste su 6 generazioni. L’eroe è Guglielmo (forse il conte di Tolosa, nato da Teodorico e Alda, figlia di Carlo Magno). Le vicende si svolgono quando Carlo Magno è molto vecchio o morto e gli succede il debole Ludovico il Pio, a difendere il quale sono chiamati vassalli, per tutelare i possedimenti della Corona. Trattano anche di Garin e Monglane, da cui la definizione di “Ciclo di Garin de Monglane”, e trattano del Conte Aymeri de Narbonne (padre di Guglielmo d’Orange), da cui la definizione di “”ciclo dei Narbonesi”. Ciclo dei vassalli ribelli Gruppo di canzoni datate agli ultimi decenni del sec. XII: vassalli contro un re ingiusto e inetto. REALTÀ STORICA. Reazione del mondo feudale al raPorzarsi della Monarchia sotto Filippo II Augusto (ca.1180). Raoul de Cambrai è l’espressione di una feudalità arcaica, in cui l’ereditarietà dei feudi non è ancora un obbligo. > poi a mano a mano il feudo si tramanderà di padre in figlio. Gesta dei Lorenesi Cinque canzoni che narrano le lotte fra le famiglie dei Lorenesi e dei Bordolesi. Si ritiene che la canzone più antica sia Garin le Loherain, datata alla fine del sec. XII. Canzoni di Crociata Celebrazione della vittoriosa della prima spedizione in Oriente, culminata con la conquista del Santo Sepolcro e la fondazione del Regno di Gerusalemme (1096-1099). Chanson d’Antioche, scritta da Richard le Pélerin ma pervenuta solo nel rimaneggiamento di Graindor de Douai. Nel dominio della Francia del sud non abbiamo molte attestazioni di epica, anzi pochissime. Allora, ci si domanda il motivo per cui nella Francia del Nord c’è una fioritura di Chansons de Geste, mentre nella Francia del sud non ce n’è quasi nessuna? Nella Francia del sud fiorisce la poesia lirica dei trovatori, ma non abbiamo quasi traccia dell’epica. Una delle teorie, quella portata avanti da Gaston Paris, dice che il fatto che noi possediamo in lingua D’oïl il “ciclo di Guglielmo d’Orange”, che era un signorotto feudale della Francia del sud, dimostra che dovette esistere una precedente tradizione epica occitana, che poi è andata persa a causa della crociata che ha distrutto tutto. L’EPICA IN LINGUA D’OC Il “paradosso” di Fauriel La stagione dei trovatori doveva essere stata preceduta da una stagione epica. Il Midi era stato teatro di lotte contro i musulmani e quindi la mancanza di testimonianze letterarie e manoscritti doveva essere conseguenza della distruzione arrecata dalla crociata contro gli eretici albigesi. Gaston Paris: il ciclo di Guglielmo d’Orange dimostra un preesistente tradizione epica occitana. Joseph Bédier: l’epica non è propria della letteratura occitana. > forse conviene attenersi a questa teoria. Le corti del sud erano corte indipendenti, più o meno grandi: non erano una identità geopolitica coesa, a diPerenza della Corona di Francia, che era un potere centralizzato. Nella Francia del Sud, venendo a mancare questo centralismo, è probabile che non ci fossero le basi culturali perché si sviluppasse quel genere epico che va ad esaltare questa centralità del potere romantico. OPERE Girart de Roussillon, area di transizione tra oc e oïl (medio – rodanese) = testo linguisticamente ibrido, di oltre 1000 décasyllabes, incentrato sulla lotta tra il protagonista, figlio del conte di Borgogna, e Carlo il Calvo. Daurel et Breton (seconda metà sec. XII), mutila, consta di 2220 versi, lasse rimate di décasyllabes, ricollegabile a materia dell’epica francese. Poemetti rolandiani: Ronsasvals e Roland a Saragossa, traditi da codice tardo trecentesco, rimaneggiano precedenti redazioni. Canso de la Crozada contro gli Albigesi, in alessandrini, due autori (Guilhem de Tudela [patina franco-occitana, posizione moderata] e Anonimo [a favore degli Albigesi] + il framm. Di 707 versi della Canso d’Antiocha, in lasse di alessandrini, sec. XIII L’EPICA NELLA PENISOLA IBERICA OPERE ESISTENTI Francia Spagna Circa 120 poemi epici o Cantar de mio Cid (ci è conservato da un unico manoscritto più tardo rispetto ai fatti narrati) o Frammento Roncevalles (ciclo carolingio, 100 versi, su Carlo Magno a Roncisvalle, davanti ai cadaveri dei suoi; corrisponde ai resti di un poema forse del secondo quarto del sec. XIII, collocabile in Navarra). o Testimonianze indirette L’epica castigliana è autoctona Il verso epico castigliano è irregolare (- lasse di lunghezza variabile assonanzate) MESTER DE CLERECÍA (comporre a tavolino come fanno le persone colte: non necessariamente lirica, ma anche romanzi) vs MESTER DE JUGLARÍA (comporre con irregolarità) (cuaderna vía) – (lasse assonanzate anisosillabiche) Anche qui l’epica ha avuto un percorso diverso rispetto all’epicentro della Francia. In Spagna questo tema epico viene meno anche perché ci sono delle condizioni diverse: cultura spagnola, cultura latina, cultura araba e ebrea. L’epica castigliana, quindi, è un’epica che ha dei caratteri autoctoni molto più marcati. Il protagonista è il Cid, figura esistita, un personaggio che si confronta con la devozione al re di Castiglia, ma anche con fatti politici, commerciali con gli arabi presenti sul territorio, in modo tale da trarne vantaggio. > modo di procedere estremamente ritmato, numero fisso di versi, una cesura che cade sempre dopo il settimo e un’uscita ritmica precisa per tutte le quartine. Una tecnica senza pecche, precisa: scrivere in rime perfette. Testimonianze indirette: poemi perduti su: o Los siete infantes de Lara o Sancho II o Bernardo del Carpio o Un Mainete (giovane Carlo Magno a Toledo) o Un Romanz del infant García (sull’assassino dell’ultimo conte di Castiglia) Nella Estoria de España progettata da Alfonso X si possono individuare ben 13 diversi temi epici. L’EPICA FRANCO – VENETA > lingua ibrida: francese parlato soprattutto nell’Italia settentrionale e quindi contaminato dagli elementi italiani locali. La fortuna dell’epica oitanica in Italia va inquadrata in un fenomeno più vasto, che tocca tutto il quadro dei generi letterari e include la circolazione e il trapianto anche della lirica trobadorica. (…) o Copie di originali francesi, con infiltrazioni di elementi dialettali. o Rimaneggiamenti anche liberi, con elementi di invenzione originale… o Nuove creazioni L’opera più famosa è “Entrée d’Espagne”, di un autore anonimo “padovano”, databile 1330- 1340, lingua franco – veneta, circa 16 mila versi, incompiuta. Trama: Rolando, dopo aver litigato con lo zio, lascia l’esercito francese impegnato nell’assedio di Pamplona e si reca in Terrasanta, dove compie varie imprese. o Trasformazione del paladino in cavaliere errante 2. LA LIRICA CORTESE Si intende la poesia creata in ambiente aristocratico. > definizione data da Bédier Origini: o Origine ispano – araba (kharge e strofa zagialesca) o Origine para – liturgica (versus e Scuola di San Martiale di Lomoges) o Origine folclorica (riti e feste di Calendimaggio) o Origine irlandese/ gallese (sedimentazione di tradizioni celtiche) o Tesi marxista (trasposizione poetica della struttura della società feudale) o Origine mediolatina (influenza della poesia in latino di ispirazione secolare) Non si sa quale sia l’origine più vera. Possiamo dire che l’influenza del latino è importante perché sia i clerici sia gli aristocratici si formano per la maggior parte a messa. INFLUENZA PARA – LITURGICA > manoscritto della Biblioteca Nazionale francese. INFLUENZA ARABA La Khargia è una breve strofetta ‘di donna’ che alcuni poeti arabo – andalusi (o ebreo – andalusi) dell’XI e XII secolo hanno inserito alla fine di certe loro composizioni poetiche in lingua araba (o ebraica), dette muwaššahat, con l’intento di vivacizzarne o comunque connotarne la conclusione mediante il ricordo ad un io lirico femminile che si esprime nel volgare romanzo parlato nell’Andalusia sotto il dominio arabo (il cosiddetto “mozarabico”) CANTIGAS DE AMIGO – tipico della Penisola iberica (lirica profana di matrice trobadorica in galego – portoghese) Sono un genere autoctono della lirica in lingua volgare della Penisola iberica influenzata dalla poesia trobadorica gallo-romanza, diversamente dalle cantigas de amor (argomento cortese – amoroso) e dalle cantigas de escarnho e maldizer (argomento satirico). CARATTERISTICHE: o Lamento di fanciulla per l’assenza del suo innamorato (= poeta uomo ma io lirico femminile) o Forma metrica molto semplice, con ritornello, basata sulle ripetizioni e sui parallelismi o Amore sensuale, dona virgo o Contesto naturalistico, presenza di altri personaggi/ interlocutori femminili. L’Influenza araba, soprattutto nella penisola iberica, è alla base della formazione del genere della lirica cortese. Tutti i testi della lirica cortese parlano d’amore. > la canzone d’amore aulica medievale parla dell’amore secondo una definizione più tarda, che però vale sempre ed è quella di Andrea Cappellano, “De Amore”: “l’amore è una passione innata, procede dalla vista e dal pensiero incontrollabile della forma della persona dell’altro sesso.” L’amore si esprime attraverso gli occhi della donna amata, da cui escono delle freccette che colpiscono gli occhi dell’innamorato, questa passione si stabilizza nella testa dell’innamorato che non fa altro che pensare alla donna amata, diventa un pensiero fisso e questa immagine mentale si stabilizza nel suo cuore e diventa poi la donna amata la regina del suo cuore. L’amore che si esprime è un amore spirituale. La lirica cortese si diPonde in tutta Europa: Ø Francia del sud = trovatori Ø Francia del nord = trovieri Ø Penisola iberica = Trobadores Ø Italia = Scuola siciliana Ø Germania = Minnesänger 3. IL ROMANZO Come arriviamo al romanzo di oggi? Originariamente deriva da Romanice loqui > non indicava un genere letterario, ma il parlare volgare. È un aggettivo, quindi, che indica “volgare”. Cronologia del romanzo Secolo XII > romanzo lingua volgare, cioè non in latino. Secolo XII > Romanzo = discorso orale o testo scritto in lingua volgare (neolatina)” Seconda metà del XII sec. > Romanzo indica un’opera narrativa versificata in volgare, destinata non al canto, ma alla lettura Dal sec. XIII > Romanzo = opera narrativa anche in prosa volgare Dal sec. XV – XVI > Romanzo= opera in versi o in prosa, evocante un mondo avventuroso cavalleresco, eroico galante o erotico pastorale Dal sec. XVII > Romanzo = il genere romanzo in senso moderno Il gioco tra il senso di espressione in volgare e il genere letterario si vede nel passaggio di “Benoit de Sainte – Maure, Roman de Troie (ca. 1165) vv. 33 -39” Nel Medioevo ancora non parliamo ancora di traduzione, ma di volgarizzare. Abbiamo varie materie: o Romanzi di materia antica: tutto diretto secondo la mentalità medievale. o Roman de Thè bes, anon., si ispira alla Tebaide di Stazio. o Roman d’Eneas, anon., si ispira all’Eneide di Virgilio. o Roman de Troie, autore Benoı̂t de Sainte-Maure, basato sulle compilazioni di argomento troiano dello pseudo-Ditti Cretese (sec. IV) e dello pseudo-Darete Frigio (sec. VI) - Romanzi della Bretagna: o Bé roul (normanno) e Thomas (anglonormanno), Tristan: framm. ma ricostruibile tramite poemi antico/medio tedeschi (Eilhard von Oberg, 1170-1190 Bé roul; Gottfried von Strassburg Thomas, 1210 ca.) o Chré tien de Troyes, attivo tra 1160 e Yine anni ’80, presso la Corte dei conti di Troyes. o Gautier d’Arras, Eracle (1165 ca.) per Thibaut V conte di Blois, Ille et Galeron (ca. 1167- 1178), dedicato a Beatrice di Borgogna, moglie dell’imperatore Federico I Barbarossa. ProliYicazioni e sviluppi didascalici (Yine sec. XII-prima metà sec. XIII) o Ancestral romance ‘romanzi di antenati’ (Guillaume d’Angleterre e Guy de Warewic [metà sec. XIII]). o Robert de Boron, trilogia graaliana (Joseph d’Arimathie, Merlin, Perceval). o La “saga” arturiana in prosa (Lancelot, Queste del Saint Graal, Mort le Roi Artu, Estoire del Saint Graal). BASE STORICA 4. IL RACCONTO : È una macrocategoria: si intende le forme brevi. > “la narratio brevis” Funzione: dilettare Tipologia: narrazioni neque verae neque verisimiles Forma: brevitas e linearità Pubblico: eterogeneo, anche borghese Fonti: soprattutto orali I racconti sotto sempre ci raccontano qualcosa come una morale. 1. Racconto agiografico (legendae [vita dei santi] e miraculae) 2. Racconto esemplare (facta e dicta) 3. Lais 4. Fabliaux 5. Novas > racconti che parlano di fatti eccezionali di carattere periodi 6. Vidas e razos > brevi prose biografiche che parlano della vita degli autori o sintesi dei caratteri fondamentali della narrazione di quella narrazione e razos spiegano l’idea della nascita di quel componimento 7. Racconto a cornice (di matrice orientale) 8. Novella I LAIS Forma narrativa breve profana antico – francese in distici di octosyllabes a rima baciata. - Estensione variabile da un minimo di centinaio a un massimo di mille versi (o poco più) - Produzione colta e raPinata, circolazione limitata > pochi esemplari pervenuti - Fioritura tra ultimo quarto del sec. XII e declino del sec. XIII. - Autrice più importante: Marie de France - Argomento tratto non dalla storia, ma anche dal mito, basato non su facta (res gastae), ma su ficta. - Tradizione orale > mise en écriture > estoire = ars. - Tematica amorosa (prospettiva soprattutto femminile) - Meraviglioso – personaggi aristocratici. I FABLIAUX Forma narrativa breve profana antico – francese in distici di octosyllabes a rima baciata. - Stesse caratteristiche del Lai, tranne che: § Ne è un contro – testo satirico (anche osceno) § Ne ribalta dei valori della cortesia § Include nella rappresentazione artistica la borghesia e le classi/ ambiente rurale È strettamente legato alla tradizione della favola esopica.