Appunti Capitolo 11: La Concorrenza Perfetta - Esame Microeconomia 31 PDF
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These notes cover Chapter 11 on perfect competition in microeconomics. They detail the four conditions for a perfectly competitive market: homogenous products, price takers, perfectly mobile factors, and perfect information. The summary also addresses profit maximization in the short run, explaining the relationship between total revenue, total costs, and profit.
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Appunti capitolo 11: la concorrenza perfetta Gli economisti tradizionalmente assumono che l’obiettivo principale dell’impresa sia la massimizzazione del pro tto. De niamo pro tto, o più precisamente pro tto economico, la differenza tra i ricavi totali e i costi totali,...
Appunti capitolo 11: la concorrenza perfetta Gli economisti tradizionalmente assumono che l’obiettivo principale dell’impresa sia la massimizzazione del pro tto. De niamo pro tto, o più precisamente pro tto economico, la differenza tra i ricavi totali e i costi totali, per l'uso delle risorse impiegate dall’impresa. questa de nizione differisce in modo signi cativo da quella usata dai contabili, in quanto quest'ultima non sottrai dai ricavi totali costi opportunità o costi impliciti Le quattro condizioni della concorrenza perfetta Per predire quanto produce un'impresa concorrenziale, gli economisti hanno sviluppato la teoria della concorrenza perfetta. Le condizioni che de niscono un mercato perfettamente concorrenziale sono quattro: 1. Le imprese vendono un prodotto omogeneo: in concorrenza perfetta, il bene venduto da un'impresa è un sostituto perfetto dei beni venduti da tutte le altre. Se interpretato alla lettera, tale condizione è soddisfatta raramente. 2. Le imprese assumono come dato il prezzo di mercato (sono cioè price taker): più speci camente, ogni impresa crede di non poter in uenzare il prezzo di mercato facendo variare la propria produzione. Questa condizione è in generale soddisfatta quando il mercato è servito da molte imprese, ognuna delle quali produce una frazione rilevante dell'output totale del settore. Tuttavia, non sempre necessario che nel mercato vi siano molte imprese perché esse si comportino da price-taker: anche in presenza di due sole imprese potrebbe esistere un comportamento di questo tipo qualora entrambe credano che vi siano potenziali concorrenti pronti a entrare nel settore. 3. I fattori produttivi sono perfettamente mobili nel lungo periodo: questa condizione implica fra l'altro che un'impresa se percepisce un'occasione favorevole in un determinato momento in un certo luogo, sia sempre in grado di disporre dei fattori produttivi necessari per appro ttarne. Analogamente, se la sua attività le sembra meno vantaggiosa di un'altra, può disimpegnare i suoi fattori di produzione, che si trasferiranno nei settori dove esistono impieghi migliori. Tuttavia, l'ipotesi di perfetta mobilità e spesso suf cientemente soddisfatta nella realtà, soprattutto se consideriamo che non è sempre necessario che il lavoro si trasferisca geogra camente per de nirlo mobile in senso economico. 4. Le imprese e i consumatori dispongono di informazione perfetta: un'impresa non ha motivo di uscire dal mercato si ignora che esistono condizioni più vantaggiose da qualche altra parte. Analogamente non c'è ragione perché un consumatore smetta di acquistare un prodotto per comprarne un altro della stessa qualità meno caro, a meno che non sia informato dell'esistenza del secondo bene anche la condizione di informazione perfetta non è mai soddisfatta in senso letterale: il mondo è così complesso che in inevitabilmente alcune sue caratteristiche essenziali rimangono sconosciute. La massimizzazione del pro tto nel breve periodo L’obiettivo della massimizzazione del pro tto consente di determinare la quantità di output offerta dell’impresa tale da rendere massima la differenza tra ricavi totali e costi totali. Il ricavo totale in ogni periodo è uguale al prodotto del prezzo unitario per il numero di unità vendute. Se l'impresa non vende nulla, l'impresa avrà un pro tto nullo. Quindi, per un'impresa in concorrenza perfetta, che può vendere la quantità che desidera a un prezzo di mercato costante, il ricavo totale è esattamente proporzionale all'output. La curva del ricavo totale è rappresentata dalla retta TR (total revenue): si tratta di una retta che parte dall'origine e la cui pendenza è uguale al prezzo del prodotto. Il pro tto economico viene rappresentato da: π. Può essere positivo no a determinati livelli di output no a raggiungere un massimo, per altri livelli di output inizierà a decrescere e l'impresa può registrare delle perdite in senso economico. Quando l'impresa non produce nulla, non ricava nulla e non sostiene costi variabili, ma dovrà comunque ricoprire i costi ssi (CF). Quindi, quando Q=0 allora il suo pro tto sarà uguale a -FC. Se non esiste alcun livello positivo di output per la quale l'impresa possa realizzare un pro tto maggiore -FC, la scelta migliore è quella di non produrre nel breve periodo. Il massimo punto di pro tto può essere caratterizzato anche mediante una relazione tra prezzo del prodotto e costo marginale del breve periodo. Il prezzo dell'output, che è uguale alla pendenza della curva del ricavo totale, rappresenta anche il ricavo marginale ovvero la variazione del ricavo totale che si veri ca quando varia di un'unità la quantità venduta. Il ricavo marginale è il bene cio goduto dall'impresa quando vende un'unità addizionale di output. Se l'impresa vuole massimizzare il pro tto, deve far in modo che questo bene cio sia compensato esattamente dal costo di produrre un'unità di output aggiuntiva, cioè dal costo marginale. Il prezzo di massimo pro tto può essere caratterizzato anche mediante una relazione tra prezzo del prodotto e costo marginale di breve periodo. Il prezzo dell'output, che è uguale alla pendenza della curva del ricavo totale, rappresenta anche il ricavo marginale. Formalmente si de nisce ricavo marginale la variazione del ricavo totale che si veri ca quando varia di un'unità la quantità venduta. fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fl fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Quando all'impresa conviene non produrre Abbiamo visto che la regola per la massimizzazione del pro tto nel breve periodo periodo è quella di uguagliare il prezzo al costo marginale, purché il prezzo sia superiore al valore minimo minimo dei costi medi variabili. Perché il prezzo deve essere maggiore del punto di minimo della curva AVC? La ragione è che, se questa condizione non è rispettata, è meglio per l'impresa non produrre nulla nel breve periodo. Per capire il motivo, osserviamo che il ricavo medio per unità di prodotto venduto dall'impresa coincide esattamente con il prezzo di vendita. Se il ricavo medio è inferiore al costo medio variabile, l'impresa sostiene una perdita per ogni unità di prodotto venduta; il ricavo totale dell'impresa sarà minore del costo variabile totale, quindi sarebbe meglio per l'impresa non produrre affatto (ovvero trovarsi in una condizione di produzione nulla). Quando il prezzo del prodotto è inferiore al valore minimo del costo variabile, essa sosterrebbe però perdite ancora più ingenti se producesse un livello positivo di output. Le due regole, 1) che il prezzo debba essere uguale al tratto crescente della curva del costo marginale e 2) che il prezzo debba essere maggiore del minimo costo medio variabile, de niscono insieme la la curva di offerta di breve periodo di un'impresa di concorrenza perfetta. La curva di offerta di un impresa mostra quanto output l'impresa decide di produrre per ogni livello di prezzo. La massima distanza tra due curve si ottiene nel punto in cui le rette tangenti sono parallele. La pendenza della retta del ricavo totale rappresenta il ricavo marginale (MR). La pendenza della curva del costo totale rappresenta il costo marginale (MC). In termini economici il ricavo marginale misura la variazione del ricavo totale quando varia di una unità la quantità venduta. Per l’impresa concorrenziale il ricavo marginale è uguale al prezzo di mercato. Infatti, al prezzo vigente sul mercato l’impresa concorrenziale può vendere qualsiasi quantità di prodotto senza che la sua offerta lo faccia variare. In de nitiva, la massimizzazione del pro tto in concorrenza perfetta impone l’eguaglianza tra il prezzo di mercato e il costo marginale. Si osservi che tale eguaglianza deve essere veri cata lungo il tratto crescente della curva del costo marginale. Qualsiasi altro livello di produzione, minore o maggiore, risulta non ottimale ai ni della massimizzazione del pro tto. Curva di offerta di breve periodo in concorrenza perfetta La curva di offerta di breve periodo per un'industria in concorrenza perfetta si ricava mediante un procedimento analogo a quello utilizzato per derivare la curva di domanda di mercato. In questo caso, si ssa un prezzo e si sommano le quantità che ogni impresa desidera offrire a quel prezzo, ottenendo così l'offerta dell’industria. ulteriori punti della curva di offerta dell'industria si ricavano sommando l'offerta di tutte le singole imprese per altri livelli di prezzo. Oltre all’eguaglianza tra il prezzo di mercato e il costo marginale l’impresa deve anche rispettare una seconda condizione infatti, il prezzo deve essere superiore rispetto al livello minimo dei costi medi variabili. Se ciò non avviene, l’impresa avrebbe convenienza a non produrre affatto, poiché non sarebbe in grado di coprire nemmeno i costi variabili sostenuti per la produzione. Se invece il prezzo di mercato risulta superiore rispetto al punto di minimo dei costi medi variabili, ma inferiore rispetto ai costi medi totali, allora pur realizzando un pro tto negativo all’impresa conviene continuare ad offrire il prodotto sul mercato. Ciò dipende dal fatto che se in tale situazione decidesse di cessare la produzione, incorrerebbe in una perdita ancora maggiore. In de nitiva, la curva di offerta dell’impresa di breve periodo corrisponde al tratto crescente della curva del costo marginale al di sopra della curva del costo medio variabile. L'ef cienza dell'equilibrio di breve periodo periodo in concorrenza perfetta Una delle caratteristiche più positive dei mercati in concorrenza perfetta è che essi garantiscono l'ef cienza allocativa, nel senso che gli agenti economici sfruttano completamente le possibilità di guadagno offerte dallo scambio. In concorrenza perfetta, nel breve periodo, i consumatori danno denaro alle imprese che lo utilizzano per acquistare i fattori variabili necessari a produrre l'output che vali gli stessi consumatori. Affermare che l'equilibrio concorrenziale non lascia spazio ad altri scambi reciprocamente vantaggiosi equivale a sostenere che non esiste la possibilità che consumatori e produttori si accordino per effettuare una transazione privata ad un prezzo diverso dal costo marginale. In corrispondenza del prezzo e della quantità di equilibrio di breve periodo, il valore delle risorse impiegate nella produzione dell'ultima unità di output è esattamente uguale al valore che quella stessa unità di output ha per i consumatori. Le imprese potrebbero desiderare che il prezzo fosse maggiore consumatori potrebbero lamentarsi che il prezzo sia già troppo alto. Ma consumatori e imprese non hanno incentivi a effettuare degli scambi a un prezzo differente da quello di equilibrio. In sintesi, in corrispondenza del prezzo e della quantità di equilibrio, il valore delle risorse addizionali necessarie a un'impresa per produrre l'ultima unità di output è esattamente uguale al valore dell'ultimo unità di output per gli acquirenti (il prezzo evidenziato sulla curva di domanda nel gra co a). Ciò signi ca che non possono veri carsi ulteriori scambi reciprocamente vantaggiosi. fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Il surplus del consumatore Un mercato concorrenziale è ef ciente quando massimizza il bene cio netto di coloro che vi partecipano. Nelle analisi di politiche economica è spesso utile stimare quantitativamente bene cio derivante dalla partecipazione al mercato per i consumatori e per le imprese. Il concetto di surplus del consumatore misura il bene cio che il consumatore ottiene effettuando uno scambio sul mercato. Esiste un concetto analogo per i produttori: de niamo surplus del produttore la misura del bene cio che l'impresa ricava dalla vera offerta e la quantità di output che massimizza il suo pro tto. Nel breve periodo il surplus del produttore è maggiore del pro tto economico, perché è un'impresa a cui fosse impedito di entrare nel mercato sosterrebbe per perdite di entità superiore al pro tto economico. Per misurare il surplus aggregato di tutti i produttori attivi in un mercato si sommano i surplus di tutte le imprese. Nei casi in cui l'inclinazione delle curve di costo marginale è positiva nel tratto rilevante, il surplus aggregato dei produttori può essere approssimato dall'area compresa tra la curva di offerta e la retta del prezzo di equilibrio P*. Aggiustamenti nel lungo periodo Nel lungo periodo un’impresa può adeguare la propria dotazione di capitale alle mutate condizioni di mercato. Sempre nel lungo periodo è possibile che nuove imprese decidano di entrare dal mercato qualora intravedano la possibilità di realizzare pro tti. Analogamente, imprese già operanti nel mercato possono decidere di uscire se non ottengono pro tti positivi. Questi aggiustamenti fanno si che nel lungo periodo si determini una situazione nella quale: – Il prezzo di equilibrio è pari al valore minimo della curva del costo medio – L’output è prodotto al costo unitario più basso possibile – Al venditore è pagato solo il costo di produzione – Il pro tto economico è nullo per tutte le imprese fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi SINTESI CHATGPT: Massimizzazione del pro tto - Obiettivo: Determinare la quantità di output che massimizza la differenza tra ricavi totali e costi totali. Ricavo totale (TR) - De nizione: È il prodotto del prezzo unitario per il numero di unità vendute. - Caratteristiche: - Se l'impresa non vende nulla, il pro tto è nullo. - Per un'impresa in concorrenza perfetta, TR è proporzionale all'output, con il prezzo costante. - La curva TR è una retta che parte dall'origine con pendenza uguale al prezzo del prodotto. Pro tto economico (π) - De nizione: Differenza tra ricavi totali e costi totali. - Andamento: - Può essere positivo no a un certo livello di output, raggiunge un massimo e poi decresce. - Per output troppo elevati, l'impresa può registrare perdite economiche. - Caso particolare: Se Q = 0: - Pro tto = -CF (poiché non ci sono ricavi e i costi ssi devono essere comunque coperti). - Se nessun livello positivo di output permette di superare -CF, l'impresa dovrebbe cessare la produzione nel breve periodo. Relazione tra ricavo marginale (MR) e costo marginale (MC) - Ricavo marginale (MR): - È la variazione del ricavo totale quando si vende un'unità aggiuntiva di output. - Corrisponde al prezzo del prodotto in concorrenza perfetta (pendenza della curva TR). - Rappresenta il bene cio aggiuntivo dell'impresa per ogni unità venduta. - Costo marginale (MC): - È il costo di produrre un'unità aggiuntiva di output. - Per massimizzare il pro tto, MR = MC. Condizioni per la massimizzazione del pro tto 1. MR = MC → il bene cio marginale uguaglia il costo marginale. 2. Prezzo di massimo pro tto determinato dalla relazione tra prezzo del prodotto e costo marginale nel breve periodo. Regola per la massimizzazione del pro tto nel breve periodo L'impresa deve uguagliare il prezzo al costo marginale, purché il prezzo sia superiore al valore minimo dei costi medi variabili. Se il prezzo è inferiore al valore minimo della curva AVC (costo medio variabile), è preferibile non produrre nulla nel breve periodo. Motivazione: Il ricavo medio coincide con il prezzo di vendita. Se il ricavo medio è inferiore al costo medio variabile, l'impresa subisce una perdita per ogni unità venduta. Il ricavo totale sarà minore del costo variabile totale, rendendo la produzione non conveniente. Perché interrompere la produzione con prezzo sotto il minimo AVC Quando il prezzo è inferiore al valore minimo del costo variabile, produrre un livello positivo di output comporta perdite maggiori rispetto alla condizione di produzione nulla. Regole per de nire la curva di offerta di breve periodo Il prezzo deve essere uguale al tratto crescente della curva del costo marginale. Il prezzo deve essere maggiore del minimo costo medio variabile. La curva di offerta di breve periodo di un'impresa in concorrenza perfetta mostra la quantità di output che l'impresa decide di produrre per ogni livello di prezzo. Relazione tra ricavo e costo marginale La pendenza della retta del ricavo totale rappresenta il ricavo marginale (MR). La pendenza della curva del costo totale rappresenta il costo marginale (MC). Il ricavo marginale misura la variazione del ricavo totale al variare di una unità della quantità venduta. fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Ricavo marginale per un'impresa in concorrenza perfetta È uguale al prezzo di mercato. L'impresa concorrenziale può vendere qualsiasi quantità di prodotto senza in uenzare il prezzo di mercato. Massimizzazione del pro tto in concorrenza perfetta La massimizzazione richiede l'uguaglianza tra il prezzo di mercato e il costo marginale. Questa uguaglianza deve veri carsi lungo il tratto crescente della curva del costo marginale. Qualsiasi altro livello di produzione, maggiore o minore, non è ottimale per massimizzare il pro tto. Curva di offerta di breve periodo per un'industria in concorrenza perfetta Procedura di derivazione: Si ssa un prezzo di mercato. Si sommano le quantità offerte da tutte le imprese al prezzo stabilito. Ripetendo il procedimento per altri livelli di prezzo, si ottengono i punti della curva di offerta dell’industria. Condizioni per la produzione: Il prezzo di mercato deve essere uguale o superiore al costo marginale dell’impresa. Il prezzo deve essere superiore al livello minimo dei costi medi variabili (AVC): Se il prezzo è inferiore al minimo AVC: L’impresa non copre nemmeno i costi variabili e ha convenienza a cessare la produzione. Se il prezzo è superiore al minimo AVC, ma inferiore ai costi medi totali (ATC): L’impresa continua a produrre nonostante un pro tto negativo, poiché interrompere l’attività comporterebbe perdite maggiori. Curva di offerta dell’impresa: Corrisponde al tratto crescente della curva del costo marginale al di sopra del minimo della curva dei costi medi variabili. Ef cienza dell'equilibrio di breve periodo in concorrenza perfetta Caratteristica principale: I mercati in concorrenza perfetta garantiscono ef cienza allocativa: gli agenti economici sfruttano completamente le opportunità di guadagno offerte dallo scambio. Meccanismo dell'ef cienza: I consumatori pagano le imprese, che utilizzano i ricavi per acquistare i fattori variabili necessari a produrre l'output. Non esistono scambi reciprocamente vantaggiosi al di fuori dell'equilibrio concorrenziale: nessun accordo tra consumatori e produttori è possibile per effettuare transazioni a un prezzo diverso dal costo marginale. Signi cato dell'equilibrio: Prezzo e quantità di equilibrio: Il valore delle risorse utilizzate per produrre l’ultima unità di output è uguale al valore che questa unità ha per i consumatori. Non esistono incentivi per consumatori o produttori a scambiare a un prezzo diverso da quello di equilibrio. Sintesi: Il costo delle risorse aggiuntive impiegate per produrre l’ultima unità di output è esattamente uguale al valore attribuito dai consumatori all’ultima unità acquistata. Non possono veri carsi ulteriori scambi reciprocamente vantaggiosi. fl fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Appunti capitolo 12: Il monopolio Il monopolio è una forma di mercato in cui un unico venditore offre un prodotto per il quale non esistono stretti sostituti. La differenza sostanziale tra monopolio e concorrenza perfetta è data dall'elasticità rispetto al prezzo della domanda di ciascuna impresa. Per l'impresa in concorrenza perfetta, la domanda j ha elasticità in nita: in altri termini, se l'impresa aumenta di poco il prezzo, non vende nulla. Il monopolista, invece, riesce a controllare in larga misura il prezzo del proprio prodotto. La distinzione importante tra monopolio e concorrenza perfetta è rappresentata dalla diversa elasticità della curva di domanda dell'impresa: in concorrenza perfetta, la curva di domanda di una singola impresa è orizzontale (indipendentemente dall'elasticità al prezzo della corrispondente curva di domanda di mercato), mentre la curva di domanda del monopolista coincide con la curva di domanda dell'intero mercato ed è quindi inclinata negativamente. Gli economisti hanno individuato cinque elementi, ciascuno di quali può consentire a un'impresa di rivestire una posizione di monopolio: 1. Controllo esclusivo degli output fondamentali; 2. Le economie di scala; 3. I brevetti; 4. Le economie di rete; 5. Le licenze pubbliche; La massimizzazione del pro tto economico Come per le imprese in concorrenza perfetta ipotizziamo che l'obiettivo del monopolista sia quello di massimizzare il pro tto economico. Anche in questo caso quindi, nel breve periodo ciò signi ca scegliere il livello di output tale per cui la differenza tra il ricavo totale e il costo totale di breve periodo sia massima. Le ragioni alla base di questa ipotesi sono meno convincenti rispetto al caso della concorrenza perfetta. Dopo tutto, il monopolista rischia il fallimento molto meno di un'impresa concorrenziale, dunque la tesi di massimizzazione del pro tto non si applica altrettanto bene nel caso del monopolio. La differenza fondamentale tra il monopolista e l'impresa in concorrenza perfetta è il modo in cui il ricavo totale, e quindi quello marginale, si modi ca nell'output. La curva di domanda dell'impresa in concorrenza perfetta è semplicemente una retta orizzontale in corrispondenza del prezzo di equilibrio di mercato. L'impresa in concorrenza perfetta è price-taker, perchè produce in genere una frazione irrilevante dell'output totale dell'industria e quindi non riesce ad in uenzare il il prezzo di mercato. Di conseguenza, la curva di ricavo totale dell'impresa in concorrenza perfetta è una retta che parte dall'origine con coef ciente angolare P (prezzo). Consideriamo adesso il monopolista che fronteggia una curva di domanda inclinata negativamente. Anche per questa impresa il ricavo totale è il prodotto tra prezzo e quantità. La differenza tra l'impresa in concorrenza perfetta e l'impresa monopolista è che quest'ultima, per vendere una quantità maggiore, deve ridurre il suo prezzo, e non soltanto il prezzo dell'unità addizionale, ma anche quello di tutte le altre unità che avrebbe comunque venduto. Se la curva di domanda è inclinata negativamente, il ricavo totale non aumenta proporzionalmente all'espandersi delle vendite. Come in concorrenza perfetta, la curva di ricavo totale del monopolista parte dall'origine poichè in entrambi i casi se non vende nulla non ricava nulla. Tuttavia, quando si riduce il prezzo, il ricavo totale non aumenta secondo una relazione lineare rispetto alla quantità venduta: esso cresce all'aumentare della quantità, raggiunge un massimo e poi decresce. Il livello di produzione per cui l'elasticità della domanda del prezzo è pari a 1 corrisponde al punto intermedio della curva di domanda, e in questo punto il ricavo totale è massimo. Sarebbe allora possibile realizzare un pro tto maggiore producendo un livello inferiore di output, perchè la riduzione dei costi compenserebbe la diminuzione del ricavo totale. Producendo un livello un livello inferiore di output i costi si riducono più rapidamente dei ricavi. Viceversa, se la curva di costo totale fosse meno inclinata della curva del ricavo totale, il monopolista potrebbe conseguire un pro tto più elevato espandendo la produzione, giacchè il ricavo totale aumenterebbe in misura maggiore del costo totale. In questo caso, dunque, espandendo la produzione i ricavi crescono più velocemente dei costi. Ricavo marginale L'inclinazione della curva di costo totale per ogni livello di output è uguale per de nizione al costo marginale corrispondente a quel livello di produzione. Analogamente, de niamo ricavo marginale la pendenza della curva di ricavo totale. Come per la concorrenza perfetta, possiamo considerare il ricavo marginale come la variazione nel ricavo totale dovuta alla vendita di un'unità aggiuntiva di output. Un monopolista massimizza il pro tto scegliendo il livello di output per il quale il ricavo marginale uguaglia il costo marginale raggiungendo così la condizione di ottimo. MC=MR fi fi fi fi fi fi fi fl fi fi fi fi fi Per il monopolista, il ricavo marginale è sempre inferiore al prezzo, tuttavia esiste un'eccezione a questa regola, ovvero quella del monopolista perfettamente discriminante. Un monopolista, per massimizzare il proprio pro tto, deve analizzare il rapporto tra ricavi e costi. Il pro tto economico è dato dalla differenza tra il ricavo totale (quanto incassa vendendo) e il costo totale (quanto spende per produrre). Questa differenza è massima a una quantità Q*, che si trova prima del punto in cui il ricavo totale raggiunge il suo massimo. Infatti, oltre Q*, i costi aggiuntivi superano i bene ci di ulteriori vendite. Quando un monopolista decide di abbassare il prezzo, il ricavo totale cambia per due effetti: 1. Perdita sulle vendite già esistenti. Vendere la quantità precedente a un prezzo più basso riduce il ricavo. 2. Guadagno per nuove vendite. Un prezzo più basso permette di vendere di più, aumentando il ricavo. La differenza tra questi due effetti, rapportata al numero di unità vendute in più, determina il ricavo marginale (MR). Per un monopolista, il ricavo marginale è sempre inferiore al prezzo perché deve abbassare il prezzo per tutte le unità, non solo per quelle aggiuntive. La relazione tra la curva di domanda e quella di ricavo marginale è chiave: se la curva di domanda è una linea retta, la curva di ricavo marginale è anch’essa una retta, con la stessa altezza iniziale (intercetta verticale), ma con una pendenza doppia. Il ricavo marginale diventa zero nel punto intermedio della curva di domanda, dove il ricavo totale è massimo. Per massimizzare il pro tto, il monopolista sceglie la quantità Q* in cui il ricavo marginale (MR) è uguale al costo marginale (MC), cioè il costo di produrre un’unità aggiuntiva. Il prezzo corrispondente a questa quantità è determinato dalla curva di domanda. Il pro tto economico è dato dall’area tra il prezzo, il costo medio e la quantità prodotta. Nel breve periodo, se il prezzo non copre nemmeno i costi variabili medi (AVC), il monopolista non produce perché perderebbe di più continuando l’attività. Nel lungo periodo, il monopolista regola la produzione in modo che il costo marginale di lungo periodo (LMC) sia uguale al ricavo marginale, ssando il prezzo e la quantità ottimali per massimizzare il pro tto. La discriminazione di prezzo Il monopolista vende tutta la sua produzione ad un unico prezzo. In realtà, i monopolisti spesso ssano dei prezzi differenti per i diversi acquirenti, una pratica conosciuta come discriminazione di prezzo. Quando la discriminazione di prezzo è attuabile, il monopolista può trasformare parte dei bene ci del consumatore in pro tto. Tuttavia, non tutti gli incrementi di pro tto possono realizzarsi attraverso la discriminazione di prezzo ricadono sui consumatori. L'ef cienza aumenta man mano che il monopolista espande la produzione verso il livello corrispondente all'intersezione tra curva di domanda e curva di costo marginale. Vendite in mercati separati o discriminazione di prezzo di terzo tipo: Questa forma di discriminazione prevede che il monopolista segmenti i consumatori in mercati separati, applicando prezzi diversi in ciascun mercato. Il livello di output che massimizza il pro tto complessivo si ottiene quando la curva di ricavo marginale aggregato (EMR), risultante dalla somma orizzontale delle curve di ricavo marginale dei singoli mercati (MR1 e MR2), interseca la curva di costo marginale. Nei singoli mercati, il ricavo marginale è uguale quando vengono vendute quantità ottimali di output, ad esempio 4 unità nel mercato 1 e 6 unità nel mercato 2, per un totale di 10 unità. Discriminazione perfetta di prezzo (o di primo tipo): Questa è la forma più estrema di discriminazione, in cui il monopolista applica un prezzo diverso a ogni consumatore, per ogni unità di output acquistata. In questo modo, il monopolista cattura tutto il surplus del consumatore, raggiungendo il massimo livello possibile di segmentazione del mercato. Discriminazione di prezzo di secondo tipo: In questo caso, il monopolista applica prezzi differenti a scaglioni di consumo. Ad esempio, il primo scaglione (da 0 a Q1) viene venduto a un prezzo più alto (P1), il secondo scaglione (da Q1 a Q2) a un prezzo inferiore (P2) e il terzo scaglione (da Q2 a Q3) a un prezzo ancora più basso. Anche se questa strategia non si basa sulle caratteristiche individuali dei consumatori, consente comunque al monopolista di estrarre una parte signi cativa del surplus del consumatore, sfruttando le variazioni nelle preferenze o nei livelli di consumo. Discriminazione di prezzo tramite auto-identi cazione dei consumatori: Questa strategia prevede che il monopolista offra condizioni particolari per accedere a uno sconto, lasciando ai consumatori la possibilità di auto-identi carsi. Ad esempio, il consumatore potrebbe accettare determinate condizioni di acquisto per ottenere un prezzo ridotto. Tariffa in due parti: Un’ulteriore forma di discriminazione consiste nell’imporre una tariffa composta da due elementi: un prezzo per unità di output e una quota ssa. Ad esempio, il monopolista potrebbe applicare un prezzo unitario pari a P' e richiedere una quota di iscrizione annuale pari all’area del surplus del consumatore (EFG). In questo modo, il monopolista riesce a catturare l’intero surplus del consumatore, aumentando ulteriormente i pro tti. fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Perdita di ef cienza in monopolio Come valutare il benessere sociale in presenza di un monopolio? Si può dimostrare che, in generale, il surplus totale in monopolio è inferiore rispetto al surplus totale in concorrenza. In questo senso il monopolio comporta una perdita netta di benessere sociale (deadwheight loss). Si noti che se il monopolista è in grado di discriminare perfettamente il prezzo non vi è alcuna perdita di ef cienza. In tal caso, tuttavia, si pone un problema di equità. fi fi Appunti capitolo 13: Concorrenza imperfetta Sia la concorrenza perfetta che il monopolio rappresentano forme idealizzate di mercato, Sono utili per generare intuizioni sulle tendenze generali, ma si incontrano raramente nella pratica. ambiente perfettamente competitivo: le imprese ignorano le azioni degli avversari ambiente monopolistico: l'azienda non ha avversari di cui preoccuparsi. Forme di mercato intermedie tra monopolio e concorrenza perfetta. le imprese sono in grado di in uenzare il prezzo di mercato. Differenziazione di prezzo: verticale (o per qualità) prodotti diversi per natura. Il prodotto è migliore rispetto a quello dei concorrenti in modo oggettivo. orizzontale, prodotti diversi per le caratteristiche o attributi che presentano. conta il fattore soggettivo. Concorrenza monopolistica Forma di mercato in cui le imprese operano in concorrenza, ma possono differenziare il prodotto e in uenzare il prezzo. Caratteristiche fondamentali: - elevato numero di piccole/ medie imprese - non ci sono barriere d'entrata nel mercato - differenziazione del prodotto ( prodotti non del tutto eterogenei/ stretti succedanei ma non sostituti perfetti) La curva di domanda di ciascuna impresa è inclinata negativamente, proprio perchè i prodotti sono considerati stretti sostituti. Inoltre, l'ipotesi che nel mercato ci siano più imprese implica che ciascun produttore prenda le proprie decisioni di prezzo e quantità supponendo che esse non abbiano alcun effetto sul comportamento dei concorrenti; poichè i prodotti sono stretti sostituti, ciò implica che la curva di domanda percepita dalla singola impresa sia molto elastica. Una caratteristica fondamentale del modello di Chamberlin implica che tutte le imprese abbiano la stessa posizione nel mercato. Quando esamina la propria curva di domanda, un impresa ipotizza che i concorrenti non reagiscano alle sue decisioni di prezzo e quantità. Tuttavia, per la simmetria tra le imprese, ciò che conviene fare a una, conviene a tutte le altre. Di conseguenza l'impresa ha davanti a se due differenti curve di domanda: la prima descrive che cosa succede quando soltanto essa varia il prezzo, la seconda rappresenta come si modi ca per l'impresa la quantità domandata quando tutti i prezzi variano congiuntamente. E' importante sottolineare che, nel modello di Chamberlin ,non è necessario ipotizzare che un produttore non riesca a prevedere che le sue strategie di prezzo sono le stesse che verranno adottate dai concorrenti con un'analoga posizione di mercato, al contrario egli potrebbe esserne perfettamente consapevole. Tuttavia, egli sa che non sono le sue decisioni di prezzo a causare modi che nelle strategie dei concorrenti. Così, quando considera le possibili conseguenze di una variazione del proprio prezzo, egli nisce con l'esaminare soltanto gli spostamenti lungo la curva di domanda di un'impresa che opera nel mercato secondo il modello di Chamberlin. Differenze principali tra mercato perfettamente competitivo e modello di Chamberlin: 1. La concorrenza perfetta permette di raggiungere l'ef cienza allocativa, mentre ciò non vale per la concorrenza monopolistica. In concorrenza perfetta il prezzo è esattamente uguale al costo marginale di lungo periodo, e ciò signi ca che vengono sfruttate tutte le opportunità per aumentare il benessere collettivo attraverso lo scambio. In concorrenza monopolistica il prezzo è superiore al costo marginale anche nel lungo periodo. Per questa ragione alcuni consumatori attribuiscono a un'unità addizionale di output un valore superiore a quello delle risorse necessarie alla sua produzione. Le imprese in concorrenza monopolistica vorrebbero riuscire a trovare il modo per ridurre il prezzo sulla quantità domandata da tali consumatori senza dover diminuire quello sulla quantità che riescono a vendere a un prezzo elevato. Se riuscissero a farlo, il benessere di tutti aumenterebbe. 2. In concorrenza perfetta il costo marginale è uguale al prezzo in equilibrio. Ciò fa si che un'impresa a cui si presenti l'opportunità di soddisfare un nuovo ordinativo all'attuale prezzo di mercato possa permettersi di reagire con indifferenza. In concorrenza monopolistica, invece, il prezzo è maggiore del costo marginale e per tale ragione l'impresa è più entusiasta di ricevere nuovi ordini. 3. Pro ttabilità di lungo periodo: le posizioni di equilibrio dell'impresa in concorrenza perfetta e in concorrenza monopolistica nel modello di Chamberlin sono le stesse: la libertà di entrata annulla in entrambi i casi il pro tto economico nel lungo periodo. Per la stessa ragione, la libertà di uscita dal mercato garantisce che in nessuno dei due modelli si sostengano perdite economiche nel lungo periodo. Modello spaziale di concorrenza monopolistica Il punto cruciale del modello spaziale della concorrenza monopolistica è il trade-off tra il desiderio di ridurre i costi di produzione, da un lato, e quello di aumentare la varietà o il numero delle localizzazioni produttive dall'altro. Il grado ottimale di varietà dal punto di vista collettivo dipende da numerosi fattori: di solito, la fi fi fi fi fi fi fl fl fi differenziazione cresce all'aumentare della densità della popolazione e del costo del trasporto (dove in generale, il "costo di trasporto" misura la disponibilità a pagare per avere il prodotto con le caratteristiche preferite). Il grado di differenziazione ottimale è correlato negativamente con il costo dell'investimento iniziale necessario a produrre un bene dotato di nuove caratteristiche. Il mercato rispetta, in un certo senso, un criterio di equità, poichè il costo della differenziazione viene sostenuto soprattutto da coloro che le attribuiscono un valore maggiore. Mercato oligopolista Forma di mercato a concorrenza imperfetta a numero limitato di imprese tra cui esiste un interdipendenza reciproca tra le imprese. Inoltre, il numero di imprese è minore del numero dei consumatori. Nel mercato viene scambiato un prodotto omogeneo. Il modello di competizione spaziale pone in luce l'interdipendenza tra le imprese. Ciascun venditore cerca la migliore localizzazione, sapendo che essa dipende dal luogo in cui si collocheranno le altre imprese. Modello di Cournot Secondo il modello di Cournot ogni impresa suppone che le sue concorrenti continuino a produrre il medesimo livello di output. Chiamiamo duopolio un modello oligopolistico in cui sono attive due imprese, a volte si indica questo modello con il nome di modello di duopolio di Cournot. L'ipotesi fondamentale del modello di Cournot è che ogni duopolista consideri costante la quantità prodotta dal concorrente, cioè la ritenga invariabile rispetto alle sue decisioni di produzione. Pur trattandosi di una forma molto debole di interdipendenza, anche in questo caso il comportamento di ogni impresa in uenza signi cativamente le decisioni della sua concorrente. Nel modello di Cournot l'equilibrio viene raggiunto in corrispondenza dell'intersezione delle funzioni di reazione dei duopolisti. Qui, nessuna impresa ha incentivo a cambiare unilateralmente la propria quantità, dato che la quantità scelta massimizza il proprio pro tto in funzione della quantità scelta dall'altra. Modello di Brettard Secondo il modello di Brettard, quello che davvero interessa ai consumatori è il confronto tra i livelli di prezzo ssati dalle due imprese. Il modello di Brettard ipotizza che ogni produttore stabilisca il proprio livello di prezzo assumendo che quello ssato dal concorrente rimanga costante. supponiamo che le condizioni di domanda e di costo siano quelle del modello di Cournot: ipotizziamo inoltre che l’impresa 1 ssi inizialmente il livello di prezzo. Di conseguenza, l’impresa due è posta di fronte a tre strategie alternative: 1. Può stabilire un prezzo più elevato di quello dell’impresa uno, ma in questo caso non riuscirebbe a vendere nulla 2. Può ssare lo stesso prezzo dell’impresa uno: i produttori si ripartirebbero così la quantità domandata dal mercato per quel livello di prezzo; 3. Può offrire un prezzo marginalmente inferiore a quello ssato dall’impresa uno e quindi servire l’intera domanda di mercato. La terza alternativa è decisamente la più pro ttevole. Se il prezzo è soltanto marginalmente inferiore a quello dell’impresa 1, infatti, l’impresa 2 realizzerà un livello di pro tto doppio rispetto al caso in cui scelga la strategia due. Come nel modello di Cournot , anche in quello di Bertrand i due polisti sono identici, quindi la strategia dipenderà un prezzo marginalmente inferiore a quello del concorrente la scelta ottimale per entrambe le imprese. È inutile dire che non può esistere un equilibrio se le due imprese continuano a ridurre il prezzo di offerta in modo che sia inferiore a quello della concorrente. Tale processo prosegue no a quando raggiunge il suo limite economico naturale, ovvero nché il prezzo non coincide con il costo marginale, a questo punto ogni impresa serve metà della domanda di mercato. Una variazione apparentemente modesta nelle ipotesi sul comportamento delle imprese determinano un equilibrio totalmente diverso consideriamo ora come un’altra piccola variazione nelle ipotesi iniziali relative al comportamento delle imprese possa portare a un altro equilibrio. Gra camente, il punto di intersezione delle due curve di reazione rappresenta l'equilibrio di Bertrand. In questo punto, entrambe le imprese scelgono i prezzi ottimali, considerando le scelte dell'altra. Caratteristica del punto di equilibrio: Entrambe le imprese ssano lo stesso prezzo, che sarà pari al costo marginale ( 1= 2= ). Modello di Stackelberg Una forma più soddisfacente di interdipendenza tra le imprese è presentata nel modello di Stackelberg, in cui un’impresa ricopre il ruolo di leader e l’altra si adegua alle decisioni della prima. Questo modello ha una struttura simile a quello di Cournot, ma, mentre per Cournot entrambe le imprese considerano ssa la quantità prodotta dalla concorrente, per Stackelberg l’impresa leader sfrutta strategicamente la funzione di reazione dell’altro giocatore. fi fi 𝑃 fi 𝑃 𝑀 𝐶 fi fi fi fl fi fi fi fi fi fi fi fi La teoria dei giochi Collusione e dilemma del prigioniero La principale caratteristica dei mercati oligopolistici è l'interdipendenza tra le imprese. La teoria dei giochi spesso costituisce un utile strumento per analizzare l'interazione strategica tra le imprese in oligopolio. Nei mercati oligopolistici, le decisioni di ciascuna impresa (come prezzo, quantità o investimento) dipendono dalle scelte degli altri concorrenti. Secondo questa teoria sono tre gli elementi che caratterizzano il gioco (inteso in senso tecnico come qualsiasi situazione di interazione strategica): 1. i giocatori, ovvero le imprese che operano nel mercato 2. le strategie a disposizione, ad esempio il prezzo o la quantità da vendere 3. i pay-off associati a tutte le possibili combinazioni di strategie, cioè a tutte le possibili conclusioni del gioco (pro tto massimo) Alcuni giochi come il dilemma del prigioniero, sono caratterizzati dalla presenza di una strategia dominante, cioè una strategia che permette di realizzare un pay off più elevato indipendentemente dalla strategia seguita dall'avversario. Per capire in che senso il dilemma del prigioniero sia analogo al problema che affrontano le imprese che ceravano di colludere ( cioè di collaborare), consideriamo due imprese che sono le uniche fornitrici di un determinato bene in un determinato mercato, ad esempio l'acqua minerale. Supponiamo che le due imprese decidano di stringere un accordo collusivo, in base alla quale ognuna delle due dovrebbe produrre la metà dell'output di equilibrio in condizione di monopoli, e dovrebbe vendere la propria produzione al prezzo di monopolio. Tuttavia, nulla garantisce che le imprese rispettino il patto. I pay off dipendono dalla combinazione delle strategie che adottano i duopolisti. In particolare, ogni impresa ha due strategie: rispettare l'accordo o defezionare. Ipotizziamo che defezionare signi chi ridurre il prezzo di un'unità. Che cosa accadrebbe se un'impresa rispetta l'accordo mentre l'altra defeziona? Poichè entrambe vendono un prodotto identico, l'impresa che decide di defezionare può servire l'intera domanda di mercato, proprio perchè il suo prezzo di offerta è inferiore. Poichè ogni impresa può adottare due strategie, quindi cooperare o defezionare, vi sono in totale quattro possibili combinazioni delle strategie delle imprese. In questo caso, la strategia dominante è quella di defezionare. Ciò signi ca che, violando l'accordo, ogni impresa consegue un pay off più elevato, qualunque sia la strategia adottata dall'avversaria. In questo esempio le imprese non peggiorano in maniera particolarmente grave la loro condizione scegliendo di defezionare invece di cooperare. Inoltre, non è necessario che un impresa desideri di eliminare l'avversaria, al contrario potrebbe essere una strategia difensiva, poichè si teme razionalmente che l'altra impresa non rispetti l'accordo. Si innesca così un processo di successivi ribassi che termina soltanto quando il prezzo raggiunge il livello del costo marginale. Si raggiunge l'equilibrio di Bertrand. A quel punto nessuna impresa realizza un extra pro tto. Dilemma del prigioniero ripetuto Il dilemma del prigioniero si applica anche a situazioni con più giocatori, come nel caso delle imprese che cercano di colludere. In questi scenari, ogni partecipante deve scegliere tra cooperare o defezionare. Sebbene la cooperazione porti a bene ci collettivi maggiori, la defezione rimane la strategia dominante per ogni giocatore, causando costi elevati dovuti all’incapacità di collaborare. Per superare questo problema, è necessario adottare meccanismi che incentivino il rispetto degli accordi attraverso punizioni per chi tradisce, rendendo così vantaggiosa la cooperazione. Un esempio ef cace di tale meccanismo è la strategia del “colpo su colpo” (tit for tat), che si basa su un principio semplice: alla prima interazione si coopera, mentre nelle interazioni successive si replica il comportamento dell’altro giocatore. Se l’avversario coopera, si continua a collaborare; se defeziona, si risponde con una defezione, ma si è disposti a riprendere la cooperazione se l’altra parte cambia atteggiamento. È dimostrato che il “colpo su colpo” è una strategia vincente, e che garantisce guadagni medi superiori rispetto ad altre strategie, a patto che vengano rispettate alcune condizioni: Interazioni ripetute con gli stessi giocatori, permettono di stabilire un rapporto di ducia. Memoria delle mosse precedenti, per identi care chi ha defezionato. Interesse al futuro, poiché la minaccia di punizioni incentiva la cooperazione. Numero inde nito di interazioni, perché conoscere il numero totale di incontri favorisce la defezione man mano che si avvicina l’ultimo turno, rendendo inef cace la strategia. Nei rapporti commerciali, le imprese tendono a cooperare con i fornitori per garantire relazioni future, mentre in situazioni di fallimento, dove la continuità del rapporto non è prevista, la cooperazione tende a scomparire. Nonostante la sua ef cacia, il “colpo su colpo” presenta delle limitazioni. Funziona meglio in contesti con pochi giocatori: quando il numero di partecipanti aumenta, diventa dif cile punire selettivamente chi defeziona, e la punizione rischia di penalizzare tutti. Inoltre, la presenza di nuovi concorrenti rende più complesso mantenere gli accordi collusivi, poiché le imprese potrebbero preferire defezionare per ottenere pro tti immediati. La fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi strategia fallisce anche quando il numero di interazioni è noto, perché la defezione. In concorrenza perfetta, un'impresa non ha mai convenienza a reclamizzare il proprio prodotto: poiché è soltanto una tra le tante imprese che producono un bene omogeneo, riuscirebbe a conquistare una frazione irrilevante dell'incremento di domanda dovuto alla pubblicità. In concorrenza monopolistica, invece, ha un incentivo in tal senso: poiché i prodotti sono differenziati, la pubblicità spesso consente alle imprese di spostare verso l'esterno la loro curva di domanda in modo sostanziale. In primo luogo, persone che non avevano mai usato quel prodotto vengono informate della sua esistenza e alcune di loro lo acquisteranno; in secondo luogo, chi già utilizza un prodotto simile può essere indotto, proprio dalla pubblicità, a modi care le sue scelte a favore del prodotto pubblicizzato. Mentre il primo effetto fa aumentare le vendite complessive del settore, il secondo si limita a ridistribuire quantità complessivamente date tra le imprese presenti nel settore. L’equilibrio di Nash concetto fondamentale della teoria dei giochi. Esso descrive una situazione in cui ogni giocatore sceglie la strategia che massimizza il proprio payoff, considerando le scelte degli altri partecipanti. In questa con gurazione, nessun giocatore ha interesse a cambiare unilateralmente la propria strategia, poiché ciò non migliorerebbe il suo risultato. Un esempio classico è il dilemma del prigioniero, in cui ogni giocatore dispone di una strategia dominante e il risultato del gioco coincide con l’equilibrio di Nash: entrambi i partecipanti adottano la loro strategia dominante, indipendentemente dalle decisioni dell’altro. Tuttavia, non tutti i giochi presentano strategie dominanti per tutti i giocatori. L’equilibrio di Nash, quindi, è una combinazione di strategie in cui ciascun giocatore ottiene il miglior risultato possibile dato il comportamento degli altri, senza alcun incentivo a deviare dalla propria scelta. È importante sottolineare che per raggiungere un equilibrio di Nash non è necessario che tutti i giocatori abbiano strategie dominanti, ma solo che ciascuno scelga razionalmente in funzione delle azioni degli altri. Strategia del maxmin: scelta dell’alternativa che massimizza il più basso tra i play-off che si possono ottenere. fi fi Appunti capitolo 15: L'equilibrio generale e l'ef cienza dei mercati I singoli mercati non sono separati tra di loro, al contrario esistono molte relazioni tra di essi. Ad esempio una crisi nel mercato dell’auto in uenza negativamente quello della componentistica, dei pneumatici e così via. Per comprendere pienamente il funzionamento dell’economia è indispensabile analizzare in che modo si raggiunge l’equilibrio in tutti i mercati. Uno dei più semplici modelli di equilibrio generale è quello di un' economia di puro scambio. In un sistema economico di puro scambio non esiste produzione ed è composto da due soli individui e due soli beni (ci sono due soggetti A e B che si scambiano i beni X e Y). La condizione iniziale dei due individui può essere rappresentata (oltre che con gli assi cartesiani) da un diagramma rettangolare detto scatola di scambio di Edgeworth, ovvero un diagramma utilizzato per analizzare l'equilibrio generale di un'economia di scambio. Ci consente di rappresentare contemporaneamente: – le preferenze dei due individui per i due beni – la dotazione iniziale dei beni – tutte le possibili allocazioni nali dei beni Partendo dalla dotazione iniziale, i due individui possono scambiarsi i beni e raggiungere un equilibrio in cui almeno uno ha un maggiore livello di benessere. Ne è soddisfatta almeno tanto quanto lo sarebbe con Y. Nel punto in cui le curve di indifferenza dei due individui sono tangenti non è più possibile procedere ad ulteriori miglioramenti. Tale punto rappresenta una allocazione Paretoottimale. Un’allocazione è Pareto-ottimale se è realizzabile e se non esiste un'altra allocazione tale da porre almeno un individuo in una posizione migliore senza peggiorare la situazione di nessun altro. In ogni punto all'interno della scatola di Edgeworth, la somma delle quantità individuali dei beni x e y equivale all'ammontare complessivamente disponibile del beni. Spostandosi da R a T, entrambi i soggetti raggiungono una curva di indifferenza più alta, a cui è legato un maggior livello di soddisfazione. Ogni punto all'interno della regione ombreggiata giace su curve di indifferenza più alte, per entrambi i soggetti, di quelle passanti per il punto T. In corrispondenza dell'allocazione M, non sono piu possibili ulteriori scambi mutuamente vantaggiosi. Il saggio marginale di sostituzione del cibo in termini di vestiario è lo stesso, in M. per entrambi i soggetti. Un’allocazione è superiore in senso paretiano se almeno un individuo la preferisce e se l’altro ne è soddisfatto almeno tanto quanto lo era nell’allocazione iniziale. In una scatola di Edgeworth esistono in niti punti Pareto- ottimali. L’insieme di tutti i punti Pareto-ottimali rappresenta la curva dei contratti, giacchè in quei punti devono necessariamene trovarsi i "contratti nali" volontariamente de niti da soggetti razionali e ben informati. In altri termini, la curva dei contratti identi ca tutti i modi ef cienti di dividere i due beni tra i consumatori. Il luogo dei punti di tangenza nella scatola di Edgeworth è detto curva dei contratti. Un punto che non giace sulla curva dei contratti non può essere il risultato nale di scambi volontari, poiché entrambe le parti preferiranno sempre spostarsi da quel punto verso un'allocazione appartenente alla curva del contratti. Il criterio paretiano di ottimalità non ha valenza assoluta Esso dipende dall’allocazione iniziale dei beni tra gli individui Un’allocazione nale può essere Pareto-ottimale ma, allo stesso tempo, del tutto iniqua Partendo da F, i soggetti, attraverso lo scambio, arriveranno a un punto sulla curva dei contratti compreso tra U e V. Si fermeranno tanto più vicini a V quanto migliori saranno le abilità di contrattazione di Anna rispetto a quelle di Bruno. Partendo da G, essi nirebbero sul tratto della curva dei contratti compreso tra W e Z. Nell’economia sempli cata che abbiamo visto, la contrattazione diretta tra gli individui determina la posizione nale. Nelle economie di mercato dove operano contemporaneamente milioni di individui, l’equilibrio nale si raggiunge attraverso il meccanismo dei prezzi. Quando, ad un determinato prezzo, vi è un eccesso di domanda per un bene molti acquirenti saranno disposti a pagare di più rispetto a tale prezzo. A parità di offerta, il prezzo di quel bene aumenterà rispetto al prezzo degli altri beni e, per questa via, l’eccesso di domanda per quel bene viene riassorbito. Con un prezzo relativo pari a Pv0/Pc0 sia Anna sia Bruno intendono vendere 20 unità di cibo e acquistare 20 unità addizionali di vestiario. L'equilibrio generale richiede, tuttavia, che l'ammontare venduto da una parte debba uguagliare l'ammontare acquistato dall'altra. Né il mercato del cibo né quello del vestiario sono, in questo caso, in equilibrio. Una semplice economia di scambio è in equilibrio quando gli eccessi di domanda per entrambi i beni sono esattamente uguali a 0. Al prezzo relativo (Pv/Pc)=6/5 Anna desidera acquistare 12 unità di cibo, che è esattamente l'ammontare che Bruno vuole vendere; d'altra parte, Anna desidera vendere 10 unità di vestiario, pari esattamente all'ammontare desiderato da Bruno. E è l'allocazione iniziale e 1 il prezzo relativo inizialmente chiamato dal banditore. Il vincolo di bilancio HH' individua tutti i panieri che possono essere raggiunti a partire a E e con un rapporto di scambio pari a 1. Lo stesso vincolo di bilancio vale sia per l'individuo A che per l'individuo B. Al prezzo relativo di 1 si crea un fi fi fl fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi eccesso di domanda di vestiario e un eccesso di offerta di cibo. In equilibrio si realizza la condizione di eguaglianza dei saggi marginali di sostituzione di A e di B con il prezzo relativo dei beni MRSA=MRSB=PV/PC Si osservi che l’equilibrio concorrenziale determina i prezzi relativi tra i beni e non i prezzi assoluti. Questo importantissimo risultato consente di affermare che i mercati competitivi consentono il raggiungimento di un equilibrio che è Paretoef ciente. Qualsiasi allocazione sulla curva dei contratti può essere ottenuta come equilibrio concorrenziale. In estrema sintesi questo è il teorema della mano invisibile ipotizzato da Adam Smith. In equilibrio, nei mercati concorrenziali vengono sfruttati completamente tutti i possibili vantaggi dello scambio. In equilibrio si realizza la condizione di eguaglianza dei saggi marginali di sostituzione di tutti gli individui con il prezzo relativo dei beni. L'equilibrio concorrenziale determina i prezzi relativi tra i beni e non i prezzi assoluti. Primo teorema dell'economia del benessere: l'equilibrio in mercati competitivi è Pareto-ef ciente. In estrema sintesi questo è il teorema della mano invisibile ipotizzato da Adam Smith. EFFICIENZA PARETIANA ED EQUILIBRIO IN CONCORRENZA PERFETTA: IL I TEOREMA DELL'ECONOMIA DEL BENESSERE Esiste un legame stretto tra ef cienza paretiana ed equilibrio in un mercato di concorrenza perfetta → applicazione del concetto della "mano invisibile". I teorema fondamentale dell'economia del benessere: "in un sistema economico di concorrenza perfetta nel quale vi sia un insieme completo di mercati, un equilibrio concorrenziale, se esiste, è un ottimo paretiano". Da notare la rilevanza che assume l'assunto della completezza dei mercati. Il l° teorema dell'economia del benessere non ha portata propositiva. EFFICIENZA ED EQUITÁ: IL II TEOREMA DELL'ECONOMIA DEL BENESSERE L'ottimo paretiano non garantisce la condizione di equità; può essere cioè non desiderabile. Il piani catore sociale può ovviare ad un rischio simile? Si Il secondo teorema dell'economia del benessere recita: "se sono rispettate alcune condizioni relative alle funzioni di utilità individuali e di produzione (insiemi di preferenze e di produzione convessi), in presenza di mercati completi, qualsiasi posizione di ottimo paretiano può essere realizzato come equilibrio concorrenziale, previa un'adeguata distribuzione delle risorse (0 dotazioni iniziali) tra gli individui. Il II° Teorema è interpretato come un metodo di divisione dei compiti in capo allo Stato e al mercato. Secondo teorema dell'economia del benessere: qualsiasi allocazione sulla curva dei contratti può essere ottenuta come equilibrio concorrenziale. Cambiando opportunamente la dotazione iniziale degli individui è possibile pervenire a qualsiasi punto della curva dei contratti come risultato di un equilibrio concorrenziale. Equità concettualmente separata da ef cienza. Se le curve di indifferenza sono convesse, qualsiasi allocazione ef ciente può essere ottenuta attraverso un' opportunità scelta dalle dotazioni iniziali e dei prezzi relativi. Per aggiungere E, per esempio, annunciamo un prezzo relativo pari alla pendenza di HH', la tangente comune a IA2 e IB2, e diamo ai consumatori, come dotazione iniziale, un paniere che giaccia su di un punto qualsiasi di HH', per esempio M. Ef cienza nella produzione Il ragionamento da seguire per costruire la scatola di Edgeworth riferita alla produzione è analogo a quello seguito nello scambio. La condizione di minimizzazione dei costi (e di massimizzazione dei pro tti) implica che il saggio marginale di sostituzione tecnica è identico per tutte le imprese. Dall’unione di tutti i punti ef cienti nella produzione si ricava la curva dei contratti della produzione. L'ammontare di capitale dell'impresa V in ogni punto è misurata dalla distanza verticale da OV. I valori corrispondenti dei fattori dell'impresa C sono misurati, rispettivamente, dalla distanza verticale e orizzontale Oc In ogni punto all'interno della scatola di produzione di Edgeworth, la somma delle singole dotazioni di fattori delle due imprese è uguale all'ammontare totale disponibile dei fattori, K=50 per il capitale e L=100 per il lavoro. La curva dei contatti è il luogo dei punti di tangenza tra gli isoquanti. Ef cienza nella combinazione dei beni La frontiera delle possibilità produttive rappresenta l’insieme di tutte le combinazioni di beni che possono essere prodotte con date quantità di fattori produttivi. La pendenza della frontiera delle possibilità produttive misura il saggio marginale di trasformazione (MRT), ossia il tasso al quale un output può essere scambiato con un altro. In altre parole, il MRT misura il costo opportunità di un bene in termini di un altro bene. Ogni punto sulla curva dei contratti nella scatola della produzione di Edgewoth (a) da origine a speci che quantità di produzione si cibo e di vestiario. Le coppie cibo-vestiario che corrispondono ai punti sulla curva dei contratti sono riportate nel gra co (b): l'insieme di questi punti è detto frontiera delle possibilità produttive. Spostamenti fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi verso l'alto a destra della curva dei contratti corrispondono a spostamenti verso il basso lungo la frontiera delle possibilità produttive. L’ef cienza nella combinazione dei fattori produttivi richiede l’uguaglianza tra il MRS e il MRT. L’economia competitiva, oltre che garantire l’ef cienza nello scambio e nella produzione, è in grado di garantire anche questo importante risultato. In Z il MRT è inferiore al MRS di Anna nel punto W. Producendo 2 unità in meno di cibo, possiamo produrre 2 unità in più di vestiario. Se diamo 1,5 ad Anna e le 0,5 a Bill, entrambe le parti staranno meglio... ma l'ef cienza richiede che MRS=MRT. L'equilibrio generale di mercati concorrenziali garantisce l'uguaglianza di MRT e MRS dei consumatori se: MRT = ΔC/ΔV = Pv / Pc I MRT è pari al rapporto dei costi marginali nelle due produzioni: MRT =ΔC/ΔV = (ΔCTv)/(ΔV) / (ΔСТc)(ΔС) = CMv / CMc La riduzione di una unità di produzione di vestiario libera risorse pari a CMv Le unità aggiuntive di cibo che possono essere prodotte grazie alla riduzione di una unità di produzione di vestiario è data dal rapporto tra unità di risorse liberate riducendo il vestiario e unità assorbite da ogni unità addizionale di cibo. In un mercato concorrenziale le imprese, per massimizzare i pro tti, uguagliano costo marginale e prezzo. In tal modo viene garantita l'uguaglianza del MRT ai prezzi e quindi ai MRS di ogni consumatore. Per produrre 1 unità addizionale di vestiario in Z è necessario un valore di lavoro e di capitale pari al MC di V, ogni unità di cibo in meno che produciamo in Z consente di avere una disposizione maggiore di quantità di lavoro e capitale in misura pari al MC di C. Per ottenere unità aggiuntiva di V dobbiamo rinunciare a MC(V)/MC(C) unità di C (=MRT). Bene ci del commercio internazionale L’apertura di un paese al commercio internazionale non modi ca la frontiera delle possibilità produttive. Tuttavia, l’effetto dell’apertura al commercio internazionale è quello di accrescere il valore dei beni disponibili per il consumo interno. Con una opportuna ridistribuzione delle dotazioni iniziali, un’economia di libero scambio sarà sempre superiore ad una chiusa al commercio internazionale. In assenza di commercio internazionale, l'equilibrio competitivo dell'economia è in J. Con la possibilità di comprare e vendere sui mercati mondiali. l'economia massimizza il valore totale della propria produzione in Z, la combinazione produttiva in corrispondenza della quale il saggio marginale di trasformazione uguaglia il prezzo relativo internazionale Pv/ Pc. Lungo BB', il vincolo di bilancio internazionale, l'economia sceglie dunque di consumare l'allocazione che uguaglia il saggio marginale di sostituzione di ogni consumatore al rapporto Pv/Pc. Se ciò avviene in T, il Paese esporterà (V*-V**) unità di vestiario e importerà (C**-C*) unità di cibo. Imposte in equilibrio generale La tassazione e i sussidi interferiscono con l’allocazione ef ciente delle risorse in quanto determinano una divergenza nei prezzi relativi a cui rispondono da un lato i consumatori, dall’altro le imprese. Ciò tuttavia non signi ca che imposte e sussidi non debbano essere utilizzati. Esistono molti beni e servizi che non possono essere offerti in altro modo se non attraverso l’intervento pubblico nanziato con l’imposizione scale. Un' imposta sul cibo distorce le scelte dei soggetti e causa uno spostamento dei consumi dal cibo verso il vestiario. Se l'allocazione originale era Pareto-ottimale, la nuova allocazione non lo sarà. Il saggio marginale di trasformazione risulterà maggiore del saggio marginale di sostituzione. Vi sarà troppo vestiario e troppo poco cibo. Altre fonti di inef cienza I mercati, in realtà, possono essere inef cienti per molte ragioni. Altre possibili cause di fallimento di mercati: – presenza di potere di mercato: ad esempio monopoli od oligopoli – presenza di esternalità e di beni pubblici – informazione incompleta e/o asimmetrica fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi