Economia Politica - Concorrenza Monopolistica PDF
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Questo documento discute la concorrenza monopolistica, una struttura di mercato che combina elementi di concorrenza perfetta e monopolio. Il documento analizza le caratteristiche come la molteplicità di venditori, la differenziazione del prodotto e la libertà di entrata/uscita. Inoltre, esplora il confronto con la concorrenza perfetta e il ruolo della pubblicità.
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ECONOMIA POLITICA ================= CAPITOLO 15 CONCORRENZA MONOPOLISTICA ------------------------------------- In questo capitolo analizzeremo quei mercati che coniugano alcune caratteristiche della concorrenza perfetta con alcune del monopolio Tale struttura è detta di concorrenza monopolistic...
ECONOMIA POLITICA ================= CAPITOLO 15 CONCORRENZA MONOPOLISTICA ------------------------------------- In questo capitolo analizzeremo quei mercati che coniugano alcune caratteristiche della concorrenza perfetta con alcune del monopolio Tale struttura è detta di concorrenza monopolistica, un altro esempio di concorrenza imperfetta, che descrive un mercato con le seguenti caratteristiche: - Molteplicità di venditori. Molte imprese competono per lo stesso gruppo di consumatori. - Differenziazione del prodotto. Ogni impresa produce un prodotto leggermente differente da quello dei concorrenti o per caratteristiche fisiche o per il modo in cui viene percepito dai consumatori. L'impresa ha un certo controllo sulla misura in cui può differenziare il proprio prodotto rispetto a quello dei concorrenti, riducendo il grado di sostituibilità e suscitando nel consumatore una certa fedeltà alla marca. Dunque, invece di subire il prezzo, l\'impresa in concorrenza monopolistica si confronta con una curva di domanda con pendenza negativa. - Libertà di entrata e uscita. Le imprese possono entrare nel (o uscire dal) mercato senza restrizioni. Quindi il numero delle imprese presenti nel mercato si aggiusta in modo da far tendere il profitto economico a zero. ### La concorrenza con prodotti differenziati #### L'impresa in concorrenza monopolistica nel breve periodo Ogni impresa in un mercato in concorrenza monopolistica è, in qualche misura, un monopolista: il suo prodotto è diverso da quello delle altre imprese attive nel medesimo mercato, quindi la sua curva di domanda ha pendenza negativa. Dunque, per massimizzare il profitto, l'impresa in concorrenza monopolistica sceglie la quantità da produrre in modo che il costo marginale sia uguale al ricavo marginale; poi, facendo riferimento alla curva di domanda, sceglie il prezzo corrispondente a quella quantità. Immagine che contiene diagramma, linea, testo, Diagramma Descrizione generata automaticamente In entrambe le parti della figura la quantità che massimizza il profitto viene individuata dall'intersezione della curva di costo marginale con quella di ricavo marginale, ma le due parti mostrano risultati diversi vista del profitto: nella parte (a) il prezzo è maggiore del costo medio totale, quindi l\'impresa rea- lizza un profitto; nella parte (b) il prezzo è minore del costo medio totale e l\'impresa, non riuscendo a realizzare un profitto positivo, si limita a minimizzare le perdite. Un\'impresa in concorrenza monopolistica determina quantità e prezzo esattamente come farebbe un monopolista. Nel breve periodo queste due strutture di mercato sono sostanzialmente analoghe. #### L'equilibrio di lungo periodo il profitto stimola l\'ingresso di nuovi concorrenti, e ciò provoca uno spostamento verso sinistra della curva di domanda rilevante per ciascuna impresa. Al diminuire della domanda dei prodotti delle imprese esistenti, i profitti subiscono una contrazione. Le imprese del settore che prima dell\'entrata dei nuovi concorrenti riuscivano a malapena a sopravvivere potrebbero ora trovarsi a realizzare profitti insufficienti e, di conseguenza, potrebbero decidere di lasciare il mercato. Il processo di entrata e di uscita continua finché le imprese attive nel mercato non realizzano un profitto economico nullo ![](media/image2.png) La figura 15.2 descrive l'equilibrio di mercato nel lungo periodo. Raggiunto il punto di equilibrio, le nuove imprese non hanno alcun incentivo a entrare nel mercato, mentre le imprese presenti nel mercato non sono incentivate a uscirne. Si noti che in questa figura la curva di domanda tocca la curva di costo medio totale in un solo punto: in termini matematici si dice che le due curve sono tangenti. Questo è necessariamente vero, dal momento che il processo di entrata e uscita delle imprese nel mercato ha reso il profitto nullo; ed essendo il profitto unitario pari alla differenza tra il prezzo (individuato sulla curva di domanda) e il costo medio totale, il massimo profitto è nullo solo se queste due curve si toccano senza mai intersecarsi. In sintesi, sono due le caratteristiche che descrivono l'equilibrio di lungo periodo in un mercato in concorrenza monopolistica: - Come in un mercato monopolistico, il prezzo è maggiore del costo marginale. - Come in un mercato concorrenziale, il prezzo è uguale al costo medio totale. #### Concorrenza monopolistica e concorrenza perfetta a confronto Immagine che contiene testo, diagramma, linea, schermata Descrizione generata automaticamente Tra le due condizioni ci sono due differenze notevoli: la capacità produttiva in eccesso e il mark-up. LA CAPACITÀ PRODUTTIVA IN ECCESSO La parte (a) della figura 15.3 mostra che la quantità prodotta in questo punto è minore di quella che minimizza il costo medio totale; ciò significa che, in concorrenza monopolistica, l'impresa si colloca nella porzione decrescente della curva di costo medio totale. Dunque, il caso della concorrenza monopolistica si differenzia drasticamente da quello della concorrenza perfetta: come mostra la parte (b) della figura 15.3, la libertà di entrata e uscita porta l'impresa in concorrenza perfetta a produrre la quantità corrispondente al costo medio totale minimo. In altre parole, l\'impresa in concorrenza monopolistica, diversamente dall\'impresa perfettamente concorrenziale, potrebbe ridurre il proprio costo medio totale aumentando la produzione. IL MARK-UP SUL COSTO MARGINALE Per l\'impresa in concorrenza perfetta il prezzo è uguale al costo marginale, come mostrato nella parte (b) della figura 15.3; per l\'impresa in concorrenza monopolistica, invece, che dispone di un certo potere di mercato, il prezzo è maggiore del costo marginale, come mostrato nella parte (a). Come si spiega l'esistenza di un mark-up sul costo marginale in condizioni di libertà di entrata e profitto nullo? La condizione di profitto nullo impone soltanto che il prezzo sia uguale al costo medio totale e non che il prezzo debba essere uguale al costo marginale. Infatti, nel lungo periodo, l\'impresa in concorrenza monopolistica opera nella porzione decrescente della curva di costo medio totale, così che il costo marginale è minore del costo medio totale; quindi, se il prezzo è uguale al costo medio totale, deve essere necessariamente maggiore del costo marginale. #### Concorrenza monopolistica e benessere sociale L\'equilibrio del mercato in concorrenza monopolistica è desiderabile dal punto di vista della società nel suo complesso? Una fonte di inefficienza è il mark-up del prezzo sul costo marginale: alcuni\ attribuiscono al bene un valore superiore al costo di produzione ma inferiore al prezzo e, perciò, rinunciano ad acquistarlo. Dunque, anche in concorrenza monopolistica si genera la perdita secca di benessere normalmente associata al prezzo di monopolio. Sebbene tale risultato sia chiaramente peggiore di quello ottimale garantito dall'uguaglianza tra prezzo e costo marginale in concorrenza perfetta, lo Stato non dispone di strumenti adatti a correggerlo facilmente: per farlo, dovrebbe regolamentare il comportamento di tutte le imprese che producono beni differenziati e, poiché tali prodotti sono prevalenti nell\'economia, l\'onere amministrativo di provvedimenti del genere sarebbe eccessivo. Un\'altra possibile inefficienza della concorrenza monopolistica è legata al numero delle imprese che operano nel mercato, che potrebbe essere diverso da quello socialmente ottimo: ovvero, potrebbe aver luogo un numero eccessivo o insufficiente di ingressi. Un modo per inquadrare tale problema è considerare le esternalità associate all\'entrata nel mercato. Quando un\'impresa decide di entrare in un mercato, lo fa prendendo in considerazione i potenziali profitti futuri, ma la sua entrata provoca anche due effetti esterni: - L\'esternalità della varietà del prodotto. Poiché i consumatori beneficiano di un certo surplus in virtù dell'introduzione del nuovo prodotto, l'entrata nel mercato genera un'esternalità positiva per i consumatori. - L\'esternalità della sottrazione di quote di mercato. Poiché le altre imprese perdono quote di mercato e profitti a causa dell'entrata di un nuovo concorrente, a questa è associata un'esternalità negativa per le imprese esistenti. In conclusione, possiamo soltanto limitarci ad affermare che i mercati in concorrenza monopolistica non hanno le medesime implicazioni positive per il benessere sociale dei mercati in concorrenza perfetta. Questo significa che non sono in grado di garantire la massimizzazione del surplus totale; ma, poiché le inefficienze sono complesse, difficili da misurare e da rimediare, lo Stato non dispone di strumenti di facile utilizzo per migliorare il risultato ottenuto dalle forze del mercato. ### La pubblicità e il branding Tale comportamento è connaturato alla concorrenza monopolistica: quando nello stesso mercato sono attive molte imprese che vendono prodotti differenziati e applicano prezzi superiori al costo marginale, ognuna di esse ha un forte incentivo a pubblicizzare la propria attività e a cercare di affermare il proprio marchio, per attrarre il maggior numero possibile di consumatori verso il proprio prodotto e fidelizzare i clienti. #### Il dibattito sulla pubblicità La pubblicità è semplicemente uno spreco di risorse, o ha una funzione socialmente utile? Determinare il valore sociale della pubblicità è difficile e spesso genera accesi dibattiti tra gli economisti. Prendiamo in considerazione i punti di vista di entrambi gli schieramenti. L\'ACCUSA Chi critica la pubblicità afferma che le imprese investono in pubblicità per manipolare le preferenze dei consumatori e che la maggior parte degli annunci pubblicitari ha carattere psicologico, più che informativo. I critici affermano inoltre che la pubblicità è un ostacolo alla concorrenza. Infatti, la pubblicità tenta spesso di convincere il pubblico che tra i prodotti ci sia una differenza maggiore di quella realmente esistente, rafforzando la percezione della differenziazione dei prodotti e stimolando la fedeltà alla marca, la pubblicità distrae l'attenzione dei consumatori dalle differenze di prezzo tra beni simili. A fronte di una curva di domanda meno elastica, le imprese possono applicare un mark-up maggiore sul costo marginale. LA DIFESAdifensori della pubblicità affermano che le imprese ricorrono alla pubblicità per diffondere presso i consumatori informazioni relative al prodotto la pubblicità comunica il prezzo dei beni offerti, le qualità e le caratteristiche principali del bene o servizio, l'esistenza di nuovi prodotti e la localizzazione dei punti vendita. Tali informazioni permettono al consumatore di formulare decisioni d'acquisto migliori e, così, accrescono la capacità del mercato di allocare le risorse in maniera efficiente. I fautori della pubblicità affermano anche che questa stimola la concorrenza: permettendo a tutti i consumatori di essere più informati sulle imprese che operano nel mercato e sui prodotti che offrono, la pubblicità fa in modo che questi possano avvantaggiarsi dei differenziali di prezzo, riducendo il potere di mercato delle singole imprese. Inoltre, la pubblicità favorisce l\'ingresso di nuove imprese nel mercato, perché dà ai nuovi entranti la possibilità di sottrarre clienti alle imprese esistenti. #### La pubblicità come segnale di qualità I difensori della pubblicità affermano che anche i comunicati che sembrano non contenere alcuna informazione utile in realtà possono dire al consumatore qualcosa sulla qualità del prodotto: la volontà di un'impresa di spendere molto denaro nella pubblicità può essere di per sé un segnale per il consumatore sulla qualità del prodotto offerto Al contrario, un magro investimento non permette di segnalare al consumatore la qualità di un prodotto. Quindi, se venissero pubblicizzati sia il biscotto buono, sia quello mediocre, il consumatore non potrebbe inferire alcunché sulla qualità del nuovo prodotto dal fatto che questo viene pubblicizzato. Con il passare del tempo il consumatore imparerebbe a ignorare le campagne pubblicitarie che comportano bassi investimenti. Questa teoria può spiegare perché molte aziende siano disposte a pagare grandi attori o personaggi celebri per campagne pubblicitarie che sembrano non offrire alcuna informazione sul prodotto. L\'informazione rilevante nonè il contenuto del messaggio pubblicitario, ma semplicemente la sua esistenza e l'investimento che comporta. #### Marchi e branding La pubblicità è strettamente legata al branding, ovvero alla differenziazione del marchio. In molti mercati sono presenti due tipi di imprese: quelle che vendono prodotti con un marchio diffusamente conosciuto e quelle che vendono sostituti generici. Molto spesso l\'impresa che vende prodotti di marca spende in pubblicità più delle concorrenti che offrono prodotti generici, e pratica un prezzo più elevato. Così come c\'è disaccordo sul valore economico della pubblicità, c\'è disaccordo anche sull'importanza economica dei marchi e del branding. I critici dei marchi affermano che il branding tende a far percepire al consumatore differenze che in realtà non esistono. In tempi più recenti gli economisti hanno cominciato a difendere il ruolo dei marchi come un modo per garantire al consumatore la qualità di ciò che acquista, sulla base di due argomentazioni tra loro correlate. In primo luogo, il marchio fornisce al consumatore informazioni sulla qualità, ove la qualità non sia percepibile in anticipo rispetto all\'acquisto. In secondo luogo, il marchio crea un incentivo a continuare a produrre beni di qualità, poiché l'impresa ha un interesse economico a difendere la reputazione del proprio marchio. Si noti che il branding non individua necessariamente un prodotto di alta qualità. Il branding è principalmente un mezzo attraverso il quale un'impresa genera nel consumatore un\'associazione, e quando questa gli diventa familiare sarà piu probabile che il consumatore si dimostri fedele al marchio Il dibattito sui marchi riguarda dunque l'applicabilità̀ dell\'ipotesi di razionalità al consumatore che sceglie un prodotto di marca preferendolo a un sostituto generico. I critici dei marchi affermano che i prodotti di marca sono il risultato di una reazione irrazionale del consumatore alla pubblicità; i difensori dei marchi, invece, affermano che i consumatori hanno un\'ottima ragione per pagare di più ciò che potrebbero ottenere a meno: la certezza del livello qualitativo del prodotto che acquistano. ### Conclusione ![Immagine che contiene testo, schermata, Carattere, ricevuta Descrizione generata automaticamente](media/image4.png) CAPITOLO 16 L'OLIGOPOLIO ------------------------ Nei mercati oligopolistici possono essere presenti migliaia di imprese, ma le vendite sono dominate da un numero ristretto di venditori; si dice quindi che il mercato è concentrato nelle mani di poche imprese. Il rapporto di concentrazione esprime la quota del mercato totale che fa capo a un determinato numero di imprese. Per esempio, se il rapporto di concentrazione calcolato per le prime due imprese è pari al 90%, quelle due imprese vantano complessivamente una quota di mercato del 90%; analogamente, il rapporto di concentrazione calcolato su cinque imprese potrebbe essere pari al 75%, a indicare che le cinque imprese più grandi del mercato controllano il 75% delle vendite complessive. In un mercato oligopolistico sono presenti solo poche imprese, pertanto è improbabile che si facciano una concorrenza spietata; le loro interazioni strategiche assumono invece un'importanza cruciale. Di conseguenza, le azioni del singolo venditore possono avere notevoli conseguenze sul profitto degli altri venditori. Questo significa che le imprese oligopolistiche sono interdipendenti in un modo totalmente sconosciuto alle imprese concorrenziali ### Le caratteristiche dell'oligopolio La caratteristica principale dei mercati oligopolistici è la presenza di un numero relativamente ridotto di imprese dominanti, ognuna delle quali può offrire un prodotto identico o simile a quello degli altri produttori. #### La differenziazione Nei mercati oligopolistici le imprese offrono prodotti simili, ma potrebbero tentare di differenziarsi in qualche modo. Per esempio, una birra chiara è spesso indistinguibile da molte altre, ma ciò nonostante le imprese produttrici di birra tentano di convincere i consumatori che la propria birra chiara è diversa dalle altre. Alcune birre si differenziano per gradazione alcolica, apporto calorico, design della bottiglia, persistenza dell'effervescenza dopo l'apertura, e così via. Per segmentazione del mercato si intende il modo in cui le imprese suddividono i consumatori in gruppi con abitudini di acquisto simili o accomunati da caratteristiche quali età, cultura, genere, reddito #### L'interdipendenza I mercati oligopolistici sono dominati da poche grandi imprese legate da un rapporto di interdipendenza: ogni impresa influisce su tutte le altre attraverso le proprie azioni e può reagire alle decisioni prese dalle altre. Ciascuna impresa nel mercato compie le proprie scelte, ma nel farlo deve tener conto delle possibili reazioni dei concorrenti Questa interdipendenza può creare un conflitto tra cooperazione e interesse privato. tuttavia, dato che l'obiettivo di ogni oligopolista è il massimizzare il proprio profitto, vi sono forti incentivi che impediscono agli oligopolisti di mantenere nel tempo il risultato di monopolio. #### L'esempio del duopolio Per comprendere il comportamento degli oligopoli, consideriamo l\'esempio più semplice: quel- lo di un mercato nel quale operino due sole imprese, detto duopolio. Immaginiamo una città nella quale due individui --- Giacomo e Giuliana --- siano proprietari degli unici due pozzi dai quali si pompa acqua potabile. Ogni sabato Giacomo e Giuliana si incontrano per decidere quanta acqua pompare per venderla in città, al prezzo che la domanda sarà in grado di sostenere. Immagine che contiene testo, schermata, numero, Carattere Descrizione generata automaticamente La tabella 16.1 riporta la scheda di domanda d'acqua della città. La prima colonna mostra la quantità totale domandata, la seconda il prezzo. Sei proprietari dei due pozzi vendono 10 litri d'acqua, il prezzo è di 110 euro al litro; se ne vendono 20 litri, il prezzo scende a 100 euro al litro; e così via. L'ultima colonna della tabella 16.1 mostra il ricavo totale dalla vendita di acqua, pari alla quantità venduta moltiplicata per il prezzo. Dato che il costo marginale dell'acqua è nullo per ipotesi, il ricavo totale corrisponde al profitto. Passiamo ora a considerare come l'organizzazione del mercato dell'acqua ne condizioni il prezzo e la quantità venduta. #### Concorrenza, monopolio e cartello Molto spesso le imprese in oligopolio sono spinte a creare alleanze: un accordo tra imprese sulla quantità da produrre e il prezzo da applicare viene detto **collusione**, e il gruppo di imprese che agisce in maniera coordinata viene detto **cartello.** In presenza di un cartello, in effetti, è come se il mercato fosse servito da un monopolista: possiamo quindi applicare alla situazione l'ipotesi di monopolio. Un cartello deve accordarsi non soltanto sulla quantità totale da produrre, ma anche sulla quantità prodotta da ciascun membro, con la consapevolezza che ognuno di essi desidera per sè la quota di mercato più rilevante, poiché a essa corrisponde un profitto maggiore. #### L'equilibrio in regime di oligopolio Sebbene gli oligopolisti vogliano formare cartelli per godere di profitti monopolistici, spesso non ci riescono. Le norme sulla concorrenza proibiscono accordi espliciti tra gli oligopolisti; inoltre, il disaccordo tra i membri dell'oligopolio sulla spartizione delle quote di mercato a volte rende la collusione impraticabile. Gli oligopolisti trarrebbero vantaggio dalla cooperazione, perché ciò permetterebbe loro di realizzare un profitto di monopolio; ma dato che perseguono il proprio interesse, non riescono a raggiungere l'equilibrio di monopolio e a massimizzare il profitto congiunto. Ciascun oligopolista è tentato di incrementare la quantità prodotta per conquistare una maggiore quota di mercato e, dato che tutti si comportano allo stesso modo, la produzione totale aumenta e il prezzo diminuisce. Allo stesso tempo il perseguimento dell\'interesse individuale non spinge tale processo fino alle estreme conseguenze della concorrenza perfetta: come il monopolista, anche l'oligopolista è conscio del fatto che gli aumenti della quantità prodotta fanno diminuire prezzi e profitti. Per questa ragione il processo si ferma prima di raggiungere il livello di produzione in corrispondenza del quale il prezzo è uguale al costo marginale, come vorrebbe la regola dell'impresa concorrenziale. un equilibrio di Nash è una situazione nella quale i soggetti economici, attraverso l'interazione reciproca, determinano la propria strategia ottimale, date le strategie scelte dagli altri soggetti. **In sintesi, se le imprese oligopolistiche decidono individualmente la quantità da produrre in funzione della massimizzazione del profitto individuale, finiscono per produrre una quantità superiore a quella di monopolio, ma inferiore a quella prodotta in concorrenza perfetta.** **Il prezzo di oligopolio è inferiore a quello di monopolio, ma superiore a quello concorrenziale.** #### Gli effetti delle dimensioni dell'oligopolio sul risultato del mercato Quando il mercato oligopolistico si popola di più imprese, esattamente come se ci fossero due soli venditori, i membri del cartello dovrebbero accordarsi sulle rispettive quote di produzione e trovare un modo per far rispettare l'accordo. Con l'aumento dei partecipanti, tuttavia, la possibilità di costituire un cartello stabile è sempre più labile. All'aumentare delle dimensioni del gruppo, diventa sempre più difficile raggiungere un accordo e farlo rispettare. Se non formano un cartello -- magari a causa del divieto imposto dalla normativa antitrust -- gli oligopolisti decidono autonomamente la quantità da produrre. Ogni venditore deve affrontare delle decisioni che riguardano la propria produzione, soppesando due effetti: \- **L'effetto quantità:** dato che il prezzo è maggiore del costo marginale, vendere una quantità maggiore di prodotto accresce il profitto. **- L'effetto prezzo:** all'aumentare della produzione aumenta la quantità venduta e, quindi, il prezzo del bene diminuisce, riducendo il profitto anche su tutti gli altri beni venduti. Se l'effetto quantità è maggiore dell'effetto prezzo, il proprietario dell'impresa decide di aumentare la produzione; se l'effetto prezzo è maggiore dell'effetto quantità, il proprietario decide di non aumentarla.\ Quanto maggiore è il numero dei venditori, tanto minore è l'effetto che il singolo provoca sul prezzo di mercato; ovvero, quanto maggiore è il numero delle imprese, tanto minore è l'effetto prezzo. Quindi, all'aumentare del numero dei partecipanti all'oligopolio, il mercato oligopolistico tende ad assomigliare sempre più a un mercato concorrenziale: il prezzo si avvicina progressivamente al costo marginale e la quantità prodotta al livello socialmente efficiente. ### La teoria dei giochi e l'economia della cooperazione La **teoria dei giochi** è lo studio del comportamento individuale in situazioni strategiche. Con il termine «strategico» denotiamo le situazioni nelle quali ciascun individuo, nel decidere quali azioni intraprendere, deve tenere conto di come reagiranno gli altri individui. Dato che il numero delle imprese in un mercato oligopolistico è ridotto, ogni impresa deve tenere un comportamento strategico. Ciascuna impresa sa che il proprio profitto dipende non solo dalla quantità che produce, ma anche dalla quantità prodotta dalle altre imprese. La teoria dei giochi è di estrema importanza per comprendere il comportamento delle imprese in regime di oligopolio Ogni gioco vede protagonisti due o più attori o giocatori che si confrontano con svariate opzioni o strategie. Il processo decisionale determina diversi risultati o payoff. Si ipotizza che ciascun giocatore sia consapevole dei propri obiettivi e in grado di identificare i payoff della strategia prescelta. Tuttavia, ciascun giocatore sa anche che il rivale si confronta con le stesse decisioni e strategie, e che anche queste sono associate a payoff. Di conseguenza, ciascun giocatore si deve mettere nei panni dell'altro prima di decidere la propria strategia. Le scelte sono rappresentate sotto forma di una **matrice dei payoff,** una tabella che mostra le possibili combinazioni di risultati (payoff) a seconda della strategia prescelta da ciascun giocatore. ![Immagine che contiene testo, schermata, Carattere, linea Descrizione generata automaticamente](media/image6.png) #### Il dilemma del prigioniero Il dilemma del prigioniero è un gioco che evidenzia le effettive difficoltà della cooperazione. Molto spesso gli individui decidono di non cooperare tra loro anche se la cooperazione potrebbe essere vantaggiosa per tutti; nel linguaggio della teoria dei giochi una strategia è detta **strategia dominante** se rappresenta la migliore scelta possibile per un giocatore, indipendentemente dalle strategie prescelte dagli altri. Il conflitto tra interesse personale e cooperazione esemplificato dal dilemma del prigioniero è molto simile alla tensione che esiste tra le imprese in concorrenza imperfetta, e in particolare tra gli oligopolisti. Nei giochi tra membri di un oligopolio, il profitto che ciascun giocatore guadagna dipende dalle proprie decisioni di produzione, ma anche dalle decisioni di produzione dell'altro oligopolista. E questo dimostra il perché gli oligopolisti solo raramente riescono ad appropriarsi del profitto del monopolista. L'esito di monopolio è razionale per l'oligopolio nel suo complesso; ma, considerato indipendentemente dagli altri, ciascun oligopolista ha un forte incentivo a violare i patti. Proprio come spinge il prigioniero a confessare, così il perseguimento dell'interesse personale rende difficile per l'oligopolio mantenere un accordo cooperativo per limitare la produzione, mantenere elevati i prezzi e realizzare un profitto di monopolio. **Altri esempi del dilemma del prigioniero:** ** Pubblicità:** se nessuna impresa investe in pubblicità, entrambe si dividono il mercato; se entrambe fanno pubblicità, ancora una volta si dividono il mercato, ma realizzano profitti più bassi, dato che ciascuna delle due imprese deve sostenere i costi della pubblicità; se una delle due imprese non investe in pubblicità e l'altra sì, quest'ultima sottrae consumatori alla prima. ** Risorse collettive:** nel gioco tra due imprese che estraggono petrolio dal medesimo giacimento, il profitto di ciascuna dipende, oltre che dal numero di pozzi che trivella, anche dal numero di pozzi trivellati dall'impresa concorrente. Immagine che contiene testo, schermata, Carattere, Pagina Web Descrizione generata automaticamente #### l'equilibrio di Nash Al centro delle idee di John Nash vi era una combinazione di giochi cooperativi e non cooperativi: nei primi vi sono accordi applicabili fra i giocatori), nei secondi no. L'aspetto fondamentale, in entrambi i casi, è che i giocatori sanno di non poter prevedere con certezza cosa farà l'altro. Allo stesso tempo, ciascun giocatore sa cosa vuole, ma è consapevole che tutti gli altri giocatori pensano in maniera analoga a lui. Le soluzioni elaborate da Nash sono fondate su questo modo di pensare, in cui ciascun giocatore deve cercare di mettersi nei panni degli altri. La posizione di «equilibrio» si raggiunge quando ogni giocatore prende la decisione che rappresenta il miglior risultato possibile in relazione alle decisioni degli altri giocatori. L'equilibrio di Nash può essere definito come un punto nel quale nessun giocatore può migliorare la propria condizione, tutti hanno adottato la strategia migliore e non intendono modificarla. Esiste un modo per imporre il rispetto degli accordi? E cosa succede quando il gioco viene ripetuto più volte?\ Rispondo a queste domande due economisti: Thomas Schelling e Robert Aumann.\ La teoria dei giochi cooperativi ipotizza che ci sia un insieme di risultati o di accordi noti a tutti i giocatori e che ogni giocatore abbia un ordine di preferenze rispetto a tali risultati. La teoria dei giochi non cooperativi ipotizza che i giocatori abbiano una serie di strategie che possono usare per ottenere un risultato, e che ogni giocatore abbia un ordine di preferenze rispetto ai risultati. Ogni giocatore cerca di massimizzare il proprio payoff, pur sapendo che un qualche accordo è preferibile alla rurale senza di accordo. Schelling ha suggerito che potrebbe essere nell'interesse del giocatore peggiorare le proprie opzioni in modo da guadagnare concessioni da un altro giocatore. Le difficoltà sorgono quando entrambe le parti in un conflitto assumono posizioni che sono percepite come irreversibili e inconciliabili. Il risultato può essere una situazione di stallo e un conflitto potenzialmente grave. Inoltre, ulteriori complicazioni possono accadere alla luce delle minacce e delle azioni dei concorrenti: i giocatori potrebbero dover riconoscere che il costo dell\'inganno per conseguire un beneficio di breve periodo è di gran lunga controbilanciato dal costo a lungo termine della perdita di fiducia che risulta dall'inganno. Le relazioni fra i giocatori devono essere valutate nel contesto della ripetizione del gioco per un dato periodo di tempo. Il contributo più noto di Aumann è nel campo della cooperazione a lungo termine nella teoria dei giochi. Aumann si è domandato quale sarebbe la situazione di equilibrio se il gioco fosse ripetuto più volte e se ciascun prigioniero tentasse di massimizzare il payoff medio di ciascun gioco. Aumann ha dimostrato che, in una tale situazione, il risultato di equilibrio è la cooperazione, perché qualsiasi violazione dell'accordo nel breve periodo può essere soggetta a ritorsione in un momento futuro, ed entrambi i giocatori ne sono consapevoli. Questo lavoro è stato ulteriormente esteso in ricerche successive, che hanno preso in considerazione le strategie che un giocatore potrebbe adottare in giochi ripetuti con informazioni incomplete. Tale situazione offre ai giocatori l'incentivo a nascondere o cercare di sottacere le informazioni ai rivali. #### Il dilemma del prigioniero e il benessere sociale In alcuni casi l'equilibrio non cooperativo può essere dannoso sia per la società, sia per le parti in causa (es. risorse collettive: spreco); inoltre, se gli oligopolisti si accordano e si comportano come un monopolio, il risultato è vantaggioso per le imprese e dannoso per i consumatori del prodotto Perché a volte si riesce a cooperare I cartelli a volte riescono a mantenere l'accordo collusivo, nonostante gli incentivi a violare gli accordi che ogni partecipante si trova a fronteggiare. Nello stilare l'accordo iniziale sul livello e sulle quote di produzione, possono anche specificare cosa accadrà in caso di violazione dei patti, come per esempio la minaccia della ritorsione. -\> La collusione tacita: la ripetizione del gioco può condurre anche a un risultato in apparenza collusivo, ma che in realtà è determinato dalla consapevolezza delle imprese di essere interdipendenti. Quando il comportamento delle imprese conduce a un risultato di mercato che appare anticoncorrenziale, ma deriva da tale consapevolezza di interdipendenza, si parla di collusione tacita, #### i giochi sequenziali Nel formulare le proprie decisioni di produzione e di prezzo, è possibile che una delle imprese scelga prima delle altre: in questo contesto, si dice che compie la **prima mossa.** A quel punto, le altre imprese nel mercato hanno il vantaggio di poter compiere la propria scelta strategica sapendo già cosa ha deciso di fare l'impresa che ha fatto la prima mossa. In questo caso le scelte strategiche delle imprese sono compiute nel contesto di un **gioco sequenziale.** Nei mercati oligopolistici le scelte delle imprese possono riguardare il livello del prezzo o della quantità, il lancio di una campagna pubblicitaria, l'introduzione di una nuova versione del proprio prodotto, e così via. \- se X fissa prezzo basso, Y non entra nel mercato. X realizza un profitto maggiore \- Se X fissa prezzo elevato, Y entra nel mercato con un prezzo inferiore. Il profitto di X diminuisce ![Immagine che contiene testo, schermata, linea, diagramma Descrizione generata automaticamente](media/image8.png) L\'impresa Y è nella posizione di poter osserva- re le azioni dell\'impresa X: se vede che questa fissa un prezzo basso, la sua scelta migliore è di non entrare nel mercato. Di conseguenza, l\'impresa X potrebbe ritenere che, fissando un prezzo basso, eviterà l\'ingresso del rivale nel mercato e potrà così realizzare un profitto di 10 milioni di euro. #### La natura della credibilità le imprese oligopolistiche valutano le proprie mosse strategiche a seconda delle reazioni che si aspettano dai rivali. In alcune circostanze le azioni di un giocatore possono porre un vincolo a quelle di un altro; quindi, il giocatore che effettua la prima mossa ha un vantaggio. Ma è probabile che qualsiasi mossa compiuta da un giocatore solleciti la reazione di un rivale; di conseguenza, l\'impresa che prende la decisione iniziale deve valutare quale sarà la reazione dei suoi rivali. Le imprese in regime di oligopolio possono farsi concorrenza secondo tre modalità ampie: la concorrenza sul prezzo, la differenziazione del prodotto e la scelta del livello di produzione. Continuiamo con l'ipotesi del duopolio del- le imprese X e Y. In questo caso l\'impresa X ha sviluppato due versioni del suo nuovo detersivo migliorato: una in polvere e una liquida. Inoltre, l\'impresa X sa che l'impresa Y è in grado di sviluppare un prodotto simile, e ha appreso da una ricerca di mercato che i consumatori preferiscono i detersivi liquidi a quelli in polvere. La matrice dei payoff di questo gioco è mostrata nella figura 16.9 (i valori sono in milioni di euro). Immagine che contiene testo, schermata, Carattere, numero Descrizione generata automaticamente In questo caso il risultato cooperativo prevedrebbe che le due imprese lanciassero il prodotto in due versioni diverse. Se l\'impresa X lanciasse la versione liquida, che preferisce, l'impresa Y ne lancerebbe una versione in polvere; i payoff corrispondenti sarebbero, rispettivamente, di 30 e di 20 milioni di euro. Tuttavia, in un gioco simultaneo entrambe le imprese preferirebbero lanciare una versione liquida, che genera profitti più elevati; così facendo, però, subirebbero entrambe una perdita di 10 milioni di euro. Ora ipotizziamo che il gioco sia sequenziale: se entrambe le imprese stanno sviluppando questi nuovi prodotti, entrambe dovranno sostenere i relativi costi. L\'impresa X sa di aver completato il processo di sviluppo e di essere pronta a lanciare il prodotto, ma non sa per certo a che punto sia l\'impresa Y, e deve decidere quando effettuare il lancio. Anche l\'impresa Y fa un ragionamento analogo. Entrambe le imprese sono consapevoli del fatto che, se lanceranno per prime il prodotto, otterranno un vantaggio sul rivale. Quale impresa muoverà per prima? Possiamo rappresentare la situazione con un albero di gioco, come mostra la figura 16.10. Se l\'impresa X lancia per prima la versione liquida, per l\'impresa Y l'alternativa migliore è lanciare la versione in polvere. Con questa azione l\'impresa X si è aggiudicata il cosiddetto vantaggio della prima mossa. Tuttavia, il modo in cui trae vantaggio dalla prima mossa è fondamentale. Non basta che l\'impresa X annunci il lancio della sua versione liquida: la sua mossa deve costituire un impegno chiaro e credibile. ![Immagine che contiene testo, schermata, linea, diagramma Descrizione generata automaticamente](media/image10.png) ### Le barriere all'entrata nell'oligopolio Le imprese oligopolistiche agiscono strategicamente. Abbiamo descritto la teoria dei giochi per spiegare l'interdipendenza delle imprese in regime di oligopolio e come questa può influire sul loro comportamento. Le imprese oligopolistiche possono trarre vantaggio anche dalla presenza di barriere all\'entrata nel settore, che ostacolano l'ingresso di nuovi concorrenti nel mercato. Quando le imprese in un oligopolio sono di grandi dimensioni possono beneficiare di economie di scala e operare quindi in un punto più basso lungo la curva di costo medio di lungo periodo. Altre imprese che desiderano fare ingresso nel mercato incontrano difficoltà, perché non presentano le stesse economie di scala e di conseguenza hanno costi unitari superiori, che le costringono a praticare prezzi più elevati. Questi limiti riducono la capacità di queste imprese a competere. **Economia di scala:** quando le imprese sono di grandi dimensioni possono beneficiare di economie di scala e operare quindi in più basso lungo la curva di costo medio di lungo periodo. **Costi di avviamento:** nuovi entranti si devono anche confrontare con alti costi di avviamento elevati: dovranno passare alcuni anni prima che un nuovo entrante cominci a realizzare profitti; questi dovrà quindi disporre di risorse finanziarie sufficienti a sopravvivere alle perdite finché non avrà consolidato la propria posizione nel settore. **Pubblicità:** le imprese già esistenti peggiorano la situazione ricorrendo alla pubblicità poiché dispongono di un budget dedicato ad essa; se un nuovo entrante vuole competere nel mercato, probabilmente dovrà anch'esso ricorrere pesantemente alla pubblicità per farsi conoscere dai consumatori e sottrarre così clienti alle imprese già affermate ** Esistenza dei brevetti:** le imprese che vogliono entrare in questi mercati devono essere in grado di finanziare la R&S, il che implica ancora una volta la disponibilità di ingenti riserve finanziarie e di altre risorse, non ultimo il lavoro altamente qualificato ** Marchi:** molte imprese oligopoliste dispongono di un numero di marchi relativamente elevato: questi vengono indirizzati a segmenti di mercato differenti e lasciano poco spazio per l'introduzione di nuovi prodotti concorrenti. Si parla di proliferazione dei marchi nel mercato. ### Politica economica e oligopolio La collusione tra gli oligopolisti è indesiderabile dal punto di vista della società nel suo complesso, perché genera un livello di produzione troppo basso e un prezzo troppo elevato. Per evitare questo, i responsabili delle politiche economiche possono cercare di indurre le imprese oligopolistiche a competere anziché a colludere.\ Uno degli strumenti con i quali la politica scoraggia la collusione è il diritto civile: la commissione Europea può fare riferimento al Trattato sul funzionamento dell'EU per vietare la fissazione dei prezzi e altre pratiche restrittive della concorrenza. #### La politica antitrust copre due regole di proibizione: Gli accordi fra due o più imprese resi a limitare la concorrenza sono vietati (fatte salve limitate eccezioni) È fatto divieto alle imprese in posizione dominante di abusare della propria posizione (es. i prezzi predatori) **L'imposizione del prezzo a dettaglio** Un esempio di prassi aziendale controversa è l\'imposizione del prezzo al dettaglio. Alcuni economisti; alcuni economisti hanno preso le difese del prezzo imposto sulla base di due considerazioni. Innanzitutto, essi negano che il prezzo imposto miri a limitare la concorrenza. In secondo luogo, gli economisti pensano che il prezzo imposto abbia un obiettivo legittimo: se un individuo fornisce un bene pubblico, altri possono fruire del bene senza pagarne il prezzo. L'imposizione del prezzo di vendita al dettaglio è uno strumento attraverso il quale la RS può risolvere un problema di free rider. **I prezzi predatori** Le imprese utilizzano il potere di mercato di cui dispongono per aumentare il prezzo al di sopra del livello concorrenziale: l'abbattimento del prezzo potrebbe essere finalizzato a estromettere la concorrenza dal mercato, in modo da avere di nuovo il monopolio e aumentare ancora le tariffe. Tale comportamento viene definito come una politica di prezzi predatori. **La vendita a pacchetto** Alcuni economisti sono dell'opinione che la vendita a pacchetto dovrebbe essere vietata, poichè i produttori la scelgono al fine di esercitare un maggior potere di mercato; si tratta di una forma di discriminazione di prezzo. PT 2 MACROECONOMIA ================== CAPITOLO 17 MISURARE IL REDDITO DI UNA NAZIONE ---------------------------------------------- l'economia viene abitualmente suddivisa in due branche: la microeconomia, cioè lo studio dei processi decisionali di famiglie e imprese e delle loro interazioni nei mercati; e la macroeconomia, che si occupa del sistema economico nel suo complesso. L\'obiettivo della macroeconomia è dare una spiegazione dei cambiamenti economici che condizionano simultaneamente famiglie, imprese e mercati. In questo capitolo ci occuperemo del prodotto interno lordo, sinteticamente detto PIL: la più studiata tra le statistiche economiche è una misura del reddito totale di una nazione, ma anche, secondo gli economisti, l'indicatore più affidabile del benessere economico. ### Il reddito e la spesa del sistema economico Il PIL misura due cose contemporaneamente: il reddito totale dei componenti della società e la spesa totale per l'acquisto di ciò che nella società\ stessa è prodotto e venduto. La ragione per la quale il PIL può riuscire a misurare due cose simultaneamente è che le due variabili sono identiche. Per un sistema economico nel suo complesso, il reddito deve essere uguale alla spesa. La ragione per cui un sistema economico il reddito è sempre uguale alla spesa è che ogni transazione coinvolge un compratore e un venditore: ogni euro speso da un compratore è un euro incassato da un venditore. Si può dimostrare l\'uguaglianza tra reddito e spesa anche con un diagramma di flusso circolare, questo diagramma descrive le transazioni tra individui e imprese in un sistema semplificato Il PIL può misurare questo flusso di denaro in due modi: sommando la spesa totale dei singoli individui o sommando i redditi totali (salari, profitti e rendite) pagati dalle imprese. Immagine che contiene testo, schermata, diagramma, Carattere Descrizione generata automaticamente Un sistema economico reale, ovviamente, è molto più complesso di quello illustrato nella figura ### La misurazione del PIL Ecco una definizione del PIL inteso come misura della spesa totale: \* Il prodotto interno lordo (PIL) è il valore di mercato di tutti i beni e i servizi finali prodotti in un paese in un dato periodo di tempo. #### Il PIL è il valore di mercato\... il PIL fa esattamente questo: somma diversi generi di prodotti in un unico indicatore del valore dell'attività economica. Per poterlo fare, deve ricorrere ai prezzi di mercato. Misurando quanto gli individui sono disposti a pagare per l'acquisto di beni e servizi, i prezzi di mercato riflettono il valore monetario attribuito a tali beni: se il prezzo di una mela è il doppio di quello di un'arancia, una mela offre un contributo al PIL doppio rispetto a un'arancia. #### \...di tutti\...i beni e servizi\... Il PIL deve essere onnicomprensivo, cioè, deve includere tutti i beni e i servizi prodotti nell'economia e venduti legalmente. Il PIL comprende anche il valore di mercato dei servizi forniti dal patrimonio immobiliare dell\'economia. Tale valore è facile da calcolare per gli immobili dati in affitto, poiché corrisponde al canone di locazione (ovvero alla spesa dell'inquilino e al reddito del proprietario); ma molti individui abitano in una casa di proprietà e, perciò, non pagano un affitto. Per questa ragione il PIL include il valore dei servizi abitativi di cui usufruisce chi è proprietario della casa in cui abita. Alcuni prodotti, però, vengono esclusi dal computo del PIL, poiché è difficile misurarne il valore: sono i beni e i servizi venduti e prodotti illegalmente, come le sostanze stupefacenti, oppure i beni prodotti per l'autoconsumo che non entrano mai in un mercato L\'esclusione dal computo del PIL di alcuni beni e servizi, per quanto giustificata, può portare a risultati paradossali. Il PIL comprende sia i beni tangibili (cibo, abiti, automobili), sia i servizi intangibili (tagli di capelli, pulizie domestiche, visite mediche). ### \...finali\... Se la Cartiera Burgo vende carta all\'editore Mondazzoli che la usa per stampare un libro, la carta è un bene intermedio, mentre il libro è un bene finale. Nel computo del PIL sono inclusi solo i beni finali, dato che il valore del bene intermedio è incorporato in quello del bene finale: aggiungere il valore della carta al computo del PIL significherebbe la rilevazione; in altre parole, il valore della carta sarebbe incluso due volte nel calcolo del PIL. Un\'importante eccezione a questo principio viene fatta quando un bene intermedio non viene immediatamente utilizzato per la produzione di un altro bene, ma messo in magazzino e utilizzato o rivenduto in un secondo momento: in questo caso il suo valore costituisce un investimento in scorte e viene computato nel PIL. #### \...prodotti\...in un paese\... in un dato periodo di tempo Il PIL comprende i beni e i servizi prodotti nel periodo corrente, e non passato Il PIL misura il valore della produzione nell'ambito dei confini geografici di un paese. Il PIL misura il valore della produzione generata in uno specifico intervallo temporale. Di solito questo intervallo corrisponde all'anno solare o al trimestre. Il PIL misura i flussi di reddito e di spesa che hanno luogo nel periodo considerato. Di solito le rilevazioni trimestrali del PIL vengono presentate «al tasso annuale»: questo significa che le cifre del PIL trimestrale corrispondono all\'ammontare di reddito e di spesa rilevati nei tre mesi, moltiplicati per quattro; tale espediente ha la funzione di rendere più facilmente confrontabili i dati estrali e quelli annuali. Inoltre, le rilevazioni trimestrali sono soggette a una manipolazione che viene compiuta attraverso una procedura statistica denominata destagionalizzazione I dati non destagionalizzati mostrano con chiarezza che l'economia produce una maggiore quantità di beni e servizi in determinati periodi dell'anno (come potete facilmente intuire, la stagione dello shopping natalizio rappresenta un picco in molti paesi). I dati del PIL che vengono normalmente riportati sui giornali sono sempre destagionalizzati. oltre a sommare tutte le spese nel sistema economi- co per il calcolo del PIL, il governo procede anche a sommare tutti i redditi prodotti nell\'economia per calcolare il reddito interno lordo (RIL). Il calcolo del PIL e quello del RIL danno quasi lo stesso risultato. La differenza tra i valori risultanti dai calcoli del PIL e del RIL è detta discrepanza statistica.) ### Le componenti del PIL Per comprendere come l\'economia utilizza le proprie risorse scarse, gli economisti sono spesso interessati a studiare la ripartizione del PIL tra le diverse voci di spesa. A tal fine, il PIL (identificato sinteticamente dalla lettera Y) può essere scomposto in quattro elementi: consumo (C), investimento (I), spesa pubblica (G) ed esportazioni nette (NX): Y=C+I+G+NX Questa espressione algebrica è un\'identità: è necessariamente vera, data la definizione delle variabili che la compongono. In questo caso, poiché ogni euro di spesa incluso nel PIL appartiene per definizione a una delle quattro categorie, la somma di queste non può che essere uguale al PIL. **Il consumo** Il consumo è la spesa degli individui per l'acquisto di beni e servizi (a esclusione degli immobili a uso abitativo di nuova costruzione). Nella categoria «beni» sono inclusi anche i beni durevoli come le automobili, gli elettrodomestici e gli arredi, oltre ai beni non durevoli come gli alimenti e l\'abbigliamento. Nella categoria «servizi» sono compresi anche servizi immateriali come le cure mediche ei tagli di capelli. **L'investimento** L\'investimento è la spesa per l'acquisto di beni (detti beni capitali) che saranno utilizzati in futuro per produrre altri beni e servizi. L\'investimento è la somma degli acquisti di beni capitali, scorte e strutture. L\'investimento in beni capitali comprende le strutture produttive, le attrezzature e i prodotti di proprietà intellettuale Notate che la contabilità del PIL fa del termine investimento un uso diverso da quello che se ne fa nelle conversazioni quotidiane. In generale, la parola investimento è associata all'investimento finanziario, cioè in attività quali azioni, obbligazioni e quote di fondi comuni d\'investimento (argomenti che affronteremo in uno dei prossimi capitoli). Ma dato che il PIL misura la spesa totale per l'acquisto di beni e servizi, il termine investimento definisce qui l\'acquisto di beni di investimento, cioè beni capitali, scorte e strutture destinati alla produzione futura. **La spesa pubblica** La spesa pubblica comprende gli acquisti di beni e servizi da parte dello Stato e delle amministrazioni locali. Nella voce sono inclusi i salari dei dipendenti pubblici e la spesa per le opere pubbliche. Il significato di spesa pubblica richiede qualche precisazione. Il salario che lo Stato paga a un militare di carriera o a un insegnante è parte della spesa pubblica, ma altrettanto non si può dire delle pensioni che corrisponde agli anziani o delle indennità di disoccupazione che corrisponde a chi ha da poco perso il lavoro. Questi tipi di spesa sono detti trasferimenti, perché non sono fatte in contropartita della cessione di un bene o di un servizio prodotti nel periodo in oggetto. Dal punto di vista strettamente macroeconomico i trasferimenti equivalgono a un'imposta negativa **Le esportazioni nette** Le esportazioni nette sono pari alla differenza tra il valore dei beni di produzione interna acquistati da soggetti esteri (esportazioni) e il valore dei beni di produzione estera acquistati all'interno del paese (importazioni). L\'aggettivo «nette» che si associa a «esportazioni» sta a significare che il valore delle importazioni viene sottratto a quello delle esportazioni: la ragione è che i beni e i servizi importati vengono automaticamente inclusi nelle altre tre componenti del PIL. Per esempio, supponiamo che un cittadino italiano acquisti un\'automobile BMW, di produzione tedesca, per 50000 euro; questa transazione fa aumentare la voce «consumo» del PIL di 50000 euro, essendo parte ella spesa dei consumatori; d'altra parte, riduce le esportazioni nette di 50000 euro, perché l\'automobile è stata importata. Dunque, se un consumatore, un'impresa o lo Stato acquista un bene prodotto all'estero, il valore delle esportazioni nette diminuisce; tuttavia, dal momento che il consumo, l'investimento o la spesa pubblica aumentano, tale acquisto non ha alcun effetto sul valore del PIL. ### Il PIL reale e il PIL nominale Come abbiamo visto, il PIL misura la spesa totale per l'acquisto di beni e servizi in tutti i mercati di un sistema economico. Se da un anno all'altro la spesa aumenta, le ragioni possono essere due: (1) è aumentata la produzione di beni e servizi; oppure (2) sono aumentati i prezzi per analizzare l\'andamento dell\'economia nel tempo, è necessario separare i due effetti In particolare, volendo misurare la quantità totale di beni e servizi prodotti dall\'economia è necessario depurare i dati dagli effetti dell\'aumento dei prezzi. Per farlo, gli economisti usano una misura denominata PIL reale. Il PIL reale risponde a una domanda ipotetica: quale sarebbe il valore dei beni e servizi prodotti quest\'anno se li valutassimo ai prezzi prevalenti in un determinato anno passato? Stimando il valore della produzione attuale a prezzi che restano costanti a un determinato livello passato, il PIL reale mostra come varia effettivamente nel tempo la produzione totale di beni e servizi del sistema economico. **Esempio** ![Immagine che contiene testo, schermata, Carattere, numero Descrizione generata automaticamente](media/image12.png) La tabella 17.2 riporta alcuni dati di un sistema economico che produce due soli beni: pizzette e panini al prosciutto. La tabella mostra le quantità prodotte dei due beni e il rispettivo prezzo per gli anni 2019, 2020 e 2021. Per calcolare la spesa totale nel sistema, si deve moltiplicare la quantità di pizzette e di panini peri rispettivi prezzi. La spesa totale è quindi di 200 euro. Questo valore, corrispondente alla produzione di beni e servizi valutata a prezzi correnti, viene detta PIL nominale. La tabella espone il valore del PIL nominale nei tre anni: la spesa totale aumenta da 200 euro nel 2019 a 600 euro nel 2020, fino a raggiungere 1200 euro nel 2021. Parte di questa crescita è attribuibile all'aumento della quantità prodotta e venduta di pizzette e di panini, e parte all'aumento dei prezzi. Per ottenere una misura del valore della produzione depurata dall\'effetto dell\'aumento dei prezzi, calcoliamo il PIL reale, ovvero il valore della produzione a prezzi costanti. Per calcolare il PIL reale, bisogna innanzitutto scegliere un anno base e utilizzare i prezzi delle pizzette e dei panini in quell'anno per valutare la produzione dei due beni in tutti gli anni. In altre parole, i prezzi dell'anno base sono la pietra di paragone per mettere a confronto le quantità prodotte in anni diversi. In sintesi, il PIL nominale utilizza i prezzi correnti per attribuire un valore ai beni e servizi prodotti dall\'economia; il PIL reale valuta la produzione utilizzando prezzi costanti relativi a un anno base. Il valore del PIL reale è indipendente dalla dinamica dei prezzi, quindi le sue variazioni riflettono esclusivamente le variazioni della produzione. Dunque, il PIL reale è una misura della produzione di beni e servizi in un sistema economico. #### Il deflatore del PIL Come abbiamo appena visto, il PIL nominale flette sia i prezzi, sia le quantità dei beni e servizi prodotti in un sistema economico. Mantenendo costanti i prezzi a livello dell'anno base, invece, il PIL reale riflette solo le quantità prodotte Da questi dati statistici possiamo ricavarne un terzo, detto deflatore del PIL, che riflette i prezzi dei beni e servizi, ma non le quantità prodotte Immagine che contiene testo, Carattere, bianco, schermata Descrizione generata automaticamente Dato che PIL reale e PIL nominale sono identici nell'anno base, il deflatore del PIL di quell'anno è sempre uguale a 100. Il deflatore del PIL degli anni successivi misura quella parte della variazione del PIL nominale che non può essere attribuita a variazioni del PIL reale. Il deflatore del PIL misura il livello corrente dei prezzi in relazione al livello dei prezzi dell'anno base. Immaginate che nel tempo la produzione del sistema economico aumenti, mentre il livello dei prezzi rimane inalterato. In questo caso il PIL reale e il PIL nominale aumentano nella stessa misura, quindi il deflatore del PIL è costante. Supponete ora che i prezzi aumentino nel tempo, ma la produzione rimanga costante. In questa seconda ipotesi il PIL nominale aumenta mentre il PIL reale resta inalterato: qui il deflatore del PIL aumenta nella stessa misura in cui aumenta il PIL nominale, perché riflette l'andamento dei prezzi e non delle quantità. In economia il termine inflazione descrive un aumento del livello generale dei prezzi nel sistema economico. Il sasso di inflazione è la variazione percentuale del livello dei prezzi tra due pe- riodi consecutivi. Usando il deflatore del PIL, il tasso di inflazione tra due anni consecutivi si calcola come segue: ![Immagine che contiene testo, ricevuta, Carattere, bianco Descrizione generata automaticamente](media/image14.png) Dato che il deflatore del PIL è cresciuto in un anno da 100 a 171, il tasso di inflazione è 100 X (171 --- 100) /100, ossia pari al 71%. Tra il 2020 e il 2021 il deflatore del PIL è aumentato da 171 a 240; il tasso di inflazione è quindi pari a 100 X (240--- 171) /171 = 40%. Il deflatore del PIL è uno degli indicatori che gli economisti utilizzano per seguire l'andamento del livello medio dei prezzi nel sistema economico, e quindi anche del tasso di inflazione. Il «deflatore» del PIL è così denominato perché può essere usato per depurare il PIL nominale dell'inflazione. ### Il PIL è un buon indicatore del benessere economico? Come abbiamo visto, il PIL misura il reddito totale dell\'economia, che corrisponde anche alla spesa totale per beni e servizi. Il PIL pro capite indica quindi il reddito medio (e la spesa media) di ciascun individuo in un\'economia. Dal momento che la maggior parte degli individui preferisce avere redditi più elevati e una maggiore capacità di spesa, il PIL pro-capite sembra un indicatore naturale del benessere economico individuale. Alcuni però contestano la validità del PIL come indicatore del benessere. La risposta è che un PIL elevato aiuta effettivamente a innalzare la qualità della vita. Il PIL non misura la salute dei nostri figli, ma i paesi con il reddito più elevato possono permettersi di offrire una migliore assistenza sanitaria ai bambini; non misura la qualità della loro istruzione, ma le nazioni che hanno un reddito più elevato possono permettersi un sistema scolastico più efficiente In breve, il PIL nonè un indicatore diretto di ciò che contribuisce alla qualità della vita, ma misura la possibilità di ottenere i mezzi per vivere una vita dignitosa. Il PIL, tuttavia, non è un indicatore perfetto del benessere economico e non comprende alcune delle cose che contribuiscono alla qualità della vita: una di queste è il tempo libero. Il PIL utilizza i prezzi di mercato per valutare beni e servizi; quindi, non include il valore di tutte le attività e gli scambi che avvengono al di fuori di un mercato. In particolare, il PIL non computa tutti i beni e servizi prodotti in casa per l'autoconsumo. Un altro elemento che il PIL non prende in considerazione è la qualità dell\'ambiente. Inoltre, il PIL non ci dice nulla sulla distribuzione del reddito. In definitiva, possiamo concludere che il PIL è un buon indicatore del benessere economico per molti aspetti, ma non per tutti. È sempre molto importante tenere presente cosa entra nel computo del PIL e cosa ne resta escluso. CAPITOLO 18 MISURARE IL COSTO DELLA VITA ---------------------------------------- ### L'indice dei prezzi al consumo L\'indice dei prezzi al consumo (IPC) è un indicatore del costo complessivo dei beni e dei servizi acquistati dal consumatore tipo. Per calcolare l'indice dei prezzi al consumo e il tasso di inflazione, le agenzie preposte rilevano i prezzi di mercato di migliaia di beni e servizi. Per capire con precisione le modalità di rilevazione e di calcolo, prendiamo in considerazione l\'esempio di una economia nella quale esistono soltanto due beni: pizzette e panini al prosciutto. La tabella 18.1 illustra le cinque fasi del processo di calcolo che viene seguito dal Bureau of Labor Statistics (BLS). Immagine che contiene testo, schermata, ricevuta, Carattere Descrizione generata automaticamente 1. Determinazione del paniere. Il primo passo è stabilire quali siano i prezzi importanti per il consumatore tipo: se questi acquista più pizzette che panini, il prezzo delle pizzette ha un\'importanza maggiore del prezzo dei panini e, perciò, gli deve essere attribuito un peso maggiore nella determinazione del costo della vita. 2. Rilevazione del prezzo. Bisogna rilevare il prezzo di vendita di ogni bene o servizio del paniere nei diversi momenti in cui viene venduto 3. Calcolo del costo del paniere. Si utilizzano i dati rilevati per calcolare il prezzo del paniere di beni e servizi di ciascuno dei tre anni 4. Individuazione dell'anno base e calcolo dell'indice. Si individua un anno come base di calcolo, e si calcola l'indice con la seguente formula ![](media/image16.png) 5. Calcolo del tasso di inflazione. Cioè la variazione percentuale dell'indice dei prezzi da un periodo all'altro Oltre a queste cose il BLS calcola anche IPC di fondo (esclude i generi alimentari e l'energia) infatti, i prezzi dei generi alimentari e dell'energia sono piuttosto volatili nel breve periodo; quindi, l'IPC di fondo rispecchia meglio le tendenze inflazionistiche sottostanti E calcola anche un indice dei prezzi alla produzione (IPP) misura la variazione del costo di un paniere di beni acquistati dalle imprese (dato che le imprese riescono a trasferire i propri costi sui consumatori, alzando i prezzi dei beni finali, le variazioni dell'IPP sono utili per prevedere la variazione futura dell'indice dei prezzi al consumo #### I problemi di misurazione del costo della vita l'indice dei prezzi al consumo cerca di stabilire di quanto debbano aumentare i redditi per poter mantenere inalterato il tenore di vita. L\'indice dei prezzi al consumo, però, non è una misura perfetta del costo della vita, essendo inficiato da tre problemi ai quali è difficile ovviare. Il primo di questi problemi è noto come distorsione da sostituzione. I prezzi non variano nella stessa proporzione da un anno all'altro: i prezzi di alcuni beni possono aumentare più di quelli di altri. il consumatore tende a sostituire i beni relativamente più costosi con quelli relativamente più a buon mercato. L\'indice del costo della vita, però, viene calcolato ipotizzando che il paniere sia costante e, perciò, non tiene conto dei cambiamenti delle abitudini di acquisto indotti dalle variazioni dei prezzi. Di conseguenza, l'indice tende a sovrasti l\'aumento del costo della vita da un anno all'altro. Il secondo problema deriva dall'introduzione di nuovi beni. Quando viene introdotto sul mercato un nuovo bene, il consumatore si trova di fronte a una gamma di scelte più ampia. Il terzo problema associato all'IPC deriva dall'impossibilità di misurare le variazioni qualitative. Se la qualità di una categoria di beni si deteriora da un anno all'altro, il valore del denaro diminuisce anche se i prezzi rimangono invariati. Se invece la qualità di un bene aumenta da un anno all'altro, il valore del denaro aumenta. Il BLS fa del proprio meglio per rilevare anche le variazioni della qualità dei beni: se la qualità di un bene compreso nel paniere aumenta (per esempio, se un determinato modello di automobile viene equipaggiato con un motore più potente o migliora la propria efficienza energetica) il BLS aggiusta il prezzo del bene in funzione della differenza qualitativa, cercando in qualche modo di calcolare il costo di un paniere di beni in condizioni di qualità costante. Nonostante questi sforzi, però, la qualità continua a costituire un problema, dal momento che è difficile da misurare. #### Il deflatore del PIL e l'indice dei prezzi al consumo Per valutare il tasso di crescita dei prezzi, economisti e responsabili delle politiche economiche prendono in considerazione sia il deflatore del PIL, sia l\'indice dei prezzi al consumo. Di solito le due statistiche hanno valori analoghi, ma due importanti differenze possono portarli a divergere, anche sensibilmente. La prima differenza è dovuta al fatto che il deflatore del PIL riflette i prezzi di tutti i beni e i servizi prodotti internamente, mentre l'indice dei prezzi al consumo riflette i prezzi di tutti i beni e i servizi acquistati dai consumatori. Per esempio, supponiamo che il prezzo di un aeromobile prodotto dalla Dassault, un'impresa aerospaziale francese, e venduto all'aeronautica francese aumenti: anche se la transazione contribuisce alla crescita del PIL della Francia, l'aeromobile non fa parte del paniere di beni e servizi acquistati dal consumatore tipo. Di conseguenza, l\'aumento del prezzo viene computato dal deflatore del PIL, ma non dall'indice dei prezzi al consumo della Francia. La seconda differenza tra deflatore del PIL e indice dei prezzi al consumo è più sottile, e riguarda il peso che viene attribuito ai singoli prezzi per calcolare un indicatore sintetico del livello generale dei prezzi. L\'indice dei prezzi al consumo si fonda su un paniere costante di beni e servizi, la cui composizione viene modificata solo occasionalmente dal BLS. Il deflatore del PIL, invece, mette a confronto il prezzo dei beni e servizi di produzione corrente con quello che questi stessi beni avrebbero avuto nell'anno base; quindi, il paniere su cui si fonda cambia automaticamente nel tempo. Tale differenza non è particolarmente rilevante se i prezzi cambiano in misura proporzionale; ma se i prezzi di beni diversi variano a velocità diversa, le modalità di «pesatura» dei vari prezzi acquisiscono grande importanza. La figura 18.2 descrive l\'andamento del tasso di inflazione degli Stati Uniti misurato dall'indice dei prezzi al consumo e dal deflatore del PIL a partire dal 1965: noterete che in alcune occasioni i due valori divergono considerevolmente. Quando si riscontra tale diversità, è possibile andare al di là dei numeri e spiegare la divergenza attraverso le differenze che abbiamo appena descritto. Per esempio, nel 1979 e nel 1980 l'inflazione calcolata dall'IPC ha avuto un picco, rispetto al deflatore del PIL, in larga parte a causa del raddoppio del prezzo del petrolio in quel periodo. Immagine che contiene testo, diagramma, linea, Diagramma Descrizione generata automaticamente ### Depurare i valori delle variabili economiche dagli effetti dell'inflazione Il livello generale dei prezzi nell\'economia viene misurato per permettere il confronto tra dati monetari rilevati in tempi diversi. Avendo appreso come vengono calcolati gli indici dei prezzi, possiamo usarli per confrontare valori monetari presenti e passati. #### Somme diverse in periodi diversi Torniamo a considerare l\'esempio di Babe Ruth: il suo reddito di 80000 dollari nel 1931 era superiore o inferiore a quello dei giocatori di oggi? La formula che si utilizza per trasformare i valori monetari dell'anno T in valori monetari attuali è la seguente: ![Immagine che contiene testo, Carattere, bianco, schermata Descrizione generata automaticamente](media/image19.png) Per misurare il livello generale dei prezzi e, quindi, determinare la correzione necessaria per depurare gli effetti dell'inflazione, possiamo ricorrere a un indice dei prezzi come l'IPC. Applichiamo questa formula ai guadagni di Babe Ruth. Secondo le statistiche ufficiali il livello dei prezzi nel 1931 era 15,2, mentre nel 2018 era 251. Dunque, il livello generale dei prezzi è aumentato di 16,5 volte (251/15,2). Si possono utilizzare questi valori per misurare la retribuzione di Babe Ruth in dollari del 2018: #### l'indicizzazione Come abbiamo visto, gli indici dei prezzi vengono utilizzati per depurare i valori monetari dagli effetti dell\'inflazione. Questo tipo di correzione è necessaria in molte occasioni: quando un valore monetario viene automaticamente (per legge o per contratto) corretto per l'inflazione si dice che è indicizzato. Per esempio, molti contratti a lungo termine tra imprese e sindacati includono l'indicizzazione totale o parziale del salario e fanno riferimento all\'indice dei prezzi al consumo. Questo espediente è chiamato scala mobile e fa variare automaticamente le retribuzioni in funzione del costo della vita, misurato dall'indice dei prezzi al consumo o da un altro indice dei prezzi L'indicizzazione è prevista da molte leggi; per esempio, la pensione mensile percepita dagli anziani viene aggiornata annualmente per tenere conto degli aumenti dei prezzi. #### Tassi di interesse reali e normali La correzione delle variabili economiche per gli effetti dell\'inflazione è particolarmente importante (e in qualche modo difficoltosa) quando si considerano i tassi di interesse. Il concetto stesso di tasso di interesse implica necessariamente il confronto di somme di denaro in diversi momenti nel tempo Facciamo un esempio: Rita deposita 1000 euro in banca a un interesse annuo del 10%; dopo un anno ritira il proprio deposito, sul quale si sono accumulati 100 euro di interessi. Rita è più ricca di 100 euro rispetto a un anno prima? La risposta dipende da cosa intendiamo con «più ricca». Rita in effetti possiede 100 euro in più rispetto all\'anno precedente e quindi la quantità di euro che possiede è aumentata del 10%. Ma a Rita non interessa il denaro in sé; le interessa quel che può comprare con il denaro. Se mentre il suo denaro era depositato in banca i prezzi sono aumentati, ogni euro oggi acquista una quantità di beni minore rispetto a un anno fa. In questo caso, il suo potere d\'acquisto --- cioè, la quantità di beni e servizi che può acquistare --- è aumentato in misura inferiore al 10%. all\'aumentare del tasso d\'inflazione, l\'aumento del potere d'acquisto di Rita venga eroso progressivamente. Se il tasso d\'inflazione è maggiore del tasso di interesse, il potere d\'acquisto di Rita diminuisce. E in presenza di deflazione (cioè, di un tasso di inflazione negativo), il potere d\'acquisto di Rita aumenta più del tasso di interesse. Per capire quanto un individuo guadagni da un deposito a risparmio dobbiamo quindi prendere in considerazione sia il tasso di interesse, sia la variazione del livello generale dei prezzi. Il tasso di interesse che misura la variazione assoluta della quantità di denaro è detto tasso di interesse nominale, mentre il tasso di interesse corretto per l'inflazione è detto tasso di interesse reale. La relazione tra tasso di interesse nominale, tasso di interesse reale e tasso di inflazione può essere descritta come segue: Tasso di interesse reale = tasso di interesse nominale - tasso di inflazione Il tasso di interesse reale è, dunque, la differenza tra il tasso di interesse nominale e il tasso di inflazione. Il tasso di interesse nominale stabilisce di quanto aumenta nel tempo l\'ammontare di denaro depositato in banca; il tasso di interesse reale stabilisce di quanto aumenta nel tempo il potere d\'acquisto di una somma depositata. Immagine che contiene testo, diagramma, linea, Carattere Descrizione generata automaticamente CAPITOLO 19 PRODUZIONE E CRESCITA --------------------------------- In questo capitolo ci soffermeremo sulle determinanti di lungo periodo della crescita del PIL reale Si dividerà in tre fasi 1. Analisi dei dati internazionali sul PIL reale pro capite per avere un'idea piu precisa dei valori che questa variabile assume in diverse aree del mondo 2. Esaminare il ruolo svolto dalla produttività (quantità di beni e servizi prodotti da un lavoratore nell'unità di tempo) nel determinare il tenore di vita di una nazione 3. Legame tra produttività e le politiche economiche perseguite dai governi ### La crescita economica nel mondo La tabella elenca i dati del PIL reale pro capite in un campione di 13 paesi I dati sul PIL pro capite reale dimostrano che il tenore di vita varia considerevolmente da paese a paese L'ultima colonna elenca il tasso di crescita annuo di ciascun paese misura la velocità alla quale il PIL reale pro-capite aumenta nell'anno tipo ![Immagine che contiene testo, ricevuta, menu Descrizione generata automaticamente](media/image21.png) ### Il ruolo della produttività e le sue determinanti Spiegare le differenze del tenore di vita in diversi paesi del mondo è, in un certo senso, facile. Si potrebbe addirittura farlo con una sola parola: produttività. #### Perché la produttività è così importante Cominciamo a studiare la produttività e la crescita economica partendo da un modello semplificato, liberamente ispirato al romanzo di Daniel Defoe Robinson Crusoe. Robinson Crusoe è un marinaio che naufraga su un\'isola deserta; essendo solo, deve pescare il pesce e coltivare le verdure di cui si nutre e confezionare i propri abiti. Le attività di Crusoe possono essere considerate un sistema economico semplificato dal quale trarre conclusioni applicabili anche a sistemi più complessi e realistici.\ Cosa determina il tenore di vita del nostro eroe? Possiamo rispondere a questa domanda con una sola parola: la produttività, cioè la quantità di beni e servizi prodotti con un\'unità di lavoro. Il ruolo fondamentale della produttività nel determinare il tenore di vita vale per le nazioni moderne come per il naufrago su un\'isola deserta. Rammenterete che il prodotto interno lordo (PIL) misura sia la somma totale dei redditi guadagnati nell\'economia, sia la spesa totale per l'acquisto dei beni e servizi prodotti dall\'economia perché, nel sistema economico nel suo complesso, le due misure devono essere uguali. In parole povere, il reddito di una economia è ciò che l'economia produce. Dunque, per capire le sostanziali differenze che si osservano nella ricchezza di diversi paesi o in momenti diversi del tempo nello stesso paese, ci dobbiamo concentrare sulla produzione di beni e servizi. Ma avere individuato la relazione tra tenore di vita e produttività è solo il primo passo, che conduce naturalmente a una seconda domanda: perché alcune economie sono più capaci di altre nella produzione di beni e servizi? #### Le determinanti della produttività **IL CAPITALE FISICO PER OCCUPATO** i lavoratori sono più produttivi se dispongono di strumenti con i quali lavorare: la dotazione di utensili e di strutture utilizzate per la produzione di beni e servizi è detta capitale fisico o, più sinteticamente, capitale. Per esempio, un falegname utilizza nella sua attività seghe, pialle e trapani. Una maggiore disponibilità di utensili permette di eseguire il lavoro più velocemente e accuratamente; Come ricorderete, ciò che viene utilizzato per la produzione di beni e servizi (lavoro, capitale, e così via) è detto fattore di produzione. Uno degli aspetti peculiari del capitale è che si tratta di un fattore di produzione che è a sua volta un prodotto; in altre parole, il capitale è un fattore della produzione che, nel passato, è stato il risultato di un processo produttivo. **IL CAPITALE UMANO PER OCCUPATO.** La seconda determinante della produttività è il capita umano, ovvero le conoscenze e le capacità accumulate dai lavoratori attraverso l'istruzione **LE RISORSE NATURALI PER OCCUPATO.** La terza determinante della produttività sono le risorse naturali, ovvero i fattori di produzione forniti dalla natura, quali la terra, i fiumi e i giacimenti minerari. Le risorse naturali possono assumere due forme: rinnovabili e non rinnovabili. Una foresta è un esempio di risorsa rinnovabile: se si abbatte un albero, al suo posto si può piantare un virgulto che potrà essere a sua volta abbattuto in futuro. Il petrolio è un esempio di risorsa naturale non rinnovabile, perché è il risultato di un processo naturale di trasformazione che dura milioni di anni ed è disponibile solo in quantità limitata; **LE CONOSCENZE TECNOLOGICHE.** La quarta determinante della produttività sono le conoscenze tecnologiche, cioè, la conoscenza dei modi più efficaci di produrre beni e servizi. ### Crescita economica e politiche economiche cerchiamo ora di rispondere alla domanda che tormenta i responsabili delle politiche economiche di tutto il mondo: cosa può fare un governo per aumentare la produttività e, per suo tramite, il tenore di vita? #### L'importanza del risparmio e dell'investimento Dato che il capitale è un fattore di produzione che viene a sua volta prodotto, la quantità di ca- pitale disponibile in un dato sistema economico può variare nel tempo. Dunque, un modo per incrementare la produttività futura è investire una quota maggi delle risorse attuali nella produzione di capitale. Dato che le risorse sono scarse, destinarne una quota maggiore alla produzione di capitale significa ridurre la quota dedicata alla produzione per il consumo attuale; in altre parole, per investire di più in capitale, la società deve consumare meno e risparmiare una parte più consistente del proprio reddito attuale (il saggio di risparmio deve aumentare). La crescita che si genera attraverso l'accumulazione di capitale non è esente da costi: richiede di sacrificare il consumo attuale di beni e servizi a favore di consumi più elevati nel futuro. #### Rendimenti decrescenti ed effetto catch-up Ipotizziamo che un governo decida di perseguire politiche volte ad aumentare la propensione al risparmio, ovvero la quota di PIL dedicata al risparmio invece che ai consumi. Cosa accade? Se la nazione risparmia di più, diminuiscono le risorse necessarie per produrre beni di consumo e aumentano quelle disponibili per la produzione di beni capitali. Di conseguenza, lo stock di capitale aumenta, generando un incremento di produttività e una crescita più rapida del PIL. Ma fino a quando durerà questa accelerazione della crescita? Nell'interpretazione tradizionale del processo di produzione, il capitale è soggetto a rendimenti decrescenti: all\'aumentare dello stock di capitale, il prodotto addizionale che si può ottenere grazie all\'apporto di una unità aggiuntiva di capitale diminuisce. In altre parole, se i lavoratori già dispongono di una grande quantità di capitale per produrre beni e servizi, fornirgliene una unità addizionale fa aumentare solo limitatamente la loro produttività. Questo fenomeno è descritto nella figura 19.1, che mostra come la quantità di capitale per occupato determina la quantità prodotta per occupato, tenendo costanti tutte le altre determinanti della produzione (come le risorse naturali e le conoscenze tecnologiche). Il rendimento decrescente del capitale è detto a volte prodotto marginale decrescente del capitale. Immagine che contiene testo, schermata, linea, Carattere Descrizione generata automaticamente A causa dei rendimenti decrescenti, un aumento della propensione al risparmio favorisce un\'accelerazione della crescita solo per un periodo limitato: sebbene un saggio di risparmio più elevato permetta l'accumulazione di capitale, i benefici dell\'unità aggiuntiva di capitale si riducono nel tempo, e la crescita rallenta. Nel lungo periodo una maggiore propensione al risparmio conduce A livelli di produttività e di reddito più elevati, ma non a una crescita più sostenuta di queste variabili. Il lungo periodo, tuttavia, può essere abbastanza lontano: secondo le analisi dei dati internazionali sulla crescita economica, un aumento della propensione al risparmio comporta una crescita sostanzialmente più elevata per alcuni decenni. I rendimenti decrescenti del capitale hanno un'altra importante implicazione: a parità di altre condizioni, per un paese povero è relativamente più facile raggiungere tassi di crescita elevati. questa influenza delle condizioni iniziali sulla crescita è detto effetto catch-up (recupero del divario). Nei paesi poveri i lavoratori mancano perfino degli strumenti di produzione più rudimentali e, di conseguenza, hanno una produttività estremamente bassa: bastano minimi apporti di investimento in capitale fisico per innalzare sensibilmente la produttività del lavoro. Nei paesi ricchi, invece, i lavoratori dispongono già di molti beni capitali per la produzione: questo spiega, almeno in parte, la loro maggiore produttività. Di conseguenza, la quantità di capitale per occupato è già così elevata che un investimento aggiuntivo in capitale fisico ha un effetto relativamente modesto sulla produttività. #### L'investimento esterno l'investimento dei cittadini è soltanto uno degli strumenti di cui una nazione dispone per favorire l'accumulazione di capitale: un altro è l\'investimento estero. L\'investimento estero assume forme molteplici. un investimento posseduto e gestito da un soggetto di un altro paese è detto investimento diretto estero. Alternativamente, un cittadino tedesco può acquistare le azioni di una società portoghese (cioè, acquistarne una quota di proprietà), la quale può utilizzare quanto ricavato per costruire un nuovo impianto produttivo. Un investimento finanziato con denaro di origine estera ma gestito da residenti viene detto investimento estero di portafoglio. Un investitore estero è mosso dalla convinzione di poterne trarre un beneficio economico. L\'investimento estero, perciò, non condiziona allo stesso modo tutti gli indicatori del benessere economico. Rammentate che il prodotto interno lordo (PIL) è il reddito realizzato all'interno di un paese da residenti e non residenti, mentre il prodotto nazionale lordo (PNI) è il reddito realizzato dai residenti di un paese anche al di fuori dei confini nazionali. Se la BMW apre uno stamento in Portogallo, una parte del reddito generato dalle attività dello stabilimento finisce nelle tasche di soggetti non residenti in Portogallo. Di conseguenza, l'investimento estero in Portogallo accresce il reddito dei portoghesi (misurato dal PNL) in misura minore di quanto faccia aumentare il prodotto aggregato in Portogallo (misurato dal PIL). Nonostante ciò, attrarre l'investimento estero è uno degli strumenti che un paese può utilizzare per stimolare la crescita economica. Sebbene una parte dei benefici che ne derivano escano dal paese per remunerare gli investitori, l'investimento estero accresce il capitale fisico disponibile nell\'economia, spingendo verso una maggiore produttività e salari più elevati. #### L'istruzione Per il successo economico di una nazione nel lungo periodo l'istruzione --- in quanto investimento in capitale umano --- è almeno altrettanto importante dell'investimento in capitale fisico. L\'investimento in capitale umano, come quello in capitale fisico, ha un costo-opportunità: frequentando la scuola, gli studenti rinunciano a lavorare, e quindi a guadagnare. alcuni economisti affermano che l'importanza del capitale umano discende anche dalle esternalità positive che genera. Una esternalità è l'effetto dei comportamenti di un individuo sul benessere di terze parti non coinvolte. Una persona istruita, per esempio, può produrre nuove idee a miglioramento dei modi di produzione di beni e servizi; se queste idee entrano a far parte del patrimonio comune, diventano un beneficio esterno dell\'istruzione. In questo caso il rendimento dell\'istruzione per la società è maggiore di quello di cui gode l\'individuo. Uno dei problemi che alcuni paesi poveri devono affrontare è la cosiddetta fuga dei cervelli, ovvero l\'emigrazione dei lavoratori più istruiti verso paesi più ricchi, dove possono godere di una migliore qualità della vita. Il capitale umano genera esternalità positive, quindi la fuga dei cervelli impoverisce doppiamente la nazione, privandola anche delle scarse possibilità di miglioramento #### Salute e alimentazione Il termine capitale umano si riferisce abitualmente al livello medio di istruzione, ma è possibile utilizzarlo anche in riferimento a un altro tipo di investimento: le risorse impiegate per migliorare la salute della popolazione. A parità di altre condizioni, un lavoratore più sano è anche più produttivo. Coni giusti investimenti nella salute della popolazione è possibile aumentare la produttività ed elevare il tenore di vita di un paese. Lo storico dell\'economia Robert Fogel ha suggerito che un fattore molto importante per la crescita economica di lungo periodo sia il miglioramento della salute della popolazione portato da un\'alimentazione più corretta. Anche altri studi hanno rilevato che la statura è un indicatore della produttività: confrontando i dati di un vasto campione di lavoratori in un dato momento, alcuni ricercatori hanno scoperto che quelli più alti tendono a guadagnare di più, e questo permette di supporre che i lavoratori più alti siano più produttivi. Gli effetti della statura sulla remunerazione del lavoratore tendono a essere particolarmente significativi nei paesi più poveri, dove la malnutrizione è un rischio più diffuso. Oggi, fortunatamente, la malnutrizione è rara nei paesi occidentali industrializzati, come il Regno Unito e gli Stati Uniti, nei quali il problema, semmai, è la diffusione dell'obesità. Per chi vive nei paesi in via di sviluppo, invece, una salute precaria e un'alimentazione sufficiente sono ancora il maggiore ostacolo al raggiungimento di una produttività più elevata e di un tenore di vita migliore. Le Nazioni Unite stimano che circa un terzo della popolazione dell'Africa sub-sahariana sia oggi denutrito. Il nesso causale tra salute e benessere è a doppio senso: i paesi poveri sono poveri anche perché la loro popolazione non è sana; e la popolazione non è sana anche perché è povera e non si può permettere assistenza sanitaria e alimentazione adeguate. #### Diritti di proprietà e stabilità politica Altri strumenti per favorire la crescita economica sono la protezione dei diritti di proprietà e la promozione della stabilità politica. Tali fattori sono essenziali per il corretto funzionamento di un\'economia di mercato. Nelle economie di mercato la produzione dipende dall\'interazione delle decisioni di milioni di individui e di imprese: quando acquistate un'automobile, acquistate il prodotto di un concessionario, di una casa automobilistica, di un'acciaieria, di una miniera di ferro, e così via. Questa divisione della produzione tra una molteplicità di imprese permette di utilizzare i fattori di produzione disponibili nel sistema con la maggiore efficacia possibile. Per ottenere questo risultato il sistema economico deve coordinare le transazioni tra tutte le imprese coinvolte nella produzione e tra queste e i consumatori. Nelle economie di mercato questa funzione di coordinamento è svolta dai prezzi, che rappresentano lo strumento con il quale la mano invisibile del mercato riesce a equilibrare domanda offerta in ciascuno delle migliaia di mercati che compongono un sistema economico. Un prerequisito importante per il corretto funzionamento del sistema dei prezzi è la tutela dei diritti di proprietà. i diritti di proprietà si riferiscono alla capacità di esercitare la potestà sulle risorse che ci appartengono. Una società mineraria non si impegnerà nell'estrazione del ferro se si aspetta che questo venga rubato; lo farà soltanto se crede di poter trarre un beneficio diretto dalla vendita del proprio prodotto. Per questa ragione il sistema giudiziario ha un ruolo cruciale nell'economia di mercato: quello di far rispettare i diritti di proprietà. In molti paesi il sistema giudiziario non funziona: la certezza dei contratti è messa a repentaglio e la malversazione non riesce a essere punita. Una comune minaccia ai diritti di proprietà è l\'instabilità politica: se in un paese si susseguono rivoluzioni e colpi di Stato, è legittimo dubitare che i diritti di proprietà instaurati durante un regime siano rispettati dal regime successivo. Se esiste il rischio che un governo autoritario confischi il capitale delle imprese, come spesso è accaduto dopo le rivoluzioni comuniste, gli incentivi a risparmiare, investire e avviare nuove attività imprenditoriali vengono meno. Al tempo stesso, gli investitori esteri hanno un minor incentivo a investire nel paese. dunque, la prosperità economica dipende an- che dalla prosperità politica: un paese con un sistema giudiziario efficiente, funzionari pubblici onesti e un ordinamento giuridico stabile gode di un tenore di vita migliore rispetto a un paese dove il sistema giudiziario è inefficiente, i funzionari pubblici sono corrotti e le rivoluzioni e i colpi di Stato sono frequenti. #### Il libero scambio Alcuni dei paesi più poveri del mondo hanno tentato di ottenere una crescita economica più rapida perseguendo politiche isolazioniste, orientate al raggiungimento di una produttività e di un tenore di vita migliori attraverso la diminuzione dell'interazione con il resto del mondo. La maggior parte degli economisti è oggi convinta che i paesi poveri non possano che beneficiare di politiche orientate alle esportazioni che li integrino nell'economia mondiale. Il commercio internazionale può migliorare il benessere economico della popolazione di un paese. In un certo senso gli scambi commerciali sono una specie di tecnologia: se un paese importa tessuti ed esporta frumento, trae un beneficio analogo a quello di cui godrebbe se avesse inventato una tecnologia che permette di trasformare il frumento in tessuti. Un paese che eliminasse le barriere doganali, perciò, potrebbe sperimentare lo stesso tipo di crescita economica che in genere si manifesta dopo un importante progresso tecnologico. Gli effetti negativi dell'isolazionismo diventano più evidenti se si prende in considerazione anche la modesta dimensione dei sistemi economici dei paesi sottosviluppati. Il volume degli scambi che una nazione intrattiene con il resto del mondo non è determinato solo dalla politica, ma anche dalla geografia. Paesi affacciati sul mare e dotati di porti naturali sono, in questo, facilitati rispetto a paesi che confinano solo con la terraferma: #### ricerca e sviluppo Una delle ragioni più importanti per cui il tenore di vita è oggi migliore rispetto a un secolo fa è il progresso tecnologico: La conoscenza, nel senso più ampio del termine, è un bene pubblico: una volta che un individuo scopre una nuova idea, questa entra nel patrimonio culturale della società e altre persone la possono usare più o meno liberamente. Un secolo fa lo Stato finanziava ricerche sulle tecniche di coltivazione e offriva agli agricoltori una consulenza per migliorare lo sfruttamento della loro terra; più recentemente il governo degli Stati Uniti --- per mezzo della NASA e dell\'Air Force --- ha sostenuto la ricerca aerospaziale, facendo degli Stati Uniti il maggiore produttore mondiale di aeromobili e missili. Un altro degli strumenti a disposizione dello Stato per incentivare l'attività di ricerca è la tutela dei brevetti: l\'individuo o l\'impresa che inventa un nuovo prodotto può richiederne il brevetto; se il prodotto viene considerato veramente originale, l'inventore ottiene il diritto esclusivo di sfruttamento per un dato numero di anni. In sostanza, il brevetto è una forma di diritto di proprietà che trasforma le opere dell\'ingegno da beni pubblici a beni privati: #### la crescita della popolazione Economisti e altri studiosi di scienze sociali si sono interrogati a lungo sugli effetti della crescita della popolazione sulla società. L\'effetto più diretto si riscontra sulla dimensione della forza lavoro: una vasta popolazione significa un maggior numero di lavoratori dediti alla produzione di beni e servizi. Allo stesso tempo, una vasta popolazione significa anche un maggior numero di individui che consumano beni e servizi. Perciò, a un maggior volume di produzione di beni e servizi non corrisponde necessariamente un tenore di vita più elevato per il cittadino medio. Oltre a questi effetti evidenti, la crescita della popolazione interagisce con gli altri fattori di produzione secondo modalità meno dirette e più controverse. LA DILUIZIONE DELLO STOCK DI CAPITALE Alcuni economisti mettono in evidenza gli effetti della crescita demografica sull'accumulazione del capitale Secondo loro una forte crescita della popolazione ridurrebbe il PIL per occupato, perché all'aumentare del numero di lavoratori la quantità di captale per occupato diminuisce In altre parole, se la crescita della popolazione è rapida, i lavoratori hanno una dotazione sempre piu ridotta di capitale, e questa diminuzione del capitale per occupato porta a una diminuzione della produttività e del PIL per occupato Per quanto la rapida crescita della popolazione non sia la causa principale della povertà nei paesi meno sviluppati, alcuni analisti ritengono che una diminuzione della crescita demografica in quei paesi potrebbe contribuire a elevarne il tenore di vita Es Cina un figlio per coppia legge fino al 2015 Un altro modo per ridurre la popolazione è ispirarsi a uno dei dieci principi dell'economia: gli individui reagiscono agli incentivi Avere un figlio comporta un costo opportunità Se il costo opportunità aumenta, gli individui decidono di fare meno figli (in particolare le donne che hanno accesso a un buon livello di istruzione o a posti di lavoro appaganti desiderano meno figli) Dunque, le politiche che stimolano la parità di sessi rappresenta un modo per ridurre il tasso di crescita della popolazione) CAPITOLO 20 RISPARMIO, INVESTIMENTO E SISTEMA FINANZIARIO --------------------------------------------------------- Il sistema finanziario è composto dalle istituzioni che operano nell'economia al fine di incanalare il risparmio verso l\'investimento. ![Immagine che contiene testo, cerchio, schermata, Carattere Descrizione generata automaticamente](media/image23.png) ### Le istituzioni finanziarie nell'economia Nell'accezione più ampia del termine, il sistema finanziario trasferisce le risorse scarse dell'economia dai risparmiatori (individui che spendono meno di quanto guadagnano) ai prenditori (individui che spendono più di quanto guadagnano). Il sistema finanziario è costituito da una molteplicità di istituzioni finanziarie che hanno il fine di coordinare risparmiatori e prenditori. Come premessa all'analisi delle forze che governano il sistema finanziario, introduciamo alcune di queste istituzioni finanziarie, raggruppandole in due categorie: mercati finanziari e intermediari finanziari. #### I mercati finanziari I mercati finanziari sono le istituzioni attraverso le quali un soggetto che risparmia può finanziare direttamente un soggetto che si vuole indebitare. I due più importanti mercati finanziari nella nostra economia sono il mercato obbligazionario e il mercato azionario. IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO se la Intel, maggior produttore di microchip, cerca finanziamenti per realizzare un nuovo progetto, può può rivolgersi direttamente al pubblico, emettendo obbligazioni. Un\'obbligazione è un titolo rappresentativo di un debito che specifica gli obblighi del debitore verso il creditore; in parole più semplici, è un titolo di debito che stabilisce il momento nel quale il prestito verrà rimborsato (detto data di scadenza) e il tasso di interesse che verrà periodicamente corri- sposto prima della scadenza. Chi acquista un'obbligazione presta il proprio denaro all'emittente in cambio della promessa degli interessi e della restituzione della somma prestata (il capitale o principale). L\'acquirente, o sottoscrittore, può tenere l\'obbligazione fino alla scadenza o vender- la a una data precedente. Sebbene siano molto diversi gli uni dagli altri, i titoli obbligazionari presentano tutti quattro caratteristiche fondamentali. - La prima caratteristica è la durata, ovvero il tempo che intercorre tra l\'emissione e la scadenza dell'obbligazione. - La seconda caratteristica è il rischio di credito, ovvero la probabilità che il debitore non onori gli impegni presi. - La terza caratteristica è il trattamento fiscale, ovvero il modo in cui la normativa fiscale considera il reddito da interessi generato dal possesso di obbligazioni. - La quarta caratteristica è se le obbligazioni sono indicizzate all'inflazione. IL MERCATO AZIONARIO La Intel può finanziare il nuovo impianto anche attraverso la cessione di capitale di rischio, in forma di azioni. Le azioni rappresentano titoli di proprietà dell\'impresa e, perciò, costituiscono un diritto sui profitti che questa realizza. La vendita di azioni per raccogliere fondi viene denominata finanziamento con capitale di rischio, mentre l\'emissione di obbligazioni viene detta finanziamento con capitale di debito. Le imprese ricorrono a entrambi gli strumenti per finanziare nuovi investimenti, ma azioni e obbligazioni sono molto diverse tra loro: il titolare di un'azione Intel è proprietario di una parte dell\'impresa, mentre il sottoscrittore di un'obbligazione Intel ne è creditore. Se la Intel realizza buoni profitti, l'azionista ne gode i benefici, mentre l'obbligazionista riceve solo l'interesse pattuito sulla somma sottoscritta. D\'altra parte, se la Intel attraversa un periodo di difficoltà, all'obbligazionista viene corrisposto comunque quanto pattuito, mentre l'azionista non riceve alcunché. Rispetto alle obbligazioni, le azioni offrono a chi le sottoscrive tanto un rischio quanto un potenziale di rendimento più elevati Per tenere sotto controllo l\'andamento dei mercati azionari, i risparmiatori hanno a disposizione diversi indici azionari. Un indice azionario viene calcolato come valore medio delle quotazioni di un gruppo di titoli: il più famoso è il Dow Jones Industrial Average, che viene calcolato regolarmente dal 1896. #### Gli intermediari finanziari Gli intermediari finanziari sono istituzioni finanziare attraverso cui i risparmiatori possono fornire fondi agli imprenditori direttamente Il termine intermediario indica esattamente il ruolo di tali istituzioni, che si collocano tra il risparmio e l'investimento Prendiamo due tipologie di intermediari LE BANCHE se il proprietario di una piccola drogheria vuole finanziare l'espansione della propria attività, non potrà raccogliere fondi nel mercato obbligazionario o azionario= si rivolge a una banca chiedendo un prestito Le banche sono un intermediario finanziario con il quale gli individui hanno maggior familiarità Una delle funzioni primarie delle banche è raccogliere il risparmio di chi spende meno di quanto guadagna e impiegarlo per fare prestiti a chi ha la necessità di indebitarsi Le banche corrispondono un interesse al depositante e fanno pagare ai debitori un interesse piu elevato sui prestiti erogati La differenza tra i due tassi di interesse copre i costi della banca e garantisce un profitto ai suoi proprietari Oltre a essere intermediari, facilitano lo scambio di beni e servizi, permettendo agli individui di emettere assegni a fronte dei propri depositi o di usare una carta di debito per trasferire denaro dal proprio conto a quello della persona o dell'impresa da cui acquistano beni e servizi In poche parole, contribuisce alla creazione di strumenti che possono essere utilizzati come mezzi di pagamento per saldare il corrispettivo di qualsiasi transazione I FONDI DI COMUNE INVESTIMENTOè un'istituzione che vende le proprie quote di partecipazione al pubblico e, con il ricav