Economia e Misurazione Aziendale PDF

Summary

These notes cover the basics of business economics, including production and consumption activities, modern enterprises, and different business models. The text emphasizes the interrelation between resources, costs, revenue, and profit, as well as the characteristics of various business types. It also touches upon stakeholder management and essential business functions.

Full Transcript

ECONOMIA E MISURAZIONE AZIENDALE MANAGEMENT E MODELLI DI IMPRESA ATTIVITA’ ECONOMICHE DI PRODUZIONE E DI CONSUMO L’attività economica consiste nelle operazioni di produzione e di consumo dei beni economici. Queste operazioni sono operazioni di trasformazione fisica, spaziale e...

ECONOMIA E MISURAZIONE AZIENDALE MANAGEMENT E MODELLI DI IMPRESA ATTIVITA’ ECONOMICHE DI PRODUZIONE E DI CONSUMO L’attività economica consiste nelle operazioni di produzione e di consumo dei beni economici. Queste operazioni sono operazioni di trasformazione fisica, spaziale e logica di materie prime, impianti, dati e conoscenze. Complementari alle attività interne di trasformazione tecnica ci sono anche operazioni di negoziazione, cooperazione e competizione. Insiemi omogenei di scambi formano i mercati - funzione caratteristica nelle economie di mercato: attività di produzione economica - fine dell’impresa: produzione di remunerazioni, in particolare del lavoro e del capitale di rischio LE IMPRESE MODERNE: DEFINIZIONE E FUNZIONAMENTO IMPRESA= è un istituto economico sociale che trasforma risorse (input) in beni (prodotti e servizi) che hanno un valore di scambio sul mercato superiore a quello di partenza. Il loro valore economico è dato dagli scambi nel mercato. INPUT: risorse (materiali, immateriali, umane) —-> IMPRESA —-> OUTPUT: beni A differenza delle imprese passate che si basavano sull’autoconsumo, le imprese moderne si basano sulla SPECIALIZZAZIONE e sullo SCAMBIO nel mercato: ogni impresa produce qualcosa e lo scambia in un mercato concorrenziale in cui il prezzo è libero dipende dalle condizioni di domanda-offerta. Questa libertà spinge le imprese ad essere più efficienti ed efficaci, a lavorare meglio per attrarre clienti L’impresa ruota attorno al concetto di creazione di ricchezza: il maggior valore derivante dal processo di aggregazione, modifica e trasferimento di risorse in prodotti (le risorse, dopo questo processo di trasformazione, modifica e trasferimento hanno un valore di mercato superiore a quello delle risorse stesse: così si crea ricchezza). valore OUTPUT > valore INPUT → condizione di esistenza di un’impresa (ricavi > costi) OUTPUT - INPUT > 0 → PROFITTO/RICCHEZZA RESIDUALE : indica che impresa è sana RISORSE TIPOLOGIE VALORE esterne e interne materie prime e servizi costi di acquisto operai e impiegati lavoro salari e stipendi impianti per cuocere e tagliare… macchinari e impianti ammortamento prestiti e finanziamenti fonti finanziarie oneri finanziari acqua, strade risorse pubbliche imposte totale risorse totale costi (A) piastrelle prodotti/servizi totale ricavi (B) attività imprenditoriale: risorsa combinazione risorse profitto (B-A) che crea profitto NB: il profitto viene generalmente distribuito all’imprenditore e agli azionisti come ricompensa. MA il profitto dell’imprenditore è diverso dallo stipendio del dipendente: - lo stipendio è fisso, il profitto varia in base al successo dell’impresa - l’imprenditore non sempre si appropria di tutto il profitto, una parte spesso la reinveste in azienda (l’impresa quindi si autoalimenta) ECONOMICITA’, IMPRENDITORE, IMPRESA C’è un forte collegamento tra efficienza ed efficacia, profitto>0 ed esistenza dell’impresa. Infatti l’impresa esiste se ha un profitto>0 e per fare ciò deve essere estremamente efficace ed efficiente. Inoltre la possibilità di creare ricchezza dipende da: - ECONOMICITA’: capacità dell'impresa di perdurare nel tempo senza ricorrere in modo stabile all’aiuto di terzi - IMPRENDITORE: deve saper integrare una squadra dirigenziale di competenze diversificate, è indispensabile che possieda, in prima persona, alcune doti che gli permettano di indirizzare la leadership ossia nell’ideare le organizzazioni aziendali, delineare le idee guida e i valori fondamentali dell’impresa e soprattutto di: comunicare le strategie di crescita; chiedere sostegno ai collaboratori e incoraggiarli; ricercare soluzioni ottimali e innovative ai problemi di gestione. Il processo di creazione di ricchezza ha come perno fondamentale la figura dell’imprenditore - IMPRESA: vive attraverso il contributo di numerosi soggetti, all’interno e all’esterno dei confini organizzativi, gli obiettivi di questi soggetti non sono mai del tutto allineati, anzi possono essere spesso in conflitto. In particolare oggi la capacità di creazione di ricchezza richiede la realizzazione di rapporti positivi con gli stakeholder (tutti i soggetti che hanno verso l'impresa una posizione di interesse e quindi una capacità di influenza es: azionisti, collaboratori, clienti, fornitori, finanziatori, sistema pubblico) L’IMPRESA COME ORGANIZZAZIONE DI PERSONE Uomo ha: - Bisogni naturali: come alimentazione, protezione, riposo - Bisogni sociali suscitati dall’ interazione con altri individui: informazione ,giustizia, libertà, amicizia, appartenenza.., Essi si distinguono in: - Bisogni primari - Bisogni secondari Tutti i bisogni delle persone si dispongono in una gerarchia, ovvero in un ordine di priorità. Per soddisfare tali bisogni, le persone svolgono attività economiche ovvero la produzione e il consumo di beni economici. I beni possono essere: - Beni economici : merci e servizi ( scarsi rispetto alle esigenze delle persone) - Beni non economici : (non soggetti al limite di scarsità) Altri beni possono essere: - Beni complementari; in quanto per soddisfare alcuni bisogni sono necessari più beni - Beni fungibili: quando uno stesso bisogno può essere soddisfatto da beni alternativi o succedanei. I beni utilizzati dalle persone per soddisfare i propri bisogni sono chiamati beni di consumo mentre i beni utilizzati per produrre, beni strumentali. Essi possono essere ad utilizzo singolo o durevole nel tempo e possono essere distinti in beni a consumo individuale o beni a consumo collettivo; beni privati e beni pubblici. MODELLI DI IMPRESA AZIENDA, IMPRESA, SOCIETA’ NEL DIRITTO ITALIANO Art: 2555 CC “ L'azienda è il complesso di beni organizzati dall’ imprenditore per l’ esercizio dell’ impresa.” Art:2082 CC “E’ imprenditore chi esercita professionalmente un’ attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e di servizi.” Affinchè vi sia un’ impresa quindi devono esistere le seguenti condizioni: 1. Esercizio di un’ attività economica diretta alla produzione o allo scambio di beni e di servizi; 2. l’ organizzazione dell’ attività; 3. la professionalità L’ impresa può essere definita quindi come “ l’ attività economica organizzata al fine della produzione e dello scambio di beni e servizi”. Art: 2247 CC => SOCIETA’ “ Con il contratto di società, due o più persone conferiscono beni o servizi per l’ esercizio comune di un'attività economica allo scopo di dividerne gli utili”. Istituto=> “ società umana fondata su regole e strutture di comportamento stabili” L’ economia aziendale studia perciò 4 Istituti: 1. Le famiglie Essa è un’ unità economica il cui fine è l’ appagamento dei bisogni delle persone che la compongono. Ai suoi componenti appartiene la proprietà dei beni di consumo e un patrimonio. 2. Le imprese Il cui fine economico immediato è dato dalla produzione di remunerazioni monetarie di altra specie. 3. Gli istituti pubblici (Stato e articolazioni) Il fine immediato è dato dall’ appagamento dei bisogni pubblici (es: istruzione e sanità) delle persone che appartengono all’ istituto. I processi economici tipici sono quelli di produzione di beni pubblici e di consumo degli stessi con i connessi processi di raccolta dei tributi. 4. Gli istituti no profit Essi hanno il divieto di distribuire il risultato reddituale e il patrimonio tra le persone che esercitano il controllo. I processi economici sono tipicamente di produzione di beni e servizi per alcuni attori beneficiari e di raccolta dei contributi da privati (es. donazioni, lavoro volontario). MODELLI D’IMPRESA - artigianale - dimensione - piccola-media impresa - grado di industrializzazione dei - grande impresa processi produttivi - strutturazione dell’organizzazione - livello di standardizzazione dei processi decisionali - potere di mercato - potere finanziario - disponibilità di risorse IMPRESA ARTIGIANA In Italia ha notevole rilievo economico e sociale L’impresa artigiana è caratterizzata - dall’organizzazione della produzione per mestieri, in cui ogni collaboratore possiede una specifica professionalità in genere manuale - dell'artigianalità di strutture e processi decisionali, nel senso di assenza di metodi formali e strutturali Si considerano convenzionalmente artigiane le imprese con meno di 10 dipendenti. Le caratteristiche qualitative sono rispondenti ai seguenti requisiti. - modalità artigiana della produzione - scarsa strutturazione dell’organizzazione - mancanza di standardizzazione nei processi decisionali - nessun potere di mercato - nessun potere nei confronti dei finanziatori (Spesso assimilata alla categoria di microimpresa) PRODUZIONE ARTIGIANA PRODUZIONE INDUSTRIALE Applicazione diretta al prodotto delle Standardizzazione dei processi di lavorazione, competenze, organizzazione di fasi omogenee abilità capacità individuali detenute dall’artigiano Ampie libertà nelle modalità di produzione, La standardizzazione facilita il controllo delle assenza di metodi formali e strutturati modalità dei processi di esecuzione dei compiti Necessità di maggiore capitale: aumento dei costi fissi industriali e abbattimento dei costi variabili del prodotto PMI I parametri quantitativi che distinguono le piccole e le medie imprese: - CAPITALE INVESTITO: dipende dalla lavorazione effettuata dall’impresa e può essere: capital intensive: ampio uso di macchinari- si sovrastimano le dimensioni aziendali labour intensive: il parametro non tiene conto dei beni in locazione con possibile riscatto e questi (locazione o leasing) vengono esclusi dal computo del capitale investito e anche se riscattati vengono scritti nel bilancio per il loro valore finale (non costo storico) —> due aziende analoghe possono risultare dunque molto differenti, quindi il capitale investito non evidenzia l’eventuale appartenenza dell’impresa a un gruppo -NUMERO DI ADDETTI: il numero di addetti è un valido parametro se usato in modo complementare al capitale investito numero di addetti ____________________ = informazioni grado di automatizzazione del processo produttivo capitale investito -se ↑ rapporto, ↓ grado -se ↓ rapporto, ↑ grado -FATTURATO: il fatturato è l’indice più immediato, ma meno corretto perchè sovrastima la dimensione delle aziende assemblatrici e sottostima le aziende che producono i propri componenti dei prodotti. Inoltre il fatturato è l'indice che permette di confrontare due imprese che producono beni di diverso valore unitario -VALORE AGGIUNTO: è il parametro più valido ma con complesse difficoltà di calcolo può essere determinato: in via sintetica: deducendo dal valore dell’output aziendale il valore degli input acquisiti dall’esterno in via analitica: come insieme delle remunerazioni dei fattori produttivi, sul piano pratico il valore aggiunto è l’ UTILE NETTO + imposte sul reddito, + oneri finanziari, + retribuzione del personale, + ammortamenti —> il valore aggiunto riassume una serie di informazioni che riguardano il capitale investito, l’intensità di manodopera e l’efficienza aziendale: viene escluso dal parametro impieghi in titoli le principali caratteristiche qualitative riguardano: - Le disponibilità di risorse: risorse umane e finanziarie limitate - I meccanismi operativi e la struttura organizzativa: ruolo della gerarchia e delle strutture di controllo nella determinazione dei rapporti intra e interaziendali - La dimensione fisica degli impianti, la numerosa degli addetti impiegati, il numero di transazioni effettuate - Le scelte strategiche e il loro spettro d’azione - La flessibilità, ossia non solo la variabile produttiva o competitiva ma anche la formula imprenditoriale che consente di affrontare efficacemente il dinamismo ambientale GRANDI IMPRESE Un’entità aziendale con più di 500 dipendenti, con una struttura organizzativa più articolata, un maggior potere di mercato più accesso alle risorse finanziarie - Il controllo è detenuto dalla direzione del consiglio di amministrazione integrato con i principali manager - Il management gestisce l’azienda - L’impresa mira all’indipendenza finanziaria - L’impresa punta all’autonomia decisionale I GRUPPI DI IMPRESE Insieme di imprese giuridicamente distinte, connessi da significativi legami azionari che consentono il controllo stabile di tutte le attività, garantendone il coordinamento. Il soggetto economico estende il proprio potere di controllo e di governo sulle varie unità produttive, sebbene siano dotate di autonomia operativa. Come dispone la normativa, oltre al bilancio individuale delle singole società è necessario un bilancio consolidato=bilancio di esercizio che consideri gli scambi del gruppo nel suo complesso. Il gruppo si dispone come una via intermedia tra la piccola e la grande impresa, infatti pur mantenendo la sua struttura flessibile tipica della PMI, il gruppo, in chiave aggregata, può raggiungere dimensioni significative in termini di fatturato o di personale dipendente. Requisiti: - molteplici entità distinte - obiettivi comuni - processi decisionali unificati - fusione di capitali I GRUPPI GERARCHICI Caratterizzati da una configurazione piramidale, il cui capo è una società holding che controlla tutte le attività. CAPOGRUPPO = HOLDING (sede del controllo delle attività) A B C = SOCIETA’ OPERATIVE (attività di trasformazione o commercializzazione) una HOLDING può essere: - finanziaria: ha solo partecipazioni, non svolge attività produttive in senso stretto - operative o miste: svolgono attività produttiva e detengono partecipazioni in aziende del gruppo I GRUPPI ASSOCIATIVI insieme di imprese con potere equivalente connesse da una serie di possessi azionari reciproci (es: confartigianato, confindustria) GRUPPI CONGLOMERATI operano in settori privi di significativi collegamenti di natura industriale (possono essere gruppi industriali o finanziari), l’unica risorsa comune si riduce quindi a quella finanziaria (collaborazioni che danno vita a filiere di produzione o relazioni stabili di scambio), economica o personale Un esempio di gruppo gerarchico: Da Agostini Un esempio di holding finanziaria è rappresentato dal gruppo De Agostini Il capitale sociale di De Agostini è in mano a due famiglie proprietarie (Boroli-Drago) e il business prevalente IGT è quotato in Borsa a Wall Street La creazione di ricchezza non è mai l’effetto automatico della trasformazione di risorse in prodotti, l’imprenditore deve trovare soluzioni: organizzative, tecniche, finanziarie e commerciali che permettano un margine positivo tra costi e ricavi Un’altra dote dell’imprenditore è la capacità di leadership che consiste in: - capacità di comunicare strategie di crescita - chiedere sostegno ai collaboratori e incoraggiarli nei loro contributi personali - favorire la ricerca di soluzioni ottimali e per i problemi posti dalla gestione IMPRESE QUOTATE E NON AZIONI = titoli rappresentativi di quote di capitale nella società, misurano la partecipazione del socio-investitore nella società (attraverso esse la società raccoglie capitale di rischio e cede in cambio i risultati residuali (utili) Per impresa quotata si intende un’impresa che emette azioni che vengono vendute a un pubblico indistinto di investitori e risparmiatori in un mercato regolamentato Con l’emissione di azioni, la società raccoglie capitale di rischio e cede in cambio agli azionisti-investitori una serie di prerogative sul governo dell’impresa e sui risultati residuali L’emissione di titoli azionari può comportare l’apertura del capitale a nuovi investitori, oppure può avvenire con cessione di titoli ad attori specifici limitando così però la possibilità dell’impresa di individuare nuovi investitori interessati Poichè gli scambi in borsa coinvolgono il risparmio privato, la quotazione e gli scambi sui mercati azionari vengono regolamentati e assoggettati ai controlli di specifiche autorità La quotazione ha anche l’effetto di aprire il governo e il controllo dell’impresa a nuovi investitori, diluendo il potere dell’influenza e controllo degli azionisti esistenti. Spesso le imprese non arrivano alla quotazione perchè 1) alto livello di trasparenza 2) impegno a remunerare i titoli quotati 3) timore di perdere il controllo a seguito di tentativi di takeover Fattori che incentivano la quotazione sono: 1. Possibilità di usare il capitale di rischio per lo sviluppo dell’ impresa 2. Aumento di credibilità 3. Spersonalizzazione dell’ impresa 4. Facilizzazione crescita dimensionale. Le imprese non quotate sono gestite invece direttamente dai proprietari, esse possono rimanere chiuse (controllate dai soci-azionisti fondatori) oppure possono aprirsi ad investitori esterni senza ricorrere alla Borsa, fanno infatti ricorso al mercato del capitale di rischio privato. LE IMPRESE FAMILIARI Si parla di imprese familiari nei casi in cui una famiglia è proprietaria della società, occupando, in genere, anche le posizioni manageriali, direttamente o attraverso persone legate alla famiglia da relazioni di fiducia Per impresa familiare si intende una impresa dove una o due famiglie proprietarie detengono il controllo (50%+1) La forte sovrapposizione tre patrimonio aziendale e patrimonio familiare influenza l’evoluzione dell’impresa nelle imprese italiane il controllo familiare è la forma più diffusa I principali elementi che caratterizzano le imprese familiari sono: - Gli assetti di governo dell’impresa particolari - Possono esserci atteggiamenti di chiusura di fronte ad esigenze aziendali come l’ingresso di nuovi soci o l’inserimento di nuovi manager - Il legame tra proprietà e strategia assume un carattere molto forte - La scarsa managerializzazione - I processi di ricambio generazionale, manageriale e imprenditoriale “difficoltosi” - La relazione particolare con il territorio di origine e la relativa comunità locale BREVE EXCURSUS STORICO L’impresa non è una manifestazione economica recente - epoca pre-contemporanea (prima del ‘700): sviluppo di agricoltura e autoconsumo, commercio e artigianato - rivoluzione industriale (dalla seconda metà dell’700): meccanizzazione dell’attività economica che determina la standardizzazione dei prodotti, aumento intensità di capitali, aumento di costi fissi e riduzione di quelli variabili. Aumento della produttività tecnologica del lavoro, sviluppo esponenziale degli scambi e dei mercati, diffusione della forma giuridica della spa - a partire dal ‘900 c’è uno sviluppo dell’approccio scientifico/manageriale alla gestione delle imprese: organizzazione scientifica del lavoro (Taylor) e la crescita delle dimensioni e complessità delle imprese determina la preponderanza degli assetti manageriali e delle funzioni economiche-organizzative L’evoluzione si è caratterizzata per due tratti 1) stratificazione: nuove realtà non cancellavano quelle precedenti ma si aggiungono 2) integrazione: le nuove conquiste tecnologiche influenzano le precedenti forme economiche SOSTENIBILITA’ Introduzione —> soddisfare i bisogni naturali e preservare il pianeta -modelli basati sul processo produzione-consumo-smaltimento (e poco riciclo), non sono sostenibili nel medio e nel lungo periodo -con un’impresa sostenibile cambia la mentalità: spinge capitalismo a riorientarsi sul lungo periodo:.pensiero per le generazioni che verranno.assume la scarsità delle risorse come vincolo proprio.protagonista dell’economia positiva: riduzione riscaldamento globale, potenziamento circolarità economia, maggior distribuzione del benessere tra gli individui LO SVILUPPO SOSTENIBILE SUSTAINABILITY: impegno protratto e consapevole da parte di un’organizzazione focalizzato a raggiungere e convalidare le finalità che l’impresa si propone ponderando in modo coerente le diverse questioni strategiche e operative per consentire alla realtà di perdurare nel tempo Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità alle generazioni future di soddisfare i propri bisogni. La definizione di sviluppo sostenibile racchiude in sé la consapevolezza della presenza di risorse naturali non illimitate e il richiamo all’assunzione di responsabilità e cautela nel loro sfruttamento. NB: -mancanza di fiducia in crescita economica senza limiti -Impatto economia su ecosistema (legame economia-ambiente: aumento di emissioni di CO2 e inasprimento fenomeni climatici) La sostenibilità ruota attorno a tre componenti fondamentali - Sostenibilità economica: generare reddito e lavoro per il sostentamento della popolazione - Sostenibilità sociale: garantire condizioni dì benessere umano - Sostenibilità ambientale: mantenimento di qualità e riproducibilità delle risorse naturali Il concetto di sostenibilità d’impresa ha integrato la dimensione ambientale e quella etico-sociale con le esigenze di sviluppo competitivo e imprenditoriale della gestione d’impresa Per garantire uno sviluppo sostenibile un’impresa deve perseguire contemporaneamente tre obiettivi differenti secondo l’acronimo ESG - Gestione efficiente delle risorse naturali (E=enviroment) - Obiettivi di equità sociale (S=social) - Governante in grado di garantire il raggiungimento dei risultati business previsti (G=governance) L’AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DEGLI SDGs L’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile ONU è un passo in avanti rispetto al concetto di sviluppo sostenibile È un programma di azione per le persone, il pianeta, la prosperità Identifica 17 obiettivi globali, ovvero i cosiddetti Sustainable Development Goals (SDGs), declinati in 169 target di dettaglio che rappresentano obiettivi condivisi in ambiti fondamentali e che assicurano uno sviluppo sostenibile del pianeta, da raggiungere entro l’anno 2030 L’agenda 2030 è una partnership tra imprese private, istituzioni pubbliche e cittadini, per rafforzare una strategia globale a sostegno della sostenibilità Ognuno deve fare la propria parte: - Le istituzioni pubbliche devono attuare meccanismi di controllo e di regolamento sull’attività delle imprese e sostenere la ricerca e l’innovazione per la sostenibilità - Le imprese devono sviluppare modelli di business e prodotti innovativi in grado di creare valore economico, ambientale, e sociale; ma anche adottare modelli di governance effettivamente garantiti di una visione di lungo periodo - I cittadini con le loro scelte di consumo devono supportare e rafforzare la transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile Le pressioni per un’impresa sostenibile Una serie di altri segnali testimoniano tale tendenza a differenti livelli: - Il ruolo dello sviluppo sostenibile nelle politiche dell’UE a partire dalla definizione delle priorità strategiche in occasione del Consiglio di Lisbona nel 2000 e la CSR nel 2001 al New Grean Deal del 2019 rilanciato nel 2021 dopo la pandemia - Un numero crescente di governi nazionali coinvolti nella promozione e nella diffusione della sostenibilità - Il rafforzamento del ruolo di istituzioni internazionali come l’ONU, la World Bank, l’OECD e l’ILO nella legittimazione delle pratiche e degli strumenti di sostenibilità e responsabilità sociale - Collaborazioni tra governi, aziende, società civile e istituzioni finanziarie - Inoltre, un ruolo propulsivo importante è stato giocato dalla generazione Z che ha prospettive economiche e sociali differenti (es. Greta Thunberg) Nel 2019, 181 CEO nordamericani membri della Business Roundtable, tra cui Jeff Bezos di Amazon, Tim Cook di Apple, Mary Barra di General Motors e Doug McMillon di Walmart, hanno firmato il nuovo “Statement on the Purpose of a Corporation” Si tratta di un manifesto destinato a segnare un cambio di passo nel modo in cui i business leader e le imprese declinano le proprie finalità e responsabilità Esso evidenzia la centralità degli stakeholder, adottando un approccio di lungo termine nei processi di creazione di valore, secondo il quale accanto al profitto per gli azionisti, le imprese devono perseguire altri interessi: avere un purpose sostenibile per tutti gli stakeholder World Economic Forum di Davos ha pubblicato un paper con l’obiettivo di accelerare la convergenza verso la standardizzazione della rendicontazione delle imprese d indicatori ESG Con l’insediamento della Presidenza europea di Ursula von der Leyen, si è attuata la svolta green europea grazie allo stanziamento di circa 1000 miliardi di euro nell’arco di un decennio (European Green Deal Investment Plan) per finanziare gli obiettivi di “emissioni zero” La lotta al cambiamento climatico e le strategie di decarbonizzazione Per il cambiamento climatico si intende “qualsiasi cambiamento di clima, attribuito direttamente o indirettamente ad attività umane, che altera la composizione dell’atmosfera mondiale e si aggiunge alla variabilità naturale del clima osservata in periodi di tempo comparabili”. Problematiche - Produzione CO2 in eccesso è una conseguenza dei paesi industrializzati che come fonte di energia usano prevalentemente il carbone, petrolio o gas naturale - Sviluppo economico che porta alla deforestazione per necessità di spazi e di materiali - Deforestazione porta a: diminuzione quantità di ossigeno prodotto dalle piante e la diminuzione dell’assorbimento dell’anidride carbonica da parte delle piante stesse - Eccessivo utilizzo d’acqua (anche per agricoltura) Conseguenze -Innalzamento della temperatura, spesso non omogeneo La comunità internazionale si è interrogata a lungo su come contrastare la serietà degli impatti dei cambiamenti climatici e ridurne le conseguenze più gravi, spesso a danno di nazioni più povere che hanno contribuito in misura minima a generarli. L’iniziativa più rilevante in campo ambientale è l’Accordo di Parigi. L'accordo di Parigi, adottato da 197 Paesi, mira a mettere in atto soluzioni concrete per dare una risposta globale, efficace e progressiva alla minaccia dei cambiamenti climatici. È richiesta la collaborazione di tutti i paesi e di tutti i soggetti coinvolti, con esigenze spesso contrastanti dalla propensione a una maggiore industrializzazione dei paesi meno sviluppati alla tutela dei posti di lavoro e alla suddivisione degli inevitabili costi, legati alla transizione energetica verso fonti di energia più sostenibili. Le imprese devono integrare la sostenibilità nei loro piani aziendali con strategie di decarbonizzazione del proprio business L’ECONOMIA CIRCOLARE, LA BLUE ECONOMY E LA DIGITALIZZAZIONE L’economia circolare è un nuovo modo di pensare al modello di sviluppo attuale, coniugando innovazione, competitività e sostenibilità. L’idea è “non sprecare”, trovando modi per ridare vita a scarti di produzione, prodotti obsoleti o rifiuti. In questo modo si riducono i costi sia per la gestione degli smaltimenti ma anche quelli d’acquisto per chi recupera semilavorati, prodotti o rifiuti. —> Piano d’azione per L’UE per l’economia circolare, uno dei pilastri de Green Deal: prodotti più sostenibili, filiere sempre più circolari in alcuni settori strategici La blue economy si propone come evoluzione della green economy: quest’ultima cerca di limitare la quantità di emissioni, mentre la prima punta a eliminarle del tutto attraverso l’innovazione tecnologica. La blue economy si rivolge, in particolare, al mondo dei mari e degli oceani e alle attività economiche ad esso associate. La digitalizzazione e le nuove tecnologie digitali possono ricoprire un ruolo rilevante nel raggiungimento di una società più equa, in linea con i 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati nel 2015 dall’ONU nell’Agenda 2030 e con la visione integrata delle tre dimensioni con cui esprimere il concetto di sostenibilità RESPONSABILITA’ SOCIALE D’IMPRESA E SOSTENIBILITA’ Il concetto di creazione di valore per gli azionisti ha a lungo orientato i modelli di management e le scelte aziendali. Il profitto spetta all’imprenditore e agli azionisti (shareholder: approccio negoziale, contrattuale), ma con il tempo si è sempre più diffusa la necessità di orientarsi alla creazione di valore per gli stakeholders (portatori di interesse) - necessità di ispirare il governo di impresa all’adeguamento delle esigenze dei vari portatori di interesse Il surplus di valore è quindi distribuito a tutti (es: pago di più il fornitore per ottenere un servizio più efficace e tempestivo) L’impresa sta optando per una logica stakeholder a causa dei cambiamenti nell’ambiente sociale e politico cha hanno portato a cercare modalità differenti di creazione di ricchezza 1) GLOBALIZZAZIONE: apertura dei mercati e di progressiva integrazione economica, sociale e culturale su scala mondiale - generata da scelte politico istituzionali - conseguenze: sfruttamento dei gap istituzionali, legali 2) IPERCOMPETIZIONE: aumento esponenziale della concorrenza e dell’aggressività competitiva tra imprese - generata da: confini sempre più labili (aumento dei competitors) - conseguenze: forti pressione esterne per cercare nuove fonti di ricchezza 3) QUESTIONE AMBIENTALE: consumo fino ad esaurimento delle limitate risorse ambientali disponibili - generato da aumento di n attori economici, scarsa misurabilità del consumo di risorse congiunte, sistemi legali deboli e regimi politici corrotti - conseguenze: esternalità negative e sfruttamento 4) FALLIMENTI DEI SISTEMI DI CORPORATE GOVERNANCE: fragilità dei meccanismi di controllo finalizzati a tutelare la buona gestione dei beni aziendali in condizioni di delega - generato da avidità personale e ammonimento - conseguenze: possibilità di subire vari comportamenti opportunistici dal manager con danni diretti agli stakeholder GLOBALIZZAZIONE - sfruttamento delle risorse apertura/integrazione - bassa protezione lavoratori sistemi - corruzione con regimi locali → opportunità - delocalizzazione produzioni IPERCOMPETIZIONE - collusione di imprese aumento concorrenza per innovazione PRESSIONI ESTERNE → vincoli e pressioni QUESTIONE AMBIENTALE - inquinamento stock di risorse limitate - danni ambientali → esternalità - sfruttamento risorse - deforestazione CORPORATE GOVERNANCE - truffe a danno degli delega e gestione di terzi investitori → fragilità di sistemi di - espropriazione di ricchezza controllo - prodotti nuovi di consumatori - abuso di potere dominante Per i consumatori tutto ciò non è più accettabile (quindi che gli imprenditori guadagnino più degli altri). Nell’attuale situazione, soltanto attraverso un’attenta gestione di reputazione, immagine di marca, identità, l’impresa può ottenere un grado si legittimazione sociale e consenso sufficienti ad assicurare il mantenimento e lo sviluppo delle relazioni nel tempo e la creazione del valore. Se la capacità di rispondere alle attese degli interlocutori è vitale per operare in modo efficace e continuativo e se questa capacità si base su un’attenta reputazione, legittimazione e consenso, l’impresa non può essere in disaccordo con la sostenibilità. L’insostenibilità genera una perdita di fiducia da parte dei consumatori del mercato e degli investitori. GLI IMPATTI DELLA RESPONSABILITA’ SOCIALE D’IMPRESA ci sono due diverse visioni relative al rapporto tra CSR/sostenibilità e risultati aziendali 1) ESISTENZA DI UN TRADE-OFF (PERDITA)- DETRATTORI visione sostenitrice di un trade-off tra i due termini della questione: sostiene l’esistenza di un impatto negativo relativo all’implementazione della sostenibilità, considerando le pratiche socialmente responsabili un inutile costo da evitare al fine di non soccombere al gioco della competizione. (contributi di beneficenza, piani per promuovere lo sviluppo della comunità, mantenimento di presidi in aree depresse: vantaggi per reputazione MA costi per impresa che portano allo svantaggio rispetto alla concorrenza) Vantaggi e costi hanno una natura differente: i costi sono certi e immediati mentre i benefici sono valutabili in termini quantitativi. —> le risorse da destinare ai programmi e azioni sociali dovrebbero essere indirizzate al miglioramento dell’efficienza o ridistribuite agli azionisti per evitare la defocalizzazione dall’attività principale per cui le imprese sono state create MA dopo anni, la scarsità delle risorse, la sfida del clima, diritti umani, parità di genere, la questione delle disuguaglianze sono diventati temi fondamentali per chi guida le imprese 2) POSSIBILI SINERGIE → sostenitori : IL CIRCOLO VIRTUOSO DELLA SOSTENIBILITA’ i sostenitori sostengono un ciclo virtuoso tra CSR e performance, l’azienda accumula risorse immateriali di fiducia e conoscenza che le consentono vantaggi competitivi e duraturi - la supremazia degli shareholder sembra finita - la definizione di sviluppo sostenibile sembra ancora valida e, anzi, la sostenibilità dell’impresa riveste un ruolo di primo piano nel rafforzamento e nel rilancio anche sul piano concorrenziale - ogni impresa dovrebbe non solo preoccuparsi di realizzare buone performance economico-finanziarie, ma anche dimostrare come e quanto stia contribuendo a generare una positiva performance per il contesto socio-ambientale in cui opera - accelerazione del processo di trasformazione finalistica delle imprese in direzione della sostenibilità e di purposeful business transformation della struttura, delle relazioni e della corporate governance. Tali trasformazioni devono avere una ragione d’essere che giustifichi l’esistenza dell’impresa in termini sociali. La necessità di combinazione di obiettivi economici (combinando quelli di breve e di lungo periodo) e di purpose → La sostenibilità d’impresa è passata dall’essere una questione prevalentemente etica e volontaristica o di risposta alle pressioni esterne a un tema strategico e di ripensamento della finalità dell’impresa in senso più ampio → SOSTENIBILITA’ E PERFORMANCE ECONOMICHE - La possibilità di beneficiare degli impatti positivi associati all’adozione della responsabilità d’impresa è strettamente legata allo sviluppo di una capacità aziendale di integrare la sostenibilità nelle strategie, nella cultura e nei valori alla base dell’operatività quotidiana. - È possibile identificare alcuni indicatori per misurare l'incremento di performance (maggiore efficienza, minori costi di coordinamento, incremento dell’attrattività dell’organizzazione e dunque maggiori vendite) - Una teoria in grado di spiegare come la performance sociale di un’azienda possa influenzare la sua attrattività nei confronti dei potenziali dipendenti è la c.d. signalling theory. LA RESPONSABILITA’ SOCIALE D’IMPRESA (RSI o CSR) è la strategia attraverso cui perseguire un’interazione bilanciata fra valore degli azionisti e interessi degli stakeholder AMBITI DELLA RSI: - adeguata remunerazione per soci e azionisti - migliori condizioni di lavoro per i collaboratori - prodotti innovativi per i clienti - rapporti di cooperazione con i fornitori - relazioni chiare e trasparenti con i partner finanziari - corretto tax paying per la crescita del paese - nodo propulsivo e innovativo nella comunità di riferimento - attenzione all’ambiente delle generazioni future grazie a pratiche sostenibili la CSR può essere formata da: - singole (es donazioni) - operazioni per impattare radicalmente la strategia d’impresa LA CORPORATE SUSTAINABILITY (SOSTENIBILITA’ D’IMPRESA, CS o SI) è la capacità di un’organizzazione di continuare le sue attività "indefinitamente", avendo tenuto in debita considerazione il loro impatto sul capitale naturale, sociale e umano. LA CS è collegata alla CSR ma è un concetto molto più ampio: la CS estende l’attenzione alle istanze degli stakeholders del futuro, con particolare riguardo all’ambiente e alle future generazioni. domanda: LA CSR dipende dal rispetto delle leggi? NO, presuppone un’azione volontaria e strategica - la responsabilità sociale d’impresa (RSI) è l’integrazione, su base volontaria, da parte delle imprese delle istanze sociali e ambientali nelle loro attività e nell’interazione con gli stakeholder - Triple Bottom Line: gestione e misurazione integrata delle performance economiche, sociali e ambientali (es: bilancio sociale) - indica l’impegno delle imprese a comportarsi in modo corretto indipendentemente dagli obblighi previsti dalle leggi - si realizza innovando i modelli di gestione e governo dell’impresa attraverso i processi di ascolto e dialogo con gli stakeholder - comporta i maggiori benefici per l’impresa quando è integrata nelle strategie e negli obiettivi di lungo periodo CORPORATE SHARED VALUE (CSV) si può definire come l’insieme delle politiche e pratiche che rafforzano la competitività di un’azienda migliorandone le condizioni economiche e sociali della comunità in cui opera. La creazione di valore condiviso si focalizza sull'identificazione e sull’espansione delle connessioni tra progresso economico e sociale - se la filosofia di gestione non è in linea con i capisaldi della sostenibilità per l’azienda sarà arduo continuare a creare valore e raggiungere obiettivi reddituali e competitivi di lungo periodo: Insostenibilità=perdita di fiducia da parte dei consumatori, mercato, comunità di riferimento e investitori= erosione di capacità innovativa, capitale naturale, potenziale attrattivo, opportunità di successo duraturo - complementarietà tra valore e sostenibilità: per un percorso di crescita economica qualitativa= crescita economica + equità inter e intragenerazionale + rispetto per l’ambiente - esistenza di sinergie tra performance ESG e risultati economici competitivi, connesse al rafforzamento della capacità delle imprese di gestire le aspettative dei propri stakeholder, accumulando così risorse immateriali di fiducia e conoscenza tali da consentire loro di godere di vantaggi competitivi di elevata entità e durata - la sostenibilità contribuisce alla creazione di valore per tutti gli stakeholder perdendo così il carattere strumentale rispetto al mero risultato economico per assumere quello di leva strategica per preservare l’equilibrio economico del passato (solidità patrimoniale, del presente (andamento favorevole) e del futuro (efficienza, innovazione, competitività) —-> nuova concessione di VALORE: trasformazione dell’impresa da modalità di organizzazione dell’attività economica ad ambiente in cui vivere -piena integrazione della sostenibilità all’interno dell’azienda vuol dire la diffusione della cultura del CSV SOSTENIBILITA’ E PERFORMANCE ECONOMICHE: GLI IMPATTI DELLA RSI → CONTENIMENTO DEI COSTI (IMPORTANTE!) - riduzione delle spese di protesta e reclamo (scioperi) connesse alla gestione delle istanze degli stakeholder - crollo dei rischi aziendali (risk management): dipendenti più coinvolti e meno orientati a truffe, minore possibilità di scandali e relativi risparmi - minori costi di monitoraggio - minori costi di coordinamento e free riding → INCREMENTO DEI RICAVI (IMPORTANTE!) - maggiore realtà e coinvolgimento: creatività e innovazione del prodotto e processo - attrazione/mantenimento di risorse umane di alta qualità - maggiore capacità di rispondere ai bisogni della clientela - rapporti positivi con i fornitori e miglioramento della qualità - elevata reputazione SOSTENIBILITà E PARTNERSHIP Il mancato riconoscimento di questo radicale cambiamento di prospettiva ha esposto in passato numerose imprese di paese e settori diversi (es: nestlè, coca.cola) a differenti rischi e minacce: - crisi nella filiera di fornitura con pesanti impatti a valle nei mercati di sbocco - proteste e perdite di consenso nelle comunità in cui operano - campagne di boicottaggio realizzate dai consumatori finali - valutazioni negative da parte della comunità finanziaria - costi e inefficienze legate alla scorretta gestione degli impatti ambientali La sostenibilità prefigura un nuovo modello d’impresa più attiva e più partecipativa e sfidante. E’ un nuovo modello che ha forti legami con la parte migliore della nostra tradizione imprenditoriale e determina innovazioni di sistema innescando partnership e alleanze per il cambiamento CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE - i profondi cambiamenti sociali che si stanno verificando richiedono alle imprese di prestare attenzione a tutte le categorie di stakeholder, attraverso lo sviluppo di vere e proprie strategie di responsabilità sociale, modificabili a seconda delle esigenze espresse dalle controparti - stiamo assistendo al rapido affermarsi del concetto di Corporate Social Responsability - combinando innovazione e promozione di relazioni armoniche con gli stakeholder, le imprese socialmente responsabili stanno beneficiando di risultati superiori in termini di incremento dei ricavi e contenimento dei costi nella logica degli stakeholder, diminuire il valore residuo per esprimere ad esempio i dipendenti è un investimento a lungo termine DISTRIBUZIONE DEL VALORE E GESTIONE DEGLI STAKEHOLDER IL VALORE SOSTENIBILE In contemporanea con l’evoluzione teorica della gestione e d’impresa, l’adozione volontaria di standard sociali e ambientali più elevati di quanto prescritto dalla legge è una prassi motivata non dai risultati economico-finanziari, ma dalla conseguenza che lega l’impresa al proprio contesto sociale di appartenenza. L’impresa anche se soggetto autonomo è profondamente integrata nel sistema sociale, economico e giuridico in cui opera. I comportamenti aziendali possono essere spiegati come risposta a fattori esterni, la stessa strategia d’impresa è in larga misura costituita dalla scelta delle migliori modalità di relazione a eventi esogeni. Il governo delle imprese pone attenzione anche sui vincoli posti dagli stakeholder e il sistema giuridico-formale. L’impresa raggiunge i suoi obiettivi di creazione di valore gestendo, in modo armonico, la rete di interazioni e rapporti di scambio con gli interlocutori sociali capaci di condizionarne le sorti in modo negativo o positivo (stakeholder) LA TEORIA DI CREAZIONE DEL VALORE La teoria di creazione del valore afferma che l’obiettivo dell’impresa deve essere quello di massimizzare il valore del capitale economico ed inoltre mette il management in condizione di poter stabilire concretamente quali interventi e soluzioni si possono adottare per realizzare questo obiettivo Avere il valore del capitale economico come obiettivo per l’impresa è una novità rispetto alla massimizzazione del profitto PROFITTO= definito a livello di impresa VALORE= definito a livello di azionisti La differenza è rilevante, perché un’impresa può essere in utile e allo stesso tempo distruggere valore per gli azionisti. Infatti un investitore che concede i suoi capitali sostiene un costo-opportunità pari al rendimento che avrebbe potuto ottenere investendo gli stessi capitali altrove: l’investimento è conveniente solo se il rendimento è maggiore del costo opportunità. Inoltre un’impresa in utile MA con un rendimento sui mezzi propri più basso del costo capitale, distrugge valore per i suoi azionisti L’obiettivo del valore possiede tutte le caratteristiche per spingere manager e imprenditori verso un’economicità e una creazione di ricchezza di cui possano beneficiare tutti gli shareholder La teoria della creazione di ricchezza degli azionisti (e quindi una sola categoria di stakeholder) aveva importanti argomenti a favore: - L’obiettivo dell’impresa, qualunque esso sia, dovrebbe essere unico: qualora sorgano dei trade-off, i manager non hanno indicazioni per decidere - Tra i possibili obiettivi, quello della creazione di ricchezza è quello che soddisfa meglio l’interesse di tutti gli stakeholders - Gli stakeholder diversi dagli azionisti sono tutelati da norme giuridiche e da rapporti di scambio che avvengono a un prezzo determinato: i loro interessi sono rispettati in partenza LA TEORIA DEGLI STAKEHOLDER Il dibattito sul finalismo d’impresa aveva raggiunto un diffuso consenso nel ritenere che la creazione di valore per gli azionisti (shareholder) fosse l’obiettivo più razionale da perseguire per l’impresa Secondo la teoria degli stakeholder, invece, l’impresa non dovrebbe creare valore solo per gli azionisti, ma puntare alla soddisfazione di tutti gli attori, distribuendo la ricchezza in modo equilibrato L’impresa per avere successo ha bisogno del contributo degli stakeholders e non solo: il successo dell’impresa consiste nel soddisfare gli stakeholders UNA PROSPETTIVA DI EQUILIBRIO obiettivo dell’impresa resta la massimizzazione della ricchezza degli azionisti ⇓ il mantenimento di relazioni armoniche con l’ambiente è da considerarsi fattore agevolante ⇓ la gestione degli stakeholder fornisce risposte alternative per competere su mercati in cui fattori non competitivi divengono trainanti IL VALORE SOSTENIBILE: l’impresa raggiunge i suoi obiettivi di creazione di valore gestendo, in modo armonico, la rete di interazione e rapporti di scambio con gli interlocutori sociali capaci di condizionarne le sorti in modo negativo o positivo (stakeholder) STAKEHOLDER INTERNI (relazione di partecipazione, scambio costante e vitale) - la proprietà La proprietà, conferendo risorse soggette al rischio di impresa, è in grado di incidere sulla vita dell’azienda, e in essa ripone una serie rilevante di aspettative. La struttura tipica dell’impresa nei modelli di capitalismo più evoluti è quella della società per azioni (= la proprietà può essere frazionata in quote, ossia azioni, di partecipazione al capitale e quindi gli stakeholder proprietari sono gli azionisti). In base alla ripartizione del capitale l’impresa può avere una struttura concentrata (pochi soggetti) o frammentata (molti soggetti). Come conseguenza di questa struttura ci possono essere azionisti di: - maggioranza: incidono maggiormente sulle decisioni aziendali - minoranza: non incidono in misura diretta Gli stakeholder si suddividono anche in base alla natura - industriale: espressione dei ruoli operativi - finanziari: stakeholder che investono nel capitale di rischio - hanno una posizione di maggioranza se c’è un investimento istituzionale (banca) I fondi di investimento che investono molti soldi (solitamente una quota intorno al 50%) hanno un interesse industriale nel breve periodo e finanziario nel lungo L’ultima distinzione è tra azionista privato e pubblico: se la proprietà è pubblica ci si riferisce a imprese pubbliche con finalità che un privato non avrebbe interesse a perseguire -i dipendenti (collaboratori subordinati Ovvero coloro che apportano all’impresa la loro opera, il lavoro. La loro posizione come stakeholder dipende dal livello di - partecipazione ai processi decisionali (decide l'amministratore delegato) - la rappresentanza e la rilevanza dei sindacati (capacità di aggregarsi e far valere la loro posizione) -il management Il manager è l’amministratore delegato e come tale ha un potere di influenza importante nelle decisioni e si interfaccia direttamente con gli azionisti. La sua posizione in quanto stakeholder dipende da: - dimensione e grado di complessità aziendale: in grandi imprese la delega è ampia. Il manager partecipa all’assemblea degli azionisti (1 volta l’anno) e deve ottenere il consenso (contatto diretto) - articolazione della struttura proprietaria: se la struttura è frammentata difficilmente si raggiunge una posizione lontana dal manager, se la struttura è concentrata il manager è concentrata il manager è più debole - presenza di meccanismi di incentivo: legando la retribuzione del manager ai risultati aziendali si allineano i comportamenti del manager alle aspettative degli azionisti - presenza di un mercato finanziario efficiente: se è efficiente questo rende il suo operato più trasparente agli occhi della proprietà che eserciterà su di lui un maggiore controllo, se è inefficiente il manager ha più influenza STAKEHOLDER ESTERNI PRIMARI E SECONDARI Intorno all’impresa ci sono quindi diversi soggetti che, con motivazioni diverse, sono interessati alle attività che essa svolge, 1) STAKEHOLDER ESTERNI PRIMARI Senza la continua partecipazione degli stakeholder primari l’azienda cesserebbe di esistere (sono infatti clienti, fornitori, investitori, attivisti, dipendenti, governo e continuità) → relazione di scambio sul mercato, in prima istanza hanno la possibilità di negoziazione 5 ATTORI - la nostra impresa x è nei concorrenti attuali, si interfaccia con i fornitori, i clienti e gli altri concorrenti attuali → lettura verticale = relazione di filiera - in realtà sono stati coinvolti anche i concorrenti potenziali (attori che in questo momento non svolgono attività di concorrenza perchè per es. producono beni diversi, ma se un’altra impresa entra nel settore, influenza le scelte della nostra compagnia - l’azienda è influenzata anche dalle scelte dei concorrenti potenziali sostituti -il modello delle 5 forze: stakeholder di filiera La filiera produttiva è l’insieme delle lavorazioni che consentono di arrivare ad un prodotto/servizio finito partendo da un insieme di fattori primari. Lungo la filiera si genera il valore aggiunto fornitori di ⇒ fornitori ⇒ impresa ⇒ distributori ⇒ clienti fornitori Ogni impresa assume una “posizione” all’interno della filiera, scegliendo quali fasi del processo realizzare e determinando così il proprio grado di integrazione verticale 2) STAKEHOLDER ESTERNI SECONDARI Influenzano l’attività dell’impresa ma non partecipano alle sue operazioni (media, attivisti, istituzioni pubbliche e organizzazioni non governative) → relazione influenza: gli stakeholder esterni influenzano e sono influenzati dalla dinamica aziendale con minore capacità di incidere sulla sopravvivenza dell’impresa STAKEHOLDER FATTORI DI INFLUENZA sistema finanziario: l’istituto - dimensione e prestigio dell’impresa: se l’impresa è grande gli finanziario che presta fondi ad istituti avranno minor influenza un'impresa avrà una posizione - il livello di indebitamento: il potere contrattuale di una banca allineata a quest’ultima verso un’azienda già indebitata è rilevante - caratteristiche del sistema finanziario: se il sistema è inefficiente le imprese trovano facilmente capitali sul mercato di borsa, il ruolo degli intermediari è ridotto gruppi di interessi e società possono fare leva e influenzare in maniera più o meno importante e dipendono anche dalla cultura, quindi se la RS è incardinata all’interno di un paese (vincoli competitivi, impatto della RS sul vantaggio competitivo) sistema pubblico e - regolamentazione dei mercati macroambiente: (il governo, UE) il - leggi sulla tutela della concorrenza ruolo dell’operatore pubblico può - politiche macroeconomiche riguardare diversi campi → gli stakeholder primari e secondari in tema CS possono avere opinioni diverse riguardanti il reale significato di essere socialmente responsabili La messa in atto della CS permette di aumentare la fiducia degli stakeholder dell'azienda e di rafforzare le relazioni tra le due parti -gli stakeholder esterni secondari non competitivi l’ambiente naturale: negli ultimi anni, è emersa una crescente consapevolezza delle imprese per il cambiamento climatico. L’ambiente naturale è uno stakeholder sempre più pressante che, per il tramite di molteplici soggetti quali associazioni ambientaliste, consumatori, associazioni di categoria, governi locali, nazionali e sovranazionali, sempre più influenza le decisioni di impresa. Esso ha natura competitiva e non competitiva. In ottica competitiva, esso è foriero di opportunità di business per l’impresa. In ottica non competitiva, le politiche ambientali possono influenzare dall’esterno il management LA RILEVANZA DEGLI STAKEHOLDER Gli elementi che qualificano la rilevanza di una categoria di stakeholder sono POTERE -di natura collettiva dimensione formale -di natura utilitaristica dell’autorità -di natura simbolica LEGITTIMITA’ percezione generalizzata che dimensione sociale le azioni di un soggetto siano dell’autorità desiderabili/appropriate URGENZA situazione in cui le richieste di un gruppo di stakeholder diventano pressanti/critiche A = stakeholder dormienti B = stakeholder discrezionali C = stakeholder domandanti D = stakeholder dominanti E = stakeholder dipendenti F = stakeholder pericolosi G = stakeholder assoluti LA GESTIONE STRATEGICA DEGLI STAKEHOLDER - Le possibili strategie vengono descritte sulla base di due macro-variabili (il potenziale rischio che deriva dal comportamento degli stakeholder, la potenziale cooperazione che è possibile ottenere dagli stakeholder) - L’incrocio fra queste due dimensioni ridefinisce le quattro possibili strategie, a fronte di differenti possibili interazioni tra singoli stakeholder e impresa CONCLUSIONI Gli stakeholder possono essere descritti in base al loro essere interni ed esterni, competitivi e non competitivi Le istanze dei vari stakeholder assumono diversa rilevanza nel tempo e nello spazio in relazione al manifestarsi degli elementi di potere, legittimità ed urgenza La capacità di individuare gli stakeholder rilevanti in un determinato sistema di relazioni consente di massimizzare il risultato della loro gestione L’IMPRESA E LE SUE ATTIVITA’ LE COMBINAZIONI ECONOMICHE GENERALI Le combinazioni economiche generali sono date dall'insieme complessivo delle operazioni (attività elementari) economiche svolte dalle persone all'interno di un Istituto. Per poter capire l’economia delle imprese (come si formano i costi e i ricavi; perché e come si hanno utili o perdite; perchè ci si deve indebitare oppure no; ecc.) è essenziale saper analizzare l’articolazione delle combinazioni economiche (attività) che in esse si svolgono. LE CATEGORIE DI ANALISI DELLE COMBINAZIONI EC. Le combinazioni economiche sono parte del sistema degli accadimenti, ossia dell'insieme di azioni e fenomeni che si manifestano nell’azienda e nel suo ambiente. Per analizzare l’articolazione delle combinazioni economiche si ricorre ad alcuni concetti chiavi: - coordinazioni economiche parziali (anche dette “funzioni”) - “aree d’affari” o “aree di business” Le combinazioni economiche parziali sono insiemi di processi caratterizzati da una funzione e da un insieme di competenze specialistiche applicate allo svolgimento della stessa - sono chiamate anche funzioni (di ricerca , di vendita, di marketing...) " es. coordinazione parziale "ricerca e sviluppo" → l'insieme delle attività che hanno la funzione di ideare e di sviluppare nuovi prodotti e processi produttivi e si svolge realizzando particolari competenze di progettazione, di calcolo. coordinazioni economiche parziali e combinazioni economiche parziali scomposizione delle operazioni svolte dalle persone di un’impresa —> LE COORDINAZIONI PARZIALI NELLE IMPRESE Le coordinazioni economiche parziali sono insiemi di processi caratterizzati da una funzione e da un insieme di competenze specialistiche applicate allo svolgimento della stessa Ad esempio, la coordinazione parziale “ricerca e sviluppo” - è l’insieme delle attività che hanno la funzione di ideare e di sviluppare nuovi prodotti e nuovi processi produttivi - e si svolge utilizzando particolari competenze di progettazione, di calcolo e di prova, e così via L’ARTICOLAZIONE DELLE COORDINAZIONI PARZIALI Le coordinazioni parziali di tutte le imprese sono riconducibili alle sefuenti quattro classi di operazione 1) Progettazione (configurazione) dell'assetto istituzionale 2) Organizzazione 3) Rilevazione 4) Gestione (caratteristica, finanziaria, patrimoniale, assicurativa). CONFIGURAZIONE DELL’ASSETTO ISTITUZIONALE La configurazione dell’assetto istituzionale è l'insieme delle operazioni finalizzate a determinare: la nascita, il disegno di base, le trasformazioni e la cessazione dell’istituto: - la costituzione dell’istituto - la compagine iniziale del soci e le successive trasformazioni es. Oscar Farinetti era il principale azionista fondatore di Eataly ma ha venduto la sua partecipazione aziendale - la prima scelta e le trasformazioni di forma giuridica/sede aziendale es: mediaset ha trasferito la sede legale dall’Italia all’Olanda - la configurazione degli organi di governo - le acquisizioni, fusioni, cessioni - la stipulazione di alleanze - la liquidazione dell’istituto (quando cessa) Tali operazioni influenzano fortemente le altre classi di operazione L’ORGANIZZAZIONE L’organizzazione include due grandi classi di attività: - la progettazione dell'assetto organizzativo (riguarda l’organizzazione nel suo insieme e dà luogo all’organigramma dell’azienda) → la struttura organizzativa (chi deve fare cosa, chi deve dipendere da chi...) e i sistemi operativi (come si formulano i piani aziendali, come si gestiscono le persone, come affluiscono le informazioni...) - la gestione del personale → messo in atto del sistemi di ricerca e selezione, di valutazione, di retribuzione, di camera.... → l'impresa si occupa del singolo dipendente L’organizzazione si occupa di alimentare e sostenere la motivazione delle persone e l’efficienza aziendale LA RILEVAZIONE La rilevazione include attività di raccolta, elaborazione, conservazione, diffusione dei dati e delle informazioni e servono per supportare le scelte dei decisori sia interni sia esterni all’azienda Si compone di parti denominate - contabilità generale - contabilità analitica - sistemi informativi direzionali Sono operazioni essenziali per raccogliere, elaborare, fornire e condividere informazioni strutturate e utili ai soggetti decisori posti ai vari livelli dell’impresa LA GESTIONE: IL CENTRO DELL’ATTIVITA’ ECONOMICA le frecce indicano il concetto di interdipendenza: quello che accade ad un’attività avrà conseguenza sulle altre LA GESTIONE D’IMPRESA: Come accennato, la Gestione d’impresa si articola nelle seguenti sotto-classi - gestione caratteristica - gestione patrimoniale - gestione finanziaria - gestione assicurativa - gestione tributaria GESTIONE CARATTERISTICA La Gestione caratteristica è il vasto insieme di operazioni attraverso le quali l’impresa attua direttamente la produzione economica (progetta, acquista, trasforma, vende). Le operazioni di gestione caratteristica: (a) identificano la “funzione economico-tecnica” tipica di ciascuna impresa; (b) suscitano la gran parte dei costi e dei ricavi dell’impresa. - per le imprese agricole, estrattive e manifatturiere: acquisto di impianti e di materie prime, trasformazione tecnica, vendita; - per le imprese commerciali: operazioni di trasporto, immagazzinamento; negoziazioni di acquisto e di vendita di beni privati, - per le banche: negoziazioni di credito di prestito in raccolta e in impiego; - per le imprese di assicurazione: assunzione di rischi specifici, investimento dei mezzi disponibili, liquidazione dei sinistri. La gestione caratteristica è una gestione “attiva”; quando ben condotta produce un risultato reddituale positivo: il reddito operativo della gestione caratteristica. -le imprese manifatturiere Nelle imprese manifatturiere la gestione caratteristica si articola nei seguenti insiemi di operazioni: - ricerca e sviluppo: attività di configurazione del prodotto e dei processi di fabbricazione - acquisto di merci e servizi destinati alla fabbricazione: acquisto di beni durevoli, non durevoli e servizi privati - fabbricazione: attività di lavorazione e assemblaggio MP e vari componenti - commercializzazione: vendere i prodotti all’impresa massimizzando la convenienza economica della stessa - logistica: operazioni svolte per trasportare, immagazzinare, movimentare le MP, i semilavorati e i prodotti finiti GESTIONE PATRIMONIALE (O ACCESSORIA) La Gestione patrimoniale che consiste nell’investimento di mezzi monetari eccedenti al fine di trarne un reddito addizionale. Si configura dunque come una combinazione parziale finalizzata alla produzione di redditi addizionali rispetto a quelli della gestione caratteristica mediante l’impiego di disponibilità originate dal “risparmio” - può accadere che, per un certo periodo di tempo, un’impresa disponga di mezzi monetari eccedenti rispetto a quanto richiesto dalla gestione caratteristica (in generale, dalle altre gestioni); L’investimento può consistere, ad esempio, nell’acquisto di titoli di Stato, di azioni di altre imprese, o di immobili… - non è necessariamente presente nell’impresa. La sua presenza è legata alla disponibilità di risorse eccedenti. La gestione patrimoniale è in linea di principio una gestione “attiva”, ma talvolta può provocare perdite (ad esempio, per quotazioni decrescenti delle azioni acquistate). La gestione patrimoniale si attua attraverso vari tipi di negoziazioni: capitale di prestito, capitale di rischio, beni privati L’obiettivo è ottenere un risultato positivo, ma questa gestione comporta costi accessori certi, rischi di non remunerazione e rischi di perdite in conto capitale GESTIONE FINANZIARIA La Gestione finanziaria è l’insieme delle operazioni volte a coprire il fabbisogno finanziario, ossia il fabbisogno di mezzi monetari necessari per avviare l’impresa e per sostenerne lo sviluppo. Il fabbisogno finanziario nasce perché, di regola, nelle imprese gli incassi derivanti dalle “vendite” emergono successivamente ai pagamenti derivanti dagli “acquisti”. Il fabbisogno finanziario si copre ricorrendo a - capitale proprio, o capitale di rischio - capitale di prestito (mutui, obbligazioni, ….). La gestione finanziaria è una gestione “passiva”: comporta interessi passivi (o oneri finanziari) sul capitale di terzi e remunerazioni del capitale proprio. La gestione in senso lato prevede due tipi di negoziazioni: di capitale proprio e di prestito GESTIONE ASSICURATIVA La Gestione assicurativa è l’insieme di operazioni finalizzate alla copertura dei rischi particolari d’impresa (furti, incendi, danni a terzi, ecc.), mediante la sottoscrizione di contratti di assicurazione (negoziazioni di rischi particolari). I rischi coperti possono derivare dalla gestione caratteristica, o anche dalle gestioni patrimoniale e finanziaria. Non si può procedere ad assicurare il generale «rischio d’impresa». E’ una gestione tipicamente “passiva” comportando il costo dei premi assicurativi e indennizzi solo a fronte di equivalenti danni. PREMIO: somma che un’impresa corrisponde a un’assicurazione per tutelarsi INDENNIZZO: somma che la compagnia di assicurazione è tenuta a corrispondere al fine di riparare un danno provocato in un sinistro GESTIONE TRIBUTARIA La Gestione tributaria è l’insieme delle operazioni finalizzate alla liquidazione e al pagamento della vasta gamma di tributi che le imprese devono corrispondere allo Stato (e ad altri enti pubblici) a fronte dei beni pubblici ricevuti. Gli oneri tributari sono suscitati sia dalla gestione caratteristica sia dalle gestioni patrimoniale e finanziaria Differenti scelte d’impresa (relative, ad esempio, alla forma giuridica, alle modalità di finanziamento, alle localizzazione) determinano differenti combinazioni e livelli di tributi da corrispondere. La gestione tributaria è tipicamente una gestione “passiva” comportando solo oneri tributari. I PROFILI REDDITUALE E FINANZIARIO DELLE GESTIONI Tutte le gestioni, con i loro “costi” e “ricavi” concorrono a determinare il risultato dell’impresa. Le due gestioni “attive” (caratteristica e patrimoniale) e le tre gestioni “passive” (finanziaria, assicurativa, tributaria) possono pesare variamente nel determinare l’utile o la perdita. Le cinque aree di gestione possono essere analizzate: - sotto il profilo reddituale: indagare il formarsi dei componenti positivi e negativi del reddito - sotto il profilo finanziario: studiare i flussi di entrate e di uscite, ossia riscossioni e pagamenti delle varie classi di negoziazione. Serve per capire se e come l’impresa è in grado di far fronte con le entrate, agli impegni di uscita, quindi per capire se l’impresa è salvabile I due profili sono interconnessi, ma non coincidono poiché entrate e usciti non corrispondono a costi e ricavi. Molti costi devono essere sostenuti in anticipo rispetto al conseguimento dei ricavi e delle relative entrate, molti pagamenti e riscossioni non avvengono in contanti e i tempi medi di pagamento non coincidono con i tempi di riscossione dei crediti LE “AREE D’AFFARI” L’insieme complessivo delle attività aziendali può a volta essere articolato per “aree di affari”, soprattutto in imprese più complesse e di maggiori dimensioni, in cui l’impresa decide di compiere mosse diversificate Si distingue fra imprese «mono-business» e «multi-business» Un’area d’affari è definita da una certa gamma di prodotti destinata ad un mercato specifico (una combinazione prodotto-mercato) Esempio, un’impresa può operare contemporaneamente nelle seguenti aree di affari. quotidiani di informazione. quotidiani sportivi. riviste di moda. libri di narrativa e saggistica. libri scolastici es: POSTE ITALIANE: organizzazione e settori di attività del gruppo - corrispondenza, pacchi e distribuzione - pagamenti, mobile e digitsle - servizi finanziari - servizi assicurativi Raccoglie le informazioni distinte per aree (es: ricavi) Raccolgono le KPI (Key Performance Indicators) che sono diversi da business a business MATRICE COORDINAZIONI PARZIALI X COMBINAZIONI PARZIALI ECONOMICITA’ EQUILIBRIO ISTITUZIONALE 1) obiettivi dai membri del soggetto d’istituto 2) equità nelle relazioni contributi-ricompense MEMBRI DEL SOGG. D’ISTITUTO sono coloro che sono fondamentali per la sopravvivenza a lungo termine d’istituto (azionisti e dipendenti) ISTITUTO impresa, famiglia , stato/amministrazione pubblica e organizzazioni no-profit (società umane) ECONOMICITA’ obiettivo da perseguire e principio a cui ispirarsi PERSEGUIMENTO DEI FINI ECONOMICI RISPETTO SIMULTANEO DELLE CONDIZIONI ISTITUZIONALI DI FUNZIONAMENTO 1) IMPRESE: remunerazioni monetarie e 1) equilibrio reddituale non prestazioni di lavoro e conferenti 2) efficienza e flessibilità di capitale di rischio 3) conseguenza delle remunerazioni 2) FAMIGLIE: appagamento dei bisogni 4) capacità di risparmio dei componenti 5) equilibrio monetario 3) STATO: soddisfacimento dei bisogni dei cittadini e remunerazione dei prestatori di lavoro 4) CNP: soddisfacimento delle attese ai fruitori associati e remunerazione dei prestatori di lavoro → modo qualitativo/descrittivo - equilibrio reddituale: equilibrio tra componenti positivi e negativi di reddito (costi e ricavi) - attitudine della gestione di remunerare, con i componenti positivi di reddito, alle condizioni di mercato, tutti i fattori di produzione compresi il capitale di prestito e di rischio - orizzonte temporale: importanza della gestione finanziaria nel supplire alla mancanza di equilibrio di breve periodo - oggetto di riferimento: equilibrio aziendale e superaziendale L’azionista non ha un contratto, ma ha attesa che dev’essere come l’attesa media nel settore. C’è equilibrio quando gli output (comp positivi) riescono a coprire e a superare gli input (comp.negativi) (incluso l’input capitale proprio remunerato tramite l’utile) Il bilancio consolidato rappresenta i valori economici del gruppo d’impresa - EFFICIENZA: rendimento fisico-tecnico dei processi produttivi → relazione tra risultati conseguiti e mezzi impiegati ai diversi livelli (es. combinazione parziale, processi a funzioni) - innovazione di processo (just in time, total quality) - flessibilità Ci può essere un equilibrio reddituale anche in presenza di un economicità apparente (situazione di inefficienza) - monopolio - condizioni esterne favorevoli - esternalità negative - CONGRUITA’ DEI MEZZI DI PRODUZIONE: costi sostenuti e dei prezzi-ricavi conseguiti → congruità delle remunerazioni del lavoro e del capitale risparmio (es: paghi poco i dipendenti così rientri nei costi e poi cambia la normativa e quindi l’economicità viene a mancare. Ci possono essere situazioni di incongruità: - monopolio - evasione fiscale - delocalizzazione - imprese familiari - EQUILIBRIO TRA ENTRATE E USCITE MONETARIE: capacità dell’azienda di far fronte agli impegni di pagamento. → strettamente legato all’equilibrio reddituale → la diversa manifestazione temporale di costi e ricavi e dei relativi flussi monetari si traduce in FABBISOGNO FINANZIARIO La gestione finanziaria fa da “cuscinetto” tra dinamica reddituale e monetaria (eccessivo indebitamento e conseguenti oneri finanziari) il principio di economicità NON SI IDENTIFICA con il criterio della massimizzazione del profitto, non è limitato e rivolto esclusivamente a una classe di soggetti (quali i conferenti di capitale proprio) si traduce nel rispetto simultaneo delle condizioni favorevoli al mantenimento a allo sviluppo dell’azienda, intesa come mezzo per conseguire i complessi fini di istituto IL BILANCIO DI ESERCIZIO Il bilancio di esercizio si redige al 31/12 di ogni anno Il bilancio di esercizio è costituito da tre tavole - SP: balance sheet- STATO PATRIMONIALE - CE: income statement- CONTO ECONOMICO - RE: cash flow statement- RENDICONTO FINANZIARIO IL BILANCIO DI ESERCIZIO Tutti gli stakeholder che, a vario titolo, partecipano alla vita dell’azienda e contribuiscono allo svolgimento dell’attività economica, hanno il diritto e il dovere di conoscere i risultati conseguiti e le prospettive di economicità dell’impresa. L’esigenza informativa sull’andamento dell’attività economica è fondamentale anche per coloro che devono prendere le decisioni strategiche per la guida dell’impresa. Al fine di valutare se le operazioni sono state svolte in modo economicamente conveniente, è indispensabile conoscere e analizzare i risultati conseguiti dall’azienda durante lo svolgimento dell’attività economica, ovvero misurare l’economicità dell’impresa. L’economicità può essere valutata facendo ricorso al modello del bilancio di esercizio, perfezionato nel XV secolo con il metodo della Partita doppia dal frate matematico italiano Luca Pacioli IL MODELLO DEL BILANCIO DI ESERCIZIO -aspetti temporali L’ipotesi di partenza è che le imprese abbiano una vita duratura, ovvero nascano senza un limite temporale predeterminato. Al fine di procedere a una misurazione periodica delle performance, l’esercizio generale dell’impresa, ossia l’insieme delle operazioni messe in atto dall’impresa lungo tutta la sua vita, viene scomposto in esercizi parziali della durata di un anno. - Per esempio, il bilancio di esercizio 2022 indica l’insieme delle operazioni di gestioni avvenute nel corso del 2022. ▪ Di solito, l’esercizio coincide con l’anno solare (dal 1°gennaio al 31 dicembre). - Lo Stato patrimoniale accoglie «valori stock», ovvero valori riferiti ad un istante di tempo ben definito (tipicamente il 31 dicembre). - Il conto economico accoglie «valori flusso», in quanto relativi ad un certo periodo di tempo (un esercizio, della durata di 1 anno). LE TAVOLE DI BILANCIO- IL CONTO ECONOMICO La tavola tavola distinta, ma correlata allo SP, che raccoglie i dati relativi (costi e ricavi) a un periodo di tempo (1.01-31.12) Il CE rappresenta dunque il processo produttivo di creazione nel modello input-trasformazione-output, valorizzato a misure economiche Il CE consente di capire: - in che misura i valori hanno contribuito alla creazione dell’utile - come si compongono gli output - i dati comparati con le altre aziende per verificare se in quel settore la nostra azienda è efficiente o no nell’impiego di risorse La tavola del Conto Economico è uno schema costruito per mettere a confronto: - il valore degli INPUT utilizzati o assorbiti dall’attività economica, a sinistra del Conto economico (anche denominato «dare») + - il valore degli OUTPUT ottenuti dall’attività economica, a destra del Conto economico (anche denominato «avere») - L’analisi di tali valori consente di misurare il risultato reddituale dell’impresa, ossia l’utile o la perdita di esercizio VALORI IN INPUT ↓ VALORI IN OUTPUT ↓ + CONTO ECONOMICO - componenti negativi di componenti positivi di reddito reddito LE TAVOLE DI BILANCIO -LO STATO PATRIMONIALE Concettualmente lo possiamo definire come un inventario dei beni e diritti di titolarità dell’impresa, con indicazione del valore economico-patrimoniale La tavola dello Stato Patrimoniale è uno schema costruito per ordinare e mettere a confronto: - ATTIVITA’: insieme delle condizioni di produzione di titolarità dell’impresa in un certo momento - PASSIVITA’: insieme delle obbligazioni e degli impegni dell’impresa in un certo momento, verso soggetti terzi che hanno fornito contributi Gli obblighi nei confronti dei conferenti di capitale di rischio sono denominati “capitale netto”. Il valore totale delle attività è sempre pari al valore totale delle passività e del capitale netto.- + STATO PATRIMONIALE - elenco/valore di beni/diritti attivi di elenco/valore di impegni/obblighi vs: titolarità dell’impresa. creditori (es. banche, fornitori). conferenti cap. rischio (azionisti) capitale proprio (o getto) NOTE: - le sezioni dello SP sono separate, non vi è corrispondenza tra l’attivo e il passivo - in DARE vediamo la ricchezza aziendale (strumentale all’attività economica) in AVERE a chi spetta quella ricchezza - ciascun attore che detiene diritti VS l’impresa (i creditori) ha diritto a tutto l’attivo, pro quota, in proporzione dell’entità del diritto CONTO ECONOMICO (COMPONENTI NEGATIVI DI REDDITO) CONTO ECONOMICO (COMPONENTI POSITIVI DI REDDITO) STATO PATRIMONIALE (ATTIVITA’) STATO PATRIMONIALE (PASSIVITA’) IL BILANCIO- UNA TRATTAZIONE CONCETTUALE DI BASE LO STATO PATRIMONIALE si costruisce entro una certa data (31/12/xx) è un inventario dei beni e dei diritti di titolarità dell'impresa, con indicazione- per ciascuno- del valore economico patrimoniale - i diritti possono essere positivi (es: credito vs SF) - i diritti possono essere negativi (es: debito vs. banche) per la costruzione, il Valore del Totale attività è sempre uguale al valore Totale passività e Capitale proprio valore tot. Attività = valore tot. Passività + Cap. Proprio -trattazione formale Lo Stato Patrimoniale è costituito da due sezioni contrapposte: sezione sinistra sezione destra DARE AVERE ATTIVITA’ : PASSIVITA’ E CAPITALE PROPRIO i beni/diritti attivi di titolarità dell’impresa i diritti passivi dell’impresa verso terzi - trattasi di beni diritti o condizioni di soggetti produzione nella disponibilità dei - i terzi soggetti includono: banche, manager, per la conduzione fornitori, dipendenti, azionisti dell’attività d’impresa RICCHEZZA AZIENDALE, STRUMENTALE RICCHEZZA AZIENDALE, STRUMENTALE ALL’ATTIVITA’ ECONOMICA: ALL’ATTIVITA’ ECONOMICA: valore e tipologia della ricchezza dell’azienda a chi spetta la ricchezza aziendale indicata a (diritti di titolarità dell’impresa) sinistra Quali informazioni ci dà lo Stato Patrimoniale? ATTIVITA’ 1) indica il valore totale dei beni/ diritti attivi nella disponibilità dell’impresa e dei manager (“Totale attività”), per lo svolgimento dell’attività economica (si parla anche di dimensione aziendale) 2) indica l’articolazione e la composizione del totale beni/diritti attivi: → quali sono i beni o i diritti attivi e in che misura sono presenti in azienda (in termini assoluti: euro, in termini relativi: percentuali) PASSIVITA’ 1) indica il valore totale dei diritti terzi verso l’impresa che andranno, prima o poi, restituiti (“tot passività e cap. proprio) 2) indica l’articolazione e la composizione del totale beni/diritti di terzi verso l’impresa → che tipi e in che misura sono presenti in azienda (valore assoluto e in termini relativi) IL CONTO ECONOMICO RELAZIONI FRA STATO PATRIMONIALE E CONTO ECONOMICO nota: per studiare le relazioni fra CE e SP, occorre passare dallo Stato Patrimoniale finale (a fine anno), a quello iniziale (a inizio anno). Ciò avviene modificando la data dello SP e la dicitura Rimanenze Finali in Rimanenze Iniziali La rilevazione dell’attività economica dell’impresa viene attuata aprendo una nuova tavola cioè dedicata: Il Conto Economico Mentre lo SP accoglie valori patrimoniali ad una certa data (normalmente al 31.12.xx), il Conto Economico accoglie i valori generati dall’attività dell’impresa in un certo PERIODO DI TEMPO (normalmente 1 anno) IL CONTO ECONOMICO Il CE nel rappresentare l’attività economica ha una matrice di natura produttiva e commerciale. I segni in testa, all’esterno della tavola di Conto Economico, fanno riferimento al Processo di produzione-vendita dell’impresa e quindi al modello INPUT-TRASFORMAZIONE-OUTPUT. CONTO ECONOMICO Raccoglie valori economici attinenti allo SVOLGIMENTO dell’attività dell’impresa Nel Conto Economico rappresentiamo i valori economici riferibili ad un esercizio (anno solare) (INTERVALLO TEMPORALE) In termini di processo produttivo, nel Conto Economico si indicano: – con il segno +, gli INPUT per l’attività economica (consumo di condizioni di produzione presenti nello SP) – con il segno ‐, gli OUTPUT dell’attività economica, che – per così dire – vengono riportati dal CE allo SP LA GENERAZIONE DELL’UTILE generazione di un utile Dopo aver “caricato” i fattori INPUT in CE, l’attività di trasformazione produce un OUTPUT che ha valore sul mercato presso i clienti (Ricavi; Componenti positivi di reddito) IL SIGNIFICATO DELL’UTILE -Conto economico In Conto economico, l’utile rappresenta il differenziale di valore positivo tra: valore economico riconosciuto dai clienti all’impresa sul mkt, a motivo della qualità e dell’attrattività del prodotto realizzato / venduto (valore dell’output; sezione destra del CE); valore economico dei fattori in input, che l’impresa deve sostenere sul mkt nella sua attività di acquisizione input sul mercato dei fattori produttivi (valore dell’input; sezione sinistra del CE). In Conto economico, l’utile esprime quindi la valutazione sulla qualità (POSITIVA) dell’attività economica svolta dall’impresa in un certo periodo temporale. I clienti riconoscono all’impresa un valore economico (valore output) inferiore, rispetto al valore degli input impiegati dall’impresa per realizzare quell’output. -Stato patrimoniale In Stato patrimoniale, l’utile indica i diritti degli azionisti sul totale attivo (alla data di redazione dello SP) Rappresenta la remunerazione degli azionisti (i loro diritti), che consegue NON ad una accordo contrattuale (come per gli altri stakeholders/attori), ma dal generale andamento dell’impresa Rappresenta il differenziale positivo di condizioni di produzione (dei beni e diritti di titolarità dell’impresa), rispetto ai valori a inizio anno, differenziale generato dall’attività economica. – in SP, quindi, l’Utile indica quindi che i beni/diritti di titolarità dell’impresa (accolti nella sezione sinistra dello SP) sono AUMENTATI nell’ultimo anno (per effetto dell’attività economica dell’impresa, che viene rappresentata in CE). UTILE: AUMENTO CONDIZIONI PRODUZIONE ATTIVE SP GENERAZIONE DELLA PERDITA IL SIGNIFICATO DELLA PERDITA -Conto economico In Conto economico, la perdita indica il differenziale di valore negativo tra: valore economico riconosciuto dai clienti all’impresa sul mkt, per la qualità e l’attrattività del prodotto realizzato / venduto (valore dell’output; sezione destra del CE) valore economico dei fattori in input che l’impresa sostiene nella sua attività di acquisizione input sul mercato dei fattori produttivi (valore dell’input; sezione sinistra del CE). In Conto economico, la perdita esprime la valutazione sulla qualità NEGATIVA dell’attività economica svolta dall’impresa in un certo periodo temporale. I clienti riconoscono all’impresa un valore economico (valore output) inferiore, rispetto al valore degli input impiegati dall’impresa per realizzare quell’output -Stato patrimoniale In Stato patrimoniale, la perdita indica che i diritti attivi (condizioni di produzione attive) dell’impresa (a sinistra dello SP) sono INFERIORI rispetto ai diritti che terzi vantano verso l’impresa (a destra dello SP). Rappresenta una «mancanza» o «carenza» di diritti attivi, rispetto a quelli negativi, che va a gravare sugli azionisti. Gli azionisti si fanno carico delle perdite (la perdita, cioè, verrà attribuita agli azionisti). Rappresenta il differenziale negativo di condizioni di produzione (dei beni e diritti di titolarità dell’impresa), rispetto ai valori a inizio anno, differenziale generato dall’attività economica. – In SP, la perdita indica una «riduzione» di condizioni di produzione attive, rispetto a quelle che erano presenti a inizio anno; L’attività economica ha «bruciato», «distrutto» le condizioni di produzione (risorse, beni, diritti attivi) di titolarità dell’impresa e nella disponibilità dei manager per condurre l’attività economica; IL SIGNIFICATO DELL’UTILE IL SIGNIFICATO DEL CONTO ECONOMICO In definitiva: cosa Rappresenta il Conto Economico nel suo insieme? Perché c’è bisogno di questa tavola? Qual è la sua utilità? Il Conto economico rappresenta il processo produttivo di creazione di ricchezza nel modello Input‐Trasformazione‐Output, valorizzato a misure economiche. Consente di apprezzare: Input: (i) quali risorse sono state impiegate per produrre; (ii) in che misura sono state utilizzate; Output: (i) quali tipi di output sono stati realizzati; (ii) qual è il valore di output Il Conto economico consente di apprezzare: in che misura i vari Input hanno contribuito alla creazione dell’utile (o della perdita, in valore assoluto e percentuale. Es.: salari e stipendi rispetto ad acquisto materie prime, rispetto ad oneri finanziari etc. come si compongono gli output: in che misura l’utile è generato da Ricavi di vendita, da Rimanenze finali, piuttosto che da interessi attivi, affitti attivi, plusvalenze etc. – un medesimo valore di utile, può avere un diverso significato, se generato da componenti positivi di reddito costituiti prevalentemente da Ricavi, piuttosto che da Rimanenze di prodotti, o altra forma. i dati comparati con altre aziende, e così verificare (ad esempio) che a parità di settore la nostra azienda è inefficiente / efficiente nell’impiego di risorse per salari, o nelle negoziazioni di materie prime con fornitori…. etc IL SIGNIFICATO DELLE RILEVAZIONI IVA LUNGO LA FILIERA IVA- IMPOSTA SUL VALORE AGGIUNTO - L’Iva è l’Imposta sul Valore Aggiunto, che grava sui consumatori - E’ chiamata imposta indiretta poiché (differentemente dalle imposte dirette che si calcolano sul reddito degli individui), non si calcola sui redditi ma sul consumo. Più si consuma, più si paga l’imposta. - L’aliquota è 20% circa (aliquota ordinaria: 22%; alcuni beni hanno aliquota inferiore). In questo corsa, in via semplificata, si considera sempre il 20% - In termini di rilevazioni: come accennato ad inizio della parte contabile, la partita doppia richiede sempre l'inserimento di 2 valori. Tuttavia, è stato specificato che, in alcuni casi, si possono considerare più di 2 valori. Questo è uno dei due casi. - La rilevazione dell’IVA, infatti, richiede l’inserimento di 3 valori simultaneamente - Regola: il totale del valore a sx (dare) e a dx (avere) devono essere uguali Nella rendicontazione dell’IVA, le imprese sono coinvolte solo come “ente esattore” per conto dello Stato. - l’impresa venditrice raccoglie l’imposta dai consumatori per conto dello Stato - più precisamente: ogni impresa che opera sul fronte della vendita riscuote l’IVA per conto dello Stato, e versa alle casse dello Stato → IVA NON transita in Conto Economico: non genera né distrugge ricchezza IVA genera solo crediti/debiti, contestualmente a) verso terzi (es: consumatore finale o altra impresa) b) verso lo stato RILEVAZIONI SENZA IVA RILEVAZIONI CON IVA- impresa b-to-c (business to consumers, impresa che si relaziona direttamente con il consumatore finale del bene) esempio: accadimento: “vendita prodotti finiti per un totale di 1000, più iva 20% incasso differito” - il valore economico dello scambio per le imprese è 1000 Il Conto Economico dell'impresa registra Ricavi per 1000 - l’Iva (20%) si aggiunge in Stato Patrimoniale, aumentando il valore dei Crediti, rispetto al corrispondente valore economico → trattasi solo di soldi presi dai clienti e trasferiti (in un secondo momento) allo Stato PASSAGGIO FONDAMENTALE: Ricordiamo per bene che lo Stato ha incassato dall’impresa 200 euro a titolo di IVA. Più precisamente - la somma è pagata dal consumatore a titolo di IVA, è riscossa dall’impresa è girata dall’impresa allo Stato (l’impresa ha versato 200 euro) RILEVAZIONI “CON” IVA -solo impresa b-to-c e relazioni lungo la filiera iva conto/vendite e iva conto/acquisti Differentemente dal caso precedente, consideriamo, per la nostra impresa, non solo le vendite (e il relativo trattamento dell’IVA), ma anche gli acquisti (e il relativo trattamento dell’IVA) Quindi, prendiamo in considerazione due distinti accadimenti (ciascuno con la sua IVA) a) le vendite di prodotti finiti b) gli acquisti materie prime esempio Accadimento: “vendita prodotti finiti ai clienti per un totale di 1000, più iva 205, incasso differito” - il valore economico dello scambio per le imprese è 1000 il Conto Economico dell’impresa registra Ricavi per 1000 - l’iva (20%) si aggiunge in Stato Patrimoniale, aumentando il valore dei Crediti, rispetto al corrispondente valore economico. → trattasi solo di soldi presi dai clienti e trasferiti (in un secondo momento) allo Stato secondo accadimento: “acquisti materie prime da fornitori per un totale di 500, più iva 20%, incasso differito” - il valore economico dello scambio per le imprese è 500 Il conto economico dell’impresa registra Input (Costi) per 500 - La nostra impresa, registrerà in SP un maggior debito vs fornitori (per il 20%) rispetto agli acquisti di 500 → trattasi, in questo caso, di soldi (a) pagati ai fornitori in aggiunta al valore degli acquisti; (b) per i quali lo Stato ci riconosce un Credito (quindi, lo Stato è in debito vs di noi per la medesima cifra di addizione) a fronte di Acquisti per un valore economico di 500, l’impresa registra un maggior debito per 600. → l’impresa deve pagare ai fornitori più dei 500 euro di acquisti! Deve pagare non solo 500 (il valore degli acquisti), ma deve un 20% in più a titolo di IVA su acquisti, soldi che vengono incassati dal fornitore che ha venduto le materie prime si iscrive contestualmente un credito verso lo Stato, IVA Ns/credito per 100 stiamo dicendo che i soldi per pagare i fornitori li prendiamo dallo Stato! E’ lo stato che ci riconosce il valore di 100, da versare alle imprese più a monte della filiera COMPENSAZIONE. L’IMPRESA A QUESTO PUNTO HA DEBITI E CREDITI VS LO STATO IN C/IVA viene incassato dai clienti l’intero credito, 1.200: il valore Economico dello scambio +1000 ed anche il maggior ammontare a titolo di imposta per +200. Non abbiamo quindi più Crediti ma Cassa. in questa slide, abbiamo rappresentato un’uscita di cassa (un pagamento verso fornitori). Trattasi di normale accadimento di pagamento debiti vs fornitori. -600 Cassa -600 Debiti vs Fornitori!! FOCUS ANALITICO SULLA CONTABILITA’ DEL FORNITORE nostra impresa fornitore nostra impresa fornitore nostra impresa fornitore VISIONE CONGIUNTA CONTABILITA’ IMPRESA E FORNITORE CASO A: ASSENZA DI ACQUISTI VISIONE CONGIUNTA CONTABILITA’ IMPRESA E FORNITORE CASO B: PRESENZA DI ACQUISTI → la compensazione dell’IVA è una compensazione asimmetrica: se l’impresa deve dei soldi allo stato, li deve versare, ma se l’impresa non ha credito nei confronti dello stato, lo stato non la pga e il credito viene portato ai mesi successivi →il beneficio per l’impresa è il leg temporale (distanza temporale) tra il momento in cui i clienti pagano l’iva e quando deve versare allo stato: mi permette in quel leg temporale di avere più liquidità e quindi ricorrerò meno all’indebitamento → l’iva non è né un un costo né un ricavo: l’iva che i clienti ci pagano dobbiamo versare e quindi non presenta un ricavo, l’iva che noi paghiamo con gli acquisti invece non è un costo poiché è detraibile (liquidazione iva) → l’iva è un costo solo quando è indetraibile e lo è solo quando non rispetta il principio di indipendenza e nei casi dove lo impone il fisco (es. le autovetture hanno un 60% di iva non detraibile perchè possono essere usate per fini personali)

Use Quizgecko on...
Browser
Browser