Economia Aziendale 2024-2025 PDF

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These are lecture notes from a course on business economics, focusing on defining "azienda" and its characteristics, as well as the various stakeholders and the corporate governance models for creating value in a company.

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ECONOMIA AZIENDALE PARTE A a.a. 2024 - 2025 Francesco Naccarato Introduzione Francesco Naccarato Termine «azienda» Due denominatori comuni tra le varie definizioni: 1. Matrice giuridica; art. 2555 c.c. “l’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’...

ECONOMIA AZIENDALE PARTE A a.a. 2024 - 2025 Francesco Naccarato Introduzione Francesco Naccarato Termine «azienda» Due denominatori comuni tra le varie definizioni: 1. Matrice giuridica; art. 2555 c.c. “l’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa” 2. Matrice latino – spagnola: il termine azienda deriva dal latino facienda, cose da fare; vedi anche lo spagnolo hazienda o hacienda Francesco Naccarato 3 Caratteri discriminanti dell’azienda L’azienda si caratterizza  come un insieme complesso di elementi differenti e tra loro interrelati, a.e. persone, macchinari, denaro  come un sistema, giacché si qualifica non solo per gli elementi che la compongono, ma per le relazioni che esistono tra gli elementi  come un sistema di natura economica, in quanto soddisfa dei bisogni utilizzando delle risorse limitate. I vari elementi dell’azienda sono accumunati da una ragion d’essere unitaria: produrre, realizzare un prodotto che abbia un valore; il valore esiste se qualcuno che trae beneficio dall’output ne riconosce l’utilità tramite il prezzo  come un sistema finalizzato a creare ricchezza durevolmente Francesco Naccarato 4 nel tempo Valore e creazione di ricchezza  Natura squisitamente economica dell’azienda: realizza qualcosa che abbia un valore  Valore dell’output esiste solo se qualcuno trae beneficio da questo output  E l’azienda esiste per creare valore durevolmente nel tempo Francesco Naccarato 5 Riflessioni immediate Creare ricchezza: realizzare qualcosa (output) che valga più delle risorse utilizzate per ottenerlo (input) Ricchezza creata e ricchezza distrutta Condivisione della ricchezza creata e distrutta Francesco Naccarato 6 Termine «azienda»: una definizione dottrinale Zappa: “l’azienda è un istituto economico atto a perdurare che, per il soddisfacimento dei bisogni umani, compone e svolge in continua coordinazione la produzione o l’acquisizione e il consumo di ricchezza” Il complesso di beni che costituisce l’azienda viene visto come l’ordine economico di un istituto, cioè la cellula elementare in cui è organizzato un sistema sociale ed economico; un istituto non è un’azienda, ma anche un’azienda: un ospedale è anche azienda ospedaliera I principali istituti sono la famiglia, l’impresa, le amministrazioni pubbliche Francesco Naccarato 7 Economia aziendale e altre discipline Economia Politica: imposta i problemi dall’alto Economia Industriale: studia i settori industriali Economia Aziendale: osserva le singole aziende Francesco Naccarato 8 Azienda: caratteristiche, finalità e modelli di rappresentazione Francesco Naccarato Promotori dell’iniziativa imprenditoriale Sono gli azionisti Forniscono le risorse iniziali Hanno il potere di prendere le decisioni più importanti Si assumono il rischio del fallimento Francesco Naccarato 10 Capitale sociale È costituito dalle risorse inizialmente conferite all’azienda Rappresenta le quote di capitale di proprietà dell’azienda che possiedono i soci Rappresenta anche le risorse che l’azienda può utilizzare per conseguire i propri fini Può essere conferito dagli azionisti in qualsiasi momento Francesco Naccarato 11 Azionisti Sono i proprietari dell’azienda Si assumono il rischio dell’attività aziendale Sono i principali beneficiari della generazione di ricchezza aziendale La loro remunerazione non è né certa né fissata a priori Francesco Naccarato 12 Poteri degli azionisti I principali poteri sono: 1. Gestire l’azienda o direttamente (coincidenza tra proprietà e controllo) o delegando a terzi (separazione tra proprietà e controllo); possono delegare a una persona singola (amministratore unico) o a un gruppo di persone (consiglio di amministrazione). Il consiglio di amministrazione può essere formato anche da soggetti non soci 2. Decidere la destinazione della ricchezza generata (trattenuta o distribuita agli azionisti attraverso i dividendi) Francesco Naccarato 13 Stakeholder Vi sono altri soggetti (dipendenti, fornitori, banche, …), oltre agli azionisti, che interagiscono con l’azienda Forniscono un contributo in cambio di una ricompensa Gli interessi di questi soggetti potrebbero non essere allineati Stakeholder (definizione allargata): Soggetti titolari di un potere di influenza derivato dal controllo di specifiche risorse Soggetti influenzati dall’utilizzo di specifiche risorse nei processi aziendali Francesco Naccarato 14 Teoria della rilevanza I manager stabiliscono un ordine di priorità nelle relazioni. E dunque il grado di rilevanza può essere declinato su tre attributi: Potere di influenzare l’impresa (P) Legittimità delle aspettative (L) Urgenza delle rivendicazioni (U) Francesco Naccarato 15 Classificare gli stakeholder P: stakeholder dormiente L: discrezionale U: pressante P+L: dominante P+U: pericoloso L+U: dipendente P+U+L: completo Francesco Naccarato 16 Finalità dell’azienda Creazione di valore per gli azionisti (shareholder value) Creazione di valore per gli stakeholder (stakeholder value) Creazione di valore sostenibile (sustainable value) Francesco Naccarato 17 Creazione di valore per gli azionisti Negli anni si è assistito a un aumento dell’orizzonte temporale di riferimento Centralità di contratti e incentivi nella relazione con gli altri portatori di interessi Francesco Naccarato 18 Creazione di valore per gli stakeholder Porre attenzione alle aspettative dei differenti apportatori di risorse; massimizzazione di contributi e ricompense Prospettiva temporale di medio – lungo termine Francesco Naccarato 19 Creazione di valore sostenibile Definizione allargata di stakeholder (soggetti in grado di influenzare o influenzati) e non ristretta (soggetti necessari per la sopravvivenza dell’impresa) Si allarga l’attenzione anche a soggetti che potrann, in futuro, subire eventuali effetti negativi derivanti dalle decisioni dell’azienda Francesco Naccarato 20 Misurazione della creazione di valore Finalità dell’azienda: equilibrio economico durevole Creare ricchezza nel tempo, condizione essenziale per continuare ad esistere Capacità di tenere vincolati a sé tutti i fattori produttivi remunerandoli in modo adeguato Francesco Naccarato 21 Criteri che orientano le scelte del soggetto economico Visione sistemica Autonomia (decisionale ed equilibrio economico) Economicità (comportamento ispirato alla convenienza economica, prerequisito per il raggiungimento dell’equilibrio economico) Francesco Naccarato 22 Modello input - output Francesco Naccarato 23 Modello input – output: approccio evoluto (1/2) Il modello evoluto distingue tra: attività strategica: decisioni e operazioni su acquisizioni e modificazioni della struttura (acquisto impianto, vendita di un marchio, assunzione nuovo a.d....) attività operativa: decisioni e operazioni sullo sfruttamento della struttura (utilizzo materie prima, vendita prodotti finiti...) Francesco Naccarato 24 Modello input – output: approccio evoluto (2/2) Francesco Naccarato 25 Modello a relazioni circolari (1/2) Il modello a relazioni circolari identifica gli elementi della struttura come grandezze stock e distingue: risorse primarie: imprenditoriali, manageriali, finanziarie risorse derivate: patrimonio commerciale (risorse quali i marchi) e tecnico- produttivo (fattori produttivi e risorse specifiche) Le attività sono grandezza flusso, distinte in investimenti (gestione strategica) e operative (approvvigionamenti, lavorazioni, commercializzazioni) Francesco Naccarato 26 Modello a relazioni circolari (2/2) Francesco Naccarato 27 Soggetto economico e corporate governance Francesco Naccarato Assemblea degli azionisti Vi sono rappresentati gli azionisti dell’azienda Le delibere sono assunte a maggioranza Gli azionisti decidono, tra l’altro, chi gestisce l’azienda e come viene utilizzata la ricchezza generata Francesco Naccarato 29 Consiglio di amministrazione Gli è delegato, dall’assemblea degli azionisti, il potere di governare l’azienda Può includere sia azionisti, che dipendenti, che soggetti esterni Può a sua volta assegnare deleghe operative a uno (amministratore delegato) o più (amministratori esecutivi) dei suoi membri Nella fasi di attribuzione delle deleghe viene chiaramente definito il grado di autonomia che i soggetti delegati detengono nel processo decisionale; tale livello è determinato dallo statuto dell’azienda per quanto riguarda i poteri trasferiti al cda e dalla norme stabilite dallo stesso cda per il potere trasferito all’AD Francesco Naccarato 30 Ross spa (1/3) Francesco Naccarato 31 Ross spa (2/3) Francesco Naccarato 32 Ross spa (3/3) Francesco Naccarato 33 Soggetto economico e soggetto giuridico SOGGETTO ECONOMICO: una o più persone fisiche che detengono il potere decisionale assoluto SOGGETTO GIURIDICO: la società, la veste giuridica assunta dall’azienda, ha una sua personalità giuridica autonoma che la rende centro di imputazione di diritti e di doveri distinti da chi detiene il potere decisionale Francesco Naccarato 34 Forme giuridiche dell’esercizio dell’attività aziendale nell’ordinamento giuridico italiano Sono diverse: impresa individuale società di persone società di capitali società cooperativa Società è un concetto giuridico ed è differente da azienda Le forme di società giuridicamente rilevanti sono contratti attraverso cui vengono regolati i rapporti tra soci e i fondamentali principi di governo Francesco Naccarato 35 Società di persone e società di capitali: caratteristiche fondamentali Società di persone Società di capitali Elemento personale prevalente Elemento patrimoniale prevalente Autonomia patrimoniale, grado di Autonomia patrimoniale perfetta separazione del patrimonio tra due o più soggetti, imperfetta Responsabilità dei soci illimitata e solidale Responsabilità dei soci limitata Ciascun socio è amministratore L’amministrazione è separata dalla qualità di socio  SOCIETÀ COOPERATIVE: finalità mutualistica e ciascun socio gode dello stesso potere decisionale Francesco Naccarato 36 Corporate governance Definizione : regole, norme e meccanismi che permettono, nella pratica operativa, di determinare una specifica configurazione del soggetto economico Modelli di corporate governance: 1. Aziende con proprietà concentrata 2. Azienda a proprietà diffusa (public company) 3. Aziende con proprietà mista (community) Francesco Naccarato 37 Aziende con proprietà concentrata: caratteristiche distintive Proprietà è concentrata in pochi soggetti, spesso legati da rapporti familiari; la proprietà si riflette sull’assemblea dei soci e dunque sul potere di nomina degli amministratori I proprietari esercitano il potere decisionale e spesso sono coinvolti anche nelle operazioni quotidiane È un modello molto diffuso tra le PMI, ma NON è sinonimo di piccola azienda I proprietari, oltre a fornire risorse finanziarie, offrono risorse di natura imprenditoriale (capacità creative e innovative) e manageriale (abilità tecniche applicate a specifici ambiti) Francesco Naccarato 38 Aziende con proprietà concentrata: vantaggi e debolezze Vantaggi: unità di intenti e dedizione agilità Limiti: debolezza finanziaria debolezza manageriale concentrazione del potere e delle competenze Le debolezze evidenziate possono produrre gravi danni per l’azienda, anche definitivi, nella fase di passaggio generazionale e di discontinuità del profilo tecnologico o dei mercati di vendita Francesco Naccarato 39 Aziende con proprietà diffusa: caratteristiche distintive Tipico delle grandi società per azioni americane Presenza di molti piccoli azionisti Assenza di un azionista di controllo È il modello opposto a quello a proprietà concentrata Controllo e orientamento strategico sono trasferiti ad AD e alti dirigenti AD è il fulcro del potere aziendale Francesco Naccarato 40 Aziende con proprietà diffusa: ruolo del mercato del controllo societario Trasferimento della proprietà delle azioni attraverso il mercato azionario (borsa valori) Limitata possibilità e convenienza per gli azionisti di tutelare i loro interessi La tutela avviene attraverso la vendita delle azioni sul mercato Controllo, dunque, operato dal mercato. Ma: tendenza a favorire gli investimenti con risultato immediato e limitata capacità del mercato di prevenire decisioni scorrette e di sanzionare; la sanzione viene comminata solo dopo che un errore è diventato evidente Ruolo degli investitori istituzionali Francesco Naccarato 41 Aziende con proprietà diffusa: amministratori indipendenti Sono soggetti indipendenti che non hanno alcun legame diretto o indiretto con l’azienda stessa, i suoi azionisti o la sua dirigenza Ricoprono un ruolo finalizzato a potenziare il monitoraggio del cda, in particolare in tre ambiti: 1. Identificazione dei nuovi membri del cda 2. Verificare il processo di raccolta e diffusione delle informazioni e, in generale, il sistema dei controlli interni 3. Stabilire la remunerazione del management Eventuali comitati endoconsiliari Francesco Naccarato 42 Aziende con proprietà diffusa: soluzione dei problemi di composizione del soggetto economico 1. Tutela della proprietà senza potere decisionale: mercato del controllo societario e massimizzazione della ricchezza creata 2. Attribuzione del potere al soggetto più indicato: contendibilità e composizione del cda Francesco Naccarato 43 Public company Francesco Naccarato 44 Aziende con proprietà mista: caratteristiche distintive È denominato anche modello dell’Europa Continentale o modello Renano – Nipponico Dispersione della proprietà tra numerosi azionisti, con la presenza di uno o più azionisti di riferimento (c.d. «nocciolo duro»), rappresentati dalla famiglia del fondatore, altre imprese industriali, un partner finanziario, lo stato; questi ultimi sono stabili Il corretto funzionamento dell’azienda è assicurato dalla partecipazione degli azionisti nei cda Azionisti stabili e attivi sono orientati verso la performance di medio – lungo termine Francesco Naccarato 45 Aziende con proprietà mista: modello di governance tedesco Principali caratteristiche: 1. Sistema dualistico: consiglio di sorveglianza e consiglio di direzione 2. Cogestione: composizione pluralistica del consiglio di sorveglianza 3. Centralità delle banche Francesco Naccarato 46 Aziende con proprietà mista: sintesi delle principali caratteristiche Ruolo determinante sia degli azionisti che dei dipendenti Management responsabile sia nei confronti degli azionisti che dei dipendenti Potere aziendale, supportato da azionisti e lavoratori, è stabile Francesco Naccarato 47 Aziende con proprietà mista: limiti Lentezza decisionale dovuta al tentativo di conciliare interessi a volte divergenti Eccessiva prudenza, che può derivare dalla stabilità Scarsa tutela degli azionisti di minoranza Francesco Naccarato 48 Aziende con proprietà mista: tendenze evolutive Investitori istituzionali Amministratori indipendenti Francesco Naccarato 49 Modello dell’Europa Continentale Francesco Naccarato 50 Ruolo del cda: sintesi Cda svolge due funzioni fondamentali: 1. Mezzo di regolazione e gestione delle relazioni particolarmente critiche Relazione tra azienda e proprietà; ruolo degli amministratori indipendenti Relazione tra azienda e specifiche categorie di attori; esempio del modello tedesco 2. Coinvolgimento ne processo decisionale di competenze che coprono ambiti ampi; amministratori indipendenti Francesco Naccarato 51 Risorse Francesco Naccarato Azienda come sistema di risorse Il sistema di risorse di cui ciascuna azienda è dotata può variare per quantità e qualità in funzione di vari fattori, tra cui:  Apporto iniziale dei soci  Attività da svolgere  Specifici risultati da raggiungere Francesco Naccarato 53 Risorse ed elementi originari Le risorse vengono di solito raggruppate in alcune classi, denominate «elementi originari»:  Lavoro  Capitale di risparmio (apporto dei soci che può essere in denaro o in forme specifiche, quali le immobilizzazioni) L’investimento in azienda degli elementi originari consente poi il reperimento di tutte le altre risorse necessarie allo svolgimento dell’attività Francesco Naccarato 54 Risorse e processo circolare Il sistema delle risorse contribuisce al funzionamento di ogni azienda costituendone al contempo un input e un prodotto congiunto, che va ad aggiungersi al tradizionale, e più evidente output, i prodotti / servizi L’attività aziendale è dunque un processo circolare in cui il sistema di risorse può consumarsi, ma anche autoalimentarsi Francesco Naccarato 55 Tipologie di risorse Tre principali tipi di risorse 1. Risorse finanziarie 2. Risorse materiali 3. Risorse immateriali Francesco Naccarato 56 Risorse finanziarie Le risorse finanziarie sono rappresentate tipicamente dal fattore produttivo generico, il denaro, attualmente disponibile e dai mezzi monetari che diverranno disponibili in futuro, i crediti di funzionamento e di finanziamento Francesco Naccarato 57 Origine delle risorse finanziarie Il denaro di cui un’azienda dispone, in quantità e forme variabili nell’arco della propria vita, può avere origine esogena e/o endogena  Origine esogena: capitale di prestito e, in prima approssimazione, capitale di rischio  Origine endogena: autofinanziamento Francesco Naccarato 58 Risorse finanziarie e sopravvivenza dell’azienda Per un’azienda la capacità di reperire, tramite i diversi canali, risorse finanziarie adeguate – per ammontare, tempi e costi – al proprio fabbisogno è fondamentale per garantirne la sopravvivenza Diventa dunque necessario:  massimizzare il potenziale di autofinanziamento  curare delle relazioni con gli attuali e potenziali finanziatori Francesco Naccarato 59 Risorse materiali Le risorse materiali identificano beni tangibili, ossia fattori produttivi specifici, caratteristici dell’attività che un’azienda svolge Le risorse materiali includono:  fattori produttivi a fecondità semplice: beni che partecipano ad un processo produttivo (incorporati nel prodotto finito o consumati per erogare un servizio)  fattori produttivi a fecondità ripetuta: beni che partecipano a più processi produttivi o di erogazione  fattori produttivi pluriennali: beni che, oltre a partecipare a più processi produttivi, sono destinati a rimanere vincolati all’attività aziendale per più anni Diverse sono le tempistiche per “rientrare” in forma liquida Francesco Naccarato 60 Origine delle risorse materiali Risorse materiali:  Origine esogena: acquisto  Origine endogena: costruzioni in economia Una volta entrata nella combinazione produttiva, la risorsa materiale cede la propria utilità per uno o più processi produttivi e, in assenza di eventi straordinari, progressivamente si ‘‘consuma’’, riducendo, fino ad annullarla, la propria utilità residua L’investimento in fattori produttivi pluriennali è per l’azienda una decisione rischiosa Francesco Naccarato 61 Esempio: utilità residua Supponiamo che un’azienda acquisisca un impianto con una capacità produttiva pari a 1.000 ore e che, nel primo anno di utilizzo, l’impianto abbia lavorato per 200 ore. Al termine del primo anno l’impianto avrà dunque una capacità (utilità) residua di 800 ore (1.000 – 200). L’impianto partecipando ai processi produttivi cede la propria utilità, andando progressivamente a ridurre la capacità residua. Ipotizzando che l’impianto funzioni in maniera costante nel corso della sua vita (200 ore l’anno), la durata complessiva dell’impianto sarà di 5 anni Francesco Naccarato 62 Risorse immateriali Le risorse immateriali comprendono una vasta gamma di elementi e, più in generale, condizioni produttive, accomunati dalla caratteristica di avere natura intangibile Sono determinanti per il successo delle aziende Negli anni ‘90 si diffonde il concetto di capitale intellettuale composto da:  Capitale umano  Capitale organizzativo  Capitale relazionale Capitale umano e capitale relazionale non sono «di Francesco Naccarato 63 proprietà» dell’azienda Componenti del capitale intellettuale Francesco Naccarato 64 Risorse a carattere trasversale Un’ulteriore possibile classificazione delle risorse immateriali fa riferimento all’oggetto delle conoscenze e delle relazioni e distingue quelle che riguardano singole attività/funzioni aziendali da quelle che sono di ordine superiore e trasversali:  Aspetti di carattere manageriale  Aspetti di carattere imprenditoriale Francesco Naccarato 65 Origine delle risorse immateriali Risorse materiali:  Acquisto dall’esterno (anche in combinazione con altre risorse aziendali)  Iniziative specifiche: in collaborazione con soggetti esterni o iniziative interne e funzionamento aziendale (a.e. processi di accumulazione delle risorse) Investimenti ad alto rischio:  Bassa controllabilità della risorsa e dei benefici associati  Non sempre si è a conoscenza dei tempi, modalità e costi dell’investimento e della sua utilità Francesco Naccarato 66 Risorse e fattori produttivi (1/2) Non esiste una sovrapposizione ‘‘perfetta’’ tra il concetto di risorsa e quello di fattore produttivo Una risorsa è definibile come fattore produttivo quando soddisfa 3 requisiti: 1. Identificabilità; e dunque:  separabilità dal contesto aziendale  deve derivare da un contratto o altri diritti legali  il costo o il valore deve essere misurabile in modo attendibile 2. Utilità; possibili benefici economici futuri 3. Controllabilità: nella combinazione aziendale e dei benefici futuri). Francesco Naccarato 67 Risorse e fattori produttivi (2/2) Molte risorse immateriali non possono essere definite a tutti gli effetti fattori produttivi Gli elementi immateriali possono essere considerati fattori produttivi quando:  Sono stati acquistati dall’esterno e dunque sono identificabili  Sono stati sviluppati all’interno, ma godono di una qualche protezione legale, a.e. brevetto Francesco Naccarato 68 Risorse e competenze per il funzionamento delle aziende Il successo e la sopravvivenza dell’impresa dipende dalla capacità di rispondere in modo efficace all’ambiente La capacità di anticipare e affrontare le dinamiche ambientali dipende dalla dotazione e gestione del sistema di risorse L’appropriatezza e dunque il valore delle risorse non è facilmente determinabile Valore di mercato e valore d’uso Francesco Naccarato 69 Risorse di valore Sono di due tipi:  individuali; ulteriormente classificabili in base alla natura e alle attività / funzioni di riferimento  competenze: che si riferiscono alla capacità di organizzare le risorse; sono risorse sovraordinate e trasversali Francesco Naccarato 70 Modello del bilancio Francesco Naccarato Modello dei circuiti Permette di capire come le aziende funzionano È particolarmente utile per rappresentare e quantificare le variazioni di ricchezza generata e consumata da un’azienda nel corso di un dato periodo di tempo per effetto delle operazioni della gestione aziendale, nonché per fornire indicazioni circa il complessivo equilibrio economico - finanziario Per questo l’azienda è rappresentata come un’unità del sistema economico che entra in contatto con altri soggetti (terze economie) Francesco Naccarato 72 Modello dei circuiti e gestione aziendale La gestione aziendale è scomposta in una serie di attività elementari (operazioni) che sono rilevate, classificate e analizzate attraverso un’unità di misura omogenea (denaro) Le operazioni alimentano contatti e scambi con altri operatori economici con i quali l’azienda conduce accordi finalizzati all’acquisizione dei fattori produttivi e alla collocazione dei propri beni e servizi sul mercato Francesco Naccarato 73 Operazioni Le operazioni possono essere classificate in:  Operazioni di interna gestione; sono attività svolte nell’ambito dei processi aziendali; fanno riferimento all’impiego dei fattori produttivi e non alla loro acquisizione e dunque non sono direttamente osservabili in termini monetari (i loro effetti non sono misurabili)  Operazioni di esterna gestione; l’azienda entra in contatto con gli operatori presenti sul mercato; sono direttamente misurabili Tutte le operazioni vengono misurate utilizzando come unità di misura il denaro; dunque il modello considera solo le operazioni che coinvolgono uno scambio con terze economie Francesco Naccarato 74 Operazioni di interna gestione e risultato di periodo Le operazioni di interna gestione non sono escluse dalla determinazione del risultato di periodo dato che il loro valore economico, anche se non suscettibile di misurazione monetaria diretta, va considerato nella determinazione delle sintesi contabili in termini di gestione incompiuta Francesco Naccarato 75 Osservazione delle operazioni Ogni operazione è osservabile da una duplice aspetto di osservazione: 1. Quello del valore monetario, oggettivamente misurabile in base alle unità di conto (denaro) trasferite a seguito della transazione 2. Quello del valore economico dell’utilità del bene o del servizio oggetto dello scambio, valore che non può essere oggettivamente e direttamente determinato, se non derivandolo dal valore monetario Il primo aspetto è l’aspetto originario perché si riferisce alle variazioni di grandezze di denaro (numerario). Il secondo aspetto si riferisce al valore economico del bene oggetto di scambio e si definisce derivato Francesco Naccarato 76 Fattori produttivi generici e specifici Le risorse monetarie comunque acquisite dall’azienda (mezzi propri, mezzi di terzi, autofinanziamento) costituiscono fattori produttivi generici, per il loro grande grado di fungibilità I fattori produttivi generici vengono utilizzati per acquisire fattori produttivi specifici, da porre in relazione con gli specifici cicli produttivi Francesco Naccarato 77 Classificazione dei fattori produttivi specifici Si distinguono in:  Fattori produttivi a fecondità semplice: esauriscono la loro utilità in un unico ciclo produttivo, a.e. materia prima  Fattori produttivi a fecondità ripetuta: utilizzati in più processi produttivi, a.e. impianto; tra essi vi sono i fattori produttivi pluriennali: beni che, oltre a partecipare a più processi produttivi, sono destinati a rimanere vincolati all’attività aziendale per più anni Francesco Naccarato 78 Sequenza delle operazioni aziendali Le operazioni di gestione vengono raggruppate in quattro classi: 1. Fonti di finanziamento, operazioni di acquisizione di fattori produttivi generici 2. Impieghi di capitale, operazioni di acquisizione di fattori produttivi specifici 3. Trasformazione, operazioni svolte all’interno dei processi tecnico – produttivi e dei cicli di lavorazione 4. Vendita, operazioni di cessione sul mercato di beni e servizi Il modello dei circuiti consente la conversione delle operazioni gestionali in importi monetari (il valore numerario degli scambi conclusi con terze economie) che misurano il valore dei fattori produttivi entrati in azienda e dai beni usciti Francesco Naccarato 79 Macrocategorie di operazioni Le quattro classi di operazioni possono essere raggruppate in due macrocategorie: 1. Circuito della produzione: acquisizione dei fattori produttivi specifici, trasformazione e vendita dei prodotti 2. Circuito dei finanziamenti, acquisizione dei fattori produttivi generici e remunerazione di chi ha apportato le risorse Francesco Naccarato 80 Circuito della produzione L’attività di produzione si compone delle fasi di:  Acquisizione di fattori produttivi specifici necessari per mettere in atto le combinazioni produttive  Svolgimento dell’attività tecnica di trasformazione  Vendita dei prodotti ottenuti / erogazione dei servizi I mezzi monetari sono impiegati dall’azienda per l’acquisizione di fattori produttivi specifici (necessari per lo svolgimento dei processi economici di produzione) attraverso il pagamento di un corrispettivo rappresentato da un prezzo in denaro (uscita monetaria) ai fornitori di tali fattori. Analogamente, a conclusione dello svolgimento di una determinata combinazione produttiva, i prodotti o i servizi realizzati sono ceduti ai clienti del mercato di sbocco contro il corrispettivo di un prezzo incassato (entrata monetaria), la cui entità, ove determinata in misura congrua, permette di ricostituire i mezzi monetari in precedenza impiegati per l’acquisizione dei fattori di produzione Francesco Naccarato 81 Osservazione delle operazioni del circuito della produzione Le operazioni possono essere osservate sotto un duplice aspetto:  Aspetto numerario: riflette l’aspetto originario e si collega alle variazioni di numerario certo (variazioni di denaro rappresentate da entrate e uscite monetarie) o alle variazioni di numerario assimilato (variazione di crediti e debiti di funzionamento, che rappresentano un sostituto temporaneo del denaro)  Aspetto economico: riflette l’aspetto derivato ed è collegato alla generazione di ricchezza aziendale determinata attraverso il confronto tra i valori monetari (derivati) che misurano i costi di acquisto dei fattori produttivi e i valori monetari (derivati) che misurano i ricavi di vendita originati dalla cessione dei prodotti e servizi Francesco Naccarato 82 Costi e ricavi Le variazioni numerarie rappresentate da uscite monetarie o da aumento di debiti di funzionamento misurano il valore economico dei fattori produttivi acquisiti (costi) Le variazioni numerarie rappresentate da entrate monetarie o da aumento di crediti di funzionamento misurano il valore economico dei beni e servizi ceduti (ricavi) I costi sono misurati dal denaro che esce (o che uscirà) dalle disponibilità monetarie aziendali a fronte dell’acquisizione dei fattori che entrano nel processo produttivo I ricavi sono misurati dal denaro che entra (o che entrerà) nelle disponibilità monetarie aziendali a fronte della cessione di beni e servizi al mercato Francesco Naccarato 83 Crediti e debiti di funzionamento Sono valori di numerario assimilati Sono valori momentaneamente sostitutivi di entrate e uscite e quindi costituiscono valori assimilabili al denaro Rappresentano entrate e uscite differite (dilazionate) nel futuro Sono strettamente connessi alle operazioni di acquisizione dei fattori produttivi e di cessione sul mercato di beni e servizi, poiché sorgono nel momento in cui ha luogo lo scambio commerciale di beni e servizi (c.d. crediti e debiti commerciali) Francesco Naccarato 84 Risultato economico I costi e i ricavi sono le componenti elementari che permettono di misurare in modo analitico gli incrementi o i decrementi della ricchezza aziendale in ciascun periodo attraverso la determinazione del risultato economico (reddito di periodo) Francesco Naccarato 85 Circuito della produzione: rappresentazione Francesco Naccarato 86 Circuito dei finanziamenti Serie di attività finalizzate al reperimento di risorse finanziarie necessarie allo svolgimento delle operazioni di gestione e all’impiego di tali risorse sul mercato finanziario Le operazioni connesse al reperimento di risorse rappresentano il circuito della raccolta delle risorse finanziarie; le operazioni connesse all’impiego di risorse finanziarie rappresentano il circuito dell’impiego di risorse finanziarie Il circuito della raccolta delle risorse finanziarie è articolato in:  Circuito del capitale di proprietà, quando gli apporti di risorse vengono effettuati dai titolari dei diritti di proprietà dell’azienda  Circuito dei finanziamenti di terzi, quando le risorse vengono recuperate attraverso l’accensione di debiti concessi da finanziatori Francesco Naccarato 87 Circuito del capitale di proprietà Le operazioni possono essere osservate secondo una duplice prospettiva: 1. aspetto numerario: riflette l’aspetto originario ed è collegato alle entrate e alle uscite di mezzi monetari o assimilati 2. aspetto economico: riflette l’aspetto derivato, rappresentato dalle variazioni del capitale di proprietà, cioè la variazione nell’ammontare (misurato secondo il metro monetario) della ricchezza conferita (o prelevata) dai titolari di diritti di proprietà dei mezzi propri Francesco Naccarato 88 Circuito del capitale dei finanziamenti di terzi (1/2) Le operazioni sono misurate da variazioni di numerario (l’entrata monetaria relativa al denaro reso disponibile dal finanziatore oppure l’uscita monetaria relativa al denaro rimborsato al finanziatore stesso), ma le corrispondenti variazioni derivate determinano una variazione economica solo nella misura in cui l’ammontare restituito risulti maggiore rispetto al denaro ricevuto in prestito e ciò per effetto degli interessi passivi (il costo del denaro) contrattualmente concordato con il finanziatore Francesco Naccarato 89 Circuito del capitale dei finanziamenti di terzi (2/2) Le variazioni collegate ai finanziamenti di terzi determinano una variazione della ricchezza (variazione economica) solo per quanto riguarda gli interessi passivi (simmetricamente, i proventi attivi, nel caso di finanziamento attivo), mentre le variazioni di numerario rappresentate da entrate o uscite di denaro che si compensano con il valore nominale dei debiti e dei crediti di finanziamento, pur essendo variazioni derivate, non sono però variazioni economiche, bensì variazioni finanziarie compensative. In altri termini, movimentazioni che si esauriscono unicamente nell’area dei valori nominali dei crediti e dei debiti di finanziamento non provocano modificazioni della ricchezza aziendale. Più precisamente, tali variazioni finanziarie, osservabili come aspetto derivato, rappresentano delle permutazioni di numerario Francesco Naccarato 90 Corretta classificazione delle operazioni di finanziamento di terzi È opportuno fare riferimento a variazioni non strettamente numerarie, considerando, in senso allargato, la classe delle variazioni finanziarie, riconducibili alle operazioni di incasso e rimborso di debiti e crediti di finanziamento nel loro valore nominale Francesco Naccarato 91 Circuito dei finanziamenti: settore finanziario e settore economico Settore finanziario che accoglie:  Variazione di numerario vere e proprie (aspetto originario)  Variazione dei crediti e debiti di finanziamento al loro valore nominale Settore economico che accoglie, quale aspetto derivato:  Valori delle variazioni economiche della ricchezza aziendale, collegate alla dinamica del capitale di proprietà  Oneri e proventi finanziari misurati dalla differenza tra l’importo del finanziamento erogato e restituito Francesco Naccarato 92 Variazione dei crediti e debiti di funzionamento e variazione dei crediti e debiti di finanziamento Le prime rappresentano variazioni di numerario assimilato associate a variazioni economiche, le seconde rappresentano variazioni finanziarie compensative associate a variazioni di numerario certo Francesco Naccarato 93 Circuito dei finanziamenti: rappresentazione Francesco Naccarato 94 Aspetto economico e finanziario della gestione: sintesi (1/2) Dall’analisi del circuito della produzione si evince che un’azienda genera ricchezza in un dato periodo quando i ricavi (misurati dalle entrate monetarie) sono superiori ai costi (misurati dalle uscite monetarie). In altre parole, quando il valore del flusso economico di beni e servizi acquisiti sul mercato dei fattori produttivi (costi) è inferiore al valore del flusso economico di beni e servizi ceduti al mercato di vendita (ricavi) si crea nuova ricchezza grazie allo svolgimento dei processi produttivi aziendali È dunque dal confronto tra costi e ricavi che viene analiticamente determinato il risultato economico di periodo, che si qualifica come utile (nel caso in cui i ricavi siano maggiori dei costi) o perdita (nel caso in cui i costi siano maggiori dei ricavi). La differenza tra i ricavi e i costi rappresenta, in altri termini, il 95 Francesco Naccarato reddito di periodo Aspetto economico e finanziario della gestione: sintesi (2/2) Nel caso in cui si manifesti un utile, si dice che la ricchezza creata è “autogenerata”, in quanto deriva dallo svolgimento della gestione aziendale in un periodo considerato All’interno dei costi e dei ricavi sono ricompresi gli investimenti relativi all’acquisizione dei fattori produttivi (specifici e generici, che quindi comprendono gli oneri finanziari) effettuati e i disinvestimenti relativi alla cessione di beni o servizi (all’interno dei quali sono ricompresi anche i proventi finanziari) Francesco Naccarato 96 Aspetti di sintesi dei circuiti Aspetto finanziario: variazione di numerario certo e assimilato (crediti e debiti di funzionamento) collegate al circuito della produzione, variazioni di numerario certo collegate alla dinamica del capitale proprio e variazioni finanziarie compensative collegate al circuito dei finanziamenti di terzi e al circuito dell’impiego di risorse finanziarie Aspetto economico: flusso di costi e ricavi e variazioni del capitale proprio, riflettendo la dinamica attinente l’incremento e il decremento della ricchezza aziendale Francesco Naccarato 97 Circuiti della gestione: rappresentazione Francesco Naccarato 98 Classificazione delle operazioni Settore finanziario comprende:  Variazioni di numerario certo e assimilato, collegate allo svolgimento delle operazioni nel circuito della produzione  Variazioni finanziarie compensative Settore economico comprende:  Costi e ricavi  Aumenti e riduzioni del capitale proprio Francesco Naccarato 99 Classificazione delle variazioni (1/2) variazioni finanziarie positive (VFP):  aumento di denaro (variazione di numerario certo)  diminuzione di debiti o aumento di crediti di funzionamento (variazioni di numerario assimilato)  diminuzione di debiti o aumento di crediti di finanziamento (variazione finanziaria compensativa) variazioni finanziarie negative (VFN):  diminuzione di denaro (variazione di numerario certo)  aumento di debiti o diminuzione di crediti di funzionamento (variazioni di numerario assimilato)  aumento di debiti o diminuzione di crediti di finanziamento (variazione finanziariaFrancesco Naccarato 100 compensativa) Classificazione delle variazioni (2/2) variazioni economiche positive (VEP):  ricavi di vendita di beni e servizi  ricavi per proventi finanziari  aumento di capitale proprio variazioni economiche negative (VEN):  costi di acquisto di beni e sevizi  costi per oneri finanziari  diminuzione di capitale proprio Francesco Naccarato 101 Tavola delle variazioni Francesco Naccarato 102 Modello dei circuiti e modello del bilancio Il modello dei circuiti fornisce un quadro di riferimento logico che può essere utilmente preso a base di una metodologia di rilevazione sistematica delle operazioni aziendali che permetta di misurare la ricchezza aziendale e la sua variazione nel tempo Il modello del bilancio si propone di rappresentare l’andamento complessivo dell’azienda mediante un sistema di valori (di derivazione contabile), che sintetizza l’effetto delle operazioni aziendali sulla dinamica economica e sulle condizioni di equilibrio finanziario e patrimoniale Francesco Naccarato 103 Sistema contabile (1/2) La rilevazione delle operazioni di esterna gestione nel corso di un determinato periodo, propedeutica alla predisposizione del modello del bilancio, avviene applicando specifici strumenti, primo fra tutti il sistema di contabilità generale. È un sistema di rilevazione che utilizza il conto (sostanzialmente una scheda con due sezioni divise e contrapposte che accolgono valori di segno opposto) per rilevare gli effetti economici e finanziari delle operazioni aziendali misurati secondo il metro monetario Francesco Naccarato 104 Sistema contabile (2/2) Le regole sulle quali si basa il sistema di contabilità generale stabiliscono quali valori debbono essere rappresentati attraverso i conti, come e quando tali valori debbono essere rilevati; alle rilevazioni delle operazioni di esterna gestione “nel corso del periodo” se ne aggiungono altre di “fine periodo” allo scopo di determinare i valori da imputare al conto economico e allo stato patrimoniale per tenere conto anche delle operazioni della gestione incompiuta Il metodo utilizzato per le rilevazioni è quello della “partita doppia”, ovvero un metodo che, basato sul conto, osserva contemporaneamente ogni operazione di gestione secondo due aspetti (variazione finanziaria e variazione economica o permutazioni finanziarie) Francesco Naccarato 105 Risultato economico globale È un primo modo per determinare la ricchezza prodotta Il risultato globale è il risultato dell’attività aziendale durante tutto l’arco di vita dell’azienda in ipotesi di:  Assenza di operazioni in corso di svolgimento  Disinvestimento di tutti i fattori produttivi impiegati  Avvenuto regolamento di tutte le posizioni di credito / debito  Assenza di rischi a carico della gestione Francesco Naccarato 106 Determinazione del risultato economico globale La determinazione del risultato economico globale può avvenire utilizzando tre metodi Metodo Confronto tra Finanziario Entrate monetarie – Uscite monetarie Senza considerare conferimenti e rimborsi ai conferenti di capitale proprio Economico Ricavi – costi Per tutta la durata della vita dell’azienda Patrimoniale Valore dei rimborsi effettuati ai soggetti Il valore dei rimborsi comprende conferenti, compreso quello finale – eventuali dividendi distribuiti; il valore Valore delle risorse finanziarie conferite dei conferimenti comprende sia quelli dai soggetti conferenti iniziali che eventuali conferimenti successivi Francesco Naccarato 107 Esempio Azienda costituita con un conferimento iniziale di 10.000 Durante la vita dell’azienda:  Entrate = ricavi =200.000  Uscite = costi = 180.000 Alla fine della vita l’azienda disporrà di 30.000 Francesco Naccarato 108 Esempio: soluzione Francesco Naccarato 109 Risultato economico globale: potenzialità e limiti È determinato in modo oggettivo È scarsamente significativo per fornire indicazioni rilevanti sull’assunzione di decisioni da parte del soggetto economico o degli altri stakeholder Per poter apprezzare la validità delle scelte gestionali operate è necessario che la verifica degli andamenti aziendali avvenga con una cadenza ravvicinata nel tempo Francesco Naccarato 110 Esercizio amministrativo È il periodo di osservazione degli andamenti aziendali È convenzionale Anche sulla base del dettato legislativo è almeno annuale Pertanto si determina il risultato di un periodo di ampiezza pari a dodici mesi, di solito, ma non necessariamente, coincidenti con l’anno solare Il livello di correttezza e il margine di soggettività che si hanno nella determinazione del risultato economico di periodo sono in larga misura influenzati dai valori che si riferiscono alla gestione incompiuta, valori che fanno riferimento ai processiFrancesco ancora in corso di svolgimento Naccarato 111 alla chiusura del periodo Risultato economico di periodo È uno degli indicatori di maggiore rilevanza ai fini dell’analisi della redditività aziendale e delle condizioni di equilibrio economico In prima approssimazione, tale risultato può essere interpretato come la misura della variazione della ricchezza intervenuta nel corso del periodo oggetto di osservazione Può essere inteso come il risultato – positivo (in caso di utile) o negativo (in caso di perdita) – che si viene a determinare sommando algebricamente i valori monetari assegnati ai fattori produttivi utilizzati nel processo di produzione economica (costi) con quelli attribuiti ai proventi conseguiti a seguito della vendita della produzione realizzata (ricavi) Francesco Naccarato 112 Principio di competenza economica Per determinare il risultato economico di periodo è necessario individuare la parte di costi e di ricavi da attribuire al periodo considerato in base a un principio di competenza economica Francesco Naccarato 113 Costo di acquisizione e di utilizzazione Costo di acquisizione: corrisponde alla variazione di numerario certo o assimilato rilevata a fronte dell’acquisizione della disponibilità di un fattore produttivo necessaria per avere la disponibilità del fattore produttivo Costo di utilizzazione: è il valore economico dell’utilità effettivamente ceduta da un fattore produttivo nel periodo amministrativo Ai fini della determinazione del risultato di periodo devono incidere i costi di utilizzazione Francesco Naccarato 114 Costi e ricavi di periodo Non è corretto mettere a confronto semplicemente tutti i costi e tutti i ricavi che nel corso del periodo sono stati misurati dalle relative variazioni finanziarie È necessario considerare soltanto la quota parte di essi riferibile alle utilità (derivanti dall’impiego dei fattori produttivi o dalla cessione di beni e servizi) effettivamente imputabili al periodo considerato, correlando in tal modo funzionalmente i costi ai ricavi Il costo derivante dall’impiego dei vari fattori produttivi deve quindi partecipare alla formazione del risultato economico di periodo secondo un principio di competenza temporale, riflettendo cioè la quota utilizzata di quei fattori, indipendentemente dal momento in cui è avvenuto il pagamento per il loro acquisto Il ricavo derivante dalla cessione di beni e servizi deve essere riconosciuto nella formazione del risultato economico in base al medesimo criterio Francesco Naccarato 115 Fattori produttivi pluriennali I fattori a fecondità ripetuta sono spesso pluriennali Problema della determinazione della quota di competenza (utilità) che deve concorrere alla formazione del risultato economico di ogni singolo periodo Quota di ammortamento: costo di utilizzazione del fattore e dunque il valore che deve concorrere alla formazione del risultato di periodo Francesco Naccarato 116 Fattori produttivi pluriennali: esempio Costo di acquisizione di un impianto = 20.000 Vita utile = 10 anni Non sarebbe corretto procedere alla determinazione del risultato di periodo includendo l’intero costo di acquisizione Quota di ammortamento = 2.000 = 20.000 / 10 Francesco Naccarato 117 Fattori produttivi a fecondità semplice Anche per essi è necessario distinguere tra costo di acquisizione e costo di utilizzazione Al termine del periodo è necessario stimare la quota dei fattori non utilizzati nel processo di produzione economica e rinviare il relativo costo, identificabile come rimanenza di magazzino, all’esercizio successivo Francesco Naccarato 118 Fattori produttivi a fecondità semplice: esempio Acquisto di materie prime in un periodo per 50 unità Alla fine del periodo si rileva che 40 unità non sono state utilizzate e giacciono in magazzino Non sarebbe corretto procedere alla determinazione del risultato di periodo includendo l’intero costo di acquisizione Si rileva, da un lato, il costo delle 50 materie prime acquisite e, dall’altro, è necessario rinviare agli esercizi successivi il costo delle 40 rimanenti unità che pur essendo state acquisite non hanno ceduto la loro utilità nel periodo dato che non sono state utilizzate Francesco Naccarato 119 Valore residuo Differenza tra costo di acquisizione e costo di utilizzazione È il valore che si trasferisce agli esercizi successivi per produrre ulteriori utilità Nella determinazione del risultato di periodo si considerano i costi di utilizzazione, mentre il valore residuo confluisce nel valore complessivo delle risorse disponibili in un determinato istante per la realizzazione delle combinazioni produttive future Francesco Naccarato 120 Valore residuo: esempio Esempio dell’impianto; costo di acquisizione = 20.000; vita utile = 10 anni; costo di utilizzazione o quota di ammortamento = 2.000 Valore residuo = 20.000 – 2.000 = 18.000 II periodo: si stima un costo di utilizzazione o quota di ammortamento pari a 2.000 Valore residuo = 20.000 – 2.000 – 2.000 = 16.000, costo di acquisizione – costo di utilizzazione cumulato Il valore residuo esprime il valore, l’utilità, ancora disponibile del fattore produttivo che dovrà partecipare alla formazione del risultato di periodi successivi Francesco Naccarato 121 Valore residuo, conto economico, stato patrimoniale, capitale netto di funzionamento Francesco Naccarato 122 Valore della gestione incompiuta È data dal valore residuo dei fattori produttivi acquisiti e non ancora utilizzati e dei valori finanziari (denaro, crediti e debiti) rilevati alla fine del periodo Rappresenta l’insieme di elementi che vengono trasferiti ai periodi amministrativi successivi e che costituiscono il capitale di funzionamento Francesco Naccarato 123 Principio di prudenza I proventi derivanti dalla vendita di prodotti e servizi devono essere riconosciuti e rilevati come ricavi (componenti positivi di reddito) nel periodo nel quale la vendita sia effettivamente realizzata attraverso la cessione dei beni o la prestazione dei servizi. Non rilevare tra i componenti positivi di reddito ricavi solamente “sperati” in quanto attesi nel futuro Rilevare tra i componenti negativi di reddito i costi “temuti”, relativi a rischi non ancora effettivamente manifestatisi, ma ipotizzati di probabile accadimento Asimmetria nella rilevazione di componenti positivi e negativi I fattori produttivi non ancora utilizzati a fine periodo vanno rilevati al valore di costo Francesco Naccarato 124 Principio di competenza Considerare i ricavi effettivamente realizzati (e non quelli attesi per il futuro), correlando ad essi i costi effettivamente sostenuti per conseguirli Due condizioni per rilevare i ricavi: 1. Si riferiscono a servizi completati o a prodotti venduti 2. Manifestazione finanziaria La determinazione del risultato di esercizio deriva dalla differenza tra ricavi di competenza e costi di competenza; i componenti di reddito esclusi dalla determinazione del risultato di periodo in quanto non di competenza sono sospesi e risultano componenti della gestione incompiuta e sono rilavati nel prospetto che riepiloga i valori del capitale di funzionamento Francesco Naccarato 125 Strutture formali di bilancio Modello del bilancio = compendio delle operazioni di gestione mediante traduzione delle quantità economiche e finanziarie in un sistema di valori, valori che scaturiscono dalle operazioni di gestione allo scopo di misurare il reddito dell’esercizio (conto economico) e il correlato capitale di funzionamento alla data di chiusura dell’esercizio (stato patrimoniale) Partendo dal modello contabile, attraverso opportune classificazioni ed aggregazioni dei valori in esso rappresentati, possono essere elaborate diverse strutture formali del bilancio d’esercizio, cioè schemi espositivi (stato patrimoniale e conto economico) organizzati secondo determinati criteri informativi La legge con riferimento agli imprenditori commerciali prescrive schemi obbligatori Francesco Naccarato 126 Bilancio di verifica (1/2) La forma originaria del modello contabile del bilancio è rappresentata dal c.d. bilancio di verifica, tipicamente prodotto dalla contabilità generale nella fase di chiusura dei conti alla fine di ciascun periodo amministrativo Il bilancio di verifica consiste, essenzialmente, delle due «tavole» o «prospetti» contabili dello stato patrimoniale e del conto economico, ciascuna delle quali accoglie - sottoforma di elenco codificato in base alla struttura del piano dei conti di contabilità generale - i valori economici e finanziari (saldi dei conti con segno contabile «dare» o «avere») rilevati alla chiusura dell’esercizio Francesco Naccarato 127 Bilancio di verifica (2/2) Il conto economico espone altresì la differenza (sbilancio) tra saldi «dare» e saldi «avere», saldata nello stato patrimoniale Il bilancio di verifica, in quanto rappresentazione del modello contabile del bilancio, è preordinato a qualsiasi ulteriore applicazione di metodologie e paradigmi che da questo prendono origine. In questo senso, esso rappresenta la base di partenza per la predisposizione delle strutture formali (schemi) del bilancio legale Il bilancio di verifica è un documento disponibile esclusivamente all’interno dell’azienda ed è predisposto al precipuo scopo di elaborare le strutture formali del bilancio d’esercizio prescritte dalla legge Francesco Naccarato 128 Conto economico Classificazione delle componenti di reddito basato sulla natura dei valori Schema a sezioni divise e contrapposte Dalla contrapposizione tra il totale dei valori di ciascuna sezione si determina il risultato netto dell’esercizio Francesco Naccarato 129 Classificazione dei valori nel conto economico Francesco Naccarato 130 Conto economico: contenuto (1/4) I valori del punto 1 sono costi e ricavi che hanno avuto manifestazione finanziaria nel corso dell’esercizio; i valori diversi da quelli del punto 1 derivano da processi di valutazione, basati su stime e congetture, operati alla chiusura dell’esercizio I valori del punto 2 rappresentano rettifiche di valori che si trovano nella sezione opposta; si determina il costo di utilizzazione dei fattori produttivi a fecondità semplice e i ricavi di competenza Francesco Naccarato 131 Conto economico: contenuto (2/4) Taluni valori riepilogati nel conto economico generano corrispondenti valori nello stato patrimoniale:  le rettifiche del valore dei ricavi finanziariamente realizzati ma non di competenza del periodo (punto 2 delle componenti negative) generano un corrispondente valore nell’area economica delle passività dello stato patrimoniale (valori economici positivi che vengono “trasferiti” agli esercizi futuri)  le quote di ammortamento (punto 4 delle componenti negative) in ogni esercizio rappresentano il costo di utilizzazione dei fattori produttivi pluriennali; pertanto le quote di quote di ammortamento cumulate riducono il costo dei fattori produttivi pluriennali iscritto nello stato patrimoniale al valore residuo Francesco Naccarato 132 Conto economico: contenuto (3/4)  i costi stimati a fronte di rischi o di oneri futuri (punto 5 delle componenti negative) vengono imputati al conto economico per tener conto, in base al principio di prudenza, di costi connessi con eventi non ancora manifestatisi, ma che potranno potenzialmente generare in futuro , in caso di accadimento, uscite monetarie; l’imputazione al conto economico di tali componenti negative di reddito si riverbera nelle corrispondenti passività presunte dello stato patrimoniale  il valore residuo dei fattori produttivi acquisiti ma non utilizzati, nonché dei semilavorati, prodotti in corso di lavorazione e prodotti finiti (punto 2 delle componenti positive), genera un corrispondente valore tra le attività dello stato patrimoniale (le rimanenze), che rappresenta il valore residuo delle utilità economiche che da questo esercizio si trasferiscono al successivo Francesco Naccarato 133 Conto economico: contenuto (4/4)  il risultato di periodo, ottenuto come differenza tra componenti positivi e negativi del risultato, esprime anche l’incremento o il decremento che il capitale proprio dell’azienda ha subìto per effetto della gestione, quindi verrà riepilogato nello stato patrimoniale, nella zona del capitale netto, con segno positivo o negativo, a seconda che si tratti di utile o di perdita Francesco Naccarato 134 Struttura del conto economico: esempio Francesco Naccarato 135 Limiti del conto economico a sezioni divise e contrapposte Limite informativo: non consente una ragionata analisi circa l’andamento della gestione aziendale È disponibile solo per i soggetti che operano all’interno dell’azienda Francesco Naccarato 136 Capitale di funzionamento Al termine di ogni periodo amministrativo è normale constatare la presenza di fattori produttivi ancora da utilizzare, di cicli produttivi da completare, di prodotti ancora da vendere (gestione incompiuta). Si avranno, inoltre, crediti e debiti (di funzionamento e di finanziamento) ancora da incassare o da pagare, disponibilità liquide, rischi incombenti o di altre circostanze che si stima comporteranno esborsi a fronte di oneri futuri Da un punto di vista qualitativo il capitale di funzionamento corrisponde al complesso dei beni e dei diritti a disposizione del soggetto economico in un Francesco Naccarato 137 determinato momento Analisi del capitale di funzionamento (1/2) Si può esaminare la composizione degli investimenti, che nel modello del bilancio assumono la generica qualificazione di attività, intese come valore dei beni e dei fattori produttivi a disposizione dell’azienda alla data di chiusura dell’esercizio; si possono individuare due grandi classi di valori:  Valori finanziari: disponibilità liquide, crediti di funzionamento e di finanziamento  Valori economici: valori relativi a costi pluriennali, costi sospesi e in genere valori che si riferiscono alla gestione incompiuta Francesco Naccarato 138 Analisi del capitale di funzionamento (2/2) Si possono esaminare le risorse finanziarie, che nel modello del bilancio assumono la generica qualificazione di passività, intese come l’insieme dei mezzi finanziari a disposizione dell’azienda alla data di chiusura dell’esercizio; si possono individuare due grandi classi di valori:  Valori finanziari: debiti di funzionamento e di finanziamento  Valori economici: tipicamente relativi a ricavi anticipati Francesco Naccarato 139 Capitale netto Definito anche capitale proprio = attività – passività Misura quantitativa che ha queste caratteristiche:  Fondo di valori: si determina come differenza tra attività e passività  Astratto: non si identifica con i singoli elementi  Derivato: da una differenza  Incerti: dato che incerti sono i valori attributi agli elementi dell’attivo e del passivo Francesco Naccarato 140 Diverse configurazioni di capitale Capitale netto di funzionamento = Valore della ricchezza apportata dai conferenti il capitale di rischio, nel tempo aumentata o diminuita per effetto dei risultati economici della gestione aziendale, oltre che per effetto di conferimenti e prelievi, secondo criteri di funzionamento Capitale di liquidazione = valore che si otterrebbe in caso di cessazione dell’attività Capitale economico = valore dell’azienda, che incorpora le aspettative di reddito Francesco Naccarato 141 Valori che compongono lo stato patrimoniale Francesco Naccarato 142 Dinamica monetaria e flussi finanziari La dinamica reddituale e quella monetaria non necessariamente coincidono temporalmente Dunque un risultato economico positivo (utile) non implica necessariamente che la gestione abbia generato risorse monetarie Principale lacuna del modello contabile: indisponibilità di significative e immediate misure dei flussi finanziari Rendiconto finanziario Francesco Naccarato 143 Bilancio legale Società di capitale non quotate: artt. 2423 – 2435 ter c.c. + interpretazione dei principi contabili nazionali emanati dell’Organismo Italiano di Contabilità (OIC) Società quotate: principi contabili internazionali, emanati dall’International Accounting Standard Board (IASB) Francesco Naccarato 144 Art. 2423 c.c.: Redazione del bilancio 1. Gli amministratori devono redigere il bilancio di esercizio , costituito dallo stato patrimoniale, dal conto economico, dal rendiconto finanziario e dalla nota integrativa. 2. Il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell'esercizio. 3. Se le informazioni richieste da specifiche disposizioni di legge non sono sufficienti a dare una rappresentazione veritiera e corretta, si devono fornire le informazioni complementari necessarie allo scopo. 3-bis Non occorre rispettare gli obblighi in tema di rilevazione, valutazione, presentazione e informativa quando la loro osservanza abbia effetti irrilevanti al fine di dare una rappresentazione veritiera e corretta. Rimangono fermi gli obblighi in tema di regolare tenuta delle scritture contabili. Le società illustrano nella nota integrativa i criteri con i quali hanno dato attuazione alla presente disposizione. 4. Se, in casi eccezionali, l'applicazione di una disposizione degli articoli seguenti è incompatibile con la rappresentazione veritiera e corretta, la disposizione non deve essere applicata. La nota integrativa deve motivare la deroga e deve indicarne l'influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato economico. Gli eventuali utili derivanti dalla deroga devono essere iscritti in una riserva non distribuibile se non in misura corrispondente al valore recuperato. 5. Il bilancio deve essere redatto in unità Francesco Naccarato 145 di euro, senza cifre decimali, ad eccezione della nota integrativa che può essere redatta in migliaia di euro. Art. 2423 bis c.c.: Principi di redazione del bilancio 1. Nella redazione del bilancio devono essere osservati i seguenti principi: 1) la valutazione delle voci deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva della continuazione dell'attività; 1-bis) la rilevazione e la presentazione delle voci è effettuata tenendo conto della sostanza dell'operazione o del contratto; 2) si possono indicare esclusivamente gli utili realizzati alla data di chiusura dell'esercizio; 3) si deve tener conto dei proventi e degli oneri di competenza dell'esercizio, indipendentemente dalla data dell'incasso o del pagamento; 4) si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell'esercizio, anche se conosciuti dopo la chiusura di questo; 5) gli elementi eterogenei ricompresi nelle singole voci devono essere valutati separatamente; 6) i criteri di valutazione non possono essere modificati da un esercizio all'altro. 2. Deroghe al principio enunciato nel numero 6) del comma precedente sono consentite in casi eccezionali. La nota integrativa deve motivare la deroga e indicarne l'influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico. Francesco Naccarato 146 Principio di continuità aziendale Si salda con il concetto di impresa in funzionamento: la valutazione delle voci deve essere fatta nella prospettiva della continuazione dell’attività; l’azienda costituisce un complesso economico funzionante destinato alla produzione di reddito OIC 11: la direzione aziendale deve effettuare una valutazione prospettica della capacità dell’azienda di continuare a costituire un complesso economico destinato alla produzione di reddito per un prevedibile arco temporale futuro, relativo a un periodo di almeno dodici mesi dalla data di riferimento Principio contabile internazionale: going concern Francesco Naccarato 147 Principio di prevalenza della sostanza sulla forma La rilevazione e la presentazione delle voci è effettuata tenendo conto della sostanza dell’operazione o del contratto Francesco Naccarato 148 Art. 2424 c.c.: Contenuto dello stato patrimoniale Francesco Naccarato 149 Art. 2425 c.c.: Contenuto del conto economico Francesco Naccarato 150 Art. 2425 ter c.c.: Rendiconto finanziario 1. Dal rendiconto finanziario risultano, per l'esercizio a cui è riferito il bilancio e per quello precedente, l'ammontare e la composizione delle disponibilità liquide, all'inizio e alla fine dell'esercizio, ed i flussi finanziari dell'esercizio derivanti dall'attività operativa, da quella di investimento, da quella di finanziamento, ivi comprese, con autonoma indicazione, le operazioni con i soci. Francesco Naccarato 151 Art. 2426 c.c.: Criteri di valutazione 1. Nelle valutazioni devono essere osservati i seguenti criteri: … Francesco Naccarato 152 Art. 2427 c.c.: Contenuto della nota integrativa 1. La nota integrativa deve indicare, oltre a quanto stabilito da altre diposizioni: … Francesco Naccarato 153 Art. 2428 c.c.: Relazione sulla gestione 1. Il bilancio deve essere corredato da una relazione degli amministratori contenente un'analisi fedele, equilibrata ed esauriente della situazione della società e dell'andamento e del risultato della gestione, nel suo complesso e nei vari settori in cui essa ha operato, anche attraverso imprese controllate, con particolare riguardo ai costi, ai ricavi e agli investimenti, nonché una descrizione dei principali rischi e incertezze cui la società è esposta. 2. L'analisi di cui al primo comma è coerente con l'entità e la complessità degli affari della società e contiene, nella misura necessaria alla comprensione della situazione della società e dell'andamento e del risultato della sua gestione, gli indicatori di risultato finanziari e, se del caso, quelli non finanziari pertinenti all'attività specifica della società, comprese le informazioni attinenti sull'ambiente e al personale. L'analisi contiene, ove opportuno, riferimenti agli importi riportati nel bilancio e chiarimenti aggiuntivi su di essi. […] Francesco Naccarato 154 Artt. 2435 bis e 2435 ter c.c. Art. 2435 bis: facoltà per le società che non abbiano superato per due esercizi consecutivi determinati limiti dimensionali (due tra i seguenti: attivo = 4,4 Mln.; ricavi = 8,8 Mln.; dipendenti medi = 50) di redigere il bilancio in forma abbreviata, riducendo la complessità informativa Art. 2435 ter: facoltà per le società che non abbiano superato per due esercizi consecutivi determinati limiti dimensionali (due tra i seguenti: attivo = 175.000; ricavi = 350.000; dipendenti medi = 5) di redigere il bilancio c.d. delle micro-imprese, riducendo ulteriormente la complessità informativa Francesco Naccarato 155 Stakeholder, responsabilità sociale e reporting ESG di sostenibilità Francesco Naccarato Stakeholder Definizione allargata: tutti i portatori di interesse in grado di influenzare o influenzati dall’impresa Ciascuno riceve une ricompensa a fronte di un contributo Sono molteplici Francesco Naccarato 157 Finalità dell’azienda Creazione di valore per gli azionisti (shareholder value) Creazione di valore per gli stakeholder (shareholder value) Creazione di valore sostenibile (sustainable value) Francesco Naccarato 158 Teoria degli stakeholder Propone una serie di cambiamenti interni ed esterni che portino a considerare contributi e aspettative dei diversi portatori di interesse non solo nel momento negoziale di definizione della ricompensa, ma anche:  nell’analisi dell’ambiente competitivo in cui si colloca l’impresa  nella definizione delle strategie  nell’implementazione delle stesse  nell’assetto istituzionale Francesco Naccarato 159 Obiettivi economici e non economici Legittimazione e consenso sono gli obiettivi non economici generalmente posti alla base delle strategie sociali e proposti come propedeutici per la creazione di valore economico sostenibile nel breve come nel medio- lungo periodo. Shareholder view: obiettivi sociali sono un vincolo all’obiettivo della creazione di valore per gli azionisti Stakeholder view: obiettivi sociali hanno pari dignità, perché una diversa gerarchia potrebbe finire con il compromettere la creazione di valore economico- finanziario Francesco Naccarato 160 Strategie sociali Reattiva: l’impresa formula risposte ad hoc non preventivate Difensiva: l’impresa fa il minimo indispensabile, cercando di limitare i danni Accomodante: l’impresa interpreta e anticipa le criticità sociali Proattiva: l’impresa ingloba nel sistema prodotto la consapevolezza sociale Francesco Naccarato 161 Responsabilità sociale dell’impresa (RSI o CSR) Enfatizza la componente etica dell’agire imprenditoriale e formalizza con opportuni strumenti una serie di pre- condizioni alla creazione di valore che garantiscano un oggettivo equilibrio nella relazione tra azienda e società Alcune definizione di RSI:  le aspettative economiche, legali, etiche e discrezionali che la società ha nei confronti delle organizzazioni in un dato momento (Carrol, 1979)  l’integrazione volontaria di preoccupazioni sociali ed ecologiche da parte delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate Francesco Naccarato 162 (Commissione Europea, 2001) Teorie sottostanti alla RSI Possono essere classificate in quattro filoni: 1.la RSI andrebbe intrapresa per “obbligo morale” o per il dovere di agire in maniera responsabile 2.intraprendere azioni socialmente responsabili consente di contribuire alla “sostenibilità”, intesa come capacità di soddisfare i bisogni del presente, senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare, a loro volta, i bisogni futuri 3.legitimacy theory, secondo il quale le imprese hanno bisogno di una “licenza a operare”, ovvero di un’approvazione implicita o esplicita da parte della comunità, degli stakeholder e dello Stato 4.le azioni di RSI sono iniziative necessarie per accrescere la reputazione aziendale Francesco Naccarato 163 RSI reattiva Approccio passivo e difensivo alla RSI rispetto a una sua incorporazione nella pianificazione strategica Francesco Naccarato 164 Strumenti di RSI Codici di condotta ed etici Regole e processi finalizzati all’ottenimento di etichette e certificazioni sociali rilasciate da organismi indipendenti Partecipazione a partnership, forum e iniziative multi- stakeholder promossi anche da attori istituzionali Quotazione delle proprie azioni presso indici socialmente responsabili Redazione di bilanci sociali, ambientali e/o di sostenibilità (accettando il concetto di triple bottom line) Francesco Naccarato 165 Triple bottom line Francesco Naccarato 166 RSI strategica La RSI deve muovere dalla classificazione degli obiettivi non economici da integrare nella formula imprenditoriale, applicando la seguente tassonomia:  questioni sociali generiche: importanti per la società ma solo marginalmente influenzabili dall’agire imprenditoriale e non collegate al vantaggio competitivo dell’impresa  impatti sociali della catena del valore: influenzati dall’agire imprenditoriale nella sua gestione quotidiana e da elementi che partecipano alla creazione di un vantaggio competitivo  dimensione sociale del contesto competitivo: fattori dell’ambiente esterno che incidono sulla competitività dell’impresa Francesco Naccarato 167 RSI strategica: alcune considerazioni La RSI strategica ricerca i possibili punti di contatto tra benessere sociale e vantaggio competitivo; un medesimo elemento sociale può trovare una collocazione diversa a seconda dell’impresa che effettua l’analisi Al crescere dell’integrazione tra benessere sociale e vantaggio competitivo si riduce il potenziale conflitto tra l’approccio multi-stakeholder e approccio al valore per gli azionisti RSI strategica non permette di rispondere in maniera risolutiva a quesiti etici e sociali Francesco Naccarato 168 RSI e fattori ESG  RSI ha una connotazione prettamente qualitativa e qualifica un orientamento strategico che responsabilizza l’azienda su questioni che hanno un impatto sociale e non semplicemente economico  Recentemente l’attenzione si è spostata sulla misurazione degli impegni e delle azioni intraprese  Quando di parla di misurare e quantificare gli sforzi messi in atto dalle aziende su temi di impatto sociale ed ambientale, si parla di ESG reporting che può essere considerato la dimensione quantitativa, Francesco Naccarato 169 misurabile e comunicabile della RSI Fattori ESG: E - Enviroment Vengono analizzate le iniziative in ambito ambientale messe in atto dall’azienda al fine di perseguire i propri obiettivi di RSI. Alcune delle domande che ci si pone sono:  L’azienda come sta combattendo il cambiamento climatico?  Cosa sta facendo l’azienda per ridurre le proprie emissioni?  L’azienda sta preservando la biodiversità? Gestisce in modo responsabile i rifiuti?  L’azienda sta usando responsabilmente le risorse naturali? Quali sono gli impatti sull’ambiente della propria catena del valore? Francesco Naccarato 170 Fattori ESG: S - Social Vengono analizzate le iniziative in ambito sociale messe in atto dall’azienda. Alcune delle domande che ci si pone sono:  Quali sono le politiche di welfare aziendale poste in essere dall’azienda?  Quali politiche adotta l’azienda per assicurare la tutela dei diritti umani lungo tutta la propria catena del valore?  Quali standard lavorativi assicura l’azienda?  Come vengono coinvolte le comunità locali?  L’azienda è attiva in progetti di solidarietà? Francesco Naccarato 171 Fattori ESG: G - Governance Vengono analizzate le politiche di corporate governance dell’azienda, per rispondere a domande quali:  Come sono composti gli organi di governo dell’azienda?  Le politiche di remunerazione di amministratori e dirigenti sono adeguate?  E’ garantita la parità di genere, soprattutto a livello dirigenziale?  Quali processi sono adottati per combattere episodi di corruzione? Francesco Naccarato 172 Evoluzione normativa della rendicontazione di sostenibilità Cambiamento normativo ha reso sempre più vincolata e regolamentata la rendicontazione non finanziaria delle aziende Investitori e stakeholder hanno crescente bisogno di informazioni non solamente economico – finanziarie per valutare performance, rischi e opportunità delle aziende e per comprenderne l’evoluzione All’inizio il reporting ESG era solo volontario Problemi: mancanza di omogeneità nel riportare le informazioni e, quindi, comparabilità, greenwashing Francesco Naccarato 173 Direttiva NFRD (Non Financial Reporting Directive) Introdotta nel 2014 Obbligo per le aziende di grande dimensione di inserire all’interno del proprio bilancio di esercizio anche delle informazioni non finanziarie in quattro ambiti:  Ambito Ambientale  Ambito Sociale e relativo ai lavoratori  Ambito relativo ai Diritti umani  Ambito relativo alla Corruzione Devono essere descritti i modelli di business, le politiche implementate, i risultati, le modalità con le quali vengono gestiti i rischi e alcuni key performance indicator Non sono previsti degli standard di reporting obbligatori Francesco Naccarato 174 Linee guida per implementare la reportistica Emanate dalla Commissione Europea La prima è del nel 2017 e la seconda nel 2019 Francesco Naccarato 175 Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) Emanata nel 2021 Aumenta numero aziende obbligate a redigere la relazione non finanziaria Il documento va integrato nella Relazione sulla Gestione L’UE si sta dotando di propri standard di reporting di sostenibilità: EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) Gli standard copriranno tre aree di reporting:  Fattori ambientali  Fattori sociali  Fattori di governance Francesco Naccarato 176 Altre iniziative International Substainability Standards Board (ISSB) che opera all’interno dell’IFRS Foundation: nel 2022 ha emanato gli standard di sostenibilità denominati Substainability Accounting Standards Board (SASB), che verranno progressivamente sostituiti dagli IFRS Substainability Disclosure Standards Standard Global Reporting Initiative (GRI) Francesco Naccarato 177 Evoluzione normativa del reporting Francesco Naccarato 178 Framework e standard di rendicontazione Framework offrono linee guida ed orientamenti su come strutturare l’informazione, su quali argomenti inserire, e su come preparare i report Standard indicano specifici e dettagliati requisiti sulle informazioni da comunicare per ciascun argomento, indicando anche le metriche da utilizzare Standard di rendicontazione consentono alle aziende di mettere in pratica i framework Francesco Naccarato 179 Principali standard di rendicontazione 1. Standard GRI (Global Reporting Initiative) 2. Standard SASB (Substainability Accounting Standards Board) Francesco Naccarato 180 Standard GRI Sono i più utilizzati Obiettivo: rendere ogni azienda in grado di comprendere e comunicare il proprio impatto sull’economia, sull’ambiente e sulle persone in modo confrontabile e credibile, aumentando la trasparenza sulla modalità con le quali l’azienda sta contribuendo a conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile Struttura modulare:  standard c.d. universali (Universal Standards) che si applicano a tutte le organizzazioni  standard di settore (Sector Standards) che si riferiscono a settori determinati  standard specifici (Topic Standards) che affrontano specifiche tematiche di comunicazione All’interno di ciascun standard vi sono alcune informazioni obbligatorie per essere allineati con gli standard GRI (Requirements) ed altre suggerite (Recommendations) Francesco Naccarato 181 Standard GRI universali Composti da tre documenti: 1. GRI 1: obiettivi, concetti chiave, requisiti e principi 2. GRI 2: informazioni che l’organizzazione utilizza per fornire dati sulle pratiche di rendicontazione e altri dettagli organizzativi; tali informazioni illustrano profilo e dimensione dell’organizzazione 3. GRI 3: indicazioni su come determinare i temi materiali (material topics) Francesco Naccarato 182 Temi materiali Temi materiali = temi rilevanti Identificati attraverso l’applicazione del GRI 3 e degli standard di settore Gli standard specifici offrono indicazioni dettagliate sulle informazioni da rendicontare e sulle modalità di rendicontazione Un tema per essere materiale non deve essere esclusivamente correlato a impatti economici, ambientali o sociali, ma può avere impatti su tutte e tre le aree Francesco Naccarato 183 Standard SASB Sono i più diffusi in USA e Canada Si differenziano dai GRI per il marcato orientamento al mercato dei capitali Mirano a produrre una reportistica di sostenibilità che si focalizza su rischi e opportunità ESG che possono influenzare il valore aziendale Enfatizzano la specificità della reportistica per i diversi settori industriali Quindi identificano un sottoinsieme di temi ESG rilevanti in termini di performance economico-finanziaria e di valore aziendale per un determinato settore industriale Le aziende che adottano i SASB individuano il proprio settore di riferimento e predispongono la reportistica in base alle informazioni specifiche Francesco Naccarato 184 Integrated Reporting Framework (IR) Finalità: rappresentare l’evoluzione del reporting aziendale con l’obiettivo ultimo di comunicare agli stakeholder quanto valore l’azienda ha creato, preservato o eroso Obiettivi: 1. Migliorare la qualità delle informazioni trasmesse ai fornitori di capitale finanziario, al fine di consentire un’allocazione di capitale più efficiente e produttiva 2. Promuovere un approccio più coeso ed efficiente al reporting aziendale, che possa attingere a differenti filoni di rendicontazione e che consenta di comunicare in merito ad una vasta gamma di fattori che influiscono significativamente sulla capacità di un’organizzazione di creare valore nel tempo 3. Rafforzare l’accountability e la stewardship delle diverse forme di capitale (finanziario, produttivo, intellettuale, umano, sociale, relazionale e naturale) e indirizzare la comprensione dell’interdipendenza tra di esse 4. Sostenere il pensiero integrato, il processo decisionale e le azioni mirate alla creazione di valore nel breve, medio e lungo termine Francesco Naccarato 185 Rappresentazione del framework IR Francesco Naccarato 186 Struttura reporting integrato Si compone di otto parti: 1. Presentazione dell’organizzazione e dell’ambiente esterno 2. Governance 3. Modello di business 4. Rischi e opportunità 5. Strategia e allocazione delle risorse 6. Performance 7. Prospettive 8. Base di preparazione e presentazione Francesco Naccarato 187 Rating ESG Problema della mancanza di criteri di rendicontazione ESG uniforme e dunque nascita di numerose agenzie di rating che hanno sviluppato sistemi di rating specifici per assegnare un punteggio alle performance di sostenibilità delle imprese Rating ESG: valutazione complessiva della performance in ambito ambientale, sociale e di governance Principali rating ESG:  MSCI-KLD  Sustainalytics  Moody’s ESG (Vigeo-Eiris)  S&P Global (RobecoSAM)  Refinitiv (Asset4) Francesco Naccarato 188 Rating sul merito creditizio e rating ESG Paragone calzante, ma esistono due differenze fondamentali: 1. Esiste una precisa definizione di default di un’azienda, ma non un’unanime definizione di cosa sia una buona performance ESG 2. Principi contabili definiscono in modo omogeneo e uniforme come viene misurata la performance economico – finanziaria di un’azienda, mentre gli standard sulla rendicontazione di sostenibilità sono in fase iniziale Francesco Naccarato 189 Divergenze tra indicatori ESG Tre sono le tipologie di divergenze: 1. Divergenza in ambito di misurazione (quali variabili) 2. Divergenza nelle metriche usate 3. Divergenze nel peso relativo degli attributi misurati In presenza di elevata divergenza tra i rating ESG gli investitori richiedono un premio per il rischio dato che non sono in grado di valutare la performance di sostenibilità Francesco Naccarato 190 Approccio MSCI al rating ESG Francesco Naccarato 191 Analisi della performance economico - finanziaria Francesco Naccarato Finalità delle aziende Economico – finanziarie Competitive Sociali Francesco Naccarato 193 Problemi nella valutazione della performance 1. Quale tipologia di risultati misurare prioritariamente 2. Tecniche per valutare la performance Francesco Naccarato 194 Analisi della performance economica - finanziaria Informazioni fondamentali rinvenibili dal bilancio di esercizio Tecniche che agevolino l’interpretazione Francesco Naccarato 195 Dimensioni oggetto di analisi: equilibri 1. Patrimoniale 2. Reddituale 3. Finanziario Francesco Naccarato 196 Prospettive di analisi Interna Esterna Francesco Naccarato 197 Analisi esterna Soggetti: finanziatori, fornitori, amministrazione tributaria, concorrenti, … Informazioni disponibili: bilancio, altri documenti prodotti dalla società, informazioni di altra provenienza (a.e. studi sul sistema competitivo) Fase propedeutica: interpretazione qualitativa del bilancio di esercizio Tecniche utilizzate: riclassificazione, indicatori di bilancio, flussi finanziari Interpretazione dei dati: analisi longitudinali e comparative Francesco Naccarato 198 Riclassificazione dello stato patrimoniale Riclassificare = riesporre i dati del bilancio per renderli funzionali all’analisi Criteri di riclassificazione dello stato patrimoniale: 1. finanziario 2. di pertinenza gestionale Francesco Naccarato 199 Criterio finanziario: modalità Riclassificazione delle attività: criterio di liquidità Riclassificazione del passivo: criterio della provenienza e criterio di esigibilità (per il capitale di debito) Francesco Naccarato 200 Riclassificazione dello stato patrimoniale secondo il criterio finanziario Francesco Naccarato 201 Criterio finanziario: interpretazione Composizione e struttura degli impieghi Composizione e struttura delle fonti Equilibrio strutturale tra fonti e impieghi Francesco Naccarato 202 Riclassificazione del conto economico Individuazione delle aree gestionali e riconduzione alle stesse dei componenti positivi e negativi di reddito Criteri di riclassificazione dell’area caratteristica: 1. valore della produzione ottenuta e valore aggiunto 2. valore della produzione venduta o a ricavi e costo del venduto 3. margine di contribuzione Francesco Naccarato 203 Aree gestionali Francesco Naccarato 204 Schema a valore della produzione e valore aggiunto Valore della produzione ottenuta (Ricavi + variazione rimanenze prodotti finiti e semilavorati) Distinzione tra costi esterni e costi interni Francesco Naccarato 205 Schema a valore della produzione ottenuta e del valore aggiunto: calcolo del valore aggiunto Francesco Naccarato 206 Schema a valore della produzione ottenuta e del valore aggiunto: MOL e reddito operativo Francesco Naccarato 207 Schema a valore della produzione ottenuta e valore aggiunto: interpretazione MOL ed EBITDA (Earning before Interest Tax Depreciation Amortization) EBIT (Earning before Interest Tax) Francesco Naccarato 208 Sistema degli indici di bilancio Numero degli indicatori Classificazione:  Redditività  Struttura finanziaria  Liquidità  Produttività  Sviluppo Francesco Naccarato 209 Indicatori di redditività: ROE Indicatore sintetico Si esprime in termini percentuali Francesco Naccarato 210 Indicatori di redditività: I scomposizione del ROE Permette l’analisi del contributo delle diverse aree gestionali alla redditività aziendale Francesco Naccarato 211 Indicatori di redditività: I scomposizione del ROE - ROA Analisi della redditività operativa Si esprime in termini percentuali Francesco Naccarato 212 Indicatori di redditività: I scomposizione del ROE – rapporto di indebitamento Indicatore di struttura finanziaria, che misura il grado di indebitamento Si esprime in numeri puri; il valore assunto dall’indicatore aumenta all’aumentare dell’indebitamento Francesco Naccarato 213 Indicatori di redditività: I scomposizione del ROE – tasso di incidenza delle gestioni extraoperative Misura l’incidenza delle aree finanziaria, straordinaria e tributaria Il valore assunto dall’indicatore assume di solito un valore inferiore a uno e sarà minore maggiore sarà l’incidenza delle gestioni extraoperative Francesco Naccarato 214 Indicatori di redditività: scomposizione del ROA ROA RO X V V TA Redditività delle Rotazione vendite = ROS dell’attivo RO = Reddito Operativo V = Fatturato TA = Totale Attivo Netto Francesco Naccarato 215 Indicatori di redditività: scomposizione del ROA - ROS Rappresenta la relazione tra ricavi e costi operativi Si esprime in termini percentuali ROS = RO / V Francesco Naccarato 216 Indicatori di redditività: scomposizione del ROA – rotazione dell’attivo È un indicatore di efficienza Si esprime in numeri puri Rotazione Attivo = V / TA Francesco Naccarato 217 Comunicazione economica aziendale e piano industriale Francesco Naccarato Caratteristiche dell’informazione aziendale Francesco Naccarato 219 Obiettivi dell’informazione Francesco Naccarato 220 Informazione annuale IAS / IFRS Contenuti obbligatori: 1. Stato Patrimoniale 2. Conto Economico 3. Rendiconto Finanziario 4. Prospetto sulla variazione del patrimonio netto 5. Note esplicative 6. Relazione sulla gestione Deve essere allegato anche il resoconto annuale del revisore dei conti Francesco Naccarato 221 Informazione annuale IAS / IFRS: differenze di contenuto Il contenuto può variare tra le diverse società in base al tipo e alla quantità delle informazioni volontarie riportate nei seguenti documenti: 1. Relazione sulla gestione 2. Documenti volontari aggiuntivi Solitamente le differenze vertono su due temi: 1. Descrizione dell’impresa all’interno dell’arena competitiva 2. Informazione prospettica Francesco Naccarato

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