Summary

Questo documento presenta un'introduzione all'antropologia e ai temi correlati, come il relativismo culturale e l'etnocentrismo. Analizza diverse prospettive culturali e le loro rappresentazioni storiche, con particolare attenzione a come le culture diverse sono percepite ed interpretate. L'opera evidenzia i limiti dell'etnocentrismo e la necessità di adottare un approccio relativista per comprendere a fondo le varie culture.

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Introduzione Questo documento di briefing tocca argomenti come l'antropologia, il relativismo culturale, l'etnocentrismo, l'osservazione partecipante, il dono e la cultura materiale. Il documento mira a fornire una comprensione approfondita delle problematiche sollevate e delle diverse prospettive p...

Introduzione Questo documento di briefing tocca argomenti come l'antropologia, il relativismo culturale, l'etnocentrismo, l'osservazione partecipante, il dono e la cultura materiale. Il documento mira a fornire una comprensione approfondita delle problematiche sollevate e delle diverse prospettive presentate. **Sezione 1: La Diversità e l'Immaginario Medievale** **Il Portale Scolpito e le Creature Grottesche** Il documento inizia descrivendo un portale medievale scolpito, popolato da figure fantastiche e mostruose provenienti da mondi sconosciuti. Queste creature, che includono "bruti con sei dita per mano", "fauni che nascono dai vermi", "sirene", "onocentauri" e "ciclopi", non sono intese come rappresentazioni del male o del tormento, ma piuttosto come testimonianza della diffusione della "buona novella" cristiana in tutto il mondo, conosciuto e sconosciuto. *"Cappadoci, arabi, indiani, bizantini, armeni, sciti, romani, ma frammisti a loro, in un insieme che si disponeva ad arco, sopra l'arco di capitelli e cipollini, stavano gli abitanti dei mondi sconosciuti [...] gli etiopi dal corpo tutto nero [...] Gli onocentauri, uomini sino all'ombelico e asini di sotto, i ciclopi, con un occhio solo della grandezza di uno scudo [...]. Questi e altri prodigi erano scolpiti in quel portale [...] Erano testimoni del fatto che la buona novella aveva raggiunto tutta la terra, conosciuta, e si stava estendendo a quelle incognite, per cui il portale era gioiosa promessa di concordia..."* **L'Ignoranza e l'Immaginazione** L'autore del documento sottolinea che queste rappresentazioni grottesche nascono dall'ignoranza e dalla mancanza di informazioni sui popoli lontani. Questa ignoranza viene colmata con la creazione di creature mostruose, che derivano da racconti antichi e da una visione del mondo che mescola elementi naturali e fantastici. Questa sezione evidenzia come l'immaginario medievale si nutrisse di questa commistione, e come la diversità venisse affrontata non attraverso la comprensione, ma attraverso la costruzione di alterità radicale e spesso spaventosa. *"Per lo spirito medievale, soprattutto per lo spirito di questi frati minori [...] il problema della diversità dei popoli, il problema della diversità delle culture è un problema acuto che viene avvertito come il problema dell'ignoranza, della mancanza di informazioni... Questa ignoranza, questa difficoltà di comprensione, come vedete, si riempie, diciamo così, e si supera con uno sforzo dell'immaginazione, creando appunto, immaginando delle creature grottesche..."* **Il Confronto con Marco Polo** L'analisi confronta questa visione distorta con le descrizioni più precise di Marco Polo nel suo *Milione*, dove le sue esperienze dirette in Cina portano a una narrazione più accurata. Questo evidenzia come la conoscenza diretta possa superare le fantasticazioni e i pregiudizi. La parte fantastica entra in gioco quando Marco Polo riporta "racconti altrui fatti da persone che...". **Sezione 2: Etnocentrismo e Relativismo Culturale** **Etnocentrismo** Il documento introduce il concetto di etnocentrismo, definendolo come la tendenza a valutare le altre culture basandosi sui criteri e i valori della propria. Questo atteggiamento porta a classificare le altre culture come inferiori o arretrate rispetto alla propria. Il testo fornisce l'esempio di come una società senza moneta o con tecnologie elementari potrebbe essere vista come "più primitiva" da una prospettiva etnocentrica. *"Etnocentrismo significa che io, come semplice essere culturale oppure anche come antropologo, quando incontro la diversità culturale, la valuto sulla base imprescindibile e discorsiva dei criteri di giudizio, dei criteri di valore, che sono propri della mia cultura di appartenenza... E se quindi, ad esempio, io dovessi vedere comportamenti economici molto elementari [...] inevitabilmente, in termini etnocentristici, dovrei dire che si tratta di società più rozze, più elementari, più arretrate, più sottosviluppate, più ignoranti della mia."* **I Limiti dell'Etnocentrismo** L'analisi sottolinea i limiti dell'approccio etnocentrico, che porta a una visione distorta e incompleta delle altre culture. Un approccio di questo tipo impedisce la comprensione profonda della complessità delle società umane. Si finirebbe per creare una "classifica" di arretratezza, in cui la cultura occidentale sarebbe sempre al vertice. *"Il liquidare la diversità sociale, riducendo praticamente tutte le differenze a questa distanza che può sussistere fra la mia cultura di appartenenza come osservatore e la cultura che sto osservando, ha degli evidenti limiti [...] tutte le altre culture, non occidentali, 9 volte su 10 finirebbero per sembrare società più primitive, più arretrate, più misere e così via."* **Relativismo Culturale** Il documento introduce poi il concetto di relativismo culturale, secondo il quale i valori e le pratiche culturali devono essere compresi all'interno del contesto specifico in cui sono creati. Questa prospettiva evita di giudicare le culture altrui secondo criteri esterni. Il relativismo mira a comprendere le ragioni e i significati interni di ciascuna pratica culturale, riconoscendo che valori e comportamenti "morali" non sono assoluti, ma sono costruiti e definiti dalla cultura di appartenenza. *"Noi non possiamo che constatare che i fatti valutati come positivi all'interno di una certa cultura sono quelli che devono essere valutati nell'ambito, tenendo conto dei giudizi che gli stessi componenti di quella società ritengono di dover dare..."* **I Pericoli del Relativismo Assoluto** Il testo mette in guardia contro il relativismo assoluto, che potrebbe portare a giustificare pratiche culturali moralmente discutibili, come il nazismo. L'analisi sottolinea che il relativismo non fornisce risposte sicure su tutti i livelli di valutazione dei fatti culturali e che non può portare a un'indifferenza morale di fronte a manifestazioni che ci appaiono come "sinistre e ripugnanti". *"Ebbene, dovremo praticamente concludere, in un'ipotesi strettamente relativistica, che tutti i valori culturali posti dalla cultura nazista [...] fossero dei giudizi pienamente coerenti con le strutture e i presupposti di base di questa cultura e quindi validi in maniera piena dal punto di vista di quella cultura [...] Ebbene, questo quadro indica che il relativismo è un tipo di atteggiamento che, dal punto di vista morale, può condurre ad avallare e a esprimere di fatto una posizione falsamente neutra..."* **Il Dialogo Necessario** Si evidenzia la necessità di un equilibrio tra l'approccio etnocentrico e quello relativistico, e si sottolinea la difficoltà di un percorso di ricerca e di riflessione "sofferta" tra questi due poli, che "vivono nel nostro modo di operare e nel nostro modo di osservare gli altri". **Sezione 3: L'Osservazione Partecipante e il Metodo Antropologico** **Dall'Oggetto all'Interazione** Il documento descrive il passaggio dall'antropologia evoluzionista, che si basava su descrizioni distaccate, all'osservazione partecipante, in cui l'antropologo si immerge nella vita della comunità che studia. Questo metodo consente di interpretare i fenomeni culturali nel loro contesto, comprendendo il punto di vista dei nativi. Si passa da un’antropologia che guarda gli altri come oggetti, a una antropologia che li osserva come soggetti che interagiscono con il ricercatore. *"L'antropologo, ora che partecipa alla vita delle comunità che intende studiare, ha un'opportunità che era negata agli antropologi precedenti [...] può interpretare le azioni nel più ampio contesto fornito dall'interazione sociale e dalle credenze e valori culturali. In altre parole, l'antropologo adesso non ha più di fronte relazioni o resoconti conclusi e finiti in sé stessi..."* **Il Punto di Vista Emico ed Etico** L'osservazione partecipante permette di confrontare il punto di vista "etico" dell'osservatore esterno con il punto di vista "emico" dei nativi, creando una comprensione più ricca e complessa dei significati culturali. Si sottolinea che l’antropologo non è solo un osservatore esterno, ma anche un partecipante che viene inevitabilmente “contaminato” dall’esperienza stessa della ricerca. *"In altre parole, adesso le azioni umane, nella dimensione della vita quotidiana, possono essere osservate da almeno due diversi punti di vista, tenendo contemporaneamente conto sia del risultato nella sua valutazione oggettiva, sia del punto di vista del nativo..."* **Il "Non Detto" della Cultura** L'analisi evidenzia come l'antropologo, attraverso l'osservazione partecipante, possa portare alla luce comportamenti e saperi che spesso non sono esplicitati o riconosciuti dai membri stessi della cultura studiata. Si evidenzia che ci sono azioni che sono in realtà pratiche culturali, benché siano vissute, a volte anche dagli stessi soggetti che le compiono, come “naturali”. *"Questa assenza di parole su determinati comportamenti umani può essere adesso sfidata e interrogata. L'antropologo è posto a interrogare nel dettaglio su come, in quali modi, i nativi hanno potuto imparare a fare certe cose e per..."* **Sezione 4: Il Dono e la Società** **Il Dono Come Fatto Sociale Totale** Il documento introduce il concetto di "fatto sociale totale", utilizzato da Marcel Mauss, per descrivere il dono. Il dono non è solo uno scambio di oggetti, ma coinvolge aspetti economici, sociali, politici, religiosi ed estetici. Si citano come esempi il sistema Kula e il potlatch. *"La pratica del dono si presenta come un'attività sociale complessa in cui non avviene soltanto la semplice cessione di un bene senza richiedere il pagamento di un corrispettivo, ma è un sistema di regole, di norme e anche di pratiche di comportamenti gestuali, rituali, produttivi e di consumo, che hanno un collegamento diretto con tutti gli aspetti decisivi e fondamentali dell'organizzazione di una società."* **Il Kula e il Potlatch** Il documento descrive in dettaglio il sistema Kula, lo scambio di bracciali e collane nelle isole Trobriand, e il potlatch, una festa di doni competitiva tra i nativi americani del nord-ovest. Questi esempi illustrano come il dono non sia un semplice scambio materiale, ma un sistema complesso di relazioni sociali, politiche e simboliche. *Kula: Questo sistema di scambio, che si svolge nelle isole Trobriand, prevede la circolazione di due tipi di oggetti: i braccialetti (mwali) e le collane (soulava). Il loro trasferimento è un’attività complessa, che implica la costruzione di canoe, navigazioni oceaniche, cerimonie e una serie di transazioni che legano diversi gruppi. Il Kula è un’attività che va al di là del mero interesse economico e contribuisce a mantenere e rafforzare le relazioni sociali.* *Potlatch: In questo sistema di scambio, praticato dalle popolazioni della costa nord-occidentale dell’America (Kwakiutl, Haida, Tsimshian), i capi tribù e lignaggio si riunivano in cerimonie complesse, dove veniva fatta distribuzione di beni, come coperte, rame, cibo, ecc. Il fine ultimo del potlatch non era soltanto un’elargizione di ricchezze, ma un modo per affermare lo status sociale, la generosità, la potenza e il prestigio. Questo sistema di doni poteva sfociare anche in una distruzione di beni, con lo scopo di affermare la supremazia del donatore rispetto agli altri capi.* **L'Obbligo di Reciprocità e l'Hau** Il documento affronta la questione della reciprocità nel dono e introduce il concetto di *hau*, lo spirito della cosa donata, nella cultura Maori. Secondo questa visione, gli oggetti donati sono dotati di uno spirito che spinge chi li riceve a ricambiare, creando un ciclo continuo di doni e restituzioni. In sostanza, gli oggetti acquisiscono una "soggettività" di ordine spirituale, e il loro movimento all'interno della società (attraverso il dono) obbedisce a regole di questo tipo. *"I taonga e tutti i beni rigorosamente personali sono dotati di un potere spirituale; voi me ne date uno, io lo dono a una terza persona, quest'ultima me ne dà un altro perché spinta a fare ciò dall'hau del mio regalo, e io sono obbligato a darvi questo oggetto perché è necessario che vi renda ciò che in realtà è il prodotto dell'hau del vostro taonga."* **La Critica di Lévi-Strauss** Si sottolinea la critica di Claude Lévi-Strauss all'interpretazione di Mauss, che considera lo *hau* come una "copertura" ideologica di una logica di reciprocità più profonda e strutturale, e non una spiegazione esaustiva del fenomeno del dono. Lévi-Strauss accusa Mauss di ingenuità, sottolineando che è necessario andare oltre il punto di vista nativo per comprendere i meccanismi sociali alla base del dono. *"Lévi-Strauss, esponente della corrente strutturalista e fondatore dell'antropologia strutturalista, accusa decisamente Mauss di essere incorso in una sorta di ingenuità esplicativa, dicendo che secondo lui lo hau non può essere la ragione ultima dello scambio..."* **Sezione 5: Il Dono nella Società Moderna e l'Aphasia** **Il Dono Nascosto** Il documento, citando Jacques Godbout, esplora come il dono sia spesso occultato nelle società moderne, dove le relazioni sono dominate dalla logica utilitaristica e del mercato. Le pratiche di volontariato, ad esempio, vengono spesso giustificate con un linguaggio che le rende equivalenti a un tipo di transazione commerciale. *"Godbout dice una cosa interessante per noi antropologi oggi. Egli nota che il dono è ovunque nelle società contemporanee [...] Il volontario spesso risponde, nota Godbout, in maniera molto acuta: 'Io non è che sto dando, è che ricevo molto più di quanto non dia', o frasi del genere..."* **Le Sfere del Dono** Il documento distingue tre sfere principali in cui il dono si manifesta nelle società moderne: 1. **La sfera domestica**: dove i rapporti di cura e affetto sono basati sulla logica del dono. Qui si sottolinea la non-quantificabilità del dono e la sua estraneità al mercato e al calcolo. 2. **La sfera statale**: dove i servizi pubblici sono basati sul principio del diritto e dell'obbligo, escludendo di fatto la logica del dono, sebbene questa logica possa riemergere in organizzazioni non governative che lavorano a stretto contatto con lo stato. 3. **La sfera del mercato**: dove i rapporti sono basati sulla reciprocità contrattuale e sulla logica dell'utilità. **La Pericolosità del Dono** Il documento evidenzia come il dono possa essere fonte di potere, di manipolazione e perfino di totalitarismo, se il suo carattere di gratuità viene strumentalizzato, come accade in molte dittature che si basano su un culto del capo come dispensatore di doni. *"I sistemi di dono sono trasformati molto spesso in forme di totalitarismo, ed è il peggiore totalitarismo. Nel corso del '900, nel mondo, le peggiori forme di dittature sono quelle legate alla creazione di miti, di condottieri, di dittatori, di capi, di grandi timonieri..."* **Sezione 6: Il Corpo e la Cultura Materiale** **Il Corpo Come Luogo di Educazione Culturale** Il documento si sofferma sul concetto di educazione del corpo, sottolineando come le culture plasmino i gesti, i movimenti e le abitudini dei loro membri, attraverso pratiche non esplicite e non formalizzate. Il corpo diventa così un "deposito" di saperi e di condotte motrici che spesso non sono pienamente coscienti, ma che sono fondamentali per l'identità culturale. *"Mauss dice in sostanza che il corpo è sede di una educazione e che fatti che a noi sembrano naturali, e che magari gli stessi nativi studiati intendono come fatti ovvi, sono in realtà dei fatti appresi [...] le culture educano il corpo anche molto al di là di quello che le stesse culture vogliano insegnare esplicitamente..."* **L'Incorporazione della Dinamica** Il documento introduce il concetto di incorporazione non dell'oggetto, ma della sua dinamica. Attraverso l'interazione con gli oggetti, il corpo apprende schemi motori che diventano parte integrante del suo bagaglio culturale. Si cita l'esempio del pianista. *"Si parla di incorporazione, però non dell'oggetto, ma della sua dinamica. Io incorporo, in altre parole, un sapere attraverso l'incorporazione della dinamica, della presa che ho con un oggetto esterno a me."* **Il Re Vaso e le Sostanze Vitali** Il documento illustra, attraverso un esempio tratto da una ricerca etnografica in Camerun, il concetto del corpo come contenitore di sostanze vitali. Il re di un certo gruppo etnico viene visto come un "vaso" che custodisce e distribuisce queste sostanze (sangue, saliva, respiro, liquido seminale), elementi fondamentali per il benessere e la prosperità della comunità. Questo esempio chiarisce in concreto come il corpo non sia una mera entità biologica, ma una costruzione culturale complessa. *"Il re di Mancon, in termini culturali, nel contesto in cui funziona, è un vaso, per la precisione un re vaso [...] Il re ha un corpo, ma si potrebbe dire meglio che il re è un corpo, un corpo regale, proprio perché è un corpo pieno di sostanze vitali, che vengono comunicate ai sudditi in varie occasioni..."* **La Materialità Oltre il Simbolo** Il documento sottolinea l'importanza di studiare la materialità degli oggetti in sé, e non solo il loro significato simbolico. Questo approccio si distacca dalle tradizioni strutturaliste e semiologiche, concentrandosi invece sulla dimensione concreta e sensoriale degli oggetti e sui loro usi e le dinamiche che mettono in moto. *"Varney chiarisce in maniera diretta che intende proporre un'idea di cultura materiale che non si ferma soltanto al significato simbolico degli oggetti, ma tiene conto del fatto che la cultura materiale ha a che fare con le attività sensoriali e motorie, attraverso le quali gli oggetti sono utilizzati e messi in opera. E quindi un tipo di approccio in cui il corpo dell'uomo in relazione con l'oggetto diventa un elemento centrale dell'indagine."* **Sezione 7: Il Caso dei Bovini in India e la Razionalità Economica** **La Sacralità dei Bovini e le Pratiche Reali** Il documento esplora un caso etnografico indiano che riguarda la sacralità dei bovini, sottolineando come, nella pratica, le mucche e i vitelli femmina siano privilegiati rispetto ai vitelli maschi, a dispetto della sacralità indiscriminata dichiarata dalla religione induista. L’analisi mette in luce la discrepanza tra valori formali e pratiche reali, aprendo una riflessione su come le ragioni ecologiche e di sussistenza influenzino la percezione di valore. *"Dal punto di vista interno, cioè dei contadini del Chiarala [...] ogni contadino del Chiarala è assolutamente convinto, in conformità alla religione induista, che tutti i vitelli hanno un uguale diritto di vita [...] Ora, considerando questo aspetto di giudizio, emerge che il giudizio vero, quello che non viene chiarito mai in pubblico, è che non è vero che tutti i vitelli hanno sempre un unico identico diritto a vivere. No, i vitelli maschi possono morire..."* **Economia Formale e Sostantiva** Il documento introduce la distinzione di Karl Polanyi tra economia "formale", basata sulla logica dell'ottimizzazione dei mezzi scarsi, e "sostantiva", che tiene conto delle logiche culturali e sociali che influenzano i processi economici. Questo significa che i sistemi economici non sono sempre basati sulla scarsità, ma sono influenzati da fattori che vanno al di là del puro calcolo utilitaristico. *"Ora, questo tipo di logica è un tipo di logica in cui noi stiamo assumendo che la scelta del nostro comportamento dipende da una condizione pregressa e inevitabile di insufficienza di mezzi [...] In altre parole, io posso compiere delle scelte e posso scegliere se utilizzare una determinata quantità di una risorsa rispetto alle altre, anche quando non c'è insufficienza, anche quando c'è abbondanza."* **La Razionalità dell’Irrazionale** Il documento afferma che comportamenti apparentemente irrazionali da una prospettiva utilitaristica possono rivelare logiche diverse se compresi nel contesto culturale in cui si manifestano. Si parla quindi di comportamenti che sono il risultato di una combinazione di fattori e non di un semplice calcolo di costi e benefici. *"E questo ci chiarisce in sostanza che non sempre la razionalità dei comportamenti umani corrisponde alla razionalità degli economisti, ma ci sono altri tipi di ragioni che orientano il modo in cui una società usa o non usa determinati beni, che sono il prodotto delle loro stesse attività e delle loro stesse azioni sociali."* **Sezione 8: Il Combattimento dei Galli a Bali e il Gioco Profondo** **Il Gioco Come Specchio della Società** Il documento analizza il combattimento dei galli a Bali come esempio di "gioco profondo", un'attività che non è solo un passatempo, ma uno specchio della società, che riflette e riproduce le dinamiche sociali, i valori culturali e gli equilibri di potere. Il combattimento dei galli diventa un’occasione per l’espressione delle passioni, delle violenze, delle paure e della sensualità che sono marginalizzate dalla vita sociale “normale” dell’isola. *"Il punto è che questo accoglimento all'interno della comunità che partecipava al gioco era valso e poi spostato il fatto più rilevante per noi, per il nostro discorso, proprio come un marcatore, un connotato di appartenenza sociale, erano diventati in qualche misura anche loro dei balinesi."* **La Metafora dei Galli** Il testo sottolinea come il gallo diventi una metafora per la sensualità maschile e per il desiderio di potere. Attraverso il combattimento, gli uomini esprimono in forma simbolica e ritualizzata i loro conflitti, le loro passioni e le loro aspirazioni. *"Tutto ciò che si riferisce al campo dell'animalità, come le spinte istintive naturali, come quelle relative alla violenza, oppure quelle relative alla sensualità, sono normalmente, nell'isola di Bali, oggetto di un rimando, di un bando [...] Ma l'usione al gallo e l'usione al mondo di questi animali è uno dei pochi squarci che l'universo culturale balinese apre per sé, ad esempio, al mondo della sensualità..."* **Scommesse, Rischio e Status** L’analisi approfondisce il ruolo delle scommesse nel combattimento, sottolineando come le puntate non siano dettate dalla logica economica, ma da logiche di prestigio, di reputazione e di alleanza che coinvolgono le relazioni tra famiglie e comunità. *"E questa scommessa si inserisce in una struttura di relazioni sociali in cui gli uomini non si comportano come dei puri e semplici giocatori in cerca del guadagno; i valori che sono messi in gioco in un combattimento dei galli non sono soltanto valori di tipo economico, ma sono valori di tipo sociale, valori che chiamano in causa la posizione di ogni soggetto e ogni gruppo nei confronti del suo contesto sociale e culturale."* **Sezione 9: Antropologia, Etnografia, Etnologia: Definizioni e Differenze** **Antropologia Culturale e Sociale** Il documento definisce l'antropologia culturale come lo studio dei costrutti culturali e l'antropologia sociale come lo studio delle relazioni sociali e delle strutture che le legano ai costrutti culturali. **Etnologia** L'etnologia viene definita come lo studio comparativo delle varie culture, spesso con un focus su quelle esterne rispetto al mondo occidentale. **Etnografia** L'etnografia è descritta come la fase di ricerca sul campo dell'antropologia, che si concretizza nell'osservazione partecipante e nella produzione di descrizioni dettagliate. **Sezione 10: L'Antropologo e il Cambiamento Sociale** **Il Caso di De Martino** Il documento conclude con una riflessione sul ruolo dell'antropologo come agente di cambiamento, attraverso l'esempio di Ernesto De Martino, che ha studiato le culture contadine del sud Italia con una forte volontà di trasformazione sociale e di liberazione dei subalterni. *"[...] De Martino prende posizione nei confronti dei fattori di fondo di questa realtà, crede che il mondo contadino che studia debba essere aiutato a modificarsi, debba cambiare, debba dispiegare una serie di capacità e di forze [...] che questo strato sociale non sia più subalterno rispetto a un mondo più vasto, identificabile, se si vuole, in una certa accezione del sistema statuale, in una certa accezione del sistema capitalistico..."* **Oltre la Neutralità** Il documento afferma che la neutralità etnografica è impossibile e che l'antropologo deve confrontarsi con la sua posizione e con le implicazioni etiche e politiche della sua ricerca. È importante riconoscere come la ricerca influenzi (inevitabilmente) la realtà studiata. *"L'esempio di Ernesto De Martino e la sua riflessione di fondo sul problema di dialogare in maniera responsabile [...] ci mette in guardia nei confronti della possibile affermazione di neutralità etnografica. È più sano e più produttivo pensare che nessun antropologo possa a lungo mantenere una posizione neutrale nei confronti della realtà che studia..."* **Conclusioni** Il documento di briefing ha cercato di coprire i molteplici temi affrontati nel testo di partenza. La varietà degli argomenti trattati sottolinea la complessità e la ricchezza dell'approccio antropologico. L'analisi critica dei concetti di etnocentrismo, relativismo culturale, dono e cultura materiale mostra la profondità della riflessione teorica e la rilevanza dei diversi approcci antropologici, dalla semplice descrizione all'interpretazione del mondo, e alla trasformazione sociale.

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