Diritto PDF - Lezioni di Diritto
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Summary
Questo documento presenta le lezioni di diritto, trattando argomenti come atti normativi, la Costituzione italiana, i principi fondamentali della sovranità dello Stato e le funzioni dello Stato stesso. Vengono spiegate le fonti del diritto, inclusi gli atti legislativi e i regolamenti, oltre a una panoramica dello Stato regionale italiano.
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diritto 1.1 Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio. Voi che cosa fate, oltre a chiamare la Neuro per un'assistenza psichiatrica immediata? La domanda è, me li pagate? Neanche per idea. Serve essere laureati in legge per dire questo? Non necessariamente. I...
diritto 1.1 Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio. Voi che cosa fate, oltre a chiamare la Neuro per un'assistenza psichiatrica immediata? La domanda è, me li pagate? Neanche per idea. Serve essere laureati in legge per dire questo? Non necessariamente. Intuitivamente voi comprendete che la regola che io pretendo di porre a voi in termini giuridici, contenuta in un atto che io chiamo editto, l'editto del professor Mainanzis, che dice che lo studente col maglione blu paga 20 euro di contributo. Voi intuite che l'editto non costituisce legge, per usare un termine generale, e la regola che io pretendo di imporre non è una regola obbligatoria, non è cioè vincolante, e il fatto che non venga osservata non comporta sanzioni giuridiche. Se lei, ascoltando l'ora di lezione, si mette un dito nell'orecchio o nel naso, a me questo mi fastidirebbe parecchio, devo dire la verità, anche un cimino, mi darebbe un fastidio epidermico, però no, non lo farà, immagino, si figuri, però lei sta violando una regola giuridica, c'è una sanzione giuridica per questo, no, c'è una sanzione sociale, che se lei tutti i giorni passa le sue ore ficcandosi le dita nei suoi orifizi, la gente la frequenterà molto meno volentieri. Non c'è però una multa che la sanziona coattivamente per quell'attività. Se lei si annoia sentendo la mia ora di lezione, a un certo momento si alza e mi dà una bastonata sulla testa, lei intuitivamente, senza essere laureata in legge, ritiene di violare qualche regola giuridica? Direi di sì e farebbe infatti molto bene a ritenerlo. Che cosa intendo dire con questi esempi volutamente paradossali che attirano un filo l'attenzione? Intendo dire che laddove vi sia un gruppo sociale organizzato, esistono regole, regole che possono essere etiche, sociali, di condivenza, e ci sono invece regole giuridiche. Le regole giuridiche sono le regole che disciplinano obbligatoriamente la condotta dei consociati. Dicono che cosa non si può fare, che cosa si deve fare, che cosa si può fare, che cosa non si può fare, e hanno una caratteristica precisa. Se vengono violate, scatta una sanzione di natura giuridica. Da parte di chi? Da parte dello Stato. Lo Stato è la forma di organizzazione del potere politico nel quale l'Occidente vive dal 1500-1600 in poi, d'accordo? Alle forme di frammentazione politica medievale subentra un ente che accentra su di sé la funzione normativa, esecutiva, giudiziaria, tutto ciò cioè che serve a governare un territorio, le accentra su di sé e in questo modo regola la vita dei consociati. Si supera la frammentazione, il particolarismo medievale, si afferma lo Stato con le sue forme di diritto essenzialmente scritto. Diritto diventa ciò che decide lo Stato. Inizialmente lo Stato è il re, il sovrano. Lo Stato sono io? No, è la forma di Stato assoluta. Le forme di Stato si evolvono dalla forma di Stato assoluta si passa alla forma di Stato liberale fino alle forme di Stato democratiche contemporanee. Lo Stato è titolare di fondamentalmente tre funzioni, la funzione normativa, la funzione esecutiva e quella giudiziaria. La funzione normativa consiste esattamente nel decidere che cosa è diritto, nel porre le regole giuridiche vincolanti per tutti i consociati. Quanti di voi hanno letto Robinson Crusoe? Robinson Crusoe sta sull'isola col suo schiavo venerdì, esempio di piccola comunità sociale e in effetti è comunità perché sono più di uno. È una comunità sociale molto semplificata. Robinson comanda, lo schiavo esegue. Robinson pone le regole giuridiche. Oggi si pesca, domani si raccolgono noci di cocco, oggi non si esce con la barca perché il mare è pericoloso. Robinson decide cosa si deve fare, l'altro esegue. Struttura sociale semplificata. Interessante, ma a fine è un po' noiosa, però quello era per loro. Le società contemporanee, nelle forme di Stato contemporanee, hanno le prese con decine di milioni di persone, sbariati interessi pubblici da perseguire. I settori dell'ordinamento particolarmente complessi, non sorprende che le modalità con cui si produce diritto siano un filo più complesse di quelle con cui si produce diritto sull'isola su cui sta il nostro povero Sir Robinson. Che cosa intendo dire con questo? Che se noi ci chiediamo come uno Stato produce oggi diritto, scopriamo che lo fa attraverso l'adozione di numerosi atti normativi che contengono diritto. Gli atti normativi sono gli atti che l'ordinamento statale giudica idonei a introdurre diritto. Volendo dare una risposta seria all'esempio vislacco che ho fatto, il mio editto che impone allo studente col maglione blu di darmi 20 euro non contiene regole giuridiche, non è un atto normativo perché lo Stato non riconosce l'editto adottato dal professor Mainandis, sorprendentemente non lo riconosce, come un atto normativo. Quando lei coglie che dare un pugno sulla testa all'insegnante noioso costituisce violazione di una regola giuridica, penale anche civile, tutto ciò perché? Perché esiste una regola giuridica contenuta in due atti normativi, il codice penale e il codice civile, che lo Stato riconosce come atti normativi. La selezione degli atti che contengono diritto è la prima fondamentale manifestazione della sovranità dello Stato. Ciascuno Stato innanzitutto rivendica il diritto di decidere che cosa è diritto all'interno di quello Stato e quali sono gli atti che possono in effetti introdurre diritto. Intuitivamente le modalità con cui questi atti si formano saranno diversissime, per esempio in uno Stato democratico oppure in uno Stato autoritario, d'accordo? Ma al fondo, dal punto di vista della logica giuridica, il ragionamento non cambia. Guardando ora allo Stato italiano, al nostro ordinamento giuridico, il sistema degli atti normativi che introducono regole giuridiche è molto articolato, è composto cioè da una pluralità di atti normativi. Alcuni di questi possono essere ricostruiti secondo una scala che si chiama scala gerarchica degli atti normativi, ma su questo ci ritorneremo dopo. Lo dico per chi tra voi, avendo già studiato diritto, sarebbe tentato di saltare questo a primo c'è un passaggio che ci consente di illustrare intanto quali sono gli atti normativi rilevanti nell'ordinamento italiano. Allora, il primo atto normativo fondamentale, quello che poi scopriremo collocarsi al vertice del sistema delle fonti del diritto. L'espressione fonti del diritto intende gli atti normativi dell'ordinamento, d'accordo? Quindi quando uso questo sintagma intendo l'insieme degli atti normativi. Ora, il primo atto normativo è la Costituzione italiana. Con un linguaggio giornalistico la Costituzione italiana contiene le regole del gioco, contiene cioè quei principi e quelle regole fondamentali che delineano i caratteri dell'ordinamento in senso democratico. Scendendo di uno scalino incontriamo le fonti legislative, gli atti legislativi, la legge e degli atti che hanno la stessa forza della legge ma non sono adottati dal Parlamento ma dal Governo. Sono il decreto legge e il decreto legislativo delegato. Qui si apre una duplice strada, io vi spiego in che cosa consistono questi atti normativi oppure ci teniamo la nozione per cui ci sono tre atti di rango legislativo, cioè la legge, decreto legge, decreto legislativo delegato e i più curiosi fra voi potranno scoprire quali sono le caratteristiche di questi atti, d'accordo? Se c'è qualche dubbio sono qui. A noi interessa comprendere che uno scalino sotto la Costituzione incontriamo gli atti legislativi di cui fanno parte, lo ripeto per l'ultima volta, la legge, il decreto legge e il decreto legislativo delegato. Scopriremo che il 66-2017 è un decreto legislativo delegato, ad esempio. Se scendiamo ancora di uno scalino incontriamo un'altra categoria di atti normativi che sono i regolamenti dell'esecutivo, il termine esecutivo è sinonimo di governo, sono atti normativi adottati dal governo, qua la dico veramente male, servono per applicare gli atti legislativi, cioè quando si decide di disciplinare un certo settore dell'ordinamento, per esempio il tema che occupa il nostro corso, si decide che è necessario un atto legislativo che delinea la normativa generale e però poi intervengono dei decreti ministeriali, per esempio, che sono regolamenti che nel rispetto di quanto la legge stabilisce integrano la disciplina. Se io voglio sapere che cos'è il PEI e a che cosa serve, la disciplina la trovo in un atto legislativo, d'accordo? Accanto a quell'articolo però del nostro decreto legislativo che regola il PEI ci sono svariate altre norme contenute in un decreto ministeriale, che è un atto regolamentare che si salda con l'atto legislativo, d'accordo? Integra, concorre a disciplinare la materia. Fosse finita qui andrebbe anche bene costituzione, fonti legislative, fonti regolamentari, questo sarebbe stato lo schema delle fonti del diritto dello Stato liberale dell'Ottocento, grosso motto. Il problema è che nell'ordinamento costituzionale italiano il discorso è un po' più complesso, perché? Perché vi sono degli atti normativi di regioni e denti locali, quindi di enti autonomi su base territoriale, diversi dallo Stato. E ci sono degli atti normativi dell'Unione Europea, che è un'organizzazione sovranazionale della quale fa parte lo Stato Italia. Andiamo con ordine. Guardando alle diverse forme di Stato, una possibile distinzione è fra Stati unitari e Stati composti. I Stati unitari sono quelli nei quali funzione normativa, esecutiva, giudiziaria aspettano allo Stato centrale. Possono esistere enti su base territoriale, ma dotati di competenze amministrative molto contenute o sostanzialmente inesistenti. Esistono, invece, forme di Stato che si definiscono composte, nelle quali funzione normativa, esecutiva, giudiziaria sono ripartite tra lo Stato centrale e degli enti autonomi su base territoriale. Nell'ambito degli Stati composti distinguiamo tra Stati federali da una parte e Stati regionali dall'altra. La Germania è, per esempio, uno Stato federale. Gli Stati uniti d'America sono uno Stato federale. Gli Stati federali nascono grazie a un processo storico. Esiste un unico Stato che a seguito di determinate vicende si frammenta in più Stati, oppure molto più spesso ci sono degli Stati che a un certo punto decidono di rinunciare a una parte della loro sovranità per dar vita ad una federazione. Gli Stati regionali come il nostro hanno un'origine storica diversa. Voi sapete che prima dell'approvazione della nostra giocostituzione le regioni non esistevano. Le regioni sono un'invenzione tra virgolette dell'assemblea giocostituente che ha deciso di ripartire il potere normativo ed esecutivo su base territoriale. Ora, sempre semplificando al massimo, Stati unitari puri, Stati cioè nei quali tutte le funzioni sono in capo allo Stato centrale e basta, non esistono, o meglio, esistono ma facciamo alcuni esempi. San Marino, città del Vaticano, che caratteristiche hanno? Un'estensione territoriale minima. Dopodiché, laddove l'estensione territoriale non è minima, è impensabile governare un territorio senza degli enti che siano titolari almeno di alcune funzioni, d'accordo? Se guardiamo all'ordinamento italiano, l'Italia è uno Stato regionale, le regioni sono enti autonomi, titolari di una funzione normativa. Le regioni, cioè, hanno la possibilità di disciplinare con regole giuridiche le materie di loro competenza. Andiamo un po' a, come dire, matrioska, nel senso che un concetto ne comporta un altro, ma non riesco a fare diversamente. Pensiamo a una fetta di torta, ok? Anzi, ad una torta. L'ordinamento giuridico è una grande torta. La Costituzione la divide in fette, alcune fette sono di competenza dello Stato, altre fette sono di competenza regionale, altre fette sono di competenza mista. La base la detta lo Stato, la crema la mette la regione, d'accordo? Bene, nelle fette di competenza regionale la regione può adottare atti normativi dettando regole giuridiche diverse da territorio a territorio. Questo che cosa comporta dal nostro punto di vista? Che vi sono atti normativi, non solo statali, ma anche regionali. Quindi avremo tre categorie di fonti regionali. Lo statuto regionale, che contiene i principi fondamentali di organizzazione di una regione, la legge regionale e il regolamento regionale. Legge e regolamento regionale riproducono lo stesso schema della legge del regolamento in ambito statale, d'accordo? La legge contiene la disciplina generale di una certa materia, di una fetta di torta, il regolamento interviene per completare quella disciplina. Oltre alle regioni la Costituzione riconosce anche degli enti locali dotati di soggettività giuridica, comuni, province, città metropolitane. Anche questi enti, ahimè per noi, hanno una funzione normativa, hanno cioè la possibilità di adottare due atti normativi, lo statuto e il regolamento. Avvertenza per lo studente raccorto, i termini giuridici possono indurre in errore. Quando io leggo il regolamento, ancora non so se sto parlando di un regolamento governativo, di un regolamento regionale o di un regolamento per esempio comunale. È l'aggettivo che mi differenzia dal tipo di atto normativo, d'accordo? Lo stesso vale per la legge, la legge può essere statale oppure regionale. Non così per gli atti legislativi, decreto legge, decreto legislativo delegato sono atti che hanno la stessa forza della legge ma sono solo statali, d'accordo? Ora, in buona sostanza, gli atti normativi degli enti locali li ricordiamo per completezza ma hanno un'incidenza molto poco significativa sull'ordinamento, d'accordo? La fettina di torta che rimane all'ente locale, tolta la fetta di torta dello Stato e tolta la fetta di torta regionale è una fettina molto smilza, d'accordo? Molto piccola, però è vero che nella materia di competenza di un comune un comune può adottare un regolamento che disciplina la materia, pensate ai vari regolamenti edilizi. Io se voglio costruire un immobile mi devo certamente preoccupare della legge statale, mi devo preoccupare della legge regionale ma dovrò dare un'occhiata anche alla disciplina edilizia specifica di quel comune, d'accordo? Qualche minuto che finiamo l'elenco degli atti normativi mi sembra più sensato e poi facciamo la pausa, d'accordo? L'ultima categoria di atti normativi che dobbiamo prendere in considerazione è quella degli atti normativi dell'Unione Europea, qui richiamo conoscenze generali comuni, l'Unione Europea è un'organizzazione sovranazionale che nasce nell'immediato dopo guerra, l'idea è quella di creare un mercato comune europeo come precondizione per un futuro di pace, quell'organizzazione si evolve, si trasforma nell'attuale Unione Europea dotata di competenze su settori assai significativi dell'ordinamento, dotata di propri organi di governo, di una sua giurisdizione a cui faremo cenno e alla quale gli stati aderiscono liberamente come possono anche recedere come è successo per esempio con la Brexit e gli stati che ne fanno parte cedono una porzione di sovranità all'Unione Europea, anche qui vale la metafora della torta, alcune fette sono di competenza dell'Unione Europea, altre spettano allo Stato, altre sono di competenza, ma dove l'Unione Europea ha competenza e non ce l'ha perché si è alzata lunedì e diceva stasettimana discipliniamo il mercato dell'energia, lunedì dopo stasettimana discipliniamo la tutela dei consumatori, sono materie che gli stati membri le hanno riconosciuto l'accordo stipulando determinati accordi che si chiamano termine tecnico trattati, sulla base di quelle competenze l'Unione Europea detta diritto in queste materie e lo fa ricorrendo, e qui semplifico in maniera brutale, a due atti normativi fondamentali, i regolamenti dell'Unione Europea e le direttive dell'Unione Europea, semplifichiamo come se stessimo prendendo un caffè al bar, i regolamenti dell'Unione Europea si chiamano regolamenti ma volendo assimilarli a un nostro atto normativo funzionano come le nostre leggi, d'accordo? Introducono regole obbligatorie per tutti, per me, per lei, per lei, per il comune di Ferrara, per la regione Emilia, per la società Lamborghini SBA, per lo stato italiano, per chiunque, tutti coloro che sono assoggettati al diritto dell'Unione devono rispettare le regole contenute in un regolamento, le direttive funzionano in un altro modo, individuano un certo obiettivo e lasciano gli stati membri liberi di perseguirlo come vogliono, entro un certo termine, quindi se io mi imbatto in un regolamento europeo so che tendenzialmente quell'atto normativo detta regole che sono vincolanti da subito in quel settore e lo sono per lui, se mi imbatto in una direttiva dell'Unione io so che quell'atto normativo si rivolge agli stati, non si rivolge a me, fissa un obiettivo che deve essere conseguito entro un certo numero di anni, ma è difficile che io ritrovi regole giuridiche obbligatorie per soggetti diversi dagli stati, i più precisi mi diranno che non è sempre così, ed è vero, questo però lo dico per semplice curiosità, in realtà esistono regolamenti che contengono norme che non sono immediatamente vincolanti e viceversa direttive che contengono regole che possono essere fatte valere immediatamente da un soggetto privato, ma per il livello di approfondimento del nostro corso vale la semplificazione che vi ho detto. Concludendo poi facciamo dieci minuti di pausa, il sistema degli atti normativi è un sistema articolato, ci sono atti normativi statali, atti normativi regionali degli enti locali, atti normativi dell'Unione Europea, tutti questi atti introducono diritto che è diritto vincolante per tutti i consorti. Facciamo dieci minuti e riprendiamo, grazie. Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio. diritto 1.2 Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio. Io solidarizzo con lei, ma non saprei che fare, abbiamo scoperto che il sistema delle fonti è un sistema articolato, composto da atti normativi statali, da atti normativi regionali e degli enti locali e da atti normativi dell'Unione Europea, nell'ambito degli atti normativi statali, la Costituzione, le fonti legislative e le fonti regolamentari. Nell'ambito delle fonti regionali e degli enti locali, per quanto concerne le regioni, abbiamo lo statuto, la legge e il regolamento regionale, per quanto riguarda gli enti locali, statuti e regolamenti degli enti locali. Nell'ambito dell'Unione Europea, abbiamo i regolamenti dell'Unione Europea e le direttive dell'Unione Europea che disciplinano le materie di competenza dell'Unione. Ora, se ritorniamo per un secondo sull'isola, la produzione di regole giuridiche spetta al nostro simpatico Robinson ed è tutto piuttosto semplice. Se io mi chiedo che cosa costituisce il diritto su quell'isola, la risposta è la volontà di Robinson, giusto? Robinson dice oggi si pesca e oggi si pesca, Robinson dice oggi si raccolgono noci di cocco e si raccolgono le noci di cocco. In sostanza, non c'è un gran problema di comprensione per i buon venerdì di qual è la regola giuridica a cui soggiace, è quello che dice Robinson. Certo, se Robinson alla mattina presto dice oggi si pesca e alle 11 dice non si pesca più perché il mare promette burrasca, certo, le due regole sono in contraddizione tra loro, ma intuitivamente il venerdì seguirà la più recente nel tempo, quella più vicina. Questo è l'unico problema che gli si pone, ma la regola è quella che decide Robinson. Negli ordinamenti contemporanei il discorso un po' si complica, perché? Costituzione, fonti legislative, fonti regolamentari, fonti regionali e sono tre, statuto, legge regionale, regolamenti regionali, regolamenti e statuti degli enti locali, regolamenti e direttive dell'Unione Europea. Dieci atti normativi diversi tra loro e non sono neanche tutti, perché non vi ho menzionato le consuetudini internazionali, le consuetudini comuni, i regolamenti parlamentari, altri atti e fatti normativi, mi è scappata l'espressione fatto normativo, ci sono anche dei fatti che generano diritto, le consuetudini non sono diritto scritto, non c'è una legge che le contiene, si producono in via di fatto e diventano diritto. Sono tutte altre fonti del diritto che producono regole giuridiche, d'accordo? E ce ne sarebbero altre ancora, per chi studia diritto pubblico oppure diritto giocostituzionale, l'elenco non si ferma certamente qui. Ma anche se stiamo ai nostri dieci atti normativi, il minimo sindacale, mettiamola così, il minimo sindacale selezionato in vista delle materie che studieremo naturalmente, non a caso, un piccolo problema si pone, non occorre essere giuristi particolarmente giaraffinati per capire che a fronte di una pluralità di atti normativi che contengono regole giuridiche tra loro, è ben po' capitare che una stesso caso, usiamo il termine tecnico, la stessa fattispecie, risulti regolata da regole giuridiche contenute in atti diversi tra loro. Questo aspetto che può rappresentare una situazione patologica, cioè contraria a ciò che l'ordinamento vorrebbe. L'ordinamento viene da ordine e quindi uno si immagina che le regole giuridiche si integrino tra loro armonicamente sempre, d'accordo? Ma così non è, non lo è in via di fatto e scopriremo che non lo è anche in via di diritto. Fatto sta che la possibilità che regole giuridiche contenute in atti normativi diversi siano in contrasto tra loro è frequentissima. Facciamo alcuni esempi, scopriremo che la Costituzione stabilisce che il diritto all'inclusione scolastica è un diritto fondamentale, come tale le risorse, la spesa pubblica deve essere finalizzata a soddisfare quel diritto fondamentale, non a limitarlo e se una legge regionale stabilisce che il trasporto scolastico dello studente disabile viene eseguito non fino a concorrenza del soddisfacimento del diritto ma nei limiti di una risorsa finanziaria prestabilita, sta dicendo qualcosa di politicamente opinabile ma di giuridicamente sbagliato perché contrasta con un principio costituzionale. Se le regole legislative sul PEI stabiliscono che il PEI deve essere adeguato al mutare delle condizioni dello studente se quest'ultimo è mutano e se il regolamento ministeriale attuativo stabilisce che per i primi due anni il PEI non può essere modificato, io ho due regole diverse, la legge che dice che deve essere modificato e il regolamento che dice il contrario. Prendiamo l'Unione Europea, un regolamento, ora qui uso un esempio diverso dagli argomenti che ci occuperanno ma è quello che uso sempre con gli studenti perché è il più chiaro che c'è, un regolamento dell'Unione Europea autorizza la commercializzazione di un determinato prodotto con determinate specifiche, la legge italiana vieta la commercializzazione di quel particolare prodotto, io produttore, io c'è l'operatore economico, ho diritto di produrre e di commercializzare quel particolare prodotto? Le norme europee mi dicono di sì, quelle dello Stato mi dicono di no. In una materia concorrente, quelle dove la fetta di torta è ripartita, il pan di spagna, la base la mette lo Stato, la crema la mette la Regione o non ci sia qualcuno che esce che dica che io spiego che il riparto di competenze in Costituzione è fissato per cui il pan di spagna è una metafora culinaria, ma c'è sempre l'originale che poi sostiene che questo sia ciò che è vero, è una metafora, lo ripeto l'ultima volta. Ora, la materia di competenza concorrente, in parte dettata dalla legge dello Stato, in parte dalla legge regionale e se la legge regionale non coincide con la legge dello Stato? Problema. Allora, in tutti questi casi, l'operatore giuridico, che può essere il giudice che risolve un caso, l'amministrazione che deve decidere come regolare un rapporto concreto, due soggetti cioè privati che stipulano un contratto, chiunque applichi diritto si trova a dover stabilire qual è la regola giuridica che in quel caso prevale, cioè quella che effettivamente regola quel caso, d'accordo? Domanda dello studente sveglio, e come faccio a stabilire qual è la regola che prevale in quel caso? La risposta è articolata, nel senso che esistono diversi criteri con cui io stabilisco qual è l'atto normativo che deve applicarsi in un determinato caso. Usando un termine giuridico, il contrasto fra due norme si chiama antinomia normativa, contrasto normativo. Esistono delle regole giuridiche con cui io risolvo l'antinomia, risolvo il contrasto tra legge e costituzione, tra regolamento statale e legge dello Stato, tra direttiva europea e legge dello Stato e così via. Quali sono questi criteri? Sono fondamentalmente tre, due ci sono indispensabili, il terzo ve lo racconto, ci accontentiamo di comprenderne la logica, non mi interessano i meccanismi con cui opero, perché diventa un po' complicato. Poi se qualcuno è curioso, interessato, vuole, posso suggerirgli dove leggersi gli approfondimenti. Il primo criterio è quello gerarchico. Io posso collocare, parte ma non tutti, la fregatura, parte ma non tutti dei miei atti normativi, dei miei dieci atti normativi, vi ricordate? Li posso collocare su una immaginaria scala chiamata scala gerarchica delle fonti, dove al vertice più alto c'è la Costituzione, uno scalino più sotto ci stanno le fonti legislative e uno scalino più sotto ci stanno le fonti regolamentari. E sai che sorpresa scoprire che le fonti di grado superiore prevalgono su quelle di grado inferiore. Guardiamola però da un punto di vista giuridico che ci interessa. Dire che la fonte di grado superiore prevale vuol dire che la fonte di grado inferiore deve rispettare il contenuto delle fonti di grado superiore. Se io colloco sullo scalino più alto la Costituzione e la Costituzione mi stabilisce determinati principi a tutela del diritto fondamentale all'inclusione scolastica, questo vuol dire che le fonti che stanno sugli scalini più bassi dovranno rispettare il contenuto normativo dettato dalla fonte che sta sullo scalino più alto. Ritorniamo all'esempio fatto in precedenza. Se la Costituzione mi dice che il diritto all'inclusione scolastica è un diritto fondamentale e una legge dello Stato lo condiziona, ad esempio condiziona l'erogazione di determinate prestazioni in modo da non soddisfare quel particolare diritto, la legge che sta sullo scalino più basso sta contraddicendo la Costituzione. Da un punto di vista della gerarchia delle fonti, riassumendo sempre a livello massimamente semplificato, la fonte di grado superiore prevale sulla fonte di grado inferiore. Vista dal basso, la fonte di grado inferiore deve rispettare la fonte di grado superiore. Domanda conseguente, va bene, e se non lo fa? Se non lo fa, violazione di una regola giuridica, conseguenza giuridica, sanzione giuridica. La fonte di grado inferiore è invalida, perché contrasta con una fonte di grado superiore, e viene annullata. Annullata vuol dire che viene cancellata dall'ordinamento. Il termine è rozzo, ma ci sta bene, d'accordo? L'ulteriore domanda dello studente che continua a essere incalzante. Io so che tutti voi vorreste farmi queste domande, ma vi precedo così, se no tutti volete farlo. Ma annullata da chi? Annullata da un giudice. Ma lo stesso giudice? No. Contrasto che vai, giudice che trovi. La legge che contrasta con la Costituzione può essere annullata dalla Corte Costituzionale, che scopriremo poi, verso le 5.30. All'ora del tè scopriremo cos'è la Corte Costituzionale. Per esempio, un regolamento governativo che contrasta con una legge viene annullato da un giudice amministrativo. All'ora del tè ci risentiamo. Quindi lo strumento con cui opera il criterio gerarchico è sempre lo stesso, l'annullamento. Ma l'annullamento viene pronunciato da giudici diversi a seconda del tipo di contrasto. Non guardatemi male, non l'ho scritto io. Le regole sono queste. Fondamentale comprendere gerarchia, prevalenza della fonte di grado più alto, obbligo di conformità delle fonti più basse alle fonti di grado più alto. Se c'è contrasto c'è un problema. La fonte di grado più basso è invalida, viene annullata. Ci siamo fino a qui? Prego, forte perché sennò non sento l'unione europea. L'unione europea dopo? Sì, non ce la caviamo col criterio gerarchico. Dopo, dopo, dopo. Se fossimo sull'isola, cioè di Robinson, c'è un problema di gerarchia? No, no. Perché Robinson è l'unico soggetto abilitato a dettare diritto e quindi l'unico atto normativo è il suo, non c'è una scala gerarchica. C'è un unico scalino, la volontà di Robinson. Qui però sorge la seconda questione che ci porta al criterio cronologico. Se Robinson alle 7 di mattina dice oggi si pesca, poi il cielo si rannugola, il vento soffia, alle 11 dice ritorniamo con la barca, arriva. Le due regole giuridiche sono antinomiche. Pesca, non pescare, giusto? Adottate da una fonte che sta sullo stesso scalino nella scala gerarchica delle fonti, d'accordo? E qui come risolvo l'antinomia? Venerdì non aveva studiato legge a Oxford, forse da nessuna parte, però capiva benissimo che l'ordine più recente sostituisce quello più vecchio. Da un punto di vista del diritto, il criterio cronologico, e ora sono serio, mi dice che tra due fonti, tra due atti normativi, attenzione, che stanno sullo stesso scalino della scala gerarchica delle fonti, l'atto normativo più recente prevale su quello più datato. Lo ripeto, il presupposto è che devono essere atti che stanno sullo stesso scalino nella scala gerarchica delle fonti, perché se io li posso collocare su scalini diversi, non ne faccio una questione di cronologia, ma di gerarchia. E' chiaro questo? Quindi, semplificando, una legge statale più recente prevale su un decreto legge più recente prevale su una legge più datata. Se il Parlamento decide di modificare la Costituzione, le nuove norme costituzionali prevalgono su quelle più datate nel tempo, e così via. Se il criterio gerarchico opera tramite l'annullamento, l'annullamento cioè è lo strumento con cui io sanziono la fonte di grado più basso che contraddice la fonte di grado invece il criterio cronologico opera tramite l'abrogazione. Qui la questione si fa un filo complessa. Io la dico, poi se viene compresa bene, se no non costituisce materia d'esame, d'accordo? Ho detto prima che l'annullamento cancella la norma invalida dall'ordinamento. Per l'abrogazione la questione è un po' diversa e la si comprende ragionando su questo aspetto. La gerarchia e l'annullamento colpiscono i fenomeni cosiddetti patologici dell'ordinamento. La cronologia e l'abrogazione rispondono a esigenze fisiologiche. Che cosa intendo dire nel te? Intendo dire che nel tempo qualunque ordinamento giuridico ha necessità di rinnovare le proprie regole. Tutto cambia, cambiano i contesti economici, sociali, familiari, politici. Facciamo alcuni esempi macroscopici. Il vincolo matrimoniale era considerato indissolubile dalla legge civile sino ad un certo periodo. La legge è cambiata introducendo la possibilità di scioglimento di quel vincolo. Stiamo ai temi del nostro corso. Fino ad un certo momento la sensibilità culturale del tempo portava a segregare gli studenti disabili in classi separate. Dall'idea della segregazione si è passati a una idea di inclusione e una normativa più recente ha ridisciplinato la materia. Ritorniamo sull'isola. Robinson dice si pesca alle sette, arriva l'uragano. Siccome ho detto che si pesca, adesso si pesca e ci ammazziamo tutti perché c'è l'uragano, sarebbe stupido. Robinson nel suo piccolo cosa fa? Muta le regole giuridiche del suo micro ordinamento al mutare delle condizioni fattuali. Intendo dire che il criterio cronologico denota semplicemente la necessità che l'ordinamento si rinnovi nel tempo. Questo spiega la differenza fra l'annullamento e l'abrogazione. L'annullamento cancella una norma dall'ordinamento perché è sbagliata, perché è contraria ad una di grado superiore. L'abrogazione delimita la sfera di efficacia di una norma nel tempo, cioè fino a che rimane vigente la norma vecchia si applica la norma vecchia. Dal momento in cui sopraggiunge la norma nuova si applica quella nuova, ma la norma vecchia non è che sparisce. Continua ad applicarsi ai fatti che si sono verificati durante la sua vigenza. Se io stipulo oggi un contratto disciplinato dalla legge X, fra un anno la legge Y abroga la legge che c'è oggi. Il mio contratto continuerà a essere regolato dalla legge che c'era prima. Perché? Perché non è stata cancellata, non è stata espulsa dall'ordinamento. Semplicemente i contratti nuovi, da un anno in là, saranno regolati dalla nuova legge. Facciamo un esempio volutamente sciocco, paradossale. L'insegnante che confinava gli studenti disagri sulla base della legge vigente in una classe separata, prende atto che la legge muta. Il preside, oggi si chiama dirigente scolastico, dice che dall'anno prossimo le classi separate spariscono e vale l'inclusione. Ci sarà stato evidentemente un momento in cui ciò è successo. Ma non è che qualcuno può dirgli tu nell'anno scolastico precedente hai tenuto gli studenti disagri in una classe separata. E certo l'ha fatto perché diceva che la sua condotta sarà valutata sulla base di quella legge, capite? C'è stato un mutamento legislativo e quindi l'amministrazione orienta le proprie condotte al nuovo parametro. Chiuso lo spiegone giuridico. Criterio cronologico risolve una situazione patologica. Le fonti di grado più basso devono rispettare le fonti di grado più alto, è un principio giuridico, se non lo fanno invalidità, illegittimità, annullamento. La cronologia mi racconta l'evoluzione di un ordinamento nel tempo ed è tutto fisiologico, su un presupposto che i due atti normativi siano sullo stesso scalino. Questo è il presupposto per il loro funzionamento. Il terzo criterio è quello di competenza. Il criterio di competenza è un criterio residuale. Vi ricorro quando non posso risolvere un'antinomia normativa né col criterio gerarchico né con quello cronologico. L'esempio più eclatante è quello delle fonti dell'Unione Europea. Gli atti normativi, le regole giuridiche dell'Unione Europea prevalgono, nonostante il nostro ministro dei trasporti la pensi diversamente, ma non supererebbe l'esame di diritto pubblico. Non entro nel merito della questione giuridica, io non mi insonio di discutere se l'interpretazione che i giudici italiani danno della direttiva migranti sia o meno conforme ai principi di diritto dell'Unione. Non è materia che conosco, quello che so è che nelle materie di competenza dell'Unione prevale il diritto dell'Unione. Questo è il cardine su cui si regge l'adesione di uno Stato membro all'Unione. Quando c'è un contrasto tra disposizioni normative dell'Unione, ovviamente in materia di loro competenze perché se no non me ne devo preoccupare, scusate, ho dimenticato. E norme interne dello Stato, in questi casi il principio cardine che regge i rapporti tra diritto dell'Unione e diritto degli Stati membri è la prevalenza del diritto dell'Unione. Sulla base del criterio gerarchico, sì e no, nel senso che è più corretto ragionare in termini di competenza, cioè se io sono nella sfera di competenza, nelle fette di torta che spettano all'Unione applico le norme dell'Unione, se sono al di fuori della sfera di competenza dell'Unione posso applicare la legge dello Stato. Cioè ci potrebbero essere casi in cui quella legge dello Stato continua a essere applicata, d'accordo, purché al di fuori delle materie di competenza dell'Unione. Le modalità con cui opera il criterio di competenza sono poi diverse tra loro e qui, come detto, non voglio entrarci in maniera eccessivamente specifica. Se io sono di fronte a una norma di legge italiana che contrasta con una norma contenuta in un regolamento dell'Unione, d'accordo, io giudice o io per esempio pubblica amministrazione cosa faccio? Accantono la norma di legge statale contrastante con il diritto dell'Unione e applico direttamente la norma regolamentare dell'Unione, d'accordo? Tecnicamente io non applico la norma interna e applico la norma dell'Unione. Se invece sono di fronte al contrasto tra una legge e una direttiva ragiono di nuovo con gli strumenti gerarchici, cioè quella legge dovrà essere annullata dalla Corte Costituzionale. Non la voglio complicare troppo, mi interessa che passi il seguente concetto. Il criterio di competenza opera dove non riesco a dare una risposta convincente né in termini di gerarchia né di cronologia. L'esempio dell'Unione Europea va benissimo perché sono materie di competenza dell'Unione e quindi se c'è competenza dell'Unione prevalgono le sue fonti. Come? Con modalità diverse a seconda del tipo di contrasto, ok? Alla fine la fonte competente deve prevalere sulla fonte che non è competente. Questo sì, ce lo possiamo dire. Il come dipende e non mi interessa entrare in dettaglio. Con questi tre criteri io grosso modo posso risolvere tutti i possibili contrasti nell'ambito dei dieci attifonte che ci siamo configurati. Una legge che contrasta con il presente e con la Costituzione è una questione di gerarchia. Una legge italiana che contrasta con una direttiva o con un regolamento dell'Unione è una questione di competenza. I più attenti di voi mi diranno va bene ma l'esito finale è lo stesso, prevale una fonte sull'altra. Sì, è corretto. Il criterio di competenza è servito ad un certo punto dell'evoluzione del nostro ordinamento per individuare una soluzione che desse effettiva prevalenza al diritto dell'Unione perché né la cronologia né la gerarchia funzionavano bene, d'accordo? È stata un'esigenza pratica. Facciamo altri casi. Un regolamento regionale che contrasta con una legge regionale? Gerarchia. Una legge regionale che contrasta con una legge statale? È quasi complica. Può essere competenza o può essere gerarchia. Ecco un altro caso in cui può scattare la competenza, d'accordo? Certo che, a prescindere dal modo in cui risolvo, se siamo in una materia di competenza statale prevale la legge statale, se siamo in una materia di competenza regionale prevale la legge regionale, se la materia è mista dipende da che cosa fa la legge statale e che cosa fa la legge regionale. Nelle materie miste, le famose fette di torta ripartite, la legge dello Stato fissa la cornice normativa, quelli che si chiamano principi fondamentali. Nel rispetto di quei principi la legge regionale è libera di dettare la normativa che ritiene politicamente preferibile. Quindi se la legge regionale viola un principio statale prevale la legge statale, se la legge statale pretende di oltrepassare la cornice prevale la legge regionale, d'accordo? Noi vedremo parecchi casi giurisprudenziali in cui si pongono questioni di contrasti tra fonti, non è che dovete risolverli, sono semplicemente delle coordinate di fondo che vi possono guidare in futuro. Se diventate dirigenti scolastici e dovete adottare una circolare interpretativa che orienta le condotte della vostra amministrazione, beh la gerarchia delle fonti è auspicabile che sia piuttosto chiara e sia anche piuttosto chiaro comprendere che ci possono essere materie di competenza regionale e che se siamo in settori toccati dal movimento dell'Unione Europea un pensierino andrà fatto anche con riferimento alle norme dell'Unione Europea, d'accordo? Prego. Lei fa una domanda intelligente che mi costringe un po' a complicare le questioni. Le norme, allora anche qui veramente con l'accetta, d'accordo? Non con il fioretto nemmeno con l'ascia, con l'accetta brutalmente, d'accordo? Le norme dell'Unione Europea possono derogare anche a norme di rango costituzionale con un'avverdenza che esistono dei principi costituzionali che non possono essere contraddetti nemmeno Questo file è più lungo di 30 minuti. Aggiorna a Illimitato su TurboScribe.ai per trascrivere file fino a 10 ore. diritto 1.3 Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio. Prima di frontare la parte sugli atti e sui provvedimenti dell'amministrazione, quindi prima di dedicarci alla funzione esecutiva, lo Stato detta le regole giuridiche, funzione normativa, le applica, funzione esecutiva, giudica sull'applicazione, funzione giurisdizione. Come argomento che in qualche modo fa la ponte tra la funzione normativa e la funzione applicativa, spenderemo un quarto d'ora, forse poco di più, per un argomento che vale un po' quello che disse il mio professore di filosofia in terza superiore, a che cosa vi serve la filosofia? La filosofia assolutamente annulla, dal punto di vista pratico, quante cose potrete comprendere studiando filosofia? Molte. Devo dire che Cosseno di poi non aveva torto. Perché? Perché noi ci occuperemo di un tema che riempie biblioteche giuridiche intere, di complessità straordinaria, ma che in qualche modo renderemo a livello opportuno per il nostro corso, che è quello relativo all'interpretazione giuridica. Osservazione dello studente già annoiato. Che mi importa a me di comprendere che cosa significa e come opera l'interpretazione giuridica risposta dello studente sveglio? Forse quando mi troverò ad applicare i criteri di risoluzione delle antinomie normative, lo farò comparando le due disposizioni diverse e forse capire come attribuire il significato può non essere banale, d'accordo? Allora, ad un livello elementare, il concetto fondamentale da cui partire è la contrapposizione tra la nozione di disposizione e quella di norma. La disposizione è l'enunciato scritto, ciò che la regola giuridica enuncia in forma scritta. La norma è qualcosa di diverso, è il significato che io attribuisco alla disposizione scritta. Facciamo alcuni esempi, gli esempi sono volutamente banali e volutamente paradossali, d'accordo? Tutti gli uomini sono parimenti e uguali davanti alla legge, questa è la disposizione. Osservazione banale, cosa c'è da interpretare? È chiarissimo. Cominciamo, tutti gli uomini, quindi gli esseri umani di sesso maschile, risposta, ma no, evite, uomini in senso generico, uomini, donne o meglio a prescindere dal sesso. Ah, ecco, quindi sto attribuendo significato alla disposizione scritta. Sono uguali davanti alla legge, ma a questo punto del nostro corso abbiamo scoperto che la legge è uno dei tanti atti normativi dell'ordinamento, quindi vuol dire che il principio di eguaglianza vale rispetto alla legge ma non vale rispetto agli altri atti normativi? Di nuovo lo studente di prima, ma no testone, legge in senso metaforico, in senso di diritto, grazie, sta interpretando, d'accordo? Un altro esempio sciocco, sempre sciocchi ma che servono a fissare, è questo, è fatto di vieto di entrare con degli animali nel parco. Io arrivo alla soglia d'ingresso del parco col mio molossoide di 90 kg, imbufalito, duro, dalla giornata chiusa nell'appartamento, mi è fatto di vieto di introdurre il molossoide nel parco? Ragionevolmente sì. Io passeggio con il mio coccodrillo? Non un pazzo, mi sono comprato un coccodrillo, passeggio con il caimano, mi è fatto di vieto di entrare? Sì. Adoro i cavalli, circolo su un equino, arrivo alle soglie del parco, mi è fatto di vieto di entrare? Ragionevolmente sì. Vero, una delle segretarie di mia moglie si portava in ufficio un minuscolo furetto che teneva dentro il maglione come animale su cui sfogava l'eccesso di carica di pressione lavorativa, allontanata causa dell'odore terrificante che il furetto emanava. Io ho il furetto nella tasca, mi è fatto di vieto di introdurlo? No. Perplessità. Dipende, è un problema di capire il senso della proibizione, è volto a tutelare i bambini che giocano nel parco? È volto a tutelare un orto botanico di particolare pregio liberamente accessibile? Bisognerebbe capire la finalità, capite? Qual è l'obiettivo che la legge persegue vietando quell'introduzione e poi capire se nella termine animali, e io intendo qualunque animale, o solo quello che può arreccare pregiudizio in concreto agli interessi tutelati, d'accordo? Non c'è disposizione scritta che non si presti almeno a due possibili interpretazioni, non esiste disposizione scritta che non si presti ad essere interpretata, che non debba essere interpretata e badate bene, il potere di introdurre le regole giuridiche è un potere che declina la sovranità statale, d'accordo, fondamentale per la sovranità statale, ma il potere di interpretare le norme giuridiche è un potere altrettanto forte, la Bibbia insegna che il potere supremo è quello di nominare le cose e la battaglia sull'interpretazione dei testi normativi non è meno significativa di quella che porta all'introduzione di un testo normativo, d'accordo? Proprio perché l'inevitabile polissemia del linguaggio conduce a poter attribuire significati diversi a una stessa disposizione, è ovvio, ci saranno disposizioni più facilmente interpretabili e altre che richiederanno operazioni più complesse o che astrettamente potrebbero produrre più norme, dipende ovviamente dal livello di complessità, domanda? Va bene, esistono le disposizioni scritte a cui bisogna attribuire un significato, esiste interpretazione attraverso cui io attribuisco significato, ma anche qui lo posso fare liberamente oppure esistono dei criteri giuridici che guidano l'interpretazione? Qui la risposta è meno netta che per i criteri di composizione delle antinomie normative, esistono criteri giuridici, alcuni ordinamenti li fissano anche per legge, cioè ci sono disposizioni legislative che dicono all'interno di come devi interpretare e quindi scopriamo che c'è un criterio letterale, c'è un criterio sistematico e c'è un criterio finalistico e però il modo in cui io combino questi criteri, la prevalenza dell'uno sull'altro è un'operazione intellettuale, cioè non esiste un'equazione matematica che mi dia l'interpretazione corretta, d'accordo? È un'operazione intellettuale, l'interpretazione è un prodotto intellettuale e come tale si afferma. Entriamo però un po' in dettaglio, innanzitutto il primo criterio che devo considerare è quello letterale, facciamo anche qua degli esempi banali, se una norma introduce un divieto, cioè vieta una certa condotta, io potrò attribuirgli tutti i significati del mondo salvo quello di rendere lecito ciò che quella disposizione vieta, d'accordo? È fatto divieto di entrare con degli animali nel parco? Certo, potrò interpretando stabilire che la norma è fatto divieto di entrare con animali potenzialmente pericolosi per i bambini che giocano in quel parco, ma non potrò mai trasformare quella disposizione nel suo contrario, è lecito, è mio diritto introdurre qualunque animale nel parco, perché? Perché l'interpretazione che io sto proponendo violerebbe la lettera, la formulazione letterale della disposizione, d'accordo? Il criterio letterale però nella stragrande maggioranza dei casi non è sufficiente, quindi io devo fare ricorso ad almeno altri due criteri, il primo, quello sistematico, cosa significa criterio sistematico? A questo punto del corso in realtà lo potete già comprendere, ritorniamo sull'isola, Robinson detta i suoi ordini, Venerdì li deve eseguire, Venerdì ha un problema di gerarchia, abbiamo detto di no, ha un problema di sistema, di criterio sistematico, ma neanche tanto, perché? Perché c'è un unico soggetto che produce diritto, d'accordo? Nel nostro sistema delle fonti cosa abbiamo scoperto? Che esistono almeno dieci atti normativi diversi tra loro, alcuni li colloco in chiave gerarchica, per altri ricorro al criterio di competenza, d'accordo? E che cosa mi dice questo? Mi dice che una disposizione contenuta in un singolo atto normativo, si inserisce in un tessuto normativo molto più ampio, dettato da una serie di regole che sono contenute in decine di atti normativi diversi, d'accordo? Allora il significato che io gli attribuisco nasce anche dall'inserimento di quella disposizione in un sistema normativo. Alla fine del nostro corso voi avrete un'idea abbastanza precisa del sistema normativo inerente al diritto all'inclusione scolastica dello studente disabile, d'accordo? Conoscerete tutte le disposizioni normative vigenti in quel settore? Certo che no. Avete gli strumenti per interpretarle? Secondo me sì. Ad esempio, se io comprendo che quel sistema, quella porzione, quella fetta di torta dell'ordinamento, d'accordo, nasce con una finalità, consentire l'inclusione, tanto che il diritto all'inclusione scolastica è un diritto fondamentale, cioè dicendo se l'ordinamento si schiera a favore dell'inclusione, non contro, se io ho una disposizione normativa ambigua a cui posso attribuire un significato favorevole all'inclusione e uno sfavorevole, quale sceglierò? Quello favorevole, sulla base dell'interpretazione letterale? No, dell'interpretazione sistematica, perché io devo pigliare quella normetta e collocarla nel mio sistema normativo, d'accordo? E quindi, se il mio sistema normativo, che si occupa di inclusione, denuncia, ricordo, l'espressione latina, un favore per l'inclusione, io la interpreterò in quel senso, non nel senso opposto, d'accordo? Criterio letterale e criterio sistematico a volte non bastano ancora, devo cioè interrogarmi anche qual è la finalità perseguita in quel caso dal legislatore, cioè da chi ha voluto quell'atto normativo. I più accorti tra voi noteranno come criterio sistematico e criterio finalistico a volte possono coincidere o possono sovrapporsi, ma confermano quanto vi dicevo prima, non stiamo parlando di un'equazione matematica, stiamo parlando di un'operazione intellettuale. Facciamo un esempio di criterio finalistico, anche questo lo faccio agli studenti del mio primo anno di corso e funziona abbastanza bene, è il fatto di vieto sostare con autoveicoli in quell'area, la norma dice, chiunque sosti con un autoveicolo in quell'area vietata, non paga 50 euro di multa, chiaro? Ah ma io sono furbo, la disposizione dice un autoveicolo, quindi io in quel giorno ne posteggio due e per cui non pago la multa. Fa ridere? Sì. Perché? Perché c'è un problema, dal punto di vista letterale ho ragione io, un autoveicolo. Il problema qual è? Qual è la finalità perseguita dal legislatore? Vietare che degli autoveicoli sostino in quell'area, perché? Per le ragioni più varie, di sicurezza, di circolazione, non importa, d'accordo? Ma se la logica, quella che si chiama razio giuridica della norma è lasciare quello spazio sgombro da autoveicoli, se io ne metto due, violo due volte la norma, non una, d'accordo? Criterio letterale, sistematico, finalistico, cioè la finalità che vuole perseguire il legislatore, variamente combinati fra loro mi aiutano a individuare la norma che ricavo da una disposizione scritta. Ripeto, è un'operazione che può assumere gradi di complessità diversa, a seconda dei contesti. Bene, ci ha spiegato, l'interpreto in 12-13 minuti, ci siamo liberati dell'interpretazione dei testi normativi. Domanda, ma chi ha necessità di interpretare i testi normativi? A chi è utile l'interpretazione di un testo normativo? Con maggiore o minore grado di consapevolezza, a chiunque. Il giudice quando risolve una controversia fra due parti applica diritto, ma prima ancora deve interpretarlo, deve cioè stabilire il significato delle norme ricavate dai testi scritti che applica a quel caso. La pubblica amministrazione interpreta. Quando la pubblica amministrazione adotta un atto che regola un determinato caso, quando voi decidete di bocciare o meno uno studente o di promuoverlo, state applicando diritto e lo fate previa interpretazione delle regole scritte. Quando io stipulo un contratto con una mia controparte, con maggiore o minore grado di consapevolezza, anch'io sto compiendo un'operazione che pratica, stipulo un determinato contratto, ma che presuppone a monte il momento in cui introduciamo determinate clausole diverse da quelle che la legge dice, presuppone l'interpretazione di un testo scritto. L'interpretazione, ripeto l'attribuzione di un significato ad una disposizione scritta, è l'operazione che precede l'applicazione. Il diritto è una scienza pratica finalizzata all'applicazione, finalizzata cioè a regolare coercitivamente situazioni concrete. Domanda, chi applica diritto? Tutti. Tutti noi, con maggiore o minore grado di consapevolezza, applichiamo diritto. Certo, i soggetti che lo applicano in maniera più incisiva nell'ordinamento sono i giudici, quando risolvono determinate controversie, e l'amministrazione pubblica, nel momento in cui applica la legge, ha un determinato caso concreto. E stiamo così alla parte del nostro corso relativa agli atti e ai provvedimenti dell'amministrazione. Prendiamola in tono discorsivo, d'accordo? La pubblica amministrazione è un'articolazione dello Stato che persegue determinate finalità giudicate di interesse pubblico e lo fa esercitando le competenze che le vengono assegnate dalla legge. È la legge che seleziona interessi pubblici, l'istruzione, la sanità, che individua l'amministrazione competente a farsene carico e che stabilisce le modalità con cui l'amministrazione pubblica persegue l'interesse pubblico. D'accordo? Stiamo al settore che vi occupa. Voi siete tutti insegnanti, giusto? Benissimo. Fate parte di un'amministrazione pubblica. Il fine pubblico, il fine di, diciamo, l'interesse pubblico, non vi soffermo, è evidente, è l'istruzione, è la formazione. Lo fate, ovviamente esercitando la libertà didattica, ma nel rispetto dei programmi, con faccenda, diciamo, alla classe, eccetera, eccetera. Siete chiamati ad un'attività valutativa alla fine dell'anno, cioè scolastico, che ha conseguenze giuridiche sulla sfera dell'alunno. D'accordo? L'interesse pubblico, le modalità con cui esso viene soddisfatto e i poteri che voi esercitate, che incidono sulla sfera giuridica dei terzi, sono tutti stabiliti dalla legge. L'amministrazione non si alza al lunedì autoattribuendosi poteri relativi a interessi pubblici. È la legge a monte che, ripeto, seleziona gli interessi, organizza la pubblica amministrazione, dotandola di poteri e di risorse idonee a tutelare quegli interessi. D'accordo? Questo in via descrittiva. Ora, quanto abbiamo ora esposto in termini davvero generalissimi, può essere riassunto nel principio di legalità che regge l'attività dell'amministrazione pubblica. L'amministrazione pubblica è titolare di poteri e di competenze nei limiti in cui la legge glieli riconosce. È la legge che stabilisce chi fa che cosa e come lo fa, per dirla in modo estremamente semplice. D'accordo? In linea generalissima, l'amministrazione, salvo rari casi, agisce attraverso l'adozione di atti e di provvedimenti amministrativi. Andiamo anche qui con ordine. L'amministrazione si vede assegnata dalla legge un determinato interesse pubblico e si vede assegnati i poteri, le competenze per tutelare quell'interesse, per conseguire quell'interesse. D'accordo? Come? In linea di massima e salvo eccezioni, l'amministrazione agisce attraverso l'adozione di atti amministrativi. L'atto amministrativo è un atto giuridico che applica la legge ad un caso concreto. Faccio ora un esempio relativo alla vostra attività, d'accordo? E' semplifico. La legge stabilisce che, alla fine dell'anno scolastico, ciascun docente valuta le conoscenze raggiunte dall'alunno, attribuisce un voto. Se il voto è sufficiente o più alto, tutti contenti. Se è insufficiente, ne conseguono determinate conseguenze, d'accordo? A ricorrere di determinate situazioni, adesso parlo in modo colloquiale, in termini tecnici, insufficiente, giudicate, irrecuperabili, l'alunno può essere anche bocciato in un termine descritto, va bene? Voi come applicate questa previsione generale ed astrata che vale per chiunque? Qualunque studente che si trovi in quella condizione verrà bocciato, d'accordo? Voi dovete applicare la legge generale ed astrata a Marietto, a Carlotta, d'accordo? Dovete regolare il caso concreto applicando la legge e voi lo fate tramite un atto amministrativo che sarà la valutazione che ciascun insegnante d'arte o collegio dei docenti fa propria dell'andamento scolastico di quell'alunno, d'accordo? Non è che voi glielo dite oralmente, lo fate tramite l'adozione di un atto amministrativo. L'amministrazione tradizionalmente procede attraverso l'adozione di atti che sono, come detto, atti giuridici che applicano la legge ai casi concreti. Ci siamo fino a qui? Ora, una distinzione importante che qui cercheremo di rendere nel modo più semplice possibile è quella tra atti amministrativi generali e provvedimenti amministrativi. Facciamo un esempio. Un esempio di atto amministrativo generale è un bando di concorso. Fare un concorso, come sapete bene, di solito l'indizione di quel concorso passa per l'adozione di un bando. Un bando è un atto adottato da un'amministrazione applicando delle norme di legge e che ha una caratteristica, quella cioè di essere generale. Perché? Perché stabilisce le regole di quel concorso a cui sono soggetti tutti coloro che vi vogliono partecipare. D'accordo? Bene. Il concorso si svolge, vince Mario Rossi. Mario Rossi viene proclamato primo in graduatoria, Giulio Bianchi arriva secondo, Mario Rossi viene assunto dall'amministrazione perché primo in graduatoria. La graduatoria che proclama Mario Rossi primo è un atto dell'amministrazione, ma è denominato provvedimento. Perché? Perché ha un contenuto puntuale, smette di rivolgersi alla generalità dei consociati e ha un destinatario preciso che è Mario Rossi. Quell'atto è un provvedimento anche per Giulio Bianchi che si classifica secondo. Per Mario Rossi è un provvedimento favorevole, per Giulio Bianchi è un provvedimento sfavorevole. D'accordo? L'atto amministrativo generale quindi è l'atto che l'amministrazione adotta quando si rivolge ad una generalità di soggetti, non sta ancora regolando una situazione concreta. Banni di gara sono un altro buon esempio di atti amministrativi generali. Tutti voi sapete cos'è una gara pubblica. L'amministrazione scolastica ha necessità di 100 lavagne luminose. Che cosa fa? Le compra dal cugino? No. Deve bandire una gara pubblica, ricevere offerte da operatori economici, selezionare la migliore, aggiudicare la gara all'impresa Il Citroen che ha presentato l'offerta migliore, acquistare materialmente le lavagne luminose e pagarne il prezzo. Il bando di gara è un atto amministrativo generale che stabilisce il bene che è necessario per l'amministrazione e le regole per partecipare a quella gara. Partecipano gli operatori economici che hanno determinate caratteristiche. Il provvedimento che conclude quella gara, aggiudica cioè la gara all'impresa X e non all'impresa Y, diventa un provvedimento perché ha un contenuto puntuale, vale nei confronti di quelle imprese. Quel provvedimento ha cioè un nome e un cognome. D'accordo? Non esiste in pratica amministrazione che non ricorra ad atti amministrativi generali e a provvedimenti amministrativi. I primi, come detto, applicano la legge ma dettando regole generali, i secondi si rivolgono a soggetti determinati. Esistono poi due principi fondamentali che disciplinano l'attività dell'amministrazione. Uno lo abbiamo già anticipato, è il principio di legalità. Qui forse un breve tuffo nel passato vi aiuta a comprendere meglio in che cosa consista il principio di legalità. Mi appello a conoscenze storiche mediamente comuni. Lo Stato inizialmente si afferma come forma di Stato assoluta. Il sovrano concentra su di sé tutte le funzioni, funzione normativa, esecutiva, giudiziaria. Non che il re la mattina scrivesse le leggi, che il pomeriggio le applicasse e la sera giudicasse sull'applicazione. Il re se ne stava a caccia, faceva le sue cose eccetera. Aveva una corte di funzionali che scrivevano le regole giuridiche, altri ne curavano l'applicazione, altri giudicavano, d'accordo? Poi delle volte era veramente coinvolto anche lui personalmente. Il punto qual era? Che un unico organo costituzionale deteneva tutte le funzioni dello Stato. Lo Stato sono io, la famosa frase che la disse forse no il nostro re Sole, ma che disegna perfettamente quella forma di Stato. La forma di Stato assoluta si evolve nella forma di Stato liberale 1700-1800. Che cosa succede dietro le quinte della forma di Stato? Succede che c'è una classe sociale nuova in ascesa, la borghesia produttiva, che si contrappone a Questo file è più lungo di 30 minuti. Aggiorna a Illimitato su TurboScribe.ai per trascrivere file fino a 10 ore. diritto 1.4 Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio. L'applicazione della pubblica amministrazione fa degli atti normativi attraverso l'adozione di atti e di provvedimenti amministrativi. Abbiamo distinto tra atti amministrativi generali e provvedimenti amministrativi e abbiamo cercato di spiegare i due principi fondamentali che reggono l'attività dell'amministrazione. Il principio di legalità da una parte e il principio di tipicità, sottointeso dagli atti e dei provvedimenti, dall'altra. Un'ulteriore distinzione che dobbiamo introdurre riguarda la possibile tipologia di attività che svolge l'amministrazione e di conseguenza la diversa tipologia di atti e di provvedimenti che l'amministrazione adotta. In particolare distinguiamo tra un'attività amministrativa vincolata e un'attività amministrativa discrezionale. La prima conduce all'adozione di atti o di provvedimenti amministrativi vincolati e la seconda all'adozione di atti o di provvedimenti discrezionali. Partiamo da due esempi che mi sembrano il modo più semplice. La legge dice che chi ha compiuto 18 anni e non è colpito da determinate cause o stative ha diritto al rilascio del passaporto. Se Giulietto, a 18 anni, ha commesso una strage, è condannata a una pena detentiva, lui ha compiuto 18 anni ma il passaporto non ha diritto di ottenerlo. L'accordo adesso semplifico, ovviamente banalizzo. In sostanza la legge che cosa dice all'amministrazione? L'amministrazione rilascia il passaporto a recorrere di due condizioni, il compimento della maggiore età e la verifica che non vi siano cause o stative stabilite dalla legge. L'amministrazione presenta Marietto che ha compiuto 18 anni, chiede rilascio del passaporto e materialmente che cosa fa? Verifica che Marietto non abbia 15 anni, non ne abbia 9, non ne abbia 3, non ne abbia 17 e 11 metri. Occorrono 18 anni. Verifica l'assenza di cause o stative determinate dalla legge. Marietto non deve scontare condanne detentive, non è sottoposto ad un'amministrazione di sostegno, ecc. L'accordo? Intuitivo. Ma il poliziotto conosce la mamma di Marietto che gli dice che Marietto è un imbecille, mica gli lascia il passaporto, quello piglia se ne va a Cuba tre mesi, per l'amor di Dio non rilasciaglielo. L'autorità amministrativa può negare il passaporto a Marietto? No, non lo può fare. Dice, tieni, vai, anzi vai, divertiti, che magari gli fa pure bene. Qual è, da un punto di vista giuridico, la qualificazione dell'attività che l'amministrazione svolge? È un'attività di natura vincolata. Perché vincolata? Perché a ricorrere dei presupposti fissati dalla legge, la condotta dell'amministrazione è doverosa. Rilascio o non rilascio il passaporto. Non ci sono margini per scelte discrezionali, per apprezzamenti relativi alla situazione in esame. Marietto è un cretino? È immaturo? Ha la maturità di un dodicenne? Che pazienza, ha diritto al passaporto, cavoli su. Va bene? Marietto, però, è anche un vostro studente. Testa dura, pessimo studio, zuccone come pochi, studiato come un pazzo gli ultimi mesi, ha recuperato un po' sì e un po' no. Che si fa? È una valutazione vostra. Cinque nello scritto, quattro nel secondo scritto, sei e mezzo nell'orale, sette nell'ultimo. La media quanto fa? Uno lo so, sei più o meno, forse sì, forse no. Che cosa valuto? Valuto tante cose, d'accordo? Valuto la maturità, il livello di conoscenze acquisite, la possibilità di eventualmente sanare quel piccolo deficit formativo, ricorrente. Che differenza c'è rispetto al rilascio del passaporto? Che non è una valutazione automatica, comporta un apprezzamento discrezionale. La differenza non è da poco, naturalmente. Perché? Perché il rilascio o meno di un passaporto è un provvedimento vincolato. La promozione o meno di Marietto è un provvedimento discrezionale. La discrezionalità rimanda a tutte quelle situazioni in cui l'amministrazione, nel rispetto della legge, conserva un margine di scelta. L'amministrazione ha di fronte più interessi pubblici e più interessi privati che concorrono tra loro e decide come comporli, d'accordo? Discrezionalità, badate bene, non significa arbitrarietà. Il sovrano dello Stato assoluto era un sovrano che faceva dell'arbitrarietà uno dei possibili criteri di condotta. Si diceva che era legge bussolutus, è una favoletta. Garantiva gli interessi dell'aristocrazia, garantiva il proprio potere. Non è mai esistito il re che si alza la mattina e dice taglio la testa a Tizio, dichiaro guerra alla Germania. Non è che funzionasse così. Però al fondo è vero che nello Stato assoluto il diritto non costituiva un limite per il sovrano. Perché? Perché se lo creava lui, d'accordo? Passaggio alla forma di Stato assoluta. La forma di Stato liberale significa anche questo. L'autorità pubblica esercita un potere che non è più sciolto da vincoli giuridici. Negli stati costituzionali democratici contemporanei il principio si è perfezionato. Prevale il diritto sul potere politico. Ma se stiamo all'ambito dell'amministrazione pubblica l'amministrazione pubblica si vede spesso titolare di poteri che comportano apprezzamenti discrezionali ma quella discrezionalità va esercitata entro regole giuridiche. Nel rispetto di quelle regole la scelta dell'amministrazione non può essere sindacata da nessuno. D'accordo? Domanda conseguente. E queste regole quali sono? Ecco, qui il discorso un po' si complica. Nel senso che non esiste ordinamento giuridico evoluto che non ha elaborato delle regole che in qualche modo contengono, indirizzano, capite quello che voglio dire, il potere discrezionale dell'amministrazione. Perché? Qua ricorra una metafora notissima del diritto pubblico tedesco dell'Ottocento molto noto, che dice è fatto di vieto sparare ai passeri con un cannone. I passeri possono essere profondamente dannosi per le culture o possono imbrattare i centri storici. L'amministrazione può colpirli? Sì. Può sparargli? Sì. Può farlo con un cannone? No. C'è una legge che lo vieta? No. Ma perché sparare con un cannone a dei passeri sarebbe illegittimo nell'attività dell'amministrazione? Perché sarebbe sproporzionale. Spara una cannonata contro dei passeri e rischia di fare più danni che benefici. Usciamo dalla metafora, che però è formidabile, tant'è vero che si ripete da duecento anni come perfetta metafora del principio di proporzionalità dell'attività dell'amministrazione. L'amministrazione, tra più soluzioni, deve scegliere quella meno impattante sull'interesse sacrificato e più efficace per tutelare l'interesse salvaguardato. Ritorniamo all'azienda sanitaria che espropria i fondi per costruirci l'ospedale, d'accordo? Se io sono un ricco possidente e ho duemila ettari e per costruire quell'ospedale servono cinquecento ettari, l'amministrazione me ne deve espropriare duemila? No, ne esproprierà cinquecento. Diciamo seicento perché accanto all'opera devo creare le infrastrutture, le strade di accesso, eccetera, i magazzini, va bene? Ok, diciamo settecento che è un margine di sicurezza, ma non oltre. Quell'amministrazione, espropriandomi duemila ettari, rispetta la legge perché sta esercitando un potere tipico, capite? Ma lo fa in maniera sproporzionale. Esistono degli altri canoni, che sono canoni giuridici che regolano l'esercizio della discrezionalità dell'amministrazione, accanto alla necessaria proporzionalità. C'è un obbligo di ragionevolezza e non discriminazione, io devo in qualche modo regolare situazioni simili in maniera simile. I provvedimenti che adotto devono essere ragionevoli se rapportati al caso concreto. Ho un dovere di non contraddirmi, se in passato ho fatto diversamente, non posso, se io in passato a ricorrere di quella situazione ho deciso X, oggi non posso decidere Y, a meno che non spiego perché. E questo ci porta a un principio giuridico fondamentale, che è il dovere di motivazione. Qualunque atto, qualunque provvedimento dell'amministrazione deve essere motivato. Badate bene, il dovere di motivazione vale sia per i provvedimenti vincolati che per i provvedimenti discrezionali. Ma l'importanza della motivazione cambia radicalmente. Nel rilascio del passaporto, il funzionario che per esempio nega il rilascio del passaporto dirà, premesso che Mario Rossi ha compiuto 18 anni, ricorrendo però a una delle cause previste dalla legge, io nego il rilascio del passaporto. La motivazione è di due righe. Nel caso della bocciatura di uno studente, voi sapete bene che per non essere bocciati a vostra volta dal TAR, dovete motivare, dovete spiegare le ragioni che, per esempio, a parità di media vi portano a promuovere Marietto e bocciare Judith. Intuizione dello studente sveglio. All'aumentare della discrezionalità dell'amministrazione aumenta l'onere di motivazione. Più l'amministrazione è libera di decidere tra più soluzioni tutte legittime e più ha il dovere di spiegare perché ha deciso in un modo piuttosto penina. D'accordo? Se una gara pubblica si basa sul criterio del prezzo più basso, la motivazione dell'aggiudicazione si risolve in due righe. Premesso il criterio del prezzo più basso, premessa l'offerta dell'impresa X che è più bassa di quella dell'impresa YZK, aggiudico la gara all'impresa X. Chiaro? Se il criterio invece è un criterio più complesso che guarda all'offerta economica e alla pregievolezza progettuale presente nella costruzione di un'opera, la motivazione sarà molto più strutturata. Spiegherà perché quel progetto vince anche se costa di più, per esempio, perché offre soluzioni progettuali molto migliori dell'altro. Oppure spiegherà perché il progetto che non vince è bellissimo, fantastico, ma comporta degli oneri economici che sono eccessivi. È una questione di motivazione, d'accordo? Rispetto del principio di legalità, rispetto del principio di tipicità, rispetto delle regole giuridiche che governano la discrezionalità, obbligo di motivazione. Tutte queste regole giuridiche che circondano l'operato dell'amministrazione non sono regole di buona condotta, sono regole giuridiche. Che cosa significa? Che la loro violazione comporta sanzioni giuridiche. L'atto o il provvedimento amministrativo che viene adottato violando una regola giuridica può essere annullato da un giudice. La gerarchia che abbiamo studiato con riferimento alle fonti vale anche in questo caso. L'atto amministrativo deve rispettare le prescrizioni di legge, d'accordo? Se le viola sotto uno degli aspetti su cui ci siamo soffermati, quell'atto è invalido, è illegittimo e può essere anch'esso annullato. Se voi bocciate Marietto in assenza di motivazione, quel provvedimento può essere annullato. Se voi motivate incongruamente premesso che Marietto è andato meglio di Carlotta, ma Carlotta ci sta simpatica e Marietto no, semplifica volutamente, quel provvedimento sarà annullato perché la simpatia non è un criterio giuridico che regola l'esercizio della discrezionalità amministrativa. Motivando, scrivendo, l'onere di motivazione accompagna qualunque provvedimento dell'amministrazione. Ripeto, anch'io sono stato commissario degli esami per l'abilitazione dell'esercizio dell'attività forense. In quel caso noi corregevamo delle prove scritte formulando una valutazione in punteggio. Poi, per chi superava la prova scritta c'era l'esame orale. La formulazione del punteggio in termini numerici in quel contesto è ritenuta sufficiente. È una motivazione ritenuta sufficiente. Io non sono d'accordo, però. Questo dice l'ordinamento giuridico italiano. Quindi da commissario con mille compiti da correggermi sta benissimo. L'orale non andava così perché richiedeva una succinta motivazione. Io e gli altri componenti di quella specifica commissione bocciavano un aspirante avvocato perché il sufficiente in tre materie su cinque dovevamo spiegare quali erano le domande che erano state formulate e perché non erano sufficienti. Il tutto in dieci litri. Questo per fare un esempio per dire come il dovere di motivazione può cambiare a seconda dei contesti. Ma una motivazione ci deve essere sempre. Altre domande? E con questo passiamo alla funzione giurisdizionale come terza funzione fondamentale dello Stato. Lo Stato stabilisce lei al cellulare No, sì, va bene, 17 minuti, giusto? Allora, lei quando vede 30-35 ma non è facile calibrare sei ore. Io vado a 45. Se lei mi mette bendato a testa in giù io le faccio 45 minuti. Dopo circa 30-35 minuti mi destabilizzano completamente. Allora, lo Stato stabilisce cosa Signore, signori lo Stato stabilisce cosa è diritto, funzione normativa cura l'applicazione delle norme attraverso l'amministrazione, poi certo l'amministrazione non è l'unico soggetto che applica diritto, però è, diciamo, il soggetto più importante, fra virgolette, uso veramente un linguaggio che non è tecnico, d'accordo, nell'applicazione del diritto, la terza funzione statale è la funzione giurisdizionale cioè è la funzione di verifica della corretta interpretazione ed applicazione delle norme giuridiche. Abbiamo detto che le norme giuridiche sono le norme che introducono regole giuridiche vincolanti per tutti i consociati. Alla loro violazione segue una sanzione, ma l'accertamento della violazione e la sanzione conseguente devono poter essere sottoposte all'apprezzamento di un giudice. Parlare di funzione giurisdizionale ci porta direttamente alla forma democratica dello Stato perché? Anche qua prendiamola da un punto di vista storico ma spero in maniera non eccessivamente pesante nello Stato assoluto abbiamo detto lo Stato sono io, ok? Io sono il sovrano, io la mattina tramite i miei funzionari pongo le regole giuridiche al pomeriggio mi occupo dei funzionari che le applicano la mattina introduco un determinato tributo al pomeriggio mi occupo dei funzionari che ne curano la riscorsione, conto i soldini incassati, nel tardo pomeriggio che la sera poi faccio altro, mi occupo delle controversie, il mugnaio che deve pagare una tassa maggiorata, il nobile che per i suoi terreni vuole l'esenzione, eccetera, d'accordo? Tutti sostengono che le regole a loro non si applicerebbero se applicerebbero in modo diverso. La funzione giurisdizionale risiede nello stesso organo che introduce diritto e che ne cura l'applicazione, d'accordo? Abbiamo detto la contrapposizione tra la classe sociale borghese e l'aristocrazia, l'evoluzione della forma di Stato, il principio di legalità che vincola l'autorità pubblica, non esiste più un potere arbitrario in capo a un'autorità pubblica, si passa per la legge del Parlamento e c'è una caratteristica in più, fondamentale. L'idea che a giudicare dell'applicazione di quella legge non è più il sovrano, non sono più dei funzionari emalazione del sovrano, ma sono dei giudici che in qualche modo, piano piano, in maniere più o meno significative, si affrancano dal controllo del sovrano. Anche qui c'è un aneddoto, una favola, un racconto, ripresa poi in una nota opera di Bertolt Brecht, che è il Mugnaio di Berlino. Allora, di qui la storia prende varianti diverse, prendiamone una fra le tante. Il nostro simpatico Mugnaio fa girare la ruota nel suo piccolo appezzamento e ha la sventura di confinare con la riserva di caccia di Federico II di Prussia, il quale a un certo momento decide che per far correre i fagiani reali necessita di più ettari e decide che quell'area su cui insiste la proprietà del nostro Mugnaio è perfetta e quindi decide che quell'area verrà in qualche modo espropriata con gli strumenti di allora per essere destinata alla riserva di caccia. Ma il Mugnaio sa che la legge, ora figuriamoci se il Mugnaio sapeva, che era il nostro Mugnaio, che è particolarmente evoluto perché ha frequentato il corso di diritto pubblico con Mainardis di quella volta, sa che in fondo la legge limita il potere espropriativo perfino del re e che se c'è un'attività produttiva quel fondo non gli può essere tolto. E di fronte all'amministrazione, al funzionario reale che gli ride sul muso gli dice eh sì sì va bene, intanto levati lui dice ci sarà un giudice che mi dà ragione e si rivolge al giudice locale, il quale poverino il giudice nominato dal re quella cittadina Federico II da una parte, il Mugnaio dall'altra da ragione al re. Il Mugnaio non si arrende, esce dal dal tribunale locale e dice ci sarà un giudice a Berlino, Berlino è la capitale del regno, a Berlino c'è la Corte Suprema la nostra Cassazione di oggi. Il Mugnaio cos'ha nella testa? Che quel giudice a Berlino è il giudice delle regole e della legge dell'intero regno di Prussia. E guarda un po' nello stato liberale del settecento potrebbe anche darmi ragione contro il re. Ricorre alla Cassazione e la Cassazione dice Federico II con il dovuto rispetto, e lo ripete due volte perché Federico II ha dei giudici che pretendevano di applicare la legge contro la sua volontà ad un certo punto li accompagnò giù dalle scale giù dalle scale intendo che furono gettati nello scalone reale, atterrarono a terra e non esercitarono più la funzione giurisdizionale ma nella nostra favola siamo oltre quella fase, siamo qualche decennio dopo e la Cassazione diede ragione al Mugnaio e dice Federico II tre volte col dovuto rispetto però la legge che regola il potere espropriativo dell'amministrazione dice che ha ragione il Mugnaio è un apologo ovviamente, però racconta di un passaggio storico cruciale il momento in cui lo Stato assoluto si trasforma in Stato liberale l'idea che esistono diritti che il soggetto privato può vantare anche nei confronti dello Stato ma non solo, l'idea che ci sia un giudice che è un funzionario statale ma che può anche dare torto allo Stato e ragione al privato, è una rivoluzione copernicana lo ripeto, ci arriviamo per gradi ci arriviamo in un contesto che era lo Stato liberale dell'Ottocento in Italia il diritto di elettorato attivo era in capo a meno del 3% della popolazione di questo stiamo parlando, di uno Stato censitario però intanto l'arbitrio cessa e comanda la legge se noi veniamo agli stati democratici contemporanei voi potete prendere Elon Musk, quello che ha detto ieri, ribaltarlo completamente, bocciarlo all'esame di diritto pubblico e avete esattamente il principio costituzionale che sancisce l'autonomia e l'indipendenza del potere giudiziario l'idea cioè che lo Stato costituzionale lo Stato democratico si regge sul principio basilare per cui la giurisdizione la tutela dei diritti anche nei confronti a maggior ragione nei confronti dello Stato passa attraverso la valutazione di un organo che è indipendente ed è autonomo dagli altri poteri dello Stato. Se voi prendete uno Stato autoritario e uno Stato democratico, guardate che spesso i diritti fondamentali riconosciuti sono gli stessi, spesso e non sempre il codice penale non è così diverso sono le regole di procedura le regole processuali che cambiano è l'idea per cui non c'è un giudice autonomo e non c'è un giudice indipendente faccio degli esempi concreti, Navalny è morto nel Gulag siberiano, condannato per reati di opinione, ma il problema non è la norma che incrimina un reato di certo le regole penali di uno Stato autoritario tendono a essere più severe di quelle di uno Stato democratico, ma non è questo il punto, il punto è che chi giudicava Navalny non era autonomo e non era indipendente dal potere politico, ma lo stesso può valere ovviamente nella Corea del Nord, può valere in Cina, può valere in molti altri contesti che non sono democratici, risparmiatemi per cortesia qui pone sui limiti della democrazia occidentale del tutto quel complotto giudicato massonico Bilderberg le democrazie occidentali fanno schifo ma sono la miglior forma di organizzazione del potere politico che la storia ha conosciuto poi se a uno non piace, benissimo, la strada da noi la porta è spalancata dopodiché libertà di critica, miglioramento, tutto quel che volete però questo è, e l'autonomia e l'indipendenza del potere giudiziare è una caratteristica coessenziale degli Stati democratici, peraltro se Elon Musk si sognasse di dire a un giudice americano che non essendo eletto pretende di condizionare l'attività degli organi di governo, il giudice americano probabilmente gli riderebbe sul naso, nel senso che il sistema giudiziario è diverso, ci sono organi elettivi e ci sono organi di nomina governativa ma il principio di autonomia e di indipendenza vale ovviamente anche in quel contesto ora, l'autonomia e l'indipendenza è quindi strumentale a garantire i diritti fondamentali ed è coessenziale ad una forma di Stato democratico per quanto riguarda il nostro corso da qui mi limiterò davvero a fornire alcune nozioni meramente descrittive sull'organizzazione dell'amministrazione della giustizia nell'ordinamento italiano, nozioni di base che ci torneranno utili quando per esempio studieremo la giurisprudenza dei giudici amministrativi sul PEI, non è che quella volta dovrò dirvi il giudice amministrativo e il giudice che scopriremo tra poco cosa fa, d'accordo? Lo dico ora, è la base per poi studiare quei concetti che sono molto più specifici naturalmente Ora, nell'ordinamento italiano esistono diverse giurisdizioni riducendo all'osso giurisdizione civile, giurisdizione penale giurisdizione amministrativa giurisdizione tributaria giurisdizione civile si occupa di risolvere le controversie fra soggetti privati io stipulo un contratto di locazione di un immobile la caldaia si rompe, chi paga la riparazione? io sostengo che la debba già pagare il locatore, il locatore dice pagatela tu finiamo davanti ad un giudice che stabilirà chi dei due deve sostenere gli oneri per la riparazione di quella caldaia, d'accordo? E come? Applicando le norme del codice civile che regolano il contratto di locazione giurisdizione penale intuitivamente tutti sapete di che cosa parlo cerchiamo di tradurlo in termini giuridici Questo file è più lungo di 30 minuti. Aggiorna a Illimitato su TurboScribe.ai per trascrivere file fino a 10 ore. diritto 1.5 Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio. Stiamo vedendo i principi costituzionali in materia di organizzazione della giustizia, abbiamo collegato la funzione giurisdizionale alla forma di Stato democratica, elencato le diverse giurisdizioni, spiegato come ci sono diversi gradi di giudizio ma la sentenza di ciascun giudice può diventare definitiva, una sentenza del giudice di primo grado se non viene impugnata, questo è il termine tecnico, davanti al giudice d'appello diventa definitiva e quindi detta la regola di quel caso in modo non più controverso. Abbiamo anche elencato la diversa strutturazione delle giurisdizioni con quella amministrativa diversa da quella civile, penale e tributaria. L'ultima considerazione che ci resta da svolgere riguarda la giustizia costituzionale, anche qui il titolo potrebbe essere nozioni di base piuttosto semplificate per affrontare un corso di diritto all'inclusione scolastica con un filo di consapevolezza, niente di più, chi ha studiato diritto si accontenterà delle proprie cose che ci diremo. La potremmo prendere anche qui in una prospettiva storica o in una prospettiva di stretto diritto, partiamo questa volta dallo stretto diritto, poi vediamo la prospettiva storica. Partiamo dalle questioni di stretto diritto perché basterebbero le mie figlie undicenni per rispondere alla questione che pongo ora, nel senso che deriva da un'applicazione banale del criterio gerarchico, abbiamo detto che esiste una scala gerarchica delle fonti, giusto, e che la fonte, l'atto normativo che si pone al vertice, signorina camicia azzurra, signorina maglione verde, avete chiacchierato un'ora, 40 minuti intera prima e continuate in modo simile, a me non me ne frega né chi siete, né cosa volete da me, né cosa fate qua. L'unica cosa che chiede è di farlo in silenzio perché disturbate me e disturbate le persone che vi stanno intorno. Se poi state elucubrando dotte di squisizione sul criterio della giustizia costituzionale vi ascoltiamo, se no state rompendo le scatole. È sufficientemente chiaro come concetto? La prossima volta mettetevi in fondo e chiacchierate in fondo. Grazie. C'è una scala gerarchica delle fonti, ci sono degli atti normativi, al vertice c'è la Costituzione, abbiamo detto che prevale la fonte di grado sovraordinato e cioè le fonti di grado subordinato devono rispettare la Costituzione e l'atto normativo, la fonte subordinata contraria è invalida, illegittima e deve essere annullata, giusto? Il discorso giuridicamente torna ma naturalmente richiede un corollario e cioè che ci sia un giudice che può annullare una legge contraria alla Costituzione. Ora questa frase che è inaccettibile da un punto di vista giuridico, lecco di me stesso, però ho ricordato di 30 secondi prima, suggestivo. Lei è così interessante, vorrei riascoltare subito quel passaggio, se non lo riascolto non sono contento e non mi piace. Allora, dicevo, u mamma mia l'ha sparata prima sul complotto giudo-bruto-massonico in Wildenberg quindi adesso verrà veicolata, penso che si sia capito il concetto. Dicevo, questa affermazione è giuridicamente ineccepibile, pronunciata nella forma di Stato liberale dell'Ottocento avrebbe prodotto l'immediata somministrazione di un trattamento psichiatrico per il docente che stava da questa parte della cattedra. Perché? Perché stiamo dicendo che la legge, che è l'atto normativo espressione del Parlamento eletto direttamente dal corpo elettorale, può essere annullata da un giudice. Stiamo cioè dicendo che esiste un limite al potere politico di dettare regole giuridiche vincolanti per tutti i consociati e quel limite giuridico può essere fatto valere da un giudice. Questo principio è un principio che non era proprio degli Stati liberali di diritto dell'Ottocento ed è invece proprio degli Stati costituzionali democratici contemporanei. L'idea, anch'essa comportante una rivoluzione copernicana, è che i limiti al potere politico non solo comportano il principio di legalità per l'attività dell'amministrazione, ma comportano anche che le regole giuridiche contenute in Costituzione rappresentano un limite per la discrezionalità politica della maggioranza contingente. La democrazia si regge ovviamente su una serie di principi, tutti correlati tra loro, la sovranità popolare, che si esplica nelle forme e nei modi previsti in Costituzione, con l'elezione diretta dell'organo legislativo che delibera e assume atti normativi vincolanti per i consociati, sul nome degli elettori d'accordo e va bene, ma lo fa rispettando determinati principi giuridici che rappresentano dei limiti che non possono essere superati. La maggioranza ha diritto ovviamente di imprimere un certo indirizzo politico al governo di uno Stato, ma nei limiti delle regole fissate in Costituzione. L'affermazione della superiorità giuridica della Carta Costituzionale e l'idea che vi sia un giudice che può addirittura annullare le leggi approvate dal Parlamento, rappresenta come detto un punto di svolta che segna l'avvento di una forma di Stato diversa che la forma di Stato democratico costituzionale e è un principio in sostanza comune a tutti gli Stati costituzionali contemporanei, a tutti gli Stati che vedono una Costituzione che si pone su uno scalino gerarchicamente superiore a quello di tutte le altre fonti normative. Diverso, profondamente diverso, invece, è il modo con cui gli ordinamenti giungono all'annullamento di una legge contraria a Costituzione. Che cosa intendo dire con questo? Che le modalità con cui si realizza la tutela giurisdizionale della Costituzione variano da Stato a Stato. La semplificazione più evidente, anche qui davvero vado con l'accetta, è quella tra sistemi di giustizia costituzionale accentrati oppure diffusi. Nei sistemi diffusi ciascun giudice tutela la Costituzione nei confronti di una legge, ciascun giudice cioè può rilevare il contrasto tra la legge e la Costituzione annullando la legge, d'accordo? Semplifico, non è esattamente così ma funziona così. Nei sistemi invece accentrati esiste un giudice che ha il compito esattamente di valutare la legittimità delle leggi rispetto alla Costituzione e solo lui può farlo. L'Italia ha optato per un modello accentrato, tant'è vero che c'è un giudice, che era corte costituzionale, che giudica della conformità delle leggi alla Costituzione. Che cosa significa questo? Che quando un giudice si imbatte in una legge che contrasta con la Costituzione non può annullarla, deve sottoporre la questione alla corte costituzionale, che deciderà se quel contrasto c'è o non c'è e se c'è annullerà la legge. Quando studieremo la disciplina costituzionale del diritto all'inclusione scolastica dello studente disabile scopriremo come un ruolo importante ha avuto proprio la giurisprudenza della corte costituzionale. È attraverso alcune sentenze della corte costituzionale che si occupavano della legittimità di alcune leggi che la corte costituzionale ha ricavato in via interpretativa dalla nostra carta costituzionale un diritto all'inclusione scolastica e lo ha collocato sullo stesso livello dei diritti fondamentali, d'accordo? E lo ha fatto esattamente valutando la conformità a Costituzione di determinate leggi. Quindi nel nostro ordinamento il giudice civile, penale, tributario, amministrativo che debba applicare una legge che lui sospetta contrastante con un principio costituzionale deve sospendere il suo giudizio, rivolgersi alla corte costituzionale che valuterà il contrasto o meno e se contrasto vi è annulla la legge. La corte costituzionale può essere interpellata sulla legittimità di una legge anche attraverso una seconda strada. Se vi ricordate abbiamo detto che ci sono leggi dello Stato e leggi regionali, giusto? E abbiamo detto che l'ordinamento può essere metaforicamente rappresentato come un'enorme torta divisa in fette. La Costituzione riserve certe fette alla legge dello Stato, certe fette alla legge delle singole. Ora, che succede se una legge dello Stato invade una sfera di competenza regionale? Se cioè pretende di accaparrarsi una fetta di torta che non rispetta? Oppure viceversa, una legge regionale sconfine una materia di competenza dello Stato. In questi casi la Costituzione consente allo Stato di impugnare la legge regionale davanti alla corte costituzionale, quindi qui non dobbiamo passare per un giudice, capite? Andiamo direttamente alla corte e la stessa cosa potrà fare la regione impugnando una legge dello Stato. Quando vedremo con un po' più di dettaglio delle sentenze molto importanti della corte costituzionale, alcune nascono esattamente da un'impugnazione di una legge regionale da parte dello Stato. Lo Stato cioè riteneva che una legge regionale le desse il diritto fondamentale all'inclusione scolastica, l'ha impugnata e l'ha portata innanzi alla corte costituzionale e l'ha annullata. In altri casi invece alla corte costituzionale ci si arriva passando per un processo civile, penale, amministrativo, tributario. Quindi un unico giudice che ha la competenza esclusiva ad occuparsi della legittimità delle leggi nei confronti della Costituzione, ma due modi diversi per arrivarci. L'impugnazione diretta dello Stato contro una legge regionale o viceversa, oppure un processo civile, penale, amministrativo, tributario nel quale si debba applicare una norma che il giudice sospetta essere in contrasto con la Costituzione. Comunque se arrivi alla corte, quindi nell'uno e nell'altro caso, se la corte costituzionale giudica che la legge contrasta con una norma costituzionale, d'accordo? La corte costituzionale annulla la legge. L'annullamento è lo strumento con cui opera il criterio gerarchico, quindi la corte costituzionale, uso un termine che non è tecnico, cancella quella legge dall'ordinamento. Si dirà, ovvio, è una conseguenza scontata del criterio gerarchico. Corretto, però, ripeto, dietro ci sta esattamente il passaggio da una forma di Stato, dalla forma di Stato liberale dell'Ottocento, in cui esisteva una Costituzione dello Stato, lo Statuto del Regno d'Italia, per esempio. Certo che rappresentava una fonte fondamentale per l'ordinamento, ma si riteneva che le leggi in qualche modo potessero disporre diversamente dallo Statuto. Era vero, non era vero, lo era in parte, nel senso che c'erano dei vincoli politici, il Parlamento non si sarebbe mai sognato di contraddire alcuni principi contenuti nello Statuto del Regno, d'accordo? Ma, da un punto di vista teorico, la legge poteva contraddire lo Statuto e lo poteva contraddire perché? Perché non c'è la superiorità gerarchica tra lo Statuto e la legge e non c'è la superiorità gerarchica anche perché non c'era un giudice che avesse il potere di annullare la legge. In sostanza, la legge era una fonte sovrane. Nell'ordinamento costituzionale, si chiama appunto costituzionale perché la Costituzione è posta allo scalino più alto, le leggi devono rispettarne il contenuto se non lo fanno, invalidità, criterio gerarchico, annullamento. Ci sono domande su questo? Prego. Ma la Costituzione quindi non interviene nell'interpretazione della legge, non fornisce un'interpretazione della norma anticostituzionale, dice solo che è anticostituzionale? Questa è, lei ha studiato diritto? No. Peccato, la domanda è intelligentissima. Io veramente, devo dire la verità, questo vale per le matricole, per voi, per altri, le domande sono, io chiaramente fare i corsi costa fatica e un certo grado di noia nella misura in cui uno ripete le stesse cose, ma le domande che mi arrivano sono sempre illuminanti perché aiutano a comprendere. Lei mette l'accento su un tema delicatissimo. Mi è veramente difficile rispondere le maniere. No, no, no Mike, è corretto. La Corte Costituzionale che cosa fa? Giudica, mette a raffronto due disposizioni che sono due norme, giusto? Quindi come noi traiamo una norma dalla disposizione di legge, così traiamo una norma dalla disposizione costituzionale. Interpreto l'una, interpreto l'altra, d'accordo? È una battaglia di interpretazioni. La parola più autorevole sull'interpretazione della Costituzione è della Corte Costituzionale. Nulla impedisce alla Cassazione civile di interpretare l'articolo 3,2 della Costituzione in senso diverso, faccio l'esempio della Corte Costituzionale, ma alla lunga, qui non parlo giuridica, il coltello dalla parte del manico c'è la Corte Costituzionale, d'accordo? Sull'interpretazione della legge il discorso è diverso. Perché? Perché l'interpretazione della legge è compito dei giudici diversi dalla Corte Costituzionale, quindi tra le regole processuali che la Corte Costituzionale applica c'è esattamente quello di non contraddire l'interpretazione della legge data dal giudice civile, penale, amministrativo, tributario. Quando? Quando c'è un orientamento sufficientemente consolidato. Cioè la Corte Costituzionale, la semplifico, dice da questa disposizione la giurisprudenza maggioritaria trae questa norma e allora io ti giudico questa norma. Non è che vi metto a dire ma la legge potrebbe essere interpretata in un altro modo e forse più convincente perché non è compito suo. Ovviamente in mezzo ci sono sfumature di una complicazione assoluta che non mi sarebbe del tutto fuori luogo affrontare, però al fondo la questione di legittimità costituzionale presuppone da parte del giudice un'interpretazione della legge su cui la Corte non entra se non per dire se è conforme o meno a Costituzione. Non so se sono riuscito a tradurre in termini chiari un concetto che è davvero complicato. L'obiezione sua potrebbe essere, e nell'ipotesi di ricorso diretto di Stato e Regioni è lì è diverso perché lo Stato e la Regione impugnano la legge della controparte entro un termine molto breve, 60 giorni. In quei 60 giorni la legge statale o la legge regionale è difficile che siano state applicate da un giudice, quindi non c'è un'interpretazione forte da parte dei giudici e quindi in quel giudizio i margini sono più ampi per la Corte Costituzionale, d'accordo? Dopodiché lei mi ha provocato e gli ho detto no, ma perché guardate uno come sempre può struttura il discorso a livelli diversi se uno vuole lo segue, se no si ferma prima, prende 30 lo stesso, magari non è quello il tema. E vede, è una questione anche di sistema normativo, no? Cioè se io da una disposizione posso ricavare più norme e una è conforme a Costituzione e un'altra è contraria, lei come giudice, come pubblica amministrazione ha il dovere di ricavare quella conforme, perché è criterio gerarchico ma anche sistematico, d'accordo? Quindi ci può essere il caso in cui lei si rivolge alla Corte Costituzionale e dice questa norma di legge contrasta con l'articolo XY e la Corte potrebbe dirle buonariamente ma è sicuro? Guardi che se la interpreta in un altro modo non vede nessuna disposizione della Costituzione, ok? In questo modo vede come la separazione è meno drastica, no? La Corte sconfina un po' nel campo dell'interpretazione. Altre domande più facili? No, scherzo, grazie. Ok, allora, con questo avremmo concluso la parte introduttiva, cioè le nostre nozioni generali di diritto pubblico, la cassetta degli attrezzi che vi serve da qui in poi. Vi distribuirò le slide, ovviamente le slide conterranno i punti, cioè trattati l'indice e gli argomenti valgono gli appunti. Domanda, quanto detto sin qui, oltre a essermi utile, se ho l'intelligenza di capirlo, costituirà materia d'esame? Se io dico di no, il studente accorto se lo studia comunque per un percorso più appropriato. Il studente meno accorto ci pacchetta il salame. Diciamo che una domanda potrebbe ricadere sul criterio gerarchico, una cosa di questo tipo, d'accordo? È un accomodamento ragionevole che il docente raggiunge nel bilanciare le diverse attitudini. Detto questo, ci resta ancora l'ultima parte di lezione, avete tutta la mia solidarietà ma dovete restare ancora 25 minuti di attenzione. Fornita la cassetta degli attrezzi, ora dobbiamo lavorare, cioè dobbiamo iniziare ad affrontare i temi del nostro corso. I temi del nostro corso quali sono? Silenzio, prima fila, mezza fila. Gli argomenti del nostro corso riguardano la disciplina normativa dell'inclusione scolastica, come struttureremo l'esposizione. In qualche modo, ecco l'opportunità, se io oggi avessi cominciato direttamente con questi argomenti, metà di voi mi guardavano con la bocca spalancata, nel senso interessante, ma non ne capisco molto la logica. Noi seguiremo la scala gerarchica delle fonti, partiremo dalla disciplina costituzionale, passeremo poi alla disciplina sovranazionale, cioè di diritto europeo con una incursione nelle giurisprudenze sovranazionali, ma non spaventatevi, spiegheremo. Lì abbiamo capito che è un criterio di competenza che però al fondo impone alle norme interne di rispettare il diritto europeo, d'accordo? Poi scenderemo di uno scalino a livello delle fonti legislative che ci daranno un quadro che dovrà essere conforme naturalmente agli atti normativi sovraordinati e molte delle cose che studieremo passeranno proprio dall'analisi del possibile contrasto tra legislazione stat