Dipendenza Affettiva - Università Mercatorum PDF

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Questo documento presenta un'analisi della dipendenza affettiva, con particolare attenzione alle caratteristiche, alle cause e alle possibili strategie di intervento. L'autore, Filippo Petruccelli, esplora vari aspetti di questo complesso fenomeno, basandosi su studi e ricerche nel campo della psicologia.

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Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04....

Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 1 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva Indice 1. INTRODUZIONE......................................................................................................................................... 3 2. LE CARATTERISTICHE DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA........................................................................... 7 3. IL DIPENDENTE AFFETTIVO....................................................................................................................... 9 4. LA CO-DIPENDENZA.............................................................................................................................. 11 5. L’APPROCCIO STRATEGICO NELLA DIPENDENZA AFFETTIVA............................................................. 15 BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................................. 18 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 2 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva 1. Introduzione Il tema della dipendenza affettiva o relazionale è quanto mai attuale per motivi sia psicopatologici che culturali, prima di tutto perché la dipendenza è una condizione mentale tipica del nostro tempo, in cui rappresenta una importante fonte di sicurezza sostitutiva rispetto alle certezze dei valori in crisi, e poi perché l’instabilità o la precarietà delle istituzioni relazionali tradizionali (coppia, famiglia) tende a selezionare stili di attaccamento ambivalenti o conflittuali, e a favorire la formazione di legami affettivi incostanti o deboli. Ne deriva, a livello intrapsichico profondo nei partner di coppie cosiddette “disfunzionali”, una labilità dell’oggetto d’amore che entra in risonanza con fattori della personalità e con elementi di vulnerabilità spesso dovuti a traumi pregressi (Valleur, Matysiak, 2004). Tale forma di dipendenza colpisce nel 99% dei casi le donne (Miller, 1994), le cosiddette donne che amano troppo. Amare troppo significa essere ossessionate da un uomo e chiamare questa ossessione “amore”, al punto da condizionare il proprio comportamento e le proprie emozioni. Ed è il tormento provato a misurare il grado di amore per l’altra persona (Norwood, 1989). Ci si riferisce a donne di tutte le età e di ogni estrazione sociale che, cresciute con la convinzione che donna significhi dare, sono incapaci di volersi bene. Quando si tratta il tema della sofferenza auto o etero inflitta, si tende a parlare di donne, ma non perché gli uomini non hanno motivi di sofferenza o non scelgono donne carnefici, ma perché frequentemente gli uomini che hanno subìto traumi o sono cresciuti in famiglie cosiddette a rischio, tendono a diventare attivamente carnefici o dipendenti da sostanze; le donne invece sono portate a riprodurre su se stesse tale violenza, tendendo a subire più che ad infliggere (Miller, 1994). Norwood (1989) individua come dipendenti affettive quelle donne che, figlie di genitori assenti, alcolisti o giocatori d’azzardo, sono state bambine-adulte che hanno dovuto imparare ad accudire i genitori o i fratelli, a non creare problemi, a camminare in punta di piedi e che Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 3 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva inevitabilmente, crescendo, continuano a voler redimere, aiutare, tentare di salvare le persone che hanno accanto, come una continua ripetizione di un copione familiare che hanno appreso. Il vissuto principale di queste donne è quello di credere di meritare tutto ciò che capita loro e di contare qualcosa solo nel ruolo di sofferenti salvatrici. Secondo Giddens (1995) la dipendenza affettiva è una reazione difensiva ed una fuga, un riconoscimento di mancanza di autostima. Il livello di autostima delle dipendenti affettive è infatti sempre molto basso, per tale motivo il proprio partner, anche se fonte di sofferenza e di continue delusioni, viene percepito come insostituibile proprio perché ci ha scelto nonostante i nostri infiniti limiti. Le persone dipendenti affettivamente si caratterizzano per una profonda negazione di quelli che sono i propri bisogni, in quanto la realizzazione di questi ultimi le porterebbe a sentirsi egoiste, sconsiderate, avide, esigenti ed isolate (Lerner, 1996). Per Miller (1994), la profonda negazione di sé, presente nelle dipendenti affettive, è paragonabile al disturbo di disordine mentale da stress post-traumatico. L’istinto di fuga, la dissociazione, il panico, l’ipervigilanza, l’irritabilità, gli incubi, la sindrome del burn-out, sono tutti sintomi che evidenziano come la persona che ha subito maltrattamenti fisici ed emotivi sia condizionata ad istaurare rapporti di sottomissione e passività. Il momento significativo che spesso fa arrivare alla richiesta di aiuto è rappresentato dalla percezione del vuoto, dalla perdita dell’identità, dalla rabbia della frustrazione di non vedere ricambiata la dedizione. L’obiettivo del percorso terapeutico è rappresentato dall’acquisizione di consapevolezza, la scoperta di una fragilità che coesiste con una forza in grado di permettere la visione del sé reale e la capacità di poter migliorare la propria vita, riconoscendo le costrizioni subìte ed aprendosi a nuove possibilità di scelta. Il lavoro da intraprendere è sui propri sentimenti e pensieri per consentire di stabilire i confini tra sé e gli altri, in modo da permettere al dipendente affettivo di staccarsi dai modelli ricevuti per aderire nella vita ai propri valori (Doane, Daimond, 1994) Le origini della dipendenza affettiva spesso risiedono nel rapporto instaurato nell’infanzia con i genitori. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 4 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva Le storie personali e familiari di chi è coinvolto in un problema di Love Addiction si somigliano per alcuni aspetti: La provenienza da una famiglia trascurante, in cui non sono stati accolti i bisogni emotivi della persona soprattutto in età evolutiva; Il tentativo di compensare attraverso l’identificazione con il partner le carenze affettive vissute in famiglia, per cui il tentativo di salvare il proprio partner coincide in realtà col tentativo di salvare se stessi; Il tentativo di riattribuire a se stessi il ruolo vissuto con i propri genitori, nella speranza di cambiare le risposte affettive ricevute nella propria vita; L’impossibilità di sperimentare nell’infanzia la sensazione di sicurezza. Le ricerche condotte da Werner e Silbereisen (2003) hanno approfondito il rapporto tra le figlie femmine e il padre: le ragazze che hanno un rapporto conflittuale con il proprio padre non vivono l’esperienza del sostegno da parte sua, di conseguenza hanno maggiori probabilità di coinvolgersi in relazioni affettive patologiche. Una relazione uomo-donna non sana vissuta all’interno della famiglia sembra influenzare lo sviluppo delle scelte affettive femminili, inducendo le donne che hanno vissuti questa esperienza negativo con il proprio padre alla scelta di partner devianti. Secondo altre ricerche (Miller, 1994) le donne che hanno vissuto una relazione affettiva deviante con il proprio padre, in cui sono stati presenti abusi sessuali e psicologici, risultano più fragili rispetto a quelle che invece hanno avuto una relazione serena e appagante con il proprio genitore. La fragilità di queste donne le conduce verso relazioni affettive in cui elemosinano attenzioni e conferme da parte del proprio partner. Un’ulteriore ricerca di Bieber e Bieber (1979) sostiene che i soggetti dipendenti non abbiano avuto con la figura paterna un rapporto di stima e di scambio amorevole, generando immaturità psicoaffettiva. L’identificazione con un padre problematico diventa difficile; ugualmente una Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 5 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva madre iperprotettiva crea confusione affettiva nel figlio, che svilupperà odio verso il padre e amore verso una madre vissuta come accogliente. In generale i pensieri e i vissuti emotivi sono principalmente connotati da: Sottovalutazione della fatica legata all’accudimento di un’altra persona, con impossibilità di percepire i livelli elevati di stress psicofisico; Terrore dell’abbandono che porta a fare di tutto pur di evitare la fine della relazione; Assunzione delle responsabilità e delle colpe di ciò che non funziona nella vita di coppia; Bassa autostima e convinzione di non meritare la felicità; Tendenza a fantasticare sul rapporto di coppia nel caso in cui il partner cambiasse; Propensione a privare attrazione verso persone problematiche e disinteresse verso persone equilibrate e degne di fiducia. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 6 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva 2. Le caratteristiche della dipendenza affettiva La dipendenza affettiva (Love Addiction) rientra nella categoria delle Nuove Dipendenze (New addiction), vale a dire tutte quelle dipendenze comportamentali che quindi non hanno come oggetto una sostanza ma un comportamento. La dipendenza affettiva è una modalità patologica di vivere la relazione, in cui la persona dipendente arriva a negare i propri bisogni e a rinunciare al proprio spazio vitale pur di non perdere il partner, considerandolo unica e sola fonte di gratificazione, di amore e di cura. La relazione instauratasi si basa su un tipo di amore ossessivo, simbiotico, fusionale che per il quale si sacrificano qualsiasi spinta di cambiamento e qualsiasi gratificazione personale. Frequentemente tali condizioni degenerano in relazioni che rappresentano un serio pericolo per l’incolumità psichica e fisica del soggetto. Sebbene nel nuovo DSM-5 non appaia una categoria per le dipendenze comportamentali, ad esclusione del gambling, sono riconosciuti alcuni modelli che identificano delle caratteristiche comuni tra questi tipi di dipendenze. Secondo Giddens (1995), la dipendenza presenta alcune specifiche caratteristiche: L’ebbrezza. Il piacere connesso all’amore. Il soggetto affettivamente dipendente prova una sensazione di ebbrezza dalla relazione del partner, la sensazione di euforia sperimentata in funzione delle reazioni manifestate dal partner rispetto ai propri comportamenti che gli è indispensabile per il suo benessere; La dose. La persona affettivamente dipendente cerca “dosi” sempre maggiori di presenza e di tempo da spendere insieme al partner. La sua mancanza lo getta in uno stato di prostrazione. Il soggetto sente di esistere solo quando c’è l’altro e non basta il suo pensiero a rassicurarlo; egli ha bisogno di manifestazioni continue e tangibili. L’aumento di questa “dose” non di rado esclude la coppia dal resto del mondo. Se la dipendenza è reciproca la coppia si alimenta da sola. L’altro è visto come un’evasione, come l’unica forma di gratificazione della vita. Le normali attività quotidiane sono immancabilmente trascurate. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 7 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva L’unica cosa importante è il tempo trascorso con l’altro perché attesta l’esistenza del soggetto. Quando il partner non c’è il soggetto sente di non esistere e non è in grado nemmeno di “pensare” ad una vita in cui il partner non ci sia. E’ un comportamento che sembra alimentato dall’incapacità di mantenere una “presenza interiorizzata” rassicurante dell’altro, e quindi di rassicurarsi attraverso il pensiero dell’altro nella propria vita (Goldhor Lerner, 1996); Perdita dell’Io. Nella dipendenza affettiva esiste un alto rischio di perdita della propria capacità critica e quindi, a maggior ragione, della critica dell’altro, vissuto come irrinunciabile nutrimento. Il senso di perdita di identità è seguito da sentimenti di vergogna e di rimorso. In alcuni momenti si percepisce qualcosa di distorto nella relazione con l’altro; si avverte che la dipendenza è nociva e che se ne vorrebbe fare a meno, ma la constatazione di essere intrappolati in un modello dipendente fa sentire indegni e quindi spinge ancora di più verso l’abbraccio dell’altro che accoglie e perdona, ben felice, talvolta, di possedere. La dipendenza è percepita come un’esperienza speciale e lo è nel senso che null’altro è altrettanto soddisfacente. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 8 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva 3. Il dipendente affettivo Il dipendente affettivo dedica completamente tutto sé stesso all’altro; nell’amore vede la soluzione dei propri problemi che hanno spesso origini profonde, derivanti da “vuoti affettivi” nell’infanzia. In questo quadro il partner assume il ruolo di salvatore, di scopo dell’intera esistenza e la cui assenza anche temporanea dà la sensazione al soggetto di non esistere. Il soggetto dipendente prova timore per il cambiamento per paura di perdere il partner, provocando un blocco nella crescita e nello sviluppo personale, e allo stesso tempo non riesce a cogliere e a beneficiare dell’amore nella sua profondità e intimità a causa dell’abbandono, della separazione e della solitudine. La sintomatologia comprende quindi una serie di paure relative alla perdita dell’amore, all’abbandono, alla separazione, alla distanza e al mostrarsi per ciò che si è realmente; il senso di colpa nei confronti del partner, la gelosia e la possessività. Il dipendente può fare esperienza di rabbia e rancore, di ansia generalizzata, insonnia, inappetenza, malinconia e idee ossessive. Come precedentemente esposto la Love Addiction sembra una patologia declinata soprattutto al femminile, e coinvolge maggiormente le donne con fascia di età variabile dalla post-adolescenza fino all’età adulta delle donne con figli. Esistono casi di dipendenza affittiva anche tra gli uomini, ma che hanno caratteristiche e manifestazioni comportamentali lievemente diverse. Gli elementi che accomunano le donne con dipendenza affettiva sono: La fragilità Il bisogno di conferme La scarsa autostima Il terrore dell’abbandono La tendenza ad iper-responsabilizzare Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 9 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva La provenienza da famiglie problematiche (in cui sono avvenuti abusi sessuali, maltrattamenti fisici o psicologici, con storia di alcolismo, bulimia o altre dipendenze a carico dei genitori), nelle quali sono cresciute sviluppando un senso di inadeguatezza. Le donne fragili sono alla ricerca di un amore che le gratifichi, ma perdono la coscienza di loro stesse e del loro diritto al benessere. Il motivo per cui esiste questa grande differenza tra uomini e donne può essere spiegato dal diverso funzionamento psichico dei due sessi: gli uomini tendono più spesso ad allontanare dalle mente il dolore delle esperienze subite, cercando di identificarsi con l’attore delle aggressioni; mentre le donne tendono generalmente a rivivere ciò che hanno subito, nel tentativo illusorio di controllare e riscattarsi dal passato. Proprio a causa delle caratteristiche del disturbo, i soggetti si coinvolgono spesso in relazioni con partner problematici, portatori a loro volta di altri tipi di dipendenza. In questo modo possono ignorare i propri bisogni per dedicare la propria esistenza all’aiuto dell’altro, rafforzando la dipendenza. Ciò che si incatena a questa situazione è quello che Selvini Palazzoli (1975) ha definito Hybris: “Quello che incatena nella dipendenza affettiva è l’Hybris, vale a dire la ingiustificata, assurda e sconsiderata presunzione di farcela. La presunzione di riuscire prima o poi a farsi amare da chi proprio non vuole saperne di amarci o di amarci nel modo in cui noi pretendiamo”. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 10 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva 4. La co-dipendenza La co-dipendenza è definita essenzialmente come una condizione multidimensionale manifestata da ogni disfunzione o sofferenza, associata con o dovuta a una focalizzazione su bisogni o comportamenti altrui. L’osservazione che nelle coppie formate da un alcolista e dal suo partner, quest’ultimo spesso presenta inconsciamente aspetti di morboso accentramento intorno alle problematiche dell’altro, risultando ciò nell’alimentazione di dinamiche interpersonali anomale e quindi nel mantenimento dello stato patologico del paziente “designato”, ha stimolato i ricercatori a generalizzare il costrutto di co-dipendenza e a tentare di reperirne i fondamenti psicodinamici. Passando in rassegna i concetti che sono alla base di alcune definizioni e teorie della co- dipendenza, vi si trovano linee interpretative diverse ma non per questo necessariamente divergenti. Nei soggetti co-dipendenti, che si sono sottoposti a un trattamento psicoterapeutico, si mette in evidenza, in età infantile, un’esposizione nell’ambiente familiare a regole oppressive che sono state in grado di coartarne un’aperta espressione dei sentimenti. Tale osservazione è del tutto congruente con la teoria del Falso-Sè di Winnicott (1960), intorno alla quale ruota la maggior parte delle concettualizzazioni in questa particolare area della dipendenza. Nella medesima direzione si muovono altre osservazioni: i co-dipendenti tendono a trascurare i propri bisogni e desideri e, nella negazione di essi, a mettere da parte, più in generale, se stessi, situazione che è stata anche denominata “malattia del Sé perduto” (Whitfield, 1997). Analoga a questa è la cosiddetta “sindrome del bambino adulto” (adult child sindrome), in cui si verificano i seguenti accadimenti psicopatologici: blocco nello sviluppo dell’identità personale; iperreattività al mondo esterno, alle cui esigenze ci si conforma ansiosamente e indiscriminatamente per mantenere un adeguato livello di autostima; iporeattività al mondo interno, per l’appunto trascurato e disatteso, per certi versi negato e quindi coartato. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 11 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva Secondo un’altra linea interpretativa la forma di dipendenza che si instaura nei soggetti co- dipendenti è del tutto simile alle caratteristiche del disturbo borderline di personalità e nella fattispecie ne condivide gli aspetti di: dispersione o diffusione dell’identità; sensazioni e vissuti di vuoto cronico; impulsi e compulsioni, sullo scenario di un Io debole strutturalmente. Tipologie di dipendenti affettivi Dipendente Affettivo Ossessivo Questa tipologia di dipendenti non riesce a lasciar andare il partner, neanche se questi è: non disponibile, a livello emotivo o sessuale, impaurito di impegnarsi, incapace di comunicare, non amorevole, distante, abusivo, indagatore e dittatoriale, egocentrico, egoista, dipendente da qualcosa al di fuori della relazione (hobbies, droghe, alcol, sesso, un'altra persona, il gioco d'azzardo, lo shopping compulsivo, etc.) Dipendente Affettivo Co-dipendente: I co-dipendenti sono i più ampiamente riconosciuti. Rappresentano un profilo particolarmente comune. Molti di loro soffrono di scarsa autostima ed hanno un modo di pensare, sentire e comportarsi, in certo modo, prevedibile. Ciò significa che da una condizione di insicurezza e bassa autostima cercano disperatamente di rimanere attaccati alla persona da cui sono dipendenti, manifestando un comportamento co-dipendente. Questo include: essere permissivi, aiutare, prendersi cura del partner, esercitare un controllo passivo – aggressivo ed accettazione di abbandono ed abusi. In generale faranno di tutto per “prendersi cura” dei loro partner nella speranza di non essere lasciati o di essere un giorno ricambiati. Dipendenti dalla Relazione A differenza degli altri dipendenti affettivi, non sono più innamorati dei loro partners ma sono incapaci di lasciarli andare, di rinunciare. Solitamente sono così infelici che la loro relazione Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 12 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva mina la loro salute, il loro spirito e benessere emotivo. Hanno il terrore di rimanere soli. Hanno paura del cambiamento. Non vogliono ferire o abbandonare il loro partner. Dipendenti Affettivi Narcisisti Utilizzano il dominare l'altro, la seduzione ed il trattenere l'altro per controllare il proprio partner. A differenza dei co-dipendenti, che sono disposti a tollerare un notevole disagio, i narcisisti non accondiscendono a nulla che possa interferire con la loro felicità. Sono assorbiti da se stessi e la loro bassa autostima è mascherata dalla loro grandiosità. Inoltre, piuttosto che essere ossessionati dalla relazione, appaiono distaccati ed indifferenti. Raramente ci si può accorgere che siano dipendenti finché il partner non cerca di lasciarli. Allora non saranno più distaccati ed indifferenti ma entreranno in uno stato di panico ed useranno qualsiasi mezzo a loro disposizione per protrarre la relazione, incluso l'uso di violenza. Molti psicologi hanno rifiutato l'idea che i narcisisti possano essere dipendenti affettivi. Può darsi ciò sia avvenuto perché raramente i narcisisti ricercano un trattamento terapeutico. Tuttavia, se mai capiti di poter vedere come molti narcisisti reagiscono all'abbandono, temuto o reale, ci si accorgerà che certamente essi presentano le caratteristiche del dipendente affettivo. Dipendenti Affettivi Ambivalenti Soffrono di un disturbo di personalità evitante. Non hanno particolari problemi a lasciar andare il partner, quanto piuttosto ad andare avanti. Bramano disperatamente l'amore ma allo stesso tempo sono terrorizzati dall'intimità. Questa combinazione di tendenze è agonizzante. Sono a loro volta divisibili in categorie: I Torch Bearers (portatori di una fiamma) sono ossessionati da persone non disponibili. Ciò può avvenire senza che questi compiano alcuna azione (soffrire in silenzio) oppure con la ricerca di contatto con la persona amata. Alcuni Torch Bearers sono più dipendenti di altri. Questo tipo di dipendenza si nutre di fantasie ed illusioni. I Sabotatori distruggono le relazioni quando queste cominciano a diventare serie o in qualsiasi momento venga percepita la paura dell'intimità. Ciò può accadere in qualunque Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 13 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva momento, prima del primo appuntamento, dopo il primo appuntamento, dopo il rapporto sessuale, dopo che si sia manifestato il timore dell'impegno. I Seduttori Rifiutanti (Seductive Withholders) ricercano una persona quando desiderano un rapporto sessuale o compagnia. Quando si sentono impauriti o in pericolo cominciano a rifiutare compagnia, sesso, affetto, qualsiasi cosa li renda ansiosi. I Dipendenti Romantici dipendono da più partners. A differenza dei dipendenti dal sesso, i quali cercano di evitare del tutto il legame, i Dipendenti romantici si legano ad ognuno dei loro partners, in grado diverso, anche se i legami romantici sono brevi ed avvengono simultaneamente. Sebbene i Dipendenti romantici si leghino a ciascuno dei propri partners, in vario grado, il loro scopo è di evitare l'impegno ed il legame su di un piano più profondo con il partner. Spesso i Dipendenti romantici vengono confusi con i Dipendenti dal sesso. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 14 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva 5. L’approccio strategico nella dipendenza affettiva Una via d’uscita dalla dipendenza affettiva è rappresentata dal passaggio da una posizione simmetrica a una complementare all’interno delle relazioni. Sicuramente questo passaggio rappresenta un’efficace soluzione anche per il punto di vista strategico. Il cedere alla sfida, smettere di “resistere”, di controllare la situazione, è la soluzione ideale. Nella psicoterapia strategica del disordine da dipendenza, il terapeuta, a volte, pone in atto un intervento paradossale per far sì che il soggetto abbandoni questa sfida, spingendolo verso l’accentuazione di essa per arrivare a mostrargli il limite delle sue azioni e indirizzarlo verso un’altra strada più costruttiva. Inoltre, l’approccio strategico utilizza varie tecniche di rilassamento costruite ad hoc sul soggetto e sulla specifica situazione, per raggiungere lo scopo. Proprio a causa della difficoltà che persone con disordine da dipendenza hanno nell’anticipare il futuro, è bene non cancellare tutte le resistenze, anzi utilizzarle per incoraggiare moderatamente una serie di tentativi di distribuzione delle proprie dipendenze periferiche su persone nuove e, contestualmente, aiutare il cliente a stabilire alcune aree essenziali di autonomia. Quando vi sia la sicurezza che il cliente abbia acquisito un minimo di capacità anticipatoria degli eventi, si potrà cominciare a fargli prendere coscienza di quali siano effettivamente i suoi bisogni e se essi sono maturi o meno. Infine il cliente sarà in grado di scegliere se continuare a cercare di recuperare quello che ritiene il suo investimento perduto all’interno della rete sociale in cui ha mostrato dipendenza oppure cercarlo altrove. Per uscire definitivamente dal disordine da dipendenza, il soggetto deve, in ogni caso, imparare ad accettare un minimo questa dimensione divenendo consapevole che, nel corso della propria esistenza, ciascun individuo mostra cambiamenti nelle sue necessità di dipendere da qualcun altro o da qualcos’altro. Le varie tecniche d’intervento si basano sulla brevità del trattamento: ci si adatta al problema specifico, e si dà importanza centrale alla soggettività, intervenendo con metodi Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 15 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva costruiti ad hoc sul soggetto; l’approccio alla persona avviene nel qui e ora. Secondo Gulotta (1997) è importante analizzare le tentate soluzioni al problema, per capire come il paziente si percepisce rispetto a se stesso, agli altri e al mondo, come pensa che gli altri lo giudichino, e se si sente in colpa rispetto a qualcosa. Inoltre, è importante l’uso del linguaggio suggestivo: suggestionando il paziente, in ottica strategica, è possibile indurlo a mettere in atto tutte le mosse di cui necessita per rendersi autonomo dal problema riguardante la sfera affettiva o sessuale. È consuetudine impiegare l’uso di aneddoti, metafore e aforismi, la tecnica del ricalco, la comunicazione non verbale. In particolar modo è impiegata la tecnica della utilizzazione, che consiste principalmente nell’agevolare la capacità del paziente di utilizzare creativamente e sviluppare ciò che già possiede, mentre il terapeuta utilizza perfino la resistenza stessa al cambiamento. In questa metodologia risulta utile riformulare il problema non in termini di contenuto, ma di processo, allo scopo di identificare in quale fase si è verificato il problema, nel caso specifico di natura. Inoltre, è di fondamentale importanza il feedback, cioè l’informazione che viene data al paziente sul progresso compiuto da una persona, in relazione ai suoi obiettivi. Le finalità di questo approccio sono lo sviluppo di una sana capacità di intimità con se stessi e con gli altri e l’acquisizione di adeguate abilità di gestione degli eventi problematici che si possono presentare nella vita di una persona. Gli obiettivi a breve termine hanno lo scopo di preparare la persona alla terapia e di restituire alla sua vita l’equilibrio. A medio termine riguardano le sfere di personalità e della vita implicati in tali processi problematici; a lungo termine esaminano gli elementi più difficili della vita del soggetto, la sessualità, i problemi familiari, gli eventuali traumi. Si evitano fortemente le forme negative e si attua il ri-orientamento in positivo di tutto ciò che dice il paziente. L’uso dell’ironia possiede uno straordinario potere nel ristrutturare, attraverso il senso dell’humour; ci sono difatti situazioni che viste nella loro serietà o tragicità sono vissute come inaccettabili ed immutabili, come, ad esempio, problemi di natura affettiva o sessuale. Infine, ma non ultime si utilizzano le prescrizioni di comportamento dirette, indirette e paradossali. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 16 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva Paradossalmente, l’approccio terapeutico efficace con questi pazienti è basato sull’interazione iniziale di dipendenza con il terapeuta; approccio che permette di utilizzare la dipendenza come strumento per raggiungere un obiettivo. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 17 di 18 Filippo Petruccelli - La dipendenza affettiva Bibliografia Bieber I., Bieber T.B. (1979) “Male Homosexuality”. The Canadian Journal of Psychiatry Vol 24, Issue 5, pp. 409 – 421. Doane, J., Daimond D., 1994, Affetti e attaccamenti nella famiglia, Milano, Raffaello Cortina. Giddens, A. (1995) La trasformazione dell’intimità, Bologna, Il Mulino. Lerner H. (1996) La danza della rabbia Edizioni Corbaccio. Miller, D. (1994) Donne che si fanno male, Milano, Feltrinelli. Norwood R. (1989) Donne che amano troppo, Milano, Feltrinelli. Selvini Palazzoli M., Boscolo L., Cecchin G., Prata G. (1975) Paradosso e controparadosso, Feltrinelli, Milano, 1975. Valleur, M., Matysiak, J. (2004) Sesso, passione e videogiochi. Le nuove forme di dipendenza. Torino, Bollati Boringhieri. Werner N.E., Silbereisen R.K. (2003) “Family relationship quality and contact with deviant peers as predictors of adolescent problem behaviors: The moderating role of gender”. Journal of Adolescent Research; 18:454–480. Whitfield C.L. (1997) “Co-dependence, addictions, and related disorders”. In: JH Lowinson, P Ruiz, RB Millman, JG Langrod (eds), Substance Abuse - A Comprehensive Textbook, 3rd ed. Baltimore, Williams & Wilkins, pp. 672-683. Winnicott, D. W. 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