Basi Genetiche del Comportamento - PDF
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Questo documento esplora le basi genetiche del comportamento, analizzando l'interazione tra fattori genetici e ambientali nello sviluppo di diversi comportamenti. Vengono presentati studi su diversi aspetti come il QI, il comportamento antisociale, la dipendenza e il disturbo post-traumatico da stress, e discusso il modello diatesi-stress.
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GENI vs AMBIENTE Nature vs Nurture Innato vs Appreso Biologia vs Cultura esprimono lo stesso concetto di fondo: un tratto è modulato dalle cose che accadono durante...
GENI vs AMBIENTE Nature vs Nurture Innato vs Appreso Biologia vs Cultura esprimono lo stesso concetto di fondo: un tratto è modulato dalle cose che accadono durante la vita o è parte di noi già da prima che nasciamo? Possiamo applicare queste dicotomie (quindi l’interrogativo di fondo) a tutti i tratti che ci vengono in mente (timidezza, omosessualità, capacità atletica…) MA fino a che punto riusciamo a spiegare i fenomeni che osserviamo tramite delle percentuali attribuite a nature/innato/geni/biologia e l’altra percentuale a ambiente/nurture/appreso/cultura? RADIAZIONE ADATTIVA NATURE vs NURTURE La chiave dell’evoluzione è il successo riproduttivo e non l’aumento della complessità strutturale degli organismi EVOLUZIONE ≠ COMPLESSITA’ EVOLUZIONE = CAMBIAMENTO/ADATTAMENTO Le specie esistenti sono il risultato di milioni di anni di adattamento ad ambienti e modi di vita Tutti i cambiamenti che aumentano il successo riproduttivo, ottenuti tramite aumento o decremento di complessità, vengono “premiati” ◼ Sopravvive il più adatto, non il più complesso, che così lascia più figli (=più copie dei propri geni) che si diffondono nella popolazione La selezione naturale opera sulla morfologia ma anche sulla mente: la cognizione umana è il risultato dell’evoluzione e quindi della selezione naturale Differenze determinate dall’ambiente o dai geni (variabilità interindividuale)? Ereditarietà = misura statistica del contributo genetico alle differenze individuali NATURE vs NURTURE Un comportamento, per essere definito INNATO, deve: Essere presente e sviluppato alla nascita in maniera completa Comparire senza la necessità che vi sia apprendimento Essere messo in atto nella sua interezza fin dalla prima apparizione Essere esibito in maniera simile in tutti i membri della stessa specie Un comportamento, per essere APPRESO, deve NON essere presente e sviluppato alla nascita in maniera completa Comparire con l’apprendimento NON essere messo in atto nella sua interezza fin dalla prima apparizione NON essere esibito in maniera simile in tutti i membri della stessa specie Essere favorito da determinate esperienze che ne favoriscono la comparsa G x E: le adozioni Metodo più diretto per separare natura e educazione nelle somiglianze familiari in quanto permette l’osservazione di bambini adottati che condividono geni con i genitori biologici ma l'ambiente con i genitori adottivi. Tipicamente, si confrontano: figli adottati figli biologici (se rimasti con i genitori biologici) Genitori biologici e adottivi Coppie di fratelli geneticamente simili ma adottati da famiglie diverse le somiglianze saranno dovute al patrimonio genetico comune all’interno della famiglia Coppie di fratelli geneticamente diversi adottati dalla stessa famiglia le somiglianze saranno imputabili allo stesso ambiente G x E: i gemelli Monozigoti (stesso patrimonio genetico) Dizigoti (condividono il 50%) Se i fattori genetici sono importanti per un dato carattere, i monozigoti saranno più simili tra loro dei dizigoti Tipicamente si confrontano gemelli cresciuti insieme gemelli separati alla nascita Calcolo dell'ereditabilità basato sulle differenze di correlazione tra MZ e DZ È possibile separare effetti genetici, ambientali condivisi e non condivisi ALCUNI ESEMPI Jizendorn et al, 2018 - QI dati del Minnesota Twin Family Study per esaminare l'influenza di geni e ambiente sullo sviluppo del QI. confronto gemelli monozigoti-dizigoti, alcuni separati alla nascita e adottati da famiglie diverse. RISULTATI ◼ il QI è influenzato sia da fattori genetici che ambientali. ◼ ereditabilità QI: ca 70% (ma potenziale cognitivo modificabile, soprattutto nei primi anni di vita) ◼ famiglie adottive con alto livello socio-economico possono migliorare il QI dei bambini adottati di circa 12 punti. ◼ effetto ambiente tende a diminuire con l’età; influenza genetica diventa più prominente. Sebbene i geni giochino un ruolo importante, l'ambiente familiare può avere un impatto sostanziale sullo sviluppo cognitivo, sottolineando l'importanza di interventi precoci e di un ambiente stimolante per massimizzare il potenziale intellettivo dei bambini. ALCUNI ESEMPI Burt et al., 2019 – Comportamento antisociale Dati del Michigan Twins Project, esamina la presenza di comportamenti antisociali aggressivi e non aggressivi in bambini e adolescenti. 1.030 coppie di gemelli di età compresa tra 6 e 17 anni. RISULTATI ◼ sovrapposizione genetica tra comportamenti antisociali aggressivi e non aggressivi ◼ Influenze ambientali condivise moderate ma significative ◼ Influenze ambientali non condivise specifiche per ciascun tipo di comportamento antisociale. I comportamenti antisociali aggressivi e non aggressivi condividono una base genetica comune, ma sono influenzati da fattori ambientali distinti. CIOE’: le predisposizioni genetiche aumentano il rischio di comportamenti antisociali, l'ambiente determina la forma specifica che questi comportamenti assumono. Implicazioni comprensione, prevenzione e trattamento dei comportamenti antisociali nei giovani. ALCUNI ESEMPI Salvatore et al, 2021 – Dipendenze Esamina l'interazione tra il rischio genetico per la dipendenza da alcol e il consumo di alcol in un campione composto da fratelli, adottati e biologici dati del Swedish Twin Registry e del Swedish National Adoption Register. Calcolo del punteggio di rischio poligenetico (PRS) per la dipendenza da alcol basato su studi precedenti di associazione genome-wide. 1.397 adottati e 1.106 fratelli non adottati, con dati sul consumo di alcol auto-riportati RISULTATI ◼ associazione tra il PRS e il consumo di alcol, sia nei fratelli biologici che adottati. ◼ effetto del PRS sul consumo di alcol più forte nei fratelli biologici rispetto agli adottati (interazione GxE) ◼ l'ambiente familiare adottivo con possibile ruolo di moderazione dell’effetto del PRS sul consumo di alcool il rischio genetico per la dipendenza da alcol è associato a un maggiore consumo di alcol, ma l'ambiente può moderare questa relazione. GENI vs AMBIENTE ALCOLISMO: come possiamo trattarlo? Se fosse una conseguenza dell’AMBIENTE? Se ci fosse una base GENETICA? Terapia genica riabilitazione prevenzione farmaci GENI vs AMBIENTE Anoressia Nervosa. disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da: Eccessiva magrezza (BMI < 17) Timore di prendere peso Ossessione di magrezza Cattive abitudini alimentari Eccessive restrizioni Abuso di lassativi e/o induzione del vomito GENI vs AMBIENTE AMBIENTE GENETICA ? Predisposizione genetica Comportamento Eccesso di controllo Fattori culturali Pressioni familiari e sociali; influenze mediatiche, etc. Aileen Wuornos Luogo degli omicidi: Padre schizofrenico e Florida paranoico, picchiava la Periodo degli omicidi: moglie e violentava i bambini 1989-1990 Cresciuta dai nonni alcolizzati e violenti Vittime: Alcoolizzata a 12 anni 7 uomini Incinta a 13 anni a seguito di uno stupro subito dal nonno o dal fratello Christine Laverne Falling Luogo degli omicidi: Figlia di una prostituta 16enne Florida e di un uomo di 65 anni Periodo degli omicidi Adottata, veniva picchiata 1980-1982 dalla madre adottiva Vittime: 5 bambini 1 anziano MODELLO DIATESI-STRESS DIATESI Vulnerabilità, in termini di funzionamento e di struttura della personalità che predispongono all’insorgenza della malattia. CONGENITA In ambito psichiatrico, la vulnerabilità è incrementata anche da disfunzioni cerebrali acquisite o congenite, come ad esempio traumi da parto, encefalite o epilessia. Non esiste una vulnerabilità unica, ma diversi gradi di vulnerabilità a disturbi mentali gravi. vulnerabilità alla schizofrenia: può variare nel tempo, ma la tendenza ad ammalarsi rimane stabile. MODELLO DIATESI-STRESS STRESS pressione, sollecitazione, sforzo, tensione Hans Selye (1963): risposta generale aspecifica a fronte di qualsiasi richiesta proveniente dall’ambiente stimoli differenti possono generare una risposta stereotipata determinata dall’intensità dello stimolo che l’ha provocata e non dalla natura dello stimolo stesso. Zubin & Spring (1977): per ogni individuo esiste una soglia di tolleranza agli stressor rispetto allo sviluppo di disordini psichiatrici “esacerba” il disturbo Il disturbo psicologico è il risultato dell’interazione tra la predisposizione di un individuo (diatesi) e gli stress ambientali. MODELLO DIATESI-STRESS Concetto chiave: né la diatesi né lo stress da soli sono sufficienti per causare un disturbo; è la loro interazione che può portare allo sviluppo di una condizione psicologica. Maggiore è la diatesi, minore è lo stress necessario per innescare il disturbo Minore è la diatesi, maggiore è lo stress necessario per innescare il disturbo Utilizzato per comprendere l'eziologia di vari disturbi (depressione, ansia, schizofrenia, distubi del comportamento alimentare) Versioni più recenti includono fattori protettivi e di resilienza MODELLO DIATESI-STRESS GENI vs AMBIENTE GENI e AMBIENTE «collaborano» I geni forniscono una PREDISPOSIZIONE per sviluppare una certa caratteristica, non definiscono la caratteristica in sè I tratti comportamentali evocano risposte dall’ambiente ◼ Due bambini, con differenti attitudini sociali evocano dall’ambiente risposte diverse L’ambiente può esacerbare le propensioni genetiche ◼ Individui con una predisposizione alla dipendenza (e.g., alcohol, droghe, tabacco), se collocati in un ambiente che li sollecita ad acquisire un comportamento di dipendenza, avranno facilità a svilupparla Con la crescita tendiamo a selezionare ambienti più affini alle nostre esigenze ◼ L’influenza dei geni aumenta con l’età INTERAZIONI G x E & PROBABILITÀ DI SVILUPPARE DISTURBI DEL COMPORTAMENTO/ DEL TONO DELL’UMORE Tre grandi approcci, ciascuno con la sua logica e le sue assunzioni. La relazione fra geni e comportamento è DIRETTA. assume che i geni causino i disturbi del comportamento. Lo scopo è correlare la presenza di disturbi nel comportamento con differenze individuali nella sequenza del DNA. ◼ Sperimentato in relazione a molte condizioni psichiatriche come la depressione, la schizofrenia e la dipendenza. ◼ Sebbene per alcuni geni ci siano evidenze replicate di associazione con il disturbo, anche fallimenti di replicazione sono comuni (Caspi et al., 2006) ◼ A causa di risultati inconsistenti, molti scienziati hanno perso la speranza nella ricerca di un'associazione diretta tra genotipo e diagnosi.” (Caspi et al., 2006). INTERAZIONI G x E & PROBABILITÀ DI SVILUPPARE DISTURBI DEL COMPORTAMENTO/ DEL TONO DELL’UMORE Ricerca di correlazioni fra il genotipo individuale e fenotipi INTERMEDI (endofenotipi) “Gli endofenotipi sono componenti ereditabili neurofisiologiche, biochimiche, endocrinologiche, neuroanatomiche o neuropsicologiche dei disturbi” (Caspi et al., 2006) l’assunzione è che è più semplice identificare i geni associati con endofenotipi che identificare i geni associati con il disturbo con cui tali endofenotipi sono correlati. Anche questo approccio, però, cerca un effetto principale di fattori genetici nelle differenze interindividuali. INTERAZIONI G x E & PROBABILITÀ DI SVILUPPARE DISTURBI DEL COMPORTAMENTO/ DEL TONO DELL’UMORE l’effetto dell’AMBIENTE. Gli approcci basati sugli effetti principali assumono che i geni causino il disturbo, un'assunzione derivata dai primi lavori che identificarono cause monogeniche di rare condizioni mendeliane“ (Caspi et al., 2006). L’approccio “interazioni geni-ambiente” (Gene x Environment, G x E) assume che stressors ambientali possano causare disturbi del comportamento e che il genotipo influenzi la suscettibilità a tali stressors GENE=fattore di rischio per la suscettibilità a stressors ambientali. In contrasto con gli studi che cercano effetti principali del genotipo, secondo l’approccio G xE non c’è attesa per una associazione diretta gene-comportamento in assenza di patogeni ambientali (e viceversa). GxE L’approccio G x E nasce da due osservazioni: I disturbi del comportamento e del tono dell’umore hanno cause legate all’ambiente ed all’esperienza individuale C’è eterogeneità nella risposta a stressors ambientali (resilienza/vulnerabilità) Come altre malattie, la maggior parte dei disturbi mentali ha noti fattori di rischio ambientali non genetici (cioè, predittori il cui stato causale non è provato). I fattori di rischio ambientali per i disturbi mentali includono (ma non sono limitati a): stress materno durante la gravidanza, abuso di sostanze materno durante la gravidanza, basso peso e/o complicazioni alla nascita, privazione di cure genitoriali durante l'infanzia, maltrattamento infantile, perdita prematura dei genitori, esposizione a conflitti familiari e violenza, abuso di sostanze, esposizioni tossiche GxE Gli stressors ambientali NON sono “causali”, ma fattori di rischio. L’esposizione non sempre causa un disturbo del comportamento. Studi sull’uomo e su modelli animali hanno mostrato una grande variabilità interindividuale nelle risposte comportamentali agli stressors ambientali L'ipotesi della moderazione genetica implica che le differenze tra gli individui nascano dal DNA nella misura in cui determinano differenze in termini di vulnerabilità agli stressors ambientali G x E – disturbo antisociale ESEMPIO: Interazione tra il gene MAOA (monoaminossidasi A) e maltrattamenti infantili nel comportamento antisociale. MAOA (chr X): codifica per l'enzima monoamina ossidasi A, che degrada neurotrasmettitori come serotonina, norepinefrina e dopamina ◼ Almeno due varianti (polimorfismi): alta attività/bassa attività Associato a comportamenti aggressivi e impulsivi, specialmente in interazione con fattori ambientali Caspi et al. (2002): interazione con maltrattamenti infantili nel predire comportamenti antisociali ◼ Gli effetti possono essere più pronunciati nei maschi, dato che hanno una sola copia del gene (sul cromosoma X) G x E – disturbo post-traumatico da stress ESEMPIO: Interazione tra gene FKBP5 e l'esposizione a traumi infantili nel rischio di sviluppare disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Binder et al. (2008): varianti (4) del gene FKBP5 interagiscono con la gravità dell'abuso infantile come predittore dei sintomi di PTSD nell'adulto. ◼ Individui con certe varianti del gene FKBP5 erano più suscettibili agli effetti a lungo termine dei traumi infantili. Questo studio ha dimostrato che: I polimorfismi del gene FKBP5, in combinazione con l'esposizione a traumi infantili, aumentano significativamente il rischio di sviluppare sintomi di PTSD in età adulta. ◼ L'effetto era specifico per il PTSD e rimaneva significativo anche dopo aver controllato per altri fattori come la depressione. Si osserva il potenziale ruolo del gene FKBP5 nella regolazione della risposta allo stress e nella vulnerabilità ai disturbi correlati al trauma.